Maria Lai

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«Cosa intendevi per arte quando hai scelto la tua strada?»
«Giocavo con grande serietà, a un certo punto i miei giochi li hanno chiamati arte.»

Maria Lai

Maria Lai (Ulassai, 27 settembre 1919Cardedu, 16 aprile 2013) è stata un'artista italiana[1].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Il Museo Arte Contemporanea Stazione dell'arte di Ulassai

Nata nel paese di Ulassai, nella sub regione barbaricina dell'Ogliastra, figlia di Giuseppe (veterinario[2]) e Sofia Mereu, Maria Lai era la seconda di cinque tra figli e figlie[3]. Di salute cagionevole, durante l'infanzia trascorreva i mesi invernali a Gairo presso la casa degli zii contadini, pertanto non frequentò con regolarità le scuole elementari. Nel completo isolamento iniziò però a scoprire l'attitudine per il disegno: usando i carboni del camino disegnava forme sulle pareti. Da bambina posò per Francesco Ciusa, che realizzava il ritratto di una sua sorellina defunta[4].

Nel 1928 uno dei suoi zii sparò ad un confinante e, convinto di averlo ucciso, si costituì e la stessa notte si suicidò in carcere; Maria da allora in poi visse tutto l'anno a Ulassai. Nel 1932 si iscrisse al Regio istituto magistrale Eleonora D'Arborea di Cagliari, dove ebbe come docente Salvatore Cambosu, con il quale instaurò un profondo e duraturo rapporto di amicizia[5].

Nel 1939 si iscrisse al Liceo artistico Ripetta di Roma, dove conobbe maestri di pittura come Angelo Prini e Marino Mazzacurati. Completati gli studi al liceo, a causa della guerra, non potendo rientrare in Sardegna, partì alla volta di Venezia. Qui, dal 1943 al 1945, iscrittasi all'Accademia di Belle Arti, frequentò il corso di scultura tenuto dall'artista Arturo Martini e da Alberto Viani[6].

Nel 1945 fuggì precipitosamente da Venezia e dopo un breve periodo a Verona rientrò in Sardegna; dall'anno successivo, insegnò all'Istituto Tecnico femminile di Cagliari fino al 1949. In Sardegna ristabilì i contatti con Salvatore Cambosu e conobbe, nel 1947, Foiso Fois e Giuseppe Dessì[5], che poi si ritrovò come dirimpettaio a Roma[4].

Attività artistica[modifica | modifica wikitesto]

Ritornata a Roma nel 1954, nel 1957 tenne la sua prima personale presso la galleria L'Obelisco di Irene Brin, esponendo i disegni a matita realizzati tra il 1941 e il 1954. Nel frattempo aprì un piccolo studio d'arte e instaurò rapporti d'amicizia con Jorge Eduardo Eielson. Nel 1955 il fratello Lorenzo cadde vittima di un'imboscata, forse un tentativo di sequestro di persona a scopo di estorsione, e restò ucciso da una scarica di pallettoni fra le braccia dell'altro fratello Gianni[2].

Negli anni sessanta Maria Lai osservava le correnti emergenti contemporanee, come l'Arte Povera e l'Informale, e di li a poco comprese quanto fossero importanti le lezioni di Martini (inizialmente vissute come un completo fallimento), le parole di Cambosu, le tradizioni, i miti e le leggende della sua terra natia. Intervenendo sulla materia attraverso gli oggetti ready-made del telaio e della magia del suo utilizzo, del pane e degli oggetti del passato arcaico sardo, iniziò il suo percorso, che vedeva il passato come indagine del futuro.

Nel settembre del 1971 in un incidente aereo morì il fratello Gianni; medico, era localmente noto di suo come fondatore dell'Istituto Climatico Ortopedico Mario Tommasini di Jerzu (poi convertito in sanatorio antitubercolare)[2].

Sempre nel 1971, presso la Galleria Schneider di Roma, espose i primi Telai, la mostra fu curata da Marcello Venturoli. Un avvicinamento all'arte tessile favorito dall'incontro con il maestro Enrico Accatino che iniziava a operare per il rilancio dell'arte tessile, coinvolgendo anche alcune manifatture sarde. Nel 1976 conobbe Angela Grilletti Migliavacca, proprietaria e direttrice della galleria Arte Duchamp di Cagliari e sua futura curatrice personale, con la quale poi avrebbe mantenuto un rapporto di lavoro e d'amicizia pluridecennale. Nel 1977 conobbe la storica dell'arte Mirella Bentivoglio la quale l'anno successivo permise a Maria di sbarcare alla Biennale di Venezia.

