Italiani: differenze tra le versioni
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In età fascista si produsse un coinvolgimento delle masse nella vita nazionale, senza che peraltro queste si rendessero protagoniste attive della costruzione dell'Italia del tempo, decisa a tavolino da [[Benito Mussolini]] e da un ristretto numero di gerarchi. Si sviluppò in quegli anni una retorica dell'italiano e dell'italianità che si accompagnava al disprezzo per una presunta ed inarrestabile decadenza delle democrazie occidentali e all'odio per la [[Russia]] bolscevica. |
In età fascista si produsse un coinvolgimento delle masse nella vita nazionale, senza che peraltro queste si rendessero protagoniste attive della costruzione dell'Italia del tempo, decisa a tavolino da [[Benito Mussolini]] e da un ristretto numero di gerarchi. Si sviluppò in quegli anni una retorica dell'italiano e dell'italianità che si accompagnava al disprezzo per una presunta ed inarrestabile decadenza delle democrazie occidentali e all'odio per la [[Russia]] bolscevica. |
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Nel [[1938]] furono emanate le [[leggi razziali fasciste]], con le quali si [[Discriminazione|emarginavano]] i [[Fascismo e questione ebraica|cittadini di religione ebraica]]<ref>Non solo essi, ma in particolare essi.</ref> nella supposizione che la popolazione italiana dovesse appartenere maggiormente alla "[[razza ariana]]". Il "Manifesto della Razza" così distingueva inoltre gli italiani da altri popoli: «''Se gli Italiani sono differenti dai Francesi, dai Tedeschi, dai Turchi, dai Greci, ecc., non è solo perché essi hanno una lingua diversa e una storia diversa, ma perché la [[razza|costituzione razziale]] di questi popoli è diversa''». |
Nel [[1938]] furono emanate le [[leggi razziali fasciste]], con le quali si [[Discriminazione|emarginavano]] i [[Fascismo e questione ebraica|cittadini di religione ebraica]]<ref>Non solo essi, ma in particolare essi.</ref> nella supposizione che la popolazione italiana dovesse appartenere maggiormente alla "[[razza ariana]]". Il "Manifesto della Razza", nell'ambito di quella che fu definita "politica etnica del fascismo"<ref>Più autori, ad esempio [[Giordano Bruno Guerri]], ''[http://www.rivistaetnie.com/appunti-sulla-politica-etnica-del-fascismo/ Appunti sulla politica etnica del fascismo]''</ref>, così distingueva inoltre gli italiani da altri popoli: «''Se gli Italiani sono differenti dai Francesi, dai Tedeschi, dai Turchi, dai Greci, ecc., non è solo perché essi hanno una lingua diversa e una storia diversa, ma perché la [[razza|costituzione razziale]] di questi popoli è diversa''». |
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Vennero sviluppate in quegli anni forme esasperate di [[nazionalismo]] ed [[imperialismo]] che portarono l'Italia all'annessione dell'[[Etiopia]], dell'[[Albania]] e ad entrare, con conseguenze tragiche, nella seconda guerra mondiale a fianco della [[Germania nazista]]. |
Vennero sviluppate in quegli anni forme esasperate di [[nazionalismo]] ed [[imperialismo]] che portarono l'Italia all'annessione dell'[[Etiopia]], dell'[[Albania]] e ad entrare, con conseguenze tragiche, nella seconda guerra mondiale a fianco della [[Germania nazista]]. |
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«Nell'indole delle repubbliche e dei principati di cui fin qui s'è parlato, risiede, se non l'unica, certo la più potente causa per cui gli italiani, prima di ogni altro popolo, si trasformarono in uomini moderni e meritarono di essere detti i figli primogeniti della presente Europa»
Gli italiani costituiscono un gruppo etnico[10] che condivide la medesima cultura, lingua e storia nonché caratterizzato da un forte legame con la nazione italiana[11][12].
Gli italiani discendono da quelle genti che fin dall'antichità hanno abitato la regione geografica italiana. Pur essendo quindi, più degli altri popoli europei[13], eredi delle grandi civiltà classiche e in particolare di quella romana (e, nel Mezzogiorno peninsulare e in Sicilia, anche di quella greca), che ha permeato di sé la loro storia, hanno raccolto anche il legato di alcune progredite culture sviluppatesi localmente e confluite successivamente in quella latina. Tali culture hanno contribuito in vario modo all'arricchimento del patrimonio artistico, architettonico, religioso, giuridico e in taluni casi istituzionale di Roma e dell'Italia antica[14].
Attualmente gli italiani costituiscono etnicamente il 94% della popolazione residente in Italia, quantificato in 56 milioni circa[15] e sono dal punto di vista giuridico cittadini della Repubblica Italiana; a questi ultimi si aggiungono inoltre le comunità etniche italiane storicamente presenti in quei territori di alcuni paesi limitrofi (come San Marino, Svizzera, Francia, Monaco, Slovenia, Croazia e Città del Vaticano) che fanno di fatto parte della regione geografica italiana. A causa della diaspora che ha caratterizzato gli italiani negli anni, secondo alcuni dati recenti, circa 84 milioni di persone al di fuori della regione italiana hanno origini etniche totalmente o parzialmente italiane, 4 milioni dei quali sono provvisti anche della cittadinanza italiana (questi ultimi meglio noti con l'appellativo di italiani all'estero[16])[17].
Origine del gentilizio
L'etimologia dell'appellativo di italico (da cui deriverà successivamente quello di italiano) non è stata univocamente riconosciuta, ma fra le ipotesi formulate gode di un certo seguito quella per cui potrebbe avere come origine il nome con cui i Greci designavano gli antichi abitanti stanziati nell'area centro-meridionale dell'attuale Calabria e cioè Itali[18].
Nel dialetto osco locale esisteva infatti il termine di viteliu, trasformato in italo e italico dagli ellenofoni stanziati sulla costa. Secondo Antioco di Siracusa invece, la terra tra gli antichi golfi Nepetinico (Golfo di Sant'Eufemia) e Scillentinico (Golfo di Squillace), ossia l'attuale istmo di Catanzaro in Calabria, era governata da re Italo dal quale derivò il nome del popolo di cui era sovrano. Adottato dai romani[19], il termine italico fu gradualmente sostituito da quello di italiano solo in età basso-medievale.
Etnia italiana
Sebbene il concetto di "gruppo etnico" sia accademicamente controverso[20], diverse fonti definiscono gli italiani come gruppo etnico perché contraddistinti da una propria cultura (lingua e religione) e da una propria nazione di origine[21].
Per Giulio Bollati con lo Stato nazionale «italiano» cessò di essere unicamente un vocabolo della tradizione culturale, o la denominazione generica di ciò che era compreso nei confini della penisola, per completare e inverare il suo significato includendovi l'appartenenza a una collettività etnica con personalità politica autonoma[22].
Per l'enciclopedia britannica gli italiani non possono essere accomunati da nessuna caratteristica fisica, cosa che può essere spiegata dalle diverse dominazioni che si sono succedute sul territorio[23]. Altre fonti definiscono gli italiani come appartenenti alla medesima nazione e che sebbene spesso descritti come popolazione omogenea sono divisi in molteplici gruppi culturali, sociali e politici[24].
La nazione italiana e gli italiani
«L'eredità romana, una lingua parlata (almeno a livello letterario) sia da Cielo d'Alcamo che da Bonvesin della Riva, la presenza della chiesa, la barriera naturale delle Alpi, un ideale politico iniziato con Dante, Petrarca e Machiavelli, centoquarant'anni di unità statale che ha diffuso per tutto lo stivale una certa omogeneità di comportamenti, nel bene come nel male»
La nozione di "italico" e, successivamente, di "italiano", è molto antica, mentre quella di nazione italiana risale ad età basso-medievale e, secondo taluni, è stata la prima a formarsi sul continente europeo[26]. Trovò la propria consacrazione in alcuni Concili dell'epoca (fra cui quello di Costanza), in cui il voto dei partecipanti non veniva formulato individualmente, ma per nationes. Ad essere ammesse al voto erano solo le cinque nazioni storiche d'Europa (un voto ciascuna) e cioè l'italiana, la tedesca, la francese, la spagnola e l'inglese[27].
Recenti studi tendono a dimostrare che la popolazione originaria della penisola, malgrado le molte invasioni subite dalla caduta dell'Impero romano d'Occidente, avrebbe mantenuto sempre una notevole superiorità numerica sui nuovi arrivati. L'Italia si configurerebbe pertanto come una delle isole genetiche d'Europa[28][29].
