Guerra di Gaza

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Guerra di Gaza
Conflitto Israele-Hamas
Operazione Alluvione Al-Aqsa
Operazione Spade di Ferro

parte del conflitto israelo-palestinese

     Striscia di Gaza

     Striscia di Gaza sotto controllo israeliano

     Aree evacuate all'interno di Israele

                     Massima estensione avanzata palestinese                     Aree in evacuazione nella Striscia di Gaza
Data7 ottobre 2023 - in corso
(0 anni e 203 giorni)
LuogoIsraele, Striscia di Gaza, Linea Blu e Libano[1], Siria[2], Cisgiordania[3] , Mar Rosso
Casus belliAttacco di Hamas a Israele del 2023
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
40 000[11]529 500[12]
Perdite
fino al 27/12/2023: 20 667+ morti tra combattenti e civili, compresi 1 000 guerriglieri caduti in territorio israeliano; 52 586+ feriti tra combattenti e civili.[13]fino al 27/12/2023: 1 364+ morti di cui 1 200 civili e 164 militari; 6 305+ feriti di cui 874 militari e 5 431 civili compresi cittadini stranieri.[14]
Sfollati, ad inizio guerra: 1 900 000 da Gaza[15] e circa 200 000 da Israele[16]
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La guerra di Gaza è un conflitto armato tra lo Stato di Israele e Hamas, iniziato il 7 ottobre 2023 come conseguenza dell'attacco di Hamas a Israele del 2023. Dopo il ritiro di Hamas con gli ostaggi dentro la striscia di Gaza, l'8 ottobre Israele ha dichiarato lo stato di guerra con lo scopo ufficiale di cancellare Hamas definitivamente[17], iniziando prolungati bombardamenti diretti alla Striscia di Gaza dove si trovano le basi dell'organizzazione palestinese. Il 26 ottobre è iniziata anche l'avanzata di terra dell'esercito israeliano nella Striscia, con violenti combattimenti sviluppati all'interno di zone urbane densamente abitate, dove Hamas ha realizzato le proprie fortificazioni. Il conseguente coinvolgimento della popolazione civile palestinese nei bombardamenti e negli scontri, con un alto numero di sfollati, feriti e vittime, ha generato una crisi umanitaria destando l'allarme di numerose organizzazioni umanitarie e di alcuni governi, i quali hanno denunciato apertamente i metodi israeliani anche in sede ONU.[18][19]

Antefatti[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Attacco di Hamas a Israele del 2023.

Il 7 ottobre 2023 terroristi di Hamas, uscendo dalla striscia di Gaza attaccarono di sorpresa il territorio di Israele uccidendo almeno 1194 persone fra civili israeliani e militari, e conclusa con il rapimento di circa 250 di questi, catturati e portati prigionieri in nascondigli entro la striscia di Gaza al termine della giornata. Questa azione, a cui Hamas ha dato il nome di operazione alluvione Al-Aqsa (in arabo:عملية طوفان الأقصى‎, ʿamaliyyat ṭūfān al-ʾAqṣā), fu pianificata ed eseguita da Hamas, con il supporto di altri gruppi terroristici palestinesi.

A questo attacco Israele ha risposto militarmente con l'esercito.

Il ministro della difesa israeliana Yoav Gallant ha dichiarato a una commissione della Knesset che la guerra sarà composta da tre fasi principali. Una prima fase che prevede attacchi aerei e una manovra di terra per "distruggere gli operatori e danneggiare le infrastrutture in modo da sconfiggere e distruggere Hamas", una seconda fase che "elimini le sacche di resistenza" e una terza che mira a creare "un nuovo regime di sicurezza" nella Striscia di Gaza e nell'area circostante.[20][21]

La Israel Electric Corporation, che fornisce l'80% dell'elettricità alla striscia di Gaza, ha dunque interrotto l'erogazione di energia elettrica nell'area.[22]

Il presidente israeliano Isaac Herzog ha affermato che il Paese stava affrontando "un momento molto difficile" e ha offerto forza e incoraggiamento all'IDF, alle altre forze di sicurezza, ai servizi di soccorso e ai residenti che erano sotto attacco.[23]

Cronologia[modifica | modifica wikitesto]

7 ottobre[modifica | modifica wikitesto]

In seguito a una riunione di emergenza del gabinetto di sicurezza, il premier israeliano Benjamin Netanyahu dichiara che Israele si trova in stato di guerra e ordina la mobilitazione di migliaia di riservisti[24]. L'esercito israeliano è intervenuto nell'area invasa dalle milizie palestinesi per cercare di riprenderne il controllo, e duri combattimenti si sono svolti casa per casa nei kibbutz israeliani.[25] L'esercito israeliano ha riconquistato le località attaccate ed occupate dai guerriglieri palestinesi solo il 9 ottobre 2023.

