Proteine: differenze tra le versioni

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{{F|proteine|arg2=chimica degli alimenti|agosto 2013}}
[[File:Myoglobin.png|thumb|Rappresentazione schematica della [[mioglobina]]. Questo omologo proteine di emoglobina lega l'ossigeno nei muscoli. È la prima la cui struttura è risolto con la cristallografia e diffrazione di raggi X da Max Perutz e John Kendrew]]
[[File:Myoglobin.png|thumb|Rappresentazione schematica della [[mioglobina]]. Questo omologo proteine di emoglobina lega l'ossigeno nei muscoli. È la prima la cui struttura è risolto con la cristallografia e diffrazione di raggi X da Max Perutz e John Kendrew]]


Le '''Proteine''' ​​(/ proʊˌtiːnz / o /proʊti.ɨnz/) sono grandi [[biomolecola|biomolecole]] o [[macromolecola|macromolecole]], costituite da una o più lunghe catene [[amminoacidici|amminoacidiche]]. Le proteine ​​svolgono una vasta gamma di funzioni all'interno degli organismi viventi, compresa la [[catalisi]] delle [[reazione (chimica)|reazioni]] [[metabolismo|metaboliche]], la [[replicazione del DNA]], la [[Segnalazione cellulare|risposta agli stimoli]] e il trasporto di molecole da un luogo ad un altro. Le proteine ​​differiscono l'uno dall'altra soprattutto nella loro sequenza di amminoacidi, la quale è dettata dalla [[Sequenza di DNA|sequenza nucleotidica]] conservata nei [[gene|geni]] e che di solito si traduce in un [[Ripiegamento di proteine|ripiegamento proteico]] ​​in una [[Struttura proteica|struttura tridimensionale specifica]] che determina la sua attività.
Le '''proteine''' (dal greco πρῶτος ''prótos'' «primo, principale» o πρωτεῖος ''protèios'' «che occupa la prima posizione»)<ref>Coniato dal chimico [[Paesi Bassi|olandese]] [[Gerardus Johannes Mulder]] nel 1838. [http://www.treccani.it/vocabolario/proteina/ Voce nel Vocabolario Treccani Online]</ref> o '''protidi''' (singolare ''protide'') sono macromolecole biologiche formate da una o più catene [[amminoacido|amminoacidiche]]. Le proteine sono dei [[polipeptidi]] con più di 90-100 [[amminoacidi]].{{senza fonte}}

Una catena lineare di residui di amminoacidici è chiamata "[[polipeptide]]". Una proteina contiene almeno un lungo polipeptide. Polipeptidi brevi, contenenti meno di circa 20-30 amminoacidi, vengono raramente considerati proteine ​​e sono comunemente chiamati [[peptidi]] o talvolta [[oligopeptidi]]. I singoli amminoacidi sono legati da [[legame peptidico|legami peptidici]] con gli amminoacidi adiacenti. La sequenza degli aminoacidi in una proteina è definita dalla sequenza presente in un [[gene]], la quale è codificata nel [[codice genetico]]. In generale, il codice genetico specifica 20 amminoacidi standard; tuttavia, in alcuni organismi il codice può includere la [[selenocisteina]], e in alcuni ''[[archaea]]'', la [[pirrolisina]]. Poco dopo o anche durante la [[sintesi proteica]], i residui di una proteina vengono spesso modificati chimicamente mediante la [[modificazione post traduzionale]] che altera le proprietà fisiche e chimiche, la piegatura, la stabilità, l'attività e, in ultima analisi, la funzione della proteina. A volte le proteine possiedono gruppi non peptidici allegati, che possono essere chiamati [[Cofattore (biologia)|gruppi prostetici]] o cofattori. Le proteine ​​possono anche operare insieme per raggiungere una particolare funzione e spesso associarsi in [[complessi multiproteici]] stabili.

Una volta sintetizzate, le proteine sopravvivono solo ​​per un certo periodo di tempo per poi venire [[Proteolisi|degradate]] e riciclate attraverso i meccanismi cellulari per il processo di turnover proteico. La durata di una proteina è misurata in termini di [[emivita]] e può essere molto varia. Alcune possono vivere per solo alcuni minuti, altre fino ad alcuni anni, tuttavia la vita media nelle cellule di un [[mammaifero]] è tra 1 e 2. Proteine ​​anomale e mal ripiegate o vengono degradate più rapidamente o possono causare instabilità.

Come altre macromolecole biologiche, come i [[polisaccaridi]] e gli [[acidi nucleici]], le proteine ​​sono parti essenziali degli organismi e partecipano praticamente in ogni processo che avviene all'interno delle cellule. Molte proteine ​​sono anche [[enzimi]] che funzionano da [[catalizzatore|catalizzatori]] per le reazioni biochimiche e sono vitali per il metabolismo. Le proteine ​​hanno anche funzioni strutturali o meccanica, come l'[[actina]] e la [[miosina]] nei [[muscoli]] e le proteine che costituiscono il [[citoscheletro]] che formano una struttura che permette di mantenere la forma della cellula. Altre proteine ​​sono fondamentali per la [[segnalazione cellulare]], per la [[Anticorpo|risposte immunitarie]], per l'[[adesione cellulare]] e per il [[ciclo cellulare]]. Le proteine ​​sono elementi necessarie anche nell'[[alimentazione]] degli animali, dal momento che essi non possono sintetizzare tutti gli aminoacidi di cui hanno bisogno e devono ottenere quelli essenziali attraverso il cibo. Grazie al processo della [[digestione]], gli animali disgregano le proteine ​​ingerite in aminoacidi liberi, che poi vengono utilizzati nel metabolismo.

Le proteine ​​possono essere purificate da altri componenti cellulari utilizzando una varietà di tecniche come l'[[ultracentrifugazione]], la [[Precipitazione (chimica)|precipitazione]], l'[[elettroforesi]] e la [[cromatografia]]; l'avvento dell'i[[ngegneria genetica]] ha reso possibile una serie di metodi per facilitare tale purificazione. I metodi comunemente usati per studiare la struttura e la funzione delle proteine ​​includono [[immunoistochimica]], la [[mutagenesi sito specifica]], la [[cristallografia a raggi X]], la [[risonanza magnetica nucleare]] e la [[spettrometria di massa]].


== Caratteristiche generali ==
== Caratteristiche generali ==
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Proteine che contengono lo stesso tipo e numero di amminoacidi possono differire dall'ordine in cui questi sono situati nella struttura della [[molecola]]. Tale aspetto è molto importante perché una minima variazione nella sequenza degli amminoacidi di una proteina (cioè nell'ordine con cui i vari tipi di amminoacidi si susseguono) può portare a variazioni nella struttura tridimensionale della [[macromolecola]] che possono rendere la proteina non funzionale. Un esempio ben noto è il caso della catena beta dell'[[emoglobina]] umana che nella sua normale sequenza porta un tratto formato da: [[valina]] - [[istidina]] - [[leucina]] - [[treonina]] - [[prolina]] - [[acido glutammico]] - [[lisina]].
Proteine che contengono lo stesso tipo e numero di amminoacidi possono differire dall'ordine in cui questi sono situati nella struttura della [[molecola]]. Tale aspetto è molto importante perché una minima variazione nella sequenza degli amminoacidi di una proteina (cioè nell'ordine con cui i vari tipi di amminoacidi si susseguono) può portare a variazioni nella struttura tridimensionale della [[macromolecola]] che possono rendere la proteina non funzionale. Un esempio ben noto è il caso della catena beta dell'[[emoglobina]] umana che nella sua normale sequenza porta un tratto formato da: [[valina]] - [[istidina]] - [[leucina]] - [[treonina]] - [[prolina]] - [[acido glutammico]] - [[lisina]].

== Biochimica ==

La maggior parte delle proteine ​​sono costituite da [[polimeri]] lineari costruiti dalla serie di 20 diversi L-α-aminoacidi. Tutti gli [[aminoacidi proteinogenici]] possiedono caratteristiche strutturali comuni, tra cui un carbonio α con un gruppo [[Ammine|amminico]], un gruppo carbossilico e una catena laterale variabile. Solo la [[prolina]] differisce da questa struttura di base in quanto contiene un anello insolito al gruppo amminico.<ref name=Gutteridge2005>{{cite journal |author=Gutteridge A, Thornton JM |title=Understanding nature's catalytic toolkit |journal=Trends in Biochemical Sciences |volume=30 |issue=11 |pages=622–29 |year=2005 |pmid=16214343 |doi=10.1016/j.tibs.2005.09.006}}</ref> Le catene laterali degli amminoacidi standard, dettagliate nella [[Aminoacidi proteinogenici|lista degli amminoacidi standard]], hanno una grande varietà di strutture e proprietà chimiche; è l'effetto combinato di tutte le catene laterali di aminoacidi in una proteina che determina infine la sua struttura tridimensionale e la sua reattività chimica.<ref>Murray ''et al''., p. 31.</ref> Gli amminoacidi di una catena polipeptidica sono legati da legami peptidici. Una volta collegata nella catena proteica, un aminoacido individuo è chiamato un residuo e la serie collegata di [[carbonio]], [[azoto]] e [[ossigeno|atomi di ossigeno]] sono noti come "catena principale" o "proteine ​​''backbone''".<ref>Murray ''et al''., p. 19.</ref>

Il legame peptidico ha due forme di [[Risonanza (chimica)|risonanza]] che contribuiscono al [[doppio legame]] e inibiscono la rotazione attorno al suo asse, in modo che i carbonio α siano approssimativamente complanari. Gli altri due angoli diedri nel legame peptidico determinano la forma locale assunta dalla "proteina ''backbone ''.
<ref name=Nelson2005>{{cite book |author=Nelson DL, Cox MM |year=2005 |title=Lehninger's Principles of Biochemistry |edition=4th |publisher=W. H. Freeman and Company |location=New York, New York}}</ref> La fine della proteina con un gruppo carbossilico libero è nota come [[dominio C-terminale]], mentre l'estremità con un gruppo libero ammino è noto come la [[dominio N-terminale]]. I termini proteina, polipeptide e peptide sono un po' ambigui e possono sovrapporsi in alcuni significati. Il termine "proteina" è generalmente usato per riferirsi alla molecola biologica completa in una conformazione stabile, mentre il "peptide" è generalmente riconosciuto per essere un breve oligomero di aminoacidi spesso mancante una struttura tridimensionale stabile. Tuttavia, il confine tra i due composti non è ben definito e di solito il numero di residui che li differenzia è vicino ai 20-30.<ref name=Lodish2004>{{cite book |author=Lodish H, Berk A, Matsudaira P, Kaiser CA, Krieger M, Scott MP, Zipurksy SL, Darnell J |year=2004 |title=Molecular Cell Biology |edition=5th |publisher=WH Freeman and Company |location=New York, New York}}</ref> Con "polipeptide" ci si può riferire a qualsiasi singola catena lineare di amminoacidi, di solito indipendentemente dalla lunghezza, ma spesso il termine implica l'assenza di una conformazione definita.


== Classificazione ==
== Classificazione ==

{{W|biologia|agosto 2013}}
La formazione di copie duplicate di [[gene|geni]] e l'alterazione della funzione di una proteina nel corso dell'evoluzione hanno portato alla formazione delle circa 500 famiglie proteiche identificate. All'interno di una famiglia sebbene ciascuna proteina svolga una funzione leggermente diversa dall'altra, la sequenza di amminoacidi in particolare presso i siti catalitici e in regioni conservate è quasi identica. Non è tuttavia una legge che vale per tutte le proteine di una famiglia, esistono infatti alcune proteine dalla sequenza amminoacidica molto diversa e tuttavia dalla conformazione tridimensionale molto simile. Si può quindi affermare che nel corso dell'evoluzione all'interno di una famiglia proteica si è conservata più la conformazione tridimensionale che non la sequenza degli amminoacidi. Generalmente quando almeno un quarto della sequenza amminoacidica di due proteine corrisponde, esse hanno la stessa struttura generale. Due proteine diverse appartenenti ad una stessa famiglia e dalla funzione simile sono dette paraloghe, mentre la stessa proteina in due organismi diversi (per esempio uomo e topo) è detta ortologa. La parentela tra due proteine è generalmente accettata quando almeno il 30% degli amminoacidi corrispondono, ma per verificarla è possibile ricorrere ai cosiddetti ''fingerprint'', cioè brevi sequenze di amminoacidi comuni in quasi tutte le proteine di una data famiglia. Alcune proteine si sono formate per rimescolamento dei domini proteici o per la loro duplicazione all'interno della stessa proteina a causa di unioni accidentali di DNA codificante; certi domini sono particolarmente diffusi e sono perciò chiamati moduli proteici. Questi domini hanno la caratteristica di avere gli N-terminali e C-terminali ai poli opposti della proteina, così che l'aggregazione ad altri domini e ad altre proteine per formare strutture più grandi è favorita rispetto a quanto accadrebbe se fossero entrambi verso lo stesso polo della proteina; un esempio è il modulo 1 della [[fibronectina]]. In tal caso i domini che assumono una conformazione simile ad una spina della corrente sono inseriti nelle anse proteiche di alcune proteine, per esempio il modulo kringle nell'urochinasi o il dominio SH2. Alcuni di questi domini non si ritrovano solo tra proteine paraloghe ma anche ortologhe, per esempio il dominio SH2 mostra una diffusione molto simile sia nel verme che nella mosca, eppure è ben poco frequente nei vegetali. Vi sono invece dei domini comuni a solo certe categorie di organismi come l'MHC, il complesso maggiore di istocompatibilità (''major histocompatibility complex''), presente nell'uomo ma assente negli insetti e nei vegetali, tuttavia questi costituiscono soltanto il 7% del totale. Si è osservato inoltre che, malgrado alcuni organismi viventi apparentemente semplici come la pianta ''Arabidopsis thaliana'' posseggano più geni di un essere umano, tendenzialmente le proteine umane sono formate da un numero maggiore di domini e quindi sono più complesse rispetto alle ortologhe in altri organismi.
La formazione di copie duplicate di [[gene|geni]] e l'alterazione della funzione di una proteina nel corso dell'evoluzione hanno portato alla formazione delle circa 500 famiglie proteiche identificate. All'interno di una famiglia sebbene ciascuna proteina svolga una funzione leggermente diversa dall'altra, la sequenza di amminoacidi in particolare presso i siti catalitici e in regioni conservate è quasi identica. Non è tuttavia una legge che vale per tutte le proteine di una famiglia, esistono infatti alcune proteine dalla sequenza amminoacidica molto diversa e tuttavia dalla conformazione tridimensionale molto simile. Si può quindi affermare che nel corso dell'evoluzione all'interno di una famiglia proteica si è conservata più la conformazione tridimensionale che non la sequenza degli amminoacidi. Generalmente quando almeno un quarto della sequenza amminoacidica di due proteine corrisponde, esse hanno la stessa struttura generale. Due proteine diverse appartenenti ad una stessa famiglia e dalla funzione simile sono dette paraloghe, mentre la stessa proteina in due organismi diversi (per esempio uomo e topo) è detta ortologa. La parentela tra due proteine è generalmente accettata quando almeno il 30% degli amminoacidi corrispondono, ma per verificarla è possibile ricorrere ai cosiddetti ''fingerprint'', cioè brevi sequenze di amminoacidi comuni in quasi tutte le proteine di una data famiglia. Alcune proteine si sono formate per rimescolamento dei domini proteici o per la loro duplicazione all'interno della stessa proteina a causa di unioni accidentali di DNA codificante; certi domini sono particolarmente diffusi e sono perciò chiamati moduli proteici. Questi domini hanno la caratteristica di avere gli N-terminali e C-terminali ai poli opposti della proteina, così che l'aggregazione ad altri domini e ad altre proteine per formare strutture più grandi è favorita rispetto a quanto accadrebbe se fossero entrambi verso lo stesso polo della proteina; un esempio è il modulo 1 della [[fibronectina]]. In tal caso i domini che assumono una conformazione simile ad una spina della corrente sono inseriti nelle anse proteiche di alcune proteine, per esempio il modulo kringle nell'urochinasi o il dominio SH2. Alcuni di questi domini non si ritrovano solo tra proteine paraloghe ma anche ortologhe, per esempio il dominio SH2 mostra una diffusione molto simile sia nel verme che nella mosca, eppure è ben poco frequente nei vegetali. Vi sono invece dei domini comuni a solo certe categorie di organismi come l'MHC, il complesso maggiore di istocompatibilità (''major histocompatibility complex''), presente nell'uomo ma assente negli insetti e nei vegetali, tuttavia questi costituiscono soltanto il 7% del totale. Si è osservato inoltre che, malgrado alcuni organismi viventi apparentemente semplici come la pianta ''Arabidopsis thaliana'' posseggano più geni di un essere umano, tendenzialmente le proteine umane sono formate da un numero maggiore di domini e quindi sono più complesse rispetto alle ortologhe in altri organismi.