Secondo autori come Umberto Eco, il principale elemento che accomunò la massima parte degli italiani sarebbe stata la consapevolezza di una comune eredità romano-latina[25], come testimoniato dalle opere di tanti letterati, intellettuali e studiosi italiani a partire dal XIV secolo, ad esempio Dante[25]. Fra gli altri elementi di identificazione vi sarebbe la lingua, che da essi prende nome (spesso parlata accanto ad idiomi e dialetti locali), accettata e usata da secoli dalla borghesia e dalle classi colte, nonostante la frammentazione politica della penisola italiana durata dalla seconda metà del VI secolo fino agli anni sessanta dell'Ottocento. Ha avuto una sua influenza sul popolo italiano, nel corso della sua storia, anche il sistema di valori cristiani, filtrato attraverso la Chiesa cattolica, la cui sede è a Roma. «...Nulla ha segnato così profondamente e definitivamente l'identità italiana...», scrive Ernesto Galli della Loggia, «...come la concomitante presenza nella penisola di Roma e della sua eredità, da un lato, e della sede della Chiesa cattolica dall'altro...»[30].
Origini e formazione del popolo italiano
Età preromana
La comparsa dell'Homo sapiens in Italia risale al Paleolitico superiore. Siti appartenenti alla cultura aurignaziana e gravettiana sono stati rinveuti in tutta la penisola. Tra i più importanti si possono citare i Balzi Rossi e la caverna delle Arene Candide in Liguria, la grotta Paglicci e la grotta delle Veneri in Puglia, la grotta del Romito in Calabria, la grotta dell'Addaura e il riparo di Fontana Nuova in Sicilia[31]. Al mesolitico risale la colonizzazione della Sardegna (dove la presenza dell'uomo è attesta sin dal Paleolitico superiore[32]) e della Corsica da parte di popolazioni giunte a bordo di rudimentali imbarcazioni; circa la provenienza, secondo alcune teorie sarebbero pervenute dall'Italia continentale [33], secondo altre dall'Asia Minore[34]. Nel neolitico genti provenienti da Oriente portatrici della ceramica impressa si stabilirono nell'Italia Meridionale e in Sicilia introducendo la cosiddetta rivoluzione neolitica che poi si diffuse gradualmente nell'Italia centrale, nelle isole e in Italia Settentrionale. Nell'età dei metalli, comparvero in Italia nuove forme culturali generalmente di provenienza esogena tra le quali la cultura di Remedello del Rinaldone e del Gaudo, la cultura del vaso campaniforme e la cultura dei campi di urne. Genti provenienti da varie regioni europee e da Oriente si stanziarono in territorio italiano senza però sopraffare le popolazioni locali[35].
Nell'area attualmente individuata come Italia, all'alba del I millennio a.C. erano stanziate varie popolazioni, sia indoeuropee che pre-indoeuropee. Le prime avevano raggiunto l'Italia in varie ondate migratorie, prodottesi nel corso del II millennio a.C. Nel nord-ovest erano presenti i Liguri, i Protocelti e i Camuni, nel nord-est i Veneti, i Reti e i Castellieri; nell'Italia Centrale vivevano gli Etruschi (che successivamente occuparono gran parte dell'attuale Emilia-Romagna e una zona limitata della Campania) e le popolazioni italiche degli Umbri, dei Latini e dei Falisci, mentre in Italia meridionale erano stanziate, oltre a popolazioni di ceppo italico (Osco-umbri) anche gruppi di Illiri (Puglia); le isole maggiori erano invece abitate da varie etnie tra le quali i Sicani, i Siculi (di origine italica) e gli Elimi in Sicilia, i Balari, gli Iliensi e i Corsi (oltre ad altri popoli minori) in Sardegna e in Corsica dove, a partire dall'età del bronzo, si svilupparono la civiltà nuragica e torreana.
In epoca storica si produce, a partire dall'VIII secolo, lo stanziamento di Greci (parlanti una lingua indoeuropea) sulle coste del Mezzogiorno peninsulare e Sicilia orientale e di Fenici e Punici (di stirpe semita) sulle coste delle isole maggiori. Le regioni interne dell'Italia insulare e meridionale continuarono tuttavia ad essere abitate da genti italiche e particolarmente di lingua osca (e sue varianti), fra cui i Sanniti, bellicosa popolazione dotata di strutture politiche e militari relativamente complesse per l'epoca. In Italia centrale si registrava, nello stesso periodo, l'espansione del popolo etrusco, di lingua non indoeuropea e di origine imprecisata (autoctona o forse proveniente dal Mediterraneo orientale) che, a partire dal VI secolo a.C., colonizzò anche parte della pianura padana (attuale Emilia-Romagna) e alcune zone della Campania. Al momento della loro massima espansione (500 a.C. circa) gli Etruschi, che avevano elaborato una civiltà particolarmente complessa e raffinata, avevano esteso la propria sfera di influenza politica e culturale su gran parte d'Italia (dalle Prealpi fino a Salerno). Gli stessi romani, nel periodo monarchico, furono governati da una dinastia etrusca che trasformò la loro capitale da modesto centro abitato in una delle città più floride del Latium.
Fra il V e il IV secolo a.C. popolazioni celtiche occuparono la massima parte della Gallia cisalpina, venendo a contatto con i Liguri e dando vita alla indoeuropeizzazione culturale ed etnica della Liguria.
L'età romana e la prima unificazione d'Italia
Dalle guerre sannitiche a quelle puniche
L'unità territoriale raggiunta a seguito della conquista romana, che fu considerato avvenimento "di grande trascendenza per la storia d'Italia e degli italiani" dal Keaveney[36], avvenne fra la seconda metà del IV secolo a.C. e la prima metà del II secolo a.C.. Sotto Roma, l'Italia assunse una forte omogeneità culturale, linguistica e religiosa, configurandosi inoltre come una terra profondamente romanizzata, la più romana di tutte[37]. Particolare importanza riveste a tale proposito il ventennio compreso fra la battaglia del Sentino (295 a.C.) e quella di Benevento (275 a.C.), allorquando, liquidata definitivamente la partita con Sanniti, Etruschi, Umbri e Galli, e cacciato Pirro dalla Magna Grecia, Roma si era imposta come la potenza egemone in Italia centrale e meridionale. Alla vigilia della prima guerra punica (264) guidava con autorevolezza un complesso di entità politiche ad essa subordinate la cui popolazione totale si avvicinava ai 3 milioni di abitanti[38] sparsi su un territorio di circa 124.000 km².[39] Etruschi, Italioti della Magna Grecia e la totalità delle popolazioni italiche peninsulari erano infatti vincolati in vario modo a Roma, che sotto la sua egida aveva organizzato una sorta di Comunità militare, o di confederazione, che comprendeva:
- i cittadini romani con diritto di voto
- i cittadini romani senza diritto di voto
- i socii, cioè gli alleati di Roma, che godevano di una certa autonomia, ma che erano privi di cittadinanza ed avevano l'obbligo di fornire aiuti militari a Roma e combattere al suo fianco in caso di guerra
- gli abitanti delle colonie latine
- gli abitanti delle colonie romane.
Con la prima guerra romano-punica Roma acquistò la Sicilia, e, qualche anno più tardi, la Sardegna e la Corsica. Le tre isole non furono tuttavia integrate nell'Italia romana, ma amministrate separatamente. Negli anni trenta del III secolo a.C. iniziò la penetrazione in Italia settentrionale, la cui conquista poté dirsi pienamente realizzata solo attorno alla metà del II secolo a.C., dopo che l'Urbe, a seguito della seconda e della terza guerra romano-punica e delle vittoriose guerre contro i regni di Macedonia e dei Seleucidi era divenuta la potenza egemone dell'intero bacino del Mediterraneo. A quell'epoca, tutto il territorio che poi avrebbe conformato l'Italia attuale, oltre alla Corsica e all'Istria, era romano.
