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Lanfranco Caretti è un critico letterario italiano, nato a Ferrara nel 1915 e morto nel 1995. Conseguì la laurea in Lettere presso l’Università di Bologna e si dedicò ad un’intensa attività di ricerca, che gli valse la cattedra di Letteratura italiana all’Università di Pavia. L’impegno come docente proseguì, dal 1964, all’Università di Firenze. Il suo metodo critico, nel quale la filologia e la storia si incontrano con rigore, è caratterizzato in particolare dalla variantistica o critica delle varianti, ovvero dall'esame del lavoro dello scrittore attestato dalle correzioni o dai cambiamenti che si desumono dai manoscritti e dalle diverse edizioni.

Caretti dedicò studi di grande interesse all’ambiente umanistico-rinascimentale della corte estense (come dimostrano i saggi e le edizioni dedicati ai due maggiori poeti del tempo, Ariosto e Tasso). Molti saggi furono dedicati all’approfondimento filologico e critico dell’opera di autori classici, da Dante a Manzoni, da Parini ad Alfieri. Non mancano studi su poeti contemporanei.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Studi sulle rime del Tasso, Edizioni di storia e letteratura, Roma, 1950
  • Saggi sul Sacchetti, Laterza, Bari, 1951
  • Studi e ricerche di letteratura italiana, La Nuova Italia, Firenze, 1951
  • Parini e la critica : storia e antologia della critica, Silva,[s.l.], 1953
  • Ariosto e Tasso, Einaudi, Torino, 1961
  • Filologia e critica, Ricciardi, Milano-Napoli, 1955
  • Dante, Manzoni e altri studi, Ricciardi, Milano-Napoli, 1964
  • Manzoni. Ideologia e stile, Einaudi, Torino, 1972
  • Lingua e sport, Vallecchi, Firenze, 1973
  • Antichi e moderni. Studi di letteratura italiana, Einaudi, Torino, 1976
  • Sul Novecento, Nistri-Lischi, Pisa 1976
  • Montale e altri, Morano, Napoli, 1987
  • Foscolo. Persuasione e retorica, Nistri-Lischi, Pisa, 1996
  • Studi sulle lettere alfieriane, Mucchi, Modena, 1999


Fra le numerose edizioni critiche curate da Lanfranco Caretti:

  • Giuseppe Parini, Le Odi, Ricciardi, Milano-Napoli, 1951
  • Ludovico Ariosto, Orlando Furioso, Ricciardi, Milano-Napoli, 1954
  • Vittorio Alfieri, Epistolario, 1963 e 1981
  • Torquato Tasso, Gerusalemme Liberata, Laterza, Bari, 1967
  • Alessandro Manzoni, Liriche e tragedie, Mursia, Milano, 1967
  • Alessandro Manzoni, I promessi sposi, Einaudi, Torino, 1971
  • Ludovico Ariosto, Cinque canti, Einaudi, Torino, 1977

Romanzo cortese

Il romanzo cortese è un genere letterario fiorito in Europa (a partire dalla Francia) dalla seconda metà del secolo XII al XIV. L'aggettivo "cortese" rimanda all'ambiente delle corti della Francia settentrionale nelle quali il romanzo nacque e si diffuse.
I romanzi danno largo spazio a vicende d'amore e di magia, più che ai valori epici e religiosi tipici della chanson de geste. I contenuti si collegano prevalentemente al ciclo bretone o ciclo arturiano o della Tavola Rotonda. Oltre all'amore, interpretato secondo la concezione che viene definita appunto dell'amor cortese, emergono i valori tipici della società cavalleresca, ovvero il desiderio d'avventura, l'esaltazione del valore individuale, l'idealizzazione del personaggio nobile contrapposto al "villano". Lo scopo dei testi era innanzitutto l'intrattenimento di un pubblico costituito da persone aristocratiche e di gusti raffinati.
I romanzi, scritti in lingua d'oïl, dapprima furono composti in versi, poi, nel secolo XIII, cominciarono ad essere scritti in prosa. Erano concepiti per la lettura privata e silenziosa, non per la recitazione pubblica come le chansons de geste. Una prova di questa modalità di lettura si ha nel famoso episodio di Paolo e Francesca nel canto V dell'Inferno:
«Noi leggiavamo un giorno per diletto
di Lancialotto, come amor lo strinse;
soli eravamo e sanza alcun sospetto»
(Dante, Inferno, V, vv.127-129)
Fra i più famosi autori di romanzi cortesi occorre ricordare Chrétien de Troyes. Egli verso la fine del secolo XII scrisse cinque romanzi su cavalieri della Tavola Rotonda, tra i quali Lancillotto.
Un altro romanzo assai famoso è dedicato alla leggenda di Tristano e Isotta, anch'essa colllegata al ciclo bretone. Mentre il Tristano di Chrétien de Troyes è perduto, restano frammenti di testi scritti da Béroul e da Tommaso d'Inghilterra. Vi sono traduzioni e rifacimenti in molte lingue dell'Europa settentrionale, nonché una versione in volgare di origine tosco-umbra. Si tratta del Tristano Riccardiano, così chiamato dalla Biblioteca Riccardiana di Firenze in cui fu scoperto il manoscritto.

