Ferdinando I di Napoli: differenze tra le versioni

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[[Ferdinando II di Napoli|Ferrandino]] morì precocemente senza eredi nel [[1496]], all'età di 28 anni. Il trono fu affidato a [[Federico I di Napoli]], che era figlio di Ferrante e di sua moglie, [[Isabella di Taranto]]; fratello di [[Alfonso II di Napoli|Alfonso II]], fu [[Sovrani di Napoli|Re di Napoli]] dal [[1496]] al [[1503]]. Al momento della salita al trono di Federico, non si erano ancora spente le rivendicazioni francesi alla corona di Napoli. A queste si aggiunsero le nuove aspirazioni di [[Ferdinando II d'Aragona|Ferdinando il Cattolico]] cugino di Federico. Il regno fu invaso e conquistato con le armi nel [[1504]] da Ferdinando il Cattolico che pose definitivamente fine alla dinastia di Alfonso V d'Aragona sul trono di Napoli.
[[Ferdinando II di Napoli|Ferrandino]] morì precocemente senza eredi nel [[1496]], all'età di 28 anni. Il trono fu affidato a [[Federico I di Napoli]], che era figlio di Ferrante e di sua moglie, [[Isabella di Taranto]]; fratello di [[Alfonso II di Napoli|Alfonso II]], fu [[Sovrani di Napoli|Re di Napoli]] dal [[1496]] al [[1503]]. Al momento della salita al trono di Federico, non si erano ancora spente le rivendicazioni francesi alla corona di Napoli. A queste si aggiunsero le nuove aspirazioni di [[Ferdinando II d'Aragona|Ferdinando il Cattolico]] cugino di Federico. Il regno fu invaso e conquistato con le armi nel [[1504]] da Ferdinando il Cattolico che pose definitivamente fine alla dinastia di Alfonso V d'Aragona sul trono di Napoli.

== Aspetto e personalità ==
[[File:Guido_mazzoni_Ferrante_I_di_Napoli.jpg|thumb|left|Scultura di Ferrante raffigurato come [[Nicodemo (discepolo di Gesù)|Nicodemo]] nell'opera [[Compianto sul Cristo morto (Guido Mazzoni)|Compianto sul Cristo morto]] di [[Guido Mazzoni]], [[Chiesa di Sant'Anna dei Lombardi]], 1492.]]
Re Ferrante era di media statura, aveva una grande testa, una bella e lunga zazzera di color castano, era bruno di faccia, aveva una bella fronte e la vita proporzionata. Fu assai robusto e si disse che fosse dotato addirittura d'una forza sovrumana, a tal punto che un giorno - come si racconta - recatosi alla [[Basilica santuario di Santa Maria del Carmine Maggiore|Basilica di Santa Maria del Carmine]] per ascoltare la messa, incontrò in [[Piazza del Mercato (Napoli)|piazza del Mercato]] un toro inferocito che seminava il terrore tra i presenti e lo fermò afferrandolo per un corno.<ref name="Le vite de Re di Napoli">{{cita libro|nome=Bastian|cognome=Biancardi| titolo=Le vite de Re di Napoli, Raccolte succintamente con ogni accuratezza|anno=1737|editore=F. Pitteri| città=Napoli}}</ref><ref>{{cita|Biancardi|p. 356}}.</ref>

Ferrante fu molto grazioso nel ragionare, astuto, modesto, paziente a soffrire cose di suo contrario genio, pronto e grato nel dare udienza, risoluto nei negoziamenti e destrissimo simulatore. Ebbe in dono un grande coraggio e una notevole abilità politica. I [[Buffone|buffoni]] gli erano graditissimi, ed egli fece loro molte grazie in alcune occasioni. Fu amante della caccia, specialmente dell'arte della [[falconeria]]. Era cortese e liberale, ad esempio un giorno donò 300 cavalli ad un suo amico Genovese, chiamato Olietto de Tiesso.<ref name="Le vite de Re di Napoli"/><ref>{{cita|Biancardi|pp. 356-357}}.</ref>

Questo sovrano fu adorno di molte lettere ed assai versato nel [[diritto]], e reputava tale scienza più necessaria di ogni altra per i reggitori dei popoli. Amò soprattutto gli uomini di leggiadri motti ed i poeti e si narra che a loro richiesta perdonasse i colpevoli di gravi delitti. Ferrante protesse grandemente le scienze e le lettere e con grande munificenza regale largheggiò con gli uomini che ne erano cultori e a studiosi poveri concedette ampli privilegi e soccorsi. Fu amantissimo di libri, tant'è che la sua biblioteca, detta Aragonese, veniva celebrata come una delle principali di quei tempi.<ref name="Vite de Re di Napoli, con lo stato delle scienze, delle arti, della navigazione, del commercio e degli spettacoli sotto ciascun sovrano: Volumi 1-2" /> Fu, come detto, [[Mecenatismo|mecenate]] delle arti e amante delle lettere,<ref name="Le vite de Re di Napoli"/><ref>{{cita|Biancardi|pp. 356-357}}.</ref> difatti scrisse un libro contenente alcune [[epistole]] ed elegantissime orazioni dette Militari, che venne fatto pubblicare nel 1486,<ref name="Vite de Re di Napoli, con lo stato delle scienze, delle arti, della navigazione, del commercio e degli spettacoli sotto ciascun sovrano: Volumi 1-2" /> dove si scorge il suo buon gusto per le buone lettere.<ref name="Le vite de Re di Napoli"/><ref>{{cita|Biancardi|pp. 356-357}}.</ref> [[Pietro Napoli Signorelli]] cita con elogio altre due lettere, una che si chiama Audiat hodierna die e l'altra Studebo quantum potero.<ref name="Vite de Re di Napoli, con lo stato delle scienze, delle arti, della navigazione, del commercio e degli spettacoli sotto ciascun sovrano: Volumi 1-2" />

Anche se la [[Sicilia]] dopo la morte di [[Alfonso V d'Aragona|Alfonso I]] passò sotto il regno di [[Giovanni II d'Aragona|Giovanni]], re Ferrante volle far uso del titolo di [[re di Sicilia]], infatti in tutte le prammatiche e gli [[Editto|editti]] si legge: Ferdinandus Arag. D. G. Rex [[Regno di Sicilia|Siciliae]], [[Regno di Gerusalemme|Hierus]], [[Regno d'Ungheria (1000-1538)|Ungariae]], [[Regno di Valencia|Valentiae]] ecc.<ref name="Vite de Re di Napoli, con lo stato delle scienze, delle arti, della navigazione, del commercio e degli spettacoli sotto ciascun sovrano: Volumi 1-2">{{cita libro|nome=Nicolò|cognome=Morelli|titolo=Vite de Re di Napoli, con lo stato delle scienze, delle arti, della navigazione, del commercio e degli spettacoli sotto ciascun sovrano: Volumi 1-2|anno= 1849|editore=G. Nobile|città=Napoli|cid=}}</ref>

Gaetano Canzano Avarna lo descrive "egoista e spietato, quando poteva promettersi qualche piacere, volentieri se ne procurava, spesso a spese dell'altrui infelicità, non essendo in ciò scrupoloso per quella specie di odio che aveva concepito pei suoi simili, ai quali era felice di far provare quei medesimi pungoli che avea egli stesso provati".<ref>{{Cita libro|autore=Gaetano Canzano Avarna|titolo=Leggende Sorrentine|anno=1883}}</ref> In effetti, se remunerò generosamente coloro che erano stati leali alla sua causa, quali il conte [[Onorato II Caetani]], fu viceversa severo, vendicativo e crudele verso i propri nemici, e non di rado ricorse all'inganno e a false promesse pur di attirarli nella propria rete.

