Vallesaccarda

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Vallesaccarda
comune
Vallesaccarda – Stemma
Vallesaccarda – Bandiera
Vallesaccarda – Veduta
Vallesaccarda – Veduta
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Campania
Provincia Avellino
Amministrazione
SindacoFranco Archidiacono (lista civica Liberamente) dal 26-5-2014 (2º mandato dal 27-5-2019)
Data di istituzione28 maggio 1958
Territorio
Coordinate41°04′N 15°15′E / 41.066667°N 15.25°E41.066667; 15.25 (Vallesaccarda)
Altitudine650 m s.l.m.
Superficie14,13 km²
Abitanti1 238[1] (31-3-2022)
Densità87,62 ab./km²
FrazioniCoccaro, Mattine, San Giuseppe, Serro D'annunzio, Cotugno, Vasoria, San Lorenzo
Comuni confinantiAnzano di Puglia (FG), San Sossio Baronia, Scampitella, Trevico
Altre informazioni
Cod. postale83050
Prefisso0827
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT064115
Cod. catastaleL616
TargaAV
Cl. sismicazona 1 (sismicità alta)[2]
Cl. climaticazona E, 2 362 GG[3]
Nome abitantivallesaccardesi
PatronoMaria SS Immacolata
Giorno festivo8 agosto
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Vallesaccarda
Vallesaccarda
Vallesaccarda – Mappa
Vallesaccarda – Mappa
Il comune di Vallesaccarda all'interno della provincia di Avellino
Sito istituzionale

Vallesaccarda è un comune italiano di 1 238 abitanti[1] della provincia di Avellino in Campania.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il borgo sin dalle origini seguì sempre le vicende storiche e feudali di Trevico, dal quale dipese amministrativamente fino al 1958, anno della sua elevazione a comune autonomo.

Vallesaccarda è parte integrante della Baronia, area interna dell'Irpinia racchiusa da tre importanti vie di comunicazioni naturali: il torrente Fiumarella, il fiume Ufita, e il fiume o torrente Calaggio.

Sono state rinvenute numerose testimonianze archeologiche, soprattutto di epoca romana, nelle località Mattine, Civita, Monte Mauro e Taverna delle Noci, cioè nelle aree prossime alle antiche vie di comunicazione quali l'Aurelia Aeclanensis e il diverticolo che la collegava al Regio Tratturo e fin su alla via Traiana. Il primo insediamento, un piccolo borgo agricolo, potrebbe essere dunque di epoca paleocristiana. In effetti tutta quest'area in età antica era caratterizzata da tanti vici sparsi sul territorio, che insieme formavano il pagus una sorta di distretto agricolo.

Una conferma scritturale dell'esistenza di edifici deriva dal poeta latino Quinto Orazio Flacco, il quale nella primavera dell'anno 37 a.C., raccontò della sua sosta, onde recuperare le forze perdute per il lungo viaggio, in una locanda, individuata quale "Taverna delle noci", presso Trivicum, oggi nel territorio di Vallesaccarda (ma al tempo "tenimento" del vasto agro di Trevico), mentre era in viaggio verso Brindisi per una missione diplomatica in compagnia di Mecenate e Virgilio[4].

Con il disgregarsi dell'unità politica e militare dell'impero Romano e della sua successiva caduta, cambiano in Baronia le condizioni di vita e di stabilità. Le valli fluviali che per secoli avevano condotto genti attraverso questi monti diventarono i naturali canali di penetrazione dei popoli barbarici calati dal nord Europa, i quali fecero strage di genti che, per tanti anni di pace, avevano vissuto in quelle ville rustiche che sorgevano sparse sull'Appennino campano. Sotto i Longobardi e i Bizantini le genti dalle valli salirono in quota, posizionandosi su colline o alture, che corrispondono alle coordinate attuali dei paesi della Baronia.

L'importanza di Trevico (semplicemente Vicum o Vico in epoca medievale) crebbe nel tempo. Sotto i Normanni divenne sede di diocesi e venne per la prima volta usato il termine "Baronia" nel 1122 per indicare i possedimenti di Riccardo filius Riccardi che divenne appunto barone di Trevico, Contra e Flumeri.

