Quotidiani in Italia: differenze tra le versioni

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=== Diffusione nazionale ===
=== Diffusione nazionale ===
Quotidiani nazionali con [[diffusione (editoria)|diffusione]] superiore alle 50 000 copie (dicembre 2023) di [[Accertamenti diffusione stampa|Accertamenti diffusione Stampa]]:
Quotidiani nazionali con [[diffusione (editoria)|diffusione]] superiore alle 50 000 copie (dicembre 2023)[https://www.adsnotizie.it/Home/Index (consultato l'8/2/2024)] di [[Accertamenti diffusione stampa|Accertamenti diffusione Stampa]]:
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Versione delle 23:39, 8 feb 2024

Voce principale: Quotidiano.

Di seguito vengono elencati i principali quotidiani pubblicati in Italia. I dati relativi alla diffusione dei quotidiani in Italia sono rilevati da Accertamenti diffusione stampa (ADS).

Diffusione

Diffusione dei principali quotidiani italiani dal 1976 al 2022. Dati ADS.
Visualizzazioni dei siti web dei quotidiani italiani e del mondo, dati di Similarweb di giugno-luglio-agosto 2023.

Diffusione nazionale

Quotidiani nazionali con diffusione superiore alle 50 000 copie (dicembre 2023)[1] di Accertamenti diffusione Stampa:

Testata Totale diffusione

(cartacea + digitale)

La Gazzetta dello Sport 302 262
Corriere della Sera 239 581
La Repubblica 138 093
Il Sole 24 Ore 126 619
QN - Quotidiano Nazionale 113 075
Corriere dello Sport - Stadio 107 170
Avvenire 100 767
La Stampa 81 246
Il Messaggero 62 364
Tuttosport 54 755
Il Fatto Quotidiano 50 679

Secondo il rapporto FIEG 2013 sulla Stampa in Italia, ogni giorno, si vendono quasi 4 milioni di copie di quotidiani, letti da una media di circa 22,5 milioni di italiani (circa 6 lettori per copia).[1]

Un rapporto presentato nel 2016 dall'Associazione stampatori italiani giornali (ASIG) mostra che la diffusione dei quotidiani italiani, che era di 3,4 milioni di copie giornaliere nel 2014, è scesa nel 2015 a 2,8 milioni (- 17%)[2]. Dal 2011 al 2016 i ricavi dei quotidiani sono calati del 30% mentre per i periodici i ricavi si sono ridotti del 20%[3].
Nel 2017 si è registrato un ulteriore calo di 400 000 copie cartacee al giorno; il totale è sceso da 2,6 a 2,2 milioni. Considerate le 335.000 copie digitali, la diffusione totale si è attestata poco sopra i 2,5 milioni di copie[4].
Il 2018 è stato un anno molto difficile sul fronte degli introiti pubblicitari. Il fatturato del comparto quotidiani ha registrato un calo del -6,3% nel periodo gennaio-dicembre 2018 paragonato al 2017[5].
Il 2019 è andato ancora peggio: nell'anno solare la pubblicità è calata del 9,7%[6].

Quotidiani di partito

Sono i quotidiani di partiti e movimenti politici che abbiano il proprio gruppo parlamentare in una delle camere o rappresentanze nel Parlamento europeo, o che siano espressione di minoranze linguistiche riconosciute, avendo almeno un rappresentante in un ramo del Parlamento italiano, ovvero che, essendo state in possesso di tali requisiti, abbiano percepito i contributi alla data del 31 dicembre 2005:[7]

Fonti: FNSI; Marco Marsili, La rivoluzione dell'informazione digitale in rete, Bologna, 2009, pagg. 91 e segg.

Finanziamenti pubblici all'editoria

Lo Stato italiano stanzia ogni anno dei contributi alle imprese editrici di quotidiani e periodici, nell'ottica del raggiungimento di un effettivo pluralismo dell'informazione. La normativa si è modificata nel tempo come segue:

