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Molfetta

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Panoramica del porto e di parte del borgo antico.

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Molfetta è un comune di circa 60.000 abitanti della provincia di Bari. Cittadina costiera a 25 km dal capoluogo (distanza ferroviaria), è stato in passato un'importante centro portuale ed industriale della costa adriatica, ad una quota media di 18 metri sul livello del mare.

Il suo territorio confina ad est con quello di Giovinazzo, ad ovest con quello di Bisceglie, a sud con quello di Terlizzi e risulta abitato sin dall'era preistorica. A tale epoca risalgono, infatti, gli insediamenti (necropoli) scoperti nell'area circostante (fondo Azzollini e viciniori) il sito archeologico-naturalistico del Pulo, dolina carsica di crollo a pochi chilometri dal centro urbano.

Il nucleo medievale della città, formatosi su una piccola penisola che si distende tra il porto e il mare aperto, presenta una tipica pianta a spina di pesce con strade strette e ricurve.

Molfetta, con la sua storia millenaria, le sue fascinose peculiarità tra cui i monumenti e le sue vie, è una città suggestiva non solo dal punto di vista archeologico, ma anche urbanistico, artistico, storico, industriale, commerciale e naturalistico.

Aspetti generali

Scorcio del porto e del Duomo di San Corrado.
Panorama del porto di Molfetta.

Molfetta, situata a 25 km da Bari, si affaccia sul mar Adriatico ed è circondata da un territorio a vocazione prevalentemente agricola, almeno fino al termine del XX secolo, prima che la nuova zona industriale (ASI) ne stravolgesse la destinazione. La campagna, infatti, prevalentemente coltivata ad uliveto spesso misto a mandorleto e con rari appezzamenti in cui si coltivava la vite, si sta lentamente trasformando. Da alcuni decenni hanno iniziato a diffondersi la floricoltura (in serre) e la coltivazione in serra anche degli ortaggi mentre vaste aree costiere, specialmente verso Bisceglie, da oltre un secolo coltivate ad orto, stanno inesorabilmente trasformandosi, anche sotto la enorme pressione che l'imprenditoria edile esercita sul territorio.
La fonte di reddito della popolazione è, oltre che agricola (come visto, oggi in calo a dir poco pauroso), anche legata al settore marittimo ed industriale, nonché edile. Come già accennato, è in via di completamento, a pochi km dalla città in direzione Bisceglie, la zona industriale (specie i settori dell’abbigliamento, delle scarpe, metalmeccanico, alimentare, caseario).
Riconosciuta e popolare per la cittadinanza tutta molfettese è la festa patronale della Madonna dei Martiri che si tiene l’8 settembre con la tradizionale sagra a mare ed anche le suggestive processioni pasquali che ripercorrono le tappe simboliche della quaresima e della passione di Gesù Cristo.
I luoghi di maggiore attrazione sono il Duomo vecchio, il centro storico, la Cattedrale, la Basilica della Madonna dei Martiri, le chiese di San Pietro, del Purgatorio e di Santo Stefano, lo storico porto e infine il Pulo, dolina carsica nei cui pressi (cosiddetto fondo Azzollini ed altri) sono stati trovati reperti archeologici che testimoniano di una presenza antropica risalente al neolitico.
Sfortunatamente la città pugliese si trova a dover fronteggiare tre principali questioni che ne minano lo sviluppo e l’espansione. La prima è costituita dalla carenza di alloggi: in questi ultimi anni infatti la popolazione si è ridotta del 10% in conseguenza dello spostamento di numerose famiglie molfettesi, trasferitesi nei paesi limitrofi dove hanno trovato stabile dimora. Altra problematica è la mancanza di posti di lavoro: molti giovani sono costretti ad emigrare al nord Italia per trovare lavoro nel campo dell'edilizia e dell’industria. Infine la pericolosa fuga dei cervelli: molti laureati, ricercatori, e medici sono costretti al trasferimento nel nord Europa e negli Stati Uniti, non riuscendo nella loro città a soddisfare le proprie aspettative professionali.

Geografia

Molfetta, che si affaccia sul Mar Adriatico, si trova, a 25 chilometri (distanza ferroviaria tra le due stazioni centrali) a nord ovest di Bari, stretta tra Bisceglie a nord-ovest e Giovinazzo a sud-est, praticamente al centro della Puglia. Sorta anticamente sull’isoletta di Sant'Andrea, protesa nel mare quasi a sfidarlo, si estende attualmente lungo la costa per 3 chilometri a levante e per circa altrettanti a ponente rispetto al nucleo antico ed al porto; la distanza dalla città vecchia fino all’Ospedale Civile, sulla via per Terlizzi, misura circa 1,800 km. L'ubicazione strategica della località, permette di raggiungere agevolmente tutti i capoluoghi non solo della regione, ma anche della vicina Basilicata (soprattutto Matera) nonché la stessa Napoli, già capitale del borbonico Regno delle Due Sicilie.

Clima

Il diretto contatto col mare e la mancanza di alture rilevanti sono alla base del clima particolarmente mite e scarso di precipitazioni della città di Molfetta. Tuttavia repentini e notevoli sono gli sbalzi di temperatura per l'afflusso dei venti freddi balcanici e per gli improvvisi acquazzoni, solitamente di breve durata, che periodicamente colpiscono la cittadina, dando un qualche respiro all'economia rurale, storicamente assetata di acqua. Tipica la terminologia che indica, nell'idioma locale, l'effetto che questi acquazzoni, così come le piogge di notevole durata (più giorni), rare per il vero, producono sul terreno agrario, cioè la cosiddetta mena, che descrive l'effetto strisciante del ruscellamento (erosione del suolo) e che non ha, nella lingua italiana, un corrispettivo altrettanto pregnante.

Vento dominante (cioè di intensità maggiore in assoluto) è la tramontana, mentre la palma di vento regnante è contesa dal maestrale e dal grecale (con una prevalenza per il primo), che sono gli altri venti che spirano dai quadranti settentrionali. Periodicamente, poi, Molfetta è battuta da improvvisi e forti (anche se di breve durata) venti di scirocco (da sud-est), d’ostro (da sud) e di libeccio, localmente detto favonio (da sud-ovest).

Il clima "percepito", come quello delle città viciniori che affacciano al mare Adriatico, è caratterizzato da una notevole umidità che lo rende particolarmente afoso, nella stagione estiva, e poco ideale (tutto l'anno) per chi soffre di dolori articolari.

Stemma

File:Molfetta-Stemma.png

Lo stemma della città di Molfetta è costituito da una banda di colore bianco o argento in cui sono incise le lettere S. P. Q. M., il cui significato è Senatus Populus Que Melphictiensis, il tutto inserito in un campo rosso sostenuto da due ramoscelli: a destra l'ulivo e a sinistra l'alloro, lasciando spazio, all'estremità superiore, alla corona della città rappresentata da un una cinta muraria e da otto torri, di cui cinque visibili.

La definizione di SPQM si conforma all'"SPQR" della città di Roma e fu aggiunto allo stemma nel 1911 su ordinanza dell'amministrazione comunale capeggiata dal sindaco Felice Fiore.

Storia

Fonti storiche attestano l'esistenza della località già in epoca preistorica. Nel corso dei secoli Molfetta ha conosciuto le dominazioni di longobardi, bizantini, normanni, svevi, angioini e aragonesi.

L'origine della città risale presumibilmente all'era romana. Alcuni ritrovamenti fanno pensare all'esistenza di un villaggio di pescatori già intorno al IV secolo a.C. Questa ipotesi sembra essere verosimile tanto più che, per la sua posizione, il villaggio offriva un ottimo approdo per il commercio con Rubo (Ruvo di Puglia). La prima indicazione sull'esistenza di un villaggio tra Turenum (Trani) e Natiolum (Giovinazzo) si ritrova nel Itinerarium Provinciarum Antonini Augusti, che data del 217 a.C. Questo luogo era denominato Respa, probabilmente un'erronea trascrizione del toponimo Melpha, che faceva riferimento a un piccolo villaggio di pescatori.

