Binago

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Binago
comune
Binago – Stemma
Binago – Veduta
Binago – Veduta
Stemma, casale Cassinazza
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Lombardia
Provincia Como
Amministrazione
SindacoAlberto Vincenzo Pagani (lista civica Esperienza e rinnovamento) dal 27-5-2019
Territorio
Coordinate45°47′N 8°55′E / 45.783333°N 8.916667°E45.783333; 8.916667 (Binago)
Altitudine431 m s.l.m.
Superficie7,12 km²
Abitanti4 756[1] (30-11-2020)
Densità667,98 ab./km²
FrazioniMonello
Comuni confinantiBeregazzo con Figliaro, Castelnuovo Bozzente, Malnate (VA), Solbiate con Cagno, Vedano Olona (VA), Venegono Inferiore (VA), Venegono Superiore (VA)
Altre informazioni
Cod. postale22070
Prefisso031
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT013023
Cod. catastaleA870
TargaCO
Cl. sismicazona 4 (sismicità molto bassa)[2]
Cl. climaticazona E, 2 682 GG[3]
Nome abitantibinaghesi
Patronosan Giovanni Battista
Giorno festivo24 giugno
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Binago
Binago
Binago – Mappa
Binago – Mappa
Posizione del comune di Binago nella provincia di Como
Sito istituzionale

Binago (Binaach in dialetto comasco[4][N 1], AFI: /biˈnaːk/) è un comune italiano di 4 756 abitanti della provincia di Como in Lombardia. Dista da Como 17 km, da Varese 9 km e dal confine con la Svizzera 6 km. Sorge lungo la strada statale 342 Briantea, che collega i due capoluoghi lombardi. È situato sulla sommità settentrionale del Parco della Pineta di Appiano Gentile e Tradate. Gli abitanti sono comunemente detti "scusarìtt", che nel dialetto locale significa "grembiuli" (l'origine di tale soprannome si trova nella storia de "l'asino di Cagno").

Origini del nome[modifica | modifica wikitesto]

Alcuni attribuiscono l'origine del toponimo a un borgo romano di nome Bivianus, esteso laddove oggi si trovano le frazioni di San Salvatore e Monello.[5]

Il nome di Binago compare per la prima volta, sia pure circondato da molte incertezze, in un documento redatto attorno all'anno 774. Si tratta di un atto di vendita in cui viene citata una località a nome Bionaco o Bionago. Il documento, però, non contiene alcun esplicito riferimento al paese. Bisogna attendere ancora tre secoli per trovare un chiaro indizio riguardante un abitato a nome Binago.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Le origini[modifica | modifica wikitesto]

In epoca romana da Binago passava la via Novaria-Comum, strada romana che metteva in comunicazione i municipia di Novaria (Novara) e Comum (Como) passando per Sibrium (Castel Seprio).

In una memoria riferita a un accordo stipulato fra Guido, arcivescovo di Milano, e il conte Rodolfo del Seprio, in una data compresa fra il 1045 e il 1071, si fa riferimento a un podere nella pieve di Varese, nel luogo detto Binago. Sembra che i conti del Seprio possedessero dei beni in quel villaggio. Una testimonianza sicura e assai più ricca ci viene fornita da una fonte storica che narra alcune vicende della prima metà del secolo successivo, quando anche il piccolo paese di Binago venne drammaticamente coinvolto nella Guerra decennale che vide Milano schierarsi contro Como.

Alla base del conflitto c'era lo scontro per la supremazia territoriale fra due centri in espansione. Oggetto della contesa erano il controllo del contado del Seprio e, per Milano, l'apertura di una via di collegamento con i passi alpini e con i paesi del Nord. La guerra si combatté, con alterne vicende, sulle montagne comasche e nella zona del Seprio.

Uno storico degli Sforza narra che nella primavera del 1121 una spedizione armata uscì da Como per assalire il borgo di Varese, che si era alleato a Milano. Nel corso di questa spedizione i comaschi furono affrontati dalle truppe confederate di Binago e di Vedano Olona che ebbero la peggio e furono sconfitte. I Binaghesi allora si ritirarono nel loro castello mentre le truppe di Como assalivano e incendiavano Vedano. Nel tentativo di portare aiuto ai loro alleati, i Binaghesi uscirono dal castello e si misero in marcia verso il vicino paese, ma furono circondati dai comaschi, catturati e portati prigionieri a Como. In quest'occasione, il paese di Binago fu saccheggiato[5].

Si tratta della prima volta in cui, con assoluta certezza, Binago compare nella storia. È interessante notare che già a quell'epoca il paese risultava strettamente legato, come la vicina Varese, ai destini di Milano, alla cui Diocesi del resto apparteneva.