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Renato Negri è un organista italiano. È nato a Reggio Emilia nel 1968; ha studiato Organo e Composizione organistica al Conservatorio "Arrigo Boito" di Parma, dove ha conseguito il diploma.
Ha ricevuto la nomina a Organista titolare e Maestro di cappella dellla Chiesa di San Francesco di Paola a Reggio Emilia, ed è divenuto nel 1998 presidente dell' Associazione Italiana Organisti di Chiesa, carica che ha ricoperto fino al 2007.
Svolge un'intensa attività concertistica in Italia e all'estero, con un repertorio prevalentemente incentrato sull'opera di Johann Sebastian Bach. In primo piano l'esecuzione integrale de L'arte della fuga in un'unica serata. Alle composizioni per organo di Bach ha anche dedicato alcuni CD.
Accanto all'attività come concertista, si impegna nell'ideazione e direzione di cicli di concerti. Per alcuni anni, nella Chiesa di San Francesco di Paola, ha invitato interpreti di alto valore e prestigio, come Gustav Leonhardt, Simon Preston, Ton Koopman, Trevor Pinnock, Andrea Griminelli e molti altri. Dal 2005 organizza e dirige un'ampia rassegna annuale, promossa dal Comune e dalla Diocesi di Reggio Emilia, col nome Soli Deo gloria. Organi, Suoni e Voci della Città, volta anche alla valorizzazione del patrimonio organario del territorio.
Nel 2007 è stato nominato Organista titolare del Teatro Municipale Romolo Valli dove si trova un organo "Montesanti" del 1815. Durante il funerale di Luciano Pavarotti (settembre 2007) nel Duomo di Modena, ha accompagnato all'organo il flautista Andrea Griminelli.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  • Biografia particolareggiata[1]


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Paradiso, canto XVII ANALISI

I dubbi di Dante sono il modo scelto dal poeta per mettere in evidenza in modo nettissimo il significato e la funzione che egli attribuiva alla propria opera in stretto collegamento con la sua vicenda personale di esule. Cacciaguida spiega le ragioni della condanna, illustra le esperienze dei primi tempi d'esilio, l'orgoglioso far parte per stesso, fino all'accoglienza a volte generosa (Bartolomeo della Scala) a volte umiliante:
«Tu proverai sì come sa di sale
lo pane altrui, e come è duro calle
lo scendere e 'l salir per l'altrui scale.»
Da questo racconto, nella forma cara a Dante della "profezia post eventum" emerge la figura austera del poeta che, escluso da ogni possibilità di intervenire nel concreto delle vicende politiche ma rivestito di dignità "super partes" proprio per la sua condizione di esule, è chiamato ad essere testimone di verità. Il dubbio sull'opportunità di un messaggio poetico troppo severo e sgradito ai potenti induce Cacciaguida a consacrare l'opera del poeta come vital nodrimento per chi la leggerà.
Questo significato altamente morale della Commedia non si comprenderebbe se Dante non fosse certo che per l'umanità sviata è possibile il ravvedimento. La profezia del cambiamento sarà confermata da san Pietro nel canto XXVII (vv.142-148) e anche in quel contesto il compito di Dante sarà severamente riaffermato (e non asconder quel ch'io non ascondo vv. 64-66). Ma lo stesso Cacciaguida pronuncia un solenne preambolo (vv.37-45) volto a consacrare le affermazioni successive sotto il sigillo della verità che procede da Dio .