Il primo documento ufficiale che cita la città risale al 925. Questo documento certifica l'esistenza di una civitas, denominata Melfi, situata su di un'isola chiamata Sant'Andrea. Il villaggio si sviluppò sotto dominio bizantino e fu successivamente conquistato dai Longobardi, che l'annessero al Ducato di Benevento. La città fu ripetutamente assaltata dai Saraceni, ma resistette. Come piccolo porto indipendente, Molfetta commerciava con altri mercati del Mediterraneo, tra cui Venezia, Alessandria d'Egitto, Costantinopoli, Amalfi e Ragusa (Croazia).

Dei contrasti tra Bizantini, Saraceni e Longobardi ne approfittarono i Normanni i quali, guidati da Guglielmo d'Altavilla, si mossero alla conquista dell'Italia meridionale giungendo anche a Molfetta. Quest'ultima, benché assoggettata, riuscì a preservare una certa autonomia che le permise di favorire lo sviluppo, specie marittimo.

La crescita di questo periodo portò la città a divenire protagonista del commercio verso oriente. Il transito dei pellegrini verso la Terra Santa durante le Crociate e l'approdo di questi presso l'Ospedale di Santa Maria dei Martiri diedero alla città una rilevanza europea. Uno di questi pellegrini, Corrado di Baviera, divenne poi il patrono della città.

Dopo essere stata dominio svevo durante tutti i secoli XII e XIII, Molfetta fu sotto gli Angioini e continuò a mantenere la propria indipendenza.

Con il passaggio del potere della città dai Durazzo agli Aragonesi, la situazione precipitò, in conseguenza dei difficili rapporti e dei contrasti tra francesi, spagnoli e italiani. Questa situazione portò a guerre e devastazioni in tutto il sud Italia, tra cui il sacco di Molfetta da parte dei francesi tra il 18 e il 19 luglio 1529. Questo episodio marcò notevolmente la città, ostacolandone la rinascita per lungo tempo.

Con il trattato di Utrecht del 1714, che pose fine alla guerra tra Filippo V e gli stati d'Europa, il Regno di Napoli cessò di essere dominio spagnolo e divenne dominio austriaco. Iniziò così l'occupazione austriaca di Molfetta.

Dopo un avvicendamento di potere tra francesi e austriaci, la località seguì le vicissitudini dell'Italia unita. Nell'ottobre del 1860 infatti si tenne nella Piazza Municipio di Molfetta, il plebiscito per l'annessione del Regno delle due Sicilie al governo di Vittorio Emanuele II, il cui scontato esito decretò l'annessione del regno all'Italia unificata.

Assai grande fu il tributo di vite umane che la città pugliese dové subire durante la prima guerra mondiale offrendo alla patria il sacrificio di 500 concittadini, tra cui quello del maggiore Domenico Picca. Dopo alcuni mesi dall'inizio della guerra, la città subì un cannoneggiamento da parte di una unità della marina austriaca e successivamente subì un attacco aereo, che produsse alcune vittime fra la popolazione civile.

La cittadinanza molfettese seppe dare il suo valoroso contributo alla causa della patria anche durante la seconda guerra mondiale in cui si distinse per la lotta di liberazione.

Popolazione e lingua

Il dialetto molfettese si distingue dalle caratteristiche linguistiche della provincia di Bari per l'utilizzo di tutte le "e" chiuse che rendono la cadenza una cantilena a volte simpatica, altre buffa. Ovviamente, il fatto che il dialetto sia largamente parlato, non solo dagli anziani, ma anche dai giovani, soprattutto quelli più ostili agli insegnamenti scolastici, crea una dipendenza quasi inalienabile tra le tipiche espressioni dialettali e quell'italiano tutt'altro che dantesco.
. Lo scioglilingua utilizzato per testare la "pugliesità" di un soggetto trova la sua variante nel molfettese "Ci n'ame sciaje scimeninn, ci nen ame sciaje nen simm scenn" (se dobbiamo andarcene, andiamocene, se non ce ne dobbiamo andare, non ce ne andiamo). A differenza del dialetto barese, quello parlato a Molfetta un'aggiunta costante della "a", soprattutto, prima della vocale "u".
Ad esempio: sciut ⇒ sciAut (andato); jun ⇒ Aun (uno); pajur ⇒ pagAur (paura).

Espressioni idiomatiche tipiche di Molfetta

  • Vatt a' fa nu giair 'mmezz o vurgh = vai a farti un giro sul porto (vai via!);
  • Vait ci t n vè all'engraosch = potresti cadere (usato quando qualcuno si dondola sulla sedia);
  • Addo' t si fatt u veirn, fatt l'estat = dove hai trascorso l'inverno, passa anche l'estate (usato per chi usa farsi vivo solo nei bei momenti);
  • T la vit tau e u mes d mesch = veditela tu e il mese di maggio (cerca da solo una soluzione al tuo problema);
  • Si' arrmest com a' la zit d cegghje = sei rimasto come la sposa di Ceglie (donna abbandonata all'altare da suo marito);
  • Scitt nu grait e fusciatinn = urla e scappa (usato quando ci si trova davanti ad una situazione in cui si vorrebbe andar via);
  • Ve' discherrénne sule sàule = va parlando solo solo;
  • La fatàighe se chiéme checozz’ e o' Mimme né le ngozze = la fatica si chiama zucca e a Mimmo non garba (Mimmo nome immaginario).

Evoluzione demografica

Abitanti censiti[1]

Il comune di Molfetta ha fatto registrare nel censimento del 1991 una popolazione pari a 66.839 abitanti. Nel censimento del 2001 ha fatto registrare una popolazione pari a 62.546 abitanti, mostrando quindi nel decennio 1991 - 2001 una variazione percentuale di abitanti pari al -6%.

Gli abitanti, in base ai dati di quel censimento, sono distribuiti in 21.859 nuclei familiari con una media per nucleo familiare di 2,86 componenti.

A partire dal 2001 il Comune di Molfetta ha aderito al Progetto Città Sane dell'OMS, dando inizio ad una serie di monitoraggi costanti sugli indicatori designati dalla stessa Organizzazione Mondiale della Sanità, periodicamente raccolti e pubblicati nel Profilo di Salute della Città (il primo dei quali é stato edito nel 2003), nei quali il fattore demografico è di fondamentale importanza.

Urbanistica

La città di Molfetta si presenta oggi distinta in due parti: il nucleo storico (la città intra moenia), la cui origine certa risale al Medioevo, sviluppatosi su una penisola, e una zona più moderna che si è ampliata progressivamente attorno al nucleo originario in direzione est, sud e ovest.

Il centro storico è nettamente distinto dalla zona di espansione più recente (la città extra moenia) - già presente in epoca medievale, e sviluppatasi, soprattutto a partire dal XVII secolo, per formare la città come appare oggigiorno - dalla così detta muraglia, antica fortificazione di origine medievale. Il confine nord dell’abitato storico è costituito dal mare: questa circostanza nei secoli passati ha consentito una naturale difesa dagli attacchi provenienti dal mare, soprattutto da parte della pirateria turca. Ma proprio per questo motivo, una volta venuto meno il pericolo, a partire dal XVIII secolo, e quando contemporaneamente si è innestato il processo di sviluppo ed espansione dell’abitato fuori delle mura, il nucleo storico è rimasto emarginato rispetto alle zone di espansione invece che inglobato in essa. Così, a partire dal XIX secolo, è iniziato il progressivo degrado del nucleo primitivo che si è prolungato fino agli anni ottanta del XX secolo. Solo oggi è in atto un lento processo di recupero che sta restituendo dignità al centro storico.

Luoghi di interesse

Il Duomo di San Corrado.
Panorama del porto e del Duomo.

Fra le bellezze naturalistiche da ammirare nella cittadina pugliese, è sicuramente il Pulo, sprofondamento carsico a pianta sub-circolare, con diametro variabile tra un minimo di 170 ad un massimo di circa 180 metri, un perimetro che supera i 500 metri ed una profondità intorno ai 30 metri nel punto di maggior dislivello. Sul bordo superiore sono stati ritrovati i resti di un villaggio neolitico: da questa località provengono resti di vasi, sempre di epoca neolitica (denominati tipo Molfetta e presenti in tutto il Mar Mediterraneo) ed altresì resti umani risalenti all'età della pietra e del bronzo.