L'alleanza che legava Binago a Vedano testimonia a favore di un probabile comune interesse dei due villaggi per il fiume Olona, per i suoi mulini e per la via di comunicazione che esso rappresentava.

Dalla storia si ricava comunque un'importante informazione riguardo all'esistenza di un castello e di un villaggio a Binago. Il castello è dotato di mura e nel corso della battaglia fornisce un solido rifugio ai Binaghesi in difficoltà; i comaschi rinunciano ad assalirlo e si dirigono verso Vedano, probabilmente non protetto, e saccheggiano il paese, incendiandolo.

Vicende storiche dal '200 al '500[modifica | modifica wikitesto]

Le fonti storiche che sono note per i secoli XIII e XIV tramandano soltanto notizie di scarso rilievo. Tuttavia sappiamo che nel 1285 Binago venne di nuovo sfiorata da un avvenimento militare. La lenta e progressiva decadenza del contado del Seprio aveva portato alla crescita di importanza del modesto borgo di Varese, e Binago ne seguì in parte le sorti mantenendo comunque un solido legame, tramite i vincoli ecclesiastici, con Milano. Un violento conflitto scoppiò tra Castel Seprio e Milano per la conquista della supremazia territoriale. Nel 1285, appunto, un banda di alleati e partigiani dei conti del Seprio, condotta da Guido da Castiglione, raggiunse Varese con lo scopo di punire gli abitanti del borgo per l'aiuto prestato ai nemici Visconti. L'assedio non riuscì, e gli attaccanti vennero respinti fino a Binago e a Vedano. Due anni dopo l'arcivescovo e signore di Milano, Ottone Visconti, fece assalire e radere al suolo Castel Seprio: iniziò così un lungo periodo di governo milanese. L'unificazione della regione attuata sotto le insegne con il biscione dei Visconti si dimostrò in seguito solidissima, e il periodo che seguì pacifico e tranquillo: le sole notizie che abbiamo sono costituite da transazioni commerciali. Gli “Statuti delle acque e delle strade del contado di Milano fatti nel 1346” riportano Binago fra le località che, nella pieve di Appiano, hanno il compito della manutenzione della “strata da Bolà[6]. Bisognerà attendere gli inizi del XV secolo per avere altre informazioni su Binago. Nel 1412 il duca Filippo Maria Visconti, da poco insediatosi al governo di Milano, accolse i giuramenti di fedeltà delle comunità che effettivamente lo riconoscevano come sovrano. Un certo Aliolo “de Giochis”, figlio del fu Giovannolo “de Giochis de Binago”, in qualità di sindaco e procuratore del comune, giurò fedeltà e obbedienza al duca. Da questo momento in avanti viene, in parecchi documenti, citata la famiglia Castiglioni come possidente di vaste aree nel territorio binaghese: il nobile Francesco Castiglioni, nel 1455, possedeva la chiesa campestre di San Pietro in Monello e altri Castiglioni possedevano la non meglio identificata cappella di Sant'Agata. Una prova dell'estensione degli interessi di questa famiglia negli immediati dintorni di Binago verso la fine del XV secolo è fornita da uno stemma affrescato e da due iscrizioni tuttora visibili su un muro esterno del complesso rurale conosciuto come Cassinazza.

Il periodo degli Sforza, che succedono ai Visconti, è sorprendentemente povero di notizie sul paese: petizioni, piccoli conflitti con i villaggi vicini, richieste di favori o di esenzioni, che erano all'ordine del giorno per quasi tutte le comunità dello Stato, non sembrano curiosamente aver riguardato Binago. La relativa tranquillità della seconda metà del '400 non si protrasse nel secolo successivo. Francesi, svizzeri, veneziani e altri italiani, infine gli spagnoli si contesero per parecchi anni il possesso del territorio di Milano, e anche Varese e dintorni furono coinvolti nei continui rivolgimenti. L'esaurirsi della dinastia sforzesca e l'ingresso del Ducato di Milano nei possedimenti diretti della corona spagnola, nel 1535, aprirono un nuovo periodo di relativa pace e segnarono per Binago l'inizio del regime feudale.