La Repubblica imperiale
Nel II secolo a.C. il processo di romanizzazione, iniziato fin dal III secolo a.C. (e, in alcune zone, come la Campania, ancor prima) subì un'improvvisa accelerazione, acquisendo in Italia delle connotazioni specifiche che l'avrebbero marcata per sempre. Fra queste si segnalano:
- la profonda urbanizzazione, che interessò tutto il territorio italiano e che va visto come «...un connotato unificante dell'Italia destinato a restare tale fino ai giorni nostri...»[40],
- lo sviluppo di una cultura rurale comune, determinato dal carattere agrario, oltreché urbano, della civiltà romana e che stimolò la centuriazione delle terre destinate ai veterani e la nascita di una fitta rete di piazze e di mercati agricoli,
- la diffusione della lingua latina che, pur se ebbe luogo anche in altre parti del mondo romano, rivestì per l'Italia un'importanza, allora e in seguito, difficilmente immaginabile oggigiorno. «L'italiano...», scrive Ernesto Galli della Loggia, «non è certo l'unica lingua romanza, ma è quella che con il latino intrattiene un rapporto culturalmente più intenso in ragione del rapporto forte fra la cultura italiana e il retaggio classico»[40],
- la progressiva adozione del diritto romano da parte di tutte le popolazioni stanziate in Italia,
- l'uso generalizzato della monetazione romana, anche se talvolta affiancata da quella locale,
- l'integrazione di tutti gli italici nell'esercito e nelle attività economiche proprie del mondo romano.
Già attorno alla metà del II secolo «...l'alleanza romano-latina-italica...si presentava come un organismo giuridicamente composito e diseguale, ma politicamente, militarmente, economicamente integrato...»[41]. Questo senso di appartenenza rivestiva connotazioni particolari quando si era fuori dall'Italia. Nel porto franco di Delo (istituito nel 166 a.C.), ad esempio, i mercanti romani erano praticamente indistinguibili da quelli italici[42] e, nel mondo greco, venivano designati con una comune denominazione[43].
Importante per la creazione di un'identità comune dell'Italia romana, fu il sistematico spostamento (non sempre volontario) delle popolazioni italiche da una regione all'altra della Penisola, secondo le necessità del potere politico romano. Fin dall'epoca delle prime conquiste in ambito territoriale latino, l'Urbe iniziò a mettere in atto un piano di assimilazione ed omogeneizzazione delle popolazioni sottomesse. Primo importante passo di tale processo fu la creazione delle prime Colonie romane (fra cui Anzio, fondata nel 338 a.C.), che si strutturarono in piccoli nuclei di cittadini il cui compito era quello di formare una sorta di isole di romanità all'interno di aree appartenenti a popolazioni appena assoggettate. La prima finalità di queste colonie era quella di esercitare un controllo militare, cui faceva seguito la diffusione della cultura, della lingua e delle leggi romane, che, tramite la popolazione immigrata, si diffondevano tra i nativi. Un ruolo importante nell'accelerare il processo di fusione e di romanizzazione delle varie stirpi che popolavano l'Italia del tempo fu svolto dai veterani romani, ai quali, una volta lasciato il servizio attivo, veniva assegnata della terra da coltivare come "pensione"[44]. Molti furono i casi di ex legionari romano-italici sopraggiunti in centri abitati dalle popolazioni autoctone e già strutturati come nuclei urbani di una certa consistenza. In alcuni casi si crearono anche attriti fra i nuovi arrivati e i gruppi etnici preesistenti, come ad Arezzo, antica città etrusca, dove Silla assegnò terre ai propri fedelissimi che non tardarono ad entrare in contrasto con i nativi[45].
Altro fattore che accelerò il processo di unificazione e romanizzazione della Penisola italiana fu quello della delocalizzazione e della progressiva disarticolazione delle identità tribali dei popoli appena assoggettati. Indicativo è, a tale proposito, il destino dei Liguri, che perduta una lunga e sanguinosa guerra contro Roma, furono deportati in massa nel Sannio, da cui viceversa emigrarono coloni Sanniti per ripopolare alcune zone un tempo appartenute ai Liguri[46]. Episodi di trasferimenti più o meno forzosi di popolazioni autoctone accompagnarono il processo di romanizzazione dell'Italia durante l'età repubblicana, e si produssero sia nel nord che nel sud peninsulari[47]. Dunque, a più riprese si verificarono grandi operazioni di trasferimenti, distribuzione di terre e colonizzazioni varie che completarono l'unificazione del paesaggio sociale, etnico e culturale dell'Italia intera, modificando profondamente l'assetto etnico - linguistico preromano. Nel I secolo a.c, ad esempio, il totale dei veterani (silliani, pompeiani e cesariani) che in tempi differenti dovettero essere pensionati con la concessione di possedimenti agricoli oscillava tra il 260.000 ed il 280.000 individui, vale a dire circa il 10% della popolazione libera della Penisola. Essi si insediarono in Etruria, nella Gallia Transpadana e Cispadana, nell'Apulia e nella Sicilia. Ai veterani, come poc'anzi accennato, si andarono poi ad aggiungere altre decine di migliaia di persone tra deportati e coloni. [48]
L'unione di tanti popoli (celtici, umbri, oschi, illirici, italioti, etruschi, ecc.) sotto l'egida di Roma, non poteva tuttavia realizzarsi completamente se non mediante il pieno riconoscimento, anche giuridico, di una condizione paritaria con i romani e in particolare mediante il pieno godimento dei diritti politici. Il sentirsi parte integrante del mondo romano rendeva particolarmente umiliante per costoro l'estromissione dalle decisioni che non riguardavano solo Roma ma l'Italia tutta: guerre, paci, misure economiche e tributi. Solo l'acquisizione della cittadinanza romana avrebbe potuto sanare tali anomalie. Fu necessaria una guerra particolarmente cruenta (91-89 a.C.), passata alla storia come guerra sociale[49] per indurre Roma ad emanare una serie di leggi (lex Iulia, lex Plautia Papiria, lex Pompeia, ecc.) che, fra l'89 e il 49 a.C., estesero progressivamente la cittadinanza romana a tutti gli abitanti dell'Italia peninsulare e continentale, dalle Alpi alla Calabria, punto finale di un'integrazione già realizzatasi in larga parte nel secolo e mezzo precedente. È questa un'epoca di eccezionale importanza per l'Italia e per lo sviluppo della nazione ad essa legata, come lo stesso Gramsci metterà in rilievo, paragonandola al periodo successivo (imperiale): «...l'aristocrazia romana, che aveva con mezzi e nei modi adeguati ai tempi unificato la penisola e creato una base di sviluppo nazionale è soverchiata dalle forze imperiali...»[50].
L'impero
Con l'avvento del Principato, Augusto, tenendo conto dei caratteri specifici dell'Italia peninsulare e continentale, non la coinvolse nella riorganizzazione provinciale, come fece con tutte le altre aree dominate da Roma (ivi comprese la Sicilia, la Sardegna e la Corsica), quasi essa costituisse un'estensione naturale dell'Urbe. Tutti gli abitanti liberi stanziati sul suo territorio continuarono a mantenere la cittadinanza romana e ad essere esentati dal regime impositivo che gravava sulle Province. Anche l'unità politica d'Italia venne mantenuta dal momento che la sua suddivisione in undici regioni amministrative fu dettata in massima parte da ragioni afferenti le rilevazioni statistiche di carattere censuale e gli arruolamenti militari.
Avvenimento di non trascurabile importanza fu, sempre in età augustea, il giuramento di fedeltà che i rappresentanti dell'Italia tutta fecero ad Augusto prima della sua partenza per l'Oriente per affrontare Marco Antonio e Cleopatra (32 a.C.) e che lo stesso imperatore ricorderà molti anni dopo: «...tutta l'Italia giurò sulle mie parole...[51]».
In epoca dioclezianea i privilegi di cui avevano goduto gli italici vennero meno. Nella riorganizzazione imperiale in diocesi, l'Italia, cui vennero unite la Sicilia, la Sardegna e la Corsica, mantenne la propria unità territoriale (Diocesi d'Italia o Italiciana), ma fu equiparata in tutto e per tutto alle altre regioni dell'Impero sia sotto il profilo militare che amministrativo e fiscale. Successivamente, nel corso del IV secolo, pur se interamente compresa nella Prefettura di appartenenza (Prefettura d'Italia), fu suddivisa in due subdiocesi: l'Italia Annonaria, e l'Italia Suburbicaria.