Il nucleo antico detto Isola di Sant'Andrea forma il primo nucleo urbano attorno al III secolo ed è caratterizzato da una singolare pianta a spina di pesce: qui sorge il Duomo di San Corrado, la più grande chiesa a (tre) cupole in asse del romanico pugliese coronate da due torri campanarie, edificato tra XI e XII secolo. Sempre nel centro antico è situata la barocca Chiesa di San Pietro eretta su una precedente chiesa romanica. Da notare le mura verso terra rimaste nel loro tracciato. Subito fuori dalle mura sorge la grandiosa Cattedrale intitolata all'Assunta, ex convento dei Gesuiti, dove sono poste le ossa del patrono della città San Corrado, con busto in argento e oro di scuola napoletana. Di particolare attenzione è un grande quadro del molfettese Corrado Giaquinto.

Nei pressi della cattedrale sorgono le chiese del Purgatorio, Sant'Anna e Santo Stefano, tutte e quattro lungo lo stesso asse viario detto il "borgo". Poco più distante da queste sorge la chiesa di San Domenico, con annesso convento, oggi riadattato a contenitore culturale (biblioteca, museo e sala conferenze) col nome, ripreso dai documenti d'archivio, di Fabbrica di San Domenico.

Altro luogo interessante è il cosiddetto Calvario, un tempietto gotico in pietra calcarea, costruito in 1856 su progetto dell'architetto De Judicibus. Esso si erge a tre livelli su pianta ottagonale, con ciascun piano coronato da una selva di cuspidi e pinnacoli. Alto 20 metri, possiede una guglia sommitale che desta ammirazione e lo rende unico per davvero rispetto agli altri tempietti ad analoga destinazione presenti nei comuni limitrofi, sia per la soluzione scenografica che per la sua leggiadria statica.

A circa 2 km dalla città direzione Bisceglie sorge la basilica-santuario della Madonna dei Martiri. L'impianto attuale della chiesa insiste parzialmente sulla vecchia chiesa del XI secolo, di cui resta solo una cupola e la struttura sottostante, dove oggi sorge l'altare. A fianco alla chiesa sorge l'Ospedaletto dei Crociati, sempre del XI secolo, unico superstite dei due presenti nel complesso della Madonna dei Martiri dopo le ristrutturazioni ottocentesche.

Le Torri di avvistamento

Di grande rilevanza storica, culturale ed economica dell'hinterland molfettese, sono le torri disseminate nel territorio rurale di Molfetta e raggruppate lungo tre immaginarie direttrici che sono Molfetta-Bitonto, Molfetta-Terlizzi e Molfetta-Ruvo-Corato.

Verso Bisceglie ed in prossimità del confine con il suo territorio, si erge a picco sul mare (su uno spuntone di costa rocciosa oggi, purtroppo, in erosione) una di esse, la cosiddetta Torre Calderina, torre costiera del XV secolo, particolarmente importante in quanto posizionata in un luogo strategico poiché da essa era possibile il collegamento visivo con Castel del Monte e quindi comunicare per tempo anche agli abitati non rivieraschi più interni (verso Andria e oltre ancora, sino all'altopiano murgiano) il sopraggiungere di eventuali incursioni dal mare. Essa faceva parte, infatti, del complesso sistema di torri di avvistamento di cui l'agro molfettese risulta particolarmente ricco. Inoltre si trova al centro di un'area protetta, designata come SIC (cioè Sito di Importanza Comunitaria) dalla Comunità Europea.

Altre torri costiere di cui si ha notizia sono: il Torrione Passari, inglobato nell'antichissima cinta muraria a mare della città vecchia, e la arcinota, anche se demolita da tempo immemore, Torre Gavetone, presso il confine con Giovinazzo, il cui toponimo é rimasto ad indicare una delle più apprezzate spiagge libere superstiti lungo la costa molfettese.

Per quanto riguarda invece l'agro vero e proprio, a partire dalla torre difensiva (perché munita di "caditoia") che costituisce il campanile della chiesetta del borghetto rurale della Madonna delle Rose, troviamo lungo l'asse della via del Mino i complessi di Torre Cicaloria, Torre Cascione, Casale Mino, Villafranca, L'Alfiere.

Leggermente più spostate ad ovest verso la direttrice per Terlizzi della strada Santa Lucia si incontrano le Torri del Gallo, Villotta, Falcone e Sgammirra, quest'ultima così detta perché (forse a causa di un terremoto) di essa non rimane che il rudere costituito da una intera parete rimasta in piedi e sostenuta lateralmente dai soli monconi angolari.

Ancora più a ponente, lungo l'asse della strada comunale Coppe (vecchia strada per Corato), infine, troviamo il rudere della Torre della Dogana che dà il nome alla contrada di Chiusa della torre, ormai inglobata nel tessuto della edificanda zona ASI (sul versante della strada vicinale Il Casale), mentre più avanti, prossima alla direttrice della strada vicinale Fondo Favale, troneggia la bellissima Torre del Cavaliere costeggiata dal tracciato autostradale della A14, Torre di Pettine e la celeberrima masseria fortificata di Casale Navarrino, nei pressi del confine sud-occidentale dell'agro, alla confluenza dei territori dei comuni di Terlizzi e Bisceglie.

Duomo di San Corrado

Il Duomo di San Corrado.
Facciata del Duomo di San Corrado.

Il Duomo di San Corrado, originariamente dedicato a Maria SS. Assunta in Cielo, è situato ai margini dell'antico borgo di Molfetta, di fronte al porto. Costruito fra il 1150 e la fine del 1200, costituisce un singolare esempio dell’architettura romanico-pugliese. Essa è infatti la maggiore delle chiese romaniche con la navata centrale coperta a cupole in asse (tre, nel caso specifico) su tamburo a pianta esagonale, rispetto alle altre (comprese le quattro Basiliche Palatine) aventi la copertura del tipo a capriate e tegole sovrapposte.

La costruzione, a pianta basilicale asimmetrica, è diviso in tre navate da pilastri cruciformi con colonne addossate e la navata centrale presenta una copertura a tre cupole in asse, come già riportato, di altezza variabile (quella centrale è considerevolmente più alta delle due di estremità), mentre le navate laterali sono coperte con tetti spioventi, ad una falda ciascuna, con tegole costituite da chiancarelle della stessa tipologia della copertura dei famosi trulli della valle d'Itria. Stesso tipo di chiancarelle, assemblate a punta di diamante con sei falde convergenti al centro verso l'alto per ciascuna cupola (allo scopo di assecondare la pianta esagonale dei tamburi di base), ricopre le tre cupole centrali.

La facciata principale, rivolta a occidente, è spoglia, a differenza di quella di mezzogiorno, che presenta tre finestre tardo rinascimentali, stemmi di alti prelati, una immagine di papa Innocenzo VIII e le statue di San Corrado e San Nicola. Ciò si spiega col fatto che all'epoca della costruzione e fino al 1882 quella facciata, così come tutto il prospetto occidentale della città vecchia erano a picco sul mare, così come testimoniato dalle rare fotografie antecedenti alla costruzione della Banchina Seminario, in coincidenza con la costituzione della prima tranche del nuovo porto, cioè quello attuale (2007), conclusasi intorno al 1882, appunto.

Il complesso strutturale è serrato tra due, maestose e leggiadre allo stesso tempo, torri campanarie. Queste (quella di mezzogiorno detta campanaria perché sede fisica del campanile, l'altra di vedetta perché utilizzata a tale scopo per il preventivo avvistamento di eventuali incursioni saracene) sono gemelle, di base quadrata, a tre ripiani, alte 39 metri, aperte sui quattro lati da finestre bifore e monofore.

Nell'interno il corredo artistico è scarno ma essenziale; un fonte battesimale del 1518, un prezioso paliotto con bassorilievo del XIV secolo, un pluteo in pietra del XII secolo che rappresenta una cerimonia pontificale e il Redentore del XIII secolo. Caratteristica è l'acquasantiera raffigurante un uomo, probabilmente saraceno, che regge un bacile in cui nuota un pesce.

In origine il Duomo fu dedicato a Maria SS. Assunta e fu l'unica parrocchia esistente a Molfetta fino al 1671. Nel 1785 la sede della Cattedrale fu trasferita all'attuale Cattedrale di Maria SS. Assunta in Cielo e da allora il Duomo Vecchio prese il nome del patrono San Corrado.

