Arcidiocesi di Catania

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Arcidiocesi di Catania
Archidioecesis Catanensis
Chiesa latina
Regione ecclesiasticaSicilia
 
Mappa della diocesi
Provincia ecclesiastica
Provincia ecclesiastica della diocesi
Collocazione geografica
Collocazione geografica della diocesi
Diocesi suffraganee
Acireale, Caltagirone
 
Arcivescovo metropolitaLuigi Renna
Vicario generaleSalvatore Genchi
Arcivescovi emeritiSalvatore Gristina
Presbiteri355, di cui 223 secolari e 132 regolari
2.045 battezzati per presbitero
Religiosi141 uomini, 114 donne
Diaconi64 permanenti
 
Abitanti732.140
Battezzati726.000 (99,2% del totale)
StatoItalia
Superficie1.333 km²
Parrocchie157
 
Erezionedibattuta tra il I secolo e il III secolo
Ritoromano
CattedraleSant'Agata
Santi patroniSant'Agata
IndirizzoVia Vittorio Emanuele II, 159, 95131 Catania
Sito webwww.diocesi.catania.it
Dati dall'Annuario pontificio 2022 (ch · gc)
Chiesa cattolica in Italia
Il palazzo del Seminario dei Chierici, sede del museo diocesano.
La basilica minore di Maria Santissima dell'Elemosina.
Giuseppe Benedetto Dusmet, arcivescovo di Catania dal 1867 a 1894, beatificato da papa Giovanni Paolo II nel 1988.

L'arcidiocesi di Catania (in latino Archidioecesis Catanensis) è una sede metropolitana della Chiesa cattolica in Italia appartenente alla regione ecclesiastica Sicilia. Nel 2021 contava 726.000 battezzati su 732.140 abitanti. È retta dall'arcivescovo Luigi Renna.

Territorio[modifica | modifica wikitesto]

L'arcidiocesi comprende la città di Catania e 25 comuni dell'omonima città metropolitana: Adrano, Belpasso, Biancavilla, Bronte, Camporotondo Etneo, Gravina di Catania, Maletto, Maniace, Mascalucia, Misterbianco, Motta Sant'Anastasia, Nicolosi, Paternò, Pedara, Ragalna, San Giovanni la Punta, San Gregorio di Catania, San Pietro Clarenza, Sant'Agata li Battiati, Santa Maria di Licodia, Santa Venerina (limitatamente al quartiere di Bongiardo), Trecastagni, Tremestieri Etneo, Viagrande, Zafferana Etnea

Sede arcivescovile è la città di Catania, dove si trova la basilica cattedrale di Sant'Agata.

Il territorio si estende su circa 1.333 km², suddiviso in 157 parrocchie, e una popolazione di oltre 700.000 abitanti.

Santuari diocesani e basiliche[modifica | modifica wikitesto]

Le singole voci sono elencate nella Categoria:Chiese dell'arcidiocesi di Catania.

Tra i santuari diocesani di maggiore rilievo per storia e devozione spiccano quello di Sant'Agata al Carcere a Catania; quelli mariani della Madonna dell'Elemosina a Biancavilla, della Madonna della Sciara a Mompileri e quello di Santa Maria di Ognina a Catania. Per i santi, si annovera quello dei Santi Alfio, Filadelfo e Cirino di Trecastagni.

Altri santuari sono, a Catania: San Francesco all'Immacolata e Santa Maria dell'Aiuto, nella quale è conservata una riproduzione della Santa Casa di Loreto.

Negli altri comuni dell'arcidiocesi: santuario della Madonna degli Ammalati di Misterbianco, santuario di Maria Ausiliatrice ad Adrano, santuario di Maria Santissima Annunziata a Bronte e a Pedara, santuario della Madonna della Consolazione a Mascalucia e a Paternò, santuario della Madonna Addolorata di Mascalucia, santuario della Madonna della Roccia a Belpasso, santuario Madonna della Ravanusa San Giovanni La Punta.

Oltre a queste chiese, nel territorio diocesano catanese sorgono anche le seguenti basiliche minori: Sant’Agata, Maria Santissima dell'Elemosina e Maria Santissima Annunziata al Carmine nella città di Catania, Santa Maria dell'Elemosina nel comune di Biancavilla, e Santa Caterina d'Alessandria nel comune di Pedara.

