Mesero

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Mesero
comune
Città di Mesero
Mesero – Stemma
Mesero – Bandiera
Mesero – Veduta
Mesero – Veduta
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Lombardia
Città metropolitana Milano
Amministrazione
SindacoDavide Garavaglia (Forza Italia-Lega) dal 26-5-2019
Territorio
Coordinate45°30′N 8°51′E / 45.5°N 8.85°E45.5; 8.85 (Mesero)
Altitudine154 m s.l.m.
Superficie5,64 km²
Abitanti4 184[1] (31-12-2021)
Densità741,84 ab./km²
FrazioniLocalità Cascina Sant'Eusenzio
Comuni confinantiBernate Ticino, Cuggiono, Inveruno, Marcallo con Casone, Ossona
Altre informazioni
Cod. postale20010
Prefisso02
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT015144
Cod. catastaleF155
TargaMI
Cl. sismicazona 4 (sismicità molto bassa)[2]
Cl. climaticazona E, 2 609 GG[3]
Nome abitantimeseresi
Patronosan Bernardo
Giorno festivo20 agosto
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Mesero
Mesero
Mesero – Mappa
Mesero – Mappa
Posizione del comune di Mesero nella città metropolitana di Milano
Sito istituzionale

Mesero (pronuncia: Mésero, /ˈmezero/[4]; Mésar in dialetto milanese[5]) è un comune italiano di 4 184 abitanti[1] della città metropolitana di Milano in Lombardia, noto perché in una cappella del cimitero locale si trova il corpo di santa Gianna Beretta, meta di continui pellegrinaggi provenienti dall’Europa e dalle Americhe. Il paese è inoltre sede del primo santuario della famiglia, a lei dedicato.

Mesero ha ottenuto nel marzo 2016 il riconoscimento del titolo di città con decreto del presidente della Repubblica.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Le origini[modifica | modifica wikitesto]

I più antichi reperti archeologici che denotano la presenza di un insediamento nell'area di Mesero sono relativi all'epoca romana: molti di questi, tra cui un cippo ed un'ara votiva dedicata al dio Mercurio (rinvenuta nel 1921), sono stati ritrovati presso la località cascina sant'Eusenzio e sono oggi conservati nelle sale del palazzo comunale.

L'influenza dei certosini[modifica | modifica wikitesto]

Raffigurazione di San Bernardo nella chiesa meserese a lui dedicata dai Certosini che a partire dal primo Rinascimento giocheranno un ruolo fondamentale per lo sviluppo dell'abitato

Il primo documento storico riguardante Mesero in cui compare il nome dell'abitato, è ad ogni modo datato al 1393 quando il nobile milanese Antonio Corrado lasciò tutti i suoi beni siti in Mesero ai padri dell'abbazia di Sant'Ambrogio ad Nemus di Milano con l'obbligo di distribuire ogni anno in perpetuo ai "poveri di Cristo" della comunità locale "due moggia di pane di frumento in tante miche di cinque once ciascuno, due staia di ceci cotti e ben conditi e dieci brente di vino".

Il documento sicuramente di maggior rilievo per la storia locale risale invece al 27 giugno 1399. In esso si riferisce di una donazione fatta dal duca di Milano, Gian Galeazzo Visconti, al priore e ai frati del Sacro Monastero della Certosa di Garegnano di "...tutte le possessioni, case e terre di proprietà di Ottone da Mandello e di Lanzarotto Bossi poste nel territorio di Mesero, le quali terre e case erano prima possedute dal vicario ducale Profello di Seratico...". Questa donazione immise nella proprietà dei certosini di Garegnano gran parte, ma non tutto, del territorio di Mesero, detto Comune Maggiore. La restante parte, detta Comune Minore o comune netto, rimase di proprietà di alcuni compadroni tra i quali spiccava la famiglia Crivelli.

