Miracolo di Belo Horizonte: differenze tra le versioni

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L'espressione Miracolo di Belo Horizonte[1][2][3] si riferisce alla sconfitta contro ogni pronostico dell'Inghilterra contro gli Stati Uniti, il 29 giugno 1950, allo Stadio Raimundo Sampaio di Belo Horizonte, in Brasile. Il risultato maturò al primo turno dei mondiali di calcio organizzati quell'anno dal Paese sudamericano.

La partita ispirò il libro del 1996 The game of their lives dello scrittore statunitense Geoffrey Douglas e il film del 2005 In campo per la vittoria diretto da David Anspaugh.

Antefatti

In occasione dei mondiali del 1950, la selezione inglese fece il suo esordio nella massima competizione calcistica per nazionali.

La Football Association inglese, entrata a far parte della FIFA nel 1906, ne era uscita nel 1928 (unitamente alle altre tre federazioni britanniche della Scozia, dell'Irlanda e del Galles) a causa di una serie di divergenze con i relativi vertici[4].

Tra le ragioni di tali attriti vi era l'idea del presidente della FIFA Jules Rimet, che ottenne molti consensi in seno all'organizzazione, di creare un campionato mondiale di calcio alternativo al torneo olimpico (manifestazione ove le rappresentative del Regno Unito avevano colto tre ori nel 1900, nel 1908 e nel 1912). Secondo la tesi inglese, un torneo mondiale avrebbe messo in crisi la manifestazione calcistica in seno alle Olimpiadi, nonché il Torneo Interbritannico (British Home Championship) tra le quattro selezioni calcistiche del Regno Unito e pure le numerose amichevoli di lusso organizzate dall'influente Football Association[5].

Al tempo stesso, gli inglesi contestavano la delibera, proposta da Rimet e approvata al congresso FIFA del 1925, di introdurre il "broken time payment": si trattava della possibilità per le federazioni calcistiche nazionali di corrispondere ai calciatori (all'epoca dilettanti) un compenso per il tempo impiegato per partecipare ai grandi tornei[4].

Fu soprattutto per il motivo di non essere più iscritti alla FIFA che gli inglesi non presero parte alle prime tre edizioni del campionato mondiale, più che per l'idea di considerarsi "a priori" i migliori del mondo nel gioco del calcio, in quanto inventori delle regole moderne di tale sport[4].

Peraltro quest'ultima convinzione uscì rafforzata dopo che, il 14 novembre 1934, l'Inghilterra sfidò l'Italia campione del mondo in carica nell'incontro passato alla storia con il nome di "Battaglia di Highbury" e vinto 3-2 dai padroni di casa.

La nazionale statunitense semifinalista al mondiale del 1930.

Nel 1946, appianati i contrasti con la FIFA, la Football Association (insieme con le altre tre federazioni calcistiche del Regno Unito) rientrò a farne parte.

Per la nazionale statunitense, invece, la presenza al torneo del 1950 era già la terza partecipazione alla massima manifestazione calcistica mondiale.

Nonostante la (all'epoca)[6] scarsa popolarità del soccer[7] nel Paese nordamericano, gli statunitensi avevano colto un sorprendente[8] terzo posto[9] nella prima edizione dei mondiali di calcio disputata in Uruguay nel 1930: dopo aver vinto il girone eliminatorio contro Belgio e Paraguay, gli Stati Uniti erano stati battuti in semifinale dall'Argentina con un perentorio 6-1.

Di tutt'altro tenore era stata, invece, la partecipazione alla successiva edizione disputata in Italia nel 1934. Qui gli statunitensi furono sorteggiati al primo turno, subito ad eliminazione diretta, contro gli azzurri padroni di casa e da questi battuti per 7-1.

In vista dei mondiali di calcio in programma in Francia nel 1938, invece, la nazionale degli Stati Uniti, inattiva dal 25 settembre 1937 (amichevole persa contro il Messico per 1-5 a Città del Messico)[10], rinunciò a giocarsi le qualificazioni, lasciando il via libera alla partecipazione alla fase finale del torneo alla nazionale cubana.

Il cammino degli inglesi

L'attaccante inglese Stan Mortensen in azione contro l'Italia a Torino il 16 maggio 1948.