Organizzava numerosi matrimoni di povere donzelle ed ebbe una ricchissima [[tappezzeria]] che era stata di proprietà della Regina [[Giovanna II di Napoli|Giovanna II]]. Dopo la morte del Re, la comprò il [[Duca di Ferrara]], la quale, vedendola l'imperatore [[Carlo V d'Asburgo|Carlo V]] a [[Reggio Emilia|Reggio]], nel [[Palazzo del Comune (Reggio Emilia)|Palazzo]] di [[Alfonso I d'Este|Alfonso d'Este]], restò molto meravigliato.
Don Ferrante con le sue virtù lasciò un [[Regno di Napoli|Regno]] che aveva guidato alla maggior grandezza, forse più di qualunque altro sovrano che l'avrebbe governato, per cui tanti celeberrimi letterati lo nominarono nei loro famosi scritti.<ref name="Le vite de Re di Napoli" /><ref>{{cita|Biancardi|p. 357}}.</ref>

Ferrante era anche molto legato alla [[musica]], per la quale mostrava un vero entusiasmo. Ricercò, infatti di continuo cantanti educati alla [[scuola di Borgogna]] ed esperti [[organari]] che ricevevano un caldo benvenuto nella sua corte. Tra le numerose personalità presenti nella sua [[Cappella musicale|cappella di corte]] si ricorda il [[Teoria musicale|teorico della musica]] e [[compositore]] [[Fiamminghi|fiammingo]] [[Johannes Tinctoris]]. Allo stesso Ferrante si attribuisce una certa abilità di [[Strumento musicale|strumentista]].<ref name=":1" />

Come suo [[Alfonso V d'Aragona|padre]] anche Ferrante era un uomo di grande [[fede]]: attaccato al cerimoniale religioso, professava la stessa devozione per il culto della [[Maria (madre di Gesù)|Vergine]], lavava i piedi dei poveri il [[Giovedì Santo]] e assisteva alla [[messa]] in ginocchio.<ref name=":1" />

Era modesto nel mangiare e nel modo di presentarsi, anche se elegante nei modi e nel vestire, ereditò l'amore del [[Alfonso V d'Aragona|padre]] per il [[cerimoniale]] e la [[magnificenza]], come dimostrano le accoglienze fatte ad una ambasciata [[Ducato di Borgogna|borgognona]] nel 1472, una delle più grandiose manifestazioni di splendore principesco dell'epoca, secondo il [[Giovanni Pontano|Pontano]], e i festeggiamenti in occasione del matrimonio del [[Alfonso II di Napoli|duca di Calabria]] con [[Ippolita Maria Sforza]].

[[File:Ritratto_di_Ferrante_d'Aragona.jpg|thumb|Ritratto postumo di re Ferrante d'Aragona in soprabito ricamato]]

Era affascinato, come altri principi, dalle fastose cerimonie degli [[Ordine cavalleresco|Ordini cavallereschi]], e avendo il controllo dell'Ordine aragonese della Giara, detto anche del Giglio, fondò anche l'[[Ordine dell'Ermellino (Napoli)|Ordine dell'ermellino]] con il motto "Malo mori quam foedari", che conferiva con liberalità, ricevendone in cambio [[Ordini cavallereschi|Ordini]] come il [[Ordine del Toson d'oro|Toson d'oro]] e la [[Ordine della Giarrettiera|Giarrettiera]]. La passione giovanile per gli aspetti più mondani della cavalleria, i tornei e le cavalcate durò ben oltre la maturità, aiutandolo a conservare la forza fisica.<ref name=":1" />

Fu uomo assai passionale, nutriva un'attrazione quasi patologica nei confronti delle giovani donne<ref name=":5" /> e, nonostante le numerose amanti e concubine, amò tantissimo la propria consorte [[Isabella di Chiaromonte|Isabella di Chiaramonte]], donna dalle eccezionali virtù, la cui morte lo afflisse grandemente. Come padre fu assai presente e affezionatissimo alla propria prole, noto è soprattutto il fortissimo affetto mostrato per le proprie figlie femmine e per la primogenita [[Eleonora d'Aragona (1450-1493)|Eleonora]].

Amava sommamente i bambini e gli piaceva circondarsene, difatti quando la stessa Eleonora si recò in visita a Napoli nel 1477, Ferrante la persuase a lasciare presso la propria corte, oltre al neonato appena partorito, anche la piccola nipote [[Beatrice d'Este|Beatrice]], la quale egli poi crebbe come una figlia.<ref>{{Cita libro|autore=Maria Serena Mazzi|titolo=Come rose d'inverno. Le signore della corte estense nel '400|anno=2004|editore=Nuove carte}}</ref> Prese altresì sotto la propria protezione i due orfani del conte don [[Diego I Cavaniglia|Diego Cavaniglia]], ovvero Troiano e Nicolina, come aveva a suo tempo protetto anche lo stesso Diego, rimasto prestissimo orfano di padre.

Quando fece incarcerare [[Marino Marzano]] per averlo tradito nella [[congiura dei baroni]], Ferrante, mosso da tenerezza verso la sua famiglia, se ne prese cura egli stesso e particolarmente della nipote [[Camilla Marzano d'Aragona|Camilla]], che fu educata presso la sua corte.<ref name="Della famiglia Sforza">{{cita libro|nome=Nicola|cognome=Ratti|titolo=Della famiglia Sforza:Volume 2|anno= 1794|editore=Presso Il Salomoni|città=Roma|cid=}}</ref> Presso la sua corte aveva pure trovato rifugio la piccola [[Maria Balsa]], figlia del [[Stefan III Branković|despota di Serbia]] o più probabilmente del signore di [[Misia]], che insieme alla zia [[Andronica Cominata]] fuggiva dalla Grecia invasa dai turchi.


== Discendenza ==
== Discendenza ==
{{Doppia immagine|right|Vita di San Benedetto Antonio Solario.jpg|220|Famiglia di Ferrante I di Napoli.jpg|240|Affresco del ''Trasferimento del santo nell'eremo di Efide,'' appartenente al ciclo di affreschi "[[Storie della vita di san Benedetto]]" di [[Antonio Solario]] del [[Chiostri dei Santi Severino e Sossio|chiostro del Platano]] nella [[chiesa dei Santi Severino e Sossio]] di [[Napoli]]. Taluni vi hanno riconosciuto i ritratti di Ferrante (al centro) di sua figlia [[Eleonora d'Aragona (1450-1493)|Eleonora]] (a sinistra), di suo figlio [[Federico I di Napoli|Federico]] (secondo da sinistra) e di suo nipote [[Ferdinando II di Napoli|Ferrandino]] (a destra).<ref>http://www.kleio.org/en/history/famtree/vip/1979/</ref> Inoltre l'uomo incappucciato e vestito di nero, col bastone e la lunga barba, parrebbe essere l'eremita san [[Francesco da Paola]], molto famoso nella [[Napoli]] di quel tempo}}
[[File:Maestro del senofonte hamilton, trionfo di re ferdinando d'aragona, berlino kupferstichkabinett, senofonte, ciropedia, inv. 78c 24 f 1v.jpg|thumb|''Trionfo di Ferdinando d'Aragona'', [[Kupferstichkabinett]] inv. 78c 24 f, Berlino.]]
Ferdinando si sposò due volte.
* Nel 1444 sposò [[Isabella di Chiaromonte]], figlia di Tristano conte di [[Copertino]] e Caterina Orsini. Morì nel 1465. Ebbero sei figli:
** [[Alfonso II di Napoli|Alfonso]] (4 novembre [[1448]] – 18 dicembre [[1495]]);
** [[Eleonora d'Aragona (1450-1493)|Eleonora]] (22 giugno [[1450]] – 11 ottobre [[1493]]). Fu moglie di [[Ercole I d'Este]] duca di [[Ferrara]] e madre di [[Alfonso I d'Este|Alfonso]], [[Isabella d'Este (marchesa di Mantova)|Isabella]] e [[Beatrice d'Este]], quest'ultima moglie di [[Ludovico il Moro]];
** [[Federico I di Napoli|Federico]] (19 aprile [[1452]] – 9 novembre [[1504]]);
** [[Giovanni d'Aragona (1456-1485)|Giovanni]] (25 giugno [[1456]] – 17 ottobre [[1485]]). Abate accomandatario [[Abbazia territoriale della Santissima Trinità di Cava de' Tirreni|Abbazia SS. Trinità di Cava]], Arcivescovo di Taranto, Patti, Cosenza, Esztergom, Salerno e Cardinale;
** [[Beatrice d'Aragona|Beatrice]] di Napoli (14 settembre o 16 novembre [[1457]] – 23 settembre [[1508]]). [[Regina d'Ungheria]] in quanto moglie di [[Mattia Corvino]] e di [[Ladislao II di Boemia|Ladislao II di Boemia e Ungheria]];
** [[Francesco di Napoli|Francesco]] (16 dicembre [[1461]] – 26 ottobre [[1486]]), Duca di Sant'Angelo.
* Il 14 settembre 1477 sposò in seconde nozze [[Giovanna di Trastamara (1455-1517)|Giovanna d'Aragona]] ([[1454]] – 9 gennaio [[1517]]). Figlia di [[Giovanni II di Aragona|Giovanni II d'Aragona]] e Giovanna Enrìquez. Ebbero una figlia:
**[[Giovanna d'Aragona (1478-1518)|Giovannella]] (20 Aprile 1479 – 27 agosto [[1518]]). Regina di Napoli in quanto consorte del nipote [[Ferdinando II di Napoli]];