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Le proteine hanno una struttura tridimensionale molto complessa a cui è associata sempre una funzione biologica. Da questa considerazione deriva uno dei dogmi fondamentali della [[biologia]]: "''Struttura <--> Funzione''", nel senso che ad ogni diversa organizzazione strutturale posseduta da una proteina (detta proteina nativa) è associata una specifica funzione biochimica.
Le proteine hanno una struttura tridimensionale molto complessa a cui è associata sempre una funzione biologica. Da questa considerazione deriva uno dei dogmi fondamentali della [[biologia]]: "''Struttura <--> Funzione''", nel senso che ad ogni diversa organizzazione strutturale posseduta da una proteina (detta proteina nativa) è associata una specifica funzione biochimica.
<br />Da questo punto di vista le proteine possono essere classificate in due grandi famiglie: le proteine globulari e le proteine a struttura estesa o fibrosa. Queste due organizzazioni riflettono le due grosse separazioni funzionali che le contraddistinguono:
<br />Da questo punto di vista le proteine possono essere classificate in due grandi famiglie: le proteine globulari e le proteine a struttura estesa o fibrosa. Queste due organizzazioni riflettono le due grosse separazioni funzionali che le contraddistinguono:
* Le '''proteine estese''' o '''fibrose''' svolgono funzioni generalmente [[biomeccanica|biomeccaniche]], esse rientrano nella costituzione delle ossa, [[Unghia|unghie]], peli, dello strato corneo dell'[[epidermide]], dei muscoli (actina e miosina), fornendo sostegno strutturale e opponendo una valida difesa contro il mondo esterno.
* Le proteine estese o fibrose svolgono funzioni generalmente [[biomeccanica|biomeccaniche]], esse rientrano nella costituzione delle ossa, [[Unghia|unghie]], peli, dello strato corneo dell'[[epidermide]], dei muscoli (actina e miosina), fornendo sostegno strutturale e opponendo una valida difesa contro il mondo esterno.
* Al contrario, le '''proteine globulari''' sono coinvolte in specifiche e molteplici funzioni biologiche, spesso di fondamentale importanza per l'economia cellulare, sono proteine gli [[enzima|enzimi]], i [[pigmento respiratorio|pigmenti respiratori]], molti [[ormone|ormoni]], le tossine, e gli [[anticorpo|anticorpi]], responsabili della [[Risposta immunitaria|difesa immunitaria]].
* Al contrario, le proteine globulari sono coinvolte in specifiche e molteplici funzioni biologiche, spesso di fondamentale importanza per l'economia cellulare, sono proteine gli [[enzima|enzimi]], i [[pigmento respiratorio|pigmenti respiratori]], molti [[ormone|ormoni]], le tossine, e gli [[anticorpo|anticorpi]], responsabili della [[Risposta immunitaria|difesa immunitaria]].


La loro composizione in amminoacidi è variabile e sotto il controllo genetico per cui il loro [[peso molecolare]] può essere molto variabile e dipende dal numero e dal tipo di amminoacidi (monomeri) di cui è costituita la molecola. Se la molecola è costituita da poche unità di amminoacidi (in genere non più di 10) viene definita un "oligopeptide". Molecole con più di 10 unità sono dette "polipeptidi"<ref>{{en}} [http://goldbook.iupac.org/P04749.html IUPAC Gold Book, "poltypeptides"]</ref>. Una proteina è formata da uno o più polipeptidi eventualmente accompagnati da uno o più [[gruppo prostetico|gruppi prostetici]] ed il suo peso molecolare è generalmente non inferiore a 10.000<ref>{{en}} [http://goldbook.iupac.org/P04898.html IUPAC Gold Book, "proteins"]</ref>.
La loro composizione in amminoacidi è variabile e sotto il controllo genetico per cui il loro [[peso molecolare]] può essere molto variabile e dipende dal numero e dal tipo di amminoacidi (monomeri) di cui è costituita la molecola. Se la molecola è costituita da poche unità di amminoacidi (in genere non più di 10) viene definita un "oligopeptide". Molecole con più di 10 unità sono dette "polipeptidi"<ref>{{en}} [http://goldbook.iupac.org/P04749.html IUPAC Gold Book, "poltypeptides"]</ref>. Una proteina è formata da uno o più polipeptidi eventualmente accompagnati da uno o più [[gruppo prostetico|gruppi prostetici]] ed il suo peso molecolare è generalmente non inferiore a 10.000<ref>{{en}} [http://goldbook.iupac.org/P04898.html IUPAC Gold Book, "proteins"]</ref>.
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La molecola proteica risulta costituita da atomi di [[carbonio]], [[ossigeno]], [[idrogeno]] e [[azoto]]; spesso contiene anche [[zolfo]] (presente negli amminoacidi metionina, cisteina e cistina) e, talvolta, [[fosforo]] e/o metalli come [[ferro]], [[rame]], zinco ed altri.
La molecola proteica risulta costituita da atomi di [[carbonio]], [[ossigeno]], [[idrogeno]] e [[azoto]]; spesso contiene anche [[zolfo]] (presente negli amminoacidi metionina, cisteina e cistina) e, talvolta, [[fosforo]] e/o metalli come [[ferro]], [[rame]], zinco ed altri.

=== Gli amminoacidi ===
{{Vedi anche|Amminoacidi}}

Lo scheletro delle proteine è costituito da una sequenza di 20 tipi di amminoacidi diversi, cui si aggiungono alcune tipologie speciali di amminoacidi modificati (come l'idrossilisina nel collagene). In una singola proteina non necessariamente sono presenti tutte le tipologie di amminoacidi che invece si trovano in quantità differenti.

La struttura generica degli amminoacidi ordinari è la seguente:

COOH
|
H<sub>2</sub>N-C-H
|
R

'''R''' rappresenta un gruppo specifico di ogni amminoacido, ed è detto catena laterale o gruppo laterale, per distinguerlo dal resto dell'amminoacido che costituisce l'ossatura polipeptidica della proteina, è tale gruppo a conferire a ciascun amminoacido le sue peculiarità chimiche. In funzione delle proprietà chimiche di tale gruppo, un amminoacido viene classificato come [[acido]], [[base (chimica)|basico]], [[idrofilia|idrofilo]] (o ''polare'') e [[idrofobia|idrofobo]] (o ''apolare'').
Gli aminoacidi sono anche formati di due gruppi distinti chiamati gruppo amminico e gruppo carbossilico(-NH<sub>2</sub>,-COOH).

Nella "fusione" si ha la formazione di una molecola d' [[acqua]] tramite condensazione (dato che nell'avvicinamento si ha il distaccamento di uno ione idrogeno positivo e del gruppo ossidrilico OH negativo), il gruppo amminico di un amminoacido può legarsi al gruppo carbossilico di un altro:

H<sub>2</sub>N-CH-COOH + H<sub>2</sub>N-CH-COOH --> H<sub>2</sub>N-CH-CO<span style="color:#ff0000">-</span>NH-CH-COOH + H<sub>2</sub>O
| | | |
R R' R R'

Il legame che unisce due amminoacidi, evidenziato in rosso, prende il nome di [[legame peptidico]]. Una catena di più amminoacidi legati attraverso legami peptidici prende il nome generico di '''polipeptide''', uno o più polipeptidi, a volte accompagnati da altre molecole ausiliarie, costituiscono una proteina.

L'ingombro dei vari gruppi '''R''' che sporgono dalla catena polipetidica, l'affinità reciproca tra gruppi polari e tra gruppi apolari, l'attrazione tra gruppi basici e gruppi acidi sono alcune delle forze che concorrono a modellare la conformazione della proteina nello spazio, conformazione dalla quale dipende in modo essenziale l'attività biologica della proteina stessa.

Gli amminoacidi presenti negli organismi viventi sono numerosissimi ma solo venti di essi (tutti della serie stereochimica L) sono sottoposti al controllo genetico, come conseguenza dei processi evolutivi e contenuti nelle proteine:
{{Div col|2}}
# [[acido aspartico]] (monoamminodicarbossilico)
# [[acido glutammico]] (monoamminodicarbossilico)
# [[alanina]] (monoamminomonocarbossilico)
# [[arginina]] (diamminomonocarbossilico)
# [[asparagina]]
# [[cisteina]] (monoamminomonocarbossilico)
# [[fenilalanina]] (monoamminomonocarbossilico)
# [[glicina]] (o ''glicocolla'')
# [[glutammina]]
# [[isoleucina]]
# [[istidina]]
# [[leucina]]
# [[lisina]] (diamminomonocarbossilico)
# [[metionina]]
# [[prolina]] (iminoacido)
# [[serina (chimica)|serina]] (monoamminomonocarbossilico)
# [[tirosina]]
# [[treonina]]
# [[triptofano]] (monoamminomonocarbossilico)
# [[valina]]
{{Div col end}}

Tra gli amminoacidi non proteici annoveriamo il [[GABA]] (acido gamma-amminobutirrico, un mediatore chimico del sistema nervoso), la [[L-DOPA]] (3,4-diidrossi-l-fenilalanina, precursore dell'[[adrenalina]]), ed altri che hanno specifiche e spesso importanti proprietà biologiche.
Gli [[amminoacidi essenziali]] per il nostro organismo sono 9 (istidina, isoleucina, leucina, lisina, metionina, fenilanina, treonina, triptofano e valina). Alcuni di essi sono "condizionatamente essenziali", ovvero diventano indispensabili solo sotto specifiche condizioni fisiologiche o patologiche (ad esempio: cisteina, tirosina, taurina, glicina, arginina, glutammina, prolina). Inoltre è necessario un apporto sufficiente di azoto presente negli amminoacidi, che può essere soddisfatto dagli amminoacidi sopracitati, dagli aminoacidi non essenziali o da altre fonti.

La composizione di una proteina dipende dal numero e dal tipo di amminoacidi di cui è formata. Considerando anche che un amminoacido può comparire più volte nella stessa catena polipeptidica, il numero delle combinazioni possibili è enorme: una sequenza di 300 aminoacidi in teoria può [[codifica (biologia)|codificare]] 20<sup>300</sup> proteine diverse. Tuttavia, la maggior parte di queste proteine non possono esistere in natura perché lo impediscono le coppie di angoli di rotazione di ciascun loro amminoacido, oppure perché sarebbero particolarmente instabili, così meno di una ogni miliardo potrebbe esistere. Solo le proteine stabili infatti persistono e sono selezionate dall'evoluzione, infatti una cellula non potrebbe sopravvivere possedendo proteine dall'emivita troppo breve, dalla funzione troppo variabile, o impossibili da regolare. Il cambiamento anche di un singolo amminoacido all'interno di una proteina può essere silente e non alternarne significativamente la funzione, ma può anche alterarne la struttura e dunque la funzione, ciò è provato dalle numerose patologie di cui è responsabile la mutazione di un singolo amminoacido in una proteina. Si comprende comunque quanto grande possa essere il numero delle diverse possibili proteine che sono state generate dai processi evolutivi che hanno coinvolto (e coinvolgono) tutte le specie viventi esistenti in natura. Nell'uomo pare che si codifichino almeno 24.000 proteine diverse.


== Sintesi ==
== Sintesi ==
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L'α-elica e il β-foglietto sono le conformazioni più comuni riscontrabili nelle catene polipeptidiche di una proteina. Una singola proteina può prevedere sia α-eliche che β-foglietti in numero variabile.
L'α-elica e il β-foglietto sono le conformazioni più comuni riscontrabili nelle catene polipeptidiche di una proteina. Una singola proteina può prevedere sia α-eliche che β-foglietti in numero variabile.


* L''''''α-elica''''' è la conformazione più comune riscontrabile nelle proteine, particolarmente presente nei recettori cellulari, dov'è immersa nella membrana plasmatica della cellula, spesso con più α-eliche per singola proteina (unite da catene polipeptidiche ad U). In questo caso i gruppi idrofobici sono a contatto con la membrana plasmatica e i gruppi idrofilici sono all'interno, oppure si affacciano al citoplasma e allo spazio extracellulare. L'elica è una delle conformazioni più favorevoli perché naturalmente riduce al minimo l'energia libera, può essere sinistrorsa o destrorsa. Fu scoperta per la prima volta nell'α-cheratina negli anni Sessanta. L'α-elica si forma quando una catena polipeptidica si ripiega su se stessa con formazione di legami idrogeno tra un legame peptidico e il quarto successivo, in particolare tra il gruppo chetonico C=O dell'uno e il gruppo N-H dell'altro, e il legame è tra O e H. Tutti i gruppi amminici di un'elica sono rivolti verso l'[[Dominio N-terminale|N-terminale]] della proteina, tutti quelli chetonici verso il [[Dominio C-terminale|C-terminale]], così l'elica assume parziale carica positiva all'N-terminale e parziale carica negativa al C-terminale. L'elica che si forma ha un giro completo ogni 3,6 amminoacidi e la distanza media tra questi è 0,54&nbsp;nm. In alcune proteine due o tre α-eliche si avvolgono l'una intorno all'altra formando il coiled coil. Generalmente questa conformazione è assunta quando ciascuna elica ha la maggior parte delle catene laterali di amminoacidi idrofobici da un lato, in questo modo, sfruttando le attrazioni idrofobiche, le eliche possono avvolgersi una intorno all'altra. L'α-cheratina è un esempio di proteina che assume questa particolare conformazione, preferita dalle proteine con funzione strutturale.
* L'''α-elica'' è la conformazione più comune riscontrabile nelle proteine, particolarmente presente nei recettori cellulari, dov'è immersa nella membrana plasmatica della cellula, spesso con più α-eliche per singola proteina (unite da catene polipeptidiche ad U). In questo caso i gruppi idrofobici sono a contatto con la membrana plasmatica e i gruppi idrofilici sono all'interno, oppure si affacciano al citoplasma e allo spazio extracellulare. L'elica è una delle conformazioni più favorevoli perché naturalmente riduce al minimo l'energia libera, può essere sinistrorsa o destrorsa. Fu scoperta per la prima volta nell'α-cheratina negli anni Sessanta. L'α-elica si forma quando una catena polipeptidica si ripiega su se stessa con formazione di legami idrogeno tra un legame peptidico e il quarto successivo, in particolare tra il gruppo chetonico C=O dell'uno e il gruppo N-H dell'altro, e il legame è tra O e H. Tutti i gruppi amminici di un'elica sono rivolti verso l'[[Dominio N-terminale|N-terminale]] della proteina, tutti quelli chetonici verso il [[Dominio C-terminale|C-terminale]], così l'elica assume parziale carica positiva all'N-terminale e parziale carica negativa al C-terminale. L'elica che si forma ha un giro completo ogni 3,6 amminoacidi e la distanza media tra questi è 0,54&nbsp;nm. In alcune proteine due o tre α-eliche si avvolgono l'una intorno all'altra formando il coiled coil. Generalmente questa conformazione è assunta quando ciascuna elica ha la maggior parte delle catene laterali di amminoacidi idrofobici da un lato, in questo modo, sfruttando le attrazioni idrofobiche, le eliche possono avvolgersi una intorno all'altra. L'α-cheratina è un esempio di proteina che assume questa particolare conformazione, preferita dalle proteine con funzione strutturale.


* Il '''''β-foglio pieghettato''''' è la seconda conformazione più comune nelle proteine, molto presente in alcuni enzimi e nelle proteine coinvolte nella difesa immunitaria. Fu scoperto negli anni Sessanta studiando la fibroina, la proteina principale costituente della seta. Il foglietto β pieghettato consiste in numerose catene polipeptidiche che si dispongono l'una adiacente all'altra, collegate in una struttura continua da brevi sequenze a U. Tali catene possono puntare nella stessa direzione (catene parallele) o in direzioni alternate (catene antiparallele). Ancora una volta le catene polipeptidiche adiacenti sono unite in una struttura rigida da legami idrogeno che connettono i legami peptidici di una catena con quella adiacente.
* Il ''β-foglio pieghettato'' è la seconda conformazione più comune nelle proteine, molto presente in alcuni enzimi e nelle proteine coinvolte nella difesa immunitaria. Fu scoperto negli anni Sessanta studiando la fibroina, la proteina principale costituente della seta. Il foglietto β pieghettato consiste in numerose catene polipeptidiche che si dispongono l'una adiacente all'altra, collegate in una struttura continua da brevi sequenze a U. Tali catene possono puntare nella stessa direzione (catene parallele) o in direzioni alternate (catene antiparallele). Ancora una volta le catene polipeptidiche adiacenti sono unite in una struttura rigida da legami idrogeno che connettono i legami peptidici di una catena con quella adiacente.