  • La legge 5 agosto 1981 n. 416 (Disciplina delle imprese editrici e provvidenze per l'editoria) stabilisce la corresponsione alle testate quotidiane di un contributo fisso per ogni copia stampata[8] (art. 22), aumentata del 15% se la testata è edita da una cooperativa giornalistica. Per i periodici, la legge autorizza la corresponsione di contributi in relazione ai quantitativi di carta utilizzati per la stampa (art. 24);
  • La legge n. 67 del 1987 contiene la prima indicazione dei giornali di partito come categoria a sé stante. Essa prevede lo stanziamento di contributi finanziari pubblici alle «imprese editrici di quotidiani o periodici che, attraverso esplicita menzione riportata in testata, risultino essere organi di partiti politici rappresentati in almeno un ramo del Parlamento» (art. 9, c. 6). Infine, il comma 14 impone che i contributi siano corrisposti alternativamente per un quotidiano o un periodico. La legge in oggetto considera “organi di partito”, oltre a quotidiani e periodici, anche le emittenti radiofoniche;
  • La legge 7 agosto 1990, n. 250 (Provvidenze per l'editoria, ecc.) allarga l'applicabilità del finanziamento pubblico all'organo ufficiale di un partito italiano presente al Parlamento europeo. In questo caso è sufficiente che il partito abbia eletto a Strasburgo anche un solo parlamentare[9]; la norma estende i contributi di legge alle «imprese editrici di giornali quotidiani la cui maggioranza del capitale sia detenuta da cooperative, fondazioni o enti morali non aventi scopo di lucro». Inoltre stabilisce che il contributo sia pari a 0,2 euro per copia stampata fino a 30 000 copie di tiratura media;
  • La legge 28 dicembre 1995, n. 549, allarga la base delle imprese aventi diritto ai contributi, includendo anche «le agenzie di stampa quotidiane costituite in forma di cooperative di giornalisti» a prescindere dalle modalità di trasmissione;
  • La legge 23 dicembre 2000, n. 388 (legge finanziaria per il 2001) fornisce una nuova definizione dei soggetti aventi diritto ai contributi (art. 153): «imprese editrici di quotidiani e periodici, anche telematici che, [...] risultino essere organi o giornali di forze politiche che abbiano il proprio gruppo parlamentare in una delle Camere o rappresentanze nel Parlamento europeo o siano espressione di minoranze linguistiche riconosciute, avendo almeno un rappresentante in un ramo del Parlamento italiano nell'anno di riferimento dei contributi». Inoltre configura un nuovo soggetto: la cooperativa il cui «oggetto sociale sia costituito esclusivamente dall'edizione di quotidiani o periodici organi di movimenti politici». Tale tipologia di cooperativa va a formare un elenco a sé stante di destinatari di provvidenze per l'editoria. L'entità dei contributi pubblici indirizzati a tali società è calcolata in base ai costi sostenuti dall'impresa nell'ultimo anno di esercizio (mentre per le cooperative di giornalisti preesistenti i contributi sono basati sulla tiratura media giornaliera). Il decreto di attuazione (d.P.R. 7 novembre 2001, n. 460) ha favorito la trasformazione in cooperative per tutte le imprese che intendono chiedere finanziamenti pubblici[9];
  • La legge finanziaria per il 2007 ha equiparato le emittenti radiofoniche ai giornali di partito. Le leggi successive hanno progressivamente ridotto l'entità delle sovvenzioni pubbliche ai giornali;
  • Il decreto legge n. 112/2008 ha abolito il criterio della tiratura: ogni anno lo Stato deciderà la somma da stanziare per il sostegno all'editoria. Il sistema di contribuzione diretta ha cessato di esistere il 31 dicembre 2014 (d. l. 6 dicembre 2011, n. 201).

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Note

  1. ^ Rapporto FIEG 2013 (PDF), su fieg.it. URL consultato il 4 febbraio 2014 (archiviato il 22 febbraio 2014).
  2. ^ La diffusione dei quotidiani è calata del 17% nel 2015, passando da 3,4 a 2,8 milioni di copie giornaliere, su primaonline.it. URL consultato il 27 giugno 2016 (archiviato l'11 agosto 2016).
  3. ^ Dal 2011 ricavi in calo del 30% per quotidiani e periodici e del 20% per le tlc. I dati Agcom | Prima Comunicazione, su primaonline.it. URL consultato il 16 gennaio 2017 (archiviato il 18 gennaio 2017).
  4. ^ In 5 anni l’editoria ha perso ricavi per 1,2 miliardi e il 40% delle copie cartacee. Tra i big solo Cairo in attivo, su primaonline.it. URL consultato il 19 dicembre 2018 (archiviato il 29 dicembre 2018).
  5. ^ Si chiude un anno nero per la pubblicità sulla stampa, su primaonline.it. URL consultato il 6 febbraio 2019 (archiviato il 1º febbraio 2019).
  6. ^ Stampa, 2019 annus horribilis per la pubblicità, su primaonline.it. URL consultato l'11 febbraio 2020.
  7. ^ Presidenza del Consiglio dei ministri, Contributi per testate organi di partiti e movimenti politici che abbiano il proprio gruppo parlamentare in una delle camere o rappresentanze nel Parlamento europeo, o che siano espressione di minoranze linguistiche riconosciute, avendo almeno un rappresentante in un ramo del Parlamento italiano, ovvero che, essendo state in possesso di tali requisiti, abbiano percepito i contributi alla data del 31.12.2005 (PDF), su governo.it, 7 maggio 2010. URL consultato il 19 settembre 2012 (archiviato il 24 dicembre 2012).
  8. ^ Da un minimo di 24 lire a copia per le testate con alta tiratura (oltre 200 000) ad un massimo di 48 lire a copia per le testate con bassa tiratura (meno di 50 000).
  9. ^ a b Maria Romana Allegri, Il finanziamento pubblico all'editoria e particolarmente ai giornali di partito prima e dopo la riforma del 2012, in «Rivista dell'Associazione Italiana dei Costituzionalisti», n. 3, 2012.

Collegamenti esterni