Nel IV secolo secolo, grazie anche all'appoggio di alcuni imperatori (primo fra tutti Costantino I) e a una legislazione favorevole, il processo di cristianizzazione dell'Italia divenne irreversibile. Roma, non più capitale dell'Impero, si impose tuttavia con il suo indiscusso prestigio come il massimo centro religioso d'Italia e d'Occidente e tale rimase per tutto il Medioevo. È importante segnalare che se l'eredità romana raccolta dalla Chiesa «...ha grandemente contribuito a dare profondità culturale, capacità organizzativa e prestigio istituzionale alla religione di Cristo...»[52], il cristianesimo di Roma ha assicurato la sopravvivenza di tanta parte della cultura romana e latina, marcando per sempre la civiltà italiana. Il cristianesimo nella sua versione "romana" divenne infatti, fin da allora, uno dei segni di identità più evidenti del popolo italiano e un forte elemento differenziatore fra gli italici e le popolazioni barbare (ariane) che nel V e VI secolo invasero la penisola.
Gli italiani divisi
La frattura del sesto secolo
Dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente, penetrarono in Italia dal Nord popolazioni barbare di stirpe (in prevalenza) germanica, che rimasero comunque sempre di numero inferiore agli abitanti originari: lo smantellamento della struttura sociale romana, così come le guerre che ne seguirono (su tutte la guerra greco-gotica) portarono a un marcato impoverimento sociale e culturale. Tuttavia l'unità politica d'Italia non si spezzò né in epoca ostrogota, né durante i primi anni di dominio bizantino, ma venne meno solo nella seconda metà del VI secolo, a causa dell'invasione longobarda, cui fece seguito la divisione del territorio italiano in due grandi aree di influenza: quella longobarda (il cui dominio si estendeva dalle Alpi al fiume Crati, in Calabria), e quella romano-orientale (o bizantina), che comprendeva a grandi linee Venezia, la Romagna, il Lazio, Napoli, il Salento, parte della Calabria e le isole maggiori.
La divisione d'Italia e degli italiani prodottasi all'epoca si protrasse per circa tredici secoli ed ebbe termine solo nei decenni centrali dell'Ottocento.
Sia i Longobardi che i Bizantini furono infatti incapaci di costruire in Italia un embrione di nazionalità, come era accaduto in Gallia a opera dei Franchi. Nell'Italia longobarda si produsse anzi una vera e propria frattura di civiltà dovuta in particolare a:
- l'annientamento quasi totale della vecchia classe dirigente romana di origine aristocratica, ancora potente e rispettata in età ostrogota (basti pensare a Severino Boezio, Cassiodoro e alla famiglia dei Symmachi)[53];
- la profonda decadenza della vita cittadina, che, iniziata nel corso della guerra gotico-bizantina si accentuò fin dai primi anni dell'invasione longobarda con «la fuga delle popolazioni all'avanzare della nefandissima langobardorum gens[54];
- la divisione pressoché totale fra germanici e italici ancora molto forte agli inizi dell'VIII secolo[55] e determinata non solo da una legislazione che per lungo tempo impedì i matrimoni misti, ma anche e soprattutto dall'estraneità degli invasori ai valori civili del mondo romano[56].
Ogni tentativo dei Longobardi di costruire una entità statuale unica era comunque destinato a fallire non solo per le ragioni indicate, ma anche per la resistenza bizantina e per l'opposizione del papato, che per difendere l'autonomia della Santa Sede, non sufficientemente garantita dall'Impero romano-orientale di cui di cui faceva ancora parte, chiamò in proprio soccorso il re franco Carlo Magno, che sconfisse i Longobardi ponendo fine al loro regno (774) e sostituendosi ad essi (solo il Ducato longobardo di Benevento conservò la propria autonomia). Diverso destino toccò invece all'Italia bizantina, che dopo una serie di drastici ridimensionamenti sopravvisse fino alla fine dell'XI secolo. Bisogna notare che né i Longobardi (germanofoni) né i Franchi (anch'essi germanofoni), né i Romano-orientali (ellenofoni) riuscirono ad imporre le proprie lingue alle popolazioni da essi governate: i Longobardi in particolare finirono con l'adottare il latino (che oltretutto era sempre stata l'unica lingua scritta del proprio regno) e arricchirono la toponomastica italiana di un certo numero di termini germanici. Anche i Franchi lasciarono tracce nella toponomastica, ma importarono in Italia alcune loro istituzioni politiche e militari destinate a sopravvivere per lungo tempo. Ancora più consistenti furono tuttavia gli apporti romano-orientali, nell'architettura, nelle arti e soprattutto nel diritto (la raccolta di leggi romane del corpus iuris civilis giustinianeo, redatta quasi interamente in latino a Costantinopoli, ha costituito la base del diritto delle popolazioni italiche, poi italiane, fino ai giorni nostri).
Dai secoli bui ai Comuni
Nel IX secolo la Sicilia fu invasa e occupata da popolazioni musulmane di lingua araba, che all'epoca avevano iniziato a sviluppare una civiltà raffinata e tecnologicamente avanzata, impregnata di cultura classica e profondamente influenzata dal pensiero greco. Se i contributi di tali popolazioni in campo artistico, scientifico e filosofico furono notevoli e duraturi in Sicilia (e in tutto l'Occidente cristiano), il loro apporto alla composizione razziale della popolazione autoctona isolana appare tuttavia, secondo recenti studi, piuttosto modesto[57][58].
Mentre nell'XI secolo in Sicilia agli Arabi subentrarono i Normanni che espansero il proprio regno sino ai confini con lo Stato Pontificio (assorbendo anche il ducato longobardo di Benevento e gli ultimi possedimenti bizantini), in Italia centro-settentrionale si era imposta da qualche tempo una dinastia sassone detentrice di un potere imperiale da essa ricostituito (Sacro Romano Impero). Fu in quest'epoca o in età immediatamente successiva che si produssero in Italia tre accadimenti storici di fondamentale importanza per i futuri destini del paese: lo sviluppo di una civiltà comunale nella sua parte centro-settentrionale, il definitivo consolidamento dello Stato della Chiesa come entità statuale pienamente indipendente nel centro peninsulare, e la nascita nel Mezzogiorno del Regno di Sicilia[59], forse il primo Stato moderno d'Europa[60].
I Comuni ebbero origine da una vigorosa ripresa economica e demografica del mondo urbano italiano a partire dall'anno 1000 e raggiunsero la loro massima fioritura fra la seconda metà del XII e la prima metà del XIV secolo, imprimendo un marchio indelebile alle aree in cui il fenomeno si sviluppò. Il senso di appartenenza di tanti italiani a una comunità esclusiva e lo sviluppo del localismo, inteso nelle sue espressioni più alte, come culla cioè delle libertà civiche scaturenti da un comune modo di vedere e percepire la storia, le tradizioni, la vita stessa della propria città, sono infatti sopravvissute a tante invasioni, dominazioni e guerre e conformano ancor oggi la realtà di tanta parte d'Italia. Il localismo, insieme al campanilismo «...sembra essere uno dei connotati del "carattere italiano" nel corso dei secoli.»[61].
Di diverso segno fu l'affermarsi in Italia centrale di un forte Stato della Chiesa che negli ultimi anni del XII secolo e nei primi di quello successivo si impose come potenza egemone nell'area peninsulare mediana grazie all'energia e alla volontà di un grande papa, Innocenzo III. Nella sua storia millenaria, contrassegnata da momenti di crisi e di decadenza cui si alternarono periodi di ripresa e di relativo splendore, la Santa Sede ha svolto in Italia una triplice funzione:
- assicurare agli italiani, grazie alla propria proiezione internazionale, una centralità politica in ambito europeo (cui si accompagnava quella culturale, mai persa in età medievale), che altrimenti non avrebbero avuto dato lo scarso peso demografico e militare delle varie entità statuali in cui essi erano suddivisi;
- affermarsi come l'istituzione che più di ogni altra sarebbe stata capace di influenzare la vita e il costume degli italiani. La Chiesa cattolica ha sempre avuto infatti una spiccata vocazione popolare che si è accompagnata alla capacità « [...] di stabilire un rapporto profondo e organico con le più vaste masse e la loro vita quotidiana sì da divenire e rimanere per secoli al di là dei suoi aspetti strettamente religiosi, l'unica istituzione italiana con una forte base e contenuto popolari...»[62];
- costituire un ostacolo ad un'effettiva riunificazione politica degli italiani essendo il potere temporale del papato incompatibile con la costituzione di uno Stato unitario che avrebbe significato il definitivo tramonto di tale potere.