Il periodo feudale e gli avvenimenti dei secoli XVI-XIX[modifica | modifica wikitesto]

Seguendo una prassi già affermata in età sforzesca, il governo spagnolo procedette alla concessione a privati di gran parte delle terre del Ducato di Milano. Trasformando una località in feudo, gli spagnoli vendevano a un personaggio soltanto determinati diritti che erano essenzialmente onorifici, giurisdizionali e fiscali; non veniva, cioè, ceduta la proprietà del territorio né dei beni immobili che ne facevano parte. Il possesso era del tutto indipendente dall'istituzione feudale: a causa di ciò erano proprio, in molti casi, coloro che erano già grandi proprietari terrieri di una determinata località ad aspirare al titolo di feudatario. Questo fu probabilmente anche il caso di Binago. Infatti, dopo essere stato affidato ad Antonio Carcassola e passato in varie mani (tra cui quelle dei Tassi[5]), il feudo venne ceduto il 9 novembre 1547[6] a Niccolò Castiglioni, membro di quella famiglia che da generazioni era legata da rilevanti interessi economici al paese e al suo territorio. Binago divenne quindi feudo, e tale rimase fino all'abolizione del regime feudale. È difficile dire quanto fosse redditizio il suo possesso poiché la comunità, secondo un censimento effettuato negli anni 1545-1546, risultava composta da 56 famiglie. Non si hanno notizie sui legami che si crearono tra i feudatari e il paese: sappiamo soltanto che la dimora dei Castiglioni era probabilmente l'edificio, oggi occupato da una comunità di suore, che si affaccia sulla piazza centrale del paese. Dopo varie vicende legate ai successori di Niccolò Castiglioni, nella prima metà del XVII secolo il feudo divenne appannaggio della famiglia dei Visconti di Cassano Magnago, e tale rimase, a quanto pare senza ulteriori rivolgimenti, sino alla fine del periodo feudale[6]. Nel 1751 il territorio di Binago si estendeva ai cassinaggi di Monello, Lovaneda, Cassinazza e Rocolo[6].

A differenza di quanto si è visto per i secoli precedenti, a partire dalla metà del '500 circa si dispone di una gran mole di documenti, riguardanti essenzialmente la vita religiosa del paese e le vicende dei suoi edifici di culto. Con la visita, avvenuta nel 1566, del delegato padre Leonetto Chiavone, il nuovo arcivescovo di Milano, Carlo Borromeo, incominciò a esercitare anche su Binago quello stretto e costante controllo sulle faccende di tutte le parrocchie che in poco tempo riformò i costumi e la vita religiosa del paese.

Il 19 ottobre del 1574 l'arcivescovo in persona visitò Binago: dagli atti di questa visita risulta una descrizione assai dettagliata di tutto ciò che poteva interessare l'autorità religiosa. A quella data abitavano nel paese 77 nuclei famigliari, per un totale di 467 persone. Il progetto più importante, che stava molto a cuore all'arcivescovo, era la costruzione di una nuova chiesa nel centro del paese e fu probabilmente in quel 1574 che prese forma il progetto per la costruzione della chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista. L'edificio sorse negli anni a cavallo tra la fine XVI secolo e gli inizi del successivo: così come appare oggi, esso è il frutto di un lungo processo di modificazione, sia nella parte architettonica che in quella decorativa, ed è solo in parte simile al progetto originario. Trasformazioni, aggiunte e ammodernamenti, in qualche caso di portata assai vasta, ne hanno sensibilmente alterato nel corso del tempo la struttura e la veste sia interna che esterna, adeguandola di volta in volta alle mutevoli esigenze pratiche, di culto ed estetiche. L'aspetto attuale della parrocchiale di San Giovanni risale in gran parte a una generale ristrutturazione condotta tra la fine del 1800 e gli inizi del ventesimo secolo.

Un decreto di riorganizzazione amministrativa del Regno d'Italia napoleonico datato 1807 sancì l'aggregazione dei comuni di Beregazzo ed uniti e Castelnuovo a quello di Binago.[7] La decisione fu però abrogata in seguito alla caduta di Napoleone e alla conseguente costituzione della provincia di Como del Regno lombardo-veneto da parte degli austro-ungarici[8][9].

Nel 1859, durante la seconda guerra di indipendenza, Binago vide il passaggio dei Cacciatori delle Alpi guidati da Garibaldi in transito da Varese - reduci dalla vittoriosa battaglia di Varese - a Como, presso cui ci sarebbe poi stata la battaglia di San Fermo: si racconta che Garibaldi si fermò a Binago tra il 26 e 27 maggio, salendo sulla torre inglobata dall'attuale complesso scolastico per avvistare eventuali manovre delle truppe austriache.

Simboli[modifica | modifica wikitesto]

«D'azzurro, alla torre di tre palchi, merlata alla guelfa, d'argento, murata di nero, il palco superiore merlato di tre, finestrato di uno, di nero, il palco mediano merlato di quattro, finestrato di due, di nero, il palco inferiore privo di merli, chiuso di nero, essa torre fondata sulla collina di verde, attraversante, la collina fondata in punta e uscente dai fianchi. Ornamenti esteriori da comune.»