Distruzione della "Torre di Palestina" a Gaza in all'attacco aereo israeliano.

L'IDF ha colpito obiettivi strategici a Gaza: 17 basi militari di Hamas e quattro centri di comando operativo, utilizzando aerei da combattimento. Tra i luoghi colpiti la "Torre di Palestina", un edificio di 11 piani nel centro di Gaza, che ospitava le stazioni radio di Hamas.[23][26][27] Israele ha anche colpito due ospedali, uccidendo un autista di ambulanza e un'infermiera.[28]

8 ottobre[modifica | modifica wikitesto]

Già nella mattinata dell'8 ottobre Israele ha bombardato 426 obiettivi nella striscia di Gaza[29], tra cui complessi residenziali nella città di Beit Hanun, tunnel sotterranei, moschee, tra cui la moschea Al-Amin Muhammad, case di funzionari di Hamas e hub di provider Internet nella "Torre Watan".[30][31][32][33]

Dopo oltre 18 ore dall'inizio dell'offensiva palestinese, l'IDF annuncia la liberazione di ostaggi trattenuti a Be'eri, mentre a Ofakim, due israeliani sono stati salvati a seguito di uno scontro a fuoco, nella quale muoiono quattro militanti di Hamas mentre 3 soldati israeliani sono stati feriti.[34]

Hamas nella mattinata, colpisce un ospedale ad Ascalona con un razzo[35], vengono lanciati anche più di 100 razzi contro Sderot. Il FDLP ha dichiarato di essere impegnato in scontri a fuoco con le forze israeliane a Kfar Aza, Be'eri e Kissufim.[36]

L'IDF riesce anche a ricatturare la stazione di polizia di Sderot[37], uccidendo più di 10 combattenti di Hamas.[38][39][40][41] L'IDF riesce quindi a riconquistare 22 località, mentre scontri continuano in altre otto, tra cui Sderot e Kfar Aza.[42][43][44] Più di 70 combattenti di Hamas, arrivano come rinforzo a Magen.[senza fonte]

Resti della stazione di polizia di Sderot, dopo la riconquista da parte dell'IDF.

Nella serata il governo israeliano invoca "articolo 40 Aleph", dichiarando formalmente guerra contro Hamas, per la prima volta dopo la guerra dello Yom Kippur.[45][46]

L'ex generale di brigata Gal Hirsch viene nominato responsabile del recupero dei cittadini scomparsi e rapiti.[47] Mentre, l'IDF impone un blocco sulla Cisgiordania.[48]

Dal 9 ottobre alla prima tregua del 24 novembre[modifica | modifica wikitesto]

I combattimenti sul territorio Israeliano sono proseguiti fino al tardo pomeriggio del 9 ottobre 2023, quando l'esercito israeliano ha riconquistato tutte le località attaccate e precedentemente occupate dai guerriglieri palestinesi.

L'esercito israeliano ha quindi spostato le sue truppe meccanizzate e corazzate sul confine della striscia di Gaza, iniziando l'assedio del territorio palestinese ed il blocco totale delle forniture di elettricità, carburante, cibo e acqua.[49][50] Parallelamente unità speciali hanno continuato i rastrellamenti e i controlli nel territorio Israeliano, alla ricerca di incursori di Hamas.

A partire dal 10 ottobre 2023 la battaglia si è spostata sul territorio della striscia di Gaza con continui bombardamenti da parte di aviazione ed esercito israeliani che cercano di colpire gli obiettivi militari di Hamas, situati dentro una zona densamente abitata da civili.