Cattedrale di SS. Maria Assunta

Facciata della Cattedrale di Santa Maria Assunta.

La Cattedrale di Maria SS. Assunta - la cui maestosa facciata ultimata nel 1744, dopo anni di lavori iniziati nel XVI secolo - fu edificata come chiesa annessa al collegio dei Gesuiti.

Sulla suddetta facciata, in alto, è collocata una grande statua marmorea di Sant'Ignazio di Loyola, fondatore della compagnia di Gesù. Responsabili della costruzione dell'edificio furono i Padri Gesuiti fino al 1773; successivamente venne sottoposta a lunghi restauri per cui fu ampliata l'abside, furono rifatti la pavimentazione, la sagrestia e il battistero e fu eretto il campanile.

Divenuta Cattedrale nel 1785, essendo ormai il Duomo di San Corrado divenuto insufficiente alle esigenze di culto dell'aumentata popolazione, in essa si conservano, in un'urna d'argento, le spoglie del patrono San Corrado di Baviera.

Fra le altre opere custodite nella Cattedrale ricordiamo la Dormitio Mariae attribuita allo Scacco (XVI secolo), il monumento sepolcrale del naturalista e storico molfettese Giuseppe Maria Giovene, posto a sinistra dell'altare dedicato a San Corrado e su questo la magnifica tela del pittore molfettese Corrado Giaquinto raffigurante l'Assunzione della Madonna in cielo.

Basilica della Madonna dei Martiri

Basilica della Madonna dei Martiri.

La costruzione della chiesa ebbe inizio nel 1162 su commissione di Guglielmo II il Normanno. L’assetto odierno della costruzione non è uguale a quello antico, avendo subito la costruzione profonde modificazioni.

La Chiesa, proclamata Basilica Pontificia Minore nel 1987, accoglie al suo interno pregevoli dipinti tra i quali encomiabile una immagine della Madonna dei Martiri, trasportata dai Crociati nel 1188, particolarmente cara ai molfettesi, in special modo ai marinai.
Altre opere artistiche conservate nell’edificio religioso sono: la Madonna del Rosario risalente al 1574 e attribuita a Michele Damasceno, la Visitazione di Maria, la Morte di San Giuseppe, un’Adorazione dei Magi e una statua lignea di Maria SS. dei Martiri eseguita nel 1840.

A destra dell'altare maggiore, in una modesta cripta, è situata una riproduzione del Santo Sepolcro, realizzata a spese del molfettese Bernardino Lepore nel 1503 con 62 pietre, si dice, da lui portate dalla Terrasanta.
Accanto alla chiesa è situato un edificio a tre corsie impropriamente detto "Ospedale dei Crociati"; presumibilmente trattasi dell'"Ospizio dei Crociati", edificato nel 1095, dove si fermavano i pellegrini di passaggio a Molfetta durante il viaggio di ritorno dalla Terrasanta.

Chiese minori

Foto artistica del Duomo.
Chiesa di San Pietro.
Chiesa della Santissima Trinità
La Chiesa della SS. Trinità è formata da un'unica navata ed è completata da un piccolo campanile a vela. Situata in Corso Dante accanto a quella di Santo Stefano, è meglio conosciuta come chiesa di Sant'Anna. Le prime notizie risalgono al 1154, epoca in cui apparteneva ai Padri Benedettini della Trinità di Venosa.
Chiesa del Sacro Cuore di Gesù
La Chiesa del Sacro Cuore fu edificata sul suolo del vescovo molfettese Pasquale Gioia, il quale pose la prima pietra della chiesa nel 1926. Nell'anno successivo la chiesa fu aperta al culto e consacrata. Il complesso ecclesiale, a tre navate, è accompagnato dal maestoso campanile in pietra con cuspide terminale, alto 41 m.
Chiesa di San Domenico
La costruzione della chiesa fu iniziata nel 1636 e ultimata dopo circa mezzo secolo. La consacrazione risale al 1699. La facciata principale, in stile barocco, è preceduta da un pronao con tre archi a tutto sesto; nelle nicchie laterali sono collocate le statue di Santa Caterina d'Alessandria e di Santa Maria Maddalena, protettrici dell'ordine domenicano. Nella chiesa sono conservati due pregevoli esempi di arte barocca locale tra cui una tela di Corrado Giaquinto (XVIII secolo) raffigurante la Madonna del Rosario.
Chiesa dell'Immacolata
La costruzione della Chiesa dell’Immacolata fu iniziata nel 1874 e successivamente i lavori, sospesi per mancanza di fondi, furono portati a termine grazie ai finanziamenti dei munifici. La chiesa fu aperta al culto nel 1892 ed elevata a parrocchia nel 1895. L'interno, in stile neoclassico come la facciata, è diviso in tre navate da imponenti colonne di granito scuro sormontate da capitelli ionici. Il campanile, che si eleva maestoso alle spalle della chiesa, è alto 34 m ed è caratterizzato nella parte terminale da elementi del romanticismo barocco.
Chiesa di San Gennaro
La costruzione della chiesa, iniziata nel 1784, fu ultimata nel 1820 e la sua consacrazione avvenne l'anno successivo. Fu la prima chiesa eretta extra moenia, cioè fuori della cinta muraria della città. Essa porta il nome del suo fondatore, Monsignor Gennaro Antonucci, che nel 1785 la elevò a parrocchia. Presenta una pianta a croce latina ed è comunemente denominata "la Parrocchia".
Chiesa di Santo Stefano
La Chiesa di Santo Stefano, le cui prime notizie risalgono al XIII secolo, fu ricostruita nel 1586. All'interno della chiesa sono conservati il dipinto raffigurante la Madonna con l'Arcangelo, il Tobiolo di Corrado Giaquinto, una statua lignea di San Liborio alta 1,60 m di autore sconosciuto del XVII secolo e la statua di Santo Stefano protomartire in cartapesta di Giulio Cozzoli. Nella chiesa inoltre sono custoditi i Misteri portati in processione il Venerdì Santo.
Chiesa di Santa Maria Consolatrice degli Afflitti o del Purgatorio
Costruita in pietra locale dal 1645 al 1655 e consacrata nel 1667, la chiesa presenta una magnifica facciata in stile tardo rinascimentale, su cui si apre un unico portale fiancheggiato da quattro statue collocate in nicchie dei Santi: Pietro, Stefano, Paolo e Lorenzo. All'interno del tempio sono custodite tele di Bernardo Cavallino (XVII secolo) e di Corrado Giaquinto e le statue dei Misteri recate in processione il Venerdì di Passione e il Sabato Santo.
Chiesa di San Bernardino da Siena
La Chiesa di San Bernardino è tra le più antiche di Molfetta. Essa fu edificata nel 1451 e restaurata nel 1585 in seguito ai danni riportati durante il sacco di Molfetta del 1529. Fra le rilevanti testimonianze artistiche conservate nel suo interno si ricordino le tele del pittore fiammingo Gaspar Hovic (XVI secolo) ed un Trittico di Tuccio d'Andria (XV secolo).
Chiesa di Sant'Andrea Apostolo
La Chiesetta di Sant’Andrea, collocata in Via Piazza, nell’antico borgo, esisteva già nel 1126. Rifatta nel XVI secolo, come si deduce dalle iscrizioni poste sul cornicione esterno della facciata, nella chiesa si venera Sant'Antonio di Padova.
Chiesa di San Pietro Apostolo
L’antichissima Chiesa di San Pietro Apostolo risale ad epoca anteriore al 1174. Situata nella città vecchia, fu riedificata e ampliata nel XVIII secolo ed assieme realizzata una facciata barocca. Nell’interno della chiesa si custodisce la statua lignea di Maria SS. del Carmelo, opera dello scultore napoletano Giuseppe Verzella.
Chiesa del SS. Crocifisso o dei Padri Cappuccini
La chiesa, situata in Piazza Margherita di Savoia, fu eretta ad opera dei Padri Cappuccini ed ultimata nel 1572. All’interno sull'altare maggiore si possono ammirare un crocifisso in legno di scuola veneziana del XVI secolo e un dipinto su tela con lo stemma della famiglia Cucumazzo, realizzato dal pittore bitontino Nicola Gliri nel XVII secolo.