Legato per quattordici anni a Innocenzo III in virtù di un rapporto di tutela fu Federico II di Svevia, sovrano di origine tedesco-normanna ma italiano per nascita (Jesi) lingua (fino all'età di 12 anni parlava soltanto italiano), formazione (fu educato a Foligno) e sentimenti (si autodefinì filius Apuliae[63]). La sua figura riveste una grande importanza per la storia d'Italia e la formazione di una cultura propriamente nazionale, dal momento che:
- nella sua corte nacque, con la Scuola siciliana, il primo volgare illustre, prima espressione letteraria della lingua italiana. Lo stesso Dante, molti anni più tardi, nel rendere omaggio al sovrano riconoscerà l'importanza dell'accadimento: «...in quel tempo tutto quello che gli excellenti Italiani componevano nella corte di sì gran Re primamente usciva. E perché il loro seggio regale era in Sicilia e advenuto che tutto quello che i nostri precessori composero in vulgare si chiama siciliano: il che riteniamo anchora noi et i posteri nostri non lo potranno mutare...»[64],
- alla sua corte nacque la scuola di scultori di Nicola Pisano, successivamente trasferitasi in Toscana, in cui s'individua l'origine di un linguaggio figurativo pienamente italiano[65];
- fu il fondatore del Regno di Sicilia, fra i primi Stati moderni d'Europa, avviando in Italia il processo di formazione dello Stato unitario moderno; il progetto federiciano, pur se destinato al fallimento, lasciò profonde tracce nel pensiero italiano di età prerinascimentale e rinascimentale.
Dal Rinascimento all'età napoleonica
A partire dal XIII secolo gli italiani stanziati in alcuni Stati del centro e settentrione della penisola conobbero uno sviluppo economico, sociale e culturale che si consolidò nel secolo successivo e che non ebbe eguali in Europa. Si andò fin da allora delineando una nuova civiltà, che recuperando e rielaborando i valori della classicità romana e, in minor misura, greca, si irradiò nel resto d'Italia e nella massima parte del continente europeo, traghettando l'Occidente dall'età medievale a quella moderna. Alla base di tale civiltà, nota come Rinascimento vi furono:
- le innovazioni delle strutture economiche e sociali italiane che permisero un'espansione senza precedenti della finanza e del commercio e generarono un enorme afflusso di ricchezza in molti centri peninsulari (Milano, Firenze, Genova, Venezia, ecc.),
- lo sviluppo di un pensiero filosofico e politico profondamente originale e innovativo,
- lo sviluppo di una lingua autoctona di prestigio che si affiancò al latino come veicolo di diffusione culturale,
- le grandi realizzazioni architettoniche, artistiche, letterarie, di un nutrito gruppo di geniali creatori che rivoluzionarono le concezioni estetiche del tempo.
La consapevolezza di aver elaborato forme comuni di vita, d'arte e di comunicazione mediante una civiltà raffinata che si andava diffondendo in tutta Europa, iniziò a ridare alle classi dirigenti ed intellettuali dell'Italia del tempo una vaga coscienza comunitaria che sembrava essersi definitivamente spenta all'indomani della caduta dell'Impero romano d'Occidente.
Attorno alla metà del XVI secolo, il Rinascimento lasciò il posto al Manierismo e quest'ultimo, mezzo secolo più tardi, alla civiltà barocca, che, nata anch'essa in Italia, ebbe un riflesso internazionale (in Europa e nelle Americhe) non inferiore a quella rinascimentale. L'Italia, pur se fortemente frammentata e in parte sotto la dominazione straniera, continuò ad essere un'area di grande importanza economica e culturale fino ai primi decenni del XVII secolo[66] per poi entrare successivamente in franca recessione. La crisi divenne sempre più evidente sul finire della guerra dei trent'anni e si protrasse per oltre un secolo. Il vigore creativo degli italiani, salvo rare eccezioni (musica sia strumentale che lirica, teatro comico, soprattutto nella forma della commedia dell'arte) subì un notevole ridimensionamento, e l'Italia cessò di essere al centro delle grandi correnti di pensiero che l'avevano resa celebre. Anche quando, nella seconda metà del Settecento, si ebbe un risveglio economico e culturale sia dell'Italia centro-settentrionale che del Mezzogiorno, gli italiani avevano ormai definitivamente perso quel primato che li aveva contraddistinti per tanti secoli della loro storia e dovettero confrontarsi, spesso in una posizione di umiliante subordinazione, con le aree culturalmente più avanzate, dinamiche e prospere d'Europa e d'America. Negli ultimi anni del XVIII secolo e i primi dell'Ottocento, gli stati italiani entrarono tutti nell'orbita napoleonica.
Il Risorgimento e l'Unità d'Italia
Con il processo storico che va sotto il nome di Risorgimento, che ebbe inizio all'indomani del periodo napoleonico (o, secondo taluni, in età napoleonica o prenapoleonica) ed ebbe termine con la presa di Roma (1870), la massima parte d'Italia riacquistò la propria indipendenza sotto la monarchia dei Savoia e si riunificò, dopo circa tredici secoli, politicamente. Restavano fuori dai confini nazionali solo il Trentino, il Friuli orientale e la Venezia Giulia. Sotto il profilo culturale iniziò in quegli anni a divulgarsi a livello popolare la lingua italiana, che fino ad allora era parlata e scritta solo dalle classi colte (aristocrazia, media e alta borghesia ed intellettuali). L'affermazione dell'italiano, divenuto in quegli anni lingua ufficiale, fu tuttavia lenta, dal momento che dovette scontrarsi con la scarsa mobilità delle persone, il bassissimo livello di scolarizzazione e il forte attaccamento verso i dialetti e gli idiomi regionali molto usati negli Stati preunitari indipendenti. Solo nel corso del secolo successivo, con la diffusione dei mezzi di comunicazione di massa (giornali, cinema, radio e, soprattutto, televisione) fu raggiunta una vera e propria unità linguistica (con l'italiano usato come lingua unica o insieme ad altre parlate autoctone e alloglotte).
La prima guerra mondiale
Sicuramente il più importante episodio in cui gli italiani di diverse regioni si confrontarono gli uni con gli altri fu costituito dall'esperienza della prima guerra mondiale che, secondo taluni, chiuse idealmente l'epopea risorgimentale con il ricongiungimento all'Italia di Trento, Trieste, Gorizia e la Venezia Giulia[67]. La guerra risvegliò la coscienza nazionale e permise a siciliani, calabresi, lombardi e al resto degli italiani (provenienti anche dalle terre irredente: trentini, giuliani, dalmati, ecc.) di entrare in contatto fra loro e di superare insieme, e vittoriosamente, uno dei conflitti più aspri e sanguinosi che avevano sconvolto il Continente europeo. Tale prova epocale contribuì a creare una nuova e più salda unità nazionale italiana.
Il Fascismo
In età fascista si produsse un coinvolgimento delle masse nella vita nazionale, senza che peraltro queste si rendessero protagoniste attive della costruzione dell'Italia del tempo, decisa a tavolino da Benito Mussolini e da un ristretto numero di gerarchi. Si sviluppò in quegli anni una retorica dell'italiano e dell'italianità che si accompagnava al disprezzo per una presunta ed inarrestabile decadenza delle democrazie occidentali e all'odio per la Russia bolscevica.
Nel 1938 furono emanate le leggi razziali fasciste, con le quali si emarginavano i cittadini di religione ebraica[68] nella supposizione che la popolazione italiana dovesse appartenere maggiormente alla "razza ariana". Il "Manifesto della Razza", nell'ambito di quella che fu definita "politica etnica del fascismo"[69], così distingueva inoltre gli italiani da altri popoli: «Se gli Italiani sono differenti dai Francesi, dai Tedeschi, dai Turchi, dai Greci, ecc., non è solo perché essi hanno una lingua diversa e una storia diversa, ma perché la costituzione razziale di questi popoli è diversa».
Vennero sviluppate in quegli anni forme esasperate di nazionalismo ed imperialismo che portarono l'Italia all'annessione dell'Etiopia, dell'Albania e ad entrare, con conseguenze tragiche, nella seconda guerra mondiale a fianco della Germania nazista.
