Diocesi di Cefalù

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Diocesi di Cefalù
Dioecesis Cephaludensis
Chiesa latina
Suffraganea dell'arcidiocesi di Palermo
Regione ecclesiasticaSicilia
 
Mappa della diocesi
Provincia ecclesiastica
Provincia ecclesiastica della diocesi
Collocazione geografica
Collocazione geografica della diocesi
 
VescovoGiuseppe Marciante
Vicario generaleGiuseppe Licciardi
Vescovi emeritiVincenzo Manzella
Presbiteri72, di cui 56 secolari e 16 regolari
1.568 battezzati per presbitero
Religiosi17 uomini, 53 donne
Diaconi10 permanenti
 
Abitanti115.800
Battezzati112.926 (97,5% del totale)
StatoItalia
Superficie1.718 km²
Parrocchie53 (6 vicariati)
 
ErezioneIX secolo
Ritoromano
CattedraleTrasfigurazione di Gesù
Santi patroniMaria Santissima di Gibilmanna
IndirizzoPiazza Duomo 10, 90015 Cefalù (PA), Italia
Sito webwww.diocesidicefalu.org
Dati dall'Annuario pontificio 2022 (ch · gc)
Chiesa cattolica in Italia
La cattedra episcopale
Particolare del portale del palazzo vescovile
Ingresso del seminario vescovile

La diocesi di Cefalù (in latino Dioecesis Cephaludensis) è una sede della Chiesa cattolica in Italia suffraganea dell'arcidiocesi di Palermo appartenente alla regione ecclesiastica Sicilia. Nel 2021 contava 112.926 battezzati su 115.800 abitanti. È retta dal vescovo Giuseppe Marciante.

Patrona della diocesi è Maria Santissima di Gibilmanna, venerata nel santuario di Gibilmanna.

Territorio[modifica | modifica wikitesto]

La diocesi comprende la città di Cefalù e i comuni di Alia, Alimena, Aliminusa, Blufi, Bompietro, Caltavuturo, Campofelice di Roccella, Castelbuono, Castellana Sicula, Collesano, Gangi, Geraci Siculo, Gratteri, Isnello, Lascari, Montemaggiore Belsito, Petralia Soprana, Petralia Sottana, Polizzi Generosa, Pollina, San Mauro Castelverde, Sclafani Bagni, Scillato e Valledolmo.

Sede vescovile è la città di Cefalù, dove si trova la cattedrale della Trasfigurazione.

Parrocchie[modifica | modifica wikitesto]

Il territorio è suddiviso in 53 parrocchie.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Cefalù fu già sede vescovile nel primo millennio, ma la data della sua erezione è incerta. In un elenco di episcopati siciliani dell'anno 680 compare il vescovo di Cefalù, insieme a quelli di Termini, Tindari, Malta e Lipari.[1] Nel marzo dell'866 compare nella Diatiposi (elenco bizantino di diocesi) come suffraganea dell'arcidiocesi di Siracusa. Si conosce un solo vescovo, Niceta, presente al Concilio di Costantinopoli dell'869-870. Durante la dominazione araba la diocesi di Cefalù fu soppressa, come tutte le strutture ecclesiastiche dell'isola.

La diocesi fu ripristinata il 4 settembre 1131 dall'antipapa Anacleto II su richiesta del re Ruggero II di Sicilia. Originariamente era suffraganea dell'arcidiocesi di Messina. L'anno precedente Ruggero aveva eletto vescovo il proprio vescovo Iocelmo, che però non ricevette l'approvazione della Santa Sede e non fu mai consacrato, così come i suoi immediati successori.

In origine il vescovo era lo stesso priore del capitolo, che seguiva la regola monastica. Il capitolo era stato eretto nel giugno dello stesso 1131 da Ruggero II, come filiazione del monastero dei canonici agostiniani del monastero calabrese di Santa Maria di Bagnara.