Provincia ecclesiastica[modifica | modifica wikitesto]

La provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Catania comprende due suffraganee:

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La nascita dell'Ecclesia Catanensis è dibattuta: la tradizione, di cui si hanno le prime testimonianze durante la dominazione bizantina, vuole che la diocesi di sia stata eretta nel I secolo da san Berillo, originario di Antiochia, inviato appositamente dall'apostolo Pietro[1] ad evangelizzare la città nell'anno 42; anche se allo stato attuale delle ricerche storiche e archeologiche, è possibile attestare la presenza di una comunità cristiana a Catania solo a partire dal III secolo. A metà circa del secolo, durante la persecuzione dell'imperatore Decio, è attestato il martirio di sant'Agata, patrona della città; e all'inizio del IV secolo, durante la persecuzione di Diocleziano, il martirio di sant'Euplio, diacono.

La storiografia recente ha acclarato la mancanza di prove storiografiche a suffragare un'erezione nel I secolo; tuttavia nulla porta ad escludere completamente la storicità della figura di Berillo, in un periodo però diverso da quello attestato dalla tradizione, ossia in un'epoca incerta fra III e IV secolo.[2]

I primi vescovi storicamente documentati comunque appartengono al VI secolo. Fortunato fu inviato nel 515 da papa Ormisda a Costantinopoli insieme ad Ennodio di Pavia come legati papali nel tentativo di ricomporre lo scisma acaciano. Elpidio e Leone sono invece menzionati negli epistolari dei papi Pelagio I (556-561) e Gregorio Magno (590-604). Altri vescovi catanesi presero parte ai concili ecumenici del primo millennio (Teodoro al concilio di Nicea del 787 e Eutimio al concilio di Costantinopoli dell'869-870), oppure a sinodi convocati a Roma dai papi (Giorgio nel 679 e Giuliano nel 680); di un buon numero di vescovi catanesi è stato scoperto il sigillo episcopale, databili tra VI e IX secolo, ossia i vescovi Magno, Giovanni, Costantino I, Costantino II e Antonio.

Come attestano le lettere dei papi del VI secolo, fino agli inizi del VII secolo la Sicilia non aveva sedi metropolitane e, benché sottomessa politicamente all'impero bizantino, dipendeva dal punto di vista ecclesiastico dal patriarcato di Roma: di fatto tutte le diocesi siciliane erano suffraganee della diocesi di Roma. Solo dalla prima metà dell'VIII secolo, in seguito alle controversie sull'iconoclastia, la Sicilia fu sottratta dall'imperatore Leone III Isaurico alla giurisdizione di Roma e sottomessa al patriarcato di Costantinopoli (circa 732). In questo contesto Catania assurse ad un ruolo di prestigio, tanto da essere elevata a sede metropolitana, senza suffraganee, così come attestano i sigilli dei metropoliti Costantino II e Antonio, e la Notitia Episcopatuum redatta all'epoca dell'imperatore Leone VI e databile all'inizio del X secolo.[3] Il primo metropolita fu forse Eutimio e «un riflesso dell'ascesa del prestigio della sede catanese presso la capitale dell'Impero è certamente il culto di Sant'Agata, in onore della quale viene eretta una chiesa a Costantinopoli».[4]

Nell'827 gli Arabi erano sbarcati a Marsala e in pochi decenni conquistarono tutta l'isola; la caduta di Taormina nel 902 portò poco dopo anche alla conquista di Catania; durante l'occupazione araba della Sicilia pochissime sono le informazioni sulla vita delle comunità cristiane e delle strutture ecclesiastiche; tuttavia al sinodo costantinopolitano del febbraio 997 era presente il metropolita catanese Leone.[5]

Nell'XI secolo i Normanni conquistarono la Sicilia e procedettero progressivamente alla restaurazione delle circoscrizioni ecclesiastiche. Catania venne riconquistata nel 1071 e, dopo l'incontro di Troina tra Ruggero e papa Urbano II (1088), il re normanno fondò nel 1091 l'abbazia benedettina di Sant'Agata. L'anno successivo, con bolla data in Anagni il 9 marzo, Urbano II istituì nuovamente la diocesi di Catania, nominando al contempo come primo vescovo Ansgerio, abate di Sant'Agata. Ruggero dotò la chiesa catanese di molti beni e privilegi, e investì il vescovo delle prerogative feudali, con ampi poteri sulla città, il territorio circostante ed il mare, con annesso il diritto di esercitare la giustizia; molti di questi diritti furono aboliti da Federico II nel XIII secolo.