Nella serata del 12 ottobre 2023 l'IDF dirama un avviso di evacuazione per circa 1,1 milioni di residenti del nord della striscia di Gaza, lasciando loro 24 ore per raggiungere il sud, dopodiché l'intera area sarebbe divenuta zona di guerra. Nelle stesse ore Hamas invitava i residenti a restare a casa, asserendo che l’avviso israeliano fosse solo propaganda, mentre l’ONU richiedeva la revoca dell’avviso per l’oggettiva impossibilità di compiere un’evacuazione di tali proporzioni in così poco tempo senza incorrere in un disastro umanitario.[51][52]

Durante questa fase l'esercito israeliano ha condotto diverse incursioni notturne all'interno della striscia di Gaza alla ricerca di informazioni e per segnalare all'aviazione i luoghi da bombardare. Il 17 ottobre il nord della Striscia viene raggiunto da pesanti bombardamenti israeliani dove trova la morte Ayman Nofal, uno dei leader di alto rango di Hamas.[53][54]

Il 26 ottobre 2023 sono iniziate le operazioni di invasione di terra della striscia di Gaza, puntando ad isolare la città di Gaza dalla parte meridionale del territorio. Il 30 ottobre le forze israeliane avevano già preso il controllo delle arterie stradali centrali, tagliando in due la Striscia e procedendo a una difficile avanzata nelle periferie di Gaza. Obiettivo dell'esercito israeliano sono le strutture di comando di Hamas, situate nel sottosuolo di Gaza e circondate da vaste zone abitate da civili in una commistione unica di edifici civili e militari.

L'8 novembre Hamas perde il controllo di territori a nord di Gaza, mentre il 14 e il 15 le forze di Israele avanzano da sud conquistando una presunta roccaforte delle brigate di Hamas realizzata all’interno dell’Ospedale Al-Shifa dopo aspri combattimenti.[55][56]. Il 16 viene annunciata dall’IDF la conquista anche delle periferie occidentali della città di Gaza comprendenti tutta la fascia litoranea.

Il 24 novembre viene concordata tra Israele e Hamas una tregua di quattro giorni per consentire l'ingresso di aiuti umanitari nonché lo scambio di 50 ostaggi rapiti da Hamas con 150 tra donne e minori detenuti da Israele.[57]

Ripresa delle ostilità (1° dicembre)[modifica | modifica wikitesto]

Dopo due proroghe della tregua la mattina del 1° dicembre entrambe le parti dichiarano la ripresa delle ostilità. Hamas avvia una serie di lanci di missili verso i territori israeliani che si protrarranno anche nei giorni seguenti, senza sortire però effetti significativi. L'IDF invece riprende i raid aerei e l'avanzata di terra, penetrando anche nella parte sud della Striscia, dopo aver ordinato ai residenti e agli sfollati nuove evacuazioni, avvisandoli tramite volantini con codice QR che mostra una mappa delle zone sicure.[58][59]

Le forze israeliane avanzano a fondo nella parte meridionale della Striscia tramite assalti combinati meccanizzati e di aviazione, incontrando resistenza ma giungendo comunque il 10 dicembre coi carri armati nel centro della città di Khan Yunis, che ospitava già numerosi sfollati del nord,[60] mentre a Gaza l’IDF prosegue la difficile guerra urbana avanzando lentamente verso il centro città. Il 15 dicembre l’IDF lancia un primo imponente attacco sulla città Rafah presso il confine con l’Egitto.[61] Il 17 viene scoperto dall’IDF uno dei più grandi tunnel sotterranei di Hamas lungo 2,5 km, profondo fino a 50m e largo abbastanza da permettere lo spostamento di uomini e veicoli, mentre altri tunnel erano stati sigillati o allagati nei giorni precedenti.[62] Il 21 dicembre l'esercito israeliano annuncia di aver completato la conquista dei quartieri governativi nel centro di Gaza e di stare procedendo alla distruzione di bunker, tunnel ed edifici di Hamas.[63]

Il primo di gennaio 2024 il portavoce dell'IDF ha annunciato una riduzione dei riservisti impiegati nel nord della Striscia di Gaza, facendo riferimento a necessità economiche (Israele sta impiegando nel conflitto una frazione notevole della propria forza lavoro, pari al 10-15%). L'esercito ha precisato tuttavia che non si tratta di un ritiro ma dell'inizio di una nuova fase della guerra che durerà almeno sei mesi e sarà caratterizzata da azioni di rastrellamento nelle aree occupate per identificare e catturare tutti i miliziani appartenenti ad Hamas e altri gruppi giudicati terroristici.[64][65]