Il dopoguerra
Nel secondo dopoguerra e in particolare fra gli anni cinquanta e settanta del Novecento, una favorevole congiuntura economica internazionale unitamente all'intraprendenza della classe imprenditoriale e alla tradizionale laboriosità delle masse lavoratrici autoctone, permisero all'Italia di svilupparsi, trasformandosi da paese prevalentemente agricolo in una delle grandi potenze industriali d'Europa e d'Occidente. Parallelamente acquistò dimensioni sconosciute in passato il flusso migratorio interno allo Stato italiano, che spinse milioni di persone a trasferirsi dalle regioni meridionali in quelle settentrionali, dove avevano per lo più sede le grandi aziende manifatturiere del Paese, alla ricerca di migliori opportunità di lavoro. In questo periodo iniziò a diffondersi il benessere economico presso strati sempre più ampi di popolazione e si accentuò il processo di omogeneizzazione del popolo italiano con la scolarizzazione e lo sviluppo dei mezzo di comunicazione di massa, che, come si è già accennato, furono potenti veicoli di trasmissione della lingua italiana.
La fine del XX secolo
Dagli anni ottanta è iniziato un processo migratorio verso l'Italia, protrattosi fino ai giorni nostri, da parte di persone provenienti da aree depresse o non ancora pienamente sviluppate sotto il profilo economico (Europa orientale, Medio ed Estremo Oriente, America Latina ed Africa). L'integrazione di questi nuovi cittadini alla realtà economica e culturale italiana è ancora in pieno svolgimento, mentre l'assimilazione dei loro figli, spesso nati in Italia o emigrati con le rispettive famiglie da bambini, si è generalmente realizzata in forma soddisfacente.
Cultura degli italiani
Dall'antichità fino a tutta la prima metà del XVII secolo, l'Italia è stata al centro di importanti correnti culturali ed essa stessa fulcro o origine di fenomeni di portata universale quali la civiltà etrusca, quella romana, il Cattolicesimo, l'Umanesimo, il Rinascimento e il Barocco.
Ancor oggi l'Italia è nota come la patria del diritto[senza fonte], di una lingua e una letteratura fra le più prestigiose d'Europa, di un patrimonio artistico e architettonico considerato il primo del mondo (è infatti il paese che ha il maggior numero di siti protetti dall'UNESCO come Patrimonio Mondiale dell'umanità, e fra questi prevalgono quelli di carattere artistico e monumentale). Riguardo a caratteristiche culturali tipicamente italiane, si rileva in letteratura il prevalere della commedia sulla tragedia e, almeno fino a tutto il XIX secolo, della lirica sulla prosa[senza fonte]. Tipica è la commedia dell'arte, con i suoi tratti farseschi e pungenti (che risalgono all'italum acetum) e la tipizzazione dei personaggi, in chiave spesso regionale (le maschere). La prevalenza della lirica è stata legata, oltre che a un presunto ‘sentimentalismo' italiano, soprattutto al carattere poco ‘popolare' che la letteratura italiana ha a lungo mantenuto. Nella pittura, in Italia è maturata la svolta che ha portato a un maggior realismo, in particolare con lo studio della prospettiva. L'architettura risente dell'influenza di quella antica, si pensi all'Alberti o al Palladio. Riguardo alla musica, prettamente italiana è l'opera e forte è la tradizione del bel canto. Il Rinascimento è stato anche il punto di avvio della cultura scientifica moderna, fondata sulla sperimentazione, e grande è stato il contributo degli italiani alle esplorazioni geografiche, da Marco Polo a Cristoforo Colombo. Infine, merita un cenno il contributo degli italiani nel cinema, sia nel cinema d'autore che nei generi più popolari, taluni dei quali (per esempio il western all'italiana) hanno avuto risonanza mondiale.
Considerando il folclore, prevale nettamente la dimensione locale/regionale su quella ‘nazionale', a parte manifestazioni legate alla comune tradizione religiosa, legate ad esempio al Carnevale o al matrimonio (per esempio, l'uso delle bomboniere e dei confetti[senza fonte]).
Anche nella cultura popolare, la dimensione locale prevale, almeno fino al XX secolo, quando prendono forma abitudini e fenomeni propriamente "italiani" (dalla musica leggera alla moda, dal caffè espresso al design, da certi aspetti dello "stile di vita" allo sport). Sono presenti comunque anche tradizioni nazionali, per esempio nei giochi popolari (dalla morra ad alcuni giochi di carte e al lotto) e nelle abitudini alimentari (la pasta, diffusa in tutta Italia, seppure con caratteristiche diverse dipendenti dal tipo di frumento disponibile; la cultura del vino).
Consistenza numerica degli italiani
Secondo dati Istat risiedono in Italia circa 60 milioni di persone[70]; in tale computo sono tuttavia considerati anche circa 5.000.000 stranieri residenti sul territorio italiano[70] e sono invece esclusi circa 5.000.000 italiani residenti all'estero[71], tra cui vengono considerati anche i cittadini dotati di un'altra cittadinanza (popolarmente, "doppio passaporto"), spesso rappresentanti degli ultimi gruppi della cosiddetta diaspora italiana verso altri stati europei (Francia, Germania, Belgio, Svizzera, Gran Bretagna ecc.) e le Americhe; si calcola che solo tra il 1876 e il 1925 partirono circa 14 milioni di persone[72] (con una punta massima nel 1913 di oltre 870.000 partenze).
Leggermente diversi sono i numeri relativi all'italofonia, dovendo in questo caso considerarsi anche gli svizzeri italiani, i comuni bilingue dell'Istria e un numero non quantificabile di oriundi, principalmente nelle Americhe.
Un altro fenomeno molto importante è quello degli oriundi italiani nel mondo, discendenti (spesso solo parzialmente) di coloro che emigrarono nel XIX e nel XX secolo; generalmente tali persone sono integrate da almeno 2-3 generazioni nei loro paesi di destinazione, mantenendo di fatto solo un flebile legame con l'Italia. Esistono solo stime indicative (e non sempre concordi) sui numeri relativi a tale presenza, dato che non ovunque vengono fatti censimenti in tal senso (praticamente solo negli Stati Uniti, Canada e Australia) e che la nozione di "ascendenza italiana" può essere letta in diversa maniera, dato che una persona può anche avere (e spesso è la norma) più ascendenze diverse.
Cittadini italiani residenti all'estero comunità con oltre 1.000 residenti (censimento AIRE 31-12-2012)[71] | |
---|---|
Argentina | 691 481 |
Germania | 651 852 |
Svizzera | 558 545 |
Francia | 373 145 |
Brasile | 316 699 |
Belgio | 254 741 |
Stati Uniti | 223 429 |
Regno Unito | 209 720 |
Canada | 137 045 |
Australia | 133 123 |
Spagna | 124 013 |
Venezuela | 116 329 |
Uruguay | 90 603 |
Cile | 52 006 |
Paesi Bassi | 35 715 |
Sudafrica | 31 734 |
Perù | 30 513 |
Lussemburgo | 23 960 |
Austria | 21 581 |
Ecuador | 14 835 |
Colombia | 14 216 |
Messico | 13 409 |
Croazia | 13 019 |
San Marino | 11 934 |
Israele | 11 328 |
Grecia | 10 982 |
Svezia | 9 666 |
Irlanda | 8 545 |
Paraguay | 8 502 |
Monaco | 6 803 |
Cina | 6 746 |
Rep. Dominicana | 6 077 |
Danimarca | 5 328 |
Portogallo | 4 955 |
Costa Rica | 4 661 |
Guatemala | 4 370 |
Egitto | 4 139 |
Emirati Arabi Uniti | 4 133 |
Turchia | 3 921 |
Romania | 3 810 |
Panama | 3 688 |
Tunisia | 3 537 |
Slovenia | 3 425 |
Polonia | 3 392 |
Norvegia | 3 309 |
Rep. Ceca | 3 208 |
Thailandia | 3 081 |
Nuova Zelanda | 2 947 |