La nuova cattedrale, edificata a fianco dell'abbazia di sant'Agata, fu inaugurata nel 1094; il 17 agosto 1126, secondo la tradizione, essa vide il rientro delle reliquie di sant'Agata, che nel 1040 il generale bizantino Giorgio Maniace aveva messo al sicuro trasferendole a Costantinopoli. Il 4 febbraio 1183 papa Lucio III assegnò Catania alla provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Monreale, decisione confermata da papa Clemente III il 29 ottobre 1188.

«Due istituzioni ecclesiastiche segnarono la vita della diocesi per diversi secoli».[6] La prima riguarda il capitolo dei canonici della cattedrale, che, fin dalla fondazione della diocesi, era costituito dai monaci benedettini della vicina abbazia di Sant'Agata. Il clero secolare, vistosi espropriato dagli uffici connessi al capitolo, ottenne da papa Eugenio IV nel 1446, l'erezione di un secondo capitolo cittadino, nella chiesa di Santa Maria dell'Elemosina. Non rari furono i conflitti fra i due capitoli, finché il vescovo Nicola Maria Caracciolo ottenne la soppressione del capitolo monastico, che fu secolarizzato[7] da papa Pio V nel 1568.

La seconda istituzione costituisce una particolarità della diocesi etnea. Fin dalla fondazione infatti l'intera diocesi era costituita da una sola parrocchia con sede nella cattedrale, ed il vescovo era l'unico parroco; tutti i preti con cura d'anime erano considerati vicari parrocchiali, con facoltà di amministrare i sacramenti. Questo unicum riuscì a superare anche la ventata riformatrice del concilio di Trento ed arrivare fino al XX secolo; le prime parrocchie furono canonicamente erette solo nel 1919 nei paesi della diocesi e nel 1944 nella città di Catania. Questa situazione tuttavia tornò a vantaggio dell'arcidiocesi, che riuscì a salvarsi dall'incameramento dei beni della mensa arcivescovile previsto dalle leggi eversive del 1867 dimostrando che l'arcivescovo era appunto l'unico parroco e che i beni erano quindi annessi alla cura d'anime.[8]

Gli eventi naturali hanno segnato profondamente la vita dell'arcidiocesi. Il terremoto del 1169, che causò la morte di 15.000 persone, uccise anche il vescovo Giovanni Aiello e decine di monaci, che si trovavano all'interno della cattedrale per la celebrazione dei vespri. Le eruzioni dell'Etna hanno periodicamente distrutto molti beni ecclesiastici, e in alcuni casi anche la città episcopale con la colata lavica che raggiunse il mare (nel 1381 e nel 1669). In seguito al terremoto del 1693, l'intera città fu ricostruita e un aiuto notevole arrivò dal vescovo Andrea Riggio e da tutto il clero.

Nella seconda metà del XVI secolo vescovi zelanti operarono per l'attuazione dei decreti del concilio tridentino. Il vescovo Caracciolo convocò il primo sinodo diocesano nel 1565; altri sinodi riformatori furono convocati nel 1622 e nel 1668.[9] Nel 1572 il vescovo Antonio Faraone istituì a Catania il primo seminario siciliano[10][11]. Nel Settecento il vescovo Salvatore Ventimiglia pubblicò un catechismo in siciliano che fu utilizzato fino all'avvento di quello di papa Pio X; e fece installare una tipografia in seminario dove furono stampati il Nuovo Testamento in greco e diverse opere di classici latini e greci.