Il giorno seguente un raid israeliano colpisce un edificio in Libano, nella periferia di Beirut, dove si erano rifugiati alcuni capi di Hamas tra cui l'importante leader Saleh al-Arouri la cui morte è stata subito confermata. Hamas ha reagito al colpo subito congelando i negoziati per un nuova tregua e per il rilascio di altri ostaggi. Lo stesso giorno l'IDF ha annunciato di aver occupato dopo strenui combattimenti anche i quartieri a est di Gaza, conducendo parallelamente una nuova offensiva per espugnare i tunnel di Hamas anche nel sud della Striscia presso la città di Khan Yunis.[66]

Al di fuori della Striscia di Gaza[modifica | modifica wikitesto]

Mappa della situazione al confine settentrionale

     Israele

     Alture del Golan (occupate da Israele)

     Libano (area con presenza di Hezbollah)

     Siria (escluse le Alture del Golan)

                     Aree evacuate all'interno di Israele

La mattina dell'8 ottobre, Hezbollah ha lanciato razzi e proiettili contro la regione delle Fattorie di Shebaa; in risposta l'IDF ha sparato proiettili di artiglieria e un drone nel sud del Libano. Secondo quanto riferito, due bambini libanesi sono rimasti feriti da vetri rotti.

Lo stesso giorno, un poliziotto egiziano ha attaccato i turisti israeliani e le loro guide egiziane ad Alessandria d'Egitto, uccidendo due israeliani e un egiziano e ferendo un terzo israeliano. L'uomo armato è stato arrestato dalla polizia egiziana.

Le riprese video hanno confermato che una piccola unità appartenente alle milizie palestinesi era arrivata all'insediamento ebraico di Psagot vicino a Gerusalemme Est. Secondo la dichiarazione, l'unità, composta da diversi combattenti di Gaza, si è scontrata con i soldati israeliani al checkpoint di Qalandia.

Il 9 ottobre, l'IDF ha affermato di aver ucciso diversi infiltrati provenienti dal Libano e di aver sparato con l'artiglieria oltre il confine. Hezbollah ha negato il coinvolgimento nell'incidente. La milizia palestinese della Jihad islamica ha successivamente rivendicato la responsabilità dell'infiltrazione armata. Più tardi nel corso della giornata, sono ricominciati i combattimenti tra Hezbollah e le truppe israeliane, provocando la morte di tre uomini armati di Hezbollah. Tre soldati dell'IDF, compreso un alto ufficiale, sono stati uccisi, mentre il comando del fronte interno dell'IDF ha ordinato ai residenti di 28 città nel nord di Israele di cercare rifugio nei rifugi antiaerei. Sono stati segnalati anche bombardamenti di artiglieria da parte di militanti con sede in Siria. Il 10 ottobre la polizia israeliana ha ucciso due palestinesi accusati di aver lanciato loro pietre a Gerusalemme Est. Lo stesso giorno, sono scoppiati di nuovo scontri al confine tra Israele e Libano dopo che Hezbollah ha lanciato un missile guidato anticarro contro un veicolo militare israeliano nell'area di Avivim, provocando un attacco di rappresaglia con un elicottero israeliano. Gli scontri sono scoppiati nuovamente nella zona l'11 ottobre.[senza fonte]

Escalation in Yemen e sul Mar Rosso[modifica | modifica wikitesto]

Il 31 ottobre 2023 la fazione Huthi dello Yemen entra nel conflitto rivendicando un massiccio attacco missilistico e con droni verso il porto israeliano di Eilat, annunciando nuovi attacchi finché Israele non cesserà le operazioni militari in Palestina. Il bombardamento tuttavia viene neutralizzato dai sistemi di difesa aerea israeliani e non produce conseguenze.[67]

Questo attacco segue in realtà altri due timidi tentativi di colpire il territorio israeliano già verificatisi il 19 e il 27 ottobre, tramite missili e droni partiti dal territorio yemenita ma abbattuti dalla marina statunitense nel Mar Rosso e dalle difese israeliane sopra l’Egitto.[68]

