Governo De Gasperi III

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Governo De Gasperi III
File:AlcideDeGasperi.jpg
StatoBandiera dell'Italia Italia
Presidente del ConsiglioAlcide De Gasperi
(DC)
CoalizioneDC, PCI, PSI, PDL
LegislaturaAssemblea Costituente
Giuramento2 febbraio 1947
Dimissioni13 maggio 1947
Governo successivoDe Gasperi IV
1º giugno 1947

Il Governo De Gasperi III è stato il secondo esecutivo della Repubblica Italiana, il secondo dell'Assemblea Costituente.

È stato in carica dal 2 febbraio 1947[1][2] al 1º giugno 1947[3][4], per un totale di 119 giorni, ovvero 3 mesi e 30 giorni.

La fiducia al governo venne votata dall'Assemblea Costituente che fu in carica fino al 31 gennaio 1948.

Il governo si dimise a causa della rottura politica fra i democristiani ed i socialcomunisti che si era creata con il nuovo governo statunitense presieduto da Harry Truman[5].

Composizione del parlamento

Assemblea Costituente Seggi
Democrazia Cristiana
Partito Socialista Italiano
Partito Comunista Italiano
Unione Democratica Nazionale
Partito Repubblicano Italiano
Partito d'Azione
Concentrazione Democratica
Fronte Democratico Progressista
Partito Democratico del Lavoro
Partito Cristiano Sociale
Partito dei Contadini d'Italia
Totale Maggioranza
207
115
104
41
23
7
2
1
1
1
1
503
Fronte dell'Uomo Qualunque
Blocco Nazionale della Libertà
Movimento per l'Indipendenza della Sicilia
Partito Sardo d'Azione
Movimento Unionista Italiano
Totale Opposizione
30
16
4
2
1
53
Totale 556

Partiti di governo

Fu un governo di unità nazionale, composto all'inizio del mandato da:

Composizione

Ministeri Ministro Sottosegretari
Presidenza del Consiglio dei ministri Alcide De Gasperi (DC) Paolo Cappa (DC), Vincenzo Moscatelli (PCI)
Affari esteri Carlo Sforza (Ind.) Eugenio Reale (PCI), Giuseppe Lupis (PSI)
Interno Mario Scelba (DC) Ernesto Carpano Maglioli (PSI)
Africa Italiana Alcide De Gasperi (DC) ad interim
Grazia e Giustizia Fausto Gullo (PCI) Umberto Merlin (DC)
Finanze e Tesoro

Con decreto del Capo provvisorio dello Stato del 02/02/47, Ministero delle Finanze e quello del Tesoro furono riuniti nel Ministero delle Finanze e del Tesoro

Pietro Campilli (DC) Giuseppe Pella (DC), Raffaele Pio Petrilli (DC), Giovanni Braschi (DC), Vincenzo Cavallari (PCI)
Difesa

Con Decreto Legislativo del Capo Provvisorio dello Stato 4 febbraio 1947, n. 17 il Ministero della Guerra, il Ministero dell'Aeronautica ed il Ministero della Marina Militare furono accorpati nel Ministero della Difesa.

Luigi Gasparotto (PDL) Dal 14 febbraio 1947 Giuseppe Brusasca (DC), Luigi Chatrian (DC), Francesco Moranino (PCI), Vito Mario Stampacchia (PSI)
Pubblica Istruzione Guido Gonella (DC) Ferdinando Bernini (PSI)
Lavori Pubblici Emilio Sereni (PCI) Pier Carlo Restagno (DC)
Agricoltura e Foreste Antonio Segni (DC) Luigi De Filpo (PCI)
Trasporti Giacomo Ferrari (PCI) Angelo Raffaele Jervolino (DC)
Poste e Telecomunicazioni Luigi Cacciatore (PSI) Vito Giuseppe Galati (DC)
Industria e Commercio Rodolfo Morandi (PSI) Vannuccio Faralli (PSI), Antonio Cavalli (DC)
Commercio con l'Estero Ezio Vanoni (DC) Mario Assennato (PCI)
Marina Mercantile Salvatore Aldisio (DC) Giosuè Fiorentino (PSI)
Lavoro e Previdenza Sociale Giuseppe Romita (PSI) Giuseppe Togni (DC)

Cronologia

Salvo diversa indicazione le notizie sono prelevate dalla pagina indicata in bibliografia del sito dellarepubblica.it