Con i certosini si attivò in Mesero un polo vitale a vantaggio di tutta quanta la comunità. In analogia con altre situazioni di quel tempo, i certosini amministravano i luoghi e le attività insegnando i nuovi tipi di coltivazione e assistendo la popolazione nei vari periodi di carestie e di guerre. Segno di tangibile riconoscenza e benevolenza della popolazione fu l'opera dei certosini per "l'instromento di unione e incorporazione da farsi al Sacro Monastero di Garegnano della chiesa parrocchiale di S. Maria della Purificazione" che significava di fatto la rinuncia da parte della comunità del diritto di scegliersi il proprio parroco. Con ciò Mesero diventava una parrocchia monastica alle dirette dipendenze del priore dei certosini. Ciò risulta da un documento datato 14 aprile 1517 e ratificato con bolla di papa Leone X due mesi dopo. Una certa cultura popolare è presente a Mesero in quei tempi.

Nel Quattrocento la famiglia Crivelli istituì una cappellania o scuola della Madonna del Rosario presso la chiesa parrocchiale con l'obbligo per il cappellano di insegnare gratuitamente ai fanciulli del popolo, con stanziamenti e fondi in ragione di 128 pertiche. Tale scuola funzionava ancora nel XVIII secolo. Complessivamente la popolazione di Mesero fruì di un certo benessere in quei secoli, proprio grazie alla funzione protettiva del monastero certosino quale garante contro le angherie e i soprusi di qualsiasi signorotto e contro l'alternarsi continuo di calamità belliche e naturali. Tra queste ultime la peste che nel 1630 devastò la Lombardia, non ebbe quasi conseguenze a Mesero: il fatto è ricordato dal voto degli abitanti di celebrare in perpetuo la festa della Visitazione della Madonna.

Il Settecento[modifica | modifica wikitesto]

Un dato relativo alla popolazione viene offerto nel 1726: la popolazione residente nel Comune Maggiore, nel Comune Minore e nella Cascina Casone con cascina Nuova, Vasilio, Malastalla, S. Eusenzio e Cassinetta contava 775 "anime". Dopo mezzo secolo, nel 1776 la popolazione era salita 1.034 abitanti. In quel periodo si verifica un nuovo fatto nell'attività economica: l'introduzione dell'allevamento del baco da seta e la filanda costruita in quegli anni, costituirà per tutto l'Ottocento la fabbrica più importante della zona.

Per il paese la vita cambiò radicalmente dal 1783 quando la politica del giuseppinismo introdotto dall'imperatore Giuseppe II d'Austria decise di sopprimere l'ordine certosino con la conseguente abbandono da parte dei monaci del loro insediamento plurisecolare a Mesero. I beni dei certosini in loco vennero venduti all'asta ed acquistati quasi in toto dal nobile milanese Federico Landriani che utilizzò l'antica grangia per costruirvi la propria abitazione di campagna e con l'intento di sfruttare i vasti possedimenti terrieri per la propria attività.Nel 1786 il comune di Mesero fu inserito nella provincia di Pavia.

Dall'età napoleonica ai giorni nostri[modifica | modifica wikitesto]

In età napoleonica Mesero fu per sette anni annessa a Marcallo, e furono gli austriaci a ristabilire l'autonomia comunale. I Landriani continuarono ad avere un ruolo largamente influente nell'amministrazione del paese sino al compimento dell'unità nazionale.

Mesero venne coinvolta nella Battaglia di Magenta del 4 giugno 1859 vedendo i primi scontri tra le colonne franco-piemontesi guidate dai generali Mac Mahon e Espinasse e la resistenza austriaca. Con l'unità d'Italia Mesero passò dalla provincia di Pavia a quella di Milano.

La popolazione locale, ancora in gran parte attestata attorno all'agricoltura, abbandonò completamente la coltivazione della vite a partire dal 1880 per via della tremenda epidemia di filossera che colpì la maggior parte delle coltivazioni del genere nell'area. Questo fatto ridusse significativamente l'economia locale al punto che in breve tempo si svilupparono un'epidemia di colera e poi di pellagra, non potendo in questo nemmeno beneficiare del munifico apporto della Scuola dei Poveri di Cristo fondata anticamente dai Crivelli dal momento che questa, a causa delle leggi di stato che sopprimevano i benefici religiosi, era stata soppressa nel 1867.