=== Livelli di organizzazione ===
=== Livelli di organizzazione ===
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Amminoacidi in conformazione D si rinvengono in alcune specie batteriche e vengono pure adoperati per la sintesi di farmaci. La gramicidina S, un peptide naturale con funzione antibatterica, nella sua struttura primaria contiene anche alcuni amminoacidi appartenenti alla conformazione D.
Amminoacidi in conformazione D si rinvengono in alcune specie batteriche e vengono pure adoperati per la sintesi di farmaci. La gramicidina S, un peptide naturale con funzione antibatterica, nella sua struttura primaria contiene anche alcuni amminoacidi appartenenti alla conformazione D.


== Funzioni ==
== Funzioni cellulari ==


Le proteine ​​hanno un ruolo fondamentale all'interno della cellula, svolgendo i compiti specifici codificate nelle informazioni contenute nei geni.<ref name=Lodish2004/> Esse possono svolgere funzione strutturale, immunitaria, trasporto (di ossigeno, minerali, lipidi, di membrana), di identificazione dell'identità genetica, ormonale, enzimatica, contrattile, energetica. Con l'eccezione di alcuni tipi di RNA, la maggior parte delle altre molecole biologiche sono elementi relativamente inerti su cui agiscono le proteine. Le proteine ​​rappresentano la metà del peso a secco di una cellula di ''[[Escherichia coli]]'', mentre altre macromolecole, come il DNA e l'RNA, costituiscono rispettivamente solo il 3% e 20%.<ref name="Voet">Voet D, Voet JG. (2004). ''Biochemistry'' Vol 1 3rd ed. Wiley: Hoboken, NJ.</ref> L'insieme delle proteine ​​espresse in un particolare tipo di cellula è noto come la sua [[proteoma]].
=== Legame ===


La principale caratteristica delle proteine ​​che permette a loro un insieme diversificato di funzioni è la capacità di legarsi altre molecole in modo specifico. La regione della proteina che permette il legame con l'altra molecola è conosciuta come il [[sito di legame]] ed è spesso una depressione o "tasca" sulla superficie molecolare. Questa capacità di legame è mediata dalla struttura terziaria della proteina, che definisce la tasca del sito di legame, e dalle proprietà chimiche delle catene laterali degli amminoacidi circostanti. I legami tra le proteine possono essere straordinariamente stretti e specifici; ad esempio, la proteina inibitrice della ribonucleasi si lega all'[[angiogenina]] umana con una [[costante di dissociazione]] sub-femtomolare (<10<sup>-15</sup> M), ma non si lega affatto al suo omologo degli anfibio (> 1 M). Cambiamenti chimici estremamente minori, come l'aggiunta di un singolo gruppo metilico ad una proteina legante, a volte può essere sufficiente per eliminare questo vincolo: per esempio, l'[[amminoacil-tRNA sintetasi]] è specificata dall'amminoacido [[valina]] discriminandola dalla catena laterale molto simile della [[isoleucina]].<ref name=Sankaranarayanan2001>{{cite journal |author=Sankaranarayanan R, Moras D |title=The fidelity of the translation of the genetic code |journal=Acta Biochimica Polonica |volume=48 |issue=2 |pages=323–35 |year=2001 |pmid=11732604}}</ref>
Le proteine svolgono funzione strutturale, immunitaria, trasporto (di ossigeno, minerali, lipidi, di membrana), di identificazione dell'identità genetica, ormonale, enzimatica, contrattile, energetica. Quasi tutte le proteine conosciute interagiscono con altre proteine o con altri tipi di molecole, comunque detti ligandi, tramite i loro siti di legame, ciò sta alla base di gran parte delle interazioni presenti in una cellula. Una proteina di norma possiede un sito di legame che le permette di legarsi con uno o pochi ligandi, per cui la maggior parte delle proteine ha alta specificità. L'entità del legame può essere differente, vi sono proteine che si legano ai propri ligandi in modo molto tenace, altre invece che si legano debolmente e la tipologia di legame influenza la funzione della stessa proteina. Ad esempio, gli anticorpi legano strettamente i propri ligandi (detti antigeni), mentre certi enzimi per questioni di cinetica e per velocizzare le reazioni non legano così strettamente il proprio substrato. La capacità di legame dipende sempre dalla capacità della proteine di stabilire legami non covalenti (legame idrogeno, attrazioni elettrostatiche, attrazioni idrofobiche e forze di van der Waals) con il ligando. Più legami si formano, più il legame con il ligando sarà complessivamente intenso. Il sito di legame di una proteina possiede una forma che è generalmente quasi speculare a quella del ligando che vi deve aderire, ciò ne determina la specificità. Le caratteristiche di ciascun sito di legame sono date dalle catene laterali degli amminoacidi che si affacciano in esso; gli amminoacidi che vi prendono parte sono spesso distanti lungo la catena polipeptidica della proteina. Mutazioni nel sito di legame generalmente determinano malfunzionamento o cessazione dell'attività catalitica o di legame originaria. Non è sorprendente pensare che i siti di legame siano alcuni degli amminoacidi più conservati all'interno di una proteina. I siti di legame sono isolati dall'ambiente acquoso in cui sono immersi dal momento che alcune catene laterali poste in prossimità del sito di legame tendono a respingere le molecole d'acqua; è inoltre sfavorevole per una molecola d'acqua dissociarsi dalla rete di legami idrogeno con cui è interconnessa alle altre molecole d'acqua per reagire con una catena laterale di un amminoacido del sito di legame. Il ligando può essere attratto mediante alcuni espedienti, come il raggruppamento in siti specifici di amminoacidi provvisti di carica, che sono quindi in grado di attrarre più facilmente ligandi di carica opposta e nel contempo di respingere quelli con la stessa carica. Le possibili interfacce tra una proteina e il suo ligando sono molti, tra le più comuni le interazioni superficie (sito di legame)-stringa (ligando), oppure elica-elica (comune nelle proteine regolatrici di geni), o ancora, più comunemente delle altre due, superficie-superficie (quanto avviene in moltissimi enzimi). La forza di legame di una proteina verso il suo ligando all'equilibrio, cioè nello stato in cui le associazioni e le dissociazioni tra la proteina e il ligando sono in egual numero, è misurata tramite la costante di equilibrio.

Le proteine ​​possono legarsi ad altre proteine ​​nonché a substrati piccole molecole. Le interazioni proteina-proteina regolano anche l'attività enzimatica, controllano la progressione del ciclo cellulare e permettono l'assemblaggio di grandi complessi di proteine ​​che svolgono molte reazioni strettamente correlate con una funzione biologica comune. Le proteine ​​possono anche legarsi, o anche essere integrate, nelle [[membrana cellulare|membrane cellulari]]. La capacità dei partner di legame di indurre cambiamenti conformazionali nelle proteine ​​permette la costruzione di reti di segnalazione estremamente complesse.<ref>van Holde and Mathews, pp. 830–49.</ref><ref name=Copland2009>{{cite journal |author=Copland JA, Sheffield-Moore M, Koldzic-Zivanovic N, Gentry S, Lamprou G, Tzortzatou-Stathopoulou F, Zoumpourlis V, Urban RJ, Vlahopoulos SA |title=Sex steroid receptors in skeletal differentiation and epithelial neoplasia: is tissue-specific intervention possible? |journal=BioEssays: news and reviews in molecular, cellular and developmental biology |volume=31 |issue=6 |year=2009 |pages=629–41 |doi=10.1002/bies.200800138 |pmid=19382224}}</ref>

È importante sottolineare che le interazioni tra le proteine ​​sono reversibili e dipendono fortemente dalla disponibilità di diversi gruppi di proteine ​​partner per formare aggregati che sono in grado di effettuare insiemi discreti. Lo studio delle interazioni tra proteine ​​specifiche è una chiave per comprendere gli aspetti importanti della funzione cellulare e, in ultima analisi, le proprietà che distinguono particolari tipi di cellule.
<ref name=Samarin2009>{{cite journal |pmid=19273120 |author=Samarin S, Nusrat A |title=Regulation of epithelial apical junctional complex by Rho family GTPases |journal=Frontiers in bioscience: a journal and virtual library |volume=14 |year=2009 |pages=1129–42 |doi=10.2741/3298 |issue=14}}</ref>

=== Funzione enzimatica ===

{{Vedi anche|Enzima}}

Il ruolo più noto delle proteine all'interno della cellula è quello di operare come [[enzimi]] in grado di [[catalisi|catalizzano]] [[reazione chimica|reazioni chimiche]]. Quasi tutti i nomi degli enzimi terminano in "-asi" per convenzione.Gli enzimi sono generalmente altamente specifici e riescono ad accelerano solo una, o poche altre, reazioni. Essi sono fondamentali per la maggior parte delle reazioni coinvolte nel [[metabolismo]], così come nei processi di manipolazione del [[DNA]], quali la [[replicazione del DNA]], la [[riparazione del DNA]] e la [[trascrizione del DNA|trascrizione]]. Alcuni enzimi agiscono su altre proteine ​​aggiungendo o rimuovendo gruppi chimici in un processo noto come [[modificazione post-traslazionale]]. Sono note circa 4.000 reazioni catalizzata da enzimi.
<ref name=EXPASY2000>{{cite journal|url=http://www.expasy.org/NAR/enz00.pdf |author=Bairoch A |year=2000 |title=The ENZYME database in 2000 |journal=Nucleic Acids Research |volume=28 |pages=304–305 |pmid=10592255 |doi=10.1093/nar/28.1.304 |issue=1 |pmc=102465 |deadurl=yes |archiveurl=https://web.archive.org/20110601003507/http://www.expasy.org:80/NAR/enz00.pdf |archivedate=June 1, 2011 }}</ref> L'accelerazione conferita dalla catalisi enzimatica è spesso enorme, fino a 10<sup>17</sup> volte maggiore rispetto alla reazione non catalizzata nel caso di [[decarbossilasi orotato]], che richiederebbe un tempo di 78 milioni di anni senza l'intervento dell'enzima, ma grazie al suo intervento questo tempo si riduce a soli 18 millisecondi.<ref name=Radzicka1995>{{cite journal |author=Radzicka A, Wolfenden R |year=1995 |title=A proficient enzyme |journal=Science |volume=267 |issue=5194 |pages=90–93| pmid=7809611 |doi=10.1126/science.7809611|bibcode = 1995Sci...267...90R }}</ref>

Il ligando di un enzima prende il nome di [[Substrato (biochimica)|substratu]] ed è generalmente molto più piccolo dell'enzima stesso. Sebbene gli enzimi possono essere costituiti da centinaia di amminoacidi, solitamente solo una piccola frazione dei residui vengono a contatto con il substrato, e in media uno su quattro viene coinvolto direttamente nella [[catalisi]] ancora più piccolo di tre frazioni.<ref name="urlEBI">{{cite web |author=EBI External Services |url=http://www.ebi.ac.uk/thornton-srv/databases/CSA/ |title=The Catalytic Site Atlas at The European Bioinformatics Institute |publisher=Ebi.ac.uk |date=2010-01-20 |accessdate=2011-01-16}}</ref> La regione dell'enzima che lega il substrato e contiene i residui catalitici è conosciuta come il [[sito attivo]].

* [[idrolasi]], gli enzimi che tagliano un substrato mediante idrolisi, ne fanno parte le proteasi (che tagliano altre proteine) e le nucleasi (che tagliano acidi nucleici, cioè DNA e RNA);
* [[sintasi]], enzimi che sintetizzano una nuova molecola a partire da due substrati, generalmente per condensazione;
* [[isomerasi]], enzimi che trasformano un ligando in un suo isomero modificandolo chimicamente a livello dei legami;
* [[polimerasi]], enzimi che associano varie molecole costituendo un polimero, per esempio un acido nucleico;
* [[chinasi]], enzimi che aggiungono gruppi fosfato ad alcune molecole;
* [[fosfatasi]], enzimi che rimuovono gruppi fosfato da alcune molecole;
* [[ossidoreduttasi]], enzimi che ossidano e riducono alcune molecole, ne fanno parte le ossidasi, le reduttasi e le deidrogenasi;
* [[ATPasi]], enzimi che idrolizzano ATP liberandone l'energia.

=== Segnalazione cellulare e ligando ===

Molte proteine ​​sono coinvolte nel processo di [[segnalazione cellulare]] e nella [[trasduzione del segnale]]. Alcune proteine, come l'[[insulina]], operano in ambiente ​​extracellulare trasmettendo un segnale proveniente dalla cellula in cui sono state sintetizzate ad altre cellule facenti parte di tessuti distanti. Altre, come le [[proteine ​​di membrana]], agiscono come [[recettori]] la cui funzione principale è quella di legare una molecola di segnalazione e indurre una risposta biochimica nella cellula. Molti recettori possiedono un sito di legame esposto sulla superficie cellulare e un dominio effettore che si trova invece internamente, il quale può avere una attività enzimatica o può subire un cambiamento conformazionale che viene rilevato da altre proteine ​​all'interno della cellula.<ref>Branden and Tooze, pp. 251–81.</ref>

Gli [[anticorpi]] sono componenti proteiche del [[sistema immunitario adattativo]] la cui funzione principale è quella di legarsi gli [[antigeni]] o alle sostanze estranee nel corpo e quindi segnarle per essere distrutte. Gli anticorpi possono essere [[secrezione|secreti]] nell'ambiente extracellulare o ancorati nelle membrane dei [[linfocita B|linfociti B]], conosciuti come [[cellule del plasma]]. Se gli enzimi sono limitati nella loro affinità di legame per i loro substrati dalla necessità di condurre la reazione, gli anticorpi non hanno tali vincoli. L'affinità di legame di un anticorpo con il suo obiettivo è straordinariamente elevato.<ref>van Holde and Mathews, pp. 247–50.</ref>

Quasi tutte le proteine conosciute interagiscono con altre proteine o con altri tipi di molecole, comunque detti ligandi, tramite i loro siti di legame, ciò sta alla base di gran parte delle interazioni presenti in una cellula. Una proteina di norma possiede un sito di legame che le permette di legarsi con uno o pochi ligandi, per cui la maggior parte delle proteine ha alta specificità. L'entità del legame può essere differente, vi sono proteine che si legano ai propri ligandi in modo molto tenace, altre invece che si legano debolmente e la tipologia di legame influenza la funzione della stessa proteina. Ad esempio, gli [[anticorpi]] legano strettamente i propri ligandi (detti [[antigeni]]), mentre certi enzimi per questioni di [[cinetica]] e per velocizzare le reazioni non legano così strettamente il proprio substrato.

La capacità di legame dipende sempre dalla capacità della proteine di stabilire legami non covalenti ([[legame idrogeno]], [[attrazioni elettrostatiche]], attrazioni idrofobiche e [[forze di van der Waals]]) con il ligando. Più legami si formano, più il legame con il ligando sarà complessivamente intenso. Il sito di legame di una proteina possiede una forma che è generalmente quasi speculare a quella del ligando che vi deve aderire, ciò ne determina la specificità. Le caratteristiche di ciascun sito di legame sono date dalle catene laterali degli amminoacidi che si affacciano in esso; gli amminoacidi che vi prendono parte sono spesso distanti lungo la catena polipeptidica della proteina. Mutazioni nel sito di legame generalmente determinano malfunzionamento o cessazione dell'attività catalitica o di legame originaria. Non è sorprendente pensare che i siti di legame siano alcuni degli amminoacidi più conservati all'interno di una proteina. I siti di legame sono isolati dall'ambiente acquoso in cui sono immersi dal momento che alcune catene laterali poste in prossimità del sito di legame tendono a respingere le molecole d'acqua; è inoltre sfavorevole per una molecola d'acqua dissociarsi dalla rete di legami idrogeno con cui è interconnessa alle altre molecole d'acqua per reagire con una catena laterale di un amminoacido del sito di legame. Il ligando può essere attratto mediante alcuni espedienti, come il raggruppamento in siti specifici di amminoacidi provvisti di carica, che sono quindi in grado di attrarre più facilmente ligandi di carica opposta e nel contempo di respingere quelli con la stessa carica. Le possibili interfacce tra una proteina e il suo ligando sono molti, tra le più comuni le interazioni superficie (sito di legame)-stringa (ligando), oppure elica-elica (comune nelle proteine regolatrici di geni), o ancora, più comunemente delle altre due, superficie-superficie (quanto avviene in moltissimi enzimi). La forza di legame di una proteina verso il suo ligando all'equilibrio, cioè nello stato in cui le associazioni e le dissociazioni tra la proteina e il ligando sono in egual numero, è misurata tramite la costante di equilibrio.


