Montemezzo

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Montemezzo
comune
Montemezzo – Stemma
Montemezzo – Bandiera
Montemezzo – Veduta
Montemezzo – Veduta
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Lombardia
Provincia Como
Amministrazione
SindacoGian Luigi Spreafico (lista civica Uniti per Montemezzo) dal 10-6-2018
Territorio
Coordinate46°10′41.56″N 9°22′28.31″E / 46.17821°N 9.37453°E46.17821; 9.37453 (Montemezzo)
Altitudine522 m s.l.m.
Superficie9,02 km²
Abitanti203[1] (31-5-2023)
Densità22,51 ab./km²
FrazioniBurano, Selva, Piazzolo, Cerceno, Montalto
Comuni confinantiGera Lario, Samolaco (SO), Sorico, Trezzone, Vercana
Altre informazioni
Cod. postale22010
Prefisso0344
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT013155
Cod. catastaleF564
TargaCO
Cl. sismicazona 4 (sismicità molto bassa)[2]
Cl. climaticazona E, 2 811 GG[3]
Nome abitantimontemezzini
Patronosan Martino
Giorno festivo11 novembre
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Montemezzo
Montemezzo
Montemezzo – Mappa
Montemezzo – Mappa
Posizione del comune di Montemezzo nella provincia di Como
Sito istituzionale

Montemezzo (Muntemezz in dialetto comasco[N 1], AFI: /muŋteˈmɛts/) è un comune italiano di 203 abitanti della provincia di Como in Lombardia; ha fatto parte della Comunità montana dell'Alto Lario Occidentale, e in seguito della Comunità montana Valli del Lario e del Ceresio.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il ritrovamento, all'inizio del XX secolo, di alcuni massi scavati da coppelle lasciano supporre una presenza umana sul territorio già in epoca preistorica[4].

Negli annessi agli Statuti di Como del 1335 Montemezzo viene citato con la dicitura "comune de Medio montis Surici", località appartenente alla Pieve di Olonio e incaricata della manutenzione del tratto di via Regina compreso tra un "predicto tramitte" e un certo "puteum de Mirigio".[5]

In seguito allo spostamento della sede plebana da Olonio a Sorico del 1456, Montemezzo seguì in un primo momento le sole sorti della pieve suricense. Quando poi questa fu unita a quelle di Gravedona e di Dongo per formare le Tre Pievi superiori del lago, la storia di Montemezzo seguì di pari passo quella della nuova unione, dapprima concessa in feudo a Lucrezia Crivelli (1497), poi al Medeghino (1545) e infine alla famiglia Gallio (dal 1580 fin'oltre la metà del XVIII secolo).[5]

Un decreto di riorganizzazione amministrativa del Regno d'Italia napoleonico datato 1807 sancì lo spostamento di Montemezzo all'interno del comune di Gera,[6] decisione revocata poi con la Restaurazione.[7]

Simboli[modifica | modifica wikitesto]

Lo stemma e il gonfalone del comune sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 4 aprile 2007.[8]

«Di azzurro, alle tre montagne di verde, la centrale con i declivi visibili e fondata in punta, le laterali fondate in punta e uscenti dai fianchi, parzialmente celate dalla montagna centrale, esse montagne sormontate dalla lettera maiuscola M, d'oro, posta nel punto d'onore, accompagnata da quattro stelle, di otto raggi, d'argento, due a destra, due a sinistra, ordinate in palo. Ornamenti esteriori da Comune.»

Il gonfalone è un drappo di bianco con la bordatura di azzurro.

Le tre montagne rievocano il nome del paese.[9]

Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

Architetture religiose[modifica | modifica wikitesto]

Chiesa di San Martino[modifica | modifica wikitesto]

Chiesa di S. Martino di Tours

Eretta nella prima metà del Quattrocento,[10] la chiesa di San Martino di Tours è attestata come sede di una parrocchia a partire dal 1480.[10][11] La separazione dalla plebana di Sorico fu confermata attorno alla metà del XVI secolo.[12] La chiesa fu oggetto di interventi nel 1595,[13] anno di erezione del campanile[4].

Molti degli elementi della chiesa o in essi conservati - tra cui le due cappelle affacciate sulla singola navata, l'altare di sinistra e molti paramenti - furono donati dagli emigrati che dal XV al XIX secolo si trasferirono ad Ancona e in Sicilia.[10][4] La costruzione delle due cappelle, realizzate nel 1611 e nel 1628, richiesero la demolizione dei muri laterali della struttura originaria[14] e il sezionamento di un affresco esterno, raffigurante San Cristoforo.[4]

Esternamente la chiesa si presenta con una facciata a capanna in arenaria, introdotta da un protiro e nella quale si apre un portale rinascimentale.[10][11][4][15]

All'interno, un arco a tutto sesto sovrasta il presbiterio.[11] L'area dell'abside ospita una Crocifissione,[4] un Giudizio universale[11] gli Evangelisti e i quattro principali Dottori della Chiesa[12]. A lungo attribuiti ad Aurelio Luini[11][16] per errore, gli affreschi risalgono invece al primo Cinquecento[12]. Gli affreschi del presbiterio furono oggetto di un restauro piuttosto invasivo, operato nel 1872 da Luigi Tagliaferri.

