Utente:Cstomaci/Sandbox/Macchi

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Macchi C.205V Veltro
Il prototipo del Macchi C.205V (M.M. 9287) ripreso a Guidonia durante le prove militari
Descrizione
Tipoaereo da caccia
Equipaggio1
ProgettistaMario Castoldi
CostruttoreBandiera dell'Italia Aeronautica Macchi
Data primo volo19 aprile 1942
Data entrata in serviziofebbraio 1943
Utilizzatore principale UtenteBandiera dell'Italia Regia Aeronautica
Bandiera della Repubblica Sociale Italiana

ANR
Bandiera dell'Italia AMI

Altri utilizzatoriBandiera della Germania Luftwaffe
Bandiera della Croazia Croazia
Bandiera dell'Egitto Egitto
Bandiera della Siria Siria
Esemplari252 (compresi il prototipo C.205V e i due prototipi C.205N)
Sviluppato dalMacchi M.C.202
Altre variantiMacchi M.C.206
Dimensioni e pesi
Tavole prospettiche
Lunghezza8,85 m
Apertura alare10,58 m (semiala sinistra 4,53 m) (semiala destra 4,33 m)
Altezza3,48 m
Superficie alare16,80
Carico alare194,5 kg/m²
Allungamento alare6,663
Peso a vuoto2 581 kg
Peso carico3 408 kg
Capacità combustibile433 l carburante tipo Avio B.4 da 95-100 ottani
Propulsione
Motoreun Fiat RA 1050 RC.58 Tifone
12 cilindri a V raffreddato a liquido
Potenza1 475 cavalli vapore (1 085 kW)
Prestazioni
Velocità max646 km/h a 8 000 m
Velocità di crociera500 km/h
Velocità di salita5 min 3 s a 6 000
Corsa di decollo285 m
Atterraggio310 m
Autonomia1 040 km
Tangenza11 350 m (quota di tangenza pratica)
Armamento
Mitragliatricidue Breda-SAFAT calibro 12,7 mm in caccia in fusoliera a tiro sincronizzato attraverso l'elica con 400 colpi per arma
due Breda-SAFAT calibro 7,7 mm alari con 500 colpi per arma
Cannonidue cannoni Mauser 20 mm con 500 colpi complessivi (Macchi M.C. 205V Serie III)
Bombefino a 320 kg
Pilota CollaudatoreGuido Carestiato
Notei dati si riferiscono al Macchi M.C. 205V Serie I (salvo dove diversamente indicato)

Marco Gueli L'Aermacchi C.205 in Storia Militare, nº 252, ottobre 2014, p.50

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Il Macchi C.205V (C dal cognome del progettista, V come Veltro, il nome assegnato) fu un aereo da caccia monomotore monoplano ad ala bassa interamente metallico, progettato dall'ingegner Mario Castoldi dell'ufficio tecnico dell'azienda italiana Aeronautica Macchi.

Evoluzione del Macchi C.202 Folgore di cui conservava inalterata gran parte della cellula e degli equipaggiamenti ma dotato del più potente motore Daimler-Benz DB 605A, entrò in servizio nell'aprile del 1943 e fu il primo caccia italiano a portare in combattimento i cannoni da 20 mm, dotando la Regia Aeronautica di un caccia in grado di confrontarsi alla pari con i pariclasse avversari, pur in condizioni di schiacciante inferiorità numerica.

Dopo l'armistizio fu utilizzato sia dall'Aeronautica Cobelligerante che dall'Aeronautica Nazionale Repubblicana. Nel dopoguerra, un piccolo lotto fu esportato in Egitto prestando servizio nell'aeronautica di quel paese e partecipando alle fasi finali del primo conflitto arabo-israeliano del 1948.

Storia del progetto[modifica | modifica wikitesto]

L'introduzione in servizio del Macchi C.202 nei reparti della Regia Aeronautica iniziato nell'estate del 1941, costituì un evidente salto di qualità rispetto al materiale di volo allora in servizio rappresentato da Fiat C.R.42, Macchi C.200 e Fiat G.50.

Lo Stato Maggiore della Regia Aeronautica aveva comunque iniziato ad esaminare la possibilità di una nuova generazione di aerei da caccia che in virtù della maggiore potenza installata fossero in grado di assicurare prestazioni elevate anche in presenza di un incremento nell'armamento, che doveva essere costituito da cannoni, e nell'equipaggiamento disponibile.

In vista dell'acquisizione da parte del Ministero dell'Aeronautica della licenza di costruzione del Daimler-Benz DB 605A, l'ingegner Mario Castoldi capo progettista della Macchi, iniziò a lavorare su due diversi progetti. Uno, di sviluppo più lungo, denominato C.205N e destinato a partecipare al concorso ministeriale per i nuovi caccia della cosiddetta Serie 5, l'altro di più immediata realizzazione denominato inizialmente C.202 bis che prevedeva l'installazione del più potente motore Daimler Benz 605A sulla cellula del C.202 Folgore. La Macchi s'impegnava a consegnare il primo velivolo dopo soli tre mesi dalla consegna del motore [1].

Dopo l'autorizzazione a procedere da parte del Ministero, il 16 dicembre 1941 venne dato ufficialmente l'avvio al programma C.202 bis, presto ribattezzato C.205V Veltro, con due lettere di commessa alla Macchi per cento esemplari (Serie I, M.M. 9287-9386) e alla FIAT per trecento esemplari (Serie II, M.M.90050-90349). A favore del C.205V giocava la possibilità per la Regia Aeronautica di avere disponibile in tempi brevi una macchina con prestazioni superiori potendo coinvolgere nel programma le grandi capacità produttive della FIAT, già impegnata nella costruzione su licenza del motore tedesco.

Con l'arrivo dei primi motori Daimler Benz 605A dalla Germania, avvenuto nel febbraio 1942 e l'avvio della costruzione su licenza dello stesso presso gli stabilimenti FIAT con la denominazione di RA.1050 RC 58 Tifone, l'ingegner Castoldi procedette alla realizzazione del primo prototipo del C.205V. Le modifiche necessarie ad accogliere il nuovo propulsore furono realizzate su un esemplare di C.202 della IX Serie, prelevato direttamente dalla linea produttiva.

Il 19 aprile 1942, il primo C.202 con il nuovo propulsore effettuò il primo volo dalla pista di Lonate Pozzolo alla guida del collaudatore della Macchi Guido Carestiato. Il 10 maggio l'esemplare fu trasferito a Guidonia Montecelio, presso il Centro Sperimentale, per le prove di volo contrattuali. In una di queste il C.205V raggiunse la velocità di 646 Km/h a 8 000 metri. Esteriormente le differenze rispetto al C.202 erano minime. Cambiava l'ogiva dell'elica, di dimensioni maggiori per accogliere il più ingombrante riduttore dell'elica Piaggio P2001, il carrello posteriore diventava retrattile e il radiatore dell'olio era sdoppiato assumendo la caratteristica forma a barilotto.

I nuovi C.205 uscirono direttamente dalla linea di produzione del C.202. Il secondo prototipo (M.M. 9488) volò il 19 agosto 1942 e i collaudi di entrambi i prototipi del Veltro furono pienamente soddisfacenti anche in virtù della grande affinità con il loro predecessore. La Regia Aeronautica possedeva ora un moderno intercettore di transizione capace di confrontarsi alla pari con i caccia avversari a basse e medie altitudini, in attesa che si concludesse il concorso per i caccia della Serie 5.

Per quanto riguarda gli aspetti relativi al potenziamento dell'armamento, l'aumento della potenza disponibile permise d'installare fin da subito sui Veltro Serie I, di una mitragliatrice SAFAT da 7,7 mm su entrambe le semiali, sostituite, a partire dalla Serie III da due cannoni da 20 mm per la cui disponibilità comunque fu necessario attendere l'arrivo della fornitura dalla Germania, a causa dell'indisponibilità di armi di tale calibro per l'impiego aereo sviluppate in Italia.

L'installazione di un cannone da 20 mm tra le bancate dei cilindri del motore, anche se oggetto di studio, fu presto scartata perché l'alloggiamento della culatta e delle munizioni avrebbe comportato la progettazione ex-novo della fusoliera[2].

Grazie alla possibilità di utilizzare la maggior parte dei componenti del C.202, la Macchi fu in grado di varare con rapidità la produzione del nuovo velivolo e a soli sei mesi dal volo del primo prototipo, la ditta era in grado di consegnare i primi velivoli della serie di cento esemplari. Gli esemplari di serie risultarono leggermente più pesanti (l'aumento di peso fu di 40 kg) [3] ma fornirono comunque prestazioni di volo solo di poco inferiori a quelle dei prototipi. Dai due esemplari costruiti e collaudati nel novembre 1942, la produzione passò ai venti esemplari usciti dalle officine varesine nel marzo 1943.

Mentre erano ancora in corso le valutazioni per aggiudicare il vincitore del concorso per i caccia della Serie 5 tra Fiat G.55, risultato poi vincitore, e il Reggiane Re.2005, in previsione dell'avvio della produzione del C.205 anche presso gli stabilimenti FIAT, il primo esemplare della serie, il 29 ottobre 1942 fu trasferito a Torino per costituire l'esemplare di riferimento per la riproduzione in serie a cura della ditta torinese[4].

La FIAT, inizialmente, fu riluttante ad avviare la commessa per la produzione della Serie II in quanto più interessata alla costruzione del proprio G.55[3] [N 1][5] finché, a lungo sollecitata dallo Stato Maggiore, acconsentì finalmente ad avviare l'allestimento delle attrezzature di produzione. Purtroppo, il bombardamento operato dai bombardieri della RAF sugli stabilimenti di Torino nei giorni 9, 10 e 12 dicembre del 1942 distrusse completamente le attrezzatura destinata alla produzione del C.205, ponendo fine all'iniziativa[6].