Unico spiraglio di lavoro rimase sempre la filanda della famiglia Landriani, aperta nella seconda metà del secolo e che venne poi ristrutturata ed acquistata dalla famiglia Colombo all'inizio del Novecento, quando ancora Mesero si trovava esclusa da qualsiasi insediamento di tipo industriale e produttivo, motivo per cui molti meseresi iniziarono a migrare verso le Americhe che si fermò solo verso gli anni '30 quando il fenomeno del pendolarismo verso Milano divenne l'alternativa più valida all'occupazione agricola.

Simboli[modifica | modifica wikitesto]

Stemma e gonfalone in uso dal 1989 al 2020[modifica | modifica wikitesto]

Fino al 2020 la descrizione araldica dello stemma era la seguente:[6]

«Semipartito troncato: nel 1° d'azzurro, caricato delle scritte in lettere maiuscole romane d'argento: MERCURO, la prima riga, C. CASSIUS, la seconda riga, PHOEB, la terza riga, ordinate in palo; nel 2°, di rosso, ai quattro filetti d'argento, due in palo, due in fascia, riguardanti il campo; nel 3° d'argento, interzato incappato d'azzurro, con l'azzurro caricato di tre stelle male ordinate, del primo. Ornamenti esteriori da Comune.»

La descrizione araldica del gonfalone era la seguente:

«Drappo partito di rosso e d'argento, ornato di ricami d'argento, caricato dello stemma con la iscrizione centrata in argento, recante la denominazione del Comune. Le parti di metallo ed i cordoni sono argentati. L'asta verticale è ricoperta di velluto dei colori del drappo, alternati, con bullette argentate poste a spirale. Nella freccia è rappresentato lo stemma del Comune e sul gambo inciso il nome. Cravatta con nastri tricolorati dai colori nazionali frangiati d'argento.»

Lo stemma e il gonfalone di Mesero vennero concessi con decreto del presidente della Repubblica del 2 ottobre 1989.[7]

Lo stemma dell'ordine dei certosini che col decreto presidenziale del 2020 compare nello stemma della città di Mesero

Stemma e gonfalone attuali[modifica | modifica wikitesto]

Lo stemma è stato modificato con decreto del presidente della Repubblica datato 18 marzo 2020[8] sulla base della concessione del titolo di Città del 10 marzo 2016.

«Semipartito troncato: nel 1° d'azzurro, caricato delle scritte in lettere maiuscole romane d'oro: MERCURØ, la prima riga, C. CASSIUS, la seconda riga, PHOEB, la terza riga, ordinate in palo; nel 2°, di rosso, ai quattro filetti d'oro, due in palo, due in fascia, riguardanti il campo; nel 3° campo di cielo, al globo fasciato, sormontato da una crocetta, recinto nella parte superiore da una cerchia di sette stelle, a cinque raggi, quella centrale più grande, nella parte inferiore da una lista svolazzante, il tutto d'oro, essa lista caricata della scritta a lettere maiuscole di nero STAT CRUX DUM VOLVITUR ORBIS. Ornamenti esteriori da Città.»

La descrizione araldica del gonfalone della Città di Mesero è la seguente:

«Drappo partito di rosso e d'argento, ornato di ricami d'oro, caricato dello stemma con la iscrizione centrata in oro, recante la denominazione della Città. Le parti di metallo ed i cordoni sono dorati. L'asta verticale è ricoperta di velluto dei colori del drappo, alternati, con bullette dorate poste a spirale. Nella freccia è rappresentato lo stemma della Città e sul gambo inciso il nome. Cravatta con nastri tricolorati dai colori nazionali frangiati d'oro.»

Lo stemma della città di Mesero rappresenta graficamente, con alcuni simboli, un breve riassunto della storia della comunità: nella parte superiore si fa riferimento alla sua storia antica: l'epigrafe dell'ara romana ritrovata nel territorio comunale è chiaramente leggibile a sinistra, mentre a destra si trova la rappresentazione di una centuriazione, ovvero la divisione del territorio in grossi appezzamenti quadrati secondo il metodo romano. Nella parte inferiore è chiaro il riferimento della lunga presenza a Mesero dei Certosini (dal 1399 al 1783): nella prima versione del blasone erano infatti presenti tre stelle a cinque punte, presenti anche nel simbolo dell'ordine certosino (formato in tutto da sette stelle), sostituite nella nuova versione dello stemma del 2020 dall'emblema stesso dell'ordine.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Titolo di Città - nastrino per uniforme ordinaria
— D.P.R. del 10 marzo 2016

Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

Architetture religiose[modifica | modifica wikitesto]

Santuario di Santa Gianna Beretta Molla (ex chiesa parrocchiale della Madonna della Purificazione)[modifica | modifica wikitesto]

Interno della vecchia chiesa parrocchiale di Santa Maria, attuale santuario dedicato a santa Gianna Beretta Molla.