Di Giovanni Mauro della Rovere[16] sono invece gli affreschi didattici Lotta della Fede contro l'eresia[4][11][17] (1611) e Festa del Rosario con la Madonna, il Bambino e San Domenico,[18] realizzati in periodo di Controriforma[11][12] nella cappella del Rosario, la quale ospita anche gli affreschi di una Madonna Incoronata e di alcuni angeli festanti.[19][20]

Uno degli affreschi ospitati nella chiesa di San Martino raffigura inoltre l'episodio dell'attentato a Carlo Borromeo da parte del frate umiliato[21] Gerolamo Donati. Al Borromeo è dedicato l'altra cappella della chiesa, affrescata nel 1628 da Cristoforo Caresana, artista d'ispirazione morazzoniana.

Chiesa di San Lorenzo[modifica | modifica wikitesto]

La località di Montalto ospita l'oratorio di San Lorenzo[4] (1900-1901), collocato in posizione panoramica sull'alto Lario.[22] L'edificio nacque probabilmente come ex voto[4].

Architetture civili[modifica | modifica wikitesto]

  • La località Dalco ospitò l'omonimo rifugio.[23]

Società[modifica | modifica wikitesto]

Evoluzione demografica[modifica | modifica wikitesto]

Demografia pre-unitaria[modifica | modifica wikitesto]

  • 1751: 195 abitanti[5]
  • 1771: 263 abitanti[24]
  • 1805: 309 abitanti[6]
  • 1809: 291 abitanti (prima dell'aggregazione a Gera)[6]
  • 1853: 395 abitanti[7]

Demografia post-unitaria[modifica | modifica wikitesto]

Abitanti censiti[25]

Amministrazione[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Per il dialetto comasco, si utilizza l'ortografia ticinese, introdotta a partire dal 1969 dall'associazione culturale Famiglia Comasca nei vocabolari, nei documenti e nella produzione letteraria.

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ https://demo.istat.it/app/?i=D7B
  2. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  3. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  4. ^ a b c d e f g h i Borghese, p. 316.
  5. ^ a b c Comune di Montemezzo, sec. XIV - 1757 – Istituzioni storiche – Lombardia Beni Culturali, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 9 maggio 2020.
  6. ^ a b c Comune di Montemezzo, 1798 - 1809 – Istituzioni storiche – Lombardia Beni Culturali, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 9 maggio 2020.
  7. ^ a b Comune di Montemezzo, 1816 - 1859 – Istituzioni storiche – Lombardia Beni Culturali, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 9 maggio 2020.
  8. ^ Montemezzo (Como) D.P.R. 04.04.2007 concessione di stemma e gonfalone, su presidenza.governo.it. URL consultato il 10 agosto 2022.
  9. ^ Montemezzo, su Stemmi dei Comuni della Provincia di Como.
  10. ^ a b c d Chiesa di San Martino - North Lake Como, su northlakecomo.net. URL consultato il 9 maggio 2020.
  11. ^ a b c d e f g Parrocchia di San Martino, 1480 - 1986 – Istituzioni storiche – Lombardia Beni Culturali, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 9 maggio 2020.
  12. ^ a b c d Zastrow, p. 72.
  13. ^ Chiesa di S. Martino - complesso, Via Chiesa - Montemezzo (CO) – Architetture – Lombardia Beni Culturali, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 9 maggio 2020.
  14. ^ Tenchio, p. 27.
  15. ^ Montemezzo: cosa vedere, su paesionline.it. URL consultato il 9 maggio 2020.
  16. ^ a b TCI, Guida d'Italia [...], p. 334.
  17. ^ Tenchio, pp. 27-31.
  18. ^ Tenchio, pp. 32-34.
  19. ^ Tenchio, pp. 35-37.
  20. ^ Paola Tenchio, L'opera del Fiammenghino: nelle Tre Pievi altolariane, Arti Grafiche Sampietro sas, 2000, ISBN 978-88-87672-02-2. URL consultato il 17 marzo 2022.
  21. ^ Bartolini, p. 78.
  22. ^ Chiesa di S. Lorenzo, Via Montalto - Montemezzo (CO) – Architetture – Lombardia Beni Culturali, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 9 maggio 2020.
  23. ^ Rifugio Dalco, su Rifugi di Lombardia. URL consultato il 9 maggio 2020.
  24. ^ Comune di Montemezzo, 1757 - 1797 – Istituzioni storiche – Lombardia Beni Culturali, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 9 maggio 2020.
  25. ^ Statistiche I.Stat ISTAT  URL consultato in data 28-12-2012.
    Nota bene: il dato del 2021 si riferisce al dato del censimento permanente al 31 dicembre di quell'anno. Fonte: Popolazione residente per territorio - serie storica, su esploradati.censimentopopolazione.istat.it.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Annalisa Borghese, Montemezzo, in Il territorio lariano e i suoi comuni, Milano, Editoriale del Drago, 1992, p. 316.
  • Oleg Zastrow, Sant'Ambrogio - Immagini tra Lario e Brianza, Oggiono, Cattaneo Editore, 1997.
  • Touring Club Italiano (a cura di), Guida d'Italia - Lombardia (esclusa Milano), Milano, Touring Editore, 1999, ISBN 88-365-1325-5.
  • Paola Tenchio, L'opera del Fiammenghino: nelle Tre Pievi altolariane, Arti Grafiche Sampietro sas, 2000, pp. 27-37.
  • Giovanni Agosti, Jacopo Stoppa, Marco Tanzi, Il Rinascimento lombardo (visto da Rancate), in Giovanni Agosti, Jacopo Stoppa, Marco Tanzi (a cura di), «Il Rinascimento nelle terre ticinesi. Da Bramantino a Bernardino Luini», Officina Libraria, Milano 2010.
  • Franco Bartolini, I segreti del Lago di Como e del suo territorio, Cermenate, New Press Edizioni, 2016 [2006].

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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