Battaglia di Sarno

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Battaglia di Sarno
(Battaglia di Longola)
Data7 luglio 1460
LuogoLongola
CausaRibellione dei baroni del Regno di Napoli al Re Ferrante d'Aragona
EsitoVittoria degli Angioini
Schieramenti
Comandanti
Voci di guerre presenti su Wikipedia
(LA)

«...Sarnique amnes et pinguia culta.»

(IT)

«...le acque del Sarno e i pingui campi.»

La battaglia di Sarno, conosciuta dagli storici anche con l'appellativo di la rotta di Sarno, la battaglia di Longola e la battaglia degli Orsini, si svolse il 7 luglio 1460 nell'allora selva di Longola, lungo la sponda destra del fiume Sarno, fra le truppe aragonesi del re Ferdinando I di Napoli e le truppe angioine a servizio del duca Giovanni d'Angiò.[2][3] Quest'ultimo fu invitato ad intervenire dai baroni napoletani che si erano ribellati al re Ferdinando I e alla sua politica volta a ridimensionare gradualmente il potere baronale.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

A scatenare la battaglia fu la guerra, che Ferdinando d'Aragona ingaggiò dal 1459 al 1462, per estromettere gli invasori angioini guidati dal duca Giovanni d'Angiò e sedare la rivolta dei baroni napoletani.[4]

Nel 1460 il duca Giovanni d'Angiò venne con un poderoso esercito a recuperare lo scettro di Napoli dalle mani del re Ferdinando d'Aragona. Il duca fece sbarcare la sua armata a Castellammare e, giunto sotto il Castello di Sarno, si accampò in un sito chiamato Borgo. Il re Ferdinando se ne stava accampato nella Selva di Longola, dove c'era una delle sue cavallerizze[5], poco lontano dalla riva destra del fiume Foce impedendo così al nemico la raccolta delle biade e facendoli così sentire assediati.[6][7]

Qui, il 7 luglio 1460, ebbe luogo una fierissima battaglia: Il duca Giovanni, avvalendosi delle sue manovre belliche, sperava di conquistare il Castello, allora punto strategico che apriva le vie interne del regno; ma ebbe difficoltà a volgersi sulla sinistra del fiume, ove si decideva la sorte della battaglia, perché dalla Torre superiore del Castello, detta dell'Orso, venivano fulminate le sue fortificazioni; ciò nonostante la fortuna volgeva a suo favore e aveva messo fuori combattimento gran parte dei soldati di re Ferdinando, il quale, sconfitto, dovette scappare con soli venti cavalli, rifugiandosi a Napoli[8][9]; ma inaspettatamente, da dietro al Castello, uscirono cinquecento cittadini armati, provenienti dalla città di Cava[10], i quali misero in scompiglio il campo angioino facendo cambiare il destino della battaglia.[11] Il Duca Giovanni da vincitore rimase vinto, e dovette ritornare sui propri passi.[12]

Tra le schiere del re di Napoli si distinse particolarmente il condottiero Marino Longo,[13] della nobile famiglia Longo di Modugno, che salvò la vita del sovrano[14] e dal quale ottenne numerosi privilegi.

Il 4 settembre 1460 re Ferdinando I, quale ricompensa per l'intervento dei Cavesi durante la battaglia di Longola, consegnò alla città di Cava la pergamena bianca, un diploma in bianco sul quale gli abitanti avrebbero potuto annotare qualsiasi richiesta.[15] La pergamena non fu mai usata e si trova tuttora intatta nel palazzo comunale di Cava de' Tirreni.[16]

Giovanni d'Angiò fu in seguito definitivamente sconfitto il 18 agosto 1462 presso Troia in Puglia.[17]

Rievocazione storica[modifica | modifica wikitesto]

A ricordo della battaglia di Longola, dal 1971-72, a Cava de' Tirreni viene celebrata ogni anno una spettacolare manifestazione folkloristica, la "Disfida dei Trombonieri". Durante l'evento, che si tiene la prima domenica di luglio, circa 1000 figuranti in costumi d'epoca sfilano per la città sui ritmi e le musiche delle proprie contrade di appartenenza, rievocando quella pagina di storia. La disfida consiste in una gara di sparo e si svolge nello stadio comunale tra i trombonieri che rappresentano le quattro contrade aragonesi cittadine (Pasculano, Mitiliano, Sant'Adiutore e Corpo di Cava). La contrada vincente si aggiudica la Pergamena bianca, che conserverà fino all'edizione successiva.[16]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Iacopo Sannazzaro e Giuseppe Dalla Riva, Delle egloghe e d'altro poemetto di Jacopo Sannazzaro versione, nella stamperia Turra, 1788. URL consultato il 3 giugno 2019.
  2. ^ Felice Marciano e Pasquale Marciano, La battaglia della Longola: lunedì 7 luglio 1460.
  3. ^ Francesco Senatore e Francesco Storti, Poteri, relazioni, guerra nel regno di Ferrante d'Aragona, Napoli, ClioPress, 2011, ISBN 978-88-88904-13-9.
  4. ^ Jerry H. Bentley, Politica e cultura nella Napoli rinascimentale, Guida Editori, 1995, ISBN 978-88-7835-183-7.
  5. ^ Vincenzo Degli Uberti, Sul fiume Sarno: discorso storico-idraulico, Tipografia Fernandes, 1844.
  6. ^ Angelo Di Costanzo, Istoria del regno di Napoli, Volume III, Milano, Società Tipografica De' Classici Italiani, 1805.
  7. ^ Giovanni Antonio Summonte, Historia della città e Regno di Napoli, Tomo IV, Napoli, Stamperia di G. Raimondi e D. Vivenzio, 1749.
  8. ^ Ariodante Fabretti, Biografie dei capitani venturieri dell'Umbria, I, Montepulciano, Angiolo Fumi, 1842.
  9. ^ Matteo Camera, Memorie storico-diplomatiche dell'antica città e ducato di Amalfi, Volume I, Salerno, Stabilimento tipografico nazionale, 1876.
  10. ^ Paolantonio Di Notargiacomo, Memorie istoriche, e politiche sulla città della Cava, Napoli, Tipografia. del R. Albergo de' Poveri, 1831.
  11. ^ Giacinto Normandia, Notizie Storiche ed Industriali della città di Sarno, Napoli, Stamperia del Vaglio, 1851.
  12. ^ Francesco Senatore e Francesco Storti, Poteri, relazioni, guerra nel regno di Ferrante d'Aragona, Napoli, ClioPress, 2011, ISBN 978-88-88904-13-9.
  13. ^ Matteo Camera, Memorie Storico-Diplomatiche dell'Antica Città e Ducato di Amalfi, Volume I, Salerno, Stabilimento tipografico nazionale, 1876.
  14. ^ Tramonti, storia e curiosità sulla rievocazione del 'Privilegium' di Re Ferrante, su ilvescovado.it.
  15. ^ Luciano Trincia, L'odore del Novecento: Guerre, migrazioni, luoghi di memoria nelle carte di Luigi Trincia (1912-1990), Roma, Gangemi, 2011, ISBN 978-88-492-4749-7.
  16. ^ a b La disfida dei trombonieri, su tuttosucava.it (archiviato dall'url originale il 17 agosto 2016).
  17. ^ ORSINI, Roberto in "Dizionario Biografico", su treccani.it. URL consultato il 3 giugno 2019 (archiviato dall'url originale il 6 gennaio 2018).

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]