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STORIA DELLA LETTERATURA ITALIANA Il Cinquecento (seconda parte)

Un contributo molto significativo verso la definizione delle"regole" per la scrittura letteraria venne dalla traduzione della Poetica di Aristotele, fino a quel momento conosciuta solo indirettamente e in parte attraverso l'Ars poetica di Orazio. La traduzione, che uscì nel 1536, suscitò un immediato ma anche prolungato fervore di studi e di commenti, che tuttavia andarono in una direzione non del tutto coerente con le intenzioni del filosofo greco. Egli infatti - come è ben chiaro ai lettori attuali della Poetica (tra l'altro, pervenuta in forma gravemente mutila) - non intese fornire norme per la creazione letteraria, ma descrivere e organizzare quanto la letteratura greca aveva fino a quel tempo prodotto.
Le argomentazioni di Aristotele sui diversi generi letterari, sugli elementi che compongono il testo poetico, sugli scopi della letteratura e così via vennero interpretate dagli studiosi del Cinquecento come altrettante norme da seguire in modo fedele per conseguire l'eccellenza in poesia. Secondo questa rigida impostazione, la poesia - nei tre generi: epica, lirica e drammatica - doveva proporsi un fine educativo da raggiungersi attraverso il diletto (nella versione oraziana miscere utile dulci).
La tendenza precettistica della letteratura confluì ben presto con il riaffermarsi del principio di autorità (ipse dixit) nei vari campi della cultura e con le esigenze di un ritorno alla moralità e alla religiosità promosse dal Concilio di Trento (1545-1563).
Questo orientamento normativo, che venne sviluppato negli scritti di Sperone Speroni, Gian Giorgio Trissino e molti altri, entrò in contrasto con la ricca e varia produzione letteraria del secolo precedente e dei primi decenni del Cinquecento. Ad esempio, un'opera che aveva ottenuto subito successo e ampia diffusione come l'Orlando furioso mal si accordava con le norme elaborate: non poteva dirsi poema epico, per la presenza assai debole dei motivi tipici di quel genere, ed il predominio della fantasia, dell'ironia, del diletto come scopo primario (anche se non unico). Tuttavia non era certo possibile ignorarne il valore, e proprio per questo si misurò con esso, per cercare una strada originale compatibile con il mutato clima culturale, Torquato Tasso.


Ludwig Tieck, da un quadro del 1838 di Joseph Karl Stieler[http://www.lehrer.uni-karlsruhe.de/~za874/homepage/tieck.htm Tieck

Johann Ludwig Tieck (Berlino, 31 maggio 1773-28 aprile 1853) è stato un poeta, scrittore, editore e traduttore tedesco. Sue opere sono state pubblicate con gli pseudonimi Peter Lebrecht (o Leberecht) e Gottlieb Farber.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Studi e prima attività letteraria[modifica | modifica wikitesto]

Nato il 31 maggio 1773, Tieck, figlio di un fabbricante di corde, crebbe a Berlino insieme ai fratelli minori Friedrich e Sophie. Dal 1782 frequentò il Friedrich-Werdersche Gymnasium, dove si legò di stretta amicizia con Wilhelm Heinrich Wackenroder; in seguito studiò storia, filologia, letteratura antica e moderna a Halle (1792), Göttingen (1792/1793, 1793/1794) e Erlangen (1793, insieme a Wackenroder). Lo scopo essenziale dello studio universitario era per lui la formazione di uno scrittore libero; già da tempo egli si occupava a fondo di Shakespeare. Durante il periodo degli studi universitari intraprese con Wackenroder dei viaggi: a Norimberga; nella Franconia fino al Fichtelgebirge, ma anche al castello barocco di Weissenstein presso Pommersfelden; le esperienze di questi viaggi furono da lui raccolte negli scritti di viaggio divenuti poi famosi.
I primi lavori letterari furono intrapresi ancora a Berlino, prima di frequentare l'Università. Nel 1794 Tieck interruppe gli studi e tornò a Berlino (fino al 1799). Pubblicò letteratura di intrattenimento ed esperimenti letterari nel gusto del tardo Illuminismo in «Straußfedern» (dal 1795); in parte i brani di prosa nacquero come lavoro in comune con la sorella Sophie.

