Cassinetta di Lugagnano

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Cassinetta di Lugagnano
comune
Cassinetta di Lugagnano – Stemma
Cassinetta di Lugagnano – Bandiera
Cassinetta di Lugagnano – Veduta
Cassinetta di Lugagnano – Veduta
La statua di San Carlo Borromeo e Villa Visconti Maineri a Cassinetta di Lugagnano
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Lombardia
Città metropolitana Milano
Amministrazione
SindacoDomenico Finiguerra (lista civica per Sinistra Ecologista) dal 5-10-2021
Territorio
Coordinate45°25′27″N 8°54′31″E / 45.424167°N 8.908611°E45.424167; 8.908611 (Cassinetta di Lugagnano)
Altitudine125 m s.l.m.
Superficie3,32 km²
Abitanti1 891[1] (31-12-2021)
Densità569,58 ab./km²
Comuni confinantiAbbiategrasso, Albairate, Corbetta, Robecco sul Naviglio
Altre informazioni
Cod. postale20081
Prefisso02
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT015061
Cod. catastaleC033
TargaMI
Cl. sismicazona 4 (sismicità molto bassa)[2]
Cl. climaticazona E, 2 532 GG[3]
Nome abitanticassinettesi
Patronosant'Antonio abate
Giorno festivo17 gennaio
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Cassinetta di Lugagnano
Cassinetta di Lugagnano
Cassinetta di Lugagnano – Mappa
Cassinetta di Lugagnano – Mappa
Posizione del comune di Cassinetta di Lugagnano nella città metropolitana di Milano
Sito istituzionale

Cassinetta di Lugagnano (AFI: [kassiˈnɛtta di luɡaɲˈɲano], Cassinetta de Lugagnan in dialetto milanese[4], AFI: [kasiˈnɛta de lyɡaˈɲãː]) è un comune italiano di 1 891 abitanti[1] della città metropolitana di Milano in Lombardia.

Geografia fisica[modifica | modifica wikitesto]

Territorio[modifica | modifica wikitesto]

Il paese, come la maggior parte degli antichi borghi dell'area posti sul Naviglio Grande, è diviso in due aree distinte dal corso d'acqua: l'una, contraddistinta oggi da poche case e ville che si staglia sulla via che conduce alla vicina città di Corbetta, mentre l'altra su cui si è sviluppato nel corso dei secoli il paese vero e proprio che protende verso Abbiategrasso. Le due aree sono collegate ancora oggi tramite uno storico ponte in granito costruito nel Seicento, durante la dominazione spagnola del Ducato di Milano, che ancora oggi rappresenta il principale punto di attraversamento del Naviglio.

Geologia e idrografia[modifica | modifica wikitesto]

Il ponte sul Naviglio Grande

Morfologicamente, il territorio è caratterizzato dall'ambiente tipico della pianura padana. L'altitudine media è di 125 m s.m.l..

Aspetto caratteristico dell'idrografia di Cassinetta di Lugagnano è la presenza del Naviglio Grande: esso è stato per secoli un'importante via di comunicazione e di trasporto verso il capoluogo lombardo. Ciò permetteva inoltre, anche in una certa comodità per allora, di uscire dalla città e di raggiungere località di villeggiatura e di caccia e, sempre più famiglie benestanti scoprirono la tranquillità e l'aria salubre di queste zone rurali. Fu così che possedere una villa lungo i corsi d'acqua che circondano Milano divenne un fatto di moda. Sorsero quindi le magnifiche ville, abitazioni signorili, circondate da parchi e giardini progettati e realizzati per l'armonia della vista. Su una riva del naviglio è presente una quercia storica, che ha ottenuto grande importanza dopo il 16 giugno del 2011 quando è stata inclusa nel novero degli alberi monumentali della zona.

Cassinetta di Lugagnano fa inoltre parte del Polo dei Navigli istituito dalla Provincia di Milano.

Sismologia[modifica | modifica wikitesto]

Dal punto di vista sismico Cassinetta di Lugagnano presenta un rischio molto basso ed è stata classificata come il comune zona 4[5] (bassa sismicità) dalla protezione civile nazionale.

Clima[modifica | modifica wikitesto]

Il clima è quello caratteristico delle pianure settentrionali italiane con inverni freddi e abbastanza rigidi ed estati che risentono di elevate temperature; la piovosità si concentra principalmente in autunno e in primavera. Il paese appartiene alla zona climatica E.

Mese Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic Anno
Temperatura max. media (°C) 5 8 13 17 21 26 28 28 24 18 11 6 16.25
Temperatura min. media (°C) -3 -2 2 5 10 13 15 15 12 7 2 -2 6.16
Piogge (mm) 59 73 95 104 127 82 55 85 72 110 83 50 82.91
Umidità relativa (%) 83 80 73 76 75 74 75 75 76 81 84 84 78
Eliofania assoluta (ore) - - - - - - - - - - - - -
Venti (dir.-nodi) NW 4 SW 4 SW 4 SW 4 S 4 SW 4 SW 4 SW 4 SW 4 SW 4 N 4 SW 4 4

Origini del nome[modifica | modifica wikitesto]

È probabile che il toponimo provenga da "Lucanianus", aggettivo derivato dal nome proprio "Lucanius".