Nella prima metà dell'Ottocento il territorio della diocesi, che era rimasto immutato dai tempi dei Normanni, fu smembrato a vantaggio dell'erezione della diocesi di Caltagirone nel 1816, delle diocesi di Nicosia e di Piazza Armerina nel 1817, e della diocesi di Acireale nel 1844. Inoltre, altre modifiche territoriali eseguite nel 1844, portarono alla cessione di cinque comuni alle diocesi di Caltagirone e di Nicosia, e all'acquisizione dei comuni di Bronte e Maletto dalla medesima diocesi di Nicosia. Come compenso per la perdita di molti territori, il 4 settembre 1859 papa Pio IX elevò Catania al rango di arcidiocesi immediatamente soggetta alla Santa Sede, concedendo agli arcivescovi il privilegio del pallio, revocato da papa Paolo VI nel 1978.[12]

Nel 1861 per la morte di mons. Felice Regano l'arcidiocesi di Catania fu lungamente sede vacante, anche per i tentativi del governo liberale di intervenire nella nomina dei vescovi, che era soggetta all'exequatur e alla pretesa di subentrare nel regio patronato ai precedenti monarchi, ossia di godere del diritto di presentazione dei vescovi. Nel 1865 il governo propose in colloqui informali di promuovere alla sede di Catania Ludovico Ideo, vescovo di Lipari, considerato «sinceramente devoto al governo». Successivamente il governo propose il trasferimento di Giulio Arrigoni, arcivescovo di Lucca, che la Santa Sede rifiutò perché nel passato vescovi non siciliani avevano ricevuto nell'isola scarso accoglimento. Finalmente il governo espresse il suo consenso alla nomina di Giuseppe Benedetto Dusmet (1867-1894), ultimo abate-vescovo catanese, beatificato da papa Giovanni Paolo II nel 1988. [13] Il successore Giuseppe Francica Nava (1895-1928) dette alla pastorale della diocesi un'impronta più marcatamente sociale.

Il territorio della contea di Mascali, possedimento della mensa vescovile di Catania a seguito di una donazione di Ruggero II di Sicilia nel 1124, grazie a una serie di privilegi devoluti a partire dal 1540 dall'imperatore Carlo V, tra i quali la concessione del mero et mixto imperio, tutti i successori del vescovo Caracciolo si assunsero il titolo di Comes Maschalarum[14]. I vescovi di Catania fino al Concilio Vaticano II[15] si fregiarono del titolo comitale.

Lo stesso argomento in dettaglio: Contea di Mascali.

Dal 6 al 16 settembre 1959 Catania ospitò il XVI Congresso eucaristico nazionale italiano, a cui intervenne come legato pontificio il cardinale Marcello Mimmi.

Nel novembre 1994 l'arcidiocesi ha ricevuto la visita pastorale di papa Giovanni Paolo II.

Il 2 dicembre 2000 l'arcidiocesi è stata elevata al rango di sede metropolitana, con due diocesi suffraganee: Acireale e Caltagirone.

Cronotassi dei vescovi[modifica | modifica wikitesto]

Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.

Il monumento sepolcrale del vescovo Andrea Riggio, patriarca titolare Costantinopoli, nella cappella di sant'Agata della Cattedrale di Catania (XVIII secolo)

Santi[modifica | modifica wikitesto]

Santa patrona[modifica | modifica wikitesto]

Busto argenteo contenente le reliquie di Sant'Agata. È conservato nel duomo di Catania.

Santi e beati legati all'arcidiocesi[modifica | modifica wikitesto]

Vescovi oriundi dell'arcidiocesi[modifica | modifica wikitesto]

Viventi[modifica | modifica wikitesto]

Deceduti[modifica | modifica wikitesto]

Statistiche[modifica | modifica wikitesto]

L'arcidiocesi nel 2021 su una popolazione di 732.140 persone contava 726.000 battezzati, corrispondenti al 99,2% del totale.