Gli anni ottanta sono caratterizzati dal ciclo delle Geografie e dei Libri cuciti.

Legarsi alla montagna[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Legarsi alla montagna.

L'otto settembre del 1981 ebbe luogo un evento unico di Arte relazionale, a cui partecipò l'intera comunità di Ulassai: l'operazione, denominata "Legarsi alla montagna", durò tre giorni ed ebbe ampio risalto, interessando anche la televisione di stato[7]. L'evento fu considerato dal critico d'arte Filiberto Menna come una delle realizzazioni più significative dell'arte moderna e contemporanea.[8]

L'ispirazione dell'opera derivava da una reinterpretazione di una antica leggenda del paese, Sa Rutta de is'Antigus (La grotta degli Antichi), che era stata ripresa da un fatto realmente accaduto ad Ulassai nel 1861. Un giorno crollò un costone della montagna che travolse un'abitazione, all'interno della quale morirono tre bambine: un'altra però riuscì a salvarsi e aveva in mano un nastro celeste. I popolani interpretarono il fatto come un miracolo divino, che fu tramandato di generazione in generazione: la bambina, per inseguire un filo azzurro che volava in cielo tra i fulmini, era uscita dalla grotta poco prima del crollo ed ebbe così salva la vita. Maria Lai unì con un filo celeste lungo 27 km le case del paese e il soprastante monte Gedili[7].

«Lasciai a ciascuno la scelta di come legarsi al proprio vicino. E così dove non c’era amicizia il nastro passava teso e dritto nel rispetto delle parti, dove l’amicizia c’era invece si faceva un nodo simbolico. Dove c’era un legame d’amore veniva fatto un fiocco e al nastro legati anche dei pani tipici detti su pani pintau»

Nello stesso anno realizzò una Via Crucis che donò alla parrocchia di Ulassai[9]. Parallelamente prendeva corpo nel medesimo paese il Museo a cielo aperto, poi intitolato a Maria Lai, alla realizzazione del quale nel 1982 parteciparono diversi artisti fra cui Costantino Nivola, che proprio qui realizzò la sua ultima opera (Fontana sonora)[10].

Dagli anni '90 in poi[modifica | modifica wikitesto]

Negli anni novanta le sue opere apparvero come una reinterpretazione del suo percorso complessivo e i diversi suoi cicli si assemblarono armonicamente l'uno con l'altro; la velocità inattesa dei segni-disegni si fondeva con i grovigli di fili e di corde di telaio e di Geografie. In questo contesto storico il suo lavoro fu molto apprezzato anche a livello internazionale, e a questi anni risale peraltro l'amicizia personale con lo stilista Antonio Marras e le cantanti Marisa Sannia e Elena Ledda.

Realizzò nei primi anni della decade Le capre cucite (1992), La strada del rito (1992) e La scarpata (1993).

Negli ultimi anni ha vissuto e lavorato nella casa di campagna vicino al paese di Cardedu (confinante con la Gairo dell'infanzia); a Ulassai l'8 luglio del 2006 ha inaugurato il Museo Stazione dell'arte, dove sono raccolte una parte considerevole (circa 140 pezzi) delle sue opere.

Nel 2012 perse la sorella Giuliana, scrittrice, sul cui forte legame d'affetti e intelletto Maria, già novantatreenne, commentò "Ho perso mia sorellina, e l'arte ha perso una sua grande e umile interprete"[11]; l'anno dopo si spense anche Maria.

Suoi lavori sono oggi conservati presso importanti istituzioni pubbliche, fra queste Palazzo Grassi di Venezia, Palazzo Mirto a Palermo e Villa Borghese a Roma.

Opere collocate in luoghi pubblici[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Museo all'aperto Maria Lai e Lavatoio comunale di Ulassai.

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

Maria Lai nelle collezioni pubbliche[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Stazione dell'arte.

Pinacoteca Comunale di Ozieri

Maria Lai nelle collezioni private[modifica | modifica wikitesto]

  • Collezione Renato Alpegiani, Torino
  • Collezione Giuseppe Garrera, Roma
  • Collezione Nicola Cocco, presso Studio Cocco, Quartu Sant’Elena (Cagliari)

Mostre personali[modifica | modifica wikitesto]