Piazze e strade

Villa comunale Giuseppe Garibaldi.

Luogo frequentato del centro cittadino è l'ampia Piazza Garibaldi. Di forma sub-trapezoidale, è connotata da un variegato connubio di vegetazione e di percorsi pedonali e zone riservate ai bambini, con numerose specie arboree che forniscono un confortante sfondo verde all'attivo, caotico e spesso congestionato centro cittadino. Il lato meridionale della piazza è sottolineato dall'ottocentesca edicola in stile gotico del Calvario con alle spalle la antica Chiesa di San Bernardino, risalente al 1451, mentre a ponente essa è chiusa dal monumentale prospetto ottocentesco (opera, così come il già citato Calvario, dell'Architetto De Judicibus molto attivo a Molfetta nel XIX secolo) del settecentesco Seminario Vescovile adiacente alla coeva Cattedrale. Da non dimenticare, al centro della Villa Comunale, lo splendido Monumento ai Caduti della Prima guerra mondiale, opera mirabile del celebre scultore cittadino Giulio Cozzoli, costituito da un gruppo bronzeo che rappresenta la Vittoria Alata nell'atto di sorreggere un fante caduto sul campo di battaglia, che si erge su un basamento in marmo sui cui prospetti laterali e posteriore sono inseriti i bassorilievi bronzei che recano scolpite scene di guerra con protagoniste le diverse forze armate che presero parte a quel conflitto.

Altre piazze di Molfetta sono: Piazza Vittorio Emanuele II, Piazza Margherita di Savoia, Piazza Aldo Moro (già Piazza Stazione), Piazza Principe di Napoli e Piazza delle Erbe (gia' sedi di storici mercati rionali smantellati nel primo lustro del Terzo Millennio), Piazza Roma, Piazza Paradiso, Piazzetta San Michele, Piazza Immacolata, Piazza Mentana e le minori Largo S.Angelo e Largo Domenico Picca nel nucleo sei-settecentesco della città; Piazzetta Giovene, Piazza Baccarini, Largo Fornari nelle espansioni di fine ottocento - prima metà del novecento e, nelle zone di più recente urbanizzazione (anni settanta - ottanta): Piazza 1° Maggio, Piazza Gramsci (sede di un mercato rionale).

Le principali strade cittadine sono Corso Umberto I, l'isola pedonale meta privilegiata dello shopping cittadino e dello struscio domenicale assieme al Corso Dante (gia' Borgo) ed a tutta l'area circostante il porto (le Banchine S.Domenico e Seminario, nonché, soprattutto nelle belle giornate, i bracci stessi del porto, in particolare dalla Capitaneria (sede della Guardia Costiera) al faro e, sul lato prospiciente il Santuario della Madonna dei Martiri, il molo Pennello) e poi Corso Margherita di Savoia, Via Sergio Pansini, Via Roma, Via Baccarini, Via Tenente Fiorino, Via De Luca, Via Massimo D'Azeglio, Via Galileo Galilei, Corso Fornari ed il Lungomare Marcantonio Colonna da cui si puo' ammirare il panorama sul mare verso Giovinazzo e uno dei più suggestivi scorci del centro storico, vale a dire il suo prospetto a picco sul mare chiuso dalla tondeggiante sagoma del torrione Passari. Altre vie nodali della citta' sono: Via Madonna dei Martiri, Via G. Mameli, Via Guglielmo Marconi, Via Felice Cavallotti, Via Alessandro Volta, Via Bari, Via Domenico Picca, Via Annunziata, Via Paniscotti, Viale Pio XI, Viale Don Minzoni, Viale Martiri della Resistenza.

Palazzi storici

Palazzo Giovene

Entrata al Palazzo Giovene.

Palazzo Giovene, cinquecentesco edificio oggi sede dell'amministrazione comunale, fu acquisito dall’omonima famiglia nel 1772.
La facciata rinascimentale è dominata da un mirabile portale con arco a tutto sesto, inserito in una struttura munita di architrave; il portone è costituito da piedistalli che reggono due pilastri ionici, sopra i quali si distinguono la statua di un guerriero e quella di un musico.
Munito di un secondo piano nel XIX secolo, demolito nel 1965, il palazzo ha subito profondi interventi di restauro operati dal 1976 al 1981.
Il palazzo ospita, oltre la sede comunale, anche una Pinacoteca dove sono conservati capolavori di artisti locali.

Palazzo del Pontificio Seminario Regionale "Pio XI"

Lo scoppio del primo conflitto mondiale obbligò nel 1915 lo spostamento della sede del Seminario Regionale, fondato nel 1908 da Papa Pio X, da Lecce a Molfetta.
Dopo un ulteriore e breve spostamento di sede a Terlizzi, il Seminario Regionale fece ritorno a Molfetta nel 1918 nei locali del Seminario Vescovile, dove rimase fino al 1925. Tuttavia esigenze di nuovi spazi costrinsero la progettazione di un nuovo Seminario. I lavori, iniziati nel 1925, si protrassero per un anno e mezzo; l'inaugurazione del nuovo Seminario Regionale, intitolato a Pio XI avvenne il 4 novembre 1926.

Dalla facciata sobria ma dignitosa, il Palazzo del Seminario Regionale presenta un interno con un massiccio scalone centrale e un porticato in cui sorge un chiostro delimitato da colonne di stile romanico. Al centro di questo è collocata una fontana in ferro fuso costituita da due vasche sovrapposte.
Il Seminario, in cui i giovani di tutta la Puglia vengono formati in vista dell'Ordine sacro del presbiterato, ospita al suo interno, dal 1957, anche una biblioteca e una ricca raccolta museale.

Il Pulo

Di particolare interesse a Molfetta il così detto Pulo, grande sprofondamento di origine carsica localizzato a pochi chilometri dal centro urbano di Molfetta.

A seguito del terremoto in Irpinia, nel 1980 la cavità carsica poco fuori l'abitato molfettese fu dichiarata inagibile e chiusa alla pubblica fruizione per motivi di sicurezza. Finalmente nel 1995 si sono potuti iniziare i lavori di ristrutturazione per far fronte ai danni causati dalle scosse.

Insediamenti rupestri presso il Pulo.

Con il termine Pulo si indicano generalmente doline carsiche di grandi dimensioni munite di almeno un inghiottitoio, che può essere palese od occulto. In particolare il Pulo di Molfetta si differenzia dagli altri per essere una dolina di crollo, originata dal collasso della volta di una grande cavità sotterranea o di più grotte in epoche successive. Le sue pareti sono costituite da calcari del cretaceo, mentre sul fondo della dolina la roccia calcarea residuale dei crolli è ricoperta da spessi strati di materiale detritico e alluvionale accumulatosi nel corso delle Ere geologiche, che ne nascondono la via di allontanamento delle acque meteoriche (inghiottitoio).

Le pareti del Pulo sono costellate da numerose cavità e cunicoli che denotano l'intensa attività carsica di cui sono state protagoniste insieme al potente acquifero di cui verosimilmente facevano parte. In tutte le grotte, però, è assente lo stillicidio delle acque, di conseguenza non si rinvengono formazioni di stalattiti e stalagmiti.
Il salnitro nelle grotte si rinviene sotto forma di incrostazioni e infiorescenze biancastre, che rivestono vaste superfici all'interno delle grotte.

Il Pulo inoltre è caratterizzato da vegetazione spontanea e piante introdotte dall'uomo nel corso dei millenni.

Infrastrutture

Collegamenti

Molfetta è raggiungibile:
- a mezzo automobilistico, attraverso l'autostrada A 14 Bologna-Taranto, la strada statale 16 Bari-Foggia, la strada provinciale 112 (da Terlzzi) e da tutti i paesi limitrofi: Giovinazzo e Bisceglie attraverso il tracciato della vecchia Statale 16, Ruvo mediante la relativa strada comunale e Corato dalla strada vicinale Coppe,
- a mezzo ferroviario, con fermata presso la locale stazione delle Ferrovie dello Stato.
- Non disponendo, poi, di aeroporto nel proprio territorio, Molfetta può tuttavia godere dello scalo di Bari-Palese dal quale dista poco più di 20 km.