Apparvero i suoi primi racconti e romanzi: Peter Lebrecht, eine Geschichte ohne Abenteuerlichkeiten(1795, 2 volumi), William Lovell (1795-96, 3 volumi) e Abdallah (1796); compiendo la transizione al vero e proprio romanticismo, intraprese l'elaborazione in parte drammatico-satirica, in parte semplicemente narrativa di antiche leggende e racconti popolari e li pubblicò col titolo Volksmärchen von Peter Lebrecht (Fiabe popolari di Peter Lebrecht) (Berlino 1797, 3 volumi). Quest'opera contiene una parodia teatrale della fiaba di Perrault Il Gatto con gli stivali, che esprime una satira del mondo berlinese e del pensiero illuminista. Con Franz Sternbalds Wanderungen (alla cui ideazione prese parte anche Wackenroder), (1797-1798), un "Künstlerroman" ovvero il romanzo di formazione di un artista, Tieck indicò la direzione per il romanzo romantico a Novalis e Joseph von Eichendorff. Il romanzo è anche la prima manifestazione dell'entusiasmo romantico per l'antica arte tedesca.

Dopo avere sposato nel 1798 ad Amburgo una figlia del predicatore Julius Gustav Alberti, soggiornò nel 1799-1800 a Jena dove entrò in relazioni amichevoli con i fratelli August Wilhelm Schlegel e Friedrich Schlegel, Novalis, Clemens von Brentano, Johann Gottlieb Fichte e Friedrich Wilhelm Joseph Schelling.
Il gruppo diede vita al cosiddetto primo Romanticismo di Jena. Tieck fornì gli esempi letterari per le teorie elaborate dagli Schlegel (e viceversa). A questo periodo risale la pubblicazione di Romantische Dichtungen insieme al dramma Leben und Tod der heiligen Genoveva (1799-1800, 2 volumi). Inoltre pubblicò una pregevole traduzione del Don Chisciotte di Cervantes (1799-1801).
Egli conobbe anche Goethe e Schiller. Nel 1801 si trasferì a Dresda insieme a Friedrich Schlegel.

A Ziebingen[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1801 infine Tieck si stabilì con la famiglia a Ziebingen, ad est di Francoforte sull'Oder, nella tenuta del suo vecchio conoscente Burgsdorff; questi aveva invitato il poeta che risiedette là fino al 1819, benché con interruzioni. Dal 1803 visse in parte a Berlino, in parte a Ziebingen, dove egli tornò anche al rientro da un viaggio in Italia, intrapreso nel 1805 per studiare i manoscritti in antico tedesco conservati in Vaticano.

In questo periodo l'autore si consacrò senza riserve all'orientamento romantico. Dopo la commedia elaborata sulla base del vecchio libro popolare Kaiser Octavianus (1804), pubblicò la traduzione di un certo numero di brani di teatro elisabettiano col titolo Altenglisches Theater (1811), una rielaborazione di Frauendienst di Ulrich von Lichtenstein (1812), nonché una quantità di pezzi drammatici di vari autori tedeschi (Deutsches Theater, 1817, 2 volumi). Col titolo Phantasus pubblicò una raccolta di precedenti fiabe e opere teatrali, ampliata con nuovi racconti e il dramma fiabesco Fortunat, che suscitarono di nuovo un forte interesse del pubblico dei lettori tedeschi.
Infatti fiabe e racconti come Der getreue Eckart, Die Elfen, Der Pokal, Der blonde Eckbert ecc. a lungo rimasero i testi più apprezzati per il loro valore poetico.
L'anno di guerra 1813 vide il poeta a Praga; dopo la pace fece lunghi viaggi a Londra e a Parigi, principalmente in vista di una grande opera su Shakespeare, che non portò a termine.