Intanto i primi C.205V di produzione Macchi iniziavano a giungere ai reparti. I primi a riceverli furono i piloti del 1º Stormo d base a Pantelleria. La 71ª Squadriglia del 17º Gruppo ricevette i primi tre C.205V il 6 febbraio 1943[4].

Completata la Serie I ai primi di giugno del 1943, la Macchi dette avvio alla produzione della Serie III, armata con i cannoni da 20 mm e due attacchi subalari per serbatoi supplementari. Prima dell'8 settembre ne furono prodotti settanta esemplari, molti dei quali però rimasero presso la fabbrica, in attesa dei componenti necessari al completamento.[7]

Nei mesi successivi le consegne ai reparti dislocati sull'isola continuarono con una certa regolarità in previsione dell'oramai imminente sbarco alleato in Sicilia.

Tecnica[modifica | modifica wikitesto]

Cellula[modifica | modifica wikitesto]

Il Macchi C. 205 era un caccia monoplano, monoposto, monomotore a carrello retrattile, con struttura completamente metallica, diretta evoluzione del Macchi C. 202 da cui differiva per il gruppo motopropulsore, per le modifiche apportate alla cappottatura motore, per lo spostamento della presa Venturi ed altri interventi che riguardavano il carrello principale e la strumentazione di bordo.

L'ala, sostanzialmente identica a quella del Macchi C.202 Serie VII o Serie IX, era a sbalzo su profili biconvessi asimmetrici di spessore e corda decrescenti verso l'esterno, derivati dal profilo NACA 23018 alla radice e NACA 23009 all'estremità[8], ed aveva, caratteristica di tutti i caccia progettati dall'ing. Castoldi[9], le semiali di diversa apertura, con la semiala destra [N 2] più corta di 0,20 m rispetto a quella di sinistra[N 3]. Tale asimmetricità aveva lo scopo di compensare per quanto possibile, la coppia di reazione dell'elica. Strutturalmente, l'ala del Macchi era di tipo bilongherone su cinquantaquattro centine ed era suddivisa in tre parti: il pianetto centrale, solidale con la fusoliera, e le due semiali. Il bordo d'attacco delle semiali, nella sezione esterna a quella in corrispondenza delle gambe del carrello, era completamente asportabile e collegato al longherone anteriore mediante viti. Il bordo d'uscita era occupato dagli ipersostentatori, di tipo a spacco, e dagli alettoni, compensati aerodinamicamente.

Longheroni e centine, suddivise a loro volta in becchi e code di centina, avevano una struttura a traliccio molto robusta ma dispendiosa in termini di ore di manodopera necessaria alla loro costruzione[N 4][10]. Il rivestimento era in duralluminio[N 5] per l'intera superficie, ad eccezione degli alettoni rivestiti in tela. Le semiali erano collegate al pianetto centrale tramite attacchi a pettine; ogni semiala era dotata di attacchi subalari per trasportare carichi (bombe, spezzoni, serbatoi ausiliari) fino 320 kg.

Gli impennaggi avevano pianta quasi ellittica, su struttura bilongherone e rivestimento metallico per le parti fisse mentre le parti mobili erano rivestite in tela. Lo stabilizzatore era a calettamento regolabile in volo, tra -5°30' e 1°45'. Il timone era compensato aerodinamicamente mediante becco d'estremità e la stessa tecnica era usata per l'equilibratore, dotato anche di contrappesatura. Alettoni e timone non erano contrappesati e questa deficienza comportò il manifestarsi di fenomeni aeroelastici durante il volo alle massime velocità, erroneamente attribuiti a fenomeni di comprimibilità[11].

La fusoliera, di sezione ovale, era costituita da una struttura a semiguscio, su quattro longheroni in duralluminio con sezione ad U, numerosi correntini longitudinali e un totale di diciannove ordinate. Il rivestimento lavorante era costituito da lamiera in lega di alluminio Superavional di spessore compreso tra 0,50 mm e 0,75 mm.

La prima ordinata, in corrispondenza del longherone anteriore dell'ala, portava anche i quattro attacchi del castello motore e fungeva da paratia parafiamma. Gli attacchi superiori si trovavano sull'ordinata in corrispondenza dei due longheroni superiori della fusoliera, mentre quelli inferiori erano in corrispondenza del longherone del pianetto centrale delle semiali. All'esterno della parte anteriore della fusoliera, sul lato sinistro, era situata la presa d'aria tropicalizzata dotata di filtri antisabbia [N 6] del turbocompressore del motore e i due radiatori dell'olio con la tipica forma a barilotto.

Il carrello, del tipo triciclo posteriore, aveva le gambe principali che si retraevano verso la mezzeria del velivolo; gli elementi principali erano dotati di ammortizzatori oleopneumatici. Il ruotino posteriore era del tipo semiretrattile mediante comando idraulico collegato allo stesso comando del carrello anteriore. L'ampia carreggiata del carrello e la sua robustezza consentivano al Macchi C.205 l'impiego anche su superfici semipreparate. Un punto debole del carrello d'atteraggio era la mancanza di un dispositivo di blocco meccanico nella posizione estratta, con il rischio d'incorrere in seri problemi nel caso di perdite del fluido idraulico del circuito che comandava l'estrazione delle gambe del carrello principale[11]. La posizione assunta dal carrello era fornita da un indicatore meccanico, da uno elettrico e da uno acustico, i primi due posizionati sul cruscotto.

Il posto di pilotaggio, di dimensioni piuttosto ridotte, dotato di parabrezza con trasparente anteriore in blindovetro del tipo VIS 1 e tettuccio incernierato sulla destra per consentire l'accesso del pilota era munito di seggiolino regolabile in altezza e protetto da corazzatura. La visibilità era buona in volo ma problematica a terra per via del lungo muso[11]. Al di sotto dell'abitacolo era situato il radiatore del liquido del circuito di raffreddamento del motore, che era perfettamente uguale, nelle dimensioni, a quello installato sul Folgore.

Motori[modifica | modifica wikitesto]

L'apparato propulsore era costituito da un motore Daimler-Benz DB 605 A-1 costruito su licenza dalla FIAT con la denominazione FIAT RA.1050 RC. 58 Tifone. Si trattava di un propulsore con dodici cilindri a V invertito di 60°, alimentazione a iniezione, raffreddato a liquido e capace di sviluppare una potenza di 1 475 cavalli vapore (1 085 kW) a 2 800 giri al minuto, al decollo. Il motore era dotato di avviamento elettrico, riduttore e compressore per il ristabilimento della potenza in quota a 5 800 m dove erogava la potenza di 1 355 cavalli vapore (997 kW) a 2 800 giri al minuto. Il motore azionava un'elica tripala metallica tipo Piaggio P.2001 del diametro di 3,05 m a giri costanti e passo variabile in volo mediante comando elettro-meccanico.

Sistemi e Impianti[modifica | modifica wikitesto]

Il combustibile tipo Avio B.4 da 95-100 ottani era contenuto in quattro serbatoi. Il principale da 270 litri era situato all'interno del pianetto centrale, altri due da 40 litri erano disposti ai lati del serbatoio principale ed infine un serbatoio da 83 litri trovava posto alle spalle del pilota. Tutti i serbatoi erano protetti da rivestimento "SEMAPE" capace di chiudere i fori dei proiettili fino ad un calibro di 12,7 mm.

Il Macchi C.205V disponeva di un impianto ricetrasmittente (RT) del tipo Allocchio-Bacchini B.30, con antenna del tipo a stilo. Negli esemplari in servizio nell'Aeronautica Cobelligerante, tale apparato fu sostituito in seguito da un piùefficiente modello T.R.5043 di fabbricazione statunitense.

abitacolo del Macchi M.C. 205V (dal Catalogo Nomenclatore)

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Era prevista l'installazione di un radiogoniometro RG.42 sotto la fusoliera e sugli ultimi esemplari prodotti, di un IFF tipo DSSE Argo o Lorenz FuG 25a Esrtling compatibile con i radar di scoperta GEMA FuGM80 Frenya delle stazioni di avvistamento della Luftwaffe.

Il collimatore a riflessione era del tipo S.Giorgio tipo C con mirini a visuale libera. I Macchi C.205 dell'ANR montarono anche equipaggiamenti tedeschi come, ad esempio, il collimatore Revi C/12[12]. Il cruscotto era realizzato in tre varianti, una per la Serie I e due per la serie III con modifiche connesse alle variazioni dell'armamento. Alle spalle del pilota trovavano posto le bombole dell'impianto pneumatico e dell'impianto idraulico.

Armamento[modifica | modifica wikitesto]

L'armamento era costituito da due mitragiatrici Breda-SAFAT calibro 12,7 mm disposte appaiate in caccia con tiro sincronizzato attraverso il disco dell'elica con 400 colpi per arma e due Breda-SAFAT calibro 7,7 mm alari con 500 colpi per arma. A partire dalla Serie III, le mitragliatici alari furono sostituite da due cannoni Mauser MG 151/20A da 20 mm con 500 colpi complessivi.


Sviluppi del progetto base[modifica | modifica wikitesto]

C.205V Ricognitori Fotografici (R.F.) e Cinematografici[modifica | modifica wikitesto]

Almeno dodici Veltro furono trasformati in fotoricognitori installando in fusoliera una fotocamera planimetrica a controllo elettrico di progettazione tedesca Reihenbildner RB50/30 - Zeiss FK 30 con ottica Zeiss 1:5 f=50 e pellicola 30x30 cm, prodotta su licenza in Italia. Per installare la macchina fotografica furono sbarcati il serbatoio da 80 litri posteriore e l'impianto radio con relativa antenna a stilo. Sul fondo della fusoliera fu praticato un foro per l'obiettivo della fotocamera, occultabile dal pilota e nel contempo venne installato un temporizzatore nell'abitacolo.

Le modifiche introdotte furono realizzate dal Reparto Tecnico di Guidonia nell'estate del 1943. Il personale tecnico del reparto provvide anche ad installare su sei esemplari (M.M. 9365, 9369, 9374, 9378,9381,92157), che furono identificati come Ricognitori Fotografici Grande Autonomia, due travetti sub-alari per l'aggancio di due serbatoi supplementari da cento o centocinquanta litri[13].