Il suo nome deriva forse dalla Cassina Biraga, con riferimento al fondatore Maffiolo Birago, uno dei personaggi che più hanno lasciato il segno nelle vicende del paese.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il borgo in età romana[modifica | modifica wikitesto]

Il nucleo più antico del paese è quello di Lugagnano, sulla sponda destra del Naviglio, dove i primi insediamenti risalirebbero all'epoca romana. Alcuni ritrovamenti di reperti sepolcrali dell'epoca sono attualmente conservati nel Museo Pisani Dossi di Corbetta.[6] Potrebbe risalire ad epoca anteriore all'anno 1000 il sarcofago in granito, con avanzi di piatti e vasellame in vetro e terracotta, rinvenuto in epoca imprecisata nella campagna cassinettese.

Il borgo di Lugagnano[modifica | modifica wikitesto]

Lugagnano era un vasto insediamento che si estendeva fino ai confini di Abbiategrasso e di Robecco sul cui territorio si ha notizia dell'esistenza di un castello circondato da fossato e di una chiesa dedicata a San Protasio. I primi documenti risalenti al 1251, citano testualmente «…al 1º di marzo, Mirano Crotto del fu Frigerio Crotto de Habiate, abitante in Milano, fece donazione al monastero di Chiaravalle di beni posti in territorio di Abbiategrasso e Lugagnano». Nel Medioevo, dunque, il paese era arroccato intorno ad un castello circondato da un fossato, che fu feudo di diversi signori. La storia locale, quindi, per molti secoli si identificò con quella dei proprietari del maniero, di cui rimangono brevi accenni in alcuni documenti comunali. Nel XIII secolo fu proprietà della famiglia dei Casterno, per passare quindi ai Pietrasanta. Il 1º febbraio 1358, Uberto di Pietrasanta lo vendette con un sedime al vicino territorio di Robecco. Sempre nello stesso documento del 1358 si può rilevare che Lugagnano era posto in territorio di Robecco. Fu dato in feudo nel 1451 dal Duca di Milano Francesco Sforza a Baldassare Barzi e suoi discendenti, con diritto di dazi di vino, pane, carne e imbottato, "come anteriormente era goduta da Sperone Pietrasanta". Ma il capitano Girolamo Barzi fu bandito per fratricidio e perciò il feudo fu devoluto alla Camera di Milano il 30 aprile 1656 e concesso al generale Giovanni Vasquez de Coronado, castellano di Milano, il 28 giugno 1657, con facoltà di darlo ad altri.

Il 15 luglio 1657, Lugagnano è infeudata al conte Angelo Trivulzio, ma il capitano Girolamo Barzi, venuto a transazione con la regia Ducale Camera, riesce ad ottenere per i suoi figli, il 22 settembre 1672, i feudi di Lugagnano e Robecco con relativi dazi. Nel 1786 il comune di Lugagnano fu inserito nella provincia di Pavia.

In età nepoleonica, fra il 1809 e il 1816, il Comune di Lugagnano fu temporaneamente soppresso ed annesso a Robecco.

Il borgo di Cassinetta[modifica | modifica wikitesto]

La lapide di Maffiolo Birago murata sulla parete esterna della chiesa parrocchiale di Cassinetta di Lugagnano

Mentre Lugagnano subì diverse traversie e passaggi di proprietà, Cassinetta ebbe una storia più tranquilla, riuscendo a conservare meglio la propria autonomia. Il nobile Maffiolo Birago, Maestro di Aula della Camera Ducale di Filippo Maria Visconti, fece costruire nel 1435 la più antica chiesa del luogo dedicata alla Beata Vergine e a Sant'Antonio abate: essa divenne poi parrocchiale e comprese nella sua giurisdizione ecclesiastica anche Lugagnano, nonché la frazione cascina Tangola del comune di Robecco ed altre due frazioni del comune di Corbetta. Sul frontone della chiesa è ancora visibile lo stemma dei Birago e un'iscrizione a caratteri gotici che ne ricorda la fondazione.

Nel 1428 gli stessi Birago per concessione del duca Filippo Maria Visconti fecero scavare un canale che derivava dal Naviglio Grande e che, attraversando il paese, avrebbe fatto funzionare le pale di un mulino, tuttora esistente e funzionante (Mulino della Pazza Biraga). Detto canale, ancora oggi chiamato Roggia Biraga, segna all'incirca il confine fra le due località di Cassinetta e Lugagnano.

Prima guerra mondiale[modifica | modifica wikitesto]

Cassinetta di Lugagnano ha avuto, nella grande guerra, 18 caduti, 13 invalidi e 4 decorati.

Simboli[modifica | modifica wikitesto]

La descrizione araldica dello stemma è la seguente:[7]

«Partito: nel primo, di rosso, a quattro trifogli d'oro, posti due, due; nel secondo, troncato d'azzurro e di rosso, al leone mostruoso, con testa d'aquila dell'uno all'altro. Ornamenti esteriori da Comune.»

La descrizione araldica del gonfalone è la seguente:

«Drappo partito di azzurro e di giallo, ornato e bordato di ricami d'argento, caricato dello stemma con la iscrizione centrata in argento, recante la denominazione del Comune. Le parti di metallo ed i cordoni sono argentati. L'asta verticale è ricoperta di velluto dei colori del drappo, alternati, con bullette argentate poste a spirale. Nella freccia è rappresentato lo stemma del Comune e sul gambo inciso il nome. Cravatta con nastri tricolorati dai colori nazionali frangiati d'argento.»

Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con D.P.R. del 17 gennaio 2000.[8]

Lo stemma riunisce gli emblemi araldici dei due territori anticamente componenti Cassinetta di Lugagnano. Nella prima partizione è rappresentato lo stemma di Cassinetta, probabilmente a sua volta derivato da quello dell'antica famiglia Biraghi di Milano (d'argento, a tre fasce di rosso, doppiomerlate, ciascuna caricata di cinque trifogli d'oro), che fondò l'omonima cascina nel territorio cassinettese e la locale chiesa parrocchiale di Sant'Antonio[9]. La seconda parte dello scudo rappresenta lo stemma di Lugagnano, riprodotto nella raccolta di stemmi Bonacina, che faceva un tempo parte dell'Archivio Araldico Vallardi di Milano.[10]

Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

Il vero patrimonio di Cassinetta di Lugagnano sono le splendide ville di delizia (come le chiamava Marcantonio Dal Re) legate ai nomi delle grandi famiglie milanesi come, in via puramente esemplificativa, i Trivulzio, i Visconti, i Mantegazza, i Castiglioni e i Parravicini. Queste "case da nobile" costituivano indubbiamente per i proprietari un punto di riferimento, che consentiva loro di effettuare periodici controlli sulla gestione dei terreni da parte dei fittavoli; ma poiché la zona di Cassinetta possedeva notevoli attrattive paesaggistiche, erano adoperate soprattutto come abitazione per la villeggiatura. Identica sorte ebbero inoltre numerosi altri comuni sorti in prossimità o nelle immediate vicinanze del Naviglio Grande come Robecco sul Naviglio e Corbetta.

Le chiese[modifica | modifica wikitesto]

Chiesa parrocchiale di Sant'Antonio Abate[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Chiesa di Santa Maria Nascente e Sant'Antonio Abate.
La chiesa parrocchiale di Sant'Antonio
L'interno della chiesa parrocchiale

La chiesa parrocchiale di Sant'Antonio abate di Cassinetta di Lugagnano venne eretta nel 1435 presso il borgo di Cassinetta per volere della locale famiglia possidente dei Biraghi e promotore del progetto fu nello specifico Maffiolo Birago, intenzionato a dare al paese un centro di culto dato il recente aumento della popolazione che giustificò la venuta di un curato stabile per celebrare le messe domenicali.

La chiesa venne restaurata ed abbellita nel 1731 con la costruzione di un campanile e la decorazione degli interni.

Significativo è il piccolo pronao poggiante su colonne di granito di Baveno che precede l'ingresso della chiesa, che per molto tempo ha fatto ricondurre quest'opera ad un progetto di Francesco Richini; attualmente tale attribuzione, per la mancanza di elementi, è risultata infondata.

L'interno, caratterizzato da un'aula unica, dispone di due cappelle laterali e di un presbiterio di forma piatta su cui è addossato uno splendido altare in marmo nero settecentesco. Nella chiesa è conservato inoltre uno splendido busto in legno dipinto raffigurante San Carlo Borromeo che la tradizione vuole eseguito "dal vivo" durante la visita del cardinale milanese al borgo.

La chiesa possiede un concerto di 5 campane in Fa#3 fuso dalla ditta Francesco D'Adda e figli di Crema nel 1946 e benedetto solennemente l'anno successivo dall'allora arcivescovo di Milano, il cardinale Alfredo Ildefonso Schuster. Durante la Seconda guerra mondiale due campane del precedente concerto erano infatti state fuse per sostenere le spese di guerra dello stato e per questo fu necessario ricostruire il concerto.

A fianco della chiesa venne eretto nel 1954 per merito di alcuni cassinettesi, l'oratorio locale dedicato a San Carlo Borromeo. All'interno di esso ancora oggi si svolge l'attività catechistica e si organizzano giochi ed eventi preparati dai volontari per i ragazzi della parrocchia locale.

Oratorio di San Giuseppe[modifica | modifica wikitesto]

Il piccolo oratorio di San Giuseppe di Cassinetta di Lugagnano è un edificio religioso a carattere privato costruito nella prima metà del XVIII secolo ad opera dell'architetto Carlo Federico Castiglioni per la sua villa (l'attuale Villa Castiglioni-Nai-Bossi) a Cassinetta.

La cappella, tipicamente impostata sugli stilemi barocchi della chiesa gentilizia barocca, si trova presso la villa stessa, gittante sull'alzaia del Naviglio Grande ed è contraddistinta da una facciata a due ordini, suddivisi tra loro da lesene doppie con un capitello corinzio molto lavorato.

Le ville di Lugagnano[modifica | modifica wikitesto]

Villa Birago-Clari-Monzini[modifica | modifica wikitesto]

Villa Clari Monzini

La villa, recentemente restaurata ed adibita ad abitazioni private, è una splendida testimonianza dell'antica e grande dimora che sorgeva in Lugagnano, sulla sponda destra del Naviglio. A quel tempo il grande parco era tagliato da un lungo viale di 800 metri, intervallato da coppie di pilastri che, superato il corso del canale, terminava nella grande esedra di Villa Negri. La struttura quadrangolare che fa cornice al cortile d'onore centrale suggerisce l'ipotesi che l'edificio sia l'evoluzione dell'antico fortilizio di Lugagnano che si presume edificato attorno al 1558 dalla famiglia Birago e confiscato nel 1691 dalla Camera Regia.