Nota anche come Santuario della Famiglia o Santuario di Gianna Beretta Molla, la chiesa è stata sino al 1965 la chiesa parrocchiale di Mesero ed era dedicata alla Madonna della Purificazione. Le sue origini sono incerte e con tutta probabilità il suo primo nucleo era già quella chiesa dedicata alla Madonna citata da Goffredo da Bussero nel XIII secolo. La struttura subì vari restauri tra il 1500 ed il 1595, anni in cui venne costruito il battistero e fu quasi completamente rifatta nel 1638 a cura e spese della Certosa di Garegnano. Questi interventi trasformarono l'aspetto della primitiva chiesa romanico-lombarda, come può essere osservato in un dipinto d'epoca, in quello attualmente ancora esistente, dettato dai canoni dell'architettura religiosa rinascimentale-barocca. La chiesa, nel suo assetto attuale, venne consacrata dal Vescovo di Verona, Sebastiano Pisani I, nel 1665.

La facciata ha forme barocche ed è divisa in due ordini separati da un cornicione; nella parte superiore si aprono due finestre, e nel mezzo è sistemato un festone e lo stemma della Certosa di Garegnano (rappresentante l'agnello di Dio), mentre nel timpano è posto un cherubino. Nella parte inferiore si trova un vestibolo sostenuto da due colonne di broccatello, che introduce all'aula ecclesiale.

Gli affreschi di fine ottocento della volta

L'edificio addossato alla chiesa è quasi un prolungamento della stessa, ed è costituito dall'ossario, costruito nel 1735, ora detto Cappella dei Santi. L'interno della chiesa dispone di una sola navata; subito a sinistra, si trova l'antico battistero (oggi occupato da un confessionale) che presenta ancora un pregevole affresco di fine Cinquecento rappresentante il battesimo di Cristo. Le cappelle laterali sono due: la prima, a sinistra, dedicata alla Madonna del Rosario (la statua lignea sopra l'altare vi venne posta però solo nel 1745), la seconda a destra, dedicata originariamente a san Giuseppe e poi votata a sant'Antonio da Padova, raffigurato su una tela del XVII secolo mentre venera la Vergine Maria e Gesù Bambino, accompagnato dai santi Bruno e Liborio e dal 2006 è stata ridedicata al culto di santa Gianna Beretta Molla. Presso la cappella infatti sono conservate alcune reliquie della santa e numerosi ex voto che ancora oggi le vengono recati dalla popolazione.

Le decorazioni pittoriche delle pareti della chiesa risalgono invece al 1892 e sono opera dei pittori Calcaterra di Cuggiono e Ferrario di Ossona. Gli altri affreschi sulla volta ed ai lati dell'altare maggiore furono eseguiti nel 1917 dal pittore Zimbellini di Lodi. Costruita la nuova parrocchiale al termine del 1972, la vecchia chiesa rimase aperta ancora per qualche anno per le celebrazioni feriali. Nel 1976 fu chiusa al culto e la parrocchia cambiò denominazione: dalla "Purificazione della Beata Vergine Maria" si passò all'attuale "Presentazione del Signore". A partire dal 2002 sono iniziati i lavori di recupero dell'edificio ecclesiale per trasformarlo, secondo gli auspici dei cardinali Carlo Maria Martini e Dionigi Tettamanzi, arcivescovi di Milano, nel Santuario della Famiglia, dedicato a Santa Gianna Beretta Molla, mentre l'adiacente vecchia canonica diventerà il Centro di Spiritualità Familiare e di Servizio alla vita.