La velocità di dissociazione è calcolata tramite la formula: velocità associazione = k<sub>off</sub>[AB] dove [AB] è la concentrazione del complesso proteico in moli e k<sub>off</sub> è la costante di dissociazione.
La velocità di dissociazione è calcolata tramite la formula: velocità associazione = k<sub>off</sub>[AB] dove [AB] è la concentrazione del complesso proteico in moli e k<sub>off</sub> è la costante di dissociazione.
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Maggiore è la costante di equilibrio, maggiore sarà la forza di legame, inoltre essa è una misura diretta della differenza di energia libera tra lo stato legato e dissociato della proteina.
Maggiore è la costante di equilibrio, maggiore sarà la forza di legame, inoltre essa è una misura diretta della differenza di energia libera tra lo stato legato e dissociato della proteina.


Molte proteine legano particolari piccole molecole e le trasportano in altre zone di un organismo multicellulare. Queste proteine ​​possiedono un'elevata affinità di legame quando il loro ligando è presente in alte concentrazioni, ma devono anche essere in grado di rilasciarlo quando è presente a basse concentrazioni nei tessuti bersaglio. L'esempio classico di una proteina-ligando è l'[[emoglobina]], che trasporta in tuti i [[vertebrati]] l'[[ossigeno]] dai [[polmoni]] ad altri organi e ha stretti omologhi in ogni regno biologico.<ref>van Holde and Mathews, pp. 220–29.</ref> Le [[lectine]] sono proteine altamente specifiche per determinati [[zuccheri]]. Svolgono un importante ruolo biologico nel processo di riconoscimento dei polisaccaridi presenti sulle membrane cellulari.<ref name=Rudiger2000>{{cite journal |author=Rüdiger H, Siebert HC, Solís D, Jiménez-Barbero J, Romero A, von der Lieth CW, Diaz-Mariño T, Gabius HJ |title=Medicinal chemistry based on the sugar code: fundamentals of lectinology and experimental strategies with lectins as targets |journal=Current Medicinal Chemistry |volume=7 |issue=4 |pages=389–416 |year=2000 |pmid=10702616 |doi=10.2174/0929867003375164}}</ref> I recettori e gli [[ormoni]] sono proteine ​​di legame altamente specifici.
=== Funzione enzimatica ===


Le [[proteine ​​transmembrana]] possono anche servire come proteine ​​di trasporto del ligando alterando la permeabilità della membrana cellulare per le piccole molecole e gli ioni. La sola membrana ha un centro [[idrofobico]] attraverso il quale le molecole polari o cariche non possono diffondersi. Le proteine ​​di membrana contengono canali interni che consentono tali molecole di entrare e uscire dalla cellula. Molte [[canale ionico|canali ionici]] proteici sono specializzati per selezionare solo un particolare di ioni; per esempio, i [[canale del potassio|canali potassio]] e i [[canale del sodio|canali del sodio]] spesso selezionano uno solo dei due ioni.<ref>Branden and Tooze, pp. 232–34.</ref>
{{Vedi anche|Enzima}}


=== Proteine ​​strutturali ===
Gli enzimi formano buona parte delle proteine conosciute e sono spesso proteine globulari. Quasi tutti i nomi degli enzimi terminano in "-asi" per convenzione. Essi non solo si legano ad un ligando, ma catalizzano una reazione, cioè ne abbassano l'energia necessaria, accelerandola notevolmente e formando nuovi prodotti senza modificarsi. Per questo motivo possono catalizzare numerose reazioni e a velocità incredibili, tanto che i più potenti catalizzatori noti sono enzimi. Il ligando di un enzima prende il nome di substrato ed è generalmente molto più piccolo dell'enzima stesso. Il ruolo degli enzimi fa sì che queste proteine siano alla base della vita e del metabolismo di ogni organismo, qualora si associano in vie enzimatiche ordinate.


Le proteine ​​strutturali conferiscono rigidità alle componenti biologiche che altrimenti sarebbero fluide. La maggior parte delle proteine ​​strutturali sono proteine ​​fibrose; per esempio, [[collagene]] ed [[elastina]] sono componenti fondamentali dei [[tessuto connettivo|tessuti connettivi]] come la [[cartilagine]] mentre la [[cheratina]] si trova in strutture rigide o filamentose, come [[capello|capelli]], [[unghie]], [[piume]], [[zoccoli]] e alcune [[conchiglie]].<ref>van Holde and Mathews, pp. 178–81.</ref> Alcune [[proteina globulare|proteine ​​globulari]] possono anche svolgere una funzione strutturale, per esempio, l'[[actina]] e la [[tubulina]] sono globulari e solubili come monomeri, ma sono in grado di polimerizzare per formare fibre lunghe e rigide che compongono il [[citoscheletro]], la struttura che permette alla cellula di mantenere la sua forma e dimensione.
Gli enzimi sono classificati in:


Altre proteine ​​che svolgono funzioni strutturali, sono le proteine ​​motore come la [[miosina]], la [[chinesina]] e la [[dineina]], che sono in grado di generare forze meccaniche. Queste proteine ​​sono fondamentali per la motilità cellulare degli [[organismi unicellulari]] e per gli [[spermatozooi]] di molti organismi multicellulari che si [[riproduzione sessuata|riproducono sessualmente]]. Esse permettono anche la contrazione dei [[muscoli]]<ref>van Holde and Mathews, pp. 258–64; 272.</ref> e svolgono un ruolo essenziale nel trasporto intracellulare.
* [[idrolasi]], gli enzimi che tagliano un substrato mediante idrolisi, ne fanno parte le proteasi (che tagliano altre proteine) e le nucleasi (che tagliano acidi nucleici, cioè DNA e RNA);


== Metodi di studio ==
* [[sintasi]], enzimi che sintetizzano una nuova molecola a partire da due substrati, generalmente per condensazione;


Le attività e le strutture delle proteine ​​possono essere esaminate ''[[in vitro]]'', ''[[in vivo]]'' e ''[[in silico]]''. Studi ''in vitro'' su proteine ​​purificate in ambienti controllati sono utili per comprendere come una proteina svolga la sua funzione: per esempio, gli studi di cinetica enzimatica esplorano il meccanismo chimico di azione catalitica di un enzima e le relative affinità con le possibili molecole substrato. Per contro, gli esperimenti ''in vivo'' possono fornire informazioni sul ruolo fisiologico di una proteina nel contesto di una cellula o un intero organismo. Studi ''in silico'' utilizzano metodi [[Scienza computazionale|computazionali]] per studiarle.
* [[isomerasi]], enzimi che trasformano un ligando in un suo isomero modificandolo chimicamente a livello dei legami;


=== Purificazione della proteina ===
* [[polimerasi]], enzimi che associano varie molecole costituendo un polimero, per esempio un acido nucleico;


Per eseguire l'analisi ''in vitro'', una proteina deve essere purificata, cioè isolata dalle altri componenti cellulari. Questo processo di solito inizia con la [[lisi]] cellulare, in cui la [[membrana cellulare|membrana di una cellula]] viene interrotta ed il suo contenuto interno rilasciato in una [[soluzione (chimica)|soluzione]] nota come [[lisato grezzo]]. La miscela risultante può essere purificata mediante [[ultracentrifuga|ultracentrifugazione]], che fraziona i vari componenti cellulari in part contenenti proteine ​​solubili; lipidi e proteine ​​di membrana; organelli cellulari e acidi nucleici. Il fenomeno della [[precipitazione]], con un metodo noto come ''[[salting out]]'', può concentrare le proteine ​​da questo lisato. Vari tipi di tecniche [[cromatografia|cromatografiche]] vengono poi utilizzate per isolare la proteina, o le proteine, ​​di interesse sulla base di proprietà come il [[peso molecolare]], carica netta e l'affinità di legame.<ref>Murray ''et al''., pp. 21–24.</ref> Il livello di depurazione può essere monitorato utilizzando vari tipi di [[gel di poliacrilammide]] se il peso molecolare e il punto isoelettrico della proteina desiderata sono noti, tramite [[spettroscopia]] se la proteina ha caratteristiche spettroscopiche distinguibili o mediante saggi enzimatici se la proteina possiede una attività enzimatica. Inoltre, le proteine ​​possono essere isolate secondo la loro carica grazie alla [[isoelettrofocalizzazione]].<ref name=Hey2008>{{cite journal |author=Hey J, Posch A, Cohen A, Liu N, Harbers A |title=Fractionation of complex protein mixtures by liquid-phase isoelectric focusing |journal=Methods in Molecular Biology |volume=424 |pages=225–39 |year=2008 |pmid=18369866 |doi=10.1007/978-1-60327-064-9_19 |series=Methods in Molecular Biology™ |isbn=978-1-58829-722-8}}</ref>
* [[chinasi]], enzimi che aggiungono gruppi fosfato ad alcune molecole;


Per quanto riguarda le proteine ​​naturali, una serie di fasi di purificazione possono rendersi necessarie per ottenere proteine ​​sufficientemente pure per le applicazioni di laboratorio. Per semplificare questo processo, l'[[ingegneria genetica]] viene spesso utilizzata al fine di aggiungere caratteristiche chimiche alle proteine ​​che le rendano facili da isolare senza compromettere la loro struttura o attività. Si agisce inserendo un "''tag''" che consiste di una specifica sequenza di amminoacidi, spesso una serie di residui di istidina (un "''His-tag''"), vengono inserite in un terminale della proteina. Come risultato, quando il lisato viene passato su una [[colonna cromatografica]] contenente [[nichel]], i residui di istidina legano il nichel e si aggregano alla colonna, mentre le componenti senza ''tag'' passano senza impedimenti. Un certo numero di ''tag'' diversi sono stati sviluppati per aiutare i ricercatori a isolare proteine ​​specifiche da miscele complesse.<ref name=Terpe2003>{{cite journal |author=Terpe K |title=Overview of tag protein fusions: from molecular and biochemical fundamentals to commercial systems |journal=Applied Microbiology and Biotechnology |volume=60 |issue=5 |pages=523–33 |year=2003 |pmid=12536251 |doi=10.1007/s00253-002-1158-6}}</ref>
* [[fosfatasi]], enzimi che rimuovono gruppi fosfato da alcune molecole;


=== Localizzazione cellulare ===
* [[ossidoreduttasi]], enzimi che ossidano e riducono alcune molecole, ne fanno parte le ossidasi, le reduttasi e le deidrogenasi;


Lo studio delle proteine ​​''in vivo'' spesso riguarda la loro sintesi e localizzazione all'interno della cellula. Anche se molte proteine ​​intracellulari sono sintetizzate nel [[citoplasma]] mentre quelledi membrana o secrete nel [[reticolo endoplasmatico]], il modo di come le proteine ​​vengano mirate a organelli specifici o a strutture cellulari è spesso poco chiaro. Una tecnica utile per valutare la localizzazione cellulare utilizza l'ingegneria genetica per esprimere in una cellula una proteina di fusione o una chimera, costituita dalla proteina naturale di interesse legata a una "''[[gene reporter]]''", come la [[proteina fluorescente verde]] (GFP).<ref name=Stepanenko2008>{{cite journal |author=Stepanenko OV, Verkhusha VV, Kuznetsova IM, Uversky VN, Turoverov KK |title=Fluorescent proteins as biomarkers and biosensors: throwing color lights on molecular and cellular processes |journal=Current Protein & Peptide Science |volume=9 |issue=4 |pages=338–69 |year=2008 |pmid=18691124 |pmc=2904242 |doi=10.2174/138920308785132668}}</ref> La posizione della proteina fusa all'interno della cellula può essere isolata ed efficaciemente osservata con un [[microscopio]]<ref name=Yuste2005>{{cite journal |author=Yuste R |title=Fluorescence microscopy today |journal=Nature Methods |volume=2 |issue=12 |pages=902–904 |year=2005 |pmid=16299474 |doi=10.1038/nmeth1205-902}}</ref>, come mostrato nella figura a fianco.
* [[ATPasi]], enzimi che idrolizzano ATP liberandone l'energia.

Altri metodi per chiarire la localizzazione cellulare delle proteine ​​richiede l'uso di marcatori per comparti noti come il [[reticolo endoplasmatico]], il [[Golgi]], i [[lisosomi]] o [[vacuoli]], i [[mitocondri]], i [[cloroplasti]], la [[membrana plasmatica]], ecc. Con l'uso di versioni fluorescenti di questi marcatori o tramite anticorpi markers noti, diventa molto più semplice identificare la localizzazione di una proteina di interesse. Ad esempio, l'[[immunofluorescenza indiretta]] consentirà di dimostrare la posizione. I coloranti fluorescenti sono usati per etichettare compartimenti cellulari per uno scopo simile.<ref name=Margolin2000>{{cite journal |author=Margolin W|title=Green fluorescent protein as a reporter for macromolecular localization in bacterial cells |journal=Methods (San Diego, Calif.) |volume=20 |issue=1 |pages=62–72 |year=2000 |pmid=10610805 |doi=10.1006/meth.1999.0906 |url=http://linkinghub.elsevier.com/retrieve/pii/S1046-2023(99)90906-4}}</ref>

Esistono ulteriori possibilità. Ad esempio, l'[[immunoistochimica]] di solito utilizza un [[anticorpo]] di una o più proteine ​​di interesse che sono coniugate ad enzimi che producono segnali sia luminescenti che cromogenici e che poi possono essere confrontati tra i campioni, consentendo di ottenere le informazioni di localizzazione. Un'altra tecnica applicabile è il confronto nel gradiente di [[saccarosio]] (o altro materiale) mediante [[centrifugazione isopicnica]].<ref name=Walker2000>{{cite book |author=Walker JH, Wilson K |title=Principles and Techniques of Practical Biochemistry |publisher=Cambridge University Press |location=Cambridge, UK |year=2000 |pages=287–89 |isbn=0-521-65873-X}}</ref> Questa tecnica è maggiormente utilizzata per studi di larga scala.

Infine, il metodo considerato il ''[[gold standard]]'' per la localizzazione cellulare è l'utilizzo del [[microscopio elettronico]]. Questa tecnica utilizza anche un anticorpo per la proteina di interesse, con tecniche di microscopia elettronica classiche. Il campione viene preparato per il normale esame al microscopio elettronico, e poi trattato con un anticorpo per la proteina di interesse che è coniugata ad un materiale estremamente elettro-denso, di solito oro. Ciò consente sia la localizzazione dei dettagli ultrastrutturali, sia della proteina di interesse.<ref name=Mayhew2008>{{cite journal |author=Mayhew TM, Lucocq JM |title=Developments in cell biology for quantitative immunoelectron microscopy based on thin sections: a review |journal=Histochemistry and Cell Biology |volume=130 |issue=2 |pages=299–313 |year=2008 |pmid=18553098 |pmc=2491712 |doi=10.1007/s00418-008-0451-6}}</ref>

Attraverso un'altra applicazione dell'ingegneria genetica, nota come [[mutagenesi sito specifica]], i ricercatori possono alterare la sequenza proteica e quindi la sua struttura, la sua localizzazione cellulare e la suscettibilità alla regolazione. Questa tecnica permette anche l'incorporazione di amminoacidi non naturali nelle proteine, utilizzando tRNA modificati<ref name=Hohsaka2002>{{cite journal |author=Hohsaka T, Sisido M |title=Incorporation of non-natural amino acids into proteins |journal=Current Opinion in Chemical Biology |volume=6 |issue=6 |pages=809–15 |year=2002 |pmid=12470735 |doi=10.1016/S1367-5931(02)00376-9}}</ref> e può consentire la progettazione di nuove proteine ​​con nuove proprietà.<ref name=Cedrone2000>{{cite journal |author=Cedrone F, Ménez A, Quéméneur E |title=Tailoring new enzyme functions by rational redesign |journal=Current Opinion in Structural Biology |volume=10 |issue=4 |pages=405–10 |year=2000 |pmid=10981626 |doi=10.1016/S0959-440X(00)00106-8}}</ref>