Dalla riammissione nella FIFA nel 1946 all'esordio ai mondiali del 1950, la nazionale inglese, allenata dal 1947 da Walter Winterbottom, aveva collezionato ben 22 vittorie su 29 partite disputate[11]. Autentiche goleade avevano suggellato i successi contro i Paesi Bassi (8-2 il 27 novembre 1946 ad Huddersfield), il Portogallo (10-0 il 18 maggio 1947 a Lisbona), il Belgio (5-2 il 21 settembre 1947 a Bruxelles), l'Italia da due edizioni campione del mondo in carica (4-0 il 16 maggio 1948 a Torino; gli azzurri schieravano una formazione composta per gran parte dai giocatori del Grande Torino) e la Svizzera (6-0 il 2 dicembre 1948 a Londra).

A cavallo tra il 1949 e il 1950, la nazionale inglese partecipò, unitamente alle altre tre selezioni calcistiche del Regno Unito (Scozia, Galles e Irlanda), alla cinquantesima edizione dell'annuale Torneo Interbritannico. Data l'iscrizione di tutte e quattro le nazionali alle qualificazioni al campionato mondiale di calcio 1950, la FIFA, soprattutto al fine di un risparmio dei costi di viaggio in un'Europa ancora prostrata dalle conseguenze della seconda guerra mondiale, fece valere il torneo come girone di qualificazione, con l'assegnazione di due posti alla fase finale alle squadre che si fossero classificate nelle prime due posizioni.

L'Inghilterra esordì il 15 ottobre 1949 a Cardiff in casa del Galles, battendolo per 4-1 (con marcatura di Mortensen e tripletta di Milburn)[12].

Il successivo 16 novembre gli inglesi ospitarono al Maine Road di Manchester l'Irlanda, travolgendola per 9-2 (per l'Inghilterra segnarono quattro volte Rowley, una Froggatt, due Pearson e due Mortensen) e guadagnando con una giornata di anticipo la prima qualificazione della propria storia ai mondiali di calcio[12].

Dopo aver nuovamente battuto in amichevole l'Italia, a Londra, per 2-0 il 30 novembre 1949[12], l'Inghilterra disputò la partita decisiva del Torneo Interbritannico contro la Scozia il 15 aprile 1950 a Glasgow. Gli inglesi si imposero per 1-0, con rete di Roy Bentley[13], vincendo la manifestazione.

In vista del torneo mondiale, la nazionale di Winterbottom si cimentò in due amichevoli contro Portogallo e Belgio.

La prima, disputata all'Estádio Nacional di Lisbona il 14 maggio 1950, vide l'affermazione inglese per 5-3, con quadrupletta di Tom Finney e rete di Mortensen[13].

Nella seconda, giocata allo Stadio Heysel di Bruxelles il 18 maggio 1950, si registrò una nuova netta vittoria per l'Inghilterra, che si impose per 4-1, con marcature di Mullen, Mortensen, Mannion e Bentley[13].

Il cammino degli statunitensi

Lo stesso argomento in dettaglio: Campionato nordamericano di calcio 1949.

Di tutt'altro tenore era stato il ruolino di marcia degli Stati Uniti.

Il 13 luglio 1947, la nazionale statunitense esordì al Campionato nordamericano organizzato a Cuba dalla NAFC (precursore dell'odierna CONCACAF), tornando in campo dopo ben dieci anni dall'ultima partita disputata[10].

Gli Stati Uniti uscirono battuti per 0-5 dal Messico, per poi concludere travolti anche dalla nazionale padrona di casa per 2-5.

Decisamente negativo fu anche il rendimento degli statunitensi l'anno seguente, quando furono pesantemente sconfitti da Italia (0-9 ai Giochi Olimpici di Londra), Norvegia (0-11) e Irlanda (0-5), in parte riscattandosi con tre vittorie (per 3-1, 4-1 e 3-2) in altrettante partite contro Israele[10].

Il 19 giugno 1949, gli Stati Uniti affrontarono in amichevole, in preparazione delle qualificazioni ai mondiali del 1950, la Scozia a New York. Uscirono battuti 0-4[10].

Nel mese di settembre 1949, si tenne a Città del Messico la seconda edizione del Campionato nordamericano di calcio, che fu fatta valere dalla FIFA quale girone di qualificazione, per la zona NAFC, alla fase finale della Coppa del Mondo 1950. Partecipavano solo tre nazionali: Stati Uniti, Messico e Cuba. Esse, oltre alla vittoria del torneo, si sarebbero contese i due posti disponibili per il mondiale in un doppio girone all'italiana di andata e ritorno. Sconfitti nettamente dal Messico, futuro vincitore del titolo continentale, in entrambe le partite (0-6 e 2-6), gli USA riuscirono a spuntare un pareggio per 1-1 contro Cuba (con marcatura statunitense di Frank Wallace), che fu poi superata nella sfida decisiva del 21 settembre con un brillante 5-2 (per gli statunitensi reti di Bahr, John Souza, Wallace e doppietta di Matevich)[10].

