Ferrari 641 F1: differenze tra le versioni

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La '''Ferrari 641 F1''', colloquialmente nota come '''F1-90''',<ref name="F1-90">{{cita web|url=https://formula1.ferrari.com/it/f1-90-it/|titolo=1990 F1-90|accesso=6 gennaio 2019}}</ref>{{#tag:ref|Alcune fonti identificano la monoposto anche come '''640/90''', per via della stretta derivazione dalla [[Ferrari 640 F1|640 F1]] del 1989.<ref name="Stampa"/>|group=N}} è una monoposto da competizione prodotta dalla [[Scuderia Ferrari]], che partecipò al campionato mondiale di [[Formula 1]] [[Campionato mondiale di Formula 1 1990|1990]].


La '''Ferrari 641 F1''', chiamata anche '''F1-90''', è una monoposto di Formula 1 realizzata dalla [[Scuderia Ferrari]], che partecipò al campionato mondiale di [[Formula 1]] [[Campionato mondiale di Formula 1 1990|1990]].
Questo modello fu pilotato dal campione del mondo in carica, il francese [[Alain Prost]], e dall'inglese [[Nigel Mansell]]; con tale monoposto la Ferrari ritornò a competere, con Prost, per il titolo mondiale dopo anni di digiuno, e sempre con il transalpino ottenne a [[Gran Premio di Francia 1990|Le Castellet]] la sua vittoria numero cento nelle gare della [[Formula 1|massima serie]].<ref name="F1-90"/> Durante la stagione l'auto venne evoluta in una versione aggiornata e identificata come '''641/2''',{{#tag:ref|Alcune fonti identificano la monoposto aggiornata anche come '''F1-90-2'''.<ref name="Autosprint"/>|group=N}} pur se altri non era che una F1-90 più affinata.


Questo modello fu pilotato dal campione del mondo in carica, il francese [[Alain Prost]], e dall'inglese [[Nigel Mansell]]; con tale monoposto la Ferrari ritornò a competere, con Prost, per il titolo mondiale dopo anni di digiuno, e sempre con il transalpino ottenne a [[Gran Premio di Francia 1990|Le Castellet]] la sua 100° vittoria nelle gare della [[Formula 1|massima serie]]. Durante la stagione la vettura venne sviluppata in una versione aggiornata, la '''641/2'''.
Oltre che per la sua competitività, la vettura è ricordata per la bellezza e l'armoniosità delle sue forme, che ne hanno fatto una delle monoposto di F1 più apprezzate di sempre: la 641/2 è tuttora l'unica auto da competizione, e una delle sole sei automobili, entrate a far parte della collezione storica del [[Museum of Modern Art]] di [[New York]].<ref>{{cita web|lingua=en|url=http://www.moma.org/collection/works/3732?locale=it|titolo=Formula 1 Racing Car (641/2)}}</ref>{{#tag:ref|La collezione automobilistica storica del MoMA — oltre alla Ferrari 641/2 del 1990 — è composta dalla [[Cisitalia 202]] del 1947, dalla [[Jeep Willys]] del 1953, dalla [[Volkswagen Beetle]] del 1959, dalla [[Jaguar E-Type|Jaguar E-Type Roadster]] del 1961 e dalla [[Smart Fortwo (W450)|Smart Fortwo]] del 2002.<ref>{{cita web|url=http://www.lastampa.it/2013/05/13/motori/lastampa-motori/dalla-cisitalia-alla-smart-gioielli-a-motore-al-moma-uSwbmuhLDftkn4ip8NNMNO/pagina.html|titolo=Dalla Cisitalia alla Smart, gioielli a motore al MoMa|autore=Daniela Cotto|data=13 maggio 2013}}</ref>|group=N}} Il modello usato da Prost nel [[Gran Premio del Giappone 1990]] è stato battuto all'asta il 17 maggio 2009, aggiudicato per la cifra di 352 000 [[euro]].<ref>{{cita web|lingua=en|url=http://www.rmauctions.com/lots/lot.cfm?lot_id=357459|titolo=1990 Ferrari 641/2 F1 Racing Car}}</ref>

Oltre che per la sua competitività, la vettura è ricordata per la bellezza e l'armoniosità delle sue forme, che ne hanno fatto una delle monoposto di F1 più apprezzate di sempre: la 641/2 è tuttora l'unica auto da competizione, e una delle sole sei automobili, entrate a far parte della collezione storica del [[Museum of Modern Art]] di [[New York]].<ref>{{cita web|lingua=en|url=http://www.moma.org/collection/works/3732?locale=it|titolo=Formula 1 Racing Car (641/2)}}</ref> Il modello usato da Prost nel [[Gran Premio del Giappone 1990]] è stato battuto all'asta il 17 maggio 2009 per la cifra di 352 000 [[euro]].<ref>{{cita web|lingua=en|url=http://www.rmauctions.com/lots/lot.cfm?lot_id=357459|titolo=1990 Ferrari 641/2 F1 Racing Car}}</ref>


== Contesto ==
== Contesto ==
Il 14 agosto 1988 moriva [[Enzo Ferrari]]; proprio in quei giorni, la Ferrari metteva in pista una vettura laboratorio, la ''639'', modello sulla cui base verrà sviluppata la monoposto per la [[Campionato mondiale di Formula 1 1989|stagione 1989]] di Formula 1, la [[Ferrari 640 F1|640 F1]].
=== Il fermento tecnico di fine anni 1980 ===
Il 14 agosto 1988 moriva [[Enzo Ferrari]]; proprio in quei giorni, la Ferrari metteva in pista una vettura laboratorio, la tecnologicamente avanzata 639, che sarebbe stata la base per la monoposto che avrebbe corso nella [[Campionato mondiale di Formula 1 1989|stagione 1989]] di Formula 1, la [[Ferrari 640 F1|640 F1]].


Le novità erano dovute in parte al regolamento del campionato, che con il ritorno dei [[motore|motori aspirati]] (i [[Turbocompressore|turbo]] vennero banditi dal ''circus'' sul finire del 1988) permise al Cavallino di rispolverare la sua storica tradizione nei [[Motore V12|V12]], e in parte allo sviluppo di un'innovazione che proprio la Ferrari aveva sperimentato per prima sul modello [[Ferrari 312 T3|312 T3]] alla fine degli anni 1970 — e che il ''Drake'' teorizzò già durante la [[seconda guerra mondiale]]<ref name="Cambio">{{cita web|url=http://www.f1passion.it/2012/12/il-cambio-semi-automatico-nacque-da-unidea-di-enzo-ferrari/|titolo=Il cambio semi automatico nacque da un'idea di Enzo Ferrari|autore=Luca Ferrari|data=31 dicembre 2012|urlarchivio=https://archive.is/20130702160123/http://www.f1passion.it/2012/12/il-cambio-semi-automatico-nacque-da-unidea-di-enzo-ferrari/|dataarchivio=2 luglio 2013|urlmorto=sì}}</ref> —, ovvero un nuovo [[cambio (meccanica)|cambio]] al volante a selezione [[Cambio robotizzato|semiautomatica]], o altrimenti detto elettroattuato:<ref name="Autosprint">{{cita web|url=http://autosprint.corrieredellosport.it/2010/05/20/alan-prost-il-professore/4988/|titolo=Alan Prost: Il Professore|data=20 maggio 2010|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150402135118/http://autosprint.corrieredellosport.it/2010/05/20/alan-prost-il-professore/4988/|dataarchivio=2 aprile 2015}}</ref> questa soluzione interagiva col pilota, rendendo i tempi di cambiata più corti e di conseguenza la macchina più guidabile, visto che ora il conducente non era costretto a togliere le mani dallo sterzo.<ref name="Stampa">{{cita|Fenu, Chiavegato, Rogliatti|p. 26}}</ref>
Le novità erano dovute in parte al cambio di regolamento, che con il ritorno dei [[motore|motori aspirati]] e la conseguente abolizione dei motori [[Turbocompressore|turbo]] al termine della [[Campionato mondiale di Formula 1 1988|stagione 1988]]) permise al Cavallino di rispolverare la sua storica tradizione dei [[Motore V12|V12]], e in parte allo sviluppo di un'innovazione che proprio la Ferrari aveva sperimentato per prima sul modello [[Ferrari 312 T3|312 T3]] alla fine degli anni 1970 — e che il ''Drake'' teorizzò già durante la [[seconda guerra mondiale]]<ref name="Cambio">{{cita web|url=http://www.f1passion.it/2012/12/il-cambio-semi-automatico-nacque-da-unidea-di-enzo-ferrari/|titolo=Il cambio semi automatico nacque da un'idea di Enzo Ferrari|autore=Luca Ferrari|data=31 dicembre 2012|urlarchivio=https://archive.is/20130702160123/http://www.f1passion.it/2012/12/il-cambio-semi-automatico-nacque-da-unidea-di-enzo-ferrari/|dataarchivio=2 luglio 2013|urlmorto=sì}}</ref> —, ovvero un nuovo [[cambio (meccanica)|cambio]] al volante a selezione [[Cambio robotizzato|semiautomatica]], o altrimenti detto elettroattuato:<ref name="Autosprint">{{cita web|url=http://autosprint.corrieredellosport.it/2010/05/20/alan-prost-il-professore/4988/|titolo=Alan Prost: Il Professore|data=20 maggio 2010|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150402135118/http://autosprint.corrieredellosport.it/2010/05/20/alan-prost-il-professore/4988/|dataarchivio=2 aprile 2015}}</ref> questa soluzione interagiva col pilota, rendendo i tempi di cambiata più corti e di conseguenza la macchina più guidabile, visto che ora il conducente non era costretto a togliere le mani dallo sterzo.<ref name="Stampa">{{cita|Fenu, Chiavegato, Rogliatti|p. 26}}</ref>