=== Figli legittimi ===
Ferdinando ebbe inoltre un gran numero di figli illegittimi:
Dalla prima moglie [[Isabella di Chiaromonte]] ebbe sei figli:
* Dalla [[Concubinato|concubina]] [[Diana Guardato]]:
* [[Alfonso II di Napoli|Alfonso]] detto "il Guercio" (4 novembre 1448 – 18 dicembre 1495), [[re di Napoli]] dal 1494 al 1495;
** [[Ferdinando d'Aragona, duca di Montalto|Ferdinando]], [[Ducato di Montalto|duca di Montalto]], padre di [[Giovanna d'Aragona (1502-1575)|Giovanna]], duchessa di Paliano;
* [[Eleonora d'Aragona (1450-1493)|Eleonora]] (22 giugno 1450 – 11 ottobre 1493), moglie di [[Ercole I d'Este]], [[duca di Ferrara]].
** Maria, moglie di [[Antonio Piccolomini d'Aragona|Antonio Todeschini Piccolomini]], [[duca di Amalfi]] (nipote di [[papa Pio II]] e fratello di [[papa Pio III]]);
* [[Federico I di Napoli|Federico]] (16 ottobre 1451 – 9 novembre 1504), [[re di Napoli]] dal 1496 al 1501;
** [[Giovanna d'Aragona (1455-1501)|Giovanna]], moglie di [[Leonardo Della Rovere (1445-1475)|Leonardo Della Rovere]], [[ducato di Sora|duca di Arce e Sora]] (nipote di [[papa Sisto IV]] e fratello di [[papa Giulio II]]).
* [[Giovanni d'Aragona (1456-1485)|Giovanni]] (25 giugno 1456 – 17 ottobre 1485), [[cardinale]];
* Dalla concubina [[Eulalia Ravignano]]:
* [[Beatrice d'Aragona|Beatrice]] (14 settembre o 16 novembre 1457 – 23 settembre 1508), [[Consorti dei sovrani d'Ungheria|regina d'Ungheria]] in quanto moglie di [[Mattia Corvino]] e [[Consorti dei sovrani di Boemia|regina di Boemia]] e [[Consorti dei sovrani d'Ungheria|Ungheria]] come moglie di [[Ladislao II di Boemia|Ladislao II]];
** Maria d'Aragona, moglie di [[Gian Giordano Orsini]].
* [[Francesco d'Aragona|Francesco]] (16 dicembre 1461 – 26 ottobre 1486), [[duca]] di [[Monte Sant'Angelo|Sant'Angelo]] e [[marchese]] di [[Bisceglie]].
* Dalla concubina Giovanna Caracciolo:
Dalla seconda moglie [[Giovanna di Trastámara (1455-1517)|Giovanna d'Aragona]] ebbe una figlia:
** Ferdinando d'Aragona, Conte di [[Arsena]];
*[[Giovanna d'Aragona (1478-1518)|Giovanna]] detta "Giovannella" (20 Aprile 1479 – 27 agosto 1518), [[Consorti dei sovrani di Napoli|regina di Napoli]] in quanto consorte del nipote [[Ferrandino d'Aragona]] e successivamente per breve tempo [[viceré di Napoli|viceregina di Napoli]].
** [[Enrico d'Aragona]], Marchese di [[Gerace]];
** [[Alfonso d'Aragona (vescovo)|Alfonso d'Aragona]], Principe della [[Galilea]], poi [[Vescovo]] di [[diocesi di Chieti|Chieti]];
** Cesare d'Aragona, Marchese di [[Santa Agata]];
** Leonora d'Aragona.
* Lucrezia d'Aragona, incerto se figlia di Giovanna Caracciolo o di Eulalia Ravignano, moglie di Onorato Caetani, duca di Traetto e principe di [[Altamura]].


== Nella cultura di massa ==
=== Figli illegittimi ===
Dalla [[Concubinato|concubina]] [[Diana Guardato]]:<ref name=":3">{{Cita libro|autore=Camillo Minieri Riccio|titolo=Catalogo di mss. della (sua) biblioteca|url=https://www.google.it/books/edition/Catalogo_di_mss_della_sua_biblioteca/tQ55VbrEEFgC?hl=it&gbpv=0|anno=1868}}</ref>
*Maria (1440 - 1460), moglie di [[Antonio Piccolomini d'Aragona|Antonio Todeschini Piccolomini]], [[duca di Amalfi]];
*[[Giovanna d'Aragona (1455-1501)|Giovanna]] (... – 1475 ca.), moglie di [[Leonardo Della Rovere (1445-1475)|Leonardo Della Rovere]], [[ducato di Sora|duca di Arce e Sora]];
*Ilaria, moglie di Giovanni del Tevere, prefetto di Roma e nipote di [[Papa Sisto IV|Sisto IV]];
*[[Enrico d'Aragona|Enrico]] ( ... – 1478), primogenito e [[marchese]] di [[Gerace]].
Da Marchesella Spitzata, sorella del suo cappellano e del suo montiero:<ref>{{Cita libro|autore=Ernesto Pontieri|titolo=Ferrante d'Aragona re di Napoli|editore=Edizioni scientifiche italiane|p=66}}</ref>
* Maria (1451 – ...).<ref>{{Cita libro|autore=Camillo Minieri-Riccio|titolo=Alcuni fatti di Alfonso I. di Aragona
Dal 15 Aprile 1437 al 31 di Maggio 1458|anno=1881|editore=R. stabilimento tipografico del Cav. Francesco Giannini|p=71}}</ref>
Da Piscicella [[Piscicelli (famiglia)|Piscicelli]]:<ref name=":3" />


* Cesare, [[marchese]] di [[Sant'Agata di Puglia|Santa Agata]];
* Nella serie televisiva canadese del 2011-2013 ''[[I Borgia (serie televisiva canadese)|'''I Borgia''']]'', Ferrante è teoricamente impersonato dall'attore Joseph Kelly, tuttavia non ha nulla a che vedere con il personaggio storico.
* [[Alfonso d'Aragona (vescovo)|Alfonso]] (1460 – 1510), [[Principato di Galilea|Principe della Galilea]] e poi [[diocesi di Chieti|vescovo di Chieti]]. Sposò Carlotta di Lusignano (1468 – 1480), figlia naturale del re [[Giacomo II di Cipro]].
* Nella serie britannico-statunitense di genere storico-fantastico del 2013-2015 '''''[[Da Vinci's Demons]]''''', Ferrante è impersonato dall'attore inglese [[Matthew Marsh]].
* Nella serie televisiva anglo-italiana del 2016-2019 [[I Medici (serie televisiva)|'''''I Medici''''']], Ferrante è impersonato dall'attore britannico [[Ray Stevenson]].