  • 1953 Cagliari Gli amici del Libro
  • 1956 Cagliari Gli amici del Libro
  • 1956 Palm Beach Little Gallery
  • 1957 Roma Galleria L'Obelisco
  • 1958 Stoccolma Nordiska Companiet
  • 1961 Roma Galleria L'astrolabio
  • 1963 Roma Galleria L'albatro
  • 1971 Roma Galleria Schneider
  • 1975 Cagliari Arte Duchamp, "Tele e collages"
  • 1975 Nuoro Galleria Chironi 88
  • 1977 Savona Galleria Il brandale
  • 1977 Nuoro Galleria Chironi 88
  • 1977 Cagliari Arte Duchamp
  • 1978 Biennale di Venezia, Libro scalpo, Libro Pianto
  • 1979 Roma Centro Morandi
  • 1979 Bologna Arte Fiera (personale presso la “Arte Duchamp”)
  • 1980 Cagliari Arte Duchamp, "Scritture"
  • 1980 Roma Spazio Alternativo
  • 1980 Trieste Studio Tommaseo
  • 1981 Ulassai "Legarsi alla Montagna"
  • 1982 Ulassai Lavatoio Comunale
  • 1982 Perth, Australia, Quentin Gallery
  • 1983 Bari Centrosei
  • 1983 Sydney Ivan Dougherty Gallery
  • 1983 Roma Spazio Documento, il paese dei nastri celesti
  • 1983 Orotelli, L'alveare del poeta
  • 1983 Camerino, la disfatta dei varani
  • 1984 Roma Spazio Documento, Tenendo per mano il sole
  • 1984 Roma Calcografia Nazionale, artisti al lavoro, Maria Lai Franca Sonnino
  • 1986 Prato, Teatro Comunale, lettere al lupo
  • 1987 Torino, Quantica Studio
  • 1989 Hannover Biblioteca dell'Università
  • 1990 Roma Studio Stefania Miscetti: La leggenda di Maria Pietra
  • 1992 Napoli Galassia Gutenberg Oltre le indie Libri in stoffe
  • 1992 Castel di Tusa (ME), Atelier sul Mare, Su barca di carta mi imbarco
  • 1994 Roma scuderie di Palazzo Ruspoli, Inventare altri spazi
  • 1996 Venezia Scuola di Grafica Internazionale, Ca de janas
  • 1998 Cagliari, Man Ray Janas
  • 2006 Ulassai Inaugurazione Stazione dell'arte
  • 2008 Roma Festival Internazionale del Cinema, Ansia d'Infinito
  • 2010 Brescia, Galleria dell'Incisione
  • 2011 Venezia, Premio Venere nera
  • 2011 Roma Premio Camera dei deputati, 150 anni dell'Unità d'Italia, Orme di Leggi
  • 2012 Miami U.S.A, Pulse "Fiera Internazionale d'Arte Contemporanea
  • 2013 Milano Nuova Galleria Morone, "Tra fiabe, miti e leggende: le Tracce di un dio distratto"
  • 2013 Bologna Museo d'arte moderna di Bologna "Autoritratti"

Mostre postume[modifica | modifica wikitesto]

Scritti[modifica | modifica wikitesto]

Citazioni[modifica | modifica wikitesto]

  • "Ogni opera parla più liberamente se è di autore ignoto."
  • "La paura dell'arte è paura di esporsi"
  • "Ogni essere umano può rifiutare la propria inquietudine, oppure cercare risposte nella religione o nell'arte"
  • "Per il religioso la preghiera, per l'uomo libero la frequentazione dell'arte"
  • "Ogni religione stabilisce legami. L'arte scioglie i legami"