La diocesi aveva un vasto potere temporale grazie alle fondazioni feudali di Ruggero II nel 1145 e un notevole patrimonio terriero. Per alcuni secoli dalla creazione della diocesi convissero anche nella liturgia della cattedrale il rito latino e quello bizantino. Per quanto riguarda il rito latino, si sa che fu adottato il Librus Cantus Chori del monastero benedettino di San Gallo, già adottato dal monastero di Bagnara.

Il diritto di nomina dei vescovi, secondo il regime siciliano dell'Apostolica Legazia di Sicilia, spetta ai sovrani, con conferma da parte della Santa Sede: l'esercizio di questo diritto creò con il tempo alcuni contrasti, per cui alcuni vescovi eletti non furono confermati. In realtà i candidati erano scelti dal capitolo e successivamente nominati dal sovrano.

Bosone de Gorram fu il primo vescovo legittimo, approvato dalla Santa Sede nel 1157, terminato lo scisma di Anacleto II. Il 9 aprile 1171 l'erezione della diocesi fu confermata con la bolla Quoniam sicut rerum di papa Alessandro III.

All'inizio del XIII secolo nacque la prima opera caritativa della diocesi: un ospizio per i poveri.

Nel 1546 fu aperta una casa di cura per gli infermi, gestita dall'arciconfraternita della Santissima Annunziata.

Dopo il Concilio di Trento le tradizioni liturgiche proprie della diocesi dovettero cedere il passo all'omologazione al rito romano. Invece non fu recepita l'istituzione della parrocchia: le chiese della diocesi erano affidate a vicari curate, mentre il vescovo era l'unico parroco della diocesi. Questa organizzazione pastorale accentrata era diffusa in altre diocesi siciliane, ad esempio in quella di Catania. Si deve al vescovo Francesco Gonzaga l'istituzione nel 1588 del seminario diocesano.

L'epoca della Controriforma è segnata profondamente dall'arrivo di nuovi ordini religiosi: mentre i domenicani erano già presenti dal 1502, si stabilirono a Cefalù gli eremitani, i minori osservanti, i carmelitani e i mercedari. A Polizzi Generosa i carmelitani e i fatebenefratelli si aggiunsero al monastero domenicano fondato nel 1420 e alla casa dei cappuccini istituita nel 1538. Soprattutto si diffuse la famiglia francescana: i conventuali a Collesano, a Tusa, a Gratteri, a Isnello, a Santo Stefano di Camastra; i minori osservanti a Collesano, a Mistretta, a Castel di Lucio, a Caltavuturo; i cappuccini a Collesano, a Mistretta, a Pettineo, a Gibilmanna.

Nel 1635 sorse un'altra opera caritativa: un orfanotrofio per ragazze povere. Nel 1648 fu istituito un monte di pietà, dedicato a san Didaco, i cui proventi erano utilizzati per finanziare l'ospedale.

Il 22 settembre 1671 il capitolo della cattedrale fu secolarizzato con una bolla di papa Leone X.

Nel XVII secolo i vescovi iniziarono ad occuparsi della gestione di un Monte di prestiti, intitolato alle Anime sante del Purgatorio, ma più noto come Monte Costa. In epoca risorgimentale le autorità civili tenteranno di estromettere i vescovi dalla nomina degli amministratori e la controversia si risolverà solo nel 1905, quando i vescovi vedranno confermati i propri diritti.

La diocesi ebbe un lungo periodo di sede vacante tra il 1716 e il 1732, per la controversia sull'estinzione della Legazia apostolica che opponeva papa Clemente IX al re di Sicilia Carlo IV.

Verso la fine del secolo, durante l'episcopato di Gioacchino Castelli, i vescovi furono allontanati dalla gestione dell'ospedale, da allora riservata all'autorità civile e all'arciconfraternita dell'Annunziata.