Da Eulalia Ravignano:<ref name=":4">{{Cita libro|autore=Arturo Bascetta|autore2=Sabato Cuttrera|titolo=Amanti e bastardi di re Ferrante il Vecchio|pp=15-33}}</ref>
== Opere ==
* Maria Cecilia, moglie di [[Gian Giordano Orsini]], [[Ducato di Bracciano|signore di Bracciano]];
* {{Cita libro|editore = Francesco Del Tuppo|autore = Ferdinando d'Aragona|titolo = Esortazione di insorgere contro i baroni ribelli|città = Napoli|accesso = 24 giugno 2015|data = 1486|url = https://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=2391599}}


* Lucrezia (secondo altre fonti figlia di Diana Guardato<ref name=":3" />), moglie di [[Onorato III Caetani]], duca di [[Minturno|Traetto]], principe di [[Altamura]] e [[Contea di Fondi|conte di Fondi]].
== Onorificenze<ref>{{Cita web|url = http://www.antiquesatoz.com/sgfleece/knights1.htm|titolo = Chevaliers de la Toison D'Or|accesso = 20 dicembre 2015}}</ref> ==
Controversa è la situazione relativa ai figli avuti da Giovannella [[Caracciolo]], la più bella tra le figlie del conte [[Giacomo Caracciolo conte di Brienza|Giacomo]] di [[Brienza]], che Ferrante ottenne a forza nel 1472 tramite accordi col padre, ma senza il consenso né della madre né della diretta interessata. Giovannella, che doveva essere molto giovane (è definita una puta, cioè una bambina), rimase a corte per circa due anni.<ref name=":5">Patrizia Mainoni (a cura di), ''Con animo virile, donne e potere nel Mezzogiorno medievale'', Viella, pp. 401-402.</ref> I ''Successi tragici et amorosi'' di Silvio Ascanio Corona riferiscono che diede a Ferrante tre figli:<ref name=":3" />
{{Onorificenze

|immagine = Order of the Garter UK ribbon.png
* [[Ferdinando d'Aragona, duca di Montalto|Ferdinando]], [[Ducato di Montalto|duca di Montalto]], che per altri è figlio di Diana Guardato;<ref name=":4" />
|nome_onorificenza = Cavaliere dell'Ordine della Giarrettiera

|collegamento_onorificenza = Ordine della Giarrettiera
* Maria, moglie di Alfonso d'Avalos marchese del Vasto;
|motivazione =
* Giovanna, moglie di Ascanio Colonna.
|data =

}}
Altre fonti<ref name=":4" /> la dicono madre di Cesare e Alfonso, che i ''Successi'' indicano invece come figli di Piscicella, nonché di Ferdinando, conte di [[Arena (Italia)|Arena]] e [[Stilo (Italia)|Stilo]], e Leonora. È chiaro che non poté essere madre di tutti costoro, in relazione sia alla giovane età, sia al poco tempo trascorso a corte, sia al noto uso di [[anticoncezionali]] che [[Alfonso II di Napoli|Alfonso]] aveva procurato al padre dall'Oriente.<ref name=":5" />
{{Onorificenze
|immagine = Order of the Golden Fleece Rib.gif
|nome_onorificenza = Cavaliere dell'Ordine del Toson d'Oro
|collegamento_onorificenza = Toson d'Oro
|motivazione =
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}}
{{Onorificenze
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|nome_onorificenza = Cavaliere dell'Ordine dell'Ermellino
|collegamento_onorificenza = Ordine dell'Ermellino (Napoli)
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== Ascendenza ==
== Ascendenza ==
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}}
{{Aragona di Napoli (1441-1503)}}
{{Aragona di Napoli (1441-1503)}}

== Nella cultura di massa ==
[[File:Guido mazzoni (modena), busto di Ferrante I o alfonso d'aragona duca di calabria, inizio del XVI sec, AM10527.JPG|thumb|[[Guido Mazzoni]], ''Busto del re Ferrante d'Aragona con il collare dell'[[Ordine dell'Ermellino (Napoli)|Ordine dell'Ermellino]], da lui istituito'', [[Museo nazionale di Capodimonte|Museo di Capodimonte]], [[Napoli]], 1489-1492]]
=== Letteratura ===
Ferrante è protagonista:

* dell'omonima tragedia "''Ferrante''" di [[Giuseppe Campagna]] (1842), ispirata agli eventi conclusivi della famosa [[Congiura dei baroni|Congiura dei Baroni]] del 1485-1486.
* del romanzo "''Del proibito amor - Storia napoletana del XV secolo''" di [[Dino Falconio]] (2014), ispirato alla presunta relazione incestuosa che Ferrante avrebbe intrattenuto con la sorella Eleonora.
Compare inoltre come personaggio nel romanzo "''La duchessa di Milano"'' di [[Michael Ennis]] (1992), nonché nei fumetti:

* ''Gli 800 Martiri - La presa di Otranto'', di Franco Baldi e Giovanni Ballati (2017).
* ''Sanseverino - Storia di una grande famiglia italiana'', di Giuseppe Rescigno e Antonio Pannullo (1994).

=== Televisione ===
* Nella serie televisiva canadese del 2011-2013 ''[[I Borgia (serie televisiva canadese)|'''I Borgia''']]'', Ferrante è teoricamente impersonato dall'attore Joseph Kelly, tuttavia non ha nulla a che vedere con il personaggio storico.
* Nella serie britannico-statunitense di genere storico-fantastico del 2013-2015 '''''[[Da Vinci's Demons]]''''', Ferrante è impersonato dall'attore inglese [[Matthew Marsh]].
* Nella serie televisiva anglo-italiana del 2016-2019 [[I Medici (serie televisiva)|'''''I Medici''''']], Ferrante è impersonato dall'attore britannico [[Ray Stevenson]].

== Onorificenze ==
Il 29 settembre 1465 Ferrante fondò il famoso [[Ordine dell'Ermellino (Napoli)|Ordine dell'Ermellino]], del quale furono insigniti lo stesso sovrano, il figlio [[Alfonso II di Napoli|Alfonso]], il nipote [[Ferrandino d'Aragona|Ferrandino]] e molte altre personalità importanti, quali [[Ercole I d'Este]], [[Galeazzo Maria Sforza]], [[Ludovico il Moro]], [[Federico da Montefeltro]] e [[Carlo I di Borgogna]].
{{Onorificenze
|immagine = Order of the Garter UK ribbon.png
|nome_onorificenza = Cavaliere dell'Ordine della Giarrettiera
|collegamento_onorificenza = Ordine della Giarrettiera
|motivazione = Investito da [[Edoardo IV d'Inghilterra]]
|data = 1463
}}
{{Onorificenze
|immagine = Order of the Golden Fleece Rib.gif
|nome_onorificenza = Cavaliere dell'Ordine del Toson d'oro
|collegamento_onorificenza = Ordine del Toson d'oro
|motivazione = Investito da [[Carlo I di Borgogna]]<ref>{{Cita web|url=http://www.antiquesatoz.com/sgfleece/knights1.htm|titolo=Chevaliers de la Toison d'or|accesso=20 dicembre 2015}}</ref>
|data = 1473
}}
{{Onorificenze
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|nome_onorificenza = Cavaliere dell'Ordine dell'Ermellino
|collegamento_onorificenza = Ordine dell'Ermellino (Napoli)
|motivazione =
|data =
}}
{{Onorificenze
|immagine = Insignia Hungary Order Ordo Draconum History.svg
|nome_onorificenza = Cavaliere dell'Ordine del Drago
|collegamento_onorificenza = Ordine del Drago
|motivazione =
|data =
}}