In seguito l'edificio fu ampliato e venne strutturato a corte civile, con un portone che si apre su una piazzetta fiancheggiata da due corti rustiche. La casa padronale si innalza su tre piani, con una facciata molto sobria. All'esterno, sempre sulla piazzetta, l'oratorio oggi sconsacrato e dedicato un tempo a Sant'Anna, benedetto nel 1721, conservava una tela raffigurante la Vergine con Bambino, attribuita al Nuvolone e oggi trafugata.[11]

Palazzo Mantegazza-Macinaghi[modifica | modifica wikitesto]

La casa si affaccia con un semplice portone ad arco, sulla piazzetta Trivulzio, lungo il lato sud della via principale di Lugagnano. Il cortile civile, aperto sulla piazzetta tramite appunto il portone, è circondato su tre lati da corpi di fabbrica, assumendo una pianta ad U irregolare. Due dei lati dell'edificio si innalzano su tre piani definendo un impianto a L, con bracci uguali; le facciate presentano delle irregolarità nella distribuzione delle finestre. La facciata verso il giardino è caratterizzata da numerose aperture che mettono in evidenza i diversi interventi operati alla costruzione.

Villa Trivulzio[modifica | modifica wikitesto]

Il contesto paesano in cui si cala la villa, se da un lato può esaltarne l'atmosfera naturale, non ne valorizza però la bella architettura neoclassica. Situata all'imbocco della strada per Robecco presenta una dissimmetria e delle anomalie che avvalorano l'ipotesi che sia sorta adattando una costruzione precedente. L'edificio, nel caratteristico giallo lombardo, presenta una pianta ad L, formata dal corpo centrale e da un'ala di rustici con la cappella. Attorno, un ampio e ben curato giardino ricco di alberi secolari.

La facciata a nord è aperta verso il parco e l'ingresso è ornato da quattro eleganti statue e da un tempietto. Essa riprende le linee architettoniche di quella a sud (che si affaccia sulla piazzetta lungo la provinciale), dalla quale si distingue però per il lungo balcone rettangolare in granito, che spezza il rigoroso ritmo della tripartizione centrale, e la balaustra sopra il tetto, arricchita da sei vasi di granito. L'attuale aspetto neoclassico fu conferito a questa casa da nobile nei primi decenni dell'Ottocento.

Villa Trivulzio è un tipico esempio di villa neoclassica (sullo stile di quelle realizzate dal Piermarini)[12]. Fu fatta costruire dai Trivulzio, una delle più note famiglie dell'aristocrazia milanese a fine settecento nel centro di Cassinetta di Lugagnano, località sul Naviglio Grande. La Villa è circondata da una cancellata tripartita e, sul retro, da un grande parco all'inglese con vegetazione spontanea, limitato al fondo da doppia coppia di statue raffiguranti le quattro stagioni.

Nel boschetto lato ovest vi è un romantico tempietto ottagonale neoclassico con colonne in granito.

La parte centrale della villa è decorata a bugnato, tripartita da doppie lesene (colonne) di ordine ionico, poggianti su uno zoccolo bugnato che sostengono il cornicione.[12]

Villa Frotta-Eusebio[modifica | modifica wikitesto]

La vecchia cancellata, affacciata sulla via centrale di Cassinetta, si apre su un ampio cortile in fondo al quale si erge il palazzo. La data di costruzione non è certa ma si presume risalga alla prima metà del Settecento.

La villa si articola su tre piani evidenziati da tenui fasce dipinte con motivi floreali. Piacevole il gioco di linee creato dall'alternarsi di porte e finestre. Al centro della facciata l'unico balconcino in ferro battuto su una mensola in stucco. L'interno, oggi diviso in alloggi, non conserva l'originaria fisionomia che era caratterizzata da una doppia successione di sale a cannocchiale.

Villa Grosso Pambieri[modifica | modifica wikitesto]

Detta oggi semplicemente Villa Pambieri, la casa si affaccia, con una corte chiusa da un cancello, sulla via principale di Cassinetta di Lugagnano. Il cortile, a pianta rettangolare, è delimitato dal corpo centrale della casa e da due corpi laterali formando una pianta a C. Il palazzo è stato restaurato totalmente, mantenendo la struttura originale. La facciata centrale è molto semplice, una grande vetrata illumina il patio d'entrata finemente restaurato, che conserva gli affreschi originali.

Le due colonne esterne, dalla linea tozza e pesante, appoggiate direttamente su un lungo gradino di granito, dividono lo spazio della facciata in tre zone di differente ampiezza, quella centrale circa il quadruplo degli spazi laterali. Le aperture al piano terra sono quasi tutte porte finestre che immettono nelle diverse sale e salotti per poter permettere in qualunque ora del giorno e da qualunque ambiente un diretto contatto con la natura: il giardino diventa un altro spazio interno tra il verde.

Le ville lungo il Naviglio[modifica | modifica wikitesto]

Villa Beolco-Negri[modifica | modifica wikitesto]

Villa Beolco-Negri

Adiacente al ponte di Cassinetta, di fronte alla statua di San Carlo Borromeo, si innalza la casa Beolco-Negri, attuale palazzo comunale. Dell'antica casa da nobile non è rimasto molto perché quando nel 1921 lo stabile fu venduto dai proprietari a Don Ravazzi, parroco di Cassinetta, questi la trasformò parte in Asilo Infantile ed affittò il rimanente come laboratorio.