Chiesa Parrocchiale della Presentazione del Signore[modifica | modifica wikitesto]

La moderna chiesa parrocchiale di Mesero

Grazie al contributo dei fedeli meseresi, a partire dal 1965 venne costruita la nuova chiesa parrocchiale, che veniva a sostituire la vecchia, ormai angusta per una popolazione di quasi 3.000 abitanti. Contrariamente a quanto accaduto in altri paesi dove la vecchia chiesa è andata in molti casi ad ampliare la struttura precedente o addirittura a sostituirvisi completamente, il terreno scelto per l'erezione della nuova parrocchia si trovava immediatamente dietro l'antica chiesa, permettendo così di mantenere vicini i due luoghi di culto che continuarono ad essere officiati entrambi. I lavori ebbero inizio il 25 giugno 1965 alla presenza dell'arcivescovo Giovanni Colombo con la posa della prima pietra che, come cita un'epigrafe ancora oggi leggibile all'interno della chiesa, proveniva direttamente dalla fabbrica del Duomo di Milano come simbolo di continuità e legame spirituale e filiale con la sede arcivescovile milanese. Il nuovo tempio, progettato dall'architetto Mario Bussi, fu benedetto ed aperto al culto la notte di Natale del 1972 dal parroco don Gesuino Corti e consacrato ufficialmente il 18 ottobre 1980 dall'arcivescovo di Milano, Carlo Maria Martini.

L'interno della chiesa parrocchiale

La pianta dell'edificio ecclesiale è esagonale, circondata da una fascia perimetrale dove prendono posto le cappelle, il battistero, la sacrestia ed i disimpegni, un pregio funzionale questo, che ha reso caratteristica la struttura assieme all'uso sapiente della luce naturale che filtra intensa e radiosa dalle vetrate colorate, realizzate dalla Scuola d'Arte "Beato Angelico" di Milano.

Esse sono presentate con un significato che consente di rivivere i tre momenti della salvezza biblica, ovvero l'antica alleanza, la nuova alleanza e la salvezza eterna in Cristo. La vetrata di destra, bipartita, rappresenta il "Nuovo testamento" con colori cupi e forme tondeggianti che ripropongono il tema del Monte Calvario alla sommità del quale, al centro, si trova una grande croce a fasce luminose che allude appunto alla profezia di Simeone ("Luce per illuminare le genti… Egli è qui come segno di contraddizione", Lc 2, 32-35), ed onde di colore rosso sangue, simbolo del sacrificio di Cristo sulla croce e dei martiri della chiesa con lui. La vetrata di sinistra, anch'essa bipartita, presenta una sorgente d'acqua da cui sgorga un'onda, alla cui sinistra rappresenta l'acqua del Mar Rosso e quella sgorgata dalla roccia colpita da Mosè, passando attraverso una zona di colore verde che indica la speranza di Israele nell'attesa del Messia. A destra della fonte sono invece raffigurate le piramidi d'Egitto ed il Monte Sinai, segni della presenza di Dio che guida il suo popolo nel deserto. La vetrata frontale rappresenta la visione apocalittica dell'agnello col petto da cui sgorgano acqua e sangue, simbolo appunto di Cristo.

La luce che filtra dalle vetrate colorate della chiesa

La fascia perimetrale sotto le vetrate, riporta a caratteri cubitali plastici la frase evangelica pronunciata dal vecchio Simeone all'atto della presentazione di Gesù al tempio:

«Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele»

Un discorso a parte merita l'altare di marmo, opera dello scultore Gino Casanova, chiave di volta di tutto il discorso iconografico e simbolico della chiesa nelle illustrazioni di Gerusalemme intesa nella sua dimensione storica (fatti relativi all'Antico Testamento con la presenza di personaggi come Mosè o Davide, importanti nella storia del popolo d'Israele) e religiosa (intesa come la Gerusalemme celeste, ovvero il Paradiso sancito con l'alleanza stretta tra l'uomo e Dio con le vicende del Nuovo Testamento e della vita di Cristo).

La decorazione della vela absidale, realizzata nel 2006, completa la decorazione artistica dell'edificio e rappresenta una grande figura di Gesù accompagnato dalla Madonna nell'atto di presentarsi al popolo di Dio, opera di una ditta specializzata veronese.