Il porto

Imbarcazioni da pesca ormeggiate presso il porto.

Il primo vero e funzionale porto di cui la città di Molfetta poté godere fu eretto verso il 1550, per volontà di Carlo V, allorquando si effettuarono lavori di ampliamento e di riparazione del vecchio molo.

Agli anni che intercorrono fra il 1841 e il 1849 risale la costruzione dei primi due moli indipendenti di San Corrado e San Michele.
Eretto nel 1857 il faro e dopo che si ebbe provveduto al congiungimento dei succitati due moli nel 1880, nel 1882 si diede inizio all’edificazione del molo foraneo.
Alcune eccezionali mareggiate, verificatesi fra il 1910 e il 1949, resero necessario un generale riassetto del porto e perciò si decise la costruzione una diga di protezione in direzione nord-est del porto.

Il moderno porto di Molfetta, esteso per 364.000 mq e suddiviso in un bacino esterno di 229.000 mq e un avamporto interno, ha uno sviluppo costiero di 2.355 m, di cui 1.395 rappresentati da banchine operative. Del porto - dotato peraltro di una diga foranea, realizzata nel 1951, che offre riparo dai venti di maestrale e tramontana e che funge da frangiflutti - il più ampio molo è senz’altro quello di levante, lungo 950 m, che si articola in tre bracci: Molo San Corrado, Molo San Michele e Molo San Vincenzo o foraneo.

Il porto ospita, oltre alle navi mercantili e alle piccole imbarcazioni da diporto, quelle adibite alla pesca, che ormeggiano presso il Molo San Michele, San Corrado e San Domenico. Vi sono inoltre 5 banchine destinate alla pesca con 140 punti di attracco totali.

Gastronomia

La gastronomia molfettese è molto vasta, comprende piatti semplici e piatti raffinati atti a conquistare l'interesse ed il piacere dei buongustai. Essendo Molfetta una città marittima, i piatti tradizionali Molfettesi non possono che essere a base di pesce; tra questi ricordiamo il famoso "cembotte" che consiste in una zuppa di pesce fresco di scoglio condito con pomodori freschi, olio d'oliva, aglio e prezzemolo.

Consuetudine alimentare dei molfettesi è mangiare il pesce crudo; alici spinate (condite con olio e limone), "la merosche" (piccolissimi pesciolini), "l'aghestenèdde" (piccolissime triglie), "aleceddè" e "sarachedde" (alici e salacchine), "pulp'a tenèriedde" (piccoli polpi che vengono inteneriti a mano) ed infine "salipece" (piccoli gamberetti) sono tutti consumati senza cottura.

Tra i primi piatti caratteristici troviamo gli "strascenète" (orecchiette), pasta a base di semola, che vengono principalmente preparate con cime di rapa o al ragù di maiale.
Troviamo anche "u tridde", una pasta per brodo fatta a mano con semola, uova, prezzemolo e formaggio, che si presenta in sfoglie sottili spezzettate a mano. Le altre specialità molfettesi vengono preparate in occasione delle festività. Per la Pasqua troviamo "la scarcèdde", un dolce fatto di pasta frolla farcito con marmellata e pasta di mandorle e ricoperto di zucchero fondente, decorato con confetti di vari colori.

Una tradizione gastronomica che si rinnova ogni anno il Venerdì Santo è mangiare "u pezzarièdde", filoncino farcito al tonno.
Per il periodo natalizio vengono preparati diverse varietà di dolci, principalmente a base di pasta di mandorle e pasta frolla tra cui "carteddate", "calzengicchie", "sesemiedde", "spume di mandorle", occhi di Santa Lucia", "mestazzuelle", "canigliate" e paste reali".

Per la vigilia del Santo Natale il menù tradizionale comprende: rape bollite condite con olio e limone, frittelle o "calzoène" (focaccia ripiena con cipolle cotte), olive, cavolfiori, merluzzo e vari condimenti.
Durante i vari periodi dell'anno, secondo le stagioni, le massaie molfettesi usano preparare delle conserve sott'olio con pomodori, peperoni, melanzane e carciofi.

Cultura

Musei

I principali musei della città sono:

  • Sala raccolta d'arte contemporanea "Leonardo Minervini";
  • Museo della Basilica di Santa Maria dei Martiri;
  • Museo Diocesano "Achille Salvucci".

Museo Diocesano "Achille Salvucci"

Piazza Municipio, su cui prospetta il Palazzo Comunale, sede della sala d'arte contemporanea Leonardo Minervini.

Il Museo-Pinacoteca "Achille Salvucci" è situato nei locali del Seminario Vescovile, nel centro storico della città. Il museo ospita i reperti di varie campagne di scavo effettuate sull'onda degli "entusiasmi ottocenteschi", nel Pulo ed in altri siti archeologici circostanti.
Il primo nucleo museale è da ricondurre all'operato degli ecclesiastici molfettesi, i quali accumularono il materiale archeologico proveniente dal Pulo; in seguito nel 1881 il Vescovo diocesano Monsignor Filippo Giudice Caracciolo espose alla pubblica fruizione i reperti.
Il secondo nucleo del Museo è legato al nome di un altro insigne sacerdote Francesco Samarelli che tra il 1908 e il 1910 scandagliò alcune località nell'agro di Molfetta rinvenendo manufatti litici e ceramici cronologicamente e culturalmente assimilabili a quelli del Pulo.
Dopo un lungo periodo di stasi, il 23 ottobre 1976 si istituì con decreto il Museo Diocesano, aperto al pubblico dal 1980.

Raccolta d'arte contemporanea sala "Leonardo Minervini"

Allestita nel 1996 nel Palazzo Comunale, la raccolta comprende circa 60 opere di artisti, molti provenienti da Molfetta. Accanto a Maestri di fama internazionale, come Renato Guttuso, l'esposizione comprende opere di artisti molfettesi a cominciare da Michele e Liborio Romano, Franco d'Ingeo, Natale Addamiano, Michele Paloscia e Anna Rita Spezzacatena. Un'intera sala è dedicata a Leonardo Minervini dove sono esposti 11 dipinti tra cui il "Ritratto di Minervini" realizzato dal suo maestro Carlo Siviero nel 1936.

Biblioteche

Biblioteca Comunale "Giovanni Panunzio"

La Biblioteca Comunale, intitolata al suo fondatore l’arcidiacono Giovanni Panunzio (1828 - 1913), promotore dell’istruzione pubblica a Molfetta e primo preside del locale Liceo Classico.

Panunzio donò la propria biblioteca al Comune che, con atto dell’8 aprile 1922, la acquisì aggiungendovi i circa 1500 volumi appartenuti alle case religiose soppresse e le destinò, come sede provvisoria, alcune aule del Liceo con l’impegno di costruire una sede apposita.

Ordinato e catalogato il patrimonio librario, la biblioteca fu aperta al pubblico nel 1927. A causa degli eventi bellici, nel 1944 fu trasferita in un seminterrato di via Vittorio Emanuele.

Ripresa l’attività nel 1951, la biblioteca da allora continua ad operare e ad adempiere al tuo ruolo di depositaria della cultura locale. Essa infatti è l'unica regolarmente e continuativamente aperta al pubblico e costituisce il principale punto di riferimento per la documentazione e l’informazione non solo nel proprio ambito territoriale.
Quella comunale è una biblioteca ad indirizzo prevalentemente umanistico caratterizzata dalla stratificazione di fondi librari eterogenei, provenienti dalle varie donazioni susseguitesi nel tempo.

Personalità legate alla città di Molfetta

Economia

Panorama del porto con in lontananza (a destra) il borgo.
Banchina del porto con visuale del borgo antico.