A Dresda[modifica | modifica wikitesto]

Lapide commemorativa a Dresda

Dal 1819 al 1841 visse a Dresda. Malgrado il contrasto tra la raffinatezza intellettuale di Tieck e la banalità dell'ambiente letterario di Dresda, riuscì, soprattutto mediante le sue lezioni di teatro che avevano luogo quasi ogni sera, ed erano conosciute in tutta la Germania, a riunire intorno a sé un circolo che riconosceva l'autorevolezza delle sue concezioni artistiche.
Come consigliere artistico dell'Hoftheater (il teatro di corte), raggiunse negli anni tra il 1820 e il 1830 una notevole rilevanza, che spesso gli costò intrighi e menzogne della parte avversa. Come poeta, a Dresda si servì quasi esclusivamente della forma della novella. L'insieme delle Novelle (Berlino 1852-54, 12 volumi) mostrò il suo grande talento narrativo. Le più compiute sono vere opere d'arte, in cui si fondono maestria letteraria e puri mezzi poetici; numerosi altri racconti aprirono la strada per una novellistica in forma di dialogo nella quale i personaggi sono i portavoce delle opinioni dell'autore. Tra i racconti più importanti della prima categoria: Die Gemälde, Die Reisenden, Der Alte vom Berge, Die Gesellschaft auf dem Lande, Die Verlobung, Musikalische Leiden und Freuden, Des Lebens Überfluß ecc.
Fra i racconti storici i più significativi sono Der griechische Kaiser, Der Tod des Dichters e soprattutto l'incompiuto Aufruhr in den Cevennen. In tutte queste novelle incanta non solo la semplice grazia del modo di rappresentare, ma anche la molteplicità di personaggi vivaci e tipici e il senso profondo dell'idea poetica. Anche nelle novelle in prosa Tieck mostrò la sua padronanza dell'esposizione. La sua ultima grande opera, Vittoria Accorombona (1840), ispirata alla vita della nobildonna italiana Vittoria Accoramboni, nacque sotto l'influenza del romanticismo francese e malgrado la ricca tavolozza dispiegata non incontrò il favore dei lettori.
Anche la consueta attività letteraria di Tieck durante il periodo di Dresda fu molto intensa. Nel 1826 intraprese la pubblicazione e il completamento delle traduzioni da Shakespeare di August Wilhelm von Schlegel e pubblicò gli scritti postumi di Heinrich von Kleist, cui seguirono le opere complete (Gesammelte Werke) dello stesso autore. Die Insel Felsenburg di Johann Gottfried Schnabel, la raccolta degli scritti di Lenz, Shakespeares Vorschule (sei drammi di epoca precedente a Shakespeare) ecc. furono accompagnati da introduzioni e saggi di valore ancora oggi riconosciuto.
Dall'attività critico-drammaturgica derivano i Dramaturgische Blätter (1826/1852). I suoi scritti critici (Kritische Schriften ) furono raccolti in due volumi nel 1848.

A Berlino[modifica | modifica wikitesto]

Dipinto di Carl Christian Vogel von Vogelstein riprodotto in un francobollo commemorativo. (1973)

Nel 1841 il re Federico Guglielmo IV di Prussia invitò il poeta a Berlino, dove Tieck, costretto per lo più in casa per malattia e molto solo per la morte di quasi tutti i familiari più stretti, trascorse una vecchiaia molto onorata, libera da preoccupazioni ma in complesso molto rassegnata, fino alla morte avvenuta il 28 aprile 1853.

L'opera di Tieck è dunque caratterizzata dalla molteplicità dei generi e dalla ricchezza della produzione. Se non è facile ricondurla ad un quadro di sintesi, ciò può dipendere in parte dalla sua formazione duplice, in cui il razionalismo del XVIII secolo e il romanticismo mistico si combatterono di continuo. Si deve inoltre notare il carattere d'improvvisazione, dipendente da attimi fortuiti, del suo talento, che di rado gli permise di raggiungere il pieno sviluppo dei suoi abbozzi pieni di vita e di ispirazione.
L'importanza di Tieck consiste nella prontezza con la quale seppe accogliere le nuove idee che stavano sorgendo alla fine del secolo XVIII, piuttosto che in una vera originalità. L'attività creativa di maggior rilievo fu quella svolta negli anni giovanili. In seguito egli esercitò una funzione diversa come amico e consigliere di altri scrittori o come critico colto e di ampie letture.