== Opere ==
* {{Cita libro|editore = [[Francesco Del Tuppo]]|autore = Ferdinando d'Aragona|titolo = Esortazione di insorgere contro i baroni ribelli|città = [[Napoli]]|accesso = 24 giugno 2015|data = 1486|url = https://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=2391599}}
*Una raccolta di lettere in latino fu pubblicata sotto il suo nome nel 1585 col titolo ''Epistole Militari'' o meglio ''Regis Ferdinandi et aliorum Epistolae ac Orationes utriusque militiae.''<ref>{{Cita libro|autore=Ernesto Pontieri|titolo=Ferrante d'Aragona re di Napoli|editore=Edizioni scientifiche italiane|p=41}}</ref>
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== Numismatica ==
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Disambiguazione – Se stai cercando il sovrano del Regno delle Due Sicilie che regnò dal 1817 al 1825, vedi Ferdinando I delle Due Sicilie.
Ferdinando I
Busto di Ferdinando I, XV secolo, Museo del Louvre
Re di Napoli
Stemma
Stemma
In carica27 giugno 1458 –
25 gennaio 1494
PredecessoreAlfonso I
SuccessoreAlfonso II
NascitaValencia, 2 giugno 1424
MorteNapoli, 25 gennaio 1494
Luogo di sepolturaSacrestia di San Domenico Maggiore, Napoli[1]
Casa realeTrastámara-Napoli
PadreAlfonso I di Napoli
MadreGueraldona Carlino
ConsortiIsabella di Taranto
Giovanna d'Aragona
FigliAlfonso
Eleonora
Federico
Giovanni
Beatrice e
Francesco, di primo letto;
Giovanna e
Carlo, di secondo letto;
altri, illegittimi.
ReligioneCattolicesimo

Ferdinando d'Aragona, ramo di Napoli, meglio conosciuto come Ferrante I e detto anche Don Ferrando e Don Ferrante[2] (Valencia, 2 giugno 1424Napoli, 25 gennaio 1494), era l'unico figlio maschio, illegittimo, di Alfonso I di Napoli, fu re di Napoli dal 1458 al 1494. La madre, Gueraldona Carlino[3], era una donna probabilmente di origine napoletana che nel dicembre del 1423 aveva accompagnato Alfonso al suo ritorno in Spagna, dove poi sposò un tale Gaspar Reverdit di Barcellona.

Biografia

L'eredità paterna

Ferdinando I di Napoli, raffigurato come membro dell'Ordine del Toson d'oro

Nell'intento di assicurare un buon futuro al figlio illegittimo, suo padre Alfonso lo aveva chiamato a Napoli. Su disposizione del re, il 26 luglio 1438, il governatore de Corella, il vescovo Borja e il giovane Ferdinando, con il suo seguito di giovani gentiluomini catalani, salparono da Barcellona per l'Italia. Il proposito di Alfonso era di preparare il suo unico figlio, anche se illegittimo, per il ruolo di erede del regno che stava conquistando. L'intera compagnia, il 19 agosto sbarcò a Gaeta, dove Ferdinando si ricongiunse con il padre, che conosceva appena. Fra padre e figlio si sviluppò presto un forte legame affettivo, poiché Alfonso apprezzava l'acuta intelligenza e il coraggio del giovane, mentre Ferdinando mostrava una reverente venerazione per il suo genitore. Alfonso, il 9 settembre del 1438, creò Ferdinando cavaliere sul campo di Maddaloni dove Renato d'Angiò-Valois, sfidato a battaglia, non si era presentato.

Successivamente Ferdinando, a seguito della morte dello zio Pedro, nell'aprile 1439 fu nominato luogotenente generale del regno. Il 17 febbraio 1440 il re Alfonso, per autorità propria, legittimò e dichiarò suo erede al trono di Napoli il figlio naturale Ferdinando e quindi, nel gennaio 1441, si assicurò l'approvazione del parlamento dei baroni del regno che aveva convocato a Benevento. Il re Alfonso, sempre preoccupato per la successione, il 3 marzo 1443 nel monastero di San Liguoro conferì a Ferdinando il titolo di Duca di Calabria e ottenne, a seguito di una petizione da lui manovrata, che il parlamento dei baroni allora riunito proclamasse il proprio figlio erede legittimo al trono.

Il riconoscimento dei diritti di successione di Ferdinando fu suggellato dalla bolla Regnans in altissimis[4] emanata dal papa Eugenio IV nel luglio 1443 e in seguito confermato nel 1451 da Niccolò V.[5] Ferdinando nel 1444 si sposò con l'ereditiera Isabella di Taranto, figlia di Tristano di Chiaromonte e Caterina Orsini Del Balzo, erede designata del principe Giovanni Antonio Orsini Del Balzo di Taranto, suo zio materno, che non aveva figli. Isabella era anche nipote della regina Maria d'Enghien che, avendo sposato Ladislao I d'Angiò, era stata pertanto regina di Napoli, di Sicilia e del Regno di Gerusalemme dal 1406 al 1414.

Così come stabilito dal padre, Ferdinando gli succedette sul trono di Napoli nel 1458, all'età di 35 anni; ma papa Callisto III, mal disposto nei suoi confronti, con bolla del 12 luglio dichiarò vacante il trono di Napoli non riconoscendo la successione di Ferdinando perché, a suo dire, egli non era figlio né legittimo né naturale di Alfonso V d'Aragona, ma figlio di un servitore moro. Il pontefice morì nell'agosto del 1458 senza però raggiungere il suo obiettivo; il suo successore, papa Pio II (1458-1464), invece, riconobbe come legittimo sovrano Ferdinando, il quale fu incoronato solennemente il 4 febbraio 1459 nella Cattedrale di Barletta.[5] Malgrado ciò, il rivale Giovanni d'Angiò, approfittando del malcontento dei baroni napoletani, decise di tentare la riconquista del trono della sua dinastia, perduto dal padre, e invase Napoli.

La guerra angioino-aragonese (1460-1464)

Moneta d'oro con l'effige coronato di Ferdinando I re di Napoli

Ferdinando fu inizialmente sconfitto dagli Angioini e dai baroni ribelli nella battaglia di Sarno il 7 luglio 1460. In tale occasione fu salvato dall'intervento di genti d'arme, "provisionati" e "coscritti", della Città della Cava capeggiati dai capitani Giosuè e Marino Longo: questi, giunti in località Foce di Sarno, discesero dal monte e attaccarono gli Angioini che, sorpresi e non potendo determinare l'entità dell'attacco, furono costretti ad arretrare concedendo a re Ferdinando la possibilità di aprirsi per la via di Nola la fuga verso Napoli. Fortunatamente per lui quella battaglia non ebbe esito decisivo, anzi il sovrano ottenne ulteriori aiuti dal duca di Milano Francesco Sforza (condotti dal fratello Alessandro Sforza e dal nipote Roberto di San Severino conte di Caiazzo), da papa Pio II e infine dal condottiero albanese Giorgio Castriota Scanderbeg, debitore al re della protezione avuta in passato da Alfonso.[5]