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Ulassai, una perla incastonata nel cuore dell'Ogliastra: Maria Lai, su saperdaesuentu.it. URL consultato il 25 gennaio 2022.
  2. ^ a b c Ogliastra Sanità, ritratto del dottor Gianni Lai, di Nino Melis, in Anno II - numero 4 - Febbraio 2008
  3. ^ https://www.myheritage.it/site-family-tree-144141481/ichnusa?rootIndivudalID=3000006&familyTreeID=3#!profile-3000209-info
  4. ^ a b Stazione dell'Arte, Maria Lai
  5. ^ a b admin-woppe, Biografia, su Archivio Maria Lai. URL consultato il 25 gennaio 2022.
  6. ^ Sardegna Cultura - Argomenti - Arte - Contemporanea, su sardegnacultura.it. URL consultato il 25 gennaio 2022.
  7. ^ a b c Maria Lai, "Legarsi alla montagna" 1981: "Il nastro di Ulassai" online su Rai Cultura
  8. ^ Forse che il grande sogno ad occhi aperti dell’arte moderna di cambiare la vita si è realizzato, sia pure una volta soltanto, proprio qui, in questo luogo lontano dove i nomi prestigiosi dell’avanguardia artistica non sono altro che nomi?
    Credo di sì: qui, l’arte è riuscita là dove religione e politica non erano riuscite a fare altrettanto.
    F. Menna, https://www.raicultura.it/arte/articoli/2019/11/Maria-Lai-9aa5a638-a435-41bb-81f5-50fc6002381c.html
  9. ^ arte,it, Ricucire il dolore – Tessere la speranza. La “Via Crucis” di Maria Lai
  10. ^ SardegnaCultura, Ulassai, Museo a cielo aperto Maria Lai
  11. ^ La Nuova, [Addio a Giuliana Lai, compagna di sogni della sorella Maria], di Giacomo Mameli, 7 luglio 2012
  12. ^ per il tratto fortemente narrativo e concettuale della sua opera, che si realizza però con tecniche tradizionali, arcaiche
  13. ^ Unità d'Italia, il premio a Maria Lai, La Nuova Sardegna, 18 Novembre 2011 leggi on line
  14. ^ VIVA ARTE VIVA – Gli artisti, su labiennale.org, Biennale di Venezia.
  15. ^ Maria Lai (1919 – 2013), su documenta14.de, Documenta 14.
  16. ^ A proposito di Maria Lai - M77Gallery - Msettantasette, in M77Gallery - Msettantasette. URL consultato il 16 novembre 2018.
  17. ^ La Fiber Art torna al Museo del Tessile con Maria Lai e Franca Sonnino, su VareseNews, 1º febbraio 2019. URL consultato il 4 febbraio 2019.
  18. ^ Maria Lai. Tenendo per mano il sole, su MAXXI, 19 giugno 2019. URL consultato il 9 settembre 2019.
  19. ^ Mostra: Maria Lai: Seguite il ritmo, su iicparigi.esteri.it (archiviato dall'url originale il 3 dicembre 2019).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • "Maria Lai, Come un gioco" edizioni Museo Arte Provincia Nuoro 2002
  • "Maria Lai, Inventare altri spazi" Testi di Fabrizio D'Amico e Gianni Murtas, edizioni AD, Cagliari 1993
  • "Maria Lai, Lo scialle della luna", edizioni AD, Cagliari 2000
  • "Al gigante lassù, Omaggio a Nivola 1988-2008, i telai-teatrini di Maria Lai, edizioni AD, Cagliari 2008
  • "Arte e Creatività, le fiabe e i giochi di Maria Lai" a cura di Fraca Pinto Minerva, Maria vinella, edizioni AD Cagliari 2007
  • "A matita, disegni di Maria Lai dal 1941 al 1985" edizioni AD Cagliari 1988
  • "Maria Lai, olio di parole" edizioni AD Cagliari 2000
  • Giuseppina Cuccu-Maria Lai, Le ragioni dell'arte, cose tanto semplici che nessuno capisce, edizioni AD Cagliari 2002
  • Maria Lai, Filiberto Menna, Ulassai, da Legarsi alla Montagna alla Stazione dell'arte, edizioni AD, Cagliari 2006
  • Federica Di Castro, Maria Lai La pietra e la Paura, edizioni AD, Cagliari 2006
  • Maria Lai, Sguardo opera e pensiero, l'arte visiva strumento di pensiero, edizioni AD, Cagliari 2004
  • A. Pioselli, Ulassai 1981. L'opera comunitaria, ne L'arte pubblica nello spazio urbano, committenti, artisti, fruitori, a cura di Carlo Birrozzi e Marina Pugliese, edizioni Bruno Mondadori 2007, pp. 31-35
  • Salvatore Cambosu, Miele Amaro, racconti dettati a Maria Lai, edizioni AD, Cagliari 2008
  • Giulio Angioni, Il capo di quel filo che cuciva il mondo, La Nuova Sardegna, 18 aprile 2013.
  • "Maria Lai, Ansia d'infinito" a cura di Clarita Di Giovanni, testi critici di Achille Bonito Oliva, edizioni Condaghes 2013
  • A. Pioselli, "L'arte nello spazio urbano. L'esperienza italiana dal 1968 a oggi", Johan&Levi, Monza 2015, pp. 103–104
  • Filiberto Menna Profezia di una società estetica. Saggio sull'avanguardia artistica e sul movimento dell'architettura moderna, Lerici, Roma, 1968.
  • Elena Pontiggia, Maria Lai. Arte e relazione, Ilisso Edizioni, Nuoro, 2017 ISBN 978-88-6202-356-6.
  • Rosa Giuliana Lai, L'erede del corbulaio, Ed. Arte Duchamp, Cagliari, 2001
  • Emanuela De Cecco, Maria Lai. Da vicino, vicinissimo..., Postmedia, Milano 2015 - ISBN 978-8874901326

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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