La Macchi ricevette l'ordine di produrre tre velivoli al mese al fine di creare altre due sezioni di tre aerei ciascuna, in Calabria e in Puglia capaci di operare nel Mediterraneo centrale e medio-orientale.

I C.205V Ricognitori Fotografici (R.F.) furono assegnati alla 310ª Squadriglia Caccia Aerofotografica comandata dal capitano Adriano Visconti, costituita a Guidonia il 30 giugno 1943, ma furono distribuiti anche ad altri reparti come il 1º Stormo ed impiegati in missioni di ricognizione su Tunisia, Algeria, Canale di Sicilia, Malta. Al momento dell'armistizio la 310ª Squadriglia aveva in dotazione sei C.205V R.F., metà dei quali distaccati sull'aeroporto di Decimomannu[14]

Otto Macchi C.205V (M.M. 9301, 9302, 9377 9379, 9380, 9383, 92153 e 92164) furono inoltre trasformati, sempre a Guidonia, in ricognitori cinematografici, installando sul bordo di attacco della semiala sinistra, all'interno di una piccola carenatura, una cinepresa modello FM-62 CineAvia con centoventi metri di pellicola. Questi esemplari furono anche utilizzati per riprendere scene di combattimento aereo da inserire nei filmati di propaganda.

C.205V Grande Autonomia (G.A.) e Scorta (S)[modifica | modifica wikitesto]

Per aumentare l'autonomia dei Veltro della Regia Aeronautica Cobelligerante, sia degli esemplari "puri" che di quelli ottenuti dalla conversione di cellule di Macchi C.202, affinché potessero operare sulla Jugoslavia partendo dalle basi della Puglia e delle Marche, fu allestita una versione Grande Autonomia ottenuta installando un serbatoio di duecentoventi litri nello spazio ricavato dall'eliminazione delle due mitragliatrici SAFAT in caccia e delle relative munizioni.

Su questa versione che fu ricavata dai Veltro Serie III, l'armamento era quindi limitato ai soli due cannoni alari. La modifica interessò una quindicina di esemplari, in parte modificati dal Servizio Tecnico Caccia ed altri allestiti dall'Aeronautica Sannita, ditta sussidiaria della Macchi, con sede sull'aeroporto di Olivola[15].

Sempre alo scopo di aumentare l'autonomia, alcuni esemplari (almeno tre) della Serie I furono trasformati in allestimento Scorta con il montaggio di due serbatoi supplementari sub-alari sganciabili in volo, da cento o centocinquanta litri. Gli esemplari Scorta mantenevano il loro armamento di 2 SAFAT da 12,7 mm in caccia e due 7,7 mm alari.

C.205N 1º tipo[modifica | modifica wikitesto]

Mentre il C.205V può considerarsi una rimotorizzazione del C.202, il vero progetto con il quale l'ingegner Castoldi intendeva partecipare al concorso per i caccia della Serie 5 fu l'Orione. Il progetto vide la luce troppo tardi, quando già il concorso era stato vinto dal FIAT G.55 ed era stata avviata la produzione in serie del Macchi C.205V.

il primo prototipo del C.205N Orione (M.M. 499) a Guidonia durante le prove militari

Il prototipo del C.205N Orione (M.M.499) volò per la prima volta a Lonate Pozzolo il 1º novembre 1942 con Guido Carestiato ai comandi. Dotato del motore Daimler DB605A da 1 475 cavalli vapore (1 085 kW), il C.205N Orione montava una nuova ala con una superficie di 19 m² per migliorare la manovrabilità a quote superiori ai 6 000-7 000 metri, pur a scapito di una lieve riduzione della velocità massima. Il prototipo venne portato a Guidonia per le prove di valutazione il 19 gennaio 1943. L'armamento era costituito da un cannone MG 151 da 20 mm sparante attraverso il mozzo dell'elica e quattro SAFAT 12,7 mm collocate in fusoliera. Nonostante l'aumento del peso a vuoto di 114 kg, il carico alare scendeva dai 194,5 kg/m² del Veltro ai 190,58 kg/m² dell'Orione.

Durante i collaudi, la manovrabilità in quota fu ritenuta non ancora soddisfacente. Ciò nonostante si decise di ordinarne una serie di 1 200 esemplari, seicento alla Macchi (M.M. 94819-95418) e seicento alla Breda (M.M. 93319-93918), ma l'ordine venne annullato il 20 marzo 1943 e convertito in un ordine per ulteriori trecento C.205V[16].

C.205N 2º tipo[modifica | modifica wikitesto]

Il secondo prototipo del Macchi C.205N Orione

Del C.205N Orione venne allestito un secondo prototipo (M.M. 500), che la ditta costruttrice definì come 2º tipo. Il nuovo esemplare differiva da quello in collaudo a Guidonia per l'armamento che in questo caso era disposto in maniera più razionale, costituito da un cannone MG 151 da 20 mm sparante attraverso il mozzo dell'elica, ulteriori due cannoni sempre da 20 mm alari in aggiunta alla consueta coppia di mitragliatrici SAFAT da 12,7 mm disposte in fusoliera.

Il secondo esemplare di Orione, effettuò il primo volo il 19 maggio 1943 e successivamente venne tasferito a Gudonia per il completamento delle prove di valutazione insieme al primo esemplare. Nelle drammatiche vicende belliche dell'estate del 1943, uno dei due esemplari fu trasferito a Furbara per le prove di tiro e probabilmente prese parte anche alla difesa della Capitale.

L'armistizio dell'8 settembre travolse anche i due Orione. Uno dei due velivoli fu certamente distrutto durante il bombardamento di Guidonia del 24 ottobre 1943. Del secondo si ignora la sorte ma con molta probabilità anche questo esemplare fu distrutto negli eventi successivi all'armistizio[16][17].

C.206[modifica | modifica wikitesto]

Proseguendo l'iter progettuale della famiglia di caccia con motore DB 605A, l'ingegner Castoldi si cimentò nella progettazione di un nuovo caccia con una nuova ala costruita in un solo pezzo (solo le estremità erano smontabili) e di superficie maggiorata ancora di circa 2 m² rispetto a quella dell'Orione. Con la nuova ala, il carico alare scendeva a livello di quello del Folgore a tutto vantaggio sia della manovrabilità in quota che del peso, risultando la nuova struttura più leggera in quanto priva dei pesanti e sollecitati attacchi ala-fusoliera. La velocità massima era prevista in 700 km/h e si pose particolarmente cura nella progettazione strutturale al fine di contenere il peso a vuoto.

L'armamento era il medesimo dell'Orione 2º tipo, e cioè tre cannoni da 20 mm e due mitragliatrici da 12,7 mm. Il prototipo era privo di matricola militare, in quanto considerato iniziativa privata della ditta. Quasi ultimato alla data dell'armistizio, rimase danneggiato a seguito di una esplosione accidentale avvenuta il 22 ottobre 1943 nei locali della ditta. Rimasto accantonato, fu ulteriormente danneggiato durante il secondo bombardamento subito dalla Macchi il 30 aprile 1944 e non se ne fece più nulla.

C.207[modifica | modifica wikitesto]

Tre viste del Macchi C.207

La possibilità di poter disporre del motore DB 603A da 1 750 cavalli vapore (1 290 kW) spinse il team di progetto della Macchi a progettare un caccia intercettore attorno al nuovo motore. Esternamente simile al C.206, se ne differenziava per la fusoliera più lunga e per l'armamento portato a quattro MG 151 da 20 mm, ma privo delle SAFAT da 12,7 sul muso.

La costruzione della fusoliera, iniziata prima del settembre 1943, fu interrotta dall'armistizio. Al termine del conflitto, si pensò di completare il C.207 sostituendo il motore tedesco con un un Packard Merlin da 1 500 cavalli vapore (1 100 kW), sulla scia di quanto avvenuto con il Fiat G.55 che aveva dato origine al G.59. Gli studi però non ebbero seguito e quanto realizzato fu demolito.

Impiego operativo[modifica | modifica wikitesto]

Croazia[modifica | modifica wikitesto]

Nella Seconda Guerra Mondiale, i Macchi C.205 combatterono anche con le insegne dell'aviazione dello stato indipendente della Croazia, la Zrakoplovstvo Nezavisne Države Hrvatske (ZNDH). Infatti questa forza aerea ricevette oltre ai Macchi C.202, anche quattro C.205.

Il 30 giugno 1944, tre Veltro croati pilotati da piloti croati veterani del fronte orientale, Major Helebrant, Oberleutnant Bencetic e Feldwebel Bartulovic accompagnati da tre Macchi C.202 assegnati a piloti senza esperienza, furono inviati ad intercettare una formazione di bombardieri statunitensi. Affrontati dai caccia di scorta, P-51 del 5thFS del 52ndFG sopra Bjelovar, solo il Veltro di Bencetic riuscì a tornare alla base, mentre il resto della formazione croata fu abbattuto dai caccia di scorta o dal fuoco difensivo dei bombardieri[18]

Italia[modifica | modifica wikitesto]

Regia Aeronautica[modifica | modifica wikitesto]

Macchi C.205V della 352ª Squadriglia, 20º Gruppo, 51º Stormo ripreso a Capoterra (CA) nel luglio 1943

Il primo reparto della Regia Aeronautica ad essere equipaggiato con i Macchi C.205, a partire dal 6 febbraio 1943 fu la 17ª Squadriglia del 17º Gruppo del 1º Stormo Caccia Terrestri, di base a Pantelleria, impegnata in missioni di scorta ai convogli navali ed aerei che cercavano di rifornire le truppe italo-tedesche impegnate nell'ultima resistenza in Tunisia. Il 7 aprile i C.205 del 1º Stormo entrarono in combattimento per la prima volta, compiendo anche l'ultima azione del reparto sui cieli tunisini[19].