Edizioni in italiano[modifica | modifica wikitesto]

  • Il cavaliere Barbableu : dramma fiabesco in quattro atti, Carabba, Lanciano, 1926
  • Il gatto con gli stivali, Signorelli, Milano 1930
  • Il biondo Ecberto, Bompiani, Milano 1942
  • Fiabe romantiche di Ludwig Tieck, Novalis, Clemens Brentano, Utet, Torino, 1942 poi TEA, Milano, 1988
  • Il superfluo della vita, Studio Tesi, Pordenone, 1986
  • Il castello incantato, Bulzoni, Roma, 1988
  • Pietro di Abano, Studio Tesi, Pordenone, 1993
  • I dipinti, Studio Tesi, Pordenone, 1994
  • Fiabe teatrali: Il gatto con gli stivali-Il mondo alla rovescia, Costa & Nolan, Genova, 2007

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]


N. Machiavelli: Discorso o dialogo intorno alla nostra lingua (3 febbraio 2010)

Il Discorso o dialogo intorno alla nostra lingua fu composto, secondo gli studiosi, nel 1524 o 1525. Non fu pubblicato, ma circolò in forma manoscritta negli ambienti letterari impegnati nella discussione sulla lingua (la questione della lingua). L'opera fu pubblicata solo nel 1730, come appendice all' Ercolano di Benedetto Varchi. In epoca recente, si ricordano un'edizione a cura di Ornella Castellani Pollidori (Firenze, Olschki, 1978) ed una a cura di Paolo Trovato (Padova, Antenore, 1982).

Nella discussione, si confrontavano la posizione, sostenuta da Baldassarre Castiglione, della lingua cortigiana, e quella, sostenuta da Pietro Bembo, del modello letterario trecentesco (rappresentato specialmente da Petrarca e Boccaccio).
Secondo Machiavelli, invece, la lingua da preferirsi è il fiorentino contemporaneo, come idioma per natura superiore a tutti gli altri. Del resto - egli argomenta - Dante nel suo poema non usò una lingua "illustre" con caratteri sovraregionali (come Dante stesso aveva teorizzato nel De vulgari eloquentia, bensì il fiorentino parlato del suo tempo. ____________________________________________________________________ Armando Giuffredi

27 dicembre 2009

Armando Giuffredi (Montecchio Emilia, 1909Montecchio Emilia, 1986) è stato uno scultore e medaglista italiano.

Precoce allievo di una bottega artigiana, a sedici anni frequentò a Reggio Emilia la Scuola di Disegno dello scultore e marmista Riccardo Secchi.
Negli anni Trenta si trasferì a Roma, dove entrò in contatto con gli ambienti culturali più aperti, e espresse in modo via via più maturo il proprio talento artistico nella scultura.
Vari i materiali usati: dal bronzo al legno, talora delicatamente dipinto; dal gesso alla terracotta al cemento. non mancano esempi di sbalzo su metalli (argento, rame, ottone). Tra i soggetti, numerosi nudi di bambini o adolescenti, ritratti di familiari, qualche immagine sacra.
Notevole la produzione di medaglie celebrative di personaggi illustri (ma anche dei suoi genitori). Rientrato a Montecchio dopo la fine della guerra divenne insegnante presso la Scuola d'Arte "Gaetano Chierici" di Reggio Emilia.


12 febbraio 2010

Andreas Staier (Göttingen, 13 settembre 1955) è un pianista e clavicembalista tedesco.

Vita[modifica | modifica wikitesto]

Staier ha studiato pianoforte e clavicembalo alla Hochschule für Musik di Hannover, avendo come insegnanti Kurt Bauer e Erika Haase per il piano e Lajos Rovatkay per il clavicembalo, nonché ad Amsterdam. Dal 1983 al 1986 è stato il solista di clavicembalo nell'ensemble Musica Antiqua Köln. Dal 1986 è concertista di fortepiano, accompagnatore per lieder e solista di pianoforte con l'ensemble "Les Adieux". Tra il 1987 e il 1996 è stato docente di cembalo presso la Schola Cantorum Basiliensis di Basilea.

Ha partecipato da solista a numerosi concerti con il Concerto Köln, con la Freiburg Barockorchester, con l'Akademie für Alte Musik di Berlino, e con l'Orchestre des Champs-Elysées di Parigi.