1947

  • 3 febbraio: Il terzo governo De Gasperi giura nelle mani del capo provvisorio dello stato. Partecipano DC, PSI e PCI. Non entrano nel governo il PRI e i ministri socialisti che hanno aderito al PSDI. Ridotto il numero dei ministeri che passano da 21 a 16. Alla DC il presidente del Consiglio e 7 ministri, ridotta la presenza delle sinistre che passano da 8 a 6 ministeri, 3 al PCI che perde le Finanze e 3 al PSI che perde gli Esteri, 2 indipendenti. Fra le principali novità la presenza di Carlo Sforza, indipendente di area repubblicana, che assume il ministero degli Esteri e di Mario Scelba agli Interni entrambi assegnati ad interim a De Gasperi nel precedente esecutivo.
  • 6 febbraio: De Gasperi e Sforza in audizione alla Commissione per i trattati dell'assemblea costituente. Il governo ha deciso di sottoscrivere il trattato di pace nonostante le critiche e le note di protesta per diverse condizioni imposte dal documento. Giovanni Gronchi presente un ordine del giorno: "preso atto delle dichiarazioni del presidente del Consiglio e del ministro degli Esteri dalle quali risulta che essi ritengono, nell’interesse del Paese, di dover procedere il 10 febbraio alla firma del Trattato di pace, riafferma che l’assemblea Costituente resta comunque pienamente libera e sovrana, secondo la sua legge costitutiva di decidere in sede di ratifica".
    Nel pomeriggio il Consiglio dei ministri inizia la discussione sul Trattato che continua nella seduta del 7 febbraio.
    Emilio Sereni a nome del PCI e Rodolfo Morandi a nome del PSI si dichiarano a favore. Le uniche obiezioni sono mosse dai ministri democristiani Guido Gonella e Mario Scelba, con quest'ultimo che minaccia le dimissioni. L’intervento di De Gasperi riesce, momentaneamente, a farlo recedere. Don Luigi Sturzo si dichiara contrario, la CGIL e le associazioni dei combattenti indicono una manifestazione di protesta.
  • 8 febbraio: De Gasperi riferisce alla Costituente i termini del trattato di pace. Ribadendo le posizioni critiche del governo spiega perché si sia deciso di procedere alla firma prima del dibattito parlamentare.
  • 10 febbraio: Parigi: l’ambasciatore Antonio Meli di Soragna firma il Trattato di Parigi fra l'Italia e le potenze alleate con la riserva della ratifica da parte dell'assemblea costituente.
    Per protesta contro le dure clausole imposte all’Italia dal Trattato di pace la CGIL proclama 10 minuti di sospensione dal lavoro. In tutte le città manifestazioni spontanee. A Roma la cerimonia indetta all’Altare della patria è turbata da provocazioni messe in atto da monarchici e neofascisti. Gruppi di studenti di destra assaltano l’ambasciata jugoslava, negli scontri due feriti
  • 11 febbraio: il ministro Sforza invia alle nazioni firmatarie una richiesta ufficiale di revisione.
  • 25 febbraio: la costituente approva la fiducia al governo con 292 voti a favore, 102 contrari e 1 astenuto.
  • 11 marzo: il presidente degli Stati Uniti Harry Truman enuncia la sua dottrina contro l'espansionismo sovietico nel mondo e contro la partecipazione dei comunisti nei governi occidentali.
  • 27 marzo: il Consiglio dei ministri discute sulla situazione economico-finanziaria. Fra le deliberazioni più importanti un'imposta straordinaria sui patrimoni superiori ai tre milioni e la revisione della ricchezza mobile.
  • 1º aprile: Rodolfo Morandi, ministro dell’Industria e del commercio, illustra al Consiglio dei ministri un piano per normalizzare la situazione economica colpendo sprechi e speculazioni.
  • 28 aprile: Il presidente del Consiglio De Gasperi alla Radio lancia un appello alla tregua politica e una ripresa di fiducia nell’economia nazionale.
  • 30 aprile: De Gasperi in Consiglio dei ministri afferma che i tre partiti di massa che formano l’esecutivo, DC- PCI – PSI, da soli non sono in grado di governare il Paese e chiede il concorso di quello che definisce il «quarto partito» composto dagli esponenti delle classi medie e del mondo economico. Un «partito» che può vanificare ogni sforzo ricostruttivo «attraverso il sabotaggio del prestito e la fuga dei capitali, l’aumento dei prezzi e le campagne scandalistiche».
  • 2 maggio: l’Assemblea costituente discute dell’eccidio di Portella delle Ginestre. Per il governo riferisce Mario Scelba, ministro degli Interni, che afferma che gli omicidi siciliani non possono essere considerati un atto politico. Dichiarazioni che suscitano le critiche e le proteste dei comunisti e dei socialisti. Violenti incidenti d’aula fra sinistre e destre.
  • 5 maggio: De Gasperi annuncia a Nenni e Togliatti che la formula di governo che vede collaborare DC- PSI e PCI non è più adeguata alle esigenze del Paese. Lo stesso giorno incontra il governatore della Banca d’Italia Luigi Einaudi e gli propone di entrare nel governo come ministro del Bilancio.
  • 13 maggio: De Gasperi si dimette. È aperta la crisi che porta all'esclusione delle sinistre dal governo del paese.[6]

Note

  1. ^ Ufficio per gli Affari giuridici e le relazioni costituzionali Governo e Diari delle crisi di governo (PDF), su archivio.quirinale.it.
  2. ^ I nuovi ministri hanno giurato ieri, in Corriere d'Informazione, 3 febbraio 1947.
  3. ^ I ministri giurano oggi, su archiviolastampa.it, 1º giugno 1947.
  4. ^ Due di giugno, in "Nuova Stampa Sera", 2-3 giugno 1947, p. 1.
  5. ^ Bruno Bongiovanni, Storia della Guerra Fredda, Laterza, 2009, ISBN 978-88-420-6343-8
  6. ^ Le dimissioni del governo, su archiviolastampa.it, 14 maggio 1947.

Bibliografia

  • 1947: III Governo De Gasperi, su dellarepubblica.it, Associazione «dellaRepubblica», per la storia dell’Italia repubblicana. URL consultato il 30 aprile 2019.

Voci correlate

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