anno popolazione presbiteri diaconi religiosi parrocchie
battezzati totale % numero secolari regolari battezzati per presbitero uomini donne
1949 445.000 450.000 98,9 493 311 182 902 303 911 83
1959 547.000 555.100 98,5 512 300 212 1.068 433 1.311 111
1969 ? 625.379 ? 542 309 233 ? 444 1.342 123
1980 668.803 672.953 99,4 527 275 252 1.269 335 1.172 143
1990 700.000 725.370 96,5 481 249 232 1.455 295 1.021 148
1999 695.000 720.198 96,5 463 259 204 1.501 19 243 838 152
2000 716.000 731.056 97,9 415 264 151 1.725 20 184 573 152
2001 716.000 731.056 97,9 418 267 151 1.712 20 184 573 152
2002 695.000 709.682 97,9 456 273 183 1.524 32 215 631 152
2003 695.000 703.946 98,7 450 274 176 1.544 34 223 658 153
2004 724.332 733.656 98,7 425 266 159 1.704 35 202 709 154
2006 724.886 734.218 98,7 400 259 141 1.812 34 176 991 155
2013 737.000 746.999 98,7 336 237 99 2.193 41 109 379 157
2016 736.700 746.549 98,7 346 228 118 2.129 55 134 358 157
2019 742.400 748.736 99,2 366 234 132 2.028 62 143 249 157
2021 726.000 732.140 99,2 355 223 132 2.045 64 141 114 157