Grazie al successo su Cuba, gli Stati Uniti colsero la terza partecipazione al mondiale di calcio, non disputando altre partite prima dell'esordio alla fase finale in Brasile[10].

I mondiali del 1950

Lo stesso argomento in dettaglio: Campionato mondiale di calcio 1950.
Il capitano inglese Billy Wright.

Il ben differente ruolino di marcia tenuto dalle due selezioni nazionali prima dei mondiali di calcio fece sì che i pronostici sul loro cammino fossero diametralmente opposti.

Gli inglesi si presentarono in Brasile da ovvi favoriti per la vittoria finale, a fianco dei padroni di casa e dell'Italia campione in carica; gli allibratori quotavano il successo iridato dell'Inghilterra 3:1[14].

Winterbottom aveva convocato tra i migliori calciatori della First Division. Tra essi si segnalavano: gli attaccanti Stanley Matthews (futuro primo pallone d'oro della storia), Tom Finney, Wilf Mannion e Stan Mortensen; i difensori Alf Ramsey (futuro CT dell'Inghilterra campione del mondo nel 1966) e Billy Wright, quest'ultimo capitano della nazionale; e il centrocampista Jimmy Dickinson, regista del Portsmouth vincitore dell'ultima edizione della First Division.

Gli statunitensi, guidati per il mondiale di calcio dallo scozzese William Jeffrey, schieravano, invece, una squadra composta per lo più da calciatori dilettanti[1][15]. Gran parte dei membri della rosa statunitense svolgevano, nella vita di tutti i giorni, ben altre professioni: il portiere Frank Borghi guidava il carro funebre dell'impresa dello zio[1][14][16]; il difensore Walter Bahr era un insegnante[1][17] e per partecipare al mondiale dovette chiedere un'aspettativa non retribuita sul finire dell'anno scolastico[16]; un altro difensore, Harry Keough, lavorava come postino[18]; l'attaccante Joe Gaetjens era studente alla Columbia University[18] e si pagava gli studi facendo il lavapiatti[2]; altri ancora lavoravano come mugnai[15] e meccanici[19].

Molti giocatori degli Stati Uniti erano figli di immigrati. Addirittura tre di loro, Joe Maca, il capitano Ed McIlvenny e Joe Gaetjens, neppure erano cittadini statunitensi (essendo rispettivamente belga, scozzese ed haitiano). Tuttavia, avevano espresso l'intenzione di diventarlo e ciò bastava, secondo le regole in vigore in quel periodo presso la United States Soccer Federation, per essere convocati in nazionale[2].

Gli allibratori pagavano 500:1 la vittoria finale degli statunitensi[14][16].

Il sorteggio, tenutosi a Rio de Janeiro il 22 maggio 1950, inserì USA e Inghilterra nel gruppo 2, insieme con le nazionali del Cile e della Spagna.

Il 25 giugno, alle ore 15.00, sia gli statunitensi che gli inglesi esordirono nella Coppa del mondo.

Al Maracanã di Rio de Janeiro, inaugurato appositamente per i mondiali, l'Inghilterra affrontò il Cile. Come da pronostico, gli inglesi si imposero per 2-0, con reti di Mortensen e Mannion[20].

In contemporanea, allo Stadio Durival Britto e Silva di Curitiba, gli Stati Uniti si trovarono di fronte la Spagna. A sorpresa, gli statunitensi si portarono in vantaggio al 17' con Pariani, resistendo per più di un'ora ai tentativi degli spagnoli di pareggiare. Sul finire della partita, però, la resistenza statunitense crollò: la Spagna andò in rete tre volte in meno di dieci minuti, con Igoa (81'), Basora (83') e Zarra (89'), chiudendo l'incontro con un perentorio 3-1[21].

La vigilia

L'esordio di Inghilterra e Stati Uniti era parso avvalorare le impressioni della vigilia.

In vista dello scontro diretto, gli statunitensi apparivano, sulla carta, battuti in partenza, tanto che lo stesso CT Jeffrey dichiarò apertamente alla stampa che la sua nazionale non aveva alcuna chance[14]. Il portiere Borghi si augurava di non incassare più di quattro-cinque goal[16].