Il mese di novembre si ripetono lanci sporadici di missili e droni verso Israele, mentre il 19 novembre un commando di Huthi aviotrasportati assalta una grande nave mercantile in navigazione nel mar Rosso perché legata a un uomo d’affari israeliano. La nave, appartenente a una società britannica, non ha però a bordo alcun israeliano. Nave ed equipaggio sono stati sequestrati e condotti in Yemen.[69] Lo stesso giorno una nave da guerra statunitense abbatte tre missili lanciati dallo Yemen verso il territorio di Israele.[70]

Il 10 dicembre due droni yemeniti ostili vengono abbattuti dalla fregata francese Languedoc schierata a difesa delle rotte navali nel Mar Rosso prima che riescano a colpire la nave.[71]

Il 12 dicembre un missile lanciato dallo Yemen colpisce una petroliera norvegese nello stretto di Bab el-Mandeb scatenando un incendio a bordo[72]. Gli Huthi hanno rivendicato di aver colpito una nave carica di petrolio per Israele, ma in realtà il natante era diretto in Italia e trasportava materie prime per biocarburanti. Lo stesso giorno un drone yemenita viene abbattuto dalla fregata francese Languedoc arrivata a difesa della petroliera per neutralizzare ulteriori attacchi.[73]

Tra il 15 e il 16 dicembre gli Huthi lanciano una serie di attacchi con droni diretti sia a Israele che a obbiettivi navali nel mar Rosso, uno dei quali abbattuto dalla Royal Navy britannica.[74] Grant Shapps, segretario alla Difesa del Regno Unito, ha commentato gli eventi in rapida evoluzione come "una minaccia diretta al commercio internazionale e alla sicurezza marittima". Inoltre numerose compagnie di trasporti marittimi tra cui Maersk, CMA CGM, Hapag-Lloyd e Mediterranean Shipping Company hanno sospeso i traffici nel Mar Rosso e attraverso il Canale di Suez fino al ristabilirsi della sicurezza, con prevedibili ripercussioni negative sull’economia dei paesi mediterranei.[75]

Il 19 dicembre gli Huthi minacciano di compiere nuovi attacchi marittimi ogni 12 ore nel caso in cui Israele non cessi ogni ostilità verso Hamas. Tale minaccia di intensificazione degli sforzi arriva dopo l'annuncio dell’operazione Prosperity Guardian, sostenuta da una coalizione di nazioni tra cui l’Italia per contrastare le aggressioni yemenite.[76] Nei giorni successivi sono stati bersagliati diversi natanti in transito, ed il 26 dicembre è stata presa di mira una nave cargo di MSC nonché eseguiti nuovi lanci verso Israele.[77] Questi attacchi però sono stati neutralizzati o hanno mancato l’obiettivo senza provocare danni.

Il 29 dicembre Hezbollah include l'Italia e altre nazioni partecipanti all'operazione Prosperity Guardian nella "coalizione del male". La fregata italiana Virginio Fasan è stata mobilitata nel Mar Rosso proprio per contrastare le attività militari Huthi.[78]

Escalation israeliana contro l'Iran[modifica | modifica wikitesto]

Il 1° aprile 2024, un attacco aereo israeliano distrugge il consolato iraniano a Damasco in Siria, uccidendo 16 persone di cui il comandante senior Mohammad Reza Zahedi della forza Quds.[79][80]

Crimini di guerra[modifica | modifica wikitesto]

Somma cumulativa del numero di vittime del conflitto Israelo-palestinese dall'1 ottobre 2023 al 16 febbraio 2024. Fonte: Kaggle

Il 10 ottobre la Corte penale internazionale dell'AIA ha dichiarato che il suo mandato del 2014 di indagare sui presunti crimini di guerra commessi nello Stato di Palestina include anche questo conflitto.[81]

Il procuratore della CPI Karim Ahmad Khan ha visitato il valico di Rafah e ha detto che «la CPI sta esaminando in modo indipendente la situazione in Palestina», compresi «gli eventi in Israele e le accuse secondo cui anche cittadini palestinesi hanno commesso crimini»[82], mentre Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha affermato di avere "prove evidenti" di crimini di guerra da entrambe le parti del conflitto.[81] La Missione permanente di accertamento dei fatti delle Nazioni Unite sul conflitto Israele-Palestina ha affermato che «ci sono prove evidenti che potrebbero essere stati commessi crimini di guerra nell'ultima esplosione di violenza in Israele e a Gaza, e che tutti coloro che hanno violato il diritto internazionale e preso di mira i civili deve essere ritenuto responsabile».[83][84]