Lo stemma è stato ideato nel 1950 ed ha ottenuto il decreto di concessione il 22 aprile 1998. Vi è raffigurata una collina che i milanesi munirono di una roccaforte per contrastare l'avanzata di Como attorno al quale furono combattute varie battaglie e che secoli successivi divenne possesso dei Visconti e dei Castiglioni.[10]

Il gonfalone è un drappo di azzurro.

Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

Architetture religiose[modifica | modifica wikitesto]

Madonna con Bambino, casale Cassinazza
  • Chiesa dei Santi Pietro e Paolo (XVII secolo)[11]
  • Chiesa di San Giovanni Battista (XVI secolo),[12] internamente decorata dal Morazzone[5]
  • Chiesa di Santa Maria (XV secolo),[13] al cui interno conserva affreschi del Quattrocento e del Cinquecento[5]
  • Cappella della Madonna[14]

Architetture civili[modifica | modifica wikitesto]

  • Cassinazza (cascina della fine del XV secolo)
  • Casa del Popolo (1898-1901)[15]
  • Ex-convento francescano (XVII secolo)[16]
  • Palazzo Castiglioni[17]
  • Palazzo De Cristoforis e Palazzo Lavezzari (XVIII secolo)[18][19]

Società[modifica | modifica wikitesto]

Evoluzione demografica[modifica | modifica wikitesto]

Abitanti censiti[21]

Tradizioni e folclore[modifica | modifica wikitesto]

Nel dialetto locale, gli abitanti di Binago sono chiamati Scusaritt, cioè grembiuli. Il soprannome deriverebbe da una storia popolare secondo la quale la gente Cagno, vedendo che cresceva dell'erba sul campanile del paese, decisero di far salire in cima ad esso, per mezzo di una carrucola, un asino legato a una corda, affinché mangiasse l'erba che era cresciuta. Tuttavia le cose non andarono come essi avevano sperato, perché l'asino, che era stato legato per il collo, morì strozzato prima di arrivare in cima. I cagnesi chiamarono poi gli abitanti dei paesi limitrofi per cucinare e mangiare l'asino. Arrivarono quindi, in successione, le genti di:

  • Caversaccio (località di Valmorea), che macellarono l'asino, da cui il soprannome Peraa (scuoiatori);
  • Bizzarone, che portarono il carbone per far cuocere l'asino, da cui il soprannome Carbunatt;
  • Casanova (località di Valmorea), che divorarono buona parte dell'asino, da cui Gòss, ossia ingordi;
  • Binago, che invece di mangiare l'asino direttamente in loco, riempirono i grembiuli con più carne possibile e la portarono a casa, da cui il soprannome già citato;
  • Albiolo, i cui abitanti arrivano in ritardo, trovarono solo pochi resti e vi si buttarono sopra come corvi, da cui il soprannome Curbatt;
  • Rodero, ultimi, che non trovarono nulla e tornarono a casa a bocca asciutta, da cui il soprannome Rabiaa (che significa arrabbiati).

Cultura[modifica | modifica wikitesto]

Biblioteche[modifica | modifica wikitesto]

La biblioteca comunale di Binago è una delle 34 biblioteche del Sistema bibliotecario "Ovest Como", che insieme ai Sistemi "Intercomunale di Como", "Lario Ovest" e "Brianza Comasca", forma la rete provinciale delle biblioteche.

Geografia antropica[modifica | modifica wikitesto]

Frazioni[modifica | modifica wikitesto]

La principale frazione di Binago, chiamata Monello, è situata nella zona sud-orientale del paese, presso il confine con Castelnuovo Bozzente e Beregazzo con Figliaro. È una zona prevalentemente residenziale e agricola, con diverse fattorie; al centro dell'abitato sorge la chiesa dedicata ai santi Pietro e Paolo, festeggiati il 29 giugno. Il nome "Monello" deriva dal fatto che presso questa frazione in epoca comunale correva il confine tra il territorio di Milano e quello di Como: lungo la strada che collegava Como con la valle dell'Olona sorgeva il casello daziario dove pagare il passaggio tra i due territori, e la gabella veniva chiamata appunto monello.

Infrastrutture e trasporti[modifica | modifica wikitesto]

Ferrovie[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Stazione di Binago-San Salvatore e Ferrovia Como-Varese.