Il 20 maggio 1844 entrò a far parte della provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Palermo in forza della bolla In suprema militantis Ecclesiae specula di papa Gregorio XVI. La stessa bolla stabilì per la diocesi ampie variazioni territoriali: Castel di Lucio, Mistretta, Motta d'Affermo, Pettineo, Reitano, Santo Stefano di Camastra, Tusa furono cedute alla diocesi di Patti, Cerda all'arcidiocesi di Palermo e Vallelunga Pratameno alla diocesi di Caltanissetta, mentre Castelbuono, Petralia Sottana, Petralia Soprana, Geraci Siculo, Gangi e San Mauro Castelverde furono aggregate alla diocesi.[2]

Nella seconda metà del XIX secolo la diocesi costituiva un'unica parrocchia e il vescovo era l'unico parroco. La diocesi riuscì a salvarsi dall'incameramento dei beni della mensa vescovile previsto dalla legge nº 3838 del 1867 dimostrando che il vescovo era appunto l'unico parroco della diocesi e che i beni erano quindi annessi alla cura d'anime.

Nell'ultimo ventennio del secolo nacquero le prime società operaie cattoliche, incrementate dopo l'enciclica Rerum Novarum del 1891. Il vescovo Gaetano d'Alessandro fu però poco interessato alla problematica sociale e mentre l'Opera dei Congressi aveva una lenta e incompleta diffusione, i lavoratori guardavano con insoddisfazione l'amministrazione delle opere sociali. Severo fu anche il successore di d'Alessandro, Anselmo Evangelista Sansoni, che guardava con sospetto tutte le associazioni laicali, anche quelle che si tenevano distanti dal temuto socialismo. Proprio questo timore però condusse alla diffusione di opere caritative tradizionali.

Il 2 febbraio 1987 è stato eretto l'Istituto superiore di scienze religiose Mariano Campo con decreto del vescovo Emanuele Catarinicchia, approvato definitivamente il 10 luglio 1993.

Cronotassi dei vescovi[modifica | modifica wikitesto]

Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.

Vescovi nati nella diocesi[modifica | modifica wikitesto]

Istituti di religiosi e di religiose[modifica | modifica wikitesto]

Statistiche[modifica | modifica wikitesto]

La diocesi nel 2021 su una popolazione di 115.800 persone contava 112.926 battezzati, corrispondenti al 97,5% del totale.

anno popolazione presbiteri diaconi religiosi parrocchie
battezzati totale % numero secolari regolari battezzati per presbitero uomini donne
1950 131.440 131.483 100,0 190 149 41 691 66 240 30
1956 135.906 135.950 100,0 187 150 37 726 60 240 34
1969 118.538 118.742 99,8 158 123 35 750 52 286 42
1978 115.000 116.000 99,1 126 96 30 912 47 235 47
1990 116.000 117.200 99,0 113 81 32 1.026 47 200 53
1999 114.000 115.130 99,0 104 79 25 1.096 34 130 53
2000 113.500 114.700 99,0 110 78 32 1.031 36 126 53
2001 113.356 114.200 99,3 99 78 21 1.145 28 137 53
2002 112.556 114.200 98,6 99 78 21 1.136 27 127 53
2003 112.500 114.000 98,7 98 77 21 1.147 27 127 53
2004 110.000 113.254 97,1 93 72 21 1.182 27 127 53
2006 111.200 113.250 98,2 98 73 25 1.134 2 32 112 53
2010 111.500 114.500 97,3 100 82 18 1.115 8 20 99 53
2013 111.700 114.200 97,8 100 70 30 1.117 8 33 65 53
2016 111.800 116.500 96,0 88 70 18 1.270 8 21 64 53
2019 111.200 115.800 96,0 75 60 15 1.482 8 17 53 53
2021 112.926 115.800 97,5 72 56 16 1.568 10 17 53 53

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Cosentino, p. 34.
  2. ^ (LAIT) Bolla In suprema, in Collezione degli atti emanati dopo la pubblicazione del Concordato dell'anno 1818, parte X, Napoli, 1847, pp. 122–14
  3. ^ a b Eletto dal capitolo della cattedrale, non approvato dalla Santa Sede.
  4. ^ Nominato dall'antipapa Giovanni XXIII.
  5. ^ Nominato dall'antipapa Benedetto XIII.
  6. ^ Nominato arcivescovo titolare di Cio.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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