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ È probabile che l'apostolo sia passato da Catania nella sua risalita verso Roma, tuttavia è impossibile sapere si vi abbia predicato. Gli Atti degli Apostoli (28,12) attestano infatti che nel suo viaggio verso Roma, l'apostolo Paolo di Tarso, nell'anno 61, approdò a Siracusa e vi rimase tre giorni. Catania, assieme a Syracusæ e Thermæ (Sciacca), era stata elevata da Augusto nel 21 a.C. al rango di colonie romane. Queste erano le tre città più importanti della Sicilia romana, come dimostra la precoce diffusione del Cristianesimo.
  2. ^ Antonino Blandini, San Berillo, Protoepiscopo di Catania, sito web della cattedrale.
  3. ^ (ELFR) Jean Darrouzès, Notitiae episcopatuum Ecclesiae Constantinopolitanae. Texte critique, introduction et notes, Paris, 1981, p. 286, nº 653.
  4. ^ Rizzone, op. cit., p. 386.
  5. ^ Non è chiaro se fosse un vescovo residenziale o se semplicemente titolare.
  6. ^ Fal sito Beweb.
  7. ^ Ossia assegnato al clero secolare.
  8. ^ Maurilio Guasco, Storia del clero in Italia dall'Ottocento a oggi, Bari 1997, pp. 92-93
  9. ^ L'unico sinodo indetto, dopo quelli "tridentini", fu celebrato solo nel 1918.
  10. ^ Negli atti conservati nell'Archivio storico del seminario si legge che il seminario di Catania "si stabilì a 18 aprile 15^ indizione 1572, bensì si cominciò a pratticare di fermo dall'anno 1569".
  11. ^ G. Zito - C. Scalia, Fonti per la storia della diocesi di Catania: l'Archivio storico del Seminario, in Synaxis 1 (1983) pp. 295-313.
  12. ^ Il pallio fu revocato perché Catania non era una sede metropolitana; oggi, dopo la decisione del 2 dicembre 2000, gli arcivescovi metropoliti di Catania indossano regolarmente il pallio.
  13. ^ Gaetano Zito, L'arcivescovo Guarino, la Santa Sede e le Chiese di Sicilia. Nomine vescovili tra regio patronato ed exequatur, in Il cardinale Giuseppe Guarino e il suo tempo. Chiesa, movimenti, istituzioni civili nella Sicilia di fine Ottocento, a cura di Cesare Megazzù e Giovan Giuseppe Mellusi, Atti del Convegno di studi, Messina 16-17 marzo 2012, Messina, 2013, pp. 257-258, 269, ISBN 978-88-87617-56-6
  14. ^ Sebastiano Fresta, NICOLA MARIA CARACCIOLO VESCOVO DI CATANIA E CONTE DI MASCALI (1537-1568) (PDF), Accademia degli Zelanti.
  15. ^ Giarrestory, su giarrestory.altervista.org. URL consultato l'8 gennaio 2022.
  16. ^ «La tradizione ha identificato il primo vescovo con un certo Berillo, del quale si afferma che nel 42 sia stato ordinato vescovo ad Antiochia da Pietro e da questi appositamente inviato ad evangelizzare Catania. Di lui si fa menzione come protovescovo catanese nella vita di Leone il Taumaturgo dell'VIII secolo, nella Vita di Pancrazio di Taormina, in due testi liturgici del IX secolo (Canoni attribuiti a Teofane Siciliano e a Giuseppe Innografo) che lo esaltavano come primo vescovo petrino. È ormai acquisito che la datazione di Berillo non è sostenibile: sia per la cronologia più accreditata della vita di S. Pietro, sia per le difficoltà interne alla comunità apostolica in merito all'apertura ai pagani. La tradizione su Berillo, di conseguenza, è priva di certezza e si presenta come una ricostruzione agiografica redatta nella Catania di fine sec. VIII e inizio sec. IX, quando ormai la città era pienamente soggetta al patriarcato di Costantinopoli e mirava accreditare, presso le Chiese d'Oriente, la fondazione apostolica della sua Chiesa per ottenere l'elevazione a sede arcivescovile e metropolitana. Tuttavia, alla luce di quanto accaduto per Marciano di Siracusa, storicamente attestato ma non come vescovo ordinato anche lui da Pietro ad Antiochia bensì in un tempo successivo a quello sancito dalla tradizione, e cioè almeno tra il sec. III e il sec. IV, potrebbe non escludersi del tutto la storicità di Berillo.» Testo di Gaetano Zito, Storia delle Chiese di Sicilia, p. 357, citato da Antonino Blandini.
  17. ^ Sicilia - Santi e Beati siciliani. San Attalo Vescovo di Catania, su grifasi-sicilia.com. URL consultato il 2 maggio 2021.
  18. ^ a b I vescovi Severo (meglio di Everio) e Severino, menzionati nelle cronotassi tradizionali come secondo e quarto tra i vescovi di Catania, non sono documentati storicamente, ma sono noti grazie a testi agiografici dell'VIII-IX secolo; secondo Lanzoni «potrebbero essere una retroproiezione del santo vescovo Severus il cui episcopato si colloca agli inizi del IX secolo» (Rizzone, p. 378).