Santuario della Madonna Addolorata e di San Bernardo[modifica | modifica wikitesto]

La facciata esterna del santuario

Il santuario venne edificato dalla comunità meserese nel 1612, su terreni di proprietà della comunità locale dei certosini, là dove si trovava un'antica cappella ormai in rovina dedicata a Santa Margherita vergine e martire e risalente con tutta probabilità al XIII secolo se appare già citata da Goffredo da Bussero nel suo Notitiae Sanctorum Mediolanensis. Della chiesa di Santa Margherita non si ha menzione in nessun documento successivo tanto che si deve presumere sia andata distrutta nei lavori di costruzione del nuovo tempio. Forse una lontana testimonianza di ciò che rimane nel nome di una strada campestre tuttora esistente detta della "gesa rota" ("chiesa rotta") e di una campagna denominata nello stesso modo, situate entrambe nella parte sud-est del territorio comunale, ai confini con il comune di Marcallo con Casone. La chiesa venne ulteriormente ampliata nel 1667 con la costruzione tra l'altro di un lungo viale di collegamento con il resto del paese che rese più agevole il raggiungimento del luogo di culto.

Sull'altare principale della nuova chiesa eretta, in legno dorato, venne posta la nuova immagine della Vergine Addolorata e quella vecchia venne lasciata dietro l'altare.

La facciata, in stile barocco, presenta quattro nicchie con alloggiate statue di santi ed elaborate decorazioni a stucco.

L'interno della chiesa

L'interno, composto di una sola navata, ha due cappelle laterali: quella a destra ospita un artistico crocifisso in legno risalente alla fine del XVII secolo. Quella di sinistra è invece dedicata a san Bruno, la cui statua in legno venne posta il 17 ottobre 1718 in una nicchia sopra l'altare minore con una solenne cerimonia. Di pregevole fattura e conservazione appaiono anche i due affreschi che adornano le due lesene che separano la navata dal presbiterio: essi rappresentano san Bernardo e san Giunone.

La Madonna del Rosario con san Domenico e santa Rosa da Lima d'inizio Seicento presente nel santuario

Degni di essere menzionati sono anche le tele della Via Crucis, dipinte nel 1765 dalla pittrice milanese Maria Antonia Valli, nata Giussani, e un grande quadro dell'inizio del Seicento, raffigurante una Madonna del Rosario con san Domenico e santa Rosa da Lima. I dipinti della volta, realizzati dopo la distruzione dei precedenti, sono opera del pittore trevigliese Giulio Carminati e risalgono al 1947-1948: essi mostrano in primo piano la figura di san Giovanni Bosco, dal momento che in quegli anni venne edificato nei pressi della chiesa l'oratorio parrocchiale e il tempio divenne cappella ad uso dei ragazzi. Su un'altra parte della volta è raffigurato il parroco dell'epoca e benefattore della città, don Giuseppe Airaghi, mentre tiene in mano un modellino di questa chiesa stessa che contribuì a restaurare per la comunità di Mesero.

Un campanile in stile romanico sovrasta l'edificio sacro e essendo visibile anche da lontano è divenuto uno dei simboli più noti del paese. Il santuario, nei secoli, si è sempre mantenuto come proprietà della comunità locale e non della parrocchia ed attualmente è infatti parte delle proprietà dell'amministrazione comunale. Nel 1998, con un'iniziativa dell'ente pubblico è stata restaurata la facciata e le parti esterne dell'immobile religioso, intervenendo nel 2005 anche sull'altare maggiore.

Architetture civili[modifica | modifica wikitesto]

Villa Magnaghi[modifica | modifica wikitesto]

Villa Magnaghi

Risalente a prima del Settecento, nel Catasto Teresiano la villa viene indicata come appartenente al patrimonio del marchese Villani-Novati che l'aveva avuta a sua volta in eredità dalla famiglia Crivelli. Nel primo ottocento venne acquistata da Giovanni Prato, marito di un'erede della nobile e ricca famiglia dei Landriani, che la sottopose a sostanziali cambiamenti, mantenendone comunque lo schema a "L".