Il 20 aprile del 1943, una formazione mista di circa trenta tra Macchi M.C.205 e M.C.202 del 1º Stormo, guidati dal maggiore Di Bernardo e dal capitano Nioi, affrontarono un gruppo di caccia alleati costituito da circa sessanta Spitfire sopra i cieli del Canale di Sicilia[20]. Dopo un violentissimo combattimento, i Macchi rivendicarono l'abbattimento di diciassette Spitfire, a fronte della perdita di soli due caccia[21]. Secondo il fonogramma conservato tra le relazioni operative dell'Aeronautica della Sicilia (messaggio n.1832), "quindici Spitfire sono da considerarsi sicuramente abbattuti, quattordici dei quali visti finire in mare più uno precipitato a terra tra Capo Bon e Capo Mustafà".

Nei registri britannici non c'è menzione di tali perdite di caccia britannici negli avvenimenti di quel giorno. Sono confermate le perdite italiane, piloti Andreoli, Fanelli e Borreo, quest'ultimo atterrato fuori campo in Tunisia mentre non trovano riscontro le rivendicazioni di undici caccia italiani abbattuti[N 7][22][23][24].

Altri combattimenti si verificarono il 29 e il 30 aprile e poi il 1º maggio. Il Canale di Sicilia in quei giorni era teatro di sanguinosi combattimenti, come quello avvenuti il 6 maggio, quando i Macchi C.205 di scorta ad un convoglio aereo diretto in Tunisia, si scontrarono con i P-40 dell'USAAF.

Il crollo del fronte tunisino[N 8] e la vulnerabilità di Pantelleria determinarono, nella seconda metà di maggio, l'arretramento del 1º Stormo, sull'aeroporto di Catania-Fontanarossa, in Sicilia, con l'impiego del campo-trampolino di Finocchiara, a circa quindici chilometri a sud-est di Ragusa[25].

L'8 giugno, quindici Macchi C.205 del 1º Stormo, sono impegnati nella scorta a tre aerosiluranti all'attacco delle unità navali che stanno bombardano le difese di Pantelleria. Poi è un lento logorio di uomini e mezzi per cercare di contrastare i pesanti bombardamenti aerei che stanno martellando aeroporti, installazioni militari e città della Sicilia, in preparazione all'imminente sbarco alleato.

Alla fine di giugno, il 1º Stormo, senza più aerei è sostituito dal 4º Stormo, che lasciato il fronte africano nel gennaio 1943, è stato equipaggiato con Macchi C.202 e C.205 sugli aeroporti di Campoformido (10º Gruppo) e Bresso (9º Gruppo).

Alla vigilia dello sbarco in Sicilia (nome in codice Operazione Husky) il 4º Stormo ha in dotazione dieci C.205 e trentotto C.202 disseminati sugli aeroporti della piana catanese, Sigonella, Finocchiara e San Salvatore. Si fanno affluire altri dieci C.205 e otto Re.2005 che unitamente a cinquanta C.202 e altrettanti Messerschmitt Bf 109G degli altri reparti è tutto ciò che la Regia Aeronautica può opporre a fronte di quattromilanovecento aerei anglo-americani[20].

Il 4º Stormo è subito impegnato ad ostacolare le operazioni di sbarco sulle spiagge siciliane, con una continua richiesta di interventi operativi, anche fino a a sei missioni giornaliere[20] L'usura di uomini e macchine è altissima con i continui bombardamenti alleati sugli aeroporti dell'isola al fine di assicurarsi il dominio dell'aria sul teatro operativo. I bombardamenti decimano la linea di volo del reparto che è costretto a lasciare l'aeroporto di Catania-Fontanarossa ed arretrare su quello di Crotone.

C.205 Veltro della 351ª Squadriglia del 155º Gruppo (51º Stormo), Monserrato (Sardegna),estate del 1943

In quei giorni, il 5 luglio, cadono due famosi assi italiani, il capitano Franco Lucchini a bordo di un Macchi C.202 e il sottotenente Leonardo Ferrulli a bordo di un C.205V. Il 3 settembre, sedici Macchi C.205 intervengono per ostacolare lo sbarco sulla costa calabra, mitragliando assembramenti di mezzi e truppe tra Archi e Reggio Calabria. Il 5 settembre, dodici velivoli intervengono in azioni di mitragliamento nella zona di Bagnara[26].

Un altro reparto che riceve in dotazione il Veltro è il 3º Stormo C.T. del tenente colonnello Tito Falconi, rientrato dalla Tunisia e schierato prima a Ciampino, poi sul campo decentrato di Cerveteri. Il 18º Gruppo (83ª, 85ª e 95ª Squadriglia) riceve alcuni M.C.205[27], mentre il 23º Gruppo è dotato di Bf 109G.

L'assegnazione dei primi tre Veltro al 3º Stormo avviene ad personam da parte del comandante Falconi ad altrettanti piloti del reparto distintisi in combattimento, il tenente Franco Bordoni Bisleri, il maresciallo Guido Fibbia e il sergente maggiore Luigi Gorrini.

Particolarmente violenti i combattimenti del 13 agosto 1943, in occasione del secondo bombardamento sugli scali ferroviari di Roma, ma i caccia italiani e della Luftwaffe che decollano a fronteggiare quattrocento velivoli americani sono solo settantacinque[28].

Proprio il tenente Bisleri coglie con un C.205V Serie III la sua tredicesima vittoria (un B-17) e successivamente anche un Marauder[29].

Alla data dell'armistizio, il 3º Stormo ha in carico dodici C.205V.

Il 51º Stormo riceve i suoi primi Veltro alla fine di aprile 1943. Il reparto è rischierato in Sardegna, con il 155º Gruppo a Monserrato e il 20º Gruppo a Capoterra.

Alla fine di maggio si registrano i primi scontri. Il 22 luglio avviene lo scontro di maggior rilievo, dove ai Folgore e ai Veltro del reparto vengono attribuiti dieci Curtiss P-40 più cinque probabili, con la perdita del sergente maggiore Ferruccio Serafini ed altri due Macchi. Il 2 agosto, nei pressi di Capo Pula, sei C.205V del 20º Gruppo sorprendono venti caccia statunitensi (tra P-38 e P-40) all'attacco di un idrosoccorso CANT Z.506. Al termine del violento scontro, sono attribuiti ai caccia italiani, cinque P-38, con la perdita in combattimento del maresciallo Piero Bianchi[14].

L'intensa attività dello Stormo è rivolta a contrastare l'offensiva alleata contro gli aeroporti e gli obiettivi militari della Sardegna. Tra aprile e settembre, il reparto ha perso numerosi piloti. Alla memoria di quattro di essi, capitano Italo D'Amico, tenente Paolo Damiani[30], maresciallo Pietro Bianchi e sergente Ferruccio Serafini è concessa la massima onorificenza militare[31]. Al momento dell'armistizio, il 51º Stormo ha in carico quattordici C.202 e quattordici C.205 in Sardegna, mentre altri quattro C.205 e sei C.202 sono dislocati a Foligno[31].

Da segnalare che con i Macchi M.C.205V fu equipaggiato anche uno speciale reparto, la 310ª Squadriglia Caccia Aerofotografica. I velivoli vengono modificati presso la Squadra Riparazioni Aeromobili Motori (SRAM) di Guidonia, eliminando l'impianto radio ed installando in fusoliera una macchina fotografica Rb50x30 di fabbricazione tedesca. Alcuni esemplari sono anche muniti di serbatoi supplementari sotto le ali.

I velivoli si spostano a piccoli nuclei a seconda delle esigenze operative. All'inizio di settembre si richiede una produzione mensile di tre C.205 fotografici, per garantire almeno dodici macchine efficienti con la 310ª Squadriglia[32]. All'armistizio il reparto ha in dotazione sei C.205V, la metà dei quali dislocati a Decimomannu.

Un altro reparto che riceve un'aliquota di C.205V è il 24º Gruppo Autonomo che nella seconda settimana di maggio è dislocato a Venafiorita (Olbia). Il 24 maggio la base è colpita da un violento bombardamento aereo che sorprende alcuni velivoli in fase di decollo. Il comandante del Gruppo, maggiore Bruno Ricco è colpito gravemente, mentre il tenente Cavalli riesce a decollare ed abbattere due aerei attaccanti[32]. Il 27 agosto il reparto è trasferito a Metato (Pisa).

Alcuni esemplari del nuovo caccia sono distribuiti al 3º Gruppo (6º Stormo), al 21º Gruppo Autonomo, al 2º Gruppo Complementare di Campoformido, al 3º Gruppo Complementare di Foligno e al 60º Gruppo Intercettori di Lonate Pozzolo.

Regia Aeronautica Cobelligerante[modifica | modifica wikitesto]

Dopo l'8 settembre, i Macchi C.205 che avevano raggiunto gli aeroporti dell'Italia meridionale controllata dagli Alleati, furono inquadrati, dopo la dichiarazione di guerra alla Germania e al Giappone avvenuta il 13 ottobre 1943, nel Raggruppamento Caccia della Italian Co-Belligerent Air Force (ICAF), istituita il 15 ottobre 1943[33].

Si trattava di una cinquantina di velivoli che operarono con i Gruppi 9º e 10º del 4º Stormo e nei Gruppi 21º e 155º. Con il successivo inquadramento della ICAF nella Balkan Air Force, l'attività operativa si svolse principalmente sul fronte dei Balcani con missioni di scorta e mitragliamento in appoggio ai partigiani di Tito che combattevano contro le truppe tedesche in ritirata verso nord.

Le operazioni contro le forze tedesche iniziarono però subito dopo la dichiarazione dell'armistizio, già il 12 settembre con una ricognizione offensiva di dieci Macchi C.205 del 4º Stormo nell'area compresa tra Brindisi e Bari[34], mentre il 18 settembre e il 28 settembre, i Macchi C.205 del 4º Stormo intervennero in Egeo a supporto delle divisioni italiane rimaste isolate nelle isole di Cefalonia e Corfù ed impegnate contro le forze tedesche.