Il quotidiano britannico Daily Express scrisse: "Sarebbe giusto iniziare la partita dando [agli Stati Uniti] tre goal di vantaggio"[19].

Il Belfast Telegraph definì gli statunitensi "una squadra di [uomini] senza speranza"[16].

La vittoria degli Stati Uniti sull'Inghilterra era pagata 50:1 dagli allibratori[19].

La partita

L'arbitro della partita, l'italiano Generoso Dattilo.

Stati Uniti e Inghilterra scesero in campo, nella seconda giornata del gruppo 2, allo Stadio Raimundo Sampaio di Belo Horizonte alle ore 15.00 del 29 giugno. L'arbitro designato dalla FIFA era l'italiano Generoso Dattilo, coadiuvato dagli assistenti Charles de la Salle (Francia) e Giovanni Galeati (Italia)[22].

L'Inghilterra batté il calcio d'inizio e, dopo appena novanta secondi, Mortensen servì Bentley, il cui tiro fu intercettato dal portiere statunitense Borghi[14]. Dopo 12 minuti, l'Inghilterra aveva già tirato in porta sei volte[14].

Gli statunitensi conclusero per la prima volta a rete al 25', ma il contrattacco inglese produsse tre palle goal tra il 30' e il 32'.

Al 37' gli Stati Uniti tornarono di nuovo in attacco. Bahr calciò un potente tiro diagonale da circa venti metri in direzione della rete avversaria e l'estremo difensore inglese Williams si mosse verso destra per parare il pallone. L'attaccante statunitense Gaetjens si tuffò di testa all'altezza del dischetto del rigore[2] e colpì la palla insaccandola a sinistra del portiere inglese[1][14][16].

Il pubblico brasiliano sugli spalti, che parteggiava per lo più per gli statunitensi[16] (anche perché sperava nell'eliminazione dell'Inghilterra, affinché questa non giocasse nel girone finale contro il Brasile)[23], esplose di gioia.

Nel secondo tempo iniziarono meglio gli Stati Uniti, galvanizzati dall'inatteso vantaggio[1][14]. Al 59' l'Inghilterra guadagnò un calcio di punizione, ma il tiro di Mortensen fu parato da Borghi.

All'82', Charlie Colombo atterrò fallosamente Mortensen al limite dell'area statunitense[1]. Gli inglesi reclamarono il rigore, ma Dattilo assegnò loro un calcio di punizione[16]. Sul conseguente tiro di Ramsey, Jimmy Mullen colpì di testa sotto porta, ma il tiro fu bloccato da Borghi sulla linea. L'Inghilterra invocò il goal, ma per l'arbitro la palla non aveva superato la linea di porta[14].

L'occasione fallita minò il morale degli inglesi, che, anzi, rischiarono di subire lo 0-2 sul tiro, all'85', di Frank Wallace, deviato sulla linea di porta da Ramsey[14].

Quando Dattilo fischiò la fine, esplose la gioia degli statunitensi, celebrati dal pubblico di casa, che invase il terreno di gioco[23] e portò in trionfo Gaetjens[16].

Tabellino

Belo Horizonte
29 giugno 1950, ore 15:00 UTC-3
Stati Uniti Bandiera degli Stati Uniti1 – 0
referto
Bandiera dell'Inghilterra InghilterraStadio Raimundo Sampaio (10.151 spett.)
Arbitro: Bandiera dell'Italia Dattilo

Manica sinistra
Manica sinistra
Maglietta
Maglietta
Manica destra
Manica destra
Pantaloncini
Calzettoni
Stati Uniti
Manica sinistra
Maglietta
Maglietta
Manica destra
Pantaloncini
Calzettoni
Calzettoni
Inghilterra
Bandiera degli Stati Uniti Stati Uniti(5-4-1)
P Borghi
D Keough
D Maca
D McIlvenny (C)
D Colombo
D Bahr
C Pariani
C J. Souza
C Wallace
C E. Souza
A Gaetjens
CT:
Bandiera della Scozia Jeffrey
Bandiera dell'Inghilterra Inghilterra(3-2-5)
P Williams
D Ramsey
D Aston
D Wright (C)
C Hughes
C Dickinson
A Mannion
A Finney
A Mullen
A Mortensen
A Bentley
CT:
Bandiera dell'Inghilterra Winterbottom

Assistenti arbitrali:
Bandiera dell'Italia Giovanni Galeati
Bandiera della Francia Charles de la Salle

Il dopopartita

La stampa sportiva internazionale celebrò l'incredibile risultato di Belo Horizonte. Ironicamente, la partita ebbe un minor risalto proprio negli Stati Uniti e in Inghilterra.