In una valutazione legale preliminare del 12 ottobre che condannava gli attacchi di Hamas in Israele, lo studioso di diritto internazionale umanitario e preside della Cornell Law School Jens David Ohlin ha affermato che le prove suggerivano che "uccisioni e rapimenti" di Hamas violavano potenzialmente gli articoli 6-8 dello Statuto di Roma così come le leggi Convenzione sul genocidio e sono stati “crimini contro l’umanità”.[85]

L'ordine israeliano di imporre un “assedio completo” a Gaza in cui sarebbero stati negati cibo, carburante e acqua è stato criticato come un palese crimine di guerra dalle organizzazioni per i diritti umani, e da Tom Dannenbaum, direttore del Centro per International Law & Governance presso la Fletcher School della Tufts University.[86] Oxfam ha rilasciato una dichiarazione in cui accusava Israele di usare la fame come arma di guerra, affermando che «il diritto internazionale umanitario (DIU) proibisce severamente l'uso della fame come metodo di guerra e poiché la potenza occupante di Gaza, Israele è vincolata da Obblighi del DIU di provvedere ai bisogni e alla protezione della popolazione di Gaza».[86][87][88]

Esperti indipendenti delle Nazioni Unite hanno condannato le azioni delle Forze di Difesa Israeliane a Gaza, affermando che Israele ha fatto ricorso ad "attacchi militari indiscriminati" e "punizioni collettive".[89] Le autorità israeliane hanno affermato che gli attacchi aerei hanno lo scopo di degradare le infrastrutture militari che sono spesso costruite in prossimità di aree residenziali e stabilimenti civili.[90] Hanno denunciato anche "l'uccisione deliberata e diffusa e la presa di ostaggi di civili innocenti" da parte di Hamas, definendoli "atroci violazioni del diritto internazionale e crimini internazionali".[91] Anche l'evacuazione forzata del nord di Gaza da parte di Israele ha suscitato la condanna internazionale. Il 13 ottobre Paula Gaviria Betancur, relatrice speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani degli sfollati interni, ha definito il gesto un "crimine contro l'umanità".[92] Il 14 ottobre, Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati, l'ha definita una "ripetizione della Nakba del 1948", sottolineando l'aperta difesa da parte dei funzionari pubblici israeliani di un'altra Nakba.[92]

Il 29 dicembre il governo del Sudafrica ha formalmente accusato Israele presso le Nazioni Unite di genocidio del popolo palestinese, richiedendo alla Corte internazionale di giustizia un intervento immediato per fermare "la distruzione di una parte sostanziale del gruppo nazionale, razziale ed etnico palestinese" in violazione della convenzione sul genocidio. Il ministero degli Esteri israeliano ha immediatamente accusato il Sudafrica di collaborare con i terroristi, replicando che l'IDF ha messo in atto ogni ragionevole sforzo per limitare le morti di civili durante l'azione militare contro il gruppo di Hamas e gli altri gruppi giudicati terroristici.[93] In seguito, il 2 di gennaio del 2024, i media israeliani riportano la decisione del governo israeliano di non opporsi al procedimento e di presentarsi di fronte alla Corte internazionale di giustizia, così da confutare "questa assurda accusa che equivale a una diffamazione di sangue". [94] il 26 gennaio 2024 la Corte internazionale di Giustizia ritiene plausibile l'accusa di Genocidio nei confronti di Israele e impone delle misure temporanee vincolanti :

«La Corte, sulla base delle considerazioni che precedono, conclude che sussistono le condizioni richieste dal suo Statuto per poter adottare misure provvisorie. È quindi necessario, in attesa della decisione finale, che la Corte indichi alcune misure per tutelare i diritti rivendicati dal Sudafrica che la Corte ha ritenuto plausibili. Nel caso di specie, considerati i termini delle misure provvisorie richieste dal Sudafrica e le circostanze del caso di specie, la Corte constata che non è necessario che le misure da indicare siano identiche a quelle richieste.