Il 25 settembre avvenne il primo scontro con la caccia germanica, che coinvolse due Veltro con la coccarda tricolore [35]. Lo scontro si concluse con l'abbattimento di un Bf 109G-6 del III./JG 27 da parte del capitano Annoni[36].

il 6 ottobre due C.205V, con ai comandi il maggiore Ruspoli e il capitano Mariotti, decollati da Foggia, sorvolarono a bassa quota Roma, da Ponte Milvio a Porta San Paolo, lanciando manifestini. I manifestini furono sistemati nella fessura degli ipersostentatori, in modo tale che fosse sufficiente iniziare l'apertura degli stessi per liberarli. Della missione doveva far parte anche il maggiore Piccolomini, comandante del 10º Gruppo, che però fu costretto a rimanere a Foggia per un avaria[37].

Il Macchi C.205V Serie III M.M. 92114 del Maggiore Ruspoli protagonista del lancio di manifestini su Roma il 6 ottobre 1943

Dopo la tragica caduta di Cefalonia e Corfù, il fronte balcanico divenne il principale teatro di operazioni dell'Aeronautica cobelligerante.

il 16 ottobre, sei Veltro e sei Folgore del 4º Stormo e del 21º Gruppo Autonomo entrarono in azione scortando dieci Reggiane Re.2002 del 5º Stormo Tuffatori impegnati in un'azione di bombardamento sull'aeroporto di Scutari in Albania[38].

Ancora il 23 e il 24 ottobre, i Macchi C.205V furono impegnati nella scorta ai tuffatori Re.2002 impegnati ad effettuare una serie di missioni di bombardamento a supporto delle truppe italiane delle Divisioni Taurinense e Venezia dislocate in Montenegro. Alla fine del ciclo operativo, tre Re.2002 furono persi in combattimento, mentre i tedeschi subirono la perdita di uno Junkers Ju 52 e di un Bf 109G[39].

Un Macchi C.205V della Regia Aeronautica Cobelligerante ripreso durante le operazioni di rifornimento e riarmo

Per incrementare l'autonomia del Macchi C.205 impegnati nelle missioni di scorta sui cieli jugoslavi, fu realizzata una versione Grande Autonomia. Un ulteriore serbatoio da 220 litri fu installato nello spazio ricavato rimuovendo armi e munizioni delle due armi in caccia. Naturalmente questa versione fu limitata solo agli esemplari della Serie III, che quindi potevano utilizzare come armamento i soli cannoni alari. Sempre per aumentare l'autonomia, alcuni C.205 Serie I furono trasformati in versione Scorta installando due serbatoi sub-alari con una capacità ognuno di da 100 o 150 litri, sganciabili in volo, mantenendo l'armamento delle due 12,7 mm in caccia e delle due 7,7 mm alari[40].

Il notevole impiego operativo e la forte usura nei mezzi determinò già dal mese di novembre, il grave problema della mancanza di parti di ricambio, con la ditta costruttrice Macchi rimasta sotto controllo tedesco. Si ovviò a questo problema grazie alla maestria degli specialisti del Servizio Tecnico Caccia, che riuscirono a trasformare cellule di C.202 in C.205, sfruttando ogni relitto di Macchi C.202 recuperato nei campi volo del sud Italia, .

La modifica principale fu naturalmente la sostituzione del propulsore ma questo comportava anche la sostituzione di parte delle carenature, dell'elica, dell'ogiva del radiatore dell'olio e dei piani verticali. L'ala dei C.202 trasformati in C.205 manteneva la possibilità di installare le mitragliatrici da 7,7 mm, mentre l'apparato radio originale era sostituito da più leggeri ed efficienti apparati statunitensi. Prima della fine della guerra, una parte delle riconversioni fu affidata all'Aeronautica Sannita di Benevento. Gli esemplari ibridi non furono più di una ventina, e si distinguevano per il ruotino posteriore che nel Folgore era fisso.

Tra la fine del 1943 e i primi del 1944, le missioni di scorta ai trasporti e di mitragliamento degli aeroporti furono sempre più frequenti, nel tentativo di ridurre la minaccia della Luftwaffe ai velivoli da trasporto impegnati nelle missioni di aero-rifornimento ai partigiani jugoslavi e alle truppe italiane.

A metà gennaio 1944 i Macchi C.205 del 4º Stormo si portarono sulla base di Palata (Foggia) mentre a Leverano (Lecce) restarono i Macchi del 51º Stormo, trasferiti dalla Sardegna[41]. A fine marzo 1944, anche cinque C.205 e sette C.202 del 51º Stormo si trasferirono a Palata e successivamente sull'aeroporto di Campomarino.

il 20 giugno 1944, il 12º Gruppo del 4º Stormo iniziò la transizione sui Bell P-39 Airacobra e tutti i Macchi C.205 superstiti furono concentrati nel 51º Stormo (Gruppi 20º, 21º e 155º).

A metà agosto sedici C.205 e nove C.202 del 51º Stormo effettuarono il rischierano sugli aeroporti leccesi per attaccare le truppe tedesche che stanno ritirandosi dalla Grecia. Successivamente la lontananza degli obiettivi posti in territorio jugoslavo, consente l'impiego ai soli C.205 Grande Autonomia del 155º Gruppo[41].

Nel 1944 vanno perduti nove Macchi MC.2025[41]. Le perdite furono attribuite in parte alla contraerea tedesca ma molti sono i casi dovuti ai malfunzionamenti generati dalle precarie condizioni degli aerei, che hanno accumulato centinaia di ore di volo e di missioni. Alla data dell'8 maggio 1945, il 155º Gruppo si ritrova sull'aeroporto di Galatina e ha in carico trenta Macchi C.2025 di cui diciannove efficienti. Alla cessazione delle ostilità, i C.205 del Raggruppamento Caccia hanno effettuato complessivamente, quasi tremila ore di volo in missioni operative[42].

Aeronautica Nazionale Repubblicana[modifica | modifica wikitesto]

Con la costituzione dell'Aeronautica Nazionale Repubblicana (ANR), i venticinque Macchi C.205 dello JG 77 vennero consegnati ufficialmente al 1º Gruppo Caccia della neonata aeronautica[43],presso la base di Lagnasco. Ulteriori centododici nuovi esemplari prodotti dalla Macchi[44] furono forniti alla ANR prima della fine delle ostilità permettendo di completare l'equipaggiamento delle tre squadriglie del Gruppo, la 1ª squadriglia Asso di Bastoni comandata dal capitano Adriano Visconti, la 2ª squadriglia Vespa arrabbiata comandata dal capitano Marco Marinone, la 3ª squadriglia Arciere comandata dal capitano Pietro Calistri.

I Macchi C.205V furono utilizzati efficacemente dall'Aeronautica Nazionale Repubblicana, potendo agire con un sufficiente margine di preavviso nell'intercettazione delle grosse formazioni avversarie grazie alla rete di radiolocalizzatori della Luftwaffe dislocati nel Nord Italia[45].

M.C. 205 Veltro del 1º Gruppo Caccia dell'ANR sul campo di Campoformido, 1944

Il battesimo del fuoco dei Macchi C.205V del 1º Gruppo dell'ANR avvenne il 3 gennaio 1944.

Una grossa formazione di bombardieri quadrimotori statunitensi costituita da cinquantatrè Boeing B-17 del 2nd e del 99nd Bomb Group fu inviata a bombardare la fabbrica di cuscinetti RIV[46] di Villar Perosa<nell'ambito dell'Operazione Point Black[47] . I bombardieri erano scortati da trentacinque caccia Lockheed P-38 Lightning del 14th Fighter Group.

Quasi contemporaneamente, cinquantanove B-17 del 97nd e del 301 st Bomb Group scortati da altri ventiquattro Lightnings del 14th Fighter Group bombardavano la stazione ferroviaria di Torino Lingotto.

Macchi C.205V Veltro della 1ª Squadriglia del 1º Gruppo Caccia Asso di Bastoni, Campoformido, aprile 1944

Decollati su allarme, nove Veltro del 1º Gruppo al comando del capitano Adriano Visconti intercettarono alcuni P-38 del 14th Fighter Group.

Nello scontro che ne seguì, i Veltro conseguirono l'abbattimento di tre P-38, accreditati a Visconti, al sottotenente Remo Lugari e al sergente maggiore Francesco Cuscunà danneggiandone altri senza subire perdite[48][49]

Il giorno 15 gennaio il Gruppo, dotato di una settantina di velivoli, fu trasferito in Friuli, sui campi di Campoformido, Aviano e Osoppo per contrastare le formazioni della 15th AF impegnate a bombardare obiettivi in Austria e nella Germania meridionale[47][50].

Il 30 gennaio, alla guida di Visconti, sedici C.205 ebbero modo di confrontarsi per la prima volta con i P-47 Thunderbolt del 325th Fighter Group. I piloti italiani rivendicarono l'abbattimento di quattro P-47 e di un B-24 Liberator[51].

Il 22 febbraio, bombardieri medi e pesanti americani bombardarono pesantemente le basi del Nord-Est, distruggendo decine di velivoli a terra e bloccando momentaneamente l'operatività della caccia tedesca e italiana.

Alla fine di marzo, il 1º Gruppo ricevette dalla Macchi ventiquattro nuovi C.205[52][53] che gli permisero di rimpiazzare le perdite e continuare l'attività. Agli inizi di aprile il Gruppo riprese le missioni sui cieli del Nord Est, operando anche sull'Austria, sulla Slovenia e sulla Croazia[54]. Alla fine di aprile il reparto fu trasferito sulla base di Reggio Emilia. In quest'area operativa ha modo di confrontarsi con i P-51 Mustang.

Il 25 aprile 1944 Visconti rivendicò l'abbattimento di un P-47 nel cielo di La Spezia[55].