=== Proteomica ===
{{Vedi anche|Proteomica}}

L'insieme di tutte le proteine in una cellula o in un tipo di cellule è chiamato [[proteoma]], e lo studio di tali insiemi di dati su larga scala viene identificato come il campo della [[proteomica]], in analogia con il nome del campo della [[genomica]]. Le tecniche chiave sperimentali della proteomica includono l'[[elettroforesi bidimensionale]],<ref name=Gorg2008>{{cite journal |author=Görg A, Weiss W, Dunn MJ |title=Current two-dimensional electrophoresis technology for proteomics |journal=Proteomics |volume=4 |issue=12 |pages=3665–85 |year=2004 |pmid=15543535 |doi=10.1002/pmic.200401031}}</ref> che consente la separazione di un gran numero di proteine, la [[spettrometria di massa]],<ref name=Conrotto2008>{{cite journal |author=Conrotto P, Souchelnytskyi S |title=Proteomic approaches in biological and medical sciences: principles and applications |journal=Experimental Oncology |volume=30 |issue=3 |pages=171–80 |year=2008 |pmid=18806738}}</ref> che consente una rapida identificazione ad alto rendimento di proteine ​​e il sequenziamento dei peptidi, la tecnica del microarray per le proteine,<ref name=Joos2009>{{cite journal |author=Joos T, Bachmann J |title=Protein microarrays: potentials and limitations |journal=Frontiers in Bioscience |volume=14 |pages=4376–85 |year=2009 |pmid=19273356 |doi=10.2741/3534 |url=http://www.bioscience.org/2009/v14/af/3534/fulltext.htm |issue=14}}</ref> che permette la determinazione dei livelli relativi a un gran numero di proteine ​​presenti in una cellula e lo [[screening del doppio ibrido]] che consente l'analisi sistematica delle interazioni proteina-proteina.<ref name=Koegl2007>{{cite journal |author=Koegl M, Uetz P |title=Improving yeast two-hybrid screening systems |journal=Briefings in Functional Genomics & Proteomics |volume=6 |issue=4 |pages=302–12 |year=2007 |pmid=18218650 |doi=10.1093/bfgp/elm035 |url=http://bfgp.oxfordjournals.org/cgi/pmidlookup?view=long&pmid=18218650}}</ref> Il complemento totale di tali interazioni biologicamente possibili è conosciuta come [[interattoma]].<ref name=Plewczynski2009>{{cite journal |author=Plewczyński D, Ginalski K |title=The interactome: predicting the protein–protein interactions in cells |journal=Cellular & Molecular Biology Letters |volume=14 |issue=1 |pages=1–22 |year=2009 |pmid=18839074 |doi=10.2478/s11658-008-0024-7}}</ref> Un tentativo sistematico di determinare le strutture delle proteine ​​che rappresentano tutte le possibili ripiegature è conosciuta come [[genomica strutturale]].<ref name=Zhang2003>{{cite journal |author=Zhang C, Kim SH |title=Overview of structural genomics: from structure to function |journal=Current Opinion in Chemical Biology |volume=7 |issue=1 |pages=28–32 |year=2003 |pmid=12547423 |doi=10.1016/S1367-5931(02)00015-7}}</ref>

=== Bioinformatica ===
{{Vedi anche|Bioinformatica}}

Una vasta gamma di metodi di calcolo sono stati sviluppati per analizzare la struttura, la funzione e l'evoluzione delle proteine.

Lo sviluppo di tali strumenti è stata guidata dalla grande quantità di dati genomici e proteomici disponibili per una varietà di organismi, compreso il [[genoma umano]]. È semplicemente impossibile studiare tutte le proteine ​​sperimentalmente, quindi solo poche vengono sottoposte a esperimenti di laboratorio, mentre gli strumenti computazionali vengono utilizzati per estrapolare i dati delle proteine ​​simili. Tali proteine ​​omologhe possono essere efficacemente identificate in organismi imparentati alla lontana dall'allineamento di sequenze. Il genoma e la sequenza genetica possono essere determinati grazie ad una grande varietà di strumenti e sfruttando alcune proprietà. Strumenti di profiling di sequenza possono trovare i [[Deossiribonucleasi II (sito-specifica)|siti di enzimi di restrizione]], gli [[open reading frame]] nelle sequenze nucleotidiche e prevedere le strutture secondarie. [[albero filogenetico|Alberi filogenetici]] possono essere costruiti e ipotesi evolutive sviluppate utilizzando il software speciali, come ClustalW, per quanto riguarda l'ascendenza degli organismi moderni e dei geni che esprimono. Il campo della [[bioinformatica]] è ormai indispensabile per l'analisi dei geni e delle proteine.


== Utilizzo ==
== Utilizzo ==
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* Utilizzazione proteica netta (N.P.U.) = N trattenuto dall'organismo / N introdotto con la dieta. L'indice tiene conto sia dell'efficienza digestiva che del pattern di amminoacidi.
* Utilizzazione proteica netta (N.P.U.) = N trattenuto dall'organismo / N introdotto con la dieta. L'indice tiene conto sia dell'efficienza digestiva che del pattern di amminoacidi.
* Valore biologico (VB): indica la quantità di azoto effettivamente assorbito e utilizzato al netto delle perdite (urinarie, fecali, cutanee ecc.). Per uova e siero di latte è pari al 100%, un perfetto equilibrio tra aminoacidi assorbiti e tra amminoacidi ritenuti.
* Valore biologico (VB): indica la quantità di azoto effettivamente assorbito e utilizzato al netto delle perdite (urinarie, fecali, cutanee ecc.). Per uova e siero di latte è pari al 100%, un perfetto equilibrio tra aminoacidi assorbiti e tra amminoacidi ritenuti.

== Storia ed etimologia ==

Le proteine ​​sono state riconosciute come una classe distinta di molecole biologiche a partire dal XVIII secolo grazie a [[Antoine Fourcroy]] e altri, grazie alla loro capacità [[coagulare]] o [[Flocculazione|flocculare]] sotto un trattamento con il calore o con l'[[acido]].<ref>[[Thomas Burr Osborne (chemist)|Thomas Burr Osborne]] (1909): [https://archive.org/details/vegetableprotein00osbouoft The Vegetable Proteins], History pp 1 to 6, from [[archive.org]]
</ref> In tale epoca, alcuni celebri esempi comprendevano l'[[albume]], l'[[albumina]] del [[sangue]], la [[fibrina]] e il [[glutine]] del frumento.

Le proteine ​​sono stati descritte dal [[chimico]] [[olandesi|olandese]] [[Gerardus Johannes Mulder]] e gli fu attribuito il nome dal chimico [[svedesi|svedese]] [[Jöns Jacob Berzelius]] nel 1838.<ref name="Mulder1938">Bulletin des Sciences Physiques et Naturelles en Néerlande (1838). pg 104. [https://archive.org/details/bulletindesscien00leyd SUR LA COMPOSITION DE QUELQUES SUBSTANCES ANIMALES]</ref><ref name="Hartley">{{cite journal | author = Hartley Harold | year = 1951 | title = Origin of the Word 'Protein.' | url = | journal = Nature | volume = 168 | issue = 4267| pages = 244–244 | doi = 10.1038/168244a0 }}</ref> Mulder effettuò analisi elementari sulle proteine ​​comuni e scoprì che quasi tutte avevano la stessa [[formula empirica]], C<sub>400</sub>H<sub>620</sub>N<sub>100</sub>O<sub>120</sub>P<sub>1</sub>S<sub>1</sub>.<ref name=Perrett2007/> Egli giunse alla conclusione erronea che esse fossero composte da un solo tipo, ma molto grande, di molecola. Il termine "proteina" per descrivere queste molecole è stata proposta da Berzelius, collega di Mulder; il teremine deriva dalla parola [[lingua greca|greca]] (''proteios'', ''πρώτειος''), che significa "primario",<ref name=Reynolds2003>{{cite book |author=Reynolds JA, Tanford C |title=Nature's Robots: A History of Proteins (Oxford Paperbacks) |publisher=Oxford University Press |location=New York, New York |year=2003 |page=15 |isbn=0-19-860694-X}}</ref> "in testa" o "in piedi davanti",<ref>''New Oxford Dictionary of English''</ref> Mulder continuò a identificare i prodotti dellai degradazione delle proteine, come l'aminoacido leucina di cui calcolò un [[peso molecolare]], quasi corretto, di 131 [[Unità di massa atomica|Da]].<ref name=Perrett2007/>

I primi scienziati nutrizionali, come il [[tedeschi|tedesco]] [[Carl von Voit]], ritenevano che la proteina fosse il nutriente più importante per il mantenimento della struttura del corpo, poiché si pensava che "carne fa carne".<ref name=Bischoff1860>{{cite book |author=Bischoff TLW, Voit, C |title=Die Gesetze der Ernaehrung des Pflanzenfressers durch neue Untersuchungen festgestellt |location=Leipzig, Heidelberg |year=1860 |language=German}}</ref> [[Karl Heinrich Ritthausen]] estese le forme proteiche note con la scoperta dell'[[acido glutammico]]. Al '' Connecticut Agricultural Experiment Station'' fu eseguito un dettagliato esame delle proteine ​​vegetali da parte dello scienziato [[Thomas Osborne Burr]]. Lavorando con [[Lafayette Mendel]] e applicando la [[Legge di Liebig|legge del minimo]] all'alimentazione dei ratti di laboratorio, fu possibile stabilire quali fossero gli [[amminoacidi essenziali]]. Lo studio fu continuato da [[William Cumming Rose]]. Fu grazie all'opera di [[Franz Hofmeister]] e [[Hermann Emil Fischer]] che si riuscì a identificare le proteine come polipeptidi. Il ruolo centrale delle proteine ​​come enzimi negli organismi viventi non è stato pienamente accettato fino al 1926, quando [[James B. Sumner]] dimostrò che l'[[ureasi]] era in realtà una proteina.<ref name=Sumner1926>{{cite journal |author=Sumner JB |title=The isolation and crystallization of the enzyme urease. Preliminary paper |url=http://www.jbc.org/content/69/2/435.full.pdf+html |journal=Journal of Biological Chemistry |volume=69 |pages=435–41 |year=1926 |format=PDF |issue=2}}</ref>

La difficoltà di isolare proteine ​​in grandi quantità rendeva molto difficile ai primi biochimici lo studio delle proteine. Quindi, i primi esperimenti erano focalizzate su quelle che potevano essere purificate più facilmente, come quelle del sangue, l'albume d'uovo, le varie [[tossine]] e enzimi metabolici/digestivi ottenuti nei [[macello|macelli]]. Nel 1950, la ''Armour and Company'' purificò 1 kg di [[ribonucleasi A]] dal [[pancreas]] di un bovino e lo rese disponibile gratuitamente agli scienziati; ciò fece diventare la ribonucleasi A uno strumento importante per lo studio della biochimica per i decenni successivi.<ref name=Perrett2007>{{cite journal |author=Perrett D |year=2007 |title=From 'protein' to the beginnings of clinical proteomics |journal=Proteomics: Clinical Applications |pmid=21136729 |volume=1 |issue=8 |pages=720–38 |doi=10.1002/prca.200700525}}</ref>

[[File:KendrewMyoglobin.jpg|thumb|[[John Kendrew]] con un modello di mioglobina]]

[[Linus Pauling]] è riconosciuto per aver previsto le regolari strutture secondarie proteiche a base di [[legame idrogeno|legami idrogeno]], un'idea che ra già stata proposta da [[William Astbury]] nel 1933.<ref name=Pauling1951>{{cite journal |author=Pauling L, Corey RB, Branson HR |year=1951 |title=The structure of proteins: two hydrogen-bonded helical configurations of the polypeptide chain |journal=Proceedings of the National Academy of Sciences U.S.A. |volume=37 |issue=5 |pages=235–40 |url=http://www.pnas.org/site/misc/Protein8.pdf |format=PDF |doi=10.1073/pnas.37.5.235 |pmc=1063348 |pmid=14834145 |bibcode=1951PNAS...37..235P}}</ref> Il successivo lavoro di [[Walter Kauzmann]] sulla denaturazione,<ref name=Kauzmann1956>{{cite journal |author=Kauzmann W |title=Structural factors in protein denaturation |journal=Journal of Cellular Physiology. Supplement |volume=47 |issue=Suppl 1 |pages=113–31 |year=1956 |pmid=13332017 |doi=10.1002/jcp.1030470410}}</ref><ref name=Kauzmann1959>{{cite journal |author=Kauzmann W |title=Some factors in the interpretation of protein denaturation |journal=Advances in Protein Chemistry |volume=14 |pages=1–63 |year=1959 |pmid=14404936 |doi= 10.1016/S0065-3233(08)60608-7 |series=Advances in Protein Chemistry |isbn=978-0-12-034214-3}}</ref> basato in parte sul precedente studi di [[Kaj Linderstrøm-Lang]],<ref name=Kalman1955>{{cite journal |author=Kalman SM, Linderstrom-Lang K, Ottesen M, Richards FM|title=Degradation of ribonuclease by subtilisin |journal=Biochimica et Biophysica Acta |volume=16 |issue=2 |pages=297–99 |year=1955 |pmid=14363272 |doi=10.1016/0006-3002(55)90224-9}}</ref> ha contribuito una comprensione del ripiegamento delle proteine ​​e della struttura mediata da interazioni idrofobiche.

La prima proteina sequenziata fu l'[[insulina]] nel 1949, grazie al lavoro di [[Frederick Sanger]]. Sanger determinò correttamente la sequenza di amminoacidi dell'insulina e quindi dimostrò definitivamente che le proteine sono costituite da polimeri lineari di amminoacidi anziché catene ramificate o [[colloidi]].<ref name=Sanger1949>{{cite journal |author=Sanger F |title=The terminal peptides of insulin |journal=Biochemical Journal |volume=45 |issue=5 |pages=563–74 |year=1949 |pmid=15396627 |pmc=1275055}}</ref> Questa scoperta gli valse il [[Premio Nobel]] nel 1958.

Le prime strutture proteiche risolte furono quelle dell'[[emoglobina]] e della [[mioglobina]], rispettivamente per merito di [[Max Perutz]] e Sir [[John Cowdery Kendrew]], nel 1958.<ref name=Muirhead1963>{{cite journal |author=Muirhead H, Perutz M |title=Structure of hemoglobin. A three-dimensional fourier synthesis of reduced human hemoglobin at 5.5 Å resolution |journal=Nature |volume=199 |issue=4894 |pages=633–38 |year=1963 |pmid=14074546 |doi=10.1038/199633a0|bibcode = 1963Natur.199..633M }}</ref><ref name=Kendrew1958>{{cite journal |author=Kendrew J, Bodo G, Dintzis H, Parrish R, Wyckoff H, Phillips D |title=A three-dimensional model of the myoglobin molecule obtained by X-ray analysis |journal=Nature |volume=181 |issue=4610 |pages=662–66 |year=1958 |pmid=13517261 |doi=10.1038/181662a0 |bibcode=1958Natur.181..662K}}</ref> A partire dal 2014 la ''[[Protein Data Bank]]'' possiede oltre 90.000 strutture proteiche a livello atomico.<ref name="urlRCSB Protein Data Bank">{{cite web |url=http://www.rcsb.org/pdb/home/home.do |title=RCSB Protein Data Bank|accessdate=2014-04-05}}</ref> In tempi più recenti, la [[criomicroscopia elettronica]] di grandi assiemi macromolecolari<ref name=Zhou2008>{{cite journal |author=Zhou ZH |title=Towards atomic resolution structural determination by single-particle cryo-electron microscopy |journal=Current Opinion in Structural Biology |volume=18 |issue=2 |pages=218–28 |year=2008 |pmid=18403197 |doi=10.1016/j.sbi.2008.03.004 |pmc=2714865}}</ref> e la [[predizione di struttura proteica|predizione computazionale delle strutture proteiche]] dei piccoli [[Dominio (biochimica)|domini]] proteici<ref name=Keskin2008>{{cite journal |author=Keskin O, Tuncbag N, Gursoy A |title=Characterization and prediction of protein interfaces to infer protein-protein interaction networks |journal=Current Pharmaceutical Biotechnology |volume=9 |issue=2 |pages=67–76 |year=2008 |pmid=18393863 |doi=10.2174/138920108783955191}}</ref> sono due metodi di approccio alla risoluzione atomica.



== Note ==
== Note ==
{{references}}
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== Bibliografia ==
== Bibliografia ==

Versione delle 14:05, 13 set 2015

Rappresentazione schematica della mioglobina. Questo omologo proteine di emoglobina lega l'ossigeno nei muscoli. È la prima la cui struttura è risolto con la cristallografia e diffrazione di raggi X da Max Perutz e John Kendrew

Le Proteine ​​(/ proʊˌtiːnz / o /proʊti.ɨnz/) sono grandi biomolecole o macromolecole, costituite da una o più lunghe catene amminoacidiche. Le proteine ​​svolgono una vasta gamma di funzioni all'interno degli organismi viventi, compresa la catalisi delle reazioni metaboliche, la replicazione del DNA, la risposta agli stimoli e il trasporto di molecole da un luogo ad un altro. Le proteine ​​differiscono l'uno dall'altra soprattutto nella loro sequenza di amminoacidi, la quale è dettata dalla sequenza nucleotidica conservata nei geni e che di solito si traduce in un ripiegamento proteico ​​in una struttura tridimensionale specifica che determina la sua attività.