La Corte ritiene che, per quanto riguarda la situazione sopra descritta, Israele deve, in conformità con i suoi obblighi ai sensi della Convenzione sul genocidio, nei confronti dei palestinesi di Gaza, adottare tutte le misure in suo potere per impedire la commissione di tutti gli atti che rientrano nell’ambito di applicazione della L'articolo II della presente Convenzione, in particolare: a) l'uccisione di membri del gruppo; (b) causare gravi danni fisici o mentali ai membri del gruppo; (c) infliggere deliberatamente al gruppo condizioni di vita intese a provocarne la distruzione fisica totale o parziale; e (d) imporre misure intese a prevenire le nascite all'interno del gruppo. La Corte ricorda che questi atti rientrano nell'ambito di applicazione dell'articolo II della Convenzione quando sono commessi con l'intento di distruggere in tutto o in parte un gruppo in quanto tale. La Corte ritiene inoltre che Israele debba garantire con effetto immediato che le sue forze militari non commettano nessuno degli atti sopra descritti.

La Corte è inoltre del parere che Israele debba adottare tutte le misure in suo potere per prevenire e punire l’incitamento diretto e pubblico a commettere un genocidio nei confronti dei membri del gruppo palestinese nella Striscia di Gaza.

La Corte ritiene inoltre che Israele debba adottare misure immediate ed efficaci per consentire la fornitura dei servizi di base e dell’assistenza umanitaria urgentemente necessari per affrontare le condizioni di vita avverse affrontate dai palestinesi nella Striscia di Gaza.

Israele deve inoltre adottare misure efficaci per prevenire la distruzione e garantire la conservazione delle prove relative alle accuse di atti nell'ambito dell'articolo II e dell'articolo III della Convenzione sul genocidio contro membri del gruppo palestinese nella Striscia di Gaza.

Infine, alla luce delle specifiche misure provvisorie che ha deciso di indicare, la Corte ritiene che Israele debba presentare alla Corte un rapporto su tutte le misure adottate per dare effetto a quest'ordinanza entro un mese, a partire dalla data di quest'ordinanza. La relazione così fornita sarà poi trasmessa al Sudafrica, al quale sarà data l'opportunità di presentare alla Corte le sue osservazioni al riguardo.[95]»

Crisi umanitaria nella striscia di Gaza[modifica | modifica wikitesto]

Residenti ispezionano le rovine di un appartamento distrutto dagli attacchi aerei israeliani

La situazione umanitaria a Gaza è stata definita una “crisi” e una “catastrofe”. Come risultato dell'assedio di Israele, Gaza deve affrontare carenza di carburante, cibo, farmaci, acqua e forniture mediche. L'assedio ha provocato un calo del 90% nella disponibilità di elettricità, influenzando le forniture elettriche ospedaliere, gli impianti di depurazione e la chiusura degli impianti di desalinizzazione che forniscono acqua potabile. Il 13 ottobre, il commissario dell'UNRWA Philippe Lazzarini ha dichiarato che «La portata e la velocità dello sviluppo della crisi umanitaria sono agghiaccianti».

Il maggiore generale israeliano (in pensione) Giora Eiland ha paragonato il conflitto alla situazione dopo Pearl Harbor. Sostenendo che Israele «non aveva altra scelta» se non quella di rendere Gaza un luogo «in cui è temporaneamente o permanentemente è impossibile vivere». Ha dichiarato che le scuole dell'UNRWA e l'ospedale Al-Shifa sarebbero stati bombardati e che sarebbe stata mantenuta una «grave crisi umanitaria» fino a quando le nazioni arabe non fossero intervenute per la rimozione di Hamas. Eiland ha affermato che questo non era "un programma di vendetta", ma un modo per riavere indietro gli ostaggi.

Il 16 ottobre, i medici hanno avvertito della presenza focolai di malattie dovute al sovraffollamento degli ospedali e ai corpi insepolti. Il 18 ottobre, la rappresentante delle Nazioni Unite degli Stati Uniti, Linda Thomas-Greenfield, ha posto il veto a una risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che sollecitava aiuti umanitari a Gaza. L'Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato che la situazione «sta andando fuori controllo».