Nel primo decennio del XX secolo fu comprata dal ricco industriale Luis Barolo per la sorella Antonietta, andata in sposa a Giacomo Magnaghi. La proprietà dell'immobile è oggi del pronipote del Magnaghi, ma l'intero stabile vessa in stato di abbandono.

Villa Colombo[modifica | modifica wikitesto]

Delle residenze padronali di Mesero, Villa Colombo è indubbiamente la più antica e la meglio conservata. Essa venne costruita alla metà del Seicento dai Certosini come loro ospizio o grangia (si vedano simili esempi alla vicina Boffalora sopra Ticino), probabilmente su uno stabile ancora più antico se si considera che ancora oggi sopra il portale d'ingresso principale è visibile una formella con Sant'Ambrogio che rimanderebbe alle prime donazioni ai monaci di Sant'Ambrogio ad Nemus. Quando ad ogni modo alla fine del XVIII secolo l'Ordine venne sciolto, il complesso passò tramite vendita alla famiglia Landriani che acquistò l'intero stabile per farne la propria abitazione di campagna, dando inizio a copiosi restauri che fecero assumere al complesso l'attuale forma, portando alla caratteristica forma ad "U", di cui uno dei bracci venne adibito ad ospitare una filanda.

L'immobile venne comprato nel 1896 dall'ingegner Luigi Colombo, la cui famiglia era originaria di Sedriano, di cui era sindaco, ma che teneva residenza a Milano. Al secondo dei suoi tre figli, Tito, toccò l'eredità di Mesero, che comprendeva oltre al palazzo, case coloniche e 1700 pertiche di terreno. Nella villa vi sono vari segni della presenza dei Certosini, tra cui il più importante è sicuramente l'oratorio, dove sono visibili affreschi originali che si accompagnano stilisticamente ad altre pitture che sono visibili al piano nobile.

Villa Borsani[modifica | modifica wikitesto]

Edificata riutilizzando gli ambienti di quella che era l'antica osteria cittadina amministrata dai certosini, Villa Borsani venne acquistata nel 1842 da Gaetano Borsani, sposato con la nobile Giovannina Landriani, che subito iniziò dei lavori di restauro al complesso. Alla morte dell'ultimo discendente dei Borsani, Gaetano, nel 1961 la villa passò agli eredi di questi che vendettero la villa nel 1967 al comune assieme alle adiacenti corti rustiche ed al parco che venne destinato a spazio pubblico.

L'amministrazione comunale procedette ad un restauro completo della villa nel 1978 quando il comune decise di adibire l'intero stabile ad ospitare una casa di riposo per la cittadinanza.

Società[modifica | modifica wikitesto]

Evoluzione demografica[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1771, gli abitanti di mesero risultavano essere 1115, scesi a 704 nel 1805. Nel 1809 il comune venne unito a quello vicino di Marcallo con Casone, per poi venirne nuovamente scorporato. Nel 1853 gli abitanti totali risultavano essere 1031.[9]

Abitanti censiti[10]

Etnie e minoranze straniere[modifica | modifica wikitesto]

Al 1º gennaio 2019 nel comune risiedevano 243 cittadini stranieri, ovvero il 5.8% della popolazione totale. Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente sono:[11]

  1. Cina, 55
  2. Romania, 37
  3. Albania, 35
  4. Pakistan, 19
  5. Marocco, 17
  6. Ucraina, 13

Cultura[modifica | modifica wikitesto]

Media[modifica | modifica wikitesto]

Radio[modifica | modifica wikitesto]

Nella seconda metà degli anni settanta del Novecento anche Mesero ebbe una radio locale: Radio Mesero 106, ascoltabile in buona parte della provincia nord-ovest di Milano e nelle aree della limitrofa provincia di Novara. Attualmente permangono le trasmissioni radio della parrocchia locale.

Economia[modifica | modifica wikitesto]

Il territorio di Mesero negli ultimi anni ha subito importanti trasformazioni a causa dello sviluppo infrastrutturale della zona, tra cui:

Questi elementi hanno condizionato fortemente l'economia locale e lo sviluppo industriale ed artigianale del paese.