Una catena lineare di residui di amminoacidici è chiamata "polipeptide". Una proteina contiene almeno un lungo polipeptide. Polipeptidi brevi, contenenti meno di circa 20-30 amminoacidi, vengono raramente considerati proteine ​​e sono comunemente chiamati peptidi o talvolta oligopeptidi. I singoli amminoacidi sono legati da legami peptidici con gli amminoacidi adiacenti. La sequenza degli aminoacidi in una proteina è definita dalla sequenza presente in un gene, la quale è codificata nel codice genetico. In generale, il codice genetico specifica 20 amminoacidi standard; tuttavia, in alcuni organismi il codice può includere la selenocisteina, e in alcuni archaea, la pirrolisina. Poco dopo o anche durante la sintesi proteica, i residui di una proteina vengono spesso modificati chimicamente mediante la modificazione post traduzionale che altera le proprietà fisiche e chimiche, la piegatura, la stabilità, l'attività e, in ultima analisi, la funzione della proteina. A volte le proteine possiedono gruppi non peptidici allegati, che possono essere chiamati gruppi prostetici o cofattori. Le proteine ​​possono anche operare insieme per raggiungere una particolare funzione e spesso associarsi in complessi multiproteici stabili.

Una volta sintetizzate, le proteine sopravvivono solo ​​per un certo periodo di tempo per poi venire degradate e riciclate attraverso i meccanismi cellulari per il processo di turnover proteico. La durata di una proteina è misurata in termini di emivita e può essere molto varia. Alcune possono vivere per solo alcuni minuti, altre fino ad alcuni anni, tuttavia la vita media nelle cellule di un mammaifero è tra 1 e 2. Proteine ​​anomale e mal ripiegate o vengono degradate più rapidamente o possono causare instabilità.

Come altre macromolecole biologiche, come i polisaccaridi e gli acidi nucleici, le proteine ​​sono parti essenziali degli organismi e partecipano praticamente in ogni processo che avviene all'interno delle cellule. Molte proteine ​​sono anche enzimi che funzionano da catalizzatori per le reazioni biochimiche e sono vitali per il metabolismo. Le proteine ​​hanno anche funzioni strutturali o meccanica, come l'actina e la miosina nei muscoli e le proteine che costituiscono il citoscheletro che formano una struttura che permette di mantenere la forma della cellula. Altre proteine ​​sono fondamentali per la segnalazione cellulare, per la risposte immunitarie, per l'adesione cellulare e per il ciclo cellulare. Le proteine ​​sono elementi necessarie anche nell'alimentazione degli animali, dal momento che essi non possono sintetizzare tutti gli aminoacidi di cui hanno bisogno e devono ottenere quelli essenziali attraverso il cibo. Grazie al processo della digestione, gli animali disgregano le proteine ​​ingerite in aminoacidi liberi, che poi vengono utilizzati nel metabolismo.

Le proteine ​​possono essere purificate da altri componenti cellulari utilizzando una varietà di tecniche come l'ultracentrifugazione, la precipitazione, l'elettroforesi e la cromatografia; l'avvento dell'ingegneria genetica ha reso possibile una serie di metodi per facilitare tale purificazione. I metodi comunemente usati per studiare la struttura e la funzione delle proteine ​​includono immunoistochimica, la mutagenesi sito specifica, la cristallografia a raggi X, la risonanza magnetica nucleare e la spettrometria di massa.

Caratteristiche generali

In analogia con altre macromolecole biologiche come i polisaccaridi e gli acidi nucleici, le proteine costituiscono una parte essenziale degli organismi viventi. Molte fanno parte della categoria degli enzimi, la cui funzione è catalizzare le reazioni biochimiche vitali per il metabolismo degli organismi. Alcune hanno funzioni strutturali e meccaniche, come l'actina e la miosina nei muscoli, il collagene in ossa e tessuti, e come componenti del citoscheletro cellulare. Altre proteine sono importanti mediatori nella trasmissione di segnali inter ed intracellulari, nella risposta immunitaria, nei meccanismi di adesione cellulare nel ciclo di divisione cellulare.

Le proteine si differenziano principalmente per la sequenza degli amminoacidi che le compongono, la quale a sua volta dipende dalla sequenza nucleotidica dei geni che all'interno della cellula ne esprimono la sintesi. In generale il codice genetico specifica 20 amminoacidi standard, ma in alcuni organismi possono essere inclusi amminoacidi non-standard come la selenocisteina e —in alcuni archaea— la pirrolisina. La sequenza amminoacidica determina a sua volta il ripiegamento della proteina in una specifica struttura tridimensionale che ne conferisce la specifica attività. Spesso alcuni residui amminoacidici di una proteina vengono modificati, subito dopo o già durante la sintesi, con modifiche chimiche post traduzionali. Tali modifiche alterano le proprietà chimico-fisiche, di ripiegamento, stabilità e attività delle proteine, variandone la funzione. Talvolta le proteine legano dei gruppi non-peptidici detti gruppi prostetici o cofattori, in grado di modificarne ulteriormente le proprietà. Le proteine per svolgere particolari funzioni possono anche associarsi in complessi stabili con altre proteine.

Proteine che contengono lo stesso tipo e numero di amminoacidi possono differire dall'ordine in cui questi sono situati nella struttura della molecola. Tale aspetto è molto importante perché una minima variazione nella sequenza degli amminoacidi di una proteina (cioè nell'ordine con cui i vari tipi di amminoacidi si susseguono) può portare a variazioni nella struttura tridimensionale della macromolecola che possono rendere la proteina non funzionale. Un esempio ben noto è il caso della catena beta dell'emoglobina umana che nella sua normale sequenza porta un tratto formato da: valina - istidina - leucina - treonina - prolina - acido glutammico - lisina.

Biochimica

La maggior parte delle proteine ​​sono costituite da polimeri lineari costruiti dalla serie di 20 diversi L-α-aminoacidi. Tutti gli aminoacidi proteinogenici possiedono caratteristiche strutturali comuni, tra cui un carbonio α con un gruppo amminico, un gruppo carbossilico e una catena laterale variabile. Solo la prolina differisce da questa struttura di base in quanto contiene un anello insolito al gruppo amminico.[1] Le catene laterali degli amminoacidi standard, dettagliate nella lista degli amminoacidi standard, hanno una grande varietà di strutture e proprietà chimiche; è l'effetto combinato di tutte le catene laterali di aminoacidi in una proteina che determina infine la sua struttura tridimensionale e la sua reattività chimica.[2] Gli amminoacidi di una catena polipeptidica sono legati da legami peptidici. Una volta collegata nella catena proteica, un aminoacido individuo è chiamato un residuo e la serie collegata di carbonio, azoto e atomi di ossigeno sono noti come "catena principale" o "proteine ​​backbone".[3]

Il legame peptidico ha due forme di risonanza che contribuiscono al doppio legame e inibiscono la rotazione attorno al suo asse, in modo che i carbonio α siano approssimativamente complanari. Gli altri due angoli diedri nel legame peptidico determinano la forma locale assunta dalla "proteina backbone . [4] La fine della proteina con un gruppo carbossilico libero è nota come dominio C-terminale, mentre l'estremità con un gruppo libero ammino è noto come la dominio N-terminale. I termini proteina, polipeptide e peptide sono un po' ambigui e possono sovrapporsi in alcuni significati. Il termine "proteina" è generalmente usato per riferirsi alla molecola biologica completa in una conformazione stabile, mentre il "peptide" è generalmente riconosciuto per essere un breve oligomero di aminoacidi spesso mancante una struttura tridimensionale stabile. Tuttavia, il confine tra i due composti non è ben definito e di solito il numero di residui che li differenzia è vicino ai 20-30.[5] Con "polipeptide" ci si può riferire a qualsiasi singola catena lineare di amminoacidi, di solito indipendentemente dalla lunghezza, ma spesso il termine implica l'assenza di una conformazione definita.

Classificazione

La formazione di copie duplicate di geni e l'alterazione della funzione di una proteina nel corso dell'evoluzione hanno portato alla formazione delle circa 500 famiglie proteiche identificate. All'interno di una famiglia sebbene ciascuna proteina svolga una funzione leggermente diversa dall'altra, la sequenza di amminoacidi in particolare presso i siti catalitici e in regioni conservate è quasi identica. Non è tuttavia una legge che vale per tutte le proteine di una famiglia, esistono infatti alcune proteine dalla sequenza amminoacidica molto diversa e tuttavia dalla conformazione tridimensionale molto simile. Si può quindi affermare che nel corso dell'evoluzione all'interno di una famiglia proteica si è conservata più la conformazione tridimensionale che non la sequenza degli amminoacidi. Generalmente quando almeno un quarto della sequenza amminoacidica di due proteine corrisponde, esse hanno la stessa struttura generale. Due proteine diverse appartenenti ad una stessa famiglia e dalla funzione simile sono dette paraloghe, mentre la stessa proteina in due organismi diversi (per esempio uomo e topo) è detta ortologa. La parentela tra due proteine è generalmente accettata quando almeno il 30% degli amminoacidi corrispondono, ma per verificarla è possibile ricorrere ai cosiddetti fingerprint, cioè brevi sequenze di amminoacidi comuni in quasi tutte le proteine di una data famiglia. Alcune proteine si sono formate per rimescolamento dei domini proteici o per la loro duplicazione all'interno della stessa proteina a causa di unioni accidentali di DNA codificante; certi domini sono particolarmente diffusi e sono perciò chiamati moduli proteici. Questi domini hanno la caratteristica di avere gli N-terminali e C-terminali ai poli opposti della proteina, così che l'aggregazione ad altri domini e ad altre proteine per formare strutture più grandi è favorita rispetto a quanto accadrebbe se fossero entrambi verso lo stesso polo della proteina; un esempio è il modulo 1 della fibronectina. In tal caso i domini che assumono una conformazione simile ad una spina della corrente sono inseriti nelle anse proteiche di alcune proteine, per esempio il modulo kringle nell'urochinasi o il dominio SH2. Alcuni di questi domini non si ritrovano solo tra proteine paraloghe ma anche ortologhe, per esempio il dominio SH2 mostra una diffusione molto simile sia nel verme che nella mosca, eppure è ben poco frequente nei vegetali. Vi sono invece dei domini comuni a solo certe categorie di organismi come l'MHC, il complesso maggiore di istocompatibilità (major histocompatibility complex), presente nell'uomo ma assente negli insetti e nei vegetali, tuttavia questi costituiscono soltanto il 7% del totale. Si è osservato inoltre che, malgrado alcuni organismi viventi apparentemente semplici come la pianta Arabidopsis thaliana posseggano più geni di un essere umano, tendenzialmente le proteine umane sono formate da un numero maggiore di domini e quindi sono più complesse rispetto alle ortologhe in altri organismi.

La classificazione può essere dunque fatta in base alla composizione chimica, alla configurazione molecolare o alla solubilità. Si distinguono così proteine semplici (costituite da soli amminoacidi) e proteine coniugate (costituite da una proteina semplice e da un gruppo prostetico di natura non proteica).

Tra le proteine semplici:

Tra le proteine coniugate (costituite almeno da apoproteina+gruppo prostetico):

Un'ulteriore classificazione delle proteine è quella che le distingue in base alla loro funzione.

  • Le proteine strutturali sono componenti delle strutture permanenti dell'organismo ed hanno principalmente una funzione meccanica. Due esempi sono il collagene e l'elastina, presenti nella matrice dei tessuti connettivi.
  • Le proteine di trasporto si legano (in genere con legami deboli) a sostanze poco (o comunque non abbastanza) idrosolubili e ne consentono il trasporto nei liquidi corporei. Comprendono ad esempio le proteine del sangue che trasportano i lipidi e il ferro, nonché l'emoglobina che trasporta l'ossigeno. Molto importanti sono anche le proteine di trasporto delle membrane cellulari.
  • Gli enzimi sono proteine catalitiche. Essi accelerano enormemente la velocità di specifiche reazioni chimiche, determinando quali, tra le pressoché infinite reazioni che potrebbero avvenire tra le sostanze presenti, avvengono realmente a velocità apprezzabile. Di fatto, ogni molecola appena un po' complessa presente in un essere vivente è prodotta da enzimi.

Tra le altre funzioni delle proteine rientrano la regolazione dell'espressione dei geni, la duplicazione, trascrizione e traduzione del DNA, la regolazione delle reazioni metaboliche, la generazione e la ricezione degli impulsi nervosi. Molte tossine e molti allergeni sono anch'essi proteine.

Proprietà chimico-fisiche

Le proprietà delle proteine si ricollegano a quelle dei loro costituenti, gli amminoacidi: sono elettroliti anfoteri, possono essere sottoposte ad elettroforesi, sono otticamente attive (levogire) e presentano il fenomeno di Tyndall.

Il punto isoelettrico (o PI) di una proteina è rappresentato da quella concentrazione di idrogenioni del mezzo, che si comporta in modo da far assumere al protide una forma di anfoione.

Per ottenere il peso molecolare (o PM) delle proteine si deve far ricorso a tecniche e metodologie di non sempre facile attuazione. Tra le tante, quella che fornisce i risultati più precisi è senza dubbio la spettrometria di massa.

Composizione

Le proteine hanno una struttura tridimensionale molto complessa a cui è associata sempre una funzione biologica. Da questa considerazione deriva uno dei dogmi fondamentali della biologia: "Struttura <--> Funzione", nel senso che ad ogni diversa organizzazione strutturale posseduta da una proteina (detta proteina nativa) è associata una specifica funzione biochimica.
Da questo punto di vista le proteine possono essere classificate in due grandi famiglie: le proteine globulari e le proteine a struttura estesa o fibrosa. Queste due organizzazioni riflettono le due grosse separazioni funzionali che le contraddistinguono:

  • Le proteine estese o fibrose svolgono funzioni generalmente biomeccaniche, esse rientrano nella costituzione delle ossa, unghie, peli, dello strato corneo dell'epidermide, dei muscoli (actina e miosina), fornendo sostegno strutturale e opponendo una valida difesa contro il mondo esterno.
  • Al contrario, le proteine globulari sono coinvolte in specifiche e molteplici funzioni biologiche, spesso di fondamentale importanza per l'economia cellulare, sono proteine gli enzimi, i pigmenti respiratori, molti ormoni, le tossine, e gli anticorpi, responsabili della difesa immunitaria.

La loro composizione in amminoacidi è variabile e sotto il controllo genetico per cui il loro peso molecolare può essere molto variabile e dipende dal numero e dal tipo di amminoacidi (monomeri) di cui è costituita la molecola. Se la molecola è costituita da poche unità di amminoacidi (in genere non più di 10) viene definita un "oligopeptide". Molecole con più di 10 unità sono dette "polipeptidi"[6]. Una proteina è formata da uno o più polipeptidi eventualmente accompagnati da uno o più gruppi prostetici ed il suo peso molecolare è generalmente non inferiore a 10.000[7].

Una proteina nella sua organizzazione nativa, e quindi funzionalmente attiva, può esistere solo in soluzioni saline diluite (molto simili, per composizione, a quelle esistenti nei sistemi acquosi cellulari). La sua struttura dipende esclusivamente dalle caratteristiche chimico-fisiche della soluzione acquosa in cui si trova (pH, presenza di ioni salini, temperatura, pressione, presenza di composti organici come urea, alcoli, ecc.). Il variare di questi parametri può determinare delle modifiche strutturali che possono alterare le proprietà funzionali, fino ad annullarle (proteina denaturata).

La molecola proteica risulta costituita da atomi di carbonio, ossigeno, idrogeno e azoto; spesso contiene anche zolfo (presente negli amminoacidi metionina, cisteina e cistina) e, talvolta, fosforo e/o metalli come ferro, rame, zinco ed altri.

Sintesi

Sintesi biologica

Lo stesso argomento in dettaglio: Sintesi proteica.
Un ribosoma produce una proteina utilizzando un mRNA come templato.
La sequenza di DNA di un gene codifica per la sequenza amminoacidica della proteina.