Le sorti della guerra si capovolsero a favore di Ferdinando I il 18 agosto 1462 in Puglia con la battaglia di Troia, dove il re Ferrante ed Alessandro Sforza inflissero una definitiva sconfitta ai loro avversari. Dopo la battaglia la schiera dei nemici di Ferdinando andò costantemente disgregandosi. Nel settembre 1463, Marino Marzano, principe di Rossano, assediato in Sessa fu costretto a capitolare mentre a Giovanni d'Angiò fu concesso di rifugiarsi sull'isola d'Ischia. Il 16 novembre, la morte di Giovanni Antonio Orsini Del Balzo principe di Taranto privò il fronte angioino del suo più influente capo e finanziatore. Con la morte del principe di Taranto si realizzava il disegno originario di Alfonso V d'Aragona di fare di Taranto il principato-cardine nelle mani sue e dei suoi eredi. Il feudo pugliese fu ereditato da sua moglie Isabella e divenne un punto di forza fondamentale per le risorse di Ferrante.[5]

Rimaneva da conquistare l'isola d'Ischia, ultimo baluardo angioino, che era difesa dai fratelli Carlo e Giovanni Toreglia; questi con otto galee infestavano il golfo di Napoli al punto tale che re Ferrante chiese l'intervento di suo zio Giovanni II d'Aragona che gli mandò aiuti navali. Nella primavera del 1464, Giovanni d'Angiò, vistosi ormai isolato e sconfitto, ripartì con due galee per la Provenza.[5]

Ventennio di prosperità

La fine della ribellione dei baroni fu seguita da venti anni di pace interna che consentì al re Ferrante di rinforzare lo Stato e di accrescerne la ricchezza. La confisca delle terre dei baroni ribelli trasformò il rapporto di forza tra la Corona e la nobiltà del regno. Ferrante fu generoso con chi era stato leale alla sua causa, mentre eliminò coloro che gli furono ostili. Il re Ferrante non apportò modifiche all'apparato statale del regno di Napoli lasciando la burocrazia e le procedure amministrative così come le aveva impostate il padre Alfonso. Il re Ferrante, sempre diffidente verso i baroni, spinse i suoi sudditi a maggiore vigore economico con l'introduzione di nuove misure che di fatto consentivano, a tutta la popolazione del regno, di godere di maggiore libertà nella vita quotidiana. Con una legge del 1466, consentì ai coltivatori di disporre liberamente dei propri prodotti, svincolandoli dall'obbligo di dover vendere le derrate al signore locale al prezzo da lui fissato.

Miniatura della fine del XV secolo, forse degli anni '80 che mostra il re Ferrante mentre riceve dei doni

Le città demaniali acquisirono sempre maggiore importanza mentre imponeva maggiori controlli sul potere baronale. Nel regno, gli ebrei protetti dal re Ferrante svolgevano una notevole attività artigiana e commerciale. Per le libertà comunali fu un momento importante. Il re stesso concesse statuti alle città demaniali e ratificò quelli concessi dai baroni, favorendo la crescita di un'aristocrazia urbana come contrappeso alla nobiltà feudale.[5] Nel ventennio di pace interna al regno, la numerosa famiglia fu utilizzata da Ferdinando I per consolidare la dinastia con una serie di alleanze matrimoniali. Nel 1465, Alfonso, primogenito di Ferrante, sposò Ippolita Maria Sforza. Il Ducato di Bari fu assegnato prima a Maria Sforza e, dopo la sua morte, a Ludovico il Moro. La principessa Eleonora, figlia di Ferrante, andò in sposa ad Ercole d'Este. Dopo la morte della moglie Isabella di Chiaromonte, Ferrante conservò il legame con la Spagna sposando, il 14 settembre 1477, la cugina Giovanna, sorella di Ferdinando il Cattolico.

La congiura dei baroni

Lo stesso argomento in dettaglio: Congiura dei baroni.

Le alleanze di Ferrante poggiavano principalmente sugli Sforza di Milano e gli Estensi di Modena e Ferrara. Nel 1480 le truppe ottomane, sotto il comando di Maometto II, occuparono Otranto, massacrando la maggior parte della popolazione. L'anno successivo la città fu riconquistata dal figlio di Ferrante, Alfonso, duca di Calabria.

Il suo governo centralista portò nel 1485 a un tentativo di rivolta da parte dei baroni, tra i quali Pirro del Balzo, duca d'Andria e di Venosa, suo fratello Angilberto duca di Nardò, i Caracciolo di Melfi, Francesco Coppola, Conte di Sarno, e Antonello Sanseverino, Principe di Salerno, appoggiati da papa Innocenzo VIII. L'insurrezione fu stroncata e molti nobili, ingannati con la promessa di Ferdinando di un'amnistia generale, furono incarcerati a Castelnuovo per sua precisa volontà.

La fine del regno

Esortazione di insorgere contro i baroni ribelli, 1486
Moneta con l'effige di Ferdinando

Nel 1486 Ferdinando I partecipò alla guerra per il ducato di Milano in appoggio agli Sforza[6].
Incoraggiato da Ludovico Sforza, nel 1493 il re di Francia Carlo VIII, erede dei pretendenti angioini di Napoli, si preparava ad invadere l'Italia per la conquista del Regno e Ferdinando comprese di essere di fronte al più grande pericolo che avesse mai affrontato. Con un istinto quasi profetico mise in guardia i principi italiani rispetto alla calamità che stava per abbattersi su di loro, ma le trattative con papa Alessandro VI e con Ludovico il Moro fallirono e Ferdinando morì prima di avere assicurato la pace al suo regno.

Ferdinando ebbe in dono un grande coraggio e una notevole abilità politica. Remunerò generosamente chi era stato leale alla sua causa, mentre fu severo, vendicativo e crudele verso i suoi nemici. Completamente italianizzato, continuò tuttavia l'opera edilizia paterna verso la città di Napoli. A lui si deve un primo ampliamento della cinta delle mura, al quale fece seguito un secondo nel 1499. Dei suoi tempi sono il bellissimo Palazzo Como, ora sede del Museo Filangieri (costruito fra il 1464 e il 1490), il Palazzo Diomede Carafa (1470), la facciata del Palazzo Sanseverino, ora della Chiesa del Gesù Nuovo (1470), nonché la Porta Capuana.

Ferdinando morì il 28 gennaio del 1494. Sul trono gli succedette il figlio Alfonso II di Napoli, che a sua volta abdicherà molto presto in favore del proprio figlio Ferdinando II (detto Ferrandino) a causa dell'invasione tanto temuta da Ferrante di Carlo VIII di Francia, che nel 1494 calò in Italia.

La mossa non sortì gli effetti sperati: la stirpe aragonese era ormai pericolosamente vacillante e l'imminente arrivo del sovrano francese spinse molti nobili napoletani a schierarsi dalla parte dell'invasore, agevolando la futura caduta dei reali dal trono.

Ferrandino morì precocemente senza eredi nel 1496, all'età di 28 anni. Il trono fu affidato a Federico I di Napoli, che era figlio di Ferrante e di sua moglie, Isabella di Taranto; fratello di Alfonso II, fu Re di Napoli dal 1496 al 1503. Al momento della salita al trono di Federico, non si erano ancora spente le rivendicazioni francesi alla corona di Napoli. A queste si aggiunsero le nuove aspirazioni di Ferdinando il Cattolico cugino di Federico. Il regno fu invaso e conquistato con le armi nel 1504 da Ferdinando il Cattolico che pose definitivamente fine alla dinastia di Alfonso V d'Aragona sul trono di Napoli.

Aspetto e personalità

Scultura di Ferrante raffigurato come Nicodemo nell'opera Compianto sul Cristo morto di Guido Mazzoni, Chiesa di Sant'Anna dei Lombardi, 1492.