Il 2 maggio, dopo un infruttuoso tentativo d'intercettare un ricognitore F-6B[56] del 111th Tactical Reconnaissance Squadron, diciotto Macchi attaccarono tra Bologna e Ferrara una formazione di duecentocinquanta velivoli americani, suddivisi tra B-24 e B-17 scortati da P-47 e P-51 del 31st FG. Nello scontro i caccia italiani riuscirono ad abbattere un P-51 accreditato in collaborazione a Visconti e Fioroni nell'area tra Bologna-Lugo-Argenta mentre il sottotenente Cucchi riscì a far precipitare un B-17, precedentemente danneggiato da Visconti, che cadde nella zona delle Valli di Comacchio[57]. Da parte sua, l'USAF rivendicò in quell'occasione l'abbattimento di tre Macchi, non confermati però da parte italiana.

La pesante incursione subita dalla base Reggio Emilia il 12 maggio 1944 da parte dei P-38 Lightning del 27th FS, 1st FG che distrusse al suolo quattro Macchi e ne danneggiò altri sei e causò la morte del maresciallo Carlo Carletto Magnaghi[58], costrinse il 1º Gruppo a trasferirsi sulle basi più decentrate di Parma e Cavriago.

Purtroppo a causa delle limitate dimensioni e delle cattive condizioni di queste piste di fortuna, tre Macchi C.205 rimasero distrutti per cappottamenti fuori campo[59].

Alla fine di maggio 1944, il 1º Gruppo ha al suo attivo l'abbattimento di cinquantotto velivoli avversari[52], ma le forti perdite subite nei cinque mesi di combattimento non possono oramai essere più reintegrate perché i bombardamenti dell'USAF del 30 aprile 1944 da parte dei B-17 del 301st e 483th Bomber Group contro Milano e del 99th e 463th Bomber Group contro Varese hanno definitivamente danneggiato gli stabilimenti della Breda e della Macchi interrompendone il ciclo produttivo ed impedendo la fornitura di parti di ricambio per i Macchi. Al 31 maggio 1944 sono in carico al 1º Gruppo diciotto Macchi C.205V di cui sette efficienti. Inizia così il passaggio sui Fiat G.55 che vengono prelevati dal 2º Gruppo Caccia, con l'avvio del programma di riequipaggiamento dei reparti dell'ANR con i Bf-109G.

Al 1 giugno, il 1º Gruppo ha in dotazione ventisei FIAT G.55 e trentadue Macchi C.205V, con esemplari provenienti anche dalla Squadriglia Autonoma Bonet che viene incorporata nel Gruppo.

L'ultima annotazione di una missione dei Veltro del 1º Gruppo è del 9 agosto 1944[55].

Progressivamente i Macchi C.205V furono ritirati dalla prima linea ed assegnati ad altri reparti dell'aviazione della RSI quali la Squadriglia Addestramento Caccia, il Nucleo Comando del 2º Gruppo e 3º Gruppo.

Quest'ultimo reparto ricevette anche cinque esemplari degli ultimi sei prodotti[60]. Secondo altre fonti, gli ultimi sei esemplari prodotti, M.M. 98227-98232 indicati come Serie VI, furono abbandonati dopo il collaudo sull'aeroporto di Lonate Pozzolo[61].

Aeronautica Militare[modifica | modifica wikitesto]

Un Macchi C.205V con le insegne del 5º Stormo dell'Aeronautica Militare. Il ruotino fisso indica che si tratta di un esemplare ibrido

Nel dopoguerra i Macchi C.205 superstiti (circa trenta) sono in dotazione al 5º Stormo in Puglia, che li mantiene in linea fino al trasferimento sull'aeroporto di Orio al Serio nel maggio del 1947, per il passaggio sugli Spitfire Mk. IX. Gli esemplari superstiti furono quindi ceduti alla Scuola Caccia di Lecce ed utilizzati fino al 1951. I venti esemplari non ceduti all'Aviazione Egiziana, furono presi in carico dall'Aeronautica Militare tra il 14 febbraio 1950 e il 29 maggio 1951 e assegnati alla Scuola di Volo di Lecce-Galatina[62], terminando la loro carriera sull'aeroporto di Furbara come bersagli o demoliti.

Germania[modifica | modifica wikitesto]

Nelle settimane precedenti l'8 settembre, l'Aeronautica Macchi ha in costruzione i C.205V Serie III (MM 92153-92202). I Veltro MM 92214 e 92210 raggiungono il 4º Stormo a Pescara il 6 settembre e sono gli ultimi esemplari ad essere consegnati alla Regia Aeronautica prima dell'armistizio.

Dopo l'armistizio, i tedeschi requisirono gli esemplari di C.205V del 3º Stormo presenti a Cerveteri. Questi esemplari, insieme a quelli che i tedeschi prelevaono direttamente dalle officine dell'Aeronautica Macchi di Lonate Pozzolo a partire dal 9 settembre 1943, furono assegnati al II Gruppe dello Jagdgeschwader 77 (II./JG 77) che ha dovuto cedere i propri velivoli allo Jagdgeschwader 53.

Lo Jagdgeschwader 77 risulta essere l'unico reparto della Luftwaffe ad essere dotato del velivolo italiano.

Macchi C.205V Serie III, M.M. 92244 appartenente al II./JG77, Lagnasco, ottobre 1943

Per la fine del mese di settembre, gli esemplari prelevati dai tedeschi sono sufficienti ad armare le tre Staffeln che compongono il Gruppe rispettivamente 4/JG77, 5/JG77 e 6/JG77. Alla data del 30 settembre il II Gruppe ha in carico venticinque velivoli[63].

L'addestramento dei piloti tedeschi sul caccia italiano si completa nel successivo mese di ottobre e non è esente da tutta una serie di problemi che causano qualche incidente anche mortale e la perdita di cinque velivoli. Le difficoltà incontrate dai piloti tedeschi sono dovute essenzialmente al diverso funzionamento della manetta del motore, che nei velivoli tedeschi dà potenza spostandola verso l'avanti, mentre in quelli di costruzione italiana la massima potenza si ottiene tirando a sé la manetta[64]

Al termine dell'addestramento, tra il 23 ottobre e il 2 novembre 1943, il II./JG77 si trasferisce sul campo di Airasca, presso Pinerolo (TO) e successivamente a Lagnasco in provincia di Cuneo, che diventa la sua base operativa. La Luftwaffe utilizza il C.205 nelle missioni d'intercettazione sui cieli del nord Italia.

Il 9 novembre il Leutnant Franz Hrslicka abbatte un P-38; un altro abbattimento, questa volta di un B-24 Liberator avviene l'11 novembre ad opera del Feldwebel Albert Ullrich. Il 16 dicembre sedici C.205V si scontrano con venticinque P-38 del 14th Fighter Group abbattendone uno e danneggiandone altri due. Con la costituzione dell'Aeronautica Nazionale Repubblicana (ANR), lo JG 77 si riarma con i Bf 109G-6 ed il 31 dicembre 1943 i Macchi C.205V sono ceduti ufficialmente al 1º Gruppo Caccia dell'ANR. Un altro reparto della Luftwaffe che utilizzò il Macchi C.205 fu il I Gruppe dello JG 108, che ne ricevette almeno due esemplari.

Egitto[modifica | modifica wikitesto]

In amministrazione controllata dal 15 dicembre del 1947, la Macchi, anche con il supporto dell'Aeronautica Militare, riprese la produzione del Veltro usando componenti e attrezzature risparmiate dalla distruzione della guerra o recuperate sui vari campi di volo, oppure convertendo cellule di Macchi C.202 in Macchi C.205. La trasformazione comportava la sostituzione del motore e dei piani verticali di coda, mentre le ali rimanevano quelle del C.202 predisposte ma prive della armi da 7,7 mm e munite di attacchi subalari per i carichi di caduta.

La ripresa produttiva fu stimolata anche per soddisfare la commessa per l'Aeronautica Egiziana, la Royal Egyptian Air Force (REAF), che si era concretizzata dopo i primi contatti tra i rappresentanti diplomatici egiziani, il generale Eraldo Ilari (direttore generale dell'Aeronautica Macchi) ed il governo italiano. La commessa del valore di 648.298 sterline [65] prevedeva un lotto iniziale di ventiquattro C.205V, di cui solo otto originali e il resto Folgore riconvertiti. La Macchi da parte sua donò personalmente a re Farouk un MB.308 (codice SU-AGG). Una prima fornitura del lotto di ventiquattro macchine raggiunse l'Egitto in tempo utile per partecipare al primo conflitto arabo-israeliano.

Quattro esemplari raggiunsero l'Egitto via mare dall'Italia il 16 settembre 1948, tre il 6 ottobre, quattro il 26 ottobre e ulteriori quattro il 24 novembre, ricevendo dalla REAF i numeri d serie da 1201 a 1215. Si trattava di cinque C.205V e dieci C.202 convertiti[66] I restanti nove velivoli del primo ordine raggiunsero l'Egitto ai primi del 1949 ricevendo le matricole 1216-1224 (tre M.C.205 e sei M.C.202 convertiti). Un accordo per un secondo lotto di diciotto macchine fu firmato il 23 febbraio 1949, per un valore contrattuale di 270.000 sterline[67]. I velivoli furono forniti progressivamente tra luglio e novembre 1949. La Macchi mise a disposizione anche un team di tecnici che furono inviati in Egitto, guidato dal col. Ettore Foschini di cui faceva parte anche Guido Carestiato, per le attività di assistenza e le operazioni di accettazione dei velivoli. I C.205V di questo secondo lotto ricevettero i seriali da 1225 a 1242. Nella REAF i caccia della Macchi furono assegnati allo Squadron 2 operante sulla base di al-Arish in tempo per partecipare al conflitto arabo-israeliano del 1948-49. I "Veltro" egiziani furono utilizzati in combattimento contro gli aerei israeliani, con risultati controversi.