Le proteine sono formate a partire dagli amminoacidi utilizzando le informazioni codificate nei geni. Ogni proteina possiede una propria sequenza amminoacidica che deriva dalla sequenza nucleotidica del gene che la codifica. Il codice genetico è costituito da triplette di nucleotidi dette codoni e ogni combinazione di tre nucleotidi designa un amminoacido, ad esempio AUG (adenina-uracile-guanina) è il codice per la metionina. Poiché il DNA contiene 4 diversi nucleotidi, il numero totale di possibili codoni è di 64; essendo gli amminoacidi standard solo 20 nel codice genetico vi è un certo grado di ridondanza e ad alcuni amminoacidi corrispondono più codoni.[8] I geni presenti nel DNA sono prima trascritti in pre-mRNA (pre-RNA messaggero) da proteine quali l'RNA polimerasi. La gran parte degli organismi processano il pre-mRNA (anche noto come trascritto primario) mediante diverse forme di modifiche post-trascrizionali per formare l'mRNA maturo. L'RNA messaggero maturato è quindi usato come templato per la biosintesi proteica nel ribosoma. Nei procarioti l'mRNA può essere usato subito dopo essere stato prodotto o dopo essersi allontananto dal nucleoide. Al contrario gli eucarioti formano l'mRNA nel nucleo cellulare e successivamente lo traslocano attraverso la membrana nucleare nel citoplasma, dove avviene la biosintesi proteica. La velocità di sintesi delle proteine è maggiore nei procarioti rispetto agli eucarioti e può raggiungere i 20 residui amminoacidici per secondo.[9]

Il processo di sintesi di una proteina a partire da uno stampo di mRNA è noto come traduzione. L'mRNA è caricato nel ribosoma e letto tre nucleotidi per volta accoppiando ciascun codone con il corrispondente anticodone localizzato sull'RNA di trasporto che porta l'amminoacido corrispondente al codone riconosciuto. L'enzima amminoacil-tRNA sintetasi "carica" la molecola di tRNA con il corretto amminoacido. Le proteine sono sempre biosintetizzate a partire dall'estremità N-terminale in direzione di quella C-terminale.[8] Gli aminoacidi vengono poi legati tra loro tramite la rimozione di una molecola di acqua tramite la peptidil-trasferasi.

Le dimensioni di una proteina sintetizzata possono essere misurate dal numero di amminoacidi che contiene e dalla sua massa molecolare totale, la quale normalmente è misurata in dalton (sinonimo di unità di massa atomica) o nell'unità derivata kilodalton (kDa). Ad esempio le proteine del lievito sono lunghe in media 466 residui amminoacidici e pesano mediamente 53kDa.[5]

Sintesi artificiale

Le proteine più corte possono essere sintetizzate anche per via chimica mediante una serie di metodi di sintesi peptidica che si basano su tecniche di sintesi organica come la chemical legation per produrre peptidi in alte rese.[10]

La sintesi chimica permette l'introduzione nella sequenza di amminoacidi non naturali, come l'inserimento di sonde fluorescenti.[11] Questi metodi sono utili nei laboratori di biochimica e biologia cellulare, sebbene generalmente non abbiano applicazione commerciale.

La sintesi chimica è inefficiente (in termini di rese) per polipeptidi più lunghi di 300 residui amminoacidici, e le proteine sintetizzate possono avere problemi ad assumere rapidamente la struttura terziaria della conformazione nativa. La gran parte dei metodi di sintesi chimica procedono dall'estremità C-terminale a quella N-terminale, in direzione opposta alla biosintesi naturale.[12]

Struttura

Ripiegamento

Una proteina, essendo una macromolecola formata da decine di migliaia di atomi, potrebbe potenzialmente assumere un numero incredibilmente grande di possibili ripiegamenti. Tuttavia considerazioni fisiche limitano di molto i possibili ripiegamenti e dunque la conformazione finale di una proteina. Intanto gli atomi non si possono mai sovrapporre e si comportano a grandi linee come sfere con un raggio definito detto raggio di van der Waals, ciò limita non poco il numero di angoli ammessi in una catena polipeptidica. Ciascun amminoacido contribuisce alla formazione della catena polipeptidica con tre legami:

  • Il legame peptidico (C-N) tra il carbonio di un gruppo chetonico di uno degli amminoacidi e l'azoto del gruppo amminico dell'adiacente.
  • Il legame convenzionalmente chiamato Cα-C che è presente tra il carbonio centrale cui è attaccato il gruppo laterale R e il carbonio del gruppo carbossilico.
  • Il legame Cα-N tra il carbonio centrale e l'azoto del gruppo amminico dello stesso amminoacido.

Il legame peptidico è planare ed impedisce una vera e propria rotazione, mentre gli altri due legami la consentono.

L'angolo di rotazione del legame Cα-C è detto ψ, quello del legame Cα-N è detto φ. La conformazione degli atomi della catena principale di una proteina è determinata dalla coppia di questi angoli di rotazione per ciascun amminoacido. Dal momento che non sono possibili collisione steriche tra gli amminoacidi gli angoli possibili sono limitati. Ramachandran in funzione delle possibili coppie di angoli di rotazioni compilò un grafico che oggi prende il suo nome dove è ben visibile come la maggior parte delle proteine assumano solo due grandi tipologie di conformazione: l'α-elica e il β-foglietto.

Rappresentazione dei legami a idrogeno (linee tratteggiate) attraverso cui interagiscono i diversi segmenti della stessa catena proteica.

Tra gli atomi di una proteina si stabiliscono interazioni dette legami, che possono essere covalenti o non covalenti. I legami non covalenti, presi singolarmente, sono sempre più deboli dei covalenti nell'ordine di decine o centinaia di volte, tuttavia il loro numero all'interno di una proteina li rende fondamentali per comprenderne il ripiegamento. I legami non covalenti che si riscontrano nelle proteine sono i legami a idrogeno, le attrazioni elettrostatiche e le attrazioni di van der Waals.

  • Il legame a idrogeno si effettua, per esempio, tra un atomo di ossigeno e uno vicino di idrogeno.
  • Le attrazioni elettrostatiche avvengono tra gruppi laterali con carica periferica opposta.
  • Le attrazioni di van der Waals si verificano tra dipoli molecolari istantanei indotti (forza di London), tra dipoli permanenti (forza di Keesom) o tra un dipolo permanente ed uno corrispondente indotto (forza di Debye).

A queste interazioni si deve aggiungere la tendenza dei gruppi di amminoacidi idrofobici (fenilalanina, leucina, isoleucina, triptofano, valina, cisteina, metionina, prolina, alanina e glicina) ad avvicinarsi e unirsi tra loro, formando delle tasche idrofobiche lontane dalla rete di legami idrogeno che deve essere immaginata sempre presente all'interno di un ambiente acquoso tra le molecole d'acqua. Generalmente i gruppi di amminoacidi idrofobici sono quasi sempre posti all'interno della proteina, dal momento che questa si trova tipicamente in un ambiente acquoso, mentre i suoi amminoacidi idrofilici, polari e con carica, saranno tendenzialmente all'esterno. La struttura tridimensionale di una proteina è determinata dalla sola disposizione sequenziale dei suoi amminoacidi e la conformazione che assume è tendenzialmente quella con energia libera più bassa.

È stato possibile scoprire questa peculiarità delle proteine effettuando esperimenti di denaturazione (tramite solventi come l'urea) e rinaturazione di proteine in vitro. Si è notato che alcune proteine, una volta denaturate e rimosso il solvente si ripiegavano autonomamente. Tuttavia, non tutte le proteine una volta denaturate possono ripiegarsi spontaneamente nella loro conformazione originaria. La conformazione di una proteina, benché sia normalmente la più stabile possibile per la sequenza dei suoi amminoacidi, non è immutabile, e subisce piccole modificazioni dovute all'interazione con ligandi o altre proteine. Questa caratteristica è alla base della funzionalità della maggior parte delle proteine. La conformazione di una proteina può essere notevolmente aiutata ed affinata dagli chaperoni, delle proteine che si legano alle catene parzialmente ripiegate e le assistono sino a raggiungere la conformazione corretta. Spesso agiscono isolando tra loro le tasche idrofobiche di una proteina, che in caso contrario tenderebbero ad associarsi prematuramente.

Una porzione di proteina che si ripiega indipendentemente dal resto della catena polipeptidica è detta dominio proteico ed una proteina può averne anche più di uno. Si suppone che esistano in natura circa 2.000 domini proteici dalla struttura differente, circa 800 sono stati identificati, tuttavia la stragrande maggioranza dei domini proteici assume poche decine di conformazioni diverse.

L'α-elica e il β-foglio pieghettato

L'α-elica e il β-foglietto sono le conformazioni più comuni riscontrabili nelle catene polipeptidiche di una proteina. Una singola proteina può prevedere sia α-eliche che β-foglietti in numero variabile.

  • L'α-elica è la conformazione più comune riscontrabile nelle proteine, particolarmente presente nei recettori cellulari, dov'è immersa nella membrana plasmatica della cellula, spesso con più α-eliche per singola proteina (unite da catene polipeptidiche ad U). In questo caso i gruppi idrofobici sono a contatto con la membrana plasmatica e i gruppi idrofilici sono all'interno, oppure si affacciano al citoplasma e allo spazio extracellulare. L'elica è una delle conformazioni più favorevoli perché naturalmente riduce al minimo l'energia libera, può essere sinistrorsa o destrorsa. Fu scoperta per la prima volta nell'α-cheratina negli anni Sessanta. L'α-elica si forma quando una catena polipeptidica si ripiega su se stessa con formazione di legami idrogeno tra un legame peptidico e il quarto successivo, in particolare tra il gruppo chetonico C=O dell'uno e il gruppo N-H dell'altro, e il legame è tra O e H. Tutti i gruppi amminici di un'elica sono rivolti verso l'N-terminale della proteina, tutti quelli chetonici verso il C-terminale, così l'elica assume parziale carica positiva all'N-terminale e parziale carica negativa al C-terminale. L'elica che si forma ha un giro completo ogni 3,6 amminoacidi e la distanza media tra questi è 0,54 nm. In alcune proteine due o tre α-eliche si avvolgono l'una intorno all'altra formando il coiled coil. Generalmente questa conformazione è assunta quando ciascuna elica ha la maggior parte delle catene laterali di amminoacidi idrofobici da un lato, in questo modo, sfruttando le attrazioni idrofobiche, le eliche possono avvolgersi una intorno all'altra. L'α-cheratina è un esempio di proteina che assume questa particolare conformazione, preferita dalle proteine con funzione strutturale.
  • Il β-foglio pieghettato è la seconda conformazione più comune nelle proteine, molto presente in alcuni enzimi e nelle proteine coinvolte nella difesa immunitaria. Fu scoperto negli anni Sessanta studiando la fibroina, la proteina principale costituente della seta. Il foglietto β pieghettato consiste in numerose catene polipeptidiche che si dispongono l'una adiacente all'altra, collegate in una struttura continua da brevi sequenze a U. Tali catene possono puntare nella stessa direzione (catene parallele) o in direzioni alternate (catene antiparallele). Ancora una volta le catene polipeptidiche adiacenti sono unite in una struttura rigida da legami idrogeno che connettono i legami peptidici di una catena con quella adiacente.

Livelli di organizzazione

Dall'alto verso il basso: rappresentazione della struttura primaria, secondaria, terziaria e quaternaria di una proteina.

Una proteina nel suo complesso è una molecola in cui vengono convenzionalmente distinti vari livelli di organizzazione, che possono essere tre o quattro a seconda della proteina.

  • La struttura primaria è formata dalla sequenza specifica degli amminoacidi, dalla catena peptidica e dal numero stesso delle catene, determina da sola il ripiegamento della proteina.
  • Il dominio è un'unità globulare o fibrosa formata da catene polipeptidiche ripiegate in più regioni compatte, costituiscono divisioni della struttura terziaria, ha la caratteristica di ripiegarsi più o meno indipendentemente rispetto al resto della proteina. Un dominio è generalmente compreso tra i 30 e i 350 amminoacidi. Molte delle proteine più complesse sono aggregazioni modulari di numerosi domini proteici. Tra i più comuni si citino SH2 o SH3; la proteina Src possiede un dominio SH2, un dominio SH3 e un dominio catalitico chinasico C-terminale.
  • La struttura terziaria (dal punto di vista della termodinamica è la forma con la più bassa energia libera) è rappresentata dalla configurazione tridimensionale completa che la catena polipeptidica assume nell'ambiente in cui si trova.
    Viene consentita e mantenuta da diversi fattori, come i ponti disolfuro, e le forze di Van der Waals. Fondamentali sua formazione sono le chaperonine, proteine chiamate anche "dello stress" o "dello shock termico" (Hsp, "heat shock proteins), per il loro ruolo nella rinaturazione delle proteine denaturate.
    Gran parte delle strutture terziarie può essere classificato come globulare o fibrosa.
  • La struttura quaternaria è quella che deriva dall'associazione di due o più unità polipeptidiche, unite tra loro da legami deboli (e a volte ponti disolfuro) in un modo molto specifico, come ad esempio avviene nella costituzione dell'emoglobina, costituita da quattro subunità, due globuline α e due globuline β.

Le proteine che contengono anche una parte non polipeptidica, gruppo prostetico, sono dette proteine coniugate. Due proteine si dicono isoforme se, a parità di struttura primaria, differiscono in uno degli altri livelli di struttura. Denaturare una proteina significa distruggerne la conformazione spaziale, rompendo i legami idrogeno e ponti disolfuro per mezzo di acidi, basi, calore, radiazioni o agitazione (un esempio comune di denaturazione è la cottura di un uovo nel quale l'albumina, che costituisce la maggior parte dell'albume, viene denaturata). Una proteina denaturata, pur mantenendo intatta la sua struttura primaria, non è più in grado di esplicare la sua funzione, a meno che non si riesca a ristabilirne la struttura terziaria.

Proteine complesse

Le proteine, per quanto siano complesse anche prese singolarmente, negli organismi viventi possono aggregarsi ad altre proteine identiche oppure a proteine apparentemente molto differenti creando dei complessi proteici. Ciò che permette questo legame sono gli stessi legami non covalenti che permettono ad una proteina di assumere una determinata conformazione. In una proteina sono spesso presenti una o più zone caratteristiche capaci di interazioni non covalenti con altre proteine dette siti di legame. Quando una proteina, tramite un sito di legame, si lega ad un'altra proteina formando un complesso proteico ogni singola proteina del complesso prende il nome di subunità proteica.

Se le subunità che formano il complesso proteico sono due si dirà che è un dimero, se sono tre un trimero, se quattro un tetramero e così via. Esistono complessi proteici che contengono decine di subunità. Il legame fra le subunità può essere per esempio "testa-testa" (in tal caso sono favoriti i dimeri) o "testa-coda" (dove spesso le proteine sono globulari o ad anello).

Struttura dell'emoglobina. Sono visibili le diverse subunità di cui è composta.

Un esempio di proteina provvista di più subunità è l'emoglobina, una proteina globulare formata da quattro subunità, due α-globuline ad uno dei due poli e due β-globuline all'altro (le subunità non sono perciò alternate), con un gruppo prostetico (l'eme) legato a ciascuna subunità.

Altri complessi proteici sono formati da molte più subunità che permettono di realizzare dei filamenti dal momento che ad un polo possiedono un sito di legame e all'altro polo una struttura proteica complementare a quello stesso sito. Si creano così catene di filamenti proteici come l'actina-F, formata da centinaia di subunità globulari di actina-G che le conferiscono al microscopio elettronico un aspetto simile a quello di una collana elicoidale di perle. La ridondanza della struttura elicoidale e non retta è sempre dovuta all'affinità di una conformazione con la minore energia libera. Una variante all'elica è il coiled coil, che coinvolge due o tre catene polipeptidiche, come nella cheratina o nel collagene. Si può dire, a grandi linee, che le proteine globulari tendono ad avere funzione enzimatica, mentre quelle che formano filamenti hanno funzione strutturale (formano ad esempio le miofibrille nelle fibre muscolari o le fibre della matrice extracellulare, o ancora il citoscheletro di una cellula).

Vi sono proteine la cui funzione è resa possibile proprio dalla loro struttura poco caratterizzabile e casuale, ne è un esempio l'elastina, che forma le fibre elastiche della parete delle arterie e di molti altri tessuti del corpo umano. Nell'elastina numerose catene polipeptidiche sono legate covalentemente tra loro senza una disposizione regolare e tale struttura disordinata ne determina la sua deformabilità. Proteine poco strutturate hanno svariate funzioni nella cellula, alcune ad esempio hanno funzione strutturale come l'elastina, altre però sono dei canali come le nucleoporine poste sulla membrana nucleare di ciascuna cellule, altre ancora fungono da proteine impalcatura, cioè proteine che raggruppano in stretta vicinanza altre proteine dalla funzione correlata, fondamentali nella segnalazione e nella comunicazione cellulare. Una caratteristica comune a tutte le proteine poco strutturate è una grande ridondanza di aminoacidi e la bassa presenza di amminoacidi idrofobici.

Certe proteine molto esposte alla degradazione nell'ambiente extracellulare sono stabilizzate da legami disolfuro (S-S) che si formano tra due proteine; questo legame agisce come una vera e propria graffetta sulla proteina, permettendole anche in ambienti ostili di mantenere la sua conformazione. All'interno del citoplasma è difficile riscontrare legami disolfuro a causa dell'ambiente riducente, per cui le cisteine mostrano gruppi (-SH).