Re Ferrante era di media statura, aveva una grande testa, una bella e lunga zazzera di color castano, era bruno di faccia, aveva una bella fronte e la vita proporzionata. Fu assai robusto e si disse che fosse dotato addirittura d'una forza sovrumana, a tal punto che un giorno - come si racconta - recatosi alla Basilica di Santa Maria del Carmine per ascoltare la messa, incontrò in piazza del Mercato un toro inferocito che seminava il terrore tra i presenti e lo fermò afferrandolo per un corno.[7][8]

Ferrante fu molto grazioso nel ragionare, astuto, modesto, paziente a soffrire cose di suo contrario genio, pronto e grato nel dare udienza, risoluto nei negoziamenti e destrissimo simulatore. Ebbe in dono un grande coraggio e una notevole abilità politica. I buffoni gli erano graditissimi, ed egli fece loro molte grazie in alcune occasioni. Fu amante della caccia, specialmente dell'arte della falconeria. Era cortese e liberale, ad esempio un giorno donò 300 cavalli ad un suo amico Genovese, chiamato Olietto de Tiesso.[7][9]

Questo sovrano fu adorno di molte lettere ed assai versato nel diritto, e reputava tale scienza più necessaria di ogni altra per i reggitori dei popoli. Amò soprattutto gli uomini di leggiadri motti ed i poeti e si narra che a loro richiesta perdonasse i colpevoli di gravi delitti. Ferrante protesse grandemente le scienze e le lettere e con grande munificenza regale largheggiò con gli uomini che ne erano cultori e a studiosi poveri concedette ampli privilegi e soccorsi. Fu amantissimo di libri, tant'è che la sua biblioteca, detta Aragonese, veniva celebrata come una delle principali di quei tempi.[10] Fu, come detto, mecenate delle arti e amante delle lettere,[7][11] difatti scrisse un libro contenente alcune epistole ed elegantissime orazioni dette Militari, che venne fatto pubblicare nel 1486,[10] dove si scorge il suo buon gusto per le buone lettere.[7][12] Pietro Napoli Signorelli cita con elogio altre due lettere, una che si chiama Audiat hodierna die e l'altra Studebo quantum potero.[10]

Anche se la Sicilia dopo la morte di Alfonso I passò sotto il regno di Giovanni, re Ferrante volle far uso del titolo di re di Sicilia, infatti in tutte le prammatiche e gli editti si legge: Ferdinandus Arag. D. G. Rex Siciliae, Hierus, Ungariae, Valentiae ecc.[10]

Gaetano Canzano Avarna lo descrive "egoista e spietato, quando poteva promettersi qualche piacere, volentieri se ne procurava, spesso a spese dell'altrui infelicità, non essendo in ciò scrupoloso per quella specie di odio che aveva concepito pei suoi simili, ai quali era felice di far provare quei medesimi pungoli che avea egli stesso provati".[13] In effetti, se remunerò generosamente coloro che erano stati leali alla sua causa, quali il conte Onorato II Caetani, fu viceversa severo, vendicativo e crudele verso i propri nemici, e non di rado ricorse all'inganno e a false promesse pur di attirarli nella propria rete.

Organizzava numerosi matrimoni di povere donzelle ed ebbe una ricchissima tappezzeria che era stata di proprietà della Regina Giovanna II. Dopo la morte del Re, la comprò il Duca di Ferrara, la quale, vedendola l'imperatore Carlo V a Reggio, nel Palazzo di Alfonso d'Este, restò molto meravigliato. Don Ferrante con le sue virtù lasciò un Regno che aveva guidato alla maggior grandezza, forse più di qualunque altro sovrano che l'avrebbe governato, per cui tanti celeberrimi letterati lo nominarono nei loro famosi scritti.[7][14]

Ferrante era anche molto legato alla musica, per la quale mostrava un vero entusiasmo. Ricercò, infatti di continuo cantanti educati alla scuola di Borgogna ed esperti organari che ricevevano un caldo benvenuto nella sua corte. Tra le numerose personalità presenti nella sua cappella di corte si ricorda il teorico della musica e compositore fiammingo Johannes Tinctoris. Allo stesso Ferrante si attribuisce una certa abilità di strumentista.[15]

Come suo padre anche Ferrante era un uomo di grande fede: attaccato al cerimoniale religioso, professava la stessa devozione per il culto della Vergine, lavava i piedi dei poveri il Giovedì Santo e assisteva alla messa in ginocchio.[15]

Era modesto nel mangiare e nel modo di presentarsi, anche se elegante nei modi e nel vestire, ereditò l'amore del padre per il cerimoniale e la magnificenza, come dimostrano le accoglienze fatte ad una ambasciata borgognona nel 1472, una delle più grandiose manifestazioni di splendore principesco dell'epoca, secondo il Pontano, e i festeggiamenti in occasione del matrimonio del duca di Calabria con Ippolita Maria Sforza.

Ritratto postumo di re Ferrante d'Aragona in soprabito ricamato

Era affascinato, come altri principi, dalle fastose cerimonie degli Ordini cavallereschi, e avendo il controllo dell'Ordine aragonese della Giara, detto anche del Giglio, fondò anche l'Ordine dell'ermellino con il motto "Malo mori quam foedari", che conferiva con liberalità, ricevendone in cambio Ordini come il Toson d'oro e la Giarrettiera. La passione giovanile per gli aspetti più mondani della cavalleria, i tornei e le cavalcate durò ben oltre la maturità, aiutandolo a conservare la forza fisica.[15]

Fu uomo assai passionale, nutriva un'attrazione quasi patologica nei confronti delle giovani donne[16] e, nonostante le numerose amanti e concubine, amò tantissimo la propria consorte Isabella di Chiaramonte, donna dalle eccezionali virtù, la cui morte lo afflisse grandemente. Come padre fu assai presente e affezionatissimo alla propria prole, noto è soprattutto il fortissimo affetto mostrato per le proprie figlie femmine e per la primogenita Eleonora.

Amava sommamente i bambini e gli piaceva circondarsene, difatti quando la stessa Eleonora si recò in visita a Napoli nel 1477, Ferrante la persuase a lasciare presso la propria corte, oltre al neonato appena partorito, anche la piccola nipote Beatrice, la quale egli poi crebbe come una figlia.[17] Prese altresì sotto la propria protezione i due orfani del conte don Diego Cavaniglia, ovvero Troiano e Nicolina, come aveva a suo tempo protetto anche lo stesso Diego, rimasto prestissimo orfano di padre.

Quando fece incarcerare Marino Marzano per averlo tradito nella congiura dei baroni, Ferrante, mosso da tenerezza verso la sua famiglia, se ne prese cura egli stesso e particolarmente della nipote Camilla, che fu educata presso la sua corte.[18] Presso la sua corte aveva pure trovato rifugio la piccola Maria Balsa, figlia del despota di Serbia o più probabilmente del signore di Misia, che insieme alla zia Andronica Cominata fuggiva dalla Grecia invasa dai turchi.

Discendenza

Affresco del Trasferimento del santo nell'eremo di Efide, appartenente al ciclo di affreschi "Storie della vita di san Benedetto" di Antonio Solario del chiostro del Platano nella chiesa dei Santi Severino e Sossio di Napoli. Taluni vi hanno riconosciuto i ritratti di Ferrante (al centro) di sua figlia Eleonora (a sinistra), di suo figlio Federico (secondo da sinistra) e di suo nipote Ferrandino (a destra).[19] Inoltre l'uomo incappucciato e vestito di nero, col bastone e la lunga barba, parrebbe essere l'eremita san Francesco da Paola, molto famoso nella Napoli di quel tempo

Figli legittimi

Dalla prima moglie Isabella di Chiaromonte ebbe sei figli:

Dalla seconda moglie Giovanna d'Aragona ebbe una figlia:

Figli illegittimi

Dalla concubina Diana Guardato:[20]

Da Marchesella Spitzata, sorella del suo cappellano e del suo montiero:[21]

  • Maria (1451 – ...).[22]

Da Piscicella Piscicelli:[20]

Da Eulalia Ravignano:[23]

Controversa è la situazione relativa ai figli avuti da Giovannella Caracciolo, la più bella tra le figlie del conte Giacomo di Brienza, che Ferrante ottenne a forza nel 1472 tramite accordi col padre, ma senza il consenso né della madre né della diretta interessata. Giovannella, che doveva essere molto giovane (è definita una puta, cioè una bambina), rimase a corte per circa due anni.[16] I Successi tragici et amorosi di Silvio Ascanio Corona riferiscono che diede a Ferrante tre figli:[20]

  • Maria, moglie di Alfonso d'Avalos marchese del Vasto;
  • Giovanna, moglie di Ascanio Colonna.

