Diocesi di Alesa

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Alesa
Sede vescovile titolare
Dioecesis Halæsina
Patriarcato di Costantinopoli
Sede titolare di Alesa
Il sito archeologico di Halaesa
Vescovo titolareJorge Esteban González
Istituita2018
StatoItalia
Diocesi soppressa di Alesa
Suffraganea diSiracusa
Erettacirca VII secolo
Ritobizantino
Soppressacirca X secolo
Dati dall'annuario pontificio
Sedi titolari cattoliche

La diocesi di Alesa è una sede soppressa della Sicilia bizantina, sottomessa al patriarcato di Costantinopoli. Dal 2018 è una sede titolare della Chiesa cattolica.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Halaesa, il cui sito archeologico si trova oggi nel comune di Tusa in provincia di Messina, sulla costa settentrionale della Sicilia, fu sede di un'antica diocesi, attestata dal VII al IX secolo.

Questa sede episcopale, della cui esistenza non vi è ancora unanimità fra gli studiosi, «verosimilmente non deve essere ascritta ad una sede urbana, quanto piuttosto ad un centro rurale funzionale al controllo ed alla gestione di un ampio territorio posto lungo la costa settentrionale della Sicilia che, fino ad allora, contava le sole diocesi di Palermo ad ovest e Tindari ed est. Non è un caso d'altra parte che fra il VI ed il VII secolo siano attestate per la prima volta anche le diocesi di Cefalù, Termini Imerese e Milazzo dislocate lungo il medesimo asse della via Valeria[1]

Con il nome greco di Άλέσης è documentata in cinque Notitiae Episcopatuum del patriarcato di Costantinopoli, nel IX, X e XII secolo, come suffraganea dell'arcidiocesi di Siracusa.[2]

A questa antica diocesi vengono attribuiti tre vescovi, due dei quali documentati da atti conciliari. Tra le sottoscrizioni del concilio lateranense celebrato a Roma da papa Martino I nel 649, figura anche Calunniosus Alesinus episcopus, il cui nome appare al 21º posto tra Barbato di Sutri e Pellegrino di Messina.[3]

Il secondo vescovo noto è Antonio, che prese parte al concilio di Costantinopoli dell'869-870, durante il quale fu condannato il patriarca Fozio e riconosciuto come unico patriarca Ignazio I.[4] Antonio è documentato solo nei verbali delle prime tre sessioni conciliari, come episcopus Alisii o Aliseos.[5]

Il terzo vescovo è conosciuto grazie ad un'antica epigrafe in greco, oggi non più esistente, ma copiata in due codici del XVI secolo[6]. L'epigrafe riporta il nome del vescovo Tobia in relazione alla fondazione di un edificio di cui sarebbe l'autore. Secondo i commenti redatti in occasione delle trascrizioni, l'epigrafe venne scoperta nell'area di Santa Maria dei Palazzi, dentro la cinta muraria dell'antica Halaesa, corrispondente probabilmente alla cattedrale della diocesi. Non esistendo più il testo originale, la datazione dell'epigrafe varia da autore ad autore, in un periodo compreso fra il VI e l'VIII secolo.[7]

Non si hanno più notizie della diocesi, che scomparve con l'abbandono della città forse in seguito al terremoto dell'856, o sicuramente con la conquista araba avvenuta probabilmente dopo la caduta di Siracusa nell'878.

Dal 2018 Alesa è annoverata tra le sedi vescovili titolari della Chiesa cattolica; dal 5 giugno 2020 il vescovo titolare è Jorge Esteban González, vescovo ausiliare di La Plata.

Cronotassi[modifica | modifica wikitesto]

Vescovi[modifica | modifica wikitesto]

Vescovi titolari[modifica | modifica wikitesto]

  • Jorge Esteban González, dal 5 giugno 2020

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Giuseppe Falzone, Vescovi e membri della gerarchia ecclesiastica in Sicilia attraverso la documentazione epigrafica, in «Acta XV Congressus internationalis archaeologiae christianae», Città del Vaticano 2013, pp. 1626-1627.
  2. ^ Jean Darrouzès, Notitiae episcopatuum Ecclesiae Constantinopolitanae. Texte critique, introduction et notes, Parigi 1981, indice p. 482, voce Alésis.
  3. ^ Concilium Lateranense a. 649 celebratum, ed. Rudolf Riedinger, Acta conciliorum oecumenicorum. Series Secunda. Volumen primum, Berlin 1984, p. 3. Calumniosus, Prosopographie der mittelbyzantinischen Zeit online (PmbZ), Berlin-Boston (2013), nº 1056.
  4. ^ Antonios, Prosopographie der mittelbyzantinischen Zeit online (PmbZ), Berlin-Boston (2013), nº 20477.
  5. ^ Giovanni Domenico Mansi, Sacrorum Conciliorum nova et amplissima collectio, vol. XVI, Venezia 1771, coll. 18, 37 e 44.
  6. ^ F. Caruso, Stato dell’arte e nuove osservazioni su Halaesa post-classica: trasformazioni del paesaggio urbano in una diocesi siciliana, in M. Costanzi (ed.), Halaesa, du site à la cité, de la cité au site, Supplementi a «Kokalos», 24, Fabrizio Serra,, su www.academia.edu. URL consultato il 20 marzo 2024.
  7. ^ Vittorio Giovanni Rizzone, Opus Christi edificabit. Stati e funzioni dei cristiani di Sicilia attraverso l'apporto dell'epigrafia (secoli IV-VI), Città Aperta Edizioni - Studio Teologico S. Paolo di Catania, Troina 2011, pp. 76 e 81. Pietri, Prosopographie de l'Italie chrétienne, II, p. 2208.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Paul Fridolin Kehr, Italia pontificia, 1975, vol. X, p. 367
  • J. Fraikin, v. Alesa, in «Dictionnaire d'histoire et de géographie ecclésiastiques», vol. II, Paris, 1914, col. 139
  • Anna Maria Prestianni Giallombardo, Un'inedita iscrizione tardo antica da Alesa e il problema dell'episcopato alesino, in «Hestiatis. Studi di tarda antichità offerti a S. Calderone», III, Messina, 1991, pp. 265-316
  • Charles Pietri, Luce Pietri (ed.), Prosopographie chrétienne du Bas-Empire. 2. Prosopographie de l'Italie chrétienne (313-604), École française de Rome, vol. II, Roma, 2000, vol II, p. 2208
  • Rosario Pollina, Spunti per la storia della diocesi di Halaesa nella tarda antichità, in SEIA 10-11 (2005-2006), pp. 61-65
  • Antonio Facella, Alesa Arconidea. Ricerche su un'antica città della Sicilia tirrenica, Pisa, 2006, pp. 303-307
  • Aurelio Burgio, Il paesaggio agrario nella Sicilia ellenistico-romana. Alesa e il suo territorio, Roma, 2008
  • Federico Caruso, Stato dell’arte e nuove osservazioni su Halaesa post-classica: trasformazioni del paesaggio urbano in una diocesi siciliana, in Michela Costanzi (ed.), Halaesa, du site à la cité, de la cité au site, Supplementi a «Kokalos», 24, Pisa-Roma, Fabrizio Serra, 2023, pp. 265-290.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]