La scarsa presa del calcio negli USA fece sì che solo un giornalista statunitense, Dent McSkimming del St. Louis Post-Dispatch, fosse presente ai mondiali: peraltro, poté farlo solo a proprie spese, dopo aver ottenuto un periodo di ferie[16][18]. Il suo fu l'unico articolo che narrò negli Stati Uniti l'impresa della nazionale di calcio[14]. Si dice che anche il New York Times avrebbe avuto notizia del successo della selezione nazionale, ma che, temendo si trattasse di una bufala, non avrebbe pubblicato il risultato[16].

Al rientro in patria, gli statunitensi sarebbero stati accolti all'aeroporto solo dalle famiglie[16]

In Inghilterra, il giorno stesso dell'incontro calcistico contro gli Stati Uniti, la nazionale di cricket subì la prima sconfitta della propria storia contro le Indie Occidentali Britanniche e la stampa nazionale dette maggior peso all'evento[18].

Una leggenda narra che, quando il risultato della partita di Belo Horizonte fu telegrafato in Inghilterra, qui si pensò ad un errore di battitura, cosicché i giornali avrebbero pubblicato la notizia della vittoria della nazionale inglese per 10-1[16][19][24]. Recenti ricerche, tuttavia, dimostrerebbero la falsità di questa ricostruzione[15].

Il seguito

Il risultato della partita di Belo Horizonte fu ininfluente per il cammino degli statunitensi. Il Cile, che, dopo essere stato sconfitto per 2-0 dalla Spagna nella seconda giornata, era già matematicamente eliminato (in quanto la formula del mondiale del 1950 prevedeva il passaggio delle sole prime classificate dei gruppi eliminatori al girone finale che avrebbe assegnato il titolo mondiale), li batté il 2 luglio a Recife con un netto 5-2[25].

L'attaccante statunitense John Souza fu inserito dal quotidiano brasiliano Mundo Esportivo nella selezione ideale del mondiale[18]: il successivo calciatore degli USA ad ottenere un simile riconoscimento sarebbe stato solo Claudio Reyna nel 2002.

La sconfitta contro gli USA, invece, compromise il cammino dell'Inghilterra, che poteva sperare di vincere il girone solo battendo la Spagna. Il 2 luglio al Maracanã di Rio de Janeiro, tuttavia, furono proprio gli iberici a prevalere 1-0 (con marcatura di Zarra)[26] e a qualificarsi al girone finale.

Nonostante l'umiliante eliminazione, il CT Winterbottom rimase saldamente sulla panchina inglese fino al 1963.

La nazionale inglese, che aveva giocato l'incontro di Belo Horizonte indossando una casacca azzurra, non vestì mai più questo colore[27].

Gli Stati Uniti non si qualificarono più ad una fase finale della Coppa del Mondo fino al Campionato mondiale di calcio 1990.

Joe Gaetjens, l'eroe della partita di Belo Horizonte, non ottenne mai la cittadinanza statunitense[2][18]. Lasciò la Columbia University e si trasferì in Francia, dove giocò tre anni nei campionati minori. Tornò ad Haiti nel 1953, collezionando pure una presenza nella nazionale di calcio haitiana. Divenne, in seguito, imprenditore, ma, con la salita al potere di François Duvalier, Gaetjens, appartenente ad una famiglia che aveva supportato il rivale Louis Déjoie, fu catturato l'8 luglio 1964 dai famigerati Tonton Macoutes. Di lui non si seppe più nulla. Probabilmente fu ucciso in prigionia[2][16].

La Federazione calcistica degli Stati Uniti, nel 1976, inserì l'intero undici che aveva battuto l'Inghilterra nella National Hall of Fame[17].