A causa di varie problematiche relative a peso, ingombri e tecnologia da utilizzare, il nuovo cambio semiautomatico non venne mai testato in corsa dalla Scuderia Ferrari prima del 1989; il suo reale potenziale venne però sfruttato appieno solamente dopo un ulteriore anno di sviluppo, in coincidenza con l'inizio della [[Campionato mondiale di Formula 1 1990|stagione 1990]] e con la presentazione della nuova F1-90.<ref name="Cambio"/>
A causa di varie problematiche relative a peso, ingombri e tecnologia da utilizzare, il nuovo cambio semiautomatico non venne mai testato in corsa dalla Scuderia Ferrari prima del 1989; il suo reale potenziale venne però sfruttato appieno solamente dopo un ulteriore anno di sviluppo, in coincidenza con l'inizio della [[Campionato mondiale di Formula 1 1990|stagione 1990]] e con la presentazione della nuova F1-90.<ref name="Cambio"/>


=== Sviluppo: dalla 640 alla 641 ===
== Sviluppo ==
[[File:Galleria Ferrari - Flickr - KlausNahr (10).jpg|thumb|left|Raffronto tra la [[Ferrari 640 F1|640 F1]] della stagione 1989 (a destra), e la nuova 641/2 del 1990 (a sinistra).]]
[[File:Galleria Ferrari - Flickr - KlausNahr (10).jpg|thumb|left|Raffronto tra la [[Ferrari 640 F1|640 F1]] della stagione 1989 (a destra), e la nuova 641/2 del 1990 (a sinistra).]]


Il progetto venne iniziato nel 1989 da [[John Barnard]], ex direttore tecnico della McLaren, il quale però lasciò il Cavallino prima della nuova stagione a causa di sopravvenuti dissidi col nuovo organigramma di Maranello, accasandosi alla [[Benetton Formula|Benetton]]; la 641 venne così portata a termine dal nuovo direttore tecnico [[Enrique Scalabroni]] assieme al nuovo arrivato [[Steve Nichols]], quest'ultimo già all'opera sull'imbattibile [[McLaren MP4/4]] del 1988, sotto la supervisione del direttore sportivo [[Cesare Fiorio]].<ref name="Acerbi">{{cita|Acerbi|p. 299}}</ref>
La Ferrari 641 F1, quindi, riprendeva molte delle soluzioni già usate nel 1989 sulla 640, debitamente migliorate;<ref name="Presentazione">{{cita news|url=http://archiviostorico.unita.it/cgi-bin/highlightPdf.cgi?t=ebook&file=/archivio/uni_1990_02/19900203_0028.pdf|titolo=«Partiamo in pole position»|pubblicazione=l'Unità|autore=Lodovico Basalù|data=3 febbraio 1990|p=28|urlmorto=sì}}</ref> rispetto a quest'ultima, però, la nuova monoposto si rivelò decisamente più competitiva, al punto tale che nel 1990 la Scuderia lottò ad armi pari con l'allora squadra dei riferimento, la [[McLaren]] motorizzata [[Honda (automobilismo)|Honda]] e condotta da [[Ayrton Senna]], dopo che da vari campionati la casa di Maranello mancava dai vertici della categoria. L'arrivo sulla Rossa del campione del mondo in carica [[Alain Prost]], il quale ottenne dalla scuderia italiana di avere piena voce in capitolo sullo sviluppo tecnico della vettura, contribuì a far compiere alla F1-90 quel salto di qualità, in termini di prestazioni, che risultò evidente in pista.<ref name="Autosprint"/><ref name="Prost">{{cita web|url=http://www.f1passion.it/2013/04/f1-alain-prost-semplicemente-il-professore/|titolo=Alain Prost: semplicemente il “Professore”|autore=Luca Ferrari|data=28 aprile 2013|urlarchivio=https://archive.is/20130825184401/http://www.f1passion.it/2013/04/f1-alain-prost-semplicemente-il-professore/|dataarchivio=25 agosto 2013|urlmorto=sì}}</ref>

Tale monoposto chiuse un decennio, quello degli anni 1980, in cui la Ferrari si mostrò all'avanguardia nella ricerca tecnica, cosa che questa monoposto ben sintetizzò con il già citato cambio al volante, col perfezionamento dei [[Freno|sistemi frenanti]] e con gli studi approfonditi sull'[[aerodinamica]]; tale attenzione verso le innovazioni tecniche fini però, forse, per andare a discapito dell'efficienza — e della continuità di risultati — nelle competizioni.<ref name="Stampa"/>


== Vettura ==
== Vettura ==
La 641 riprendeva molte delle soluzioni già usate nel 1989 sulla 640, debitamente migliorate. L'arrivo sulla Rossa del campione del mondo in carica [[Alain Prost]], il quale ottenne dalla scuderia italiana di avere piena voce in capitolo sullo sviluppo tecnico della vettura, contribuì a far compiere alla 641 quel salto di qualità, in termini di prestazioni, che risultò evidente in pista.
La 641 F1 aveva un'impostazione [[meccanica (veicoli)|meccanica]] e [[aerodinamica]] tipica delle monoposto Ferrari a cavallo degli anni 1980 e 1990. Il progetto venne iniziato nel 1989 da [[John Barnard]], ex direttore tecnico della McLaren, il quale però lasciò il Cavallino prima della nuova stagione a causa di sopravvenuti dissidi col nuovo organigramma di Maranello, accasandosi alla [[Benetton Formula|Benetton]]<ref name="Estoril">{{cita news|url=http://archiviostorico.unita.it/cgi-bin/highlightPdf.cgi?t=ebook&file=/archivio/uni_1990_02/19900222_0028.pdf|titolo=Ferrari-Prost, questione di feeling|pubblicazione=l'Unità|autore=Giuliano Capecelatro|data=22 febbraio 1990|p=28|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160304124757/http://archiviostorico.unita.it/cgi-bin/highlightPdf.cgi?t=ebook&file=%2Farchivio%2Funi_1990_02%2F19900222_0028.pdf|dataarchivio=4 marzo 2016}}</ref> (anche se ritornerà poi alla Rossa qualche anno dopo); la F1-90 venne così portata a termine dal nuovo direttore tecnico Enrique Scalabroni assieme al nuovo arrivato Steve Nichols, quest'ultimo già all'opera sull'imbattibile [[McLaren MP4/4]] del 1988,<ref name="Prost"/><ref name="Ferrari">{{cita web|url=http://www.ferrari.com/italian/gt_sport_cars/classiche/tutti_i_modelli/Pages/Article_F1_90.aspx|titolo=Focus On: F1-90 (1990)|urlarchivio=https://archive.is/20130825232227/http://www.ferrari.com/italian/gt_sport_cars/classiche/tutti_i_modelli/Pages/Article_F1_90.aspx|dataarchivio=25 agosto 2013|urlmorto=sì}}</ref> sotto la supervisione del direttore sportivo [[Cesare Fiorio]].<ref name="Acerbi">{{cita|Acerbi|p. 299}}</ref>


=== Aerodinamica ===
=== Aerodinamica ===
[[File:Ferrari 641-2 rear-right Museo Ferrari.jpg|thumb|Alettone e diffusore posteriore della F1-90-2 esposta al [[Museo Ferrari]]]]
[[File:Ferrari 641-2 rear-right Museo Ferrari.jpg|thumb|Alettone e diffusore posteriore della 641/2 esposta al [[Museo Ferrari]]]]