La pianta della casa è complessa: diversi corpi eterogenei chiudono su tre lati la corte interna. Il fronte che si affaccia sulla piazzetta è aperto, oltre che da finestre, da un portone asimmetrico, coperto da un arco a tutto sesto. La facciata verso il Naviglio è caratterizzata da numerose finestre e porte finestre aperte sul giardino ed era la parte della casa dove erano disposte le diverse sale di rappresentanza. L'intera costruzione, innalzata su due piani, è scandita orizzontalmente da una fascia marcapiano.

Villa Visconti-Maineri[modifica | modifica wikitesto]

La facciata d'onore di Villa Visconti a Cassinetta di Lugagnano sul Naviglio Grande

Superato il ponte sul Naviglio, la villa occupa il lato orientale del canale ed appare nella sua maestosità, colorata di giallo della Milano settecentesca[13] e neoclassica. È infatti un palazzo di città, serrato e chiuso, che nasconde un interno inaspettato.

L'origine della villa è sicuramente antica. I terreni erano già di proprietà dei Visconti nel 1392, anno in cui viene scavata la roggia che inizia proprio dinanzi alla villa. L'edificio, impostato su un nucleo seicentesco,[14] oggi si presenta ha una pianta ad H, distribuito su tre piani, con l'asse principale orientato a NO-SE, lungo il Naviglio, a cui il palazzo volge il fianco e non il fronte. Il complesso, apparentemente unitario, è frutto di una serie di modifiche che hanno interessato la costruzione nel corso dei secoli.

Veduta d'insieme del fronte Naviglio della villa

Il giardino doppio è disposto su due piani: il primo, all'italiana, termina con una nicchia centrale, davanti alla quale pare si svolgessero recite teatrali, il secondo, all'inglese, fu progettato dal Balzaretto nel 1850 e presenta un grande prato centrale con alberi ed anfiteatro, mentre la parte retrostante è stata adattata a frutteto. Nel giardino sono ben conservati la coffee house, la ghiacciaia e due gazebo. Nel muro perimetrale sono inserite le due torrette e una nicchia con una statua in asse all'ingresso principale.

Discorso a parte per la piccola cappella, posta ad angolo con l'ingresso dalla strada. È formata da due ambienti, uno per il pubblico, aperto sulla strada, e l'altro con l'altare. A fianco dell'altare vi è una piccola sacrestia separata da un piccolo vano nel quale, attraverso due grate, i signori potevano assistere alle funzioni religiose. Sebbene sia sconosciuto l'architetto del complesso, gli affreschi sono del Ferrario (1728). Nel lato sud-ovest si trovano i fabbricati civili e rustici, un tempo denominati casa da massaro e casa da pigionante. Questi edifici sono disposti anch'essi lungo la strada parallela al Naviglio e proseguono costeggiando la curva della strada verso Corbetta.

La casa, dopo esser stata di donna Amalia Maineri Castiglione, figlia di don Paolo, Edler von Tanzi e donna Francesca Visconti di Saliceto, è stata lasciata da quest'ultima al cugino, Benigno Mörlin Visconti Castiglione, che ha iniziato la lunga opera di restauro.[15]

Palazzo Krentzlin[modifica | modifica wikitesto]

Palazzo Krentzlin

Come una sentinella, un dazio, questa villa è situata all'incrocio della via per Corbetta e l'alzaia, che lungo il Naviglio Grande, conduce a Robecco. Anche questa casa si trova sul lato orientale del canale, a testimoniare la volontà dei nobili di un tempo nel volersi tenere separati dal centro abitato, dal popolo. Fino a pochi anni fa, sul lato lungo il Naviglio, a protezione del portone di legno, si trovava un cancello in ferro battuto con le iniziali del nobile Luigi Frentzlin (KLN), asportato in seguito da ignoti.

Superato il portone si entra in un piccolo giardino con composizioni a riquadri, chiuso di fronte dalla facciata della casa e sui lati da due piccole fabbriche, leggermente più alte del muro di cinta, utilizzate come ripostiglio per gli agrumi, per la legnaia e come saletta per il caffè. La facciata dell'edificio verso il Naviglio è caratterizzata dall'intercalare regolare di numerose finestre in una piacevole geometria di luci e linee.

Il lato posteriore della casa presenta un irregolare aprirsi di finestre e porte a finestra che si affacciano sul vasto parco. Opposto all'ingresso principale si trova un piacevole balconcino settecentesco con una ringhiera in ferro battuto lavorato. Le recenti ristrutturazioni impediscono oggi di ritrovare l'originaria disposizione su tre piani dei diversi locali. Nonostante ciò è però ancora possibile riconoscere l'ambientazione e l'uso di alcuni vani come il sito di lavandino, cucina e sala da pranzo adagiate nel corpo sud-ovest della casa.

Il parco, ricco di piante secolari e giovani arbusti, conserva la struttura piacevole ed ordinata del giardino all'italiana. In fondo, su una colonnina, si erge una statua, visibile dal Naviglio se lasciate aperte tutte le porte d'infilata. A destra della casa nobile, separato da un cancello in ferro battuto, si trova il caseggiato rustico con la sua corte e l'entrata attuale.