Note

  1. ^ a b c d e f g (ES) El milagro de Belo Horizonte, su es.fifa.com, FIFA. URL consultato l'11-03-2016.
  2. ^ a b c d e f Lorenzo Longhi, Joe Gaetjens, la fine dell'uomo che compì il "miracolo", su sport.sky.it, Sky. URL consultato l'11-03-2016.
  3. ^ (PT) Miguel Lourenço Pereira, Mundial 1950, o milagre de Belo Horizonte, su futebolmagazine.com, Futebol Magazine. URL consultato l'11-03-2016.
  4. ^ a b c Niente FIFA, siamo inglesi, su calcioromantico.com, Calcio Romantico. URL consultato il 12-03-2016.
  5. ^ Giovanni Armillotta, Come Fifa comanda, 2005.
  6. ^ Cristiano Bosco, Il calcio negli Usa? «Prenderà il posto del baseball», su linkiesta.it, Linkiesta, 28-08-2015. URL consultato il 13-03-2016.
  7. ^ "Soccer", abbreviazione del termine di lingua inglese Association football, è il nome con il quale in alcuni Paesi anglofoni quali Stati Uniti d'America, Canada, Australia e Nuova Zelanda viene definito il gioco del calcio.
  8. ^ Uruguay 1930: inizia la leggenda dei mondiali, su corrieredellosport.it, Corriere dello Sport. URL consultato il 03-04-2016.
  9. ^ In effetti, la nazionale statunitense raggiunse la semifinale, ove fu eliminata dall'Argentina, senza però disputare la finale per il terzo posto (introdotta solo dal successivo mondiale), che dunque divise con la Jugoslavia, eliminata nell'altra semifinale dall'Uruguay.
  10. ^ a b c d e f (EN) USA - Details of International Matches 1885-1969, su rsssf.com, RSSSF. URL consultato l'11-03-2016.
  11. ^ (EN) England - International Results, su rsssf.com, RSSSF. URL consultato l'11-03-2016.
  12. ^ a b c (EN) England - International Results 1940-1949 - Details, su rsssf.com, RSSSF. URL consultato l'11-03-2016.
  13. ^ a b c (EN) England - International Results 1950-1959 - Details, su rsssf.com, RSSSF. URL consultato l'11-03-2016.
  14. ^ a b c d e f g h i j k Geoffrey Douglas, The Game of Their Lives: The Untold Story of the World Cup's Biggest Upset, New York, Perennial Currents, 1996, ISBN 978-0-8050-3875-0.
  15. ^ a b c (EN) World Cup: US v England match recalls 1950 upset, su bbc.com, BBC. URL consultato l'11-03-2016.
  16. ^ a b c d e f g h i j k l m n (EN) How a ‘Band of No-Hopers’ Forged U.S. Soccer’s Finest Day, su nytimes.com, The New York Times. URL consultato il 12-03-2006.
  17. ^ a b (EN) The Tobias Lopez Column: Walter Bahr remembers, su ussoccerplayers.com, US Soccer Players. URL consultato l'11-03-2016 (archiviato dall'url originale il 29 maggio 2006).
  18. ^ a b c d e f (EN) The Real Story About the 1950 U.S. World Cup Team, su national.soccerhall.org, National Soccer Hall. URL consultato l'11-03-2016 (archiviato dall'url originale il 15 luglio 2010).
  19. ^ a b c d (EN) England v USA: Fabio Capello's men need to fear lesson of Belo Horizonte, su telegraph.co.uk, The Telegraph. URL consultato l'11-03-2016.
  20. ^ (EN) England-Chile 2-0, su fifa.com, FIFA. URL consultato l'11-03-2016.
  21. ^ (EN) Spain-USA 3-1, su fifa.com, FIFA. URL consultato l'11-03-2016.
  22. ^ (EN) USA-England 1-0, su fifa.com, FIFA. URL consultato l'11-03-2016.
  23. ^ a b (PT) BH volta a sediar jogos da Copa do Mundo, su em.com.br, EM. URL consultato l'11-03-2016.
  24. ^ (EN) States of euphoria, su news.bbc.co.uk, BBC. URL consultato l'11-03-2016.
  25. ^ (EN) Chile-USA 5-2, su fifa.com, FIFA. URL consultato l'11-03-2016.
  26. ^ (EN) Spain-England 1-0, su fifa.com, FIFA. URL consultato l'11-03-2016.
  27. ^ (EN) England's Blue Uniform, su englandfootballonline.com, England Football Online. URL consultato il 13-06-2016.

Bibliografia

  • Geoffrey Douglas, The Game of Their Lives: The Untold Story of the World Cup's Biggest Upset, New York, Perennial Currents, 1996, ISBN 978-0-8050-3875-0.
  • Eduardo Galeano, Splendori e miserie del gioco del calcio, Milano, Sperling & Kupfer, 1997, ISBN 88-200-2429-2.

Filmografia

Voci correlate