Uno dei punti di forza di questa vettura era la semplicità della linea. Aerodinamicamente era molto valida,<ref name="Stampa"/> in quanto era stata disegnata in modo armonioso e non necessitava a differenza delle monoposto che vennero poidi particolari supplementari. Visivamente somigliava parecchio alla sua progenitrice 640 ma, rispetto a questa, le linee erano meno tese e più smussate; in particolare nel musetto di nuova concezione, e nelle prese d'aria laterali per il raffreddamento di [[motore]] e [[Radiatore|radiatori]].<ref name="Ferrari"/> Rimaneva più o meno invariata la presa d'aria del ''[[roll-bar]]''.
Le pance laterali, molto basse, avevano la tipica conformazione a "[[Cassa armonica|cassa]] di [[violino]]", dunque molto tondeggianti, le quali partivano dalle prese d'aria laterali, si allargavano fino a 3/4 vettura, e poi stringevano verso il retrotreno, creando la cosiddetta forma a "[[Coca-Cola]]" — dalla similitudine col collo delle bottiglie della celebre bevanda, e terminavano sulla scatola del cambio.<ref name="Acerbi" /> Visivamente somigliava parecchio alla sua progenitrice 640 ma, rispetto a questa, le linee erano meno tese e più smussate; in particolare nel musetto di nuova concezione, e nelle prese d'aria laterali per il raffreddamento di [[motore]] e [[Radiatore|radiatori]]. Rimaneva più o meno invariata la presa d'aria del [[roll-bar]].[[File:Nigel Mansell Jerez Pit stop 1990.jpg|thumb|left|Vista aerea della 641/2 di [[Nigel Mansell]] ai box di [[Circuito di Jerez de la Frontera|Jerez]], nel corso del [[Gran Premio di Spagna 1990]]. Il corpo-vettura della monoposto, dalla linea sinuosa e tondeggiante, veniva ritenuto molto efficace aerodinamicamente.]]


Gli [[alettone (veicoli)|alettoni]] avevano dimensioni ridotte rispetto ai concorrenti (ad esempio l'ala posteriore della McLaren), ciò è indice di una migliore efficienza aerodinamica del corpo vettura, il quale da solo riusciva a fornire sufficiente [[deportanza]] e di conseguenza un'ottimale tenuta di strada.<ref name="Stampa">{{cita|Fenu, Chiavegato, Rogliatti|p. 26}}</ref> Questa affermazione è ancora più vera se si va a osservare il [[Diffusore (veicoli)|profilo estrattore]]: anche in questo caso quello della Ferrari era più piccolo rispetto a quelli delle altre vetture, dunque la 641 sfruttava bene il fenomeno di [[Effetto suolo (automobilismo)|effetto suolo]] grazie alla conformazione aerodinamica del corpo vettura.
Le pance laterali, molto basse, avevano la tipica conformazione a "[[Cassa armonica|cassa]] di [[violino]]", dunque molto tondeggianti, le quali partivano dalle prese d'aria laterali, si allargavano fino a 3/4 vettura, e poi stringevano verso il retrotreno, creando la cosiddetta forma a "[[Coca-Cola]]" — dalla similitudine col collo delle bottiglie della celebre bevanda —, e terminavano sulla scatola del cambio.<ref name="Acerbi"/>
[[File:Nigel Mansell Jerez Pit stop 1990.jpg|thumb|left|Vista aerea della 641/2 di [[Nigel Mansell]] ai box di [[Circuito di Jerez de la Frontera|Jerez]], nel corso del [[Gran Premio di Spagna 1990]]. Il corpo-vettura della monoposto, dalla linea sinuosa e tondeggiante, veniva ritenuto molto efficace aerodinamicamente.]]


Per il resto poteva contare sulle innovative sospensioni [[push rod]] — stabilmente in uso nel ''circus'' da lì in avanti —, e su di un [[telaio (meccanica)|telaio]] molto leggero.
Gli [[alettone (veicoli)|alettoni]] non avevano dimensioni esagerate, soprattutto rispetto ai concorrenti (ad esempio l'ala posteriore della McLaren), e ciò è indice di una migliore efficienza aerodinamica del corpo vettura, il quale da solo riusciva a fornire una sufficiente [[deportanza]] e a offire di conseguenza un'ottimale tenuta di strada.<ref name="Stampa"/> Questa affermazione è ancora più vera, se si va a osservare il [[Diffusore (veicoli)|profilo estrattore]]: anche in questo caso quello della Ferrari era più piccolo rispetto a quelli delle altre vetture, dunque la 641 sfruttava bene il fenomeno di [[Effetto suolo (automobilismo)|effetto suolo]] grazie alla conformazione aerodinamica del corpo vettura.

Per il resto poteva contare sulle innovative [[Sospensione (meccanica)|sospensioni]] ''[[push rod]]'' — stabilmente in uso nel ''circus'' da lì in avanti —, e su di un [[telaio (meccanica)|telaio]] molto leggero.


=== Cambio ===
=== Cambio ===
Il [[cambio (meccanica)|cambio]] era azionato dal pilota, tramite due leve poste dietro il [[volante]], una a destra e una a sinistra. Ogni volta che si premeva la leva destra si innestava una marcia superiore, mentre pigiando sulla leva di sinistra si scalava. Il cambio era dotato di sette rapporti in avanzamento, più la retromarcia (quest'ultima obbligata dal regolamento). Sostanzialmente questo cambio era lo stesso della Ferrari 640, ma venne reso più affidabile. Era [[Cambio robotizzato|semiautomatico]] in quanto il pilota usava la [[frizione (meccanica)|frizione]] soltanto per spuntare, e i rapporti erano innestati per mezzo di attuatori elettroidraulici.
Il cambio semiautomatico a 7 rapporti era azionato dal pilota tramite due leve poste dietro il [[volante]], una a destra e una a sinistra. Ogni volta che si premeva la leva destra si innestava una marcia superiore, mentre con la leva di sinistra si scalava. Sostanzialmente questo cambio era lo stesso della Ferrari 640, ma venne reso più affidabile.


=== Motore ===
=== Motore ===
La 641 era spinta dal V12 che, come il resto dell'auto, era derivato dalla 640. Il regolamento tecnico imponeva una cilindrata totale massima di 3500&nbsp;cm³: gli ingegneri modenesi sfruttarono al massimo questa regola, realizzando un motore di 3497,96&nbsp;cm³ che, in configurazione da qualifica, nel corso della stagione arrivò a sprigionare 710 [[Cavallo vapore|CV]] a 13.800 [[giri al minuto]].<ref name="Acerbi" /> [[File:Ferrari 036-2 engine side Museo Ferrari.jpg|thumb|Il motore Ferrari Tipo 036/2, una delle unità [[Motore V12|V12]] che equipaggiarono la F1-90 nel 1990.]]
[[Enzo Ferrari]] era intenzionato negli anni 1980 a lasciare la Formula 1 per via dei dissidi con la [[Federazione Internazionale dell'Automobile|FIA]], e uno dei motivi della sua intolleranza verso la Federazione, era il fatto che non potesse utilizzare i suoi motori preferiti, ossia i [[Motore V12|V12]].
A livello di potenza massima, il motore Ferrari si piazzava tra il più potente Honda e il successivo Renault, mentre i Ford erano penalizzati da un'architettura sfavorevole.
Va poi segnalato l'impiego di materiali leggeri e resistenti al tempo stesso, come la [[lega leggera]] usata soprattutto per realizzare la [[testata (meccanica)|testata]], o ancora il [[titanio]] col quale vennero costruite le [[Valvola d'aspirazione|valvole d'aspirazione]]. La Ferrari scelse di dotarlo di cinque valvole per cilindro, tre di aspirazione e due di scarico. La soluzione teoricamente può permettere un aumento del rendimento volumetrico del motore, tuttavia rende maggiormente difficoltoso il disegno delle camere di combustione a causa del maggiore affollamento e dell'interferenza tra i flussi durante le fasi di aspirazione e scarico; per tale ragione è stata in seguito accantonata. Era utilizzata una candela per cilindro che era montata al centro della [[camera di combustione]]. La [[distribuzione (meccanica)|distribuzione]] era a cascata di ingranaggi.


Il V12 montato sulla 641 F1 verrà poi utilizzato come base per l'unità con cui equipaggiare la [[Ferrari F50]], ''supercar'' stradale prodotta nel 1995 per celebrare il cinquantenario della casa del Cavallino.
Questo motore, tuttavia, è uno dei simboli della Ferrari e nel 1990 (come anche nel 1989 e fino al 1995) a Maranello potevano e volevano usarlo anche nella massima categoria.
[[File:Ferrari 641 MOMA.jpg|thumb|Vista laterale della 641/2 esposta al [[Museum of Modern Art|MoMa]]]]
La 641 era munita di questo propulsore, che come il resto dell'auto era derivato dalla 640. Il regolamento tecnico imponeva una cilindrata totale massima di 3500&nbsp;cm³: gli ingegneri modenesi sfruttarono al massimo questa regola, realizzando un motore di 3497,96&nbsp;cm³ che, in configurazione da qualifica, nel corso della stagione arrivò a sprigionare 710 [[Cavallo vapore|CV]] a 13.800 [[giri al minuto]].<ref name="Acerbi"/> Era collocato dietro il pilota, ma davanti l'asse posteriore, dunque come tutte le Formula 1 in posizione posteriore-centrale, in senso longitudinale.
[[File:Ferrari 036-2 engine side Museo Ferrari.jpg|thumb|Il motore Ferrari Tipo 036/2, una delle unità [[Motore V12|V12]] che equipaggiarono la F1-90 nel 1990.]]