Casa Spirito[modifica | modifica wikitesto]

La casa posta lungo il Naviglio è completamente visibile al di là di una cancellata posta parallelamente al canale. Questa casa, totalmente ristrutturata recentemente, è caratterizzata dall'aprirsi ad intervalli regolari di numerose finestre, che ne scandiscono la facciata.

Villa Castiglioni-Nai-Bossi[modifica | modifica wikitesto]

È l'ultima villa del territorio di Cassinetta che si incontra dopo aver lasciato Villa Krentzlin e percorso l'alzaia in direzione di Robecco. Dietro una cancellata si intravede la facciata della casa il cui settore centrale è rialzato e caratterizzato al piano terra da un porticato a tre arcate; al primo piano si distingue un balcone sagomato con ringhiera in ferro battuto e nell'ammezzato, un affresco votivo con lampada, affiancato da due piccoli poggioli. Questa parte è l'unica che presenta un rivestimento, mentre le rimanenti ali sono lasciate con mattoni a vista.

Edificata nella prima metà del Settecento ad opera dello stesso proprietario, l'architetto Carlo Federico Castiglioni, presenta sul lato dell'alzaia, l'oratorio dedicato a San Giuseppe con fronte a due ordini ripartita da doppie lesene con alto basamento e capitello corinzio, mentre nella parte più interna del cortile, si trova il corpo residenziale, il cui interno, diviso recentemente in appartamenti, è stato restaurato secondo uno stile inglese.

Villa Bodio-Pallavicini-Bottiglia[modifica | modifica wikitesto]

Uscendo ad oriente da Cassinetta, in direzione Corbetta, si incontra la villa. Oggi, dell'antica nobile costruzione, la villa non conserva più nemmeno il nome. A seguito delle recenti ristrutturazioni, il complesso ha preso il nome di Cascina Bardena, avendo perso buona parte dell'architettura che la caratterizzava. A testimonianza del tempo che fu restano la facciata interna, visibile dal parco di alberi secolari ed antiche statue. Di origine medioevale e feudo dei Trivulzio, divenne proprietà dei Birago e dei Bossi nel Cinquecento, passando ai Bodio nel Settecento, i maggiori proprietari del paese, e quindi ai Pallavicini. L'edificio venne ridotto a casa colonica sin dai primi dell'Ottocento.

Villa Gambotto-Negri[modifica | modifica wikitesto]

Sontuosa residenza estiva, fa risalire le proprie tracce addirittura al XVI secolo quando appariva di proprietà della famiglia Gambotto. Ristrutturata completamente a partire dal 1761, nel 1821 venne acquistata dal generale polacco Jan Dembowski che la abitò per qualche anno nei mesi estivi con la moglie Metilde Viscontini[16]. Nel 1846, Ercole Dembowski, figlio del defunto generale, la vendette con i terreni circostanti della Cascina Piatti a Gaetano Negri, nonno dell'omonimo senatore, nativo di Cassinetta.

La villa si trova un po' fuori dal paese, oltre il ponte sulla roggia Visconti, e già l'ingresso ne esalta la bellezza.

L'entrata principale, che dà sul giardino antistante la casa, è rivolta verso la strada parallela al Naviglio Grande, è accessibile attraverso il ponte in pietra, cui fanno ala quattro platani secolari. L'atrio, ad esedra, dopo il ponte, è formato da sei pilastri ornati da sculture di vasi colmi di frutta, uniti da una più bassa cortina muraria, il tutto elegantemente suddiviso in riquadri geometrici. Il cancello centrale lascia intravedere il viale principale del giardino all'italiana che conduce alla villa.

La costruzione presenta una pianta a U con la parte centrale ben evidenziata. Le stanze di rappresentanza, salotto e sala da pranzo, si trovano a livello del giardino, essendo la villa concepita come abitazione estiva, mentre le camere sono locate al piano superiore.

Il mulino della Pazza Biraga[modifica | modifica wikitesto]

Probabilmente la porzione di terra circostante la sponda destra del Naviglio fu la prima a essere edificata verso gli inizi del XV secolo. I primi documenti relativi al territorio detto di Cassina Biraga sono risalenti al 1428, anno in cui Maffiolo Birago costruì la roggia, facendola derivare dal Naviglio, per il funzionamento di un mulino. Questo, edificato poco dopo, al limite del territorio di Cassina Biraga e Lugagnano, è ancora esistente e in funzione dopo accurati restauri.

La costruzione mantiene ancora una struttura molto solida con poche aperture; su una parete si apre una finestra ad ogiva leggermente strombata e incorniciata da eleganti modanature in gesso. Considerato il più vecchio tra i funzionanti della cerchia dei navigli, conserva intatta sia la macina di pietra che tutti gli strumenti annessi, compresi gli ingranaggi in legno che collegano le pale esterne alle pulegge di trasmissione. Nel 1435 il Birago fece costruire anche una chiesa, tutt'oggi adiacente al mulino.

Antica osteria del ponte[modifica | modifica wikitesto]

Tra le ville del paese si trova l'antica osteria del ponte, in attività dal 1584.[17]

Altro[modifica | modifica wikitesto]

Statua di San Carlo Borromeo[modifica | modifica wikitesto]

La statua di San Carlo Borromeo presso il Naviglio Grande

La costruzione della statua fu ispirata dalla tradizione secondo la quale nei primi di novembre del 1584 San Carlo Borromeo sarebbe transitato sul naviglio con una chiatta fortemente ammalato e diretto verso Milano ove morirà il 3 novembre dello stesso anno. La statua ricorrerebbe inoltre una precedente visita pastorale, effettuata dallo stesso vescovo nel 1568.[14] L'anno 1749 è la data tradizionale a cui si fa risalire la costruzione della statua del Santo,[17][14] situata sul lato Ovest, presso il ponte sul Naviglio Grande. È questa infatti la data scolpita sul basamento di granito di Baveno, nella facciata rivolta a sud.