Altre fonti[23] la dicono madre di Cesare e Alfonso, che i Successi indicano invece come figli di Piscicella, nonché di Ferdinando, conte di Arena e Stilo, e Leonora. È chiaro che non poté essere madre di tutti costoro, in relazione sia alla giovane età, sia al poco tempo trascorso a corte, sia al noto uso di anticoncezionali che Alfonso aveva procurato al padre dall'Oriente.[16]

Ascendenza

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Giovanni I di Castiglia Enrico II di Castiglia  
 
Giovanna Manuele  
Ferdinando I di Aragona  
Eleonora d'Aragona Pietro IV di Aragona  
 
Eleonora di Sicilia  
Alfonso V d'Aragona  
Sancho Alfonso d'Alburquerque Alfonso XI di Castiglia  
 
Eleonora di Guzmán  
Eleonora d'Alburquerque  
Beatrice del Portogallo Pietro I del Portogallo  
 
Inés de Castro  
Ferdinando I di Napoli  
 
 
 
Enrico Carlino  
 
 
 
Gueraldona Carlino  
 
 
 
Isabella Carlino  
 
 
 
 

Nella cultura di massa

Guido Mazzoni, Busto del re Ferrante d'Aragona con il collare dell'Ordine dell'Ermellino, da lui istituito, Museo di Capodimonte, Napoli, 1489-1492

Letteratura

Ferrante è protagonista:

  • dell'omonima tragedia "Ferrante" di Giuseppe Campagna (1842), ispirata agli eventi conclusivi della famosa Congiura dei Baroni del 1485-1486.
  • del romanzo "Del proibito amor - Storia napoletana del XV secolo" di Dino Falconio (2014), ispirato alla presunta relazione incestuosa che Ferrante avrebbe intrattenuto con la sorella Eleonora.

Compare inoltre come personaggio nel romanzo "La duchessa di Milano" di Michael Ennis (1992), nonché nei fumetti:

  • Gli 800 Martiri - La presa di Otranto, di Franco Baldi e Giovanni Ballati (2017).
  • Sanseverino - Storia di una grande famiglia italiana, di Giuseppe Rescigno e Antonio Pannullo (1994).

Televisione

  • Nella serie televisiva canadese del 2011-2013 I Borgia, Ferrante è teoricamente impersonato dall'attore Joseph Kelly, tuttavia non ha nulla a che vedere con il personaggio storico.
  • Nella serie britannico-statunitense di genere storico-fantastico del 2013-2015 Da Vinci's Demons, Ferrante è impersonato dall'attore inglese Matthew Marsh.
  • Nella serie televisiva anglo-italiana del 2016-2019 I Medici, Ferrante è impersonato dall'attore britannico Ray Stevenson.

Onorificenze

Il 29 settembre 1465 Ferrante fondò il famoso Ordine dell'Ermellino, del quale furono insigniti lo stesso sovrano, il figlio Alfonso, il nipote Ferrandino e molte altre personalità importanti, quali Ercole I d'Este, Galeazzo Maria Sforza, Ludovico il Moro, Federico da Montefeltro e Carlo I di Borgogna.

Cavaliere dell'Ordine della Giarrettiera - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere dell'Ordine del Toson d'oro - nastrino per uniforme ordinaria
immagine del nastrino non ancora presente
Cavaliere dell'Ordine del Drago - nastrino per uniforme ordinaria

Opere

  • Ferdinando d'Aragona, Esortazione di insorgere contro i baroni ribelli, Napoli, Francesco Del Tuppo, 1486. URL consultato il 24 giugno 2015.
  • Una raccolta di lettere in latino fu pubblicata sotto il suo nome nel 1585 col titolo Epistole Militari o meglio Regis Ferdinandi et aliorum Epistolae ac Orationes utriusque militiae.[25]
  • Gli viene attribuito un opuscolo teologico-dogmatico: De causis quare Deus fecit peccabile genus humanum.[26]

Numismatica

Note

  1. ^ Le mummie aragonesi di San Domenico, su Università di Pisa. Paleopatologia (archiviato dall'url originale il 22 aprile 2019).
  2. ^ Gino Benvenuti, Le Repubbliche Marinare. Amalfi, Pisa, Genova, Venezia, Roma, Newton & Compton editori, 2002 [1989], ISBN 88-8289-529-7, SBN IT\ICCU\RAV\0164536.
  3. ^ I signori di Napoli.
  4. ^ Il 10 marzo 1443 Papa Eugenio IV fa il suo ingresso a Siena, su sienanews.it. URL consultato il 12 agosto 2019.
  5. ^ a b c d e f Massimo Buchicchio, La guerra tra Aragonesi e Angioini nel Regno di Napoli. La Battaglia di Sarno, Cava de' Tirreni, 2009, ISBN 88-906429-0-4. ISBN 978-88-906429-0-6.
  6. ^ Tale evento segna la conclusione dell'Istoria del regno di Napoli in venti libri di Angelo di Costanzo.
  7. ^ a b c d e Bastian Biancardi, Le vite de Re di Napoli, Raccolte succintamente con ogni accuratezza, Napoli, F. Pitteri, 1737.
  8. ^ Biancardi, p. 356.
  9. ^ Biancardi, pp. 356-357.
  10. ^ a b c d Nicolò Morelli, Vite de Re di Napoli, con lo stato delle scienze, delle arti, della navigazione, del commercio e degli spettacoli sotto ciascun sovrano: Volumi 1-2, Napoli, G. Nobile, 1849.
  11. ^ Biancardi, pp. 356-357.
  12. ^ Biancardi, pp. 356-357.
  13. ^ Gaetano Canzano Avarna, Leggende Sorrentine, 1883.
  14. ^ Biancardi, p. 357.
  15. ^ a b c Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore :1
  16. ^ a b c Patrizia Mainoni (a cura di), Con animo virile, donne e potere nel Mezzogiorno medievale, Viella, pp. 401-402.
  17. ^ Maria Serena Mazzi, Come rose d'inverno. Le signore della corte estense nel '400, Nuove carte, 2004.
  18. ^ Nicola Ratti, Della famiglia Sforza:Volume 2, Roma, Presso Il Salomoni, 1794.
  19. ^ http://www.kleio.org/en/history/famtree/vip/1979/
  20. ^ a b c d Camillo Minieri Riccio, Catalogo di mss. della (sua) biblioteca, 1868.
  21. ^ Ernesto Pontieri, Ferrante d'Aragona re di Napoli, Edizioni scientifiche italiane, p. 66.
  22. ^ Camillo Minieri-Riccio, Alcuni fatti di Alfonso I. di Aragona Dal 15 Aprile 1437 al 31 di Maggio 1458, R. stabilimento tipografico del Cav. Francesco Giannini, 1881, p. 71.
  23. ^ a b c Arturo Bascetta e Sabato Cuttrera, Amanti e bastardi di re Ferrante il Vecchio, pp. 15-33.
  24. ^ Chevaliers de la Toison d'or, su antiquesatoz.com. URL consultato il 20 dicembre 2015.
  25. ^ Ernesto Pontieri, Ferrante d'Aragona re di Napoli, Edizioni scientifiche italiane, p. 41.
  26. ^ Ernesto Pontieri, Ferrante d'Aragona re di Napoli, Edizioni scientifiche italiane, p. 35.

Bibliografia

Altri progetti

Collegamenti esterni

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Alfonso I 14581494 Alfonso II
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