Dal 1885 al 1966 era in funzione la Ferrovia Como-Varese delle Ferrovie Nord Milano, a scartamento ordinario, che in territorio di San Salvatore (frazione di Malnate) aveva la sua stazione ferroviaria. Nel 1948 la ferrovia venne elettrificata e nel 1966 venne soppressa e abbandonata definitivamente. Con la chiusura di questa linea si è perso di incrementare il trasporto passeggeri, ma soprattutto un collegamento diretto con Como, Varese e Laveno.

Sport[modifica | modifica wikitesto]

Il comune ospitò la ventunesima tappa del Giro d'Italia 1977, una cronometro individuale di 29 km con partenza e arrivo a Binago. Nell'occasione giunse primo il corridore belga Michel Pollentier, risultato poi il vincitore finale di quella edizione del Giro.

Note[modifica | modifica wikitesto]

Esplicative[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Per il dialetto comasco, si utilizza l'ortografia ticinese, introdotta a partire dal 1969 dall'associazione culturale Famiglia Comasca nei vocabolari, nei documenti e nella produzione letteraria.

Bibliografiche[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Dato Istat - Popolazione residente al 30 novembre 2020 (dato provvisorio).
  2. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  3. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  4. ^ AA. VV., Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani., Milano, Garzanti, 1996, p. 79, ISBN 88-11-30500-4.
  5. ^ a b c d e Borghese, p.98.
  6. ^ a b c d e Comune di Binago, sec. XIV - 1757 – Istituzioni storiche – Lombardia Beni Culturali, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 27 aprile 2020.
  7. ^ a b c Comune di Binago, 1798 - 1815 – Istituzioni storiche – Lombardia Beni Culturali, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 27 aprile 2020.
  8. ^ Comune di Beregazzo con Figliaro, 1816 - 1859 – Istituzioni storiche – Lombardia Beni Culturali, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 27 aprile 2020.
  9. ^ Comune di Castelnuovo, 1816 - 1859 – Istituzioni storiche – Lombardia Beni Culturali, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 27 aprile 2020.
  10. ^ Binago, su Stemmi dei Comuni della Provincia di Como. URL consultato il 22 ottobre 2022.
  11. ^ Chiesa dei SS. Pietro e Paolo - complesso, Via San Pietro - Binago (CO) – Architetture – Lombardia Beni Culturali, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 27 aprile 2020.
  12. ^ Chiesa di S. Giovanni Battista - complesso, Via Mazzini - Binago (CO) – Architetture – Lombardia Beni Culturali, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 27 aprile 2020.
  13. ^ Chiesa di S. Maria - complesso, Via Santa Maria - Binago (CO) – Architetture – Lombardia Beni Culturali, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 27 aprile 2020.
  14. ^ Cappella della Madonna, Viale Varese - Binago (CO) – Architetture – Lombardia Beni Culturali, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 27 aprile 2020.
  15. ^ Casa del Popolo, Via Matteotti, 2 - Binago (CO) – Architetture – Lombardia Beni Culturali, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 27 aprile 2020.
  16. ^ Convento francescano (ex), Piazza Cavour, 1,13 (P) - Binago (CO) – Architetture – Lombardia Beni Culturali, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 27 aprile 2020.
  17. ^ Palazzo Castiglioni, Piazza XXV Aprile, 1 - Binago (CO) – Architetture – Lombardia Beni Culturali, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 27 aprile 2020.
  18. ^ Palazzo De Cristoforis - complesso, Via Vittorio Veneto, 4 (P),5 - Binago (CO) – Architetture – Lombardia Beni Culturali, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 27 aprile 2020.
  19. ^ Palazzo Lavezzari, Via Roma, 1 - Binago (CO) – Architetture – Lombardia Beni Culturali, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 27 aprile 2020.
  20. ^ Comune di Binago, 1757 - 1797 – Istituzioni storiche – Lombardia Beni Culturali, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 27 aprile 2020.
  21. ^ Statistiche I.Stat ISTAT  URL consultato in data 28-12-2012.
    Nota bene: il dato del 2021 si riferisce al dato del censimento permanente al 31 dicembre di quell'anno. Fonte: Popolazione residente per territorio - serie storica, su esploradati.censimentopopolazione.istat.it.


Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Annalisa Borghese, Binago, in Il territorio lariano e i suoi comuni, Milano, Editoriale del Drago, 1992, p. 98.
  • Federico Cavalieri Binago: vicende storiche e artistiche dalle origini all'Ottocento, Binago, Pro Loco, 1990
  • Amanzio Cerasa, Anna Maria Ferrari Santa Maria Assunta in Binago tra storia, arte e fede, a cura di Roberto Porta, Binago, Pro Loco, 2008

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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