== Presentazione ==
Anche se la cubatura era più o meno simile a quella degli altri motori, questo aveva 12 cilindri, dunque più di quelli Honda (V10), Renault (V10) e Ford (V8); in realtà a quel tempo, anche la [[Lamborghini]] realizzava motori V12 per la Formula 1, scarsamente prestanti. A livello di potenza massima, il motore Ferrari si piazzava tra il più potente Honda e il successivo Renault, mentre i Ford erano penalizzati da un'architettura sfavorevole. Il principale vantaggio del maggiore frazionamento è l'ottenimento di una maggiore superficie degli stantuffi, contemporaneamente a una riduzione delle masse in moto alterno; ciò si traduce nella possibilità di raggiungere regimi di rotazione potenzialmente superiori che portano a maggiori potenze massime. Il vantaggio potenziale delle architetture con minor frazionamento, con particolare riferimento ai V8 (un inferiore regime di coppia massima), si è storicamente dimostrato penalizzante nei confronti della maggiore potenza dei V10 e V12. Un altro vantaggio è legato alla perfetta equilibratura delle masse in movimento, mentre gli altri motori non essendo dinamicamente equilibrati dovevano fare ricorso a contralberi. L'assenza di questi dispositivi rendeva il motore della 641 F1 più leggero.
La 641 F1 venne svelata ufficialmente alla stampa specializzata il 2 febbraio 1990, a [[Maranello]], nella tradizionale cornice del reparto corse Ferrari. Oltre ai due piloti titolari [[Nigel Mansell]] e [[Alain Prost]], e al collaudatore [[Gianni Morbidelli]], presenziarono alla cerimonia anche il presidente della casa modenese, Piero Fusaro, il direttore sportivo della [[Scuderia Ferrari]], [[Cesare Fiorio]], e [[Luca Cordero di Montezemolo]] in rappresentanza del [[Gruppo Fiat]].
In controtendenza rispetto al passato, durante l'evento non furono resi disponibili dettagli tecnici di rilievo sulla nuova monoposto, tanto che, per la prima volta nella sua storia, la Ferrari non comunicò nemmeno i dati relativi alla potenza del [[motore V12]] — motivando ciò con l'ormai esasperata competitività raggiunta dalla [[Formula 1]] a cavallo degli anni 1980 e 1990, e con la volontà di non dare vantaggi alla diretta concorrenza. Al termine della presentazione, Mansell guidò la vettura in un breve ''vernissage'' sul [[circuito di Fiorano]].


== Carriera agonistica ==
Va poi segnalato l'impiego di materiali leggeri e resistenti al tempo stesso, come la [[lega leggera]] usata soprattutto per realizzare la [[testata (meccanica)|testata]], o ancora il [[titanio]] col quale vennero costruite le [[Valvola d'aspirazione|valvole d'aspirazione]]. Questo motore era ovviamente plurivalvole, e la Ferrari scelse di dotarlo di cinque valvole per cilindro, tre di aspirazione e due di scarico. La soluzione teoricamente può permettere un aumento del rendimento volumetrico del motore, tuttavia rende maggiormente difficoltoso il disegno delle camere di combustione a causa del maggiore affollamento e dell'interferenza tra i flussi durante le fasi di aspirazione e scarico; per tale ragione è stata in seguito accantonata. Era utilizzata una candela per cilindro che era montata al centro della [[camera di combustione]]. La [[distribuzione (meccanica)|distribuzione]] era a cascata di ingranaggi.
=== Test ===
Nel corso dei primi test stagionali precedenti l'inizio del nuovo campionato, pur essendo afflitta da problemi di natura varia riguardanti l'ancora acerba affidabilità, la F1-90 si dimostrò subito molto più veloce e competitiva rispetto al precedente modello; a fine febbraio, a poche settimane dal debutto nel mondiale, [[Alain Prost]] ottenne il nuovo record del giro sul tracciato dell'[[Circuito di Estoril|Estoril]], mostrando quindi come la Ferrari avesse notevolmente ridotto il gap che nella stagione precedente la separava da [[Williams F1|Williams]] e, soprattutto, [[McLaren]].


=== Stagione 1990 ===
Il V12 montato sulla 641 F1 verrà poi utilizzato come base per l'unità con cui equipaggiare la [[Ferrari F50]], ''supercar'' stradale prodotta nel 1995 per celebrare il cinquantenario della casa del Cavallino.<ref>{{cita web|lingua=en|url=http://www.classicandperformancecar.com/features/octane_features/289894/ferrari_f50.html|titolo=Ferrari F50|autore=Richard Heseltine|data=giugno 2013|urlarchivio=https://archive.is/20130825232231/http://www.classicandperformancecar.com/features/octane_features/289894/ferrari_f50.html|dataarchivio=25 agosto 2013|urlmorto=sì}}</ref>
[[File:Alain Prost, 1990 USA GP Phoenix.jpg|thumb|left|[[Alain Prost]] sulla 641 durante le prove del [[Gran Premio degli Stati Uniti d'America 1990|Gran Premio degli Stati Uniti 1990]]. Il francese ottenne cinque vittorie con la monoposto, riportando la Ferrari, dopo anni altalenanti, a competere per il titolo mondiale.]]


Portata in pista nel [[campionato mondiale di Formula 1 1990]] dal campione del mondo in carica [[Alain Prost]] e dal confermato [[Nigel Mansell]], soprattutto nella parte iniziale di stagione la 641 non si dimostrò molto affidabile, tanto che vi furono occasioni in cui i due piloti non andarono nemmeno a punti, come nella gara inaugurale degli [[Gran Premio degli Stati Uniti d'America 1990|Stati Uniti]]. Ciò nonostante, la prima vittoria arrivò con Prost già al [[Gran Premio del Brasile 1990|Gran Premio del Brasile]], alla seconda prova stagionale.
== Scheda tecnica ==
{{Auto-caratteristiche
|modello=Ferrari 641 F1
|immagine=Ferrari 641 MOMA.jpg
<!-- Configurazione -->
|carrozzeria=monoposto
|posizione motore=posteriore
|trazione=posteriore
<!-- Sezione dimensioni e pesi -->
|lunghezza=4460
|larghezza=2130
|altezza=1000
|interasse=2855
|carreggiata anteriore=1800
|carreggiata posteriore=1657
|altezzaminima=
|diametro sterzata=
|posti=1
|bagagliaio=
|peso a vuoto=
|peso in ordine di marcia=503
|peso rimorchiabile=
|serbatoio=220 l
<!-- Sezione meccanica -->
|tipomotore=Ferrari tipo 036 V12 65°
|distribuzione=4 alberi camme in testa, 5 valvole per cilindro
|alimentazione=Iniezione indiretta elettronica digitale Weber-Marelli con doppio iniettore
|cilindrata=3497,96
|potenza=680 CV
|coppia=
|accensione=elettronica Magneti Marelli statica
|impianto elettrico=
|frizione=3 dischi in carbonio
|cambio=Ferrari longitudinale a sbalzo, 7 marce+retromarcia, semiautomatico a gestione elettronica
<!-- Sezione telaistica -->
|telaio= monoscocca in fibra di carbonio e kevlar a nido d'ape
|sterzo=cremagliera
|sospensioneant=quadrilateri deformabili, 2 triangoli sovrapposti a sezione ellittica, molleggio a puntone o ''push rod''
|sospensionepost= quadrilateri deformabili, triangolo superiore, trapezio inferiore, molleggio a puntone o ''push rod''
|frenoant=a disco autoventilanti in carbonio
|frenopost=a disco autoventilanti in carbonio
|pneumatici=[[Goodyear]]
|cerchi=
<!-- Sezione prestazioni -->
|velocità=
|accelerazione=
|consumo=
|emissioni CO2=
|omologazione=
<!-- Sezione altro -->
|libera=
|liberadescr=
|libera1=
|liberadescr1=
|note=
|fonte= [http://www.ferrari.com/Italian/GT_Sport_Cars/Classiche/Tutti_i_modelli/Pages/F1-90.aspx ferrari.com]
}}