Uno dei motori dell’economia molfettese è, fin dalle origini, l'attività peschereccia, oggi in triste declino per le mutate condizioni socio-economiche. Per quanto attiene al settore primario, la città inoltre contava su un'industria attivamente sviluppata nei settori: agricolo, ortofrutticolo, oleario, della floricoltura. In via di trasformazione e sviluppo, sono, poi, i settori informatico e commerciale soprattutto verso i Paesi Emergenti, mentre le industrie cantieristica, enologica, e delle paste alimentari, un tempo fiorenti, ora segnano il passo, vinte dalla concorrenza a livello nazionale. L'unico in grado di far fronte all'agguerrita concorrenza, nonostante la drastica riduzione degli oliveti a causa della costruzione della Zona Asi, è il settore oleario, con la presenza di due Oleifici Cooperativi e di vari impianti oggi ubicati quasi tutti nell'Area di Sviluppo Industriale. Restano tuttavia poche le produzioni di olio extravergine di oliva, retaggio di un passato eccezionalmente vivo dal punto di vista di questa produzione, dato l'altissimo numero di antichi frantoi oleari presenti nel tessuto cittadino, anche in zone molto centrali della città, almeno fino al primo dopoguerra. Degna di nota è, poi, la produzione di olio biologico di altissima qualità (premiato a più riprese nelle manifestazioni ad esso dedicato). Sempre maggiore importanza assume la floricoltura.

Come predetto primaria è stata, fino all'ultimo decennio del XX secolo, l'attività del porto la cui produzione non si è limitata al mercato ittico, bensì si è anche sviluppata nei settori: cantieristico, commerciale e nautico da diporto. La pesca, polo storicamente trainante, nonostante le difficoltà che ne frenano lo sviluppo, ha sempre rappresentato uno degli assi primari dell’economia cittadina.

Altro settore sviluppato dell'economia molfettese è quello della speculazione edilizia. Pur in drammatico calo demografico (la città conta ormai meno di 60.000 abitanti) il centro pugliese ha dato slancio ad un imponente piano edile teso all'edificazione di numerosi alloggi ed aree residenziali sufficienti ad ospitare una popolazione di 90.000 secondo le antiche previsioni del piano regolatore. Quantunque i risultati immediati siano piuttosto deludenti, si intravede l'esplosione della bolla speculativa che negli anni passati aveva fatto di Molfetta una delle città con i valori immobiliari più alti della Puglia.

La ridotta estensione dell’agro di Molfetta e la sua bassa coltivabilità hanno molto limitato e penalizzato l’espansione agricola, che non ha quindi mai avuto un particolare rilievo economico, a parte alcune produzioni mirate come quella olivicola (a tutt'oggi ancora la sussistenza di numerose famiglie è affidata alla stagionalità della raccolta delle olive da olio) ed a colture orticole di nicchia, come quella dei cosiddetti caseridde, anche questa, ormai "esportata" nel leccese. Infine, ma non ultimo, favorito da un lacerante abusivismo diffuso e dai ripetuti condoni, negli ultimi anni si assiste al fenomeno che sta rendendo la campagna sempre di più simile ad una città diffusa. Lo sviluppo e l'espansione della Zona artigianale e boaria prima, e dell'ASI (Area di Sviluppo Industriale), poi, hanno dato il colpo finale, decimando in maniera significativa gli uliveti a nord-ovest dell'abitato, fino al confine con il territorio (e l'area industriale) di Bisceglie.

Si auspica che l'apertura del nuovo mercato ortofrutticolo possa generare una generosa crescita del settore primario assicurandogli una nuova e superiore importanza.

Analogamente si spera che anche la recente e controversa apertura della Città della Moda (o Molfetta Outlet o, ancora, cosiddetto Fashion District) possa contribuire ad un incremento del prodotto cittadino lordo senza peraltro penalizzare i commercianti del settore presenti con le loro Aziende, spesso da anni, nel tessuto urbano.

Alla fine, anche le sorti dell'economia molfettese sono oggi affidate all’incremento industriale sia per la possibilità di produrre nuova occupazione, sia per l'occasione di impiegare risorse umane e finanziarie presenti a diversi gradi sul territorio.

Eventi

Riti e tradizioni della Quaresima

Vicolo del borgo antico.

Nella città sono di particolare rilevanza le tradizioni pasquali, adeguatamente celebrate e che portano in paese un clima di preghiera e riflessione. La Quaresima è ricca di momenti di celebrazione, che si concentrano nelle chiese di Santo Stefano, a cura dell'omonima confraternita, e del Purgatorio, a cura dell'Arciconfraternita della Morte.

I primi quattro venerdì di Quaresima, nella chiesa di Santo Stefano, si contemplano i misteri del dolore: Gesù che prega nell'orto degli ulivi, Gesù flagellato, Gesù coronato di spine, Gesù sale al Calvario carico della Croce. In queste celebrazioni, viene proposto l'ascolto di meditazioni cantate e non su questi misteri.

Le prime quattro domeniche di Quaresima, presso la chiesa del Purgatorio si tiene, invece, il Pio Esercizio in onore della Pietà. Anche in questa occasione viene proposto l'ascolto di meditazioni cantate e non.
Durante il corso della Quaresima, la banda cittadina esegue, presso la sua sede, le prove delle marce funebri che fanno da accompagnamento alla tre processioni della Settimana Santa.
Le marce funebri sono in parte di autori locali (Valente, Calò, Peruzzi tra i più noti, tutti di fine '800) ed in parte di autori di fama nazionale come Chopin, Giuseppe Verdi, Rossini, Raffaele Caravaglios, Vella, Petrella. Hanno un andamento molto orecchiabile e conciliano sia col clima di preghiera e di devozione, sia col passo ondeggiante e molto corto dei portatori dei simulacri.

Di seguito le principali tappe delle celebrazioni della settimana santa e della quaresima che si svolgono nella città.

Venerdì antecedente la domenica di Passione
Inizio del Settenario in onore della Beata Vergine Addolorata, che si tiene in quasi tutte le chiese cittadine. Durante il Settenario viene proposto l'ascolto di sette meditazioni sui dolori mariani e di canti lirici su questo tema, composti perlopiù da compositori locali di fine '800.
Domenica di passione
Presso la Chiesa del Purgatorio, si tiene l'estrazione dei portatori delle Sacre Immagini della Beata Vergine Addolorata e della Pietà che vengono portate in processione rispettivamente il Venerdì di passione ed il Sabato Santo. Le coppie di aspiranti portatori sono costituite da confratelli, dell'Arciconfraternita della Morte, aventi la stessa altezza alla spalla, verificata tramite apposita operazione al momento della presentazione della domanda. Ad ogni coppia corrisponde un numero; questi sono inseriti dal Priore in un'urna di legno detta bussola, da cui il nome dell'intera operazione. Le coppie estratte saranno 24, a fronte di una richiesta superiore alle 100 domande. Di queste 24, saranno 18 quelle effettivamente estratte dall'urna. Le altre 6 coppie sono prese da una speciale graduatoria che tiene conto del numero di anni in cui ogni coppia non è stata sorteggiata, in modo che tutte le coppie possano essere portatori, almeno ogni 7-8 anni. I fortunati estratti, abbinati a due coppie alla volta (le cosiddette quadriglie) si vedono assegnato, tramite accordo verbale o ulteriore sorteggio, uno dei tre tratti di cui le processioni constano.
Giovedì di passione
Ultimo giorno del Settenario alla Beata Vergine Addodolorata. A conclusione tradizionale concerto di marce funebri eseguito dalla banda cittadina, nel largo antistante la Chiesa del Purgatorio.
Venerdì di passione
Processione della Madonna Addolorata, portata a spalla dai confratelli dell'Arciconfraternita della Morte. La Sacra Immagine esce dalla Chiesa del Purgatorio e percorre le strade della città per circa otto ore. La processione è accompagnata dalla banda cittadina che cadenza il passo dei portatori suonando marce funebri.
Domenica delle Palme
Nella Chiesa di Santo Stefano si tiene l'operazione di estrazione per i portatori della Sacra Immagine di Cristo Morto nella processione del Venerdì Santo, indubbiamente quella più sentita anche dall'intera popolazione molfettese. Le coppie di aspiranti portatori sono costituite da due confratelli appartenenti all'Arciconfraternita di Santo Stefano "dal sacco rosso". In serata tradizionale concerto di marce funebri eseguito dalla banda cittadina, nel largo antistante la chiesa del Purgatorio.
Martedì Santo
In serata la Confraternita di Sant'Antonio rappresenta la Passione Vivente.
Mercoledì Santo
Presso la Chiesa di Santo Stefano, alla presenza dei Cinque Misteri riccamente addobbati di fiori e candele, si tiene la celebrazione dell' Ufficio delle Letture cantato, ovvero l'ufficio che la Chiesa reciata all'alba del Giovedì Santo.
Giovedì Santo
Tradizionale concerto di marce funebri eseguito dalla banda cittadina in Piazza Mazzini. Nelle chiese si allestiscono i repositori, volgarmente chiamati sepolcri, in cui il Tabernacolo dell'Eucaristia è ornato con fiori, candele e luci in modo artistico. Le chiese di Santo Stefano e del Purgatorio espongono, invece, le statue che si recheranno in Processione il Venerdì e il Sabato Santo.
Processione del Venerdì Santo.
Venerdì Santo
Il Venerdì Santo si tiene la processione dei Santi Misteri. L'uscita avviene dalla Chiesa di Santo Stefano. La croce che apre la processione esce alle 3.30 del mattino. Cristo Morto, l'ultima statua, è fatta uscire alle ore 4 precise del mattino. Nell'ordine: Cristo nell'orto degli ulivi, portato a spalla dalla Confraternita dell'Assunta, Cristo alla colonna, portato a spalla dalla Confratenita di Maria SS. del Buon Consiglio, Cristo "Hecce Homo", portato a spalla dalla Confraternita di Maria SS. della Purificazione, Cristo al Calvario, portato a spalla dalla Confraternita della Beata Vergine della Visitazione, e infine Cristo Morto. Quest'ultima statua è portata a spalla per la vie della città dai confratelli dell'Arciconfraternita di Santo Stefano. La processione viene accompagnata, per tutto il suo percorso di circa nove ore, dalla banda cittadina che esegue marce funebri, cadenzando il passo dei portatori. La ritirata della processione si aggira sempre verso le ore 13.30 alla presenza di una folla tanto sterminata quanto silente.
Sabato Santo
Processione della Pietà. Le sette statue in cartapesta sono opera dello scultore molfettese Giulio Cozzoli. Si esce dalla Chiesa del Purgatorio intorno a mezzogiorno. Nell'ordine: San Pietro, recato a spalla dalla Confraternita dell'Assunta, la Veronica, recata a spalla dalla Confraternita del Carmine, Maria Cleofe, recata a spalla dalla Confraternita di Maria SS. della Purificazione, Maria Salomè, recata a spalla dalla Confraternita della Beata Vergine di Loreto, Maria Maddalena, recata a spalla dalla Confraternita dell'Immacolata, San Giovanni, recato a spalla dalla Confraternita di Sant'Antonio e la Pietà, portata a spalla dalla Confraternita della Morte.