  19. ^ Questo santo è menzionato in alcuni manoscritti del martirologio romano il 12 settembre assieme a sant'Euplio.
  20. ^ Nelle cronotassi tradizionali a Severino succede Donnino, che avrebbe partecipato al concilio di Efeso del 431; in realtà nessun vescovo siciliano prese parte a quel concilio e Donnino era vescovo di Cotieo in Frigia. Per lo stesso motivo è da escludere il vescovo Paolo, che prese parte al concilio di Calcedonia nel 451, e che alcuni autori attribuiscono a Catania; in realtà fu vescovo di Cantano nell'isola di Creta. Lanzoni, Le diocesi d'Italia..., p. 629.
  21. ^ L'esistenza di questo Elpidio II non è dimostrata, e si basa su un passaggio di una lettera di papa Gregorio I al vescovo Leone, che, correttamente interpretato, non fa di Elpidio l'immediato predecessore di Leone; questo ha portato alcuni autori a prolungare l'episcopato di Elpidio I fino al 590 o a ipotizzare l'esistenza di un Elpidio II. Rizzone, op. cit., pp. 378-379.
  22. ^ Il nome di Iovino appare in una lettera di papa Gregorio I del 598, ma da nessuna parte è detto che fosse vescovo; di lui si dice che era vir illustris catanensis.
  23. ^ a b c d e Vescovo noto per la scoperta del suo sigillo vescovile.
  24. ^ Nelle cronotassi tradizionali, un vescovo catanese di nome Giovanni avrebbe partecipato al concilio lateranense del 649; in realtà la lezione esatta è Ioannes Carinensis, confermata dal testo greco degli atti. Rizzone, op. cit., p. 379.
  25. ^ Detto il Confessore
  26. ^ Santo dell'epoca iconoclasta. Secondo il Lancia di Brolo questo santo non fu siciliano e non subì il martirio nell'VIII secolo; lo ha perciò escluso dalla cronotassi catanese. Vedi Storia della Chiesa in Sicilia, Palermo 1884, II, pp. 207-215.
  27. ^ Presunto vescovo, le cui pochissime informazioni sono tratte dalla vita del suo successore san Leone II.
  28. ^ Detto il Taumaturgo
  29. ^ La biografia romanzata di questo santo mette in dubbio la sua storicità e l'epoca in cui ha vissuto; potrebbe aver vissuto all'epoca degli imperatori Leone III e Costantino V (717-741), oppure Leone IV e Costantino VI (775-797). Secondo A. Acconcia Longo si tratta dello stesso vescovo Leone vissuto ai tempi di papa Gregorio I (I vescovi nell'agiografia italo-greca. Il contributo dell'agiografia alla storia delle diocesi italogreche, in A. Jacob - J.-M. Martin - G. Noyé (ed.), Histoire et culture dans l'Italie Byzantine: Acquis et Nouvelles Recherches, Roma 2006, pp. 133-136).
  30. ^ Questo vescovo è noto solo per la sua presenza nei menologi greci.
  31. ^ Vescovo noto per la scoperta del suo sigillo vescovile. Vittorio G. Rizzone, Addenda et corrigenda a «Opus Christi edificabit. Stati e funzioni dei cristiani di Sicilia attraverso l'apporto dell'epigrafia», in Synaxis 24/1 (2016), p. 67.
  32. ^ a b Giuseppe Rasà Napoli, Guida - e breve illustrazione delle chiese di Catania e sobborghi, a cura di Lucio Cammarata, Catania, Tringale editore, 1984 [1900], pp. 470-474.
  33. ^ Sul turbolento periodo fra il 1170 e il 1290, vedere Kamp (Kirche und Monarchie...) e Niese (Il Vescovado di Catania...).
  34. ^ Il Leone III di Ravenna, attestato da antichi cataloghi tra il 1180 e il 1188 ma senza indicazione di una fonte di riferimento, è, secondo Kamp, da escludere dalla cronotassi catanese.
  35. ^ Nel mese di aprile 1233 la sede era certamente vacante. Heinrich venne eletto vescovo di Bamberga nel 1242.
  36. ^ Non poté mai prendere possesso della sede catanese e non fu mai consacrato.
  37. ^ Agostino Paravicini Bagliani, Un ignoto vescovo di Catania nel Duecento: Angelo ‘de Abrusca’ (1267-1272), in Rivista di storia della Chiesa in Italia, XXXV, 1981.
  38. ^ Gaetano Zito, Chiesa e società in Sicilia: i secoli XII-XVI : atti del II Convegno internazionale : organizzato dall'arcidiocesi di Catania : 25-27 novembre 1993, Società editrice internazionale, 1995, ISBN 978-88-05-05550-0. URL consultato il 7 febbraio 2023.
  39. ^ Nel 1262 viveva ancora a Roma; quando gli Angioini presero la città, si recò finalmente a Catania, dalla quale però dovette fuggire dopo i vespri siciliani. Niese, Il Vescovado di Catania..., p. 98.
    Contro il legittimo vescovo Angelo, gli Aragonesi imposero sulla sede catanese una serie di vescovi illegittimi: Giacomo (1282-1283), Ugo (1291), Nicolò Romano (1293), Andrea (1296).