Secondo alcune fonti, il 7 gennaio 1949 un Veltro distrusse un P-51D Mustang israeliano[68]. Secondo fonti più recenti, gli Spitfire e i Mustang israeliani tra il 28 dicembre 1948 e il 5 gennaio 1949 abbatterono almeno cinque C.205V e ne distrussero altri due al suolo senza subire alcuna perdita[69].

Sicuramente tre macchine furono perse in combattimento nei primi di dicembre del 1948[70][71] mentre una quarta macchina, seriamente danneggiata e poi recuperata, era pilotata da Shalabi al Hinnawi che diventerà nel 1967 il Comandante Generale dell'Aviazione militare egiziana.

Un rapporto sullo stato dell'aviazione egiziana, stilato successivamente alla data dell'armistizio arabo-israeliano, in data 25 gennaio 1949, rivelò che tre velivoli serie 1204, 1208 e 1215 erano stati dichiarati fuori uso, probabilmente persi in combattimento, ed altri sei erano seriamente danneggiati per danni causati da atterraggi di fortuna[72]. I Veltro furono intensamente utilizzati nell'Aeronautica Egiziana, subendo anche molti incidenti, sia per la scarsa esperienza dei piloti egiziani che per i frequenti malfunzionamenti dei motori DB 605, costruiti su licenza in Italia durante il periodo bellico[67].

Quando nel dicembre 1950 una missione della AerMacchi visitò le basi della REAF per fornire assistenza tecnica, erano ancora operativi ventisei esemplari di Macchi C.205V, distribuiti tra le basi di Almaza, Ballah, El Arish, Helwan e tra questi erano presenti i velivoli veterani di guerra forniti con il primo lotto[73].

Con l'entrata in servizio dei primi caccia a reazione, i Macchi furono utilizzati come addestratori avanzati concentrati nel 5/6 Combined Advanced Training Squadron sulla base di Helwan, lasciando comunque un buon ricordo nei piloti egiziani[74].

La prevista fornitura di un terzo lotto di venti esemplari, già predisposto, non si materializzò perché l'Aviazione egiziana stava già ricevendo i suoi primi caccia a reazione[75][76] e i velivoli, ricondizionati, vennero ceduti all'Aeronautica Militare Italiana che l'impiegò nella Scuola Caccia di Lecce fino ai primi anni '50.

L'attività svolta dalla AerMacchi nella produzione dei C.205 per l'Egitto attirò le attenzioni della cosiddetta Banda Stern, l'organizzazione paramilitare israeliana a cui fu attribuito l'attentato ai fabbricati della ditta stessa avvenuto il 18 settembre 1949.

Diverse bombe vennero piazzate nell'aviorimessa dell'Aermacchi a Venegono, dove erano presenti anche alcuni dei Macchi C.205 ordinati dall'Egitto. L'esplosione causò la distruzione di un C.205V e di tre MB.308, mentre altri tre Veltro furono danneggiati[77]. L'attentato però non coinvolse nessuno degli aerei della commessa egiziana, perché questi si trovavano a Valle Olona, dove erano stati preparati e imballati per il trasporto verso l'Egitto[78].

Siria[modifica | modifica wikitesto]

L'Aeronautica Militare Siriana ricevette dieci Macchi M.C.205V ex-egiziani che furono utilizzati fino all'arrivo dei primi caccia reazione[79] nel settembre del 1952[80].

Versioni[modifica | modifica wikitesto]

Matricola Militare Tipo Quantità Note
9287 primo prototipo C.205V 1 Ricevette la M.M. 9487
9288 secondo prototipo C.205V 1 Ricevette la M.M. 9488
499 primo prototipo C.205N 1
500 secondo prototipo C.205N 1
da 9288 a 9386 C.205V 99 ottobre 1942 - giugno 1943
da 92153 a 92302 C.205V 150 consegnati 100 al settembre 1943[81]

Utilizzatori[modifica | modifica wikitesto]

Bandiera della Croazia Croazia
Bandiera dell'Egitto Egitto
Bandiera della Germania Germania
Bandiera dell'Italia Italia
Bandiera dell'Italia Italia
Bandiera della Repubblica Sociale Italiana Repubblica Sociale Italiana
Bandiera della Siria Siria

Esemplari attualmente esistenti[modifica | modifica wikitesto]

Macchi C.205V Veltro M.M. 92166 Stabilimento Alenia Aermacchi, Venegono Superiore (VA)

Si tratta di un Veltro Serie III facente parte del lotto di venti (dieci C.205 originali e dieci C.202 ricondizionati) destinati all'avaiazione egiziana e mai consegnati. Originariamente esposto al Museo nazionale della Sciena e della tecnica di Milano, si trova ora esposto all'ingresso della palazzina Uffici della Alenia Aermacchi a Venegono Superiore. Nonostante la presenza dei cannoni Mauser da 20 mm e degli attacchi subalari, tipici dei C.205 Veltro Serie III, l'esemplare esposto presenta anche caratteristiche come il ruotino di coda fisso e il pannello strumenti tipiche del Folgore, che fanno pensare ad un esemplare non puro. Dopo l'acquisizione da parte della Aermacchi, il Veltro venne minuziosamente restaurato e riportato in perfetta efficienza. L'ultima uscita pubblica di questo esemplare conservato avvenne nel 1998 in occasione del 75º anniversario della fondazione dell'Aeronautica Militare italiana[82].

Breda Macchi C.202/205V Veltro M.M. 91818 (I-MCVE) Museo nazionale della Scienza e della Tecnica, Milano

Si trattava originariamente di un Folgore Serie XII, compreso nei centocinquanta esemplari costruiti dalla Breda tra il maggio e l'agosto del 1943. Dopo la guerra, alla fine del 1946 era in carico al 3º Gruppo Scuole di Lecce. Il 7 marzo 1949 il velivolo si trova presso l'Aermacchi inserito nella terza commessa per l'aviazione militare egiziana. Ritornato in carico all'AMI il 27 settembre 1950, venne consegnato alla scuola di Lecce. Dopo la radiazione, nel 1956 viene assegnato a scopo didattico all'ITIS Malignani di Udine dove fu conservato in perfetto stato fino al 1979 con il motore FIAT RA.10150 messo periodicamente in moto. Nel 1980 viene preso in carico dalla Macchi con l'intenzione di rimetterlo in condizioni di volo. L'esemplare viene così affidato alle cure di un gruppo di anziani specialisti sotto la guida di Almo del Grande già capo del reparto sperimentale dell'Aermacchi. Nonostante le buone condizioni generali del velivolo, il gruppo deve affrontare fin da subito enormi problemi per portare avanti il progetto, ma grazie alla presenza dei disegni originali e alla collaborazione di ditte come la FIAT per il motore, revisionato negli stabilimenti di Brindisi, della Magnaghi, della Itala, della Secondo Mona, e di tante altre che si occupano del ripristino e revisione della componentistica, l'impresa viene portata termine con successo il 26 settembre 1980. Tra le condizioni poste dal Registro aeronautico italiano e dalle autorità di assistenza al volo per le necessarie autorizzazioni vi è l'obbligo d'installare strumentazione moderna e un nuovo impianto radio. Il primo volo avviene il 5 dicembre 1980 a Venegono. Incidentatosi a causa di un malfunzionamento dei freni, il velivolo subito riparato viene portato a Cameri il 13 aprile 1981 e in seguito anche a Grosseto. Con una mimetica ad anelli di fumo, immatricolazione civile I-MCVE, cannoni posticci, falsa matricola e coccarde della Regia Aeronautica Cobelligerante, il Veltro partecipò a varie manifestazioni aeree quali il XXXIV Salone Aeronautico parigino di Le Bourget, dal 4 al 14 giugno 1981. Nel 1983, durante un'ispezione al motore, il rinvenimento di alcune incrinature nel monoblocco, obbligarono alla messa a terra del caccia. Grazie la ritrovamento in un deposito dell'Aeronautica Militare di un motore nuovo ancora imballato, fu possibile riportare il velivolo in condizioni di volo. In questa nuova fase, mantenendo inalterata la mimetica ad anelli di fumo, furono dipinte le insegne di un reparto della Regia Aeronautica, la 351ª Squadriglia 155º Gruppo del 51º Stormo, codici 351-4. Purtroppo il 23 luglio 1983 un grave incidente durante il decollo dalla pista di Venegono, fortunatamente senza vittime, causò seri danni che anche se riparati, portarono alla definitiva messa a terra dell'aereo. Nel 1988, il Macchi C.205 del Museo della Scienza e della tecnica di Milano passò in carico all'Aermacchi ed il Museo ricevette l'esemplare I-MCVE. Esposto al Museo, il Macchi C.205 ha cambiato insegne. Ora riproduce quelle di un esemplare della 81ª Squadriglia del 6º Gruppo, codici 81-5, che durante la guerra era pilotato dal sergente Ferruccio Stoppani.