Staier ha registrato molte opere di compositori che vanno soprattutto dal periodo barocco al primo romanticismo. I suoi meriti artistici sono stati riconosciuti nel 2002 col Preis der deutschen Schallplattenkritik (premio della critica musicale tedesca) e nel 2008 con il Prätorius Musikpreis della Bassa Sassonia.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Sito personale (in tedesco, inglese, francese)[2]


La mappa di Ebstorf[modifica | modifica wikitesto]

(pubblicato 6 novembre 2010) La mappa di Ebstorf è una mappa rotonda del diametro di 3,6 metri, formata da 30 fogli di pergamena con Gerusalemme come punto centrale. Dovrebbe trattarsi della copia di una mappa romana del quarto secolo. È la più grande mappa circolare e rappresentazione del mondo del Medioevo. È stata ritrovata nel convento benedettino di Ebstorf nel secolo XIX; nel 1943 è andata distrutta durante i bombardamenti, ma ne esistono alcune fotografie in bianco e nero e copie a colori eseguite prima della distruzione.

Photo of a reproduction of the Ebstorf Map

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Amatissima[modifica | modifica wikitesto]

Trama[modifica | modifica wikitesto]

(dalla voce in inglese) 2 giugno 2011 Il libro segue la storia di Sethe e della figlia Denver che cercano di ricostruire la loro vita dopo essere fuggite dalla schiavitù. La casa dove abitano, al 124 di Bluestone Road, è infestata dagli spiriti; ne compare con allarmante regolarità uno, che si rivelerà come il fantasma della figlia assassinata di Sethe. Per questo, la figlia minore, Denver, non ha amici ed è estremamente timida. I figli maschi di Sethe, Howard e Buglar, scappano da casa a tredici anni per sfuggire al tormento del fantasma. Baby Suggs, madre di Halle, il marito di Sethe, muore dopo anni di invalidità nel suo letto.
Paul D, uno schiavo proveniente dalla piantagione "Sweet Home" dove avevano lavorato anche Baby Suggs, Halle, Sethe e molti altri schiavi, arriva al 124 e cerca di portare un po' di realismo nella casa e di indurre Sethe e la figlia a lasciarsi dietro il passato. Facendo questo, obbliga il fantasma di Beloved ad andarsene.
Paul D riesce a far uscire le due donne per la prima volta dopo anni, portandole al carnevale. Al ritorno, incontrano una ragazza seduta davanti alla casa. ha i lineamenti di una bambina e dice di chiamarsi Beloved. Denver capisce subito che dev'essere una reincarnazione di sua sorella Beloved. Paul D, insospettito, avverte Sethe che però, affascinata dalla ragazza, lo ignora. Egli è progressivamente allontanato dalla casa ad opera di una presenza soprannaturale.
mentre dorme in un capanno, è affrontato da Beloved, che ha gettato una sorte di incantesimo su di lui, e lo costringe a far sesso con lei, invadendo la sua mente con orribili ricordi del passato.
Paul D, pieno di sensi di colpa, cerca invano di parlarne a Sethe; le dice invece di voler avere un figlio da lei riempiendola di gioia. Ma quando lui ne parla ai suoi compagni di lavoro, suscita reazioni molto negative. Uno si essi, Stamp Paid, rivela le cause del rifiuto di Sethe da parte della comunità. Interrogata da Paul D, Sethe racconta l'accaduto. Fuggita da Sweet Home, in cammino verso la casa della suocera dove l'aspettavano i figli, Sethe era stata scoperta dal padrone, che aveva tentato di riprenderla. Lei si era rifugiata con i bambini nel capanno degli attrezzi e aveva tentato di ucciderli tutti; vi era riuscita solo con la maggiore delle figlie. Sethe spiega che "stava cercando di mettere i bambini al sicuro". Per Paul questa rivelazione è sconvolgente, e lo induce ad andarsene per sempre.
Senza la vicinanza di Paul D, scompare il senso della realtà e del futuro. Sethe si rende conto che Beloved è la figlia che lei ha ucciso quando aveva solo due anni; sulla sua tomba c'è solo il nome "Beloved". Sethe comincia a spendere disordinatamente e a viziare Beloved per lenire il senso di colpa, ma la ragazza diventa esigente e si arrabbia furiosamente quando non è accontentata nei suoi capricci. La madre giunge allo sfinimento e rinuncia a mangiare, mentre Beloved diventa sempre più grossa. Nel climax del romanzo, Denver, la figlia minore, va a cercare aiuto nella comunità nera. La gente arriva al 124 per esorcizzare Beloved, e si viene a sapere che Beloved non è ingrassata, ma è in realtà incinta dopo il rapporto con Paul D. Essa sparisce, mentre Sethe, in preda alla confusione, ha un nuovo ricordo del padrone che torna.