  40. ^ STEFANESCHI, Gentile in "Dizionario Biografico", su www.treccani.it. URL consultato il 7 febbraio 2023.
  41. ^ Anche Leonardo de Flisco.
  42. ^ Vescovo eletto, non è mai stato confermato da Giovanni XXII.
  43. ^ Assente in alcune fonti (Gams), in altre fonti indicato come Niccolò Grilli
  44. ^ Francesco Ferrara, Storia di Catania, L.Dato., 1829. URL consultato il 7 febbraio 2023.
  45. ^ Nicoletta Grisanti, Francescanesimo e cultura nella Provincia di Catania: atti del convegno di studio (Catania 21-22 dicembre 2007), Officina di Studi Medievali, 2008, ISBN 978-88-88615-88-2. URL consultato il 7 febbraio 2023.
  46. ^ Tra Geraldo Oddone, patriarca titolare di Antiochia, a Juan de Luna, Gams inserisce un vescovo di nome Pietro (1350-1355), assente in Eubel.
  47. ^ Biagio Aldimari, Memorie historiche di diverse famiglie nobili, così Napoletane come Forastiere ..., Napoli, Stamperia di Giacomo Raillard, 1691, p. 367. URL consultato il 17 gennaio 2019.
  48. ^ Marinella Venera Sciuto, La crisi del Papato nella Storia dei Papi di Ludwig von Pastor (PDF), su archivia.unict.it.
  49. ^ Osservazioni sopra la storia di Catania cavate dalla storia generale di Sicilia del cavaliere Vincenzo Cordaro Clarenza, Salvatore Riggio, 1833. URL consultato il 9 gennaio 2022.
  50. ^ Gams menziona il vescovo Francesco Garsias (1492-1495), che secondo Eubel deve essere eliminato dalla cronotassi di Catania.
  51. ^ Secondo Eubel, a Francesco De Sprats succedette García de Quijada, vescovo di Guadix; questa nomina per motivi non chiari non ebbe effetto e García de Quijada ritornò alla sede di origine.
  52. ^ Carmelo Sciuto-Patti, Cronaca sacra catanese dei sec. XVI e XVIII, Galatola, 1885. URL consultato il 9 gennaio 2022.
  53. ^ a b Eubel, Hierarchia catholica, vol. III, p. 159.
  54. ^ I canonici della Cattedrale di Catania rivendicavano il diritto di designazione del vescovo anche se, con altrettanta caparbietà, papa e re (titolare della Legazia Apostolica di Sicilia) spesso non tenevano conto di tale scelta, finendo con l'accordarsi su altri nomi. Questi ultimi, però, al fine di ricevere regolarmente le rendite della mensa vescovile dover affrontare interminabili cause, affidavano all'eletto locale un posto di rilievo nella curia, spesso quello di vicario. Morto Pau, il Capitolo di Sant'Agata propose quale successore Tommaso Guerrera, ma per volere di Carlo V venne consacrato il cardinale Matteo Schiner.
  55. ^ prof. Francesco Ferrara, Storia di Catania sino alla fine del secolo XVIII: con la descrizione degli antichi monumenti ancora esistenti, e dello stato presente della città, dedicato a: "Giuseppe Alvaro, signore di Paternò, principe Manganelli, intendente della Valle di Catania", Catania, Lorenzo Dato (tipografo), 1829, OCLC 1051090624. URL consultato il 13 maggio 2022 (archiviato il 17 giugno 2019).
  56. ^ Nominato vescovo di Catania, morì prima di prendere possesso della diocesi, nella quale gli succedette il fratello Giandomenico Rebiba, l'anno seguente.
  57. ^ Tra Ottavio Branciforte e Marco Antonio Gussio, Gams inserisce il vescovo Martín de León Cárdenas; secondo Eubel, negli archivi vaticani non esiste alcuna nomina di questo vescovo per Catania.
  58. ^ Espulso dalla Sicilia nel 1713, visse a Roma, e venne nominato patriarca di Costantinopoli il 13 gennaio 1716, pur mantenendo la cattedra etnea.
  59. ^ Il 16 dicembre 1771 nominato arcivescovo titolare di Nicomedia.
  60. ^ Il 16 marzo 1818 nominato arcivescovo titolare di Melitene.
  61. ^ Chiesa cattolica, Martirologio romano corretto, e pubblicato per ordine della fel. mem. di papa Gregorio 13. Tradotto in italiano, et in questa vltima impressione aggiuntoui di nuouo tutti i santi canonizati sino al presente giorno ... E d'ordine della santità di nostro signore papa Vrbano 8. nuouamente reuisto, & corretto ..., nella Stamperia della Reu. Cam. Apost., 1636. URL consultato l'8 gennaio 2022.
  62. ^ Sicilia - Santi e Beati Siciliani di ogni tempo nati in Sicilia, su grifasi-sicilia.com. URL consultato il 2 maggio 2021.
  63. ^ Martyrologium Hieronymianum.
  64. ^ Santi, beati e testimoni - Dizionario dei nomi, su santiebeati.it. URL consultato il 2 maggio 2021.
  65. ^ ATANASIO, santo in "Dizionario Biografico", su www.treccani.it. URL consultato l'8 febbraio 2023.

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