Bolivia | 2 891 |
Giappone | 2 789 |
Finlandia | 2 747 |
Marocco | 2 680 |
Ungheria | 2 566 |
Palestina | 2 518 |
El Salvador | 2 377 |
Russia | 2 355 |
Cuba | 2 266 |
Singapore | 1 968 |
Malta | 1 858 |
Libano | 1 770 |
Kenya | 1 602 |
Liechtenstein | 1 513 |
Etiopia | 1 318 |
Nicaragua | 1 162 |
Indonesia | 1 105 |
Honduras | 1 103 |
Serbia | 1 100 |
India | 1 066 |
Filippine | 1 035 |
Nigeria | 1 022 |
Slovacchia | 1 010 |
Principali comunità di oriundi italiani nel mondo | Note | ||
---|---|---|---|
Brasile | 25 milioni (circa 15% pop. totale)[73] | italo-brasiliani (categoria) | [74][75] |
Argentina | 20 milioni (circa 50% pop. totale) | italo-argentini (categoria) | [76][77] |
Stati Uniti | 18,1 milioni (circa 6% pop. totale) | italoamericani (categoria) | [78] |
Francia | 4 milioni (circa 6% pop. totale) | italo-francesi (categoria) | [79][80] |
Canada | 1.445.335 (circa 4,5% pop. totale) | italo-canadesi (categoria) | [81] |
Uruguay | 1.500.000 (circa 40% pop. totale) | italo-uruguaiani (categoria) | [82] |
Perù | 1.400.000 (circa 4,8% pop. totale) | Italo-peruani (categoria) | [83] |
Venezuela | 900.000 (circa 3% pop. totale) | italo-venezuelani (categoria) | [84] |
Australia | 850.000 (circa 4% pop. totale) | italo-australiani (categoria) | [85] |
Messico | 850 000 (circa 1% pop. totale) | italo-messicani | |
Germania | 700.000 (< 1% pop. totale) | italo-tedeschi (categoria) | |
Svizzera | 527.817 (circa 7% pop. totale) | italo-svizzeri (categoria) | |
Regno Unito | 300 - 500 000 (< 1% pop. totale) | italo-britannici (categoria) | |
Cile | 150.000 (circa 2% pop. totale) | italo-cileni (categoria) | [82] |
Belgio | 290 000 (circa 3% pop. totale) | italo-belgi (categoria) | [86] |
Costa Rica | 120 000 (circa 3% pop. totale) | italo-costaricani | |
Paraguay | 100 000 (circa 1,5% pop. totale) | Italo-paraguaiani | |
Ecuador | 90 000 (circa 0,6% pop. totale) | Italo-ecuadoriani |
Principali comunità straniere residenti in Italia (dati ISTAT 2011)[70] | |||
---|---|---|---|
Romania | 968.576 | ||
Albania | 482.627 | ||
Marocco | 452.424 | ||
Cina | 209.934 | ||
Ucraina | 200.730 | ||
Filippine | 134.154 | ||
Moldavia | 130.948 | ||
India | 121.036 | ||
Polonia | 109.018 | ||
Tunisia | 106.291 | ||
Perù | 98.630 | ||
Ecuador | 91.625 | ||
Egitto | 90.365 | ||
Macedonia del Nord | 89.900 | ||
Bangladesh | 82.451 | ||
Sri Lanka | 81.094 | ||
Senegal | 80.989 | ||
Serbia Montenegro Kosovo |
80.320 | ||
Pakistan | 75.720 | ||
Nigeria | 53.613 | ||
Bulgaria | 51.134 |
Note
- ^ Jacob Burckhardt, p. 113.
- ^ Cfr. dati ufficiali al 01.01.2012 nel sito ISTAT
- ^ Popolazione residente in Italia (Dati Istat) al netto della popolazione straniera residente (Dati Istat)
- ^ Svizzeri italiani residenti nel canton Ticino e nei cantone dei Grigioni (da non confondere con gli italo-svizzeri, cittadini della Repubblica Italiana residenti nel Paese o discendenti)
- ^ Population by Ethnicity, by Towns/Municipalities, Census 2001, su dzs.hr, 2001. URL consultato il 9 maggio 2007.
- ^ Population by ethnic affiliation, Slovenia, Census 1953, 1961, 1971, 1981, 1991 and 2002
- ^ Italiani di Montenegro
- ^ a b c d e f g h i j k l m n Annuario Statistico 2009 del MAE - Direzione Generale per gli Italiani all'Estero - Italiani iscritti all'anagrafe consolare: prime 15 Comunità più numerose (anno 2008), pagina 129.
- ^ Italo-svizzeri, ovvero cittadini della Repubblica Italiana residenti nel Paese (Statistiche del Ministero dell'Interno)
- ^ https://www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook/geos/it.html
- ^ http://books.google.it/books?id=4OxnR6exPo8C&pg=PA9&lpg=PA9&dq=studies+on+the+ethnic+groups+in+Italy&source=bl&ots=PsSDVKUg18&sig=jA9jEKRliX0iEHaBwmhf909Hek4&hl=it&sa=X&ei=1EmTU6yUGKnG7Abv5oBI&ved=0CF4Q6AEwBg#v=onepage&q=studies%20on%20the%20ethnic%20groups%20in%20Italy&f=false
- ^ «...l’Italia è uno spazio geografico che ha avuto per destino di raggiungere, possedere e poi perdere, e poi riconquistare, una unità etnica culturale politica, e cosí anche linguistica.»G. Devoto, Introduzione
- ^ "La conquista romana unificò l'Italia. Nell'età di Augusto la penisola (...) aveva una forte omogeneità culturale: la lingua più diffusa era il latino, che s'imponeva sulle antiche lingue locali, gli dei di Roma erano venerati ovunque, i valori sociali romani erano condivisi da tutti, e dappertutto le città adeguavano il loro aspetto e le loro istituzioni al modello di città romana. I letterati celebravano nell'Italia la "maestra di tutte le genti", poiché essa era ormai una terra profondamente romana, la più romana di tutte" - La romanizzazione dell'Italia, Jean-Michel David, La Terza 2002,
- ^ Particolare importanza rivestono, a tale proposito, gli etruschi, il cui contributo maggiore dato al risveglio dell'Italia e dell'Europa occidentale «...è quello riguardante il rapporto con Roma. Ad essa diedero i natali, nel senso che la costruirono, le trasmisero le norme giuridiche più importanti, l'organizzarono sotto il profilo militare e politico, la cinsero di potenti mura per difenderla dai nemici e la elevarono a prima nazione su tutte le altre dell'Italia», permettendo in tal modo «...la nascita e il decollo di Roma che diffuse la propria cultura nel mondo a scapito dell'ellenismo, creando in questo modo le premesse per quella svolta radicale che produsse lo spostamento degli interessi spirituali e anche materiali dall'Oriente all'Occidente.» (Ugo Di Martino, Le civiltà dell'antica Italia, Milano, Mursia, 1984, pp. 155 e 156). Sotto il profilo artistico ebbe una notevole importanza l'affermazione, intorno al al III secolo a.C. di un'arte medio-italica e cioè né greco-ellenistica né etrusca, la cui area va dall'Apulia al Piceno, dalla Campania al Lazio e al Sannio, il cui capolavoro è il Bruto Capitolino che ancor oggi si può ammirare a Roma, in Campidoglio (Ranuccio Bianchi Bandinelli, Roma, l'arte nel centro del potere, Milano, Corriere della Sera e Rizzoli libri illustrati, 2005, pp. 49-50). Di maggior rilevanza è tuttavia l'apporto, non solo artistico, ma anche commerciale, dei grandi centri costieri del Mezzogiorno italiano e della Sicilia. Roma entrò stabilmente in contatto permanente con l'area commerciale greca dopo un accordo sanzionato con Napoli nel 326 a.C.(Ranuccio Bianchi Bandinelli, op. cit. p. 44), anche se non si può escludere, come suggerisce Ranuccio Bianchi Bandinelli, che le mura serviane (la cui costruzione iniziò nel 378 a.C.) siano state erette con la collaborazione di maestranze siciliane (Ranuccio Bianchi Bandinelli, op.cit., p. 45)
- ^ http://www.populstat.info/Europe/italyg.htm
- ^ http://infoaire.interno.it/statistiche2012/ripartizionesesso.htm
- ^ http://www.progettoculturale.it/cci_new/documenti_cei/2011-03/08-23/4%20-%20Rapp%20Italiani.pdf
- ^ http://micheletimpano.blogspot.com/p/san-giorgio-morgeto.html.
- ^ Strabone, Geografia, V, 1,1.
- ^ Lemma Etnia sulla Treccani
- ^ Ethnic Studies: Issues and Approaches, Philip Q. Yang, SUNY Press, 2000 ISBN 0791444791
- ^ Giulio Bollati, L’italiano, in AA. VV, Storia d’Italia. I caratteri originari, Vol. 1, Einaudi 1972
- ^ The people, lemma in enciclopedia britannica
- ^ Ethnic Groups of Europe: An Encyclopedia, Curatore Jeffrey Cole, ABC-CLIO, 2011, ISBN 1598843028
- ^ a b c Umberto Eco, p. 81.