La versione aggiornata, denominata 641/2 (o F1-90-2), debuttò a [[Gran Premio di San Marino 1990|Imola]] soltanto con Mansell, ritiratosi per la rottura del motore, mentre per Prost venne deciso in via conservativa di utilizzare per l'ultima volta la vecchia 641, con la quale concluse al quarto posto. Sostanzialmente le due monoposto differiscono per alcuni dettagli aerodinamici, grazie ai quali la 641/2 è ben riconoscibile rispetto al modello precedente: venne abbandonato il muso squadrato in favore di un'appendice rotonda, inoltre l'attacco delle pance divenne sinuoso nella parte alta; entrambi i dettagli oggetto di modifica, fino a quel momento erano rimasti pressoché immutati dalla [[Ferrari 640 F1|640 F1]] della stagione 1989, così com'erano usciti dalla matita di [[John Barnard|Barnard]]. Furono apportate migliorie anche al comparto delle [[Sospensione (meccanica)|sospensioni]], nonché incrementata la potenza del motore e aumentata la capienza del [[serbatoio]].
== Presentazione ==
La 641 F1 venne svelata ufficialmente alla stampa specializzata il 2 febbraio 1990, a [[Maranello]], nella tradizionale cornice del reparto corse Ferrari. Oltre ai due piloti titolari [[Nigel Mansell]] e [[Alain Prost]], e al collaudatore [[Gianni Morbidelli]], presenziarono alla cerimonia anche il presidente della casa modenese, Piero Fusaro, il direttore sportivo della [[Scuderia Ferrari]], [[Cesare Fiorio]], e [[Luca Cordero di Montezemolo]] in rappresentanza del [[Gruppo Fiat]].<ref>{{cita news|url=http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,17/articleid,0894_01_1990_0028_0019_25563619/|titolo=La nuova Ferrari è top secret|pubblicazione=La Stampa|autore=Cristiano Chiavegato|data=3 febbraio 1990|p=19}}</ref>


Nella prima parte della stagione, la 641 fu afflitta da problemi di varia natura che ne limitarono la resa in gara, non permettendole di battagliare ad armi pari con le McLaren. Una volta risolti tali difetti di gioventù, la ritrovata competitività della vettura permise a Prost di centrare tre vittorie consecutive, dapprima con una spettacolare rimonta in [[Gran Premio del Messico 1990|Messico]] cui a corollario arrivò anche la prima doppietta, poi in [[Gran Premio di Francia 1990|Francia]] quando il transalpino regalò alla squadra la centesima vittoria nei Gran Premi,<ref name="Stampa"/> e infine in [[Gran Premio di Gran Bretagna 1990|Gran Bretagna]]; questa striscia vincente lo riportò in piena lotta per il titolo mondiale.
In controtendenza rispetto al passato, durante l'evento non furono resi disponibili dettagli tecnici di rilievo sulla nuova monoposto, tanto che, per la prima volta nella sua storia, la Ferrari non comunicò nemmeno i dati relativi alla potenza del [[motore V12]] — motivando ciò con l'ormai esasperata competitività raggiunta dalla [[Formula 1]] a cavallo degli anni 1980 e 1990, e con la volontà di non dare vantaggi alla diretta concorrenza. Al termine della presentazione, Mansell guidò la vettura in un breve ''vernissage'' sul [[circuito di Fiorano]].<ref name="Presentazione"/>


[[File:Nigel Mansell 1990 USA.jpg|thumb|Mansell ottenne il meglio dalla 641 in qualifica, siglando le tre [[pole position]] stagionali della Ferrari. La difficile convivenza tra il britannico e Prost arrivò all'apice in [[Gran Premio del Portogallo 1990|Portogallo]], quando l'unico successo dell'anno di Mansell privò il francese d'importanti punti nella corsa al titolo piloti.]]
== Test ==
Nel corso dei primi test stagionali precedenti l'inizio del nuovo campionato, pur essendo afflitta da problemi di natura varia riguardanti l'ancora acerba affidabilità,<ref>{{cita news|url=http://archiviostorico.unita.it/cgi-bin/highlightPdf.cgi?t=ebook&file=/archivio/uni_1990_02/19900217_0028.pdf|titolo=Ridata la patente a Senna|pubblicazione=l'Unità|autore=Giuliano Capecelatro|data=17 febbraio 1990|p=28|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160304084652/http://archiviostorico.unita.it/cgi-bin/highlightPdf.cgi?t=ebook&file=%2Farchivio%2Funi_1990_02%2F19900217_0028.pdf|dataarchivio=4 marzo 2016}}</ref> la F1-90 si dimostrò subito molto più veloce e competitiva rispetto al precedente modello; a fine febbraio, a poche settimane dal debutto nel mondiale, [[Alain Prost]] ottenne il nuovo record del giro sul tracciato dell'[[Circuito di Estoril|Estoril]], mostrando quindi come la Ferrari avesse notevolmente ridotto il ''gap'' che nella stagione precedente la separava da [[Williams F1|Williams]] e, soprattutto, [[McLaren]].<ref name="Estoril"/>


Per trionfare nuovamente, la 641/2 dovette attendere fino al Gran Premio del Portogallo, dove Nigel Mansell ottenne il gradino più alto del podio. Nonostante la vittoria della Rossa, in quell'occasione emersero tutte le frizioni del dualismo Prost-Mansell,<ref name="Acerbi"/> che a posteriori costò alla Ferrari il titolo piloti. La rivalità interna tra i due compagni di squadra raggiunse il culmine al via della prova lusitana, con i due ferraristi a monopolizzare la prima fila, quando il britannico che scattava dalla [[pole position]], con una mossa al limite, allo spegnimento dei semafori ostacolò il francese venendo quasi al contatto. Mansell vinse la gara ma la manovra nei confronti di Prost, che scivolò per questo al quinto posto prima di rimontare fino all'ultimo scalino del podio, costò al pilota francese la perdita di punti importanti in classifica in favore di Senna, che ne approfittò giungendo secondo.
== Carriera agonistica ==
=== Stagione 1990 ===
[[File:Alain Prost, 1990 USA GP Phoenix.jpg|thumb|left|[[Alain Prost]], nell'abitacolo della 641 F1, durante le qualifiche del primo Gran Premio della stagione 1990 a [[Gran Premio degli Stati Uniti d'America 1990|Phoenix]]. Il francese ottenne cinque vittorie con la monoposto, riportando la Ferrari, dopo anni altalenanti, a competere per il titolo mondiale.]]


Ad ogni modo, le acque si calmarono nella prova successiva, il [[Gran Premio di Spagna 1990|Gran Premio di Spagna]], dove la Scuderia ottenne l'ultima vittoria e l'ultima doppietta dell'anno, con Prost davanti a Mansell. Il francese fu in lotta per il titolo fino al penultimo appuntamento della stagione, in [[Gran Premio del Giappone 1990|Giappone]]: sul [[circuito di Suzuka]] — già teatro del convulso epilogo della [[Campionato mondiale di Formula 1 1989|stagione 1989]] tra i due allora compagni di squadra — si verificò il famoso speronamento di Senna nei confronti di Prost; con i due rivali appaiati in prima fila, il ferrarista era scattato meglio del brasiliano dalla seconda posizione in griglia e aveva guadagnato la testa della gara, ma alla prima curva venne volontariamente centrato dal brasiliano (memore di quanto accaduto a suo discapito, sullo stesso tracciato, [[Gran Premio del Giappone 1989|l'anno prima]]), costringendo entrambi al ritiro. La discutibile mossa tagliò matematicamente fuori dalla corsa al mondiale Prost e la Ferrari.<ref name="Stampa"/>
Portata in pista nel [[campionato mondiale di Formula 1 1990]] dall'iridato uscente [[Alain Prost]] (arrivato dalla [[McLaren]]) e dal confermato [[Nigel Mansell]], soprattutto nella parte iniziale di stagione la 641 F1 non si dimostrò molto affidabile, tanto che vi furono occasioni in cui i due piloti non andarono nemmeno a punti, come nella gara inaugurale degli [[Gran Premio degli Stati Uniti d'America 1990|Stati Uniti]]. Ciò nonostante, la prima vittoria arrivò con Prost già al [[Gran Premio del Brasile 1990|Gran Premio del Brasile]], alla seconda prova stagionale.