Breda Macchi C.202/C.205V Veltro M.M. 9546 Museo Storico dell'Aeronautica Militare, Vigna di Valle (RM)
l'esemplare di Macchi M.C. 205V (M.M. 9546) esposto nell'hangar Badoni del Museo dell'Aeronautica Militare di Vigna di Valle (Roma)

Questo esemplare fu uno dei cento esemplari di C.202 Folgore costruiti dalla Breda come Serie X tra luglio e settembre 1942. Durante la guerra fu assegnato all'81ª Squadriglia del 6º Gruppo, 1º Stormo Caccia. Dopo l'armistizio, fu in carico al 51º Stormo e il 29 gennaio 1944 rimase danneggiato in atterraggio durante un volo di prova da parte di un pilota statunitense. Riparato fu assegnato prima al 20º Gruppo del 51º Stormo, poi all'8º gruppo del 5º stormo. Nel dopoguerra, alla data del 10 maggio 1948 risultava in servizio presso la Scuola Volo di Lecce. Ritirato dalla Macchi fu revisionato e rimotorizzato con il FIAT RA.1050 RC58, mantenendo anche l'ala del C.202, destinato a far parte della terza commessa per aviazione egiziana, mai consegnata. Ripreso in carico dall'Aeronautica Militare prestò servizio nel 3º Gruppo Scuole fino al 1951, dopodiché fu radiato. Musealizzato, fu prima assegnato al Museo del Volo di Torino ed esposto dal 1961 con una verniciatura in alluminio e coccarde tricolori. Con la chiusura del Museo del Volo di Torino, venne trasferito a Vigna di Valle. Attualmente è presente presso il Museo Storico dell'Aeronautica per rappresentare un Veltro della 97ª Squadriglia, 9º Gruppo del 4º Stormo, codici 92-7, ripristinando la matricola originale ed applicando sulle semiali due simulacri di cannone da 20 mm. Le armi in fusoliera risultano mancanti, come il bocchettone di rifornimento posteriore

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Ciò non impedì alla FIAT di continuare a produrre e consegnare tra l'ottobre 1941 e il giugno 1943 ben cinquecentosessanta CR.42 e duecento G.50 oramai del tutto obsoleti
  2. ^ Apertura 4,32 m
  3. ^ Apertura 4,52 m
  4. ^ Durante al seduta della Commissione del 20 marzo 1940, il generale Francesco Pricolo, nuovo capo di stato maggiore dell'Aeronautica, dispose affinché l’ing. Castoldi fosse invitato ad adottare sistemi costruttivi che consentissero la massima facilità di costruzione, ad evitare che si ripetessero gli inconvenienti rilevati sul Macchi C.200 sotto il punto di vista della riproduzione, problemi che rimasero però insoluti anche per i successivi Macchi C.202 e 205
  5. ^ Conosciuto come Superavional
  6. ^ Tipo A.S. Africa Settentrionale
  7. ^ Gli avversari degli italiani quel giorno erano i piloti polacchi del Flight C del No.145 Sqn, su Spitfire F.IX
  8. ^ La resa finale delle truppe italiane avverrà il 13 maggio 1943

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ AA.VV, 2008, p. 4
  2. ^ Marco Gueli, 2014, p. 52
  3. ^ a b AA.VV, 2008, p. 9
  4. ^ a b AA.VV, 2008, p. 8
  5. ^ Ferdinando Pedriali, 2001, p. 245
  6. ^ Ferdinando Pedriali, 2001, p. 256
  7. ^ Marco Gueli, 2014, p. 53
  8. ^ http://m-selig.ae.illinois.edu/ads/aircraft.html
  9. ^ Marco Gueli, L'Aermacchi C.205, in Storia Militare, nº 252, ottobre 2014, pp. 50
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  12. ^ L'Aermacchi C.205,Storia Militare, numero 252,2014
  13. ^ AA.VV, p.44
  14. ^ a b AA.VV, p.15
  15. ^ Nico Sgarlato, 2018, p.24
  16. ^ a b AA.VV, p.40
  17. ^ Sgarlato, 2018, p.28
  18. ^ Savic, Ciglic, 2002, p.66
  19. ^ AA.VV, p.10
  20. ^ a b c Bizzarri, 1972, p. 8
  21. ^ AA.VV, p.11
  22. ^ Massimello, Giovanni, dal Folgore al Veltro, Storia Militare, n.150, p.57.
  23. ^ Massimello, Giovanni,Due volte Asso, Storia Militare,n.49 p.55.
  24. ^ Pagina web sul pilota Baschirotto, includente anche la battaglia del 20 aprile 1943
  25. ^ Bizarri, p.8
  26. ^ Bizzarri, 1972, p. 9
  27. ^ AA.VV, p.8
  28. ^ AA.VV, p.9
  29. ^ AA.VV, p.13
  30. ^ http://www.quirinale.it/elementi/DettaglioOnorificenze.aspx?decorato=45419
  31. ^ a b AA.VV, p.11
  32. ^ a b AA.VV, p.10
  33. ^ D'Amico e Valentini, 1986, p. 31
  34. ^ D'Amico e Valentini, 1986, p. 39
  35. ^ la coccarda tricolore fu adottata il 21 settembre 1943
  36. ^ AA.VV, 2008, p.25
  37. ^ Giorgio Apostolo e Giovanni Massimello, 2017, p. 129
  38. ^ D'Amico e Valentini, 1986, p. 51
  39. ^ D'Amico e Valentini, 1986, p. 50
  40. ^ AA.VV, 2008, p.31
  41. ^ a b c AA.VV., 1972, p. 12
  42. ^ AA.VV, 2008, p.32
  43. ^ AA.VV, 2008, p.18
  44. ^ AA.VV, 1972, p.13
  45. ^ AA.VV, 1972, p.13
  46. ^ oggi SKF
  47. ^ a b Gentilli,Gorena, 1980, p.47
  48. ^ quel giorno il 14thconfermò la perdita di due P-38 (serie 41-7633 e 43-2427)
  49. ^ Mattioli, 2014, p.23
  50. ^ Il Comando supremo della Luftwaffe fece molte pressioni affinché i caccia dell'ANR fossero impiegati anche per la difesa dei territori austriaci e tedeschi)
  51. ^ Sgarlato, Veltro Storia e Tecnica del Macchi C.2051972, p.60
  52. ^ a b AA.VV, 2008, p.20
  53. ^ trentaquattro secondo altre fonti
  54. ^ AA.VV, 1972, p.14
  55. ^ a b Sgarlato, Veltro Storia e Tecnica del Macchi C.2051972, p.62
  56. ^ versione da ricognizione del P-51A Mustang
  57. ^ Mattioli, 2014, p. 90
  58. ^ uno degli attaccanti fu abbattuto dal sottotenente Aurelio Morandi riuscito a decollare durante l'attacco
  59. ^ AA.VV, 1972, p.14
  60. ^ il sesto restò perduto durante il collaudo o il trasferimento
  61. ^ Sgarlato, Veltro Storia e Tecnica del Macchi C.2051972, p.63
  62. ^ Sgarlato, Veltro Storia e Tecnica del Macchi C.2051972, p.70
  63. ^ AA.VV., p.15
  64. ^ AA.VV., p.18
  65. ^ Sgarlato, Veltro Storia e Tecnica del Macchi C.2051972, p.68
  66. ^ Brian Cull, p. 367
  67. ^ a b Brian Cull, p.5
  68. ^ Jonathan Glancey. Spitfire The Biography. London: Atlantic Books, 2006, pag. 168.
  69. ^ Vaccari, Pierfrancesco: S.199 per la IAF, Rivista Italiana Difesa aprile 2009 p.88-91.
  70. ^ AA.VV., p. 36
  71. ^ piloti Ibrahim Nur al Din, Mustafa Kamal al Wahib, Khalal Jamal Arusi
  72. ^ Cull, p. 367
  73. ^ Brian Cull, p. 368
  74. ^ Marco Gueli, L'Aermacchi C.205, in Storia Militare, pp. 50.
  75. ^ i primi due Gloster Meteor, un F4 e un T7 atterrarono nell'aeroporto del Cairo il 27 ottobre 1949
  76. ^ Brian Cull, p. 9
  77. ^ Gori, Paolo, Caccia italiani sulla Palestina, JP-4, aprile 1991, p.64.
  78. ^ Sgarlato, Veltro Storia e Tecnica del Macchi C.2051972, p.69
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  80. ^ Wings over Suez, p. 29
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  82. ^ Marco Gueli, 2014, p. 63

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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  • Giorgio Apostolo e Giovanni Massimello, Gli assi italiani della Seconda Guerra Mondiale, in La grande biblioteca Militare del '900, vol. 12, Milano, RCS MediaGroup, 2017.
  • Andrew Thomas e Chris Davies, Gli assi dello Spitire in Nordafrica e in Italia, in La grande biblioteca Militare del '900, vol. 14, Milano, RCS MediaGroup, 2017.
  • Ferdinando Pedriali, L'Italia nella guerra aerea. Da El_Alamein alle spiagge della Sicilia (4 novembre 1942-9 luglio 1943), Roma, Aeronautica Militare - Ufficio Storico, 2001.
  • AA.VV., Caccia Assalto, in Dimensione Cielo-Aerei Italiani nella Seconda Guerra Mondiale, vol. 3, Roma, Edizioni Bizzarri, 1972.
  • Aermacchi C.202-205 1943-1948, Torino, Bancarella Aeronautica, 2004.
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  • Voltan Paolo, Un pilota del Cavallino Rampante, Editrice La Galiverna-Flaviana, 1990.
  • Giuseppe Pesce e Giovanni Massimello, Adriano Visconti Asso di guerra, Parma, Albertelli Edizioni, 1997, ISBN 88-85909-80-9.
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  • Gregor Alegi, Re 2005, Torino, La Bancarella Aeronautica, 2001.
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Pubblicazioni[modifica | modifica wikitesto]

  • Istruzioni e norme principali per il montaggio,la regolazione e la manutenzione del velivolo "VELTRO", CA 677, Roma, Ministero dell'Aeronautica Direzione Generale delle Costruzioni e degli Approvvigionamenti, 1943.
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  • Marco Gueli, L'Aermacchi C.205, in Storia Militare, n. 252, ottobre 2014, pp. 50.
  • Marco Massiniello, Due volte asso, in Storia Militare, n. 49, ottobre 1997, pp. 45.
  • Marco Massiniello, Dal Folgore al Veltro, in Storia Militare, n. 150, marzo 2006, pp. 50.
  • M.C. 205: un aeroplano... 40 anni dopo, in Aermacchi World, n. 4, Varese, febbraio 2, pp. 4.
  • Macchi "M.C. 205", in l'Ala, 1946.
  • Andrea Curami, Piani e progetti dell'aeronautica italiana 1939-1943. Stato maggiore e industrie, in Italia contemporanea, n. 187, Milano, Istituto Nazionale Ferruccio Parri, 1992, pp. 243.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Multimedia[modifica | modifica wikitesto]

Filmato audio Istituto Luce, Macchi Mc 202-205, su YouTube. URL consultato il 4 febbraio 2018.