A Mesero nel 2021 risultava occupato il 93% dei residenti in età lavorativa.[12]

Curiosità[modifica | modifica wikitesto]

  • Curioso è il detto di tradizione popolare locale che cita Mèsar e Marcàll, sbagg d'un gall (ovvero "Mesero e Marcallo, lo sbadiglio di un gallo"), col quale si voleva indicare la poca distanza che tuttora separa i due comuni di Mesero e Marcallo con Casone.

Amministrazione[modifica | modifica wikitesto]

Sindaci durante il Regno d'Italia [modifica | modifica wikitesto]

nome carica dal al partito anno e luogo di nascita anno e luogo di morte note
Ambrogio Landriani sindaco 1860 1866 Destra storica
Giacomo Borsani sindaco 1866 1885 Destra storica
Lodovico Aceti sindaco 1885 1888
A seguito dei moti insurrezionali agrari del 1888 il comune viene amministrato da una commissione formata dai consiglieri comunali Michele Cairati, Angelo Landriani, Andrea Salmoiraghi sino al 1891
Angelo Landriani sindaco 1892 1895
Gaetano Borsani sindaco 1896 1902
Gaetano Barenghi sindaco 1902 1919
Achille Berra sindaco 1920 1923
Enrico Bollesina sindaco 1920 1923
Angelo Pastori sindaco 1924 1926 Partito Nazionale Fascista
Giacomo Magnaghi podestà 1926 1940 Partito Nazionale Fascista
Alessandro Albani podestà 1940 1944 Partito Nazionale Fascista

Sindaci durante la Repubblica Italiana Bandiera dell'Italia[modifica | modifica wikitesto]

nome carica dal al partito anno e luogo di nascita anno e luogo di morte note
Giuseppe Calligaris sindaco 1945 1946
Vittorio Colombo sindaco 1946 1949
Paolo Berra sindaco 1949 1951
Ambrogio Loaldi sindaco 1951 1956
Mario Leone sindaco 1956 1962 Democrazia Cristiana Magenta Magenta, 2009 Poi sindaco di Magenta dal 1962
Lanfranco Garavaglia sindaco 1963 1964
Mario Leone sindaco 1964 1970 Democrazia Cristiana Magenta Magenta, 2009
Lorenzo Branca sindaco 1970 1975
Mario Leone sindaco 1975 1981 Democrazia Cristiana Magenta Magenta, 2009
Enrico Pisoni sindaco 1981 1985 Magenta, 08-05-2023
Massimo Vettorello sindaco 1985 1990 Mesero. 15-05-2023
Teresio Molla sindaco 1990 2004 Lista civica di Centro-sinistra
Riccardo Molla sindaco 2004 26 maggio 2014 Lista civica Magenta, 25-08-1965
Filippo Fusè sindaco 26 maggio 2014 27 maggio 2019 Lista civica Cuggiono, 13-03-1972
Davide Garavaglia sindaco 27 maggio 2019 in carica Forza Italia-Lega Nord Magenta, 26-11-1987

Gemellaggi[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Dato Istat - Popolazione residente al 31 dicembre 2021 (dato provvisorio).
  2. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  3. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  4. ^ Bruno Migliorini et al., Scheda sul lemma "Mesero", in Dizionario d'ortografia e di pronunzia, Rai Eri, 2010, ISBN 978-88-397-1478-7.
  5. ^ AA. VV., Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani., Milano, Garzanti, 1996, p. 392, ISBN 88-11-30500-4.
  6. ^ Comune di Mesero (MI), su araldicacivica.it. URL consultato il 24 febbraio 2016 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  7. ^ Decreto del Presidente della Repubblica (DPR) di concessione – 02/10/1989 (PDF).
  8. ^ Mesero (Milano) D.P.R. 18.03.2020 concessione di stemma e gonfalone, su presidenza.governo.it.
  9. ^ Dati derivati dall'Archivio Parrocchiale di Mesero
  10. ^ Statistiche I.Stat ISTAT  URL consultato in data 28-12-2012.
    Nota bene: il dato del 2021 si riferisce al dato del censimento permanente al 31 dicembre di quell'anno. Fonte: Popolazione residente per territorio - serie storica, su esploradati.censimentopopolazione.istat.it.
  11. ^ Dati ISTAT
  12. ^ Dati ISTAT

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