È proprio il basamento ad essere eretto per primo sul luogo ove esisteva già dal 1743 una croce commemorativa in legno, posta a cura della Congregazione della Santissima Croce che aveva sede nella chiesa del Santo Sepolcro di Milano. Si legge in un documento che porta la data 30 aprile 1755 che "per maggior culto divino" si decise di costruire un nuovo piedistallo ad opera di Carlo Martino Bozzoli non appena questo divenne priore della stessa congregazione. Non è chiaro in che anno ciò avvenga ma è probabile che sia il 1747 o il 1748 e certamente prima della statua, collocata ad opera dei fratelli Paolo, Carlo Martino e Giovanni Bozzoli nel 1749 con l'anticipo di 343 lire italiane.

Per la famiglia era di massima importanza che si conservasse il ricordo della propria munificenza tanto che il 30 aprile 1755 rinunciò alla riscossione dei soldi anticipati sei anni prima per la costruzione della statua in cambio della perpetua manutenzione dell'iscrizione ai piedi della statua in loro onore. La statua fu oggetto di continui restauri nel 1884 e nel 1975, occasione nella quale venne completamente ricostruita la mano del santo che reggeva la croce (in cui si trova una reliquia del Santo).

Secondo la tradizione, sotto alla base della statua si troverebbe una nicchia nella quale si troverebbero due fiaschi di vino e uno d'olio.[14]

Società[modifica | modifica wikitesto]

Evoluzione demografica[modifica | modifica wikitesto]

Nel censimento asburgico del 1751, gli abitanti di Cassinetta di Lugagnano risultavano essere 230, saliti a 709 nel 1771 e scesi a 617 in epoca napoleonica (nel 1805). Nel 1853 gli abitanti erano 1035 in totale.[18]

Abitanti censiti[19]

Etnie e minoranze straniere[modifica | modifica wikitesto]

Secondo le statistiche ISTAT[20] al 1º gennaio 2019 la popolazione straniera residente nel comune metropolitano era di 79 persone, pari al 4,2% della popolazione. Nessuna delle nazionalità presenti nel comune supera le 20 unità. Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente erano al 2019:[21]

Cassinetta di Lugagnano è, tra i comuni metropolitani della Città metropolitana di Milano, quello con la minore numero di stranieri residenti, dopo Nosate e Gudo Visconti (con rispettivamente 28 e 63 residenti)

Cultura[modifica | modifica wikitesto]

Eventi[modifica | modifica wikitesto]

  • Seconda domenica di settembre (Natività di Maria Vergine): festa patronale

Economia[modifica | modifica wikitesto]

A Cassinetta di Lugagnano nel 2021 risultava occupato il 95.1% dei residenti in età lavorativa.[22]

Molti degli attuali abitanti di Cassinetta di Lugagnano discendono dai fittavoli delle famiglie patrizie: ma, abbandonata l'agricoltura, essi si sono trasformati in lavoratori occupati nelle industrie di Milano e della zona di Abbiategrasso. Sul posto sono rimaste alcune aziende agricole, dedite alla coltivazione dei cereali e dei foraggi e all'allevamento dei bovini, mentre si è sviluppata una discreta rete di officine e di piccole imprese, per lo più meccaniche.

Il paese, che rientra nel territorio del Parco del Ticino, tende a salvaguardare la propria immagine urbanistica ed il suo patrimonio ambientale. È infatti il primo comune in Italia a varare un Piano di governo del territorio a crescita zero, impegnandosi dunque a non procedere a nessun nuovo piano di insediamenti residenziali se non attraverso il recupero di volumi già esistenti. Lo stesso Municipio è stato trasferito in un'antica villa patrizia circondata da un parco, ove oggi sorgono la scuola elementare e materna e la biblioteca comunale.

Amministrazione[modifica | modifica wikitesto]

Di seguito viene riportata la cronologia dei primi cittadini di Cassinetta di Lugagnano dall'unità d'Italia ad oggi.

Sindaci durante il Regno d'Italia [modifica | modifica wikitesto]