- ^ «L'Italia fu forse la più precoce fra le nazioni europee...», scrive Umberto Cerroni, che individua nel periodo 1220-1350 un momento cruciale della sua formazione. La grande fioritura letteraria (Dante, Petrarca e Boccaccio), artistica, giuridica (Costituzioni di Melfi) dell'epoca, unitamente al primo tentativo di creazione di uno Stato moderno (da parte di Federico II) contribuirono in misura determinante al processo di formazione della nazione italiana. Umberto Cerroni, pp. 24-25.
- ^ Walter Ullmann e Cherubini Roncaglia, Il papato nel Medioevo, Bari, Laterza, 1975, pp. 306-7.
- ^ (EN) Nicholas Wade, The Genetic Map of Europe, in The New York Times, 13 agosto 2008. URL consultato il 09-03-2014.
- ^ (EN) AA.VV., Correlation between Genetic and Geographic Structure in Europe, in Cell, 26 agosto 2008. URL consultato il 09-03-2014.
- ^ Ernesto Galli Della Loggia, p. 31.
- ^ Paleolitico superiore - Italia
- ^ SardegnaCultura - Oliena , grotta Corbeddu
- ^ Melis, Paolo (2002) Un Approdo della costa di Castelsardo, fra età nuragica e romana
- ^ Massimo Pittau, Origine e parentela dei Sardi e degli Etruschi, Carlo Delfino editore, 1995
- ^ Francesco Mallegni, Simona Marongiu, Systema Naturae vol. 10 -Il popolamento dell'Italia dalle origini all'età del ferro
- ^ Keaveney A. 1982, Rome and the Unification of Italy, 47-14 b.c, 12° annex in "Social war", third paragraph
- ^ Andrea Giardina, "La conquista romana unificò l'Italia. Nell'età di Augusto la penisola (...) aveva una forte omogeneità culturale: la lingua più diffusa era il latino, che s'imponeva sulle antiche lingue locali, gli dei di Roma erano venerati ovunque, i valori sociali romani erano condivisi da tutti, e dappertutto le città adeguavano il loro aspetto e le loro istituzioni al modello di città romana. I letterati celebravano nell'Italia la "maestra di tutte le genti", poiché essa era ormai una terra profondamente romana, la più romana di tutte.
- ^ Nel 264 si calcola che i romani fossero 865.000 mentre gli alleati più di 2 milioni. Cfr. AA.VV. (Aldo Schiavone, direzione), Storia di Roma. L'impero mediterraneo. La Repubblica imperiale, Torino, Einaudi, 1990, vol. II, I parte, pp. 26-27
- ^ Di cui 26.000 km2 abitato dai romani e 98.000 km2. dagli alleati. Cfr. AA.VV. (Aldo Schiavone, direzione), op. cit., p. 26
- ^ a b Ernesto Galli Della Loggia, p. 39.
- ^ Cit. da AA.VV. (Aldo Schiavone, direzione), op. cit., pp. 302-303
- ^ «...tutti vengono convivono negli stessi sodalizi religiosi, spendono parimenti il loro denaro per abbellire l'isola, adottano il comune etnico di Italicei, che, non indicando nulla sul piano giuridico, indica appunto il fattuale raggiungimento di una situazione paritaria. Ma questa parità aveva il suo prezzo sul piano culturale: l'Italico di Delo è ormai in tutto un romano...». Cit. da AA.VV. (Aldo Schiavone, direzione), op.cit., p. 310.
- ^ «...le denominazioni di Italici o Romaioi...coprivano indifferentemente romani e alleati...». Cit. da AA.VV. (Aldo Schiavone, direzione), op. cit., p. 171.
- ^ Jean-David Michel, p. 43.
- ^ Cronologia
- ^ John Patterson, Sanniti, Liguri e Romani, Circello, edito dal Comune di Circello (Benevento), 1988.
- ^ Cfr., a tale proposito: D. O. Robson, The Samnites in the Po Valley, da The Classical Journal, Vol. 29, No. 8 (May, 1934), pp. 599-608.
- ^ Jean - Michele David, La Romanizzazione dell'Italia, pag. 157
- ^ In tale guerra si formò una Lega italica guidata dai Marsi e dai Sanniti con capitale Corfinio ribattezzata per l'occasione Italica. Si coniarono anche monete che riportavano la didascalia "Italia"
- ^ Cit. da Antonio Gramsci, Quaderno 19. Il Risorgimento Italiano, Torino, Einaudi, ed. 1977, p. 4.
- ^ Cit. da Aldo Schiavone, La Storia spezzata, Roma antica e l'Occidente moderno, Roma-Bari, Laterza, 2002, p. 202
- ^ Ernesto Galli Della Loggia, p. 44.
- ^ Storia d'Italia, 1989, p. 879.
- ^ Storia d'Italia, 1989, p. 880.
- ^ Storia d'Italia, 1989, p. 881.
- ^ Storia d'Italia, 1989, pp. 879-880.
- ^ (EN) AA.VV., Moors and Saracens in Europe: estimating the medieval North African male legacy in southern Europe, in European Journal of Human Genetics - Nature, 21 gennaio 2009. URL consultato il 10-03-2014.
- ^ (EN) Cristian Capelli, North African male legacy in southern Europe quantified, in Dienekes’ Anthropology Blog, 21 gennaio 2009. URL consultato il 10-03-2014.
- ^ Il Regno di Sicilia si divise dopo i Vespri siciliani in un Regno di Trinacria (comprendente la Sicilia propriamente detta) e in un Regno di Sicilia citeriore, più noto come Regno di Napoli, il primo retto da una dinastia aragonese, il secondo dalla casata di origine francese degli Angioini.
- ^ Umberto Cerroni, p. 66, e Benedetto Croce, che scrive: «Sorse esso infatti, nuovo e singolare esempio nella semibarbarica Europa come monarchia civile, fondata da Ruggero...innalzata a sommo prestigio da Federico Svevo: uno stato moderno, in cui il baronaggio era tenuto in istretti confini, ai popoli si garantiva libertà e giustizia, la mente del sovrano rischiarata da nobili concetti morali e politici regolava il tutto, avvalendosi degli uomini capaci dovunque li trovasse e promuovendo benessere e cultura...» Cit. da Storia del Regno di Napoli, 4ª ed., Roma-Bari, Laterza, 1980, pp. 1-2.
- ^ Giorgio Calcagno
- ^ Ernesto Galli Della Loggia, p. 50.
- ^ Umberto Cerroni, p. 120.
- ^ Il testo, in latino, tradotto dal Trissino, è tratto dalla De vulgari eloquentia e sta in: Umberto Cerroni, p. 121.
- ^ Emma Bernini
- ^ «Troviamo dunque un'innegabile ricchezza in questa Italia dell'ultimo scorcio del Cinquecento e del primo Seicento. Nessuna sorpresa dunque: il secolo dei genovesi, che è anche quello del primo Barocco è il periodo del massimo irradiamento della civiltà italiana. Abbiamo come un secolo particolare, fatto di due metà: 1550-1600 e 1600-1650, che è il grande secolo italiano...». Fernand Braudel, p. 83.
- ^ È questa l'opinione non solo di tanti intellettuali nazionalisti e irredentisti dell'epoca, ma anche di alcuni storici liberali, fra cui Adolfo Omodeo, che fu «uno dei più accesi sostenitori della visione della Grande guerra come continuazione e compimento delle guerre di indipendenza e del Risorgimento...» Cit. da: AA. VV. Storia d'Italia, Einaudi 1974 ed. speciale il Sole 24 Ore, Milano 2005 vol. 10 (Alberto Asor Rosa, Dall'unità ad oggi) p. 1356.
- ^ Non solo essi, ma in particolare essi.
- ^ Più autori, ad esempio Giordano Bruno Guerri, Appunti sulla politica etnica del fascismo
- ^ a b c / dati ISTAT
- ^ a b Numero iscritti suddivisi per ripartizioni estere
- ^ Fonte: Rielaborazione dati Istat in Gianfausto Rosoli, Un secolo di emigrazione italiana 1876-1976, Roma, Cser, 1978
- ^ Gli italiani in Brasile
- ^ Dati dell’ambasciata italiana in Brasile
- ^ Italiani in Brasile, 25 milioni di oriundi
- ^ (ES) Unos 20 millones de personas que viven en la Argentina tienen algún grado de descendencia italiana
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Voci correlate
- Stato-nazione
- Storia d'Italia
- Lingua italiana
- Cultura italiana
- Emigrazione italiana
- Pregiudizio contro gli italiani
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