La stagione si chiuse per il Cavallino con entrambe le 641/2 a podio ad [[Gran Premio d'Australia 1990|Adelaide]], permettendo alla casa di Maranello di concludere al secondo posto entrambe le classifiche mondiali, piloti e costruttori.
La versione aggiornata, denominata 641/2 (o F1-90-2<ref name="Autosprint"/>), debuttò a [[Gran Premio di San Marino 1990|Imola]] soltanto con Mansell, ritiratosi per la rottura del motore, mentre per Prost venne deciso in via conservativa di utilizzare per l'ultima volta la vecchia 641, con la quale concluse al quarto posto. Sostanzialmente le due monoposto differiscono per alcuni dettagli aerodinamici, grazie ai quali la 641/2 è ben riconoscibile rispetto al modello precedente: venne abbandonato il muso squadrato in favore di un'appendice rotonda, inoltre l'attacco delle pance divenne sinuoso nella parte alta; entrambi i dettagli oggetto di modifica, fino a quel momento erano rimasti pressoché immutati dalla [[Ferrari 640 F1|640 F1]] della stagione 1989, così com'erano usciti dalla matita di [[John Barnard|Barnard]]. Furono apportate migliorie anche al comparto delle [[Sospensione (meccanica)|sospensioni]], nonché incrementata la potenza del motore<ref name="Autosprint"/> e aumentata la capienza del [[serbatoio]].<ref name="Ferrari"/>


La 641/2 si rivelò globalmente una delle monoposto Ferrari più competitive degli anni '90: a fine campionato, con i cinque successi di Prost e l'unica affermazione di Mansell, ottenne lo stesso numero di vittorie della [[McLaren MP4/5|McLaren MP4/5B]] iridata, ovvero sei, cosa che a Maranello non si verificava dai tempi della [[Ferrari 312 T4|312 T4]] del 1979;<ref>{{cita|Acerbi|p. 298}}</ref> tre furono invece le partenze al palo, tutte a opera del britannico, e quattro i [[Giro più veloce|giri veloci]], divisi in egual misura tra i due piloti.
Nella prima parte della stagione, la F1-90 fu afflitta da problemi di varia natura che ne limitarono la resa in gara, non permettendole di battagliare ad armi pari con le McLaren; in questa fase il maggiore rivale di Prost al titolo, [[Ayrton Senna]] su McLaren-Honda — [[Rivalità Prost-Senna|suo storico antagonista]] —, riuscì a guadagnare un buon margine sul francese. Una volta risolti tali difetti di gioventù, la ritrovata competitività della 641 F1 permise a Prost di centrare tre vittorie consecutive, dapprima con una spettacolare rimonta<ref name="Autosprint"/> in [[Gran Premio del Messico 1990|Messico]] cui a corollario arrivò anche la prima doppietta, poi in [[Gran Premio di Francia 1990|Francia]] quando il transalpino regalò alla squadra la centesima vittoria nei Gran Premi,<ref name="Stampa"/> e infine in [[Gran Premio di Gran Bretagna 1990|Gran Bretagna]]; questa striscia vincente lo riportò in piena lotta per il titolo mondiale.<ref name="Prost"/>
[[File:Nigel Mansell 1990 USA.jpg|thumb|Mansell ottenne il meglio dalla F1-90 in qualifica, siglando le tre ''[[pole position]]'' stagionali della Ferrari. La difficile convivenza tra il britannico e Prost arrivò all'apice in [[Gran Premio del Portogallo 1990|Portogallo]], quando l'unico successo dell'anno di Mansell privò il francese d'importanti punti nella corsa al titolo piloti.]]


La 641/2 fu contestualmente, per lungo tempo, l'ultima Rossa a conquistare un Gran Premio di F1, un digiuno spezzato solo nel 1994 dalla [[Ferrari 412 T1|412 T1B]],<ref>{{cita|Acerbi|p. 315}}</ref> nonché l'ultima vettura del Cavallino capace d'impegnarsi concretamente nella lotta al titolo fino alla realizzazione, nel 1997, della [[Ferrari F310B|F310B]].<ref>{{cita|Acerbi|p. 331}}</ref>
Per trionfare nuovamente, la F1-90-2 dovrà attendere quattro eventi, dopo i quali Nigel Mansell ottenne il gradino più alto all'[[Gran Premio del Portogallo 1990|Estoril]]. Nonostante la vittoria della Rossa, in quell'occasione emersero tutte le frizioni del dualismo Prost-Mansell,<ref name="Acerbi"/> che ''a posteriori'' costò alla Ferrari il possibile titolo piloti. La rivalità interna tra i due compagni di squadra raggiunse il culmine al via della prova lusitana, coi due ferraristi a monopolizzare la prima fila, quando il britannico che scattava dalla ''[[pole position]]'', con una mossa al limite, allo spegnimento dei semafori ostacolò il francese venendo quasi al contatto. Mansell vinse la gara ma la manovra nei confronti di Prost, che scivolò per questo al quinto posto prima di rimontare fino all'ultimo scalino del podio, costò al collega di box la perdita di punti importanti in classifica in favore di Senna, che ne approfittò giungendo secondo.<ref name="Ferrari"/>


== Risultati completi ==
Ad ogni modo, le acque si calmarono nella prova successiva, il [[Gran Premio di Spagna 1990|Gran Premio di Spagna]], dove la Scuderia ottenne l'ultima vittoria e l'ultima doppietta dell'anno, con Prost davanti a Mansell. Il francese, con la 641/2, riuscì a lottare per il titolo fino al penultimo appuntamento della stagione, in [[Gran Premio del Giappone 1990|Giappone]]: sul [[circuito di Suzuka]] — già teatro del convulso epilogo della [[Campionato mondiale di Formula 1 1989|stagione 1989]] tra i due allora compagni di squadra — si verificò il famoso speronamento di Senna nei confronti di Prost; coi due rivali appaiati in prima fila, il ferrarista era scattato meglio del brasiliano dalla seconda posizione in griglia e aveva guadagnato la testa della gara, ma alla prima curva venne volontariamente centrato dal brasiliano (memore di quanto accaduto a suo discapito, sullo stesso tracciato, [[Gran Premio del Giappone 1989|l'anno prima]]), costringendo entrambi al ritiro. La discutibile mossa tagliò matematicamente fuori dalla corsa al mondiale Prost e la Ferrari.<ref name="Stampa"/><ref name="Prost"/>
<br />{{RisF1Team|2|Anno=1990|Vettura=641<br/>641/2|Motore=[[Scuderia Ferrari|Ferrari]] 036|Gomme=Goodyear|P1=[[Alain Prost]]|A1=Rit|A2=1|A3=4|A4=Rit|A5=5|A6=''1''|A7=1|A8=1|A9=4|A10=Rit|A11=''2''|A12=2|A13=3|A14=1|A15=Rit|A16=3|P2=[[Nigel Mansell]]|B1=Rit|B2=4|B3=Rit|B4=Rit|B5=3|B6=2|B7='''''18'''''|B8='''''Rit'''''|B9=Rit|B10=17|B11=Rit|B12=4|B13='''1'''|B14=2|B15=Rit|B16=''2''|Punti=110|Pos=2}}

La stagione si chiuse per il Cavallino con entrambe le F1-90-2 a podio ad [[Gran Premio d'Australia 1990|Adelaide]], permettendo alla casa di Maranello di concludere al secondo posto entrambe le classifiche mondiali, piloti e costruttori.

La 641/2 si rivelò globalmente una delle monoposto Ferrari più competitive degli anni 1990: a fine campionato, coi cinque successi di Prost e l'unica affermazione di Mansell, ottenne lo stesso numero di vittorie della [[McLaren MP4/5|McLaren MP4/5B]] iridata, ovvero sei, cosa che a Maranello non si verificava dai tempi della [[Ferrari 312 T4|312 T4]] del 1979;<ref>{{cita|Acerbi|p. 298}}</ref> tre furono invece le partenze al palo, tutte a opera del britannico, e quattro i [[Giro più veloce|giri veloci]], divisi in egual misura tra i due piloti. L'auto fu contestualmente, per lungo tempo, l'ultima Rossa a conquistare un Gran Premio di F1, un digiuno spezzato solo nel 1994 dalla [[Ferrari 412 T1|412 T1B]],<ref>{{cita|Acerbi|p. 315}}</ref> nonché l'ultima vettura del Cavallino capace d'impegnarsi concretamente nella lotta al titolo fino alla realizzazione, nel 1997, della [[Ferrari F310B|F310B]].<ref>{{cita|Acerbi|p. 331}}</ref>

=== Risultati completi ===
{{RisF1Team|2|Anno=1990|Vettura=641 F1|Motore=[[Scuderia Ferrari|Ferrari]] Tipo 035/5<br />Ferrari Tipo 036|Gomme=Goodyear
|P1=[[Alain Prost|Prost]]|A1=Rit|A2=1|A3=4|A4=Rit|A5=5|A6=''1''|A7=1|A8=1|A9=4|A10=Rit|A11=''2''|A12=2|A13=3|A14=1|A15=Rit|A16=3|P2=[[Nigel Mansell|Mansell]]|B1=Rit|B2=4|B3=Rit|B4=Rit|B5=3|B6=2|B7='''''18'''''|B8='''''Rit'''''|B9=Rit|B10=17|B11=Rit|B12=4
|B13='''1'''|B14=2|B15=Rit|B16=''2''|Punti=110|Pos=2}}


== Note ==
== Note ==
=== Esplicative ===
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=== Bibliografiche ===
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== Altri progetti ==
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
== Collegamenti esterni ==
* {{Cita web|url=https://formula1.ferrari.com/it/f1-90-it/|titolo=Sito ufficiale della Scuderia Ferrari}}
* {{Cita web|url=https://formula1.ferrari.com/it/f1-90-it/|titolo=Ferrari 641 F1 (F1-90)}} Scheda tecnica
* {{Cita web|url=http://www.statsf1.com/en/ferrari-641.aspx|titolo=Statistiche della Ferrari 641 F1|lingua=en}}
* {{Cita web|url=http://www.statsf1.com/en/ferrari-641.aspx|titolo=Ferrari 641 F1 (F1-90)|lingua=en}} Statistiche