Il 20 ottobre, Medici senza frontiere ha dichiarato di essere «profondamente preoccupato per la sorte di tutti a Gaza in questo momento». Il 21 ottobre, una dichiarazione congiunta di UNICEF, OMS, UNDP, UNFPA e PAM affermava che «il mondo deve fare di più» per Gaza. Il 26 ottobre, l'Organizzazione mondiale ha dichiarato che la crisi umanitaria e sanitaria di Gaza aveva «raggiunto proporzioni catastrofiche».

Negoziati e diplomazia[modifica | modifica wikitesto]

Cessate il fuoco[modifica | modifica wikitesto]

Il 24 ottobre, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha dichiarato: «Dovremmo liberare quegli ostaggi e poi potremo parlare». Il 25 ottobre, anche il primo ministro britannico Rishi Sunak ha respinto la richiesta di cessate il fuoco. Anche il leader del partito laburista britannico, Keir Starmer, si è opposto al cessate il fuoco. Il 27 ottobre l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha votato una risoluzione che chiede una tregua immediata. Ha ottenuto 121 voti favorevoli e 44 astenuti.

Il 20 ottobre, il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha chiesto un cessate il fuoco, affermando che l'attacco israeliano a Gaza costituisce un genocidio. Il 21 ottobre, il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi ha presentato un piano per un cessate il fuoco. Il 26 ottobre, i ministri degli esteri di nove Paesi arabi – Emirati Arabi Uniti, Giordania, Bahrein, Arabia Saudita, Oman, Qatar, Kuwait, Egitto e Marocco – hanno firmato una dichiarazione congiunta chiedendo un cessate il fuoco immediato. Il 21 ottobre e durante una successiva riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite il 24 ottobre, il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha chiesto un cessate il fuoco. L'ambasciatore russo all'ONU Vassily Nebenzia ha dichiarato: "il mondo intero" si aspetta che l'ONU chieda un cessate il fuoco. Il 29 ottobre papa Francesco ha chiesto il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi. Il 10 novembre, 1.000 dipendenti dell'USAID hanno firmato una lettera aperta chiedendo un cessate il fuoco immediato.

Il 2 novembre 2023, l'attuale presidente di Hamas Ismail Haniyeh ha dichiarato che se Israele accettasse un cessate il fuoco e l'apertura di corridoi umanitari per portare più aiuti a Gaza, Hamas sarebbe «pronto per negoziati politici per una soluzione a due Stati con Gerusalemme come capitale» della Palestina. Il 3 novembre, Benjamin Netanyahu ha dichiarato che Israele non avrebbe accettato un cessate il fuoco a meno che Hamas non avesse rilasciato tutti gli ostaggi. Sia Israele che Hamas hanno respinto le richieste di cessate il fuoco.

Trattative sugli ostaggi[modifica | modifica wikitesto]

Il 9 ottobre, Reuters ha riferito che il Qatar stava mediando i colloqui tra Israele e Hamas per garantire il rilascio delle donne israeliane in ostaggio in cambio del rilascio da parte di Israele di 36 donne e bambini palestinesi. Israele ha pubblicamente negato che tali negoziati fossero in corso. Press riferisce che Israele ha cercato l'assistenza egiziana per garantire la sicurezza degli ostaggi tenuti da militanti palestinesi e che il capo dell'intelligence egiziana ha contattato Hamas e la Jihad islamica per chiedere informazioni. Secondo quanto riferito, funzionari egiziani stavano mediando il rilascio delle donne palestinesi nelle carceri israeliane in cambio di donne israeliane catturate dai militanti palestinesi. L’Egitto e il Qatar stanno entrambi cercando di mediare i colloqui; secondo il Wall Street Journal, l'ala militare di Hamas comunica principalmente con l'Egitto.

Secondo The Guardian, una prima offerta prevedeva il rilascio di "bambini, donne, anziani e malati" tenuti in ostaggio in cambio di un cessate il fuoco di 5 giorni, e Netanyahu «ha rifiutato completamente l'accordo». Offerte più recenti, dopo l'offensiva di terra del 27 ottobre, prevedevano il rilascio di 10-15 ostaggi in cambio di un cessate il fuoco di 1-3 giorni. Secondo il Guardian, Netanyahu, i ministri di destra e i "falchi nell'esercito" hanno preso una posizione dura nei colloqui, a differenza del Mossad, che guida i negoziati sugli ostaggi.

Note[modifica | modifica wikitesto]

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