Le tre processioni seguono quasi lo stesso itinerario. La ritirata della Processione del Sabato Santo si aggira sempre per le ore 21.30, dopo oltre 9 ore di processione.

Fiera, festa e sagra della "Madonna dei Martiri"

La statua della Madonna disposta sulle navi del porto.

La città di Molfetta ha un antico e forte legame con il mare. Quello molfettese infatti è un popolo marinaio: migliaia sono i molfettesi impiegati nella locale flotta peschereccia che comprende centinaia di battelli. Dalla prima metà del secolo scorso i lavoratori del mare hanno eletto la Madonna dei Martiri, venerata nell’omonimo santuario, loro protettrice.
L’8 settembre 1846 la statua della Vergine, opera dello scultore napoletano Giuseppe Verzella, fu posta su due bilancelle a vela e trasportata fino alla banchina del porto.

Da questa iniziale consuetudine prese piede la famosa tradizione della Sagra a mare, che si ripete annualmente con grandissimo concorso di popolo, compresi tanti emigrati, che per l’occasione tornano da tutto il mondo nel paese natio. La festa della Madonna, come da quel lontano 1846, si esplica in tre giorni della prima decade di settembre (7, 8, 9) e coincide con la Fiera di Molfetta, accordata nel 1395 da Ladislao di Durazzo. Occasione per secoli di proficui scambi commerciali, la Fiera della Madonna dei Martiri si è trasformata in una variopinta e gioiosa festa cittadina.

Sport

Impianti sportivi

Stadio Comunale "Paolo Poli"

Lo Stadio Comunale Paolo Poli, in cui gareggia la squadra cittadina del Molfetta Calcio, fu realizzato nel 1923 sul suolo della vetreria del padre di Paolo Poli; la struttura è intitolata a quest’ultimo, eroicamente scomparso durante il primo conflitto mondiale.
Nel 1953 fu realizzata ed inaugurata la tribuna dello stadio con solenne celebrazione di Monsignor Achille Salvucci e di Giosuè Poli, fratello di Paolo.
Nell’estate del 1994 venne altresì realizzato un nuovo e moderno impianto di illuminazione (inaugurato in un incontro con l'andriese Fidelis Andria) che diede lustro allo storico stadio.
L’impianto, di forma ovoidale in quanto comprende, all'esterno del campo di calcio vero e proprio, una pista di atletica, è munito di una grossa gradinata, del settore dedicato ai tifosi delle squadre ospiti e di un’ampia tribuna.

All'interno della suo ampio recinto delimitato da un'alta muratura in tufi trovano spazio anche gli impianti gestiti dal locale circolo del Tennis, il Tennis Club Molfetta, consistenti in due campi in terra rossa, spogliatoi e una modesta struttura a gradinata.

Piscina Comunale

Dal 2003 Molfetta si é finalmente dotata anche di una piscina comunale che é stata immediatamente fatta propria dai cittadini che l'attendevano da tempo immemorabile.

Palazzetto dello Sport "Giosuè Poli"

Molfetta, già dotata di due palazzetti dello Sport, il primo, del tutto insufficiente per le esigenze della cittadinanza, ubicato nei pressi del Campo Sportivo Paolo Poli e l'altro, dedicato in particolare agli incontri di Basket e di Hockey su pista, era carente di una struttura dimensionata in maniera tale da poter accogliere sia il vasto pubblico che segue le locali compagini, sia manifestazioni di più ampio respiro.

Questa annosa carenza si é colmata con il completamento, nel 2004, del nuovissimo Palazzetto dello Sport "Giosuè Poli", ubicato nella prima zona 167, tra via Terlizzi e via Ruvo, tra la via dedicata ai Martiri di Via Fani e la Parrocchia di S. Achille, punto di riferimento religioso del quartiere.

Associazioni sportive

A.S. Molfetta Calcio

La Molfetta Calcio - in origine Molfetta Sportiva, fondata nel 1917 e che giunse a livelli agonistici a cui nessun'altra associazione sportiva calcistica cittadina è più approdata – nacque negli anni novanta sotto la presidenza di Sergio Azzollini.

Ad oggi il Mofetta Calcio milita nel campionato d’eccellenza regionale, riscuotendo soddisfacenti successi sportivi.

Nuova Virtus Molfetta

La squadra della "Nuova Virtus" (campionato 2006/07) nel locale palazzetto sportivo.

La Nuova Virtus Molfetta (nota attualmente come Centro Auto Ford Molfetta), massima squadra di basket cittadina, nacque nel 1998, grazie ad un gruppo di appassionati di basket , guidati da Andrea Bellifemine, Pietro Stoia, Leonardo Scardigno e Pinuccio Facchini.

L'associazione esordì nel campionato di Promozione maschile nella stagione 1999-2000, con 21 successi in 22 incontri, ma venne sconfitta nella finale play-off contro l’Olimpia Altamura.

Nella stagione successiva la Virtus riuscì ad essere promossa in serie D, sconfiggendo la Fortitudo Trani in finale.

Con l'acquisto da parte della dirigenza dei diritti di accesso alla serie C1 di una squadra tarantina, la Virtus Molfetta è riuscita dopo pochi anni ad essere promossa nel campionato superiore di B2.

Nella stagione 2006/2007 la Virtus, nonostante fosse matricola nel nuovo campionato, è riuscita ad approdare sino alle semifinali non riuscendo tuttavia a superarle in quanto eliminata dalla Mach20 Potenza.

Amministrazione comunale

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Galleria fotografica

Bibliografia essenziale

Altri progetti

Collegamenti esterni

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  1. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT;  URL consultato in data 29-04-2022.