{{Scuderia Ferrari}}
{{Scuderia Ferrari}}

Versione delle 19:22, 7 gen 2019

Ferrari 641 F1
La 641/2 esposta al MoMA di New York
Descrizione generale
Costruttore Bandiera dell'Italia  Ferrari
Categoria Formula 1
Squadra Scuderia Ferrari
Progettata da Enrique Scalabroni
Steve Nichols
Sostituisce Ferrari 640 F1
Sostituita da Ferrari 642 F1
Descrizione tecnica
Meccanica
Telaio Monoscocca in fibra di carbonio
Motore Ferrari 036 3.5 V12
Trasmissione Ferrari semiautomatica a 7 rapporti
Dimensioni e pesi
Lunghezza 4460 mm
Larghezza 2130 mm
Altezza 1000 mm
Passo 2855 mm
Peso 503 kg
Altro
Carburante Agip
Pneumatici Goodyear
Risultati sportivi
Debutto Gran Premio degli Stati Uniti 1990
Piloti 1. Bandiera della Francia Alain Prost
2. Bandiera del Regno Unito Nigel Mansell
Palmares
Corse Vittorie Pole Giri veloci
16 6 3 4

La Ferrari 641 F1, chiamata anche F1-90, è una monoposto di Formula 1 realizzata dalla Scuderia Ferrari, che partecipò al campionato mondiale di Formula 1 1990.

Questo modello fu pilotato dal campione del mondo in carica, il francese Alain Prost, e dall'inglese Nigel Mansell; con tale monoposto la Ferrari ritornò a competere, con Prost, per il titolo mondiale dopo anni di digiuno, e sempre con il transalpino ottenne a Le Castellet la sua 100° vittoria nelle gare della massima serie. Durante la stagione la vettura venne sviluppata in una versione aggiornata, la 641/2.

Oltre che per la sua competitività, la vettura è ricordata per la bellezza e l'armoniosità delle sue forme, che ne hanno fatto una delle monoposto di F1 più apprezzate di sempre: la 641/2 è tuttora l'unica auto da competizione, e una delle sole sei automobili, entrate a far parte della collezione storica del Museum of Modern Art di New York.[1] Il modello usato da Prost nel Gran Premio del Giappone 1990 è stato battuto all'asta il 17 maggio 2009 per la cifra di 352 000 euro.[2]

Contesto

Il 14 agosto 1988 moriva Enzo Ferrari; proprio in quei giorni, la Ferrari metteva in pista una vettura laboratorio, la 639, modello sulla cui base verrà sviluppata la monoposto per la stagione 1989 di Formula 1, la 640 F1.

Le novità erano dovute in parte al cambio di regolamento, che con il ritorno dei motori aspirati e la conseguente abolizione dei motori turbo al termine della stagione 1988) permise al Cavallino di rispolverare la sua storica tradizione dei V12, e in parte allo sviluppo di un'innovazione che proprio la Ferrari aveva sperimentato per prima sul modello 312 T3 alla fine degli anni 1970 — e che il Drake teorizzò già durante la seconda guerra mondiale[3] —, ovvero un nuovo cambio al volante a selezione semiautomatica, o altrimenti detto elettroattuato:[4] questa soluzione interagiva col pilota, rendendo i tempi di cambiata più corti e di conseguenza la macchina più guidabile, visto che ora il conducente non era costretto a togliere le mani dallo sterzo.[5]

A causa di varie problematiche relative a peso, ingombri e tecnologia da utilizzare, il nuovo cambio semiautomatico non venne mai testato in corsa dalla Scuderia Ferrari prima del 1989; il suo reale potenziale venne però sfruttato appieno solamente dopo un ulteriore anno di sviluppo, in coincidenza con l'inizio della stagione 1990 e con la presentazione della nuova F1-90.[3]

Sviluppo

Raffronto tra la 640 F1 della stagione 1989 (a destra), e la nuova 641/2 del 1990 (a sinistra).

Il progetto venne iniziato nel 1989 da John Barnard, ex direttore tecnico della McLaren, il quale però lasciò il Cavallino prima della nuova stagione a causa di sopravvenuti dissidi col nuovo organigramma di Maranello, accasandosi alla Benetton; la 641 venne così portata a termine dal nuovo direttore tecnico Enrique Scalabroni assieme al nuovo arrivato Steve Nichols, quest'ultimo già all'opera sull'imbattibile McLaren MP4/4 del 1988, sotto la supervisione del direttore sportivo Cesare Fiorio.[6]

Vettura

La 641 riprendeva molte delle soluzioni già usate nel 1989 sulla 640, debitamente migliorate. L'arrivo sulla Rossa del campione del mondo in carica Alain Prost, il quale ottenne dalla scuderia italiana di avere piena voce in capitolo sullo sviluppo tecnico della vettura, contribuì a far compiere alla 641 quel salto di qualità, in termini di prestazioni, che risultò evidente in pista.

Aerodinamica

Alettone e diffusore posteriore della 641/2 esposta al Museo Ferrari

Le pance laterali, molto basse, avevano la tipica conformazione a "cassa di violino", dunque molto tondeggianti, le quali partivano dalle prese d'aria laterali, si allargavano fino a 3/4 vettura, e poi stringevano verso il retrotreno, creando la cosiddetta forma a "Coca-Cola" — dalla similitudine col collo delle bottiglie della celebre bevanda —, e terminavano sulla scatola del cambio.[6] Visivamente somigliava parecchio alla sua progenitrice 640 ma, rispetto a questa, le linee erano meno tese e più smussate; in particolare nel musetto di nuova concezione, e nelle prese d'aria laterali per il raffreddamento di motore e radiatori. Rimaneva più o meno invariata la presa d'aria del roll-bar.

Vista aerea della 641/2 di Nigel Mansell ai box di Jerez, nel corso del Gran Premio di Spagna 1990. Il corpo-vettura della monoposto, dalla linea sinuosa e tondeggiante, veniva ritenuto molto efficace aerodinamicamente.

Gli alettoni avevano dimensioni ridotte rispetto ai concorrenti (ad esempio l'ala posteriore della McLaren), ciò è indice di una migliore efficienza aerodinamica del corpo vettura, il quale da solo riusciva a fornire sufficiente deportanza e di conseguenza un'ottimale tenuta di strada.[5] Questa affermazione è ancora più vera se si va a osservare il profilo estrattore: anche in questo caso quello della Ferrari era più piccolo rispetto a quelli delle altre vetture, dunque la 641 sfruttava bene il fenomeno di effetto suolo grazie alla conformazione aerodinamica del corpo vettura.

Per il resto poteva contare sulle innovative sospensioni push rod — stabilmente in uso nel circus da lì in avanti —, e su di un telaio molto leggero.

Cambio

Il cambio semiautomatico a 7 rapporti era azionato dal pilota tramite due leve poste dietro il volante, una a destra e una a sinistra. Ogni volta che si premeva la leva destra si innestava una marcia superiore, mentre con la leva di sinistra si scalava. Sostanzialmente questo cambio era lo stesso della Ferrari 640, ma venne reso più affidabile.

Motore

La 641 era spinta dal V12 che, come il resto dell'auto, era derivato dalla 640. Il regolamento tecnico imponeva una cilindrata totale massima di 3500 cm³: gli ingegneri modenesi sfruttarono al massimo questa regola, realizzando un motore di 3497,96 cm³ che, in configurazione da qualifica, nel corso della stagione arrivò a sprigionare 710 CV a 13.800 giri al minuto.[6]

Il motore Ferrari Tipo 036/2, una delle unità V12 che equipaggiarono la F1-90 nel 1990.

A livello di potenza massima, il motore Ferrari si piazzava tra il più potente Honda e il successivo Renault, mentre i Ford erano penalizzati da un'architettura sfavorevole. Va poi segnalato l'impiego di materiali leggeri e resistenti al tempo stesso, come la lega leggera usata soprattutto per realizzare la testata, o ancora il titanio col quale vennero costruite le valvole d'aspirazione. La Ferrari scelse di dotarlo di cinque valvole per cilindro, tre di aspirazione e due di scarico. La soluzione teoricamente può permettere un aumento del rendimento volumetrico del motore, tuttavia rende maggiormente difficoltoso il disegno delle camere di combustione a causa del maggiore affollamento e dell'interferenza tra i flussi durante le fasi di aspirazione e scarico; per tale ragione è stata in seguito accantonata. Era utilizzata una candela per cilindro che era montata al centro della camera di combustione. La distribuzione era a cascata di ingranaggi.

Il V12 montato sulla 641 F1 verrà poi utilizzato come base per l'unità con cui equipaggiare la Ferrari F50, supercar stradale prodotta nel 1995 per celebrare il cinquantenario della casa del Cavallino.