L'abitato doveva già esistere nella seconda metà del XII secolo, quando ne era signore Riccardo II de Formari, il quale anche da questo piccolo borgo inviò alcuni militi alla spedizione in Terrasanta organizzata da Guglielmo il Buono. Nel 1269 Carlo I d'Angiò fece dono del casale al francese Provenzale de Bruveriis, cui seguì nel 1134 Marco Aiossa. Acquistato nel 1343 da Raimondo del Balzo, lo ebbe per via matrimoniale Nicola Orsini nel 1375. Seguirono Raimondello del Balzo Orsini (1400), Giovanni Antonio del Balzo Orsini (1416) e Pirro del Balzo (1454), cui l'intera Baronia fu tolta da Ferrante I d'Aragona dopo la fallita Congiura dei Baroni. Nel 1507, dopo la battaglia di Cerignola che aveva visto la sconfitta dell'esercito francese, Vallesaccarda passò al capitano spagnolo Consalvo de Cordova, dalla cui figlia, Elvira, nel 1515 fu venduto a Francesco I de Goffredo, presidente del Sacro Consiglio Regio. Alla famiglia dei Loffredo il paese rimase in possesso fino all'abolizione della feudalità (1806) con Francesco I (1537), Carlo II (1629), Francesco IV (1681), Carlo IV (1749), Francesco V (1791). Intorno al XVI secolo, il borgo era chiamato Vade Saccarda, da "Vadum", un passaggio pericoloso appartenente alla famiglia Saccardo de Vico, ivi residente. Nel Settecento Vallesaccarda si raccoglie intorno alla piccola chiesa dedicata all'Immacolata che con il suo campanile segna, lungo l'antico tracciato Trevico-Vallesaccarda-Anzano, un luogo di sosta per i viandanti. Il tratto di strada da Vallesaccarda a Trevico tuttora visibile prendeva il nome di “Lu Custón” a causa della sua terribile pendenza ed è rappresentato in un tondo di un pittore spagnolo datato 1695-1705 recuperato in occasione degli studi sul Cinquantenario del Comune. Con gli anni successivi all'unità d'Italia, anche queste terre pagarono il loro dazio in termine di emigrazione, soprattutto verso le Americhe e l'Australia. Con il terremoto del 1930 Vallesaccarda perde la sua antica chiesa ma contestualmente, grazie alla costruzione della nuova rotabile San Sossio-Vallata esce dal suo isolamento. Il sisma del 1962 e quello del 1980 creano nuovi danni mentre le successive ricostruzioni determinano un importante rinnovamento urbanistico nel centro e nelle campagne[5].

Simboli[modifica | modifica wikitesto]

Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con DPR del 19 dicembre 1988.[6]

«D'azzurro, al monte all'italiana di tre cime sostenenti tre spighe di grano poste a ventaglio, il tutto d’oro. Ornamenti esteriori da Comune.»

Il gonfalone è un drappo di giallo.[7]

Società[modifica | modifica wikitesto]

Evoluzione demografica[modifica | modifica wikitesto]

Abitanti censiti[8]

Lingue e dialetti[modifica | modifica wikitesto]

Accanto alla lingua italiana, a Vallesaccarda si parla una varietà del dialetto irpino.

Religione[modifica | modifica wikitesto]

Il comune appartiene alla diocesi di Ariano Irpino-Lacedonia.

Economia[modifica | modifica wikitesto]

Il settore agro-alimentare costituisce da sempre il fondamento dell'economia locale. Molte delle produzioni sono condivise con il resto della Baronia e della valle dell'Ufita, mentre esclusivi di Vallesaccarda e della vicina Trevico sono i trilli, una particolare tipologia di pasta casereccia fregiantesi del marchio PAT[9]. Relativamente piccolo ma florido e rinomato è il comparto della ristorazione[10].

Infrastrutture e trasporti[modifica | modifica wikitesto]

Il territorio comunale è attraversato dall'autostrada A16 e situato in posizione intermedia fra i caselli di Grottaminarda e Vallata.

Amministrazione[modifica | modifica wikitesto]

Altre informazioni amministrative[modifica | modifica wikitesto]

Il comune, istituito ufficialmente il 28 maggio 1958[11], fa parte della Comunità montana dell'Ufita.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Bilancio demografico mensile anno 2022 (dati provvisori), su demo.istat.it, ISTAT.
  2. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  3. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  4. ^ libro primo, 5, 79, in Satire.
  5. ^ Cenni storici, su Comune di Vallesaccarda. URL consultato il 4 dicembre 2017 (archiviato il 5 dicembre 2017).
  6. ^ Vallesaccarda, su Archivio Centrale dello Stato. URL consultato il 22 febbraio 2024.
  7. ^ L'amministrazione comunale utilizza un gonfalone di forma rettangolare anche se lo statuto comunale descrive un «drappo di giallo a tre punte».
  8. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT;  URL consultato in data 30-6-2023.
  9. ^ Prodotti tipici irpini, su Viaggio in Irpinia. URL consultato il 16 marzo 2018 (archiviato il 16 marzo 2018).
  10. ^ Ristoranti - Vallesaccarda, su Via Michelin. URL consultato il 16 marzo 2018 (archiviato il 16 marzo 2018).
  11. ^ Variazioni Amministrative dall'Unità d'Italia, su Elesh (archiviato il 5 settembre 2019).

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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