nome carica dal al partito anno e luogo di nascita anno e luogo di morte note
Pompeo Strada sindaco 1860 1863 Destra storica
Luigi Negri[23] sindaco 1863 1870 Destra storica Ingegnere
Luigi Krentzlin sindaco 1870 1875 Destra storica Nobile
Gaetano Calderari sindaco 1875 1885 Destra storica Nobile
Giuseppe Mazzoleni sindaco 1885 1902 Destra storica
Paolo Oreglia d'Isola sindaco 1902 1910 Destra storica 19-12-1848 28-08-1911 Barone
Angelo Schieroni sindaco 1910 1914 Destra storica
Carlo Negri sindaco 1914 1920 Destra storica Ingegnere
Carlo Mazzoleni sindaco 1920 1922 Destra storica
Gaetano Folcettoni sindaco 1922 1923 Destra storica
Giuseppe Kluzer commissario prefettizio 1923 1923 Nobile
Angelo Schieroni sindaco e successivamente podestà 1923 1926 Partito Nazionale Fascista
Giuseppe Galbani podestà 1926 1927 Partito Nazionale Fascista
Carlo Negri podestà 1927 1932 Partito Nazionale Fascista Ingegnere, commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia
Carlo Negri commissario prefettizio 1932 1932 vedi sopra
Eugenio Oreglia d'Isola podestà 1932 1935 Partito Nazionale Fascista 01-02-1884 03-02-1979 Barone, già sindaco di Bene Vagienna, cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia
Pasquale Galluppi di Cirella podestà 1935 1939 Partito Nazionale Fascista 1939[24] Barone, Capitano d'esercito, Sciarpa Littorio, cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia
Filippo Scordia commissario prefettizio 1939 1939
Celestino Pizzocaro podestà 1939 1944 Partito Nazionale Fascista
Giovanni Lazzari commissario prefettizio 1944 1945 Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia

Sindaci durante la Repubblica Italiana Bandiera dell'Italia[modifica | modifica wikitesto]

nome carica dal al partito anno e luogo di nascita anno e luogo di morte note
Paolo Majneri sindaco 1945 1946
Attilio Beretta sindaco 1946 1946
Mario Balzarotti sindaco 1946 1951 Democrazia Cristiana
Eugenio Oreglia d'Isola sindaco 1951 1956 Democrazia Cristiana 01-02-1884 03-02-1979
Scipione Barbiano di Belgioioso sindaco 1956 1960 Democrazia Cristiana 22-10-1902 24-03-1991 Notaio, Balì Gran Croce del Sovrano Militare Ordine di Malta, in seguito sindaco di Erba
Giuseppe Lorenzini sindaco 1960 1971
Amedeo Ruberti commissario prefettizio 1971 1972
Mario Palmiero commissario prefettizio 1972 1972
Franco Menozzi sindaco 1972 1978
Giuseppe Senna sindaco 1978 1997
Giuseppe Zagon sindaco 1997 2001 [CentroSinistra]
Romeo Chiodini sindaco 2001 2001 [Centrodestra]
Maria Luisa Inversini commissario straordinario 2001 2002
Domenico Finiguerra sindaco 2003 2012 Lista "Per Cassinetta"
Attilio Carnabuci commissario prefettizio 2012 2012
Daniela Accinasio sindaco 2012 2016 Lista "Per Cassinetta"
Michele Bona sindaco 2016 2021 Lista "Per Cassinetta"
Domenico Finiguerra sindaco 2021 in carica Lista "Sinistra Ecologista"

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Dato Istat - Popolazione residente al 31 dicembre 2021 (dato provvisorio).
  2. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  3. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  4. ^ Renzo Ambrogio, Nomi d'Italia: origine e significato dei nomi geografici e di tutti i comuni, Istituto geografico De Agostini, 2004, ISBN 9788851107017.
  5. ^ Rischio sismico per provincia su protezionecivile.it Archiviato il 18 aprile 2009 in Internet Archive..
  6. ^ A. Bresciani et al., Il Museo Pisani Dossi a Corbetta, Milano, 1998.
  7. ^ Cassinetta di Lugagnano, su araldicacivica.it.
  8. ^ Cassinetta di Lugagnano, decreto 2000-01-17 DPR, concessione di stemma e gonfalone [collegamento interrotto], su Archivio Centrale dello Stato. URL consultato il 22 agosto 2022.
  9. ^ G.B. di Crollalanza, Dizionario storico-blasonico, vol. I, p. 135.
  10. ^ Comune di Cassinetta di Lugagnano - Storia dello Stemma, su Città metropolitana di Milano.
  11. ^ vedi qui
  12. ^ a b Villa Trivulzio Cassinetta Matrimoni, su Villa Trivulzio Cassinetta Matrimoni. URL consultato il 4 agosto 2015.
  13. ^ Pifferi, foto 36, disascalia.
  14. ^ a b c d Tettamanzi, «Il Naviglio Grande e il Ticinello - le acque che hanno fatto grande Milano».
  15. ^ Sito ufficiale della villa
  16. ^ Questa era tra l'altro cugina di primo grado con la patriota Bianca Milesi e la sorella Luigia, nonna del noto scrittore Carlo Dossi che abiterà nella vicina Corbetta
  17. ^ a b Pifferi, foto 37, disascalia.
  18. ^ Dati derivati dall'Archivio Parrocchiale di Cassinetta di Lugagnano
  19. ^ Statistiche I.Stat ISTAT  URL consultato in data 28-12-2012.
    Nota bene: il dato del 2021 si riferisce al dato del censimento permanente al 31 dicembre di quell'anno. Fonte: Popolazione residente per territorio - serie storica, su esploradati.censimentopopolazione.istat.it.
  20. ^ Popolazione straniera residente per età e sesso al 1º gennaio 2019, su demo.istat.it. URL consultato il 5 agosto 2019 (archiviato dall'url originale il 19 dicembre 2019).
  21. ^ Cittadini stranieri Cassinetta di Lugagnano 2019 (www.tuttitalia.it)
  22. ^ Dati ISTAT
  23. ^ Padre di Gaetano Negri
  24. ^ Morto al fronte

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Enzo Pifferi, Laura Tettamanzi e Emilio Magni, da milano lungo i navigli, Como, Editrice E.P.I., 1987.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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