Vista laterale della 641/2 esposta al MoMa

Presentazione

La 641 F1 venne svelata ufficialmente alla stampa specializzata il 2 febbraio 1990, a Maranello, nella tradizionale cornice del reparto corse Ferrari. Oltre ai due piloti titolari Nigel Mansell e Alain Prost, e al collaudatore Gianni Morbidelli, presenziarono alla cerimonia anche il presidente della casa modenese, Piero Fusaro, il direttore sportivo della Scuderia Ferrari, Cesare Fiorio, e Luca Cordero di Montezemolo in rappresentanza del Gruppo Fiat. In controtendenza rispetto al passato, durante l'evento non furono resi disponibili dettagli tecnici di rilievo sulla nuova monoposto, tanto che, per la prima volta nella sua storia, la Ferrari non comunicò nemmeno i dati relativi alla potenza del motore V12 — motivando ciò con l'ormai esasperata competitività raggiunta dalla Formula 1 a cavallo degli anni 1980 e 1990, e con la volontà di non dare vantaggi alla diretta concorrenza. Al termine della presentazione, Mansell guidò la vettura in un breve vernissage sul circuito di Fiorano.

Carriera agonistica

Test

Nel corso dei primi test stagionali precedenti l'inizio del nuovo campionato, pur essendo afflitta da problemi di natura varia riguardanti l'ancora acerba affidabilità, la F1-90 si dimostrò subito molto più veloce e competitiva rispetto al precedente modello; a fine febbraio, a poche settimane dal debutto nel mondiale, Alain Prost ottenne il nuovo record del giro sul tracciato dell'Estoril, mostrando quindi come la Ferrari avesse notevolmente ridotto il gap che nella stagione precedente la separava da Williams e, soprattutto, McLaren.

Stagione 1990

Alain Prost sulla 641 durante le prove del Gran Premio degli Stati Uniti 1990. Il francese ottenne cinque vittorie con la monoposto, riportando la Ferrari, dopo anni altalenanti, a competere per il titolo mondiale.

Portata in pista nel campionato mondiale di Formula 1 1990 dal campione del mondo in carica Alain Prost e dal confermato Nigel Mansell, soprattutto nella parte iniziale di stagione la 641 non si dimostrò molto affidabile, tanto che vi furono occasioni in cui i due piloti non andarono nemmeno a punti, come nella gara inaugurale degli Stati Uniti. Ciò nonostante, la prima vittoria arrivò con Prost già al Gran Premio del Brasile, alla seconda prova stagionale.

La versione aggiornata, denominata 641/2 (o F1-90-2), debuttò a Imola soltanto con Mansell, ritiratosi per la rottura del motore, mentre per Prost venne deciso in via conservativa di utilizzare per l'ultima volta la vecchia 641, con la quale concluse al quarto posto. Sostanzialmente le due monoposto differiscono per alcuni dettagli aerodinamici, grazie ai quali la 641/2 è ben riconoscibile rispetto al modello precedente: venne abbandonato il muso squadrato in favore di un'appendice rotonda, inoltre l'attacco delle pance divenne sinuoso nella parte alta; entrambi i dettagli oggetto di modifica, fino a quel momento erano rimasti pressoché immutati dalla 640 F1 della stagione 1989, così com'erano usciti dalla matita di Barnard. Furono apportate migliorie anche al comparto delle sospensioni, nonché incrementata la potenza del motore e aumentata la capienza del serbatoio.

Nella prima parte della stagione, la 641 fu afflitta da problemi di varia natura che ne limitarono la resa in gara, non permettendole di battagliare ad armi pari con le McLaren. Una volta risolti tali difetti di gioventù, la ritrovata competitività della vettura permise a Prost di centrare tre vittorie consecutive, dapprima con una spettacolare rimonta in Messico cui a corollario arrivò anche la prima doppietta, poi in Francia quando il transalpino regalò alla squadra la centesima vittoria nei Gran Premi,[5] e infine in Gran Bretagna; questa striscia vincente lo riportò in piena lotta per il titolo mondiale.

Mansell ottenne il meglio dalla 641 in qualifica, siglando le tre pole position stagionali della Ferrari. La difficile convivenza tra il britannico e Prost arrivò all'apice in Portogallo, quando l'unico successo dell'anno di Mansell privò il francese d'importanti punti nella corsa al titolo piloti.

Per trionfare nuovamente, la 641/2 dovette attendere fino al Gran Premio del Portogallo, dove Nigel Mansell ottenne il gradino più alto del podio. Nonostante la vittoria della Rossa, in quell'occasione emersero tutte le frizioni del dualismo Prost-Mansell,[6] che a posteriori costò alla Ferrari il titolo piloti. La rivalità interna tra i due compagni di squadra raggiunse il culmine al via della prova lusitana, con i due ferraristi a monopolizzare la prima fila, quando il britannico che scattava dalla pole position, con una mossa al limite, allo spegnimento dei semafori ostacolò il francese venendo quasi al contatto. Mansell vinse la gara ma la manovra nei confronti di Prost, che scivolò per questo al quinto posto prima di rimontare fino all'ultimo scalino del podio, costò al pilota francese la perdita di punti importanti in classifica in favore di Senna, che ne approfittò giungendo secondo.

Ad ogni modo, le acque si calmarono nella prova successiva, il Gran Premio di Spagna, dove la Scuderia ottenne l'ultima vittoria e l'ultima doppietta dell'anno, con Prost davanti a Mansell. Il francese fu in lotta per il titolo fino al penultimo appuntamento della stagione, in Giappone: sul circuito di Suzuka — già teatro del convulso epilogo della stagione 1989 tra i due allora compagni di squadra — si verificò il famoso speronamento di Senna nei confronti di Prost; con i due rivali appaiati in prima fila, il ferrarista era scattato meglio del brasiliano dalla seconda posizione in griglia e aveva guadagnato la testa della gara, ma alla prima curva venne volontariamente centrato dal brasiliano (memore di quanto accaduto a suo discapito, sullo stesso tracciato, l'anno prima), costringendo entrambi al ritiro. La discutibile mossa tagliò matematicamente fuori dalla corsa al mondiale Prost e la Ferrari.[5]

La stagione si chiuse per il Cavallino con entrambe le 641/2 a podio ad Adelaide, permettendo alla casa di Maranello di concludere al secondo posto entrambe le classifiche mondiali, piloti e costruttori.

La 641/2 si rivelò globalmente una delle monoposto Ferrari più competitive degli anni '90: a fine campionato, con i cinque successi di Prost e l'unica affermazione di Mansell, ottenne lo stesso numero di vittorie della McLaren MP4/5B iridata, ovvero sei, cosa che a Maranello non si verificava dai tempi della 312 T4 del 1979;[7] tre furono invece le partenze al palo, tutte a opera del britannico, e quattro i giri veloci, divisi in egual misura tra i due piloti.

La 641/2 fu contestualmente, per lungo tempo, l'ultima Rossa a conquistare un Gran Premio di F1, un digiuno spezzato solo nel 1994 dalla 412 T1B,[8] nonché l'ultima vettura del Cavallino capace d'impegnarsi concretamente nella lotta al titolo fino alla realizzazione, nel 1997, della F310B.[9]

Risultati completi


Anno Vettura Motore Gomme Piloti Punti Pos.
1990 641
641/2
Ferrari 036 G Alain Prost Rit 1 4 Rit 5 1 1 1 4 Rit 2 2 3 1 Rit 3 110
Nigel Mansell Rit 4 Rit Rit 3 2 18 Rit Rit 17 Rit 4 1 2 Rit 2

Note

  1. ^ (EN) Formula 1 Racing Car (641/2), su moma.org.
  2. ^ (EN) 1990 Ferrari 641/2 F1 Racing Car, su rmauctions.com.
  3. ^ a b Luca Ferrari, Il cambio semi automatico nacque da un'idea di Enzo Ferrari, su f1passion.it, 31 dicembre 2012 (archiviato dall'url originale il 2 luglio 2013).
  4. ^ Alan Prost: Il Professore, su autosprint.corrieredellosport.it, 20 maggio 2010 (archiviato dall'url originale il 2 aprile 2015).
  5. ^ a b c d Fenu, Chiavegato, Rogliatti, p. 26
  6. ^ a b c d Acerbi, p. 299
  7. ^ Acerbi, p. 298
  8. ^ Acerbi, p. 315
  9. ^ Acerbi, p. 331

Bibliografia

  • Michele Fenu, Cristiano Chiavegato e Gianni Rogliatti (a cura di), Le monoposto, in I cinquant'anni della Ferrari, monografia, Torino, La Stampa, 1997, SBN IT\ICCU\TO0\1751140.
  • Leonardo Acerbi, Il nuovo Tutto Ferrari, nuova edizione aggiornata, Vimodrone, Giorgio Nada Editore, 2008 [2004], ISBN 978-88-7911-436-3.

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