L'evoluzione ha fatto inoltre in modo che vi fosse la possibilità di creare complessi proteici ancora più grandi di filamenti, coiled coil, o proteine globulari. Il vantaggio di tali strutture è che siccome sono spesso costituite dalla ripetizione di subunità identiche o simili, occorre poco materiale genetico per sintetizzare grandi complessi proteici, come, ad esempio, i capsidi dei virus. Inoltre l'associazione tra le subunità necessita generalmente di un'energia molto bassa, oppure, in certi casi, le subunità sono autoassemblanti (per esempio il ribosoma batterico). Il capside di molti virus è formato o da un tubo cavo (come nel virus del mosaico del tabacco) oppure assomiglia ad un icosaedro o ad una sfera cava, come per il poliovirus.

Generalmente tali strutture si rivelano sia molto stabili, date le numerose interazioni tra le subunità, sia adattabili, dal momento che per infettare una cellula devono permettere la fuoriuscita dell'acido nucleico, sia RNA o DNA.

Chiralità delle proteine

Tutti gli amminoacidi, ad eccezione della glicina presentano un carbonio legato a quattro sostituenti diversi che è un centro chirale. Tutti gli amminoacidi possono dunque esistere in due conformazioni: L o D, sintetizzandoli artificialmente si ottiene una miscela racema.

Tuttavia tutti gli amminoacidi dei composti biologici si trovano in natura soltanto conformazione L. Amminoacidi in conformazione D si rinvengono in alcune specie batteriche e vengono pure adoperati per la sintesi di farmaci. La gramicidina S, un peptide naturale con funzione antibatterica, nella sua struttura primaria contiene anche alcuni amminoacidi appartenenti alla conformazione D.

Funzioni cellulari

Le proteine ​​hanno un ruolo fondamentale all'interno della cellula, svolgendo i compiti specifici codificate nelle informazioni contenute nei geni.[5] Esse possono svolgere funzione strutturale, immunitaria, trasporto (di ossigeno, minerali, lipidi, di membrana), di identificazione dell'identità genetica, ormonale, enzimatica, contrattile, energetica. Con l'eccezione di alcuni tipi di RNA, la maggior parte delle altre molecole biologiche sono elementi relativamente inerti su cui agiscono le proteine. Le proteine ​​rappresentano la metà del peso a secco di una cellula di Escherichia coli, mentre altre macromolecole, come il DNA e l'RNA, costituiscono rispettivamente solo il 3% e 20%.[13] L'insieme delle proteine ​​espresse in un particolare tipo di cellula è noto come la sua proteoma.

La principale caratteristica delle proteine ​​che permette a loro un insieme diversificato di funzioni è la capacità di legarsi altre molecole in modo specifico. La regione della proteina che permette il legame con l'altra molecola è conosciuta come il sito di legame ed è spesso una depressione o "tasca" sulla superficie molecolare. Questa capacità di legame è mediata dalla struttura terziaria della proteina, che definisce la tasca del sito di legame, e dalle proprietà chimiche delle catene laterali degli amminoacidi circostanti. I legami tra le proteine possono essere straordinariamente stretti e specifici; ad esempio, la proteina inibitrice della ribonucleasi si lega all'angiogenina umana con una costante di dissociazione sub-femtomolare (<10-15 M), ma non si lega affatto al suo omologo degli anfibio (> 1 M). Cambiamenti chimici estremamente minori, come l'aggiunta di un singolo gruppo metilico ad una proteina legante, a volte può essere sufficiente per eliminare questo vincolo: per esempio, l'amminoacil-tRNA sintetasi è specificata dall'amminoacido valina discriminandola dalla catena laterale molto simile della isoleucina.[14]

Le proteine ​​possono legarsi ad altre proteine ​​nonché a substrati piccole molecole. Le interazioni proteina-proteina regolano anche l'attività enzimatica, controllano la progressione del ciclo cellulare e permettono l'assemblaggio di grandi complessi di proteine ​​che svolgono molte reazioni strettamente correlate con una funzione biologica comune. Le proteine ​​possono anche legarsi, o anche essere integrate, nelle membrane cellulari. La capacità dei partner di legame di indurre cambiamenti conformazionali nelle proteine ​​permette la costruzione di reti di segnalazione estremamente complesse.[15][16]

È importante sottolineare che le interazioni tra le proteine ​​sono reversibili e dipendono fortemente dalla disponibilità di diversi gruppi di proteine ​​partner per formare aggregati che sono in grado di effettuare insiemi discreti. Lo studio delle interazioni tra proteine ​​specifiche è una chiave per comprendere gli aspetti importanti della funzione cellulare e, in ultima analisi, le proprietà che distinguono particolari tipi di cellule. [17]

Funzione enzimatica

Lo stesso argomento in dettaglio: Enzima.

Il ruolo più noto delle proteine all'interno della cellula è quello di operare come enzimi in grado di catalizzano reazioni chimiche. Quasi tutti i nomi degli enzimi terminano in "-asi" per convenzione.Gli enzimi sono generalmente altamente specifici e riescono ad accelerano solo una, o poche altre, reazioni. Essi sono fondamentali per la maggior parte delle reazioni coinvolte nel metabolismo, così come nei processi di manipolazione del DNA, quali la replicazione del DNA, la riparazione del DNA e la trascrizione. Alcuni enzimi agiscono su altre proteine ​​aggiungendo o rimuovendo gruppi chimici in un processo noto come modificazione post-traslazionale. Sono note circa 4.000 reazioni catalizzata da enzimi. [18] L'accelerazione conferita dalla catalisi enzimatica è spesso enorme, fino a 1017 volte maggiore rispetto alla reazione non catalizzata nel caso di decarbossilasi orotato, che richiederebbe un tempo di 78 milioni di anni senza l'intervento dell'enzima, ma grazie al suo intervento questo tempo si riduce a soli 18 millisecondi.[19]

Il ligando di un enzima prende il nome di substratu ed è generalmente molto più piccolo dell'enzima stesso. Sebbene gli enzimi possono essere costituiti da centinaia di amminoacidi, solitamente solo una piccola frazione dei residui vengono a contatto con il substrato, e in media uno su quattro viene coinvolto direttamente nella catalisi ancora più piccolo di tre frazioni.[20] La regione dell'enzima che lega il substrato e contiene i residui catalitici è conosciuta come il sito attivo.

  • idrolasi, gli enzimi che tagliano un substrato mediante idrolisi, ne fanno parte le proteasi (che tagliano altre proteine) e le nucleasi (che tagliano acidi nucleici, cioè DNA e RNA);
  • sintasi, enzimi che sintetizzano una nuova molecola a partire da due substrati, generalmente per condensazione;
  • isomerasi, enzimi che trasformano un ligando in un suo isomero modificandolo chimicamente a livello dei legami;
  • polimerasi, enzimi che associano varie molecole costituendo un polimero, per esempio un acido nucleico;
  • chinasi, enzimi che aggiungono gruppi fosfato ad alcune molecole;
  • fosfatasi, enzimi che rimuovono gruppi fosfato da alcune molecole;
  • ossidoreduttasi, enzimi che ossidano e riducono alcune molecole, ne fanno parte le ossidasi, le reduttasi e le deidrogenasi;
  • ATPasi, enzimi che idrolizzano ATP liberandone l'energia.

Segnalazione cellulare e ligando

Molte proteine ​​sono coinvolte nel processo di segnalazione cellulare e nella trasduzione del segnale. Alcune proteine, come l'insulina, operano in ambiente ​​extracellulare trasmettendo un segnale proveniente dalla cellula in cui sono state sintetizzate ad altre cellule facenti parte di tessuti distanti. Altre, come le proteine ​​di membrana, agiscono come recettori la cui funzione principale è quella di legare una molecola di segnalazione e indurre una risposta biochimica nella cellula. Molti recettori possiedono un sito di legame esposto sulla superficie cellulare e un dominio effettore che si trova invece internamente, il quale può avere una attività enzimatica o può subire un cambiamento conformazionale che viene rilevato da altre proteine ​​all'interno della cellula.[21]

Gli anticorpi sono componenti proteiche del sistema immunitario adattativo la cui funzione principale è quella di legarsi gli antigeni o alle sostanze estranee nel corpo e quindi segnarle per essere distrutte. Gli anticorpi possono essere secreti nell'ambiente extracellulare o ancorati nelle membrane dei linfociti B, conosciuti come cellule del plasma. Se gli enzimi sono limitati nella loro affinità di legame per i loro substrati dalla necessità di condurre la reazione, gli anticorpi non hanno tali vincoli. L'affinità di legame di un anticorpo con il suo obiettivo è straordinariamente elevato.[22]

Quasi tutte le proteine conosciute interagiscono con altre proteine o con altri tipi di molecole, comunque detti ligandi, tramite i loro siti di legame, ciò sta alla base di gran parte delle interazioni presenti in una cellula. Una proteina di norma possiede un sito di legame che le permette di legarsi con uno o pochi ligandi, per cui la maggior parte delle proteine ha alta specificità. L'entità del legame può essere differente, vi sono proteine che si legano ai propri ligandi in modo molto tenace, altre invece che si legano debolmente e la tipologia di legame influenza la funzione della stessa proteina. Ad esempio, gli anticorpi legano strettamente i propri ligandi (detti antigeni), mentre certi enzimi per questioni di cinetica e per velocizzare le reazioni non legano così strettamente il proprio substrato.

La capacità di legame dipende sempre dalla capacità della proteine di stabilire legami non covalenti (legame idrogeno, attrazioni elettrostatiche, attrazioni idrofobiche e forze di van der Waals) con il ligando. Più legami si formano, più il legame con il ligando sarà complessivamente intenso. Il sito di legame di una proteina possiede una forma che è generalmente quasi speculare a quella del ligando che vi deve aderire, ciò ne determina la specificità. Le caratteristiche di ciascun sito di legame sono date dalle catene laterali degli amminoacidi che si affacciano in esso; gli amminoacidi che vi prendono parte sono spesso distanti lungo la catena polipeptidica della proteina. Mutazioni nel sito di legame generalmente determinano malfunzionamento o cessazione dell'attività catalitica o di legame originaria. Non è sorprendente pensare che i siti di legame siano alcuni degli amminoacidi più conservati all'interno di una proteina. I siti di legame sono isolati dall'ambiente acquoso in cui sono immersi dal momento che alcune catene laterali poste in prossimità del sito di legame tendono a respingere le molecole d'acqua; è inoltre sfavorevole per una molecola d'acqua dissociarsi dalla rete di legami idrogeno con cui è interconnessa alle altre molecole d'acqua per reagire con una catena laterale di un amminoacido del sito di legame. Il ligando può essere attratto mediante alcuni espedienti, come il raggruppamento in siti specifici di amminoacidi provvisti di carica, che sono quindi in grado di attrarre più facilmente ligandi di carica opposta e nel contempo di respingere quelli con la stessa carica. Le possibili interfacce tra una proteina e il suo ligando sono molti, tra le più comuni le interazioni superficie (sito di legame)-stringa (ligando), oppure elica-elica (comune nelle proteine regolatrici di geni), o ancora, più comunemente delle altre due, superficie-superficie (quanto avviene in moltissimi enzimi). La forza di legame di una proteina verso il suo ligando all'equilibrio, cioè nello stato in cui le associazioni e le dissociazioni tra la proteina e il ligando sono in egual numero, è misurata tramite la costante di equilibrio.

La velocità di dissociazione è calcolata tramite la formula: velocità associazione = koff[AB] dove [AB] è la concentrazione del complesso proteico in moli e koff è la costante di dissociazione.

La velocità di associazione è calcolata tramite la formula: velocità dissociazione = kon[A] [B], dove [A] e [B] sono le due molecole e kon è la costante di associazione.

Eguagliando le due velocità si ricava la costante di equilibrio (detta anche di affinità) Ka = [AB] / [A][B]

Maggiore è la costante di equilibrio, maggiore sarà la forza di legame, inoltre essa è una misura diretta della differenza di energia libera tra lo stato legato e dissociato della proteina.

Molte proteine legano particolari piccole molecole e le trasportano in altre zone di un organismo multicellulare. Queste proteine ​​possiedono un'elevata affinità di legame quando il loro ligando è presente in alte concentrazioni, ma devono anche essere in grado di rilasciarlo quando è presente a basse concentrazioni nei tessuti bersaglio. L'esempio classico di una proteina-ligando è l'emoglobina, che trasporta in tuti i vertebrati l'ossigeno dai polmoni ad altri organi e ha stretti omologhi in ogni regno biologico.[23] Le lectine sono proteine altamente specifiche per determinati zuccheri. Svolgono un importante ruolo biologico nel processo di riconoscimento dei polisaccaridi presenti sulle membrane cellulari.[24] I recettori e gli ormoni sono proteine ​​di legame altamente specifici.

Le proteine ​​transmembrana possono anche servire come proteine ​​di trasporto del ligando alterando la permeabilità della membrana cellulare per le piccole molecole e gli ioni. La sola membrana ha un centro idrofobico attraverso il quale le molecole polari o cariche non possono diffondersi. Le proteine ​​di membrana contengono canali interni che consentono tali molecole di entrare e uscire dalla cellula. Molte canali ionici proteici sono specializzati per selezionare solo un particolare di ioni; per esempio, i canali potassio e i canali del sodio spesso selezionano uno solo dei due ioni.[25]

Proteine ​​strutturali

Le proteine ​​strutturali conferiscono rigidità alle componenti biologiche che altrimenti sarebbero fluide. La maggior parte delle proteine ​​strutturali sono proteine ​​fibrose; per esempio, collagene ed elastina sono componenti fondamentali dei tessuti connettivi come la cartilagine mentre la cheratina si trova in strutture rigide o filamentose, come capelli, unghie, piume, zoccoli e alcune conchiglie.[26] Alcune proteine ​​globulari possono anche svolgere una funzione strutturale, per esempio, l'actina e la tubulina sono globulari e solubili come monomeri, ma sono in grado di polimerizzare per formare fibre lunghe e rigide che compongono il citoscheletro, la struttura che permette alla cellula di mantenere la sua forma e dimensione.

Altre proteine ​​che svolgono funzioni strutturali, sono le proteine ​​motore come la miosina, la chinesina e la dineina, che sono in grado di generare forze meccaniche. Queste proteine ​​sono fondamentali per la motilità cellulare degli organismi unicellulari e per gli spermatozooi di molti organismi multicellulari che si riproducono sessualmente. Esse permettono anche la contrazione dei muscoli[27] e svolgono un ruolo essenziale nel trasporto intracellulare.

Metodi di studio

Le attività e le strutture delle proteine ​​possono essere esaminate in vitro, in vivo e in silico. Studi in vitro su proteine ​​purificate in ambienti controllati sono utili per comprendere come una proteina svolga la sua funzione: per esempio, gli studi di cinetica enzimatica esplorano il meccanismo chimico di azione catalitica di un enzima e le relative affinità con le possibili molecole substrato. Per contro, gli esperimenti in vivo possono fornire informazioni sul ruolo fisiologico di una proteina nel contesto di una cellula o un intero organismo. Studi in silico utilizzano metodi computazionali per studiarle.

Purificazione della proteina

Per eseguire l'analisi in vitro, una proteina deve essere purificata, cioè isolata dalle altri componenti cellulari. Questo processo di solito inizia con la lisi cellulare, in cui la membrana di una cellula viene interrotta ed il suo contenuto interno rilasciato in una soluzione nota come lisato grezzo. La miscela risultante può essere purificata mediante ultracentrifugazione, che fraziona i vari componenti cellulari in part contenenti proteine ​​solubili; lipidi e proteine ​​di membrana; organelli cellulari e acidi nucleici. Il fenomeno della precipitazione, con un metodo noto come salting out, può concentrare le proteine ​​da questo lisato. Vari tipi di tecniche cromatografiche vengono poi utilizzate per isolare la proteina, o le proteine, ​​di interesse sulla base di proprietà come il peso molecolare, carica netta e l'affinità di legame.[28] Il livello di depurazione può essere monitorato utilizzando vari tipi di gel di poliacrilammide se il peso molecolare e il punto isoelettrico della proteina desiderata sono noti, tramite spettroscopia se la proteina ha caratteristiche spettroscopiche distinguibili o mediante saggi enzimatici se la proteina possiede una attività enzimatica. Inoltre, le proteine ​​possono essere isolate secondo la loro carica grazie alla isoelettrofocalizzazione.[29]

Per quanto riguarda le proteine ​​naturali, una serie di fasi di purificazione possono rendersi necessarie per ottenere proteine ​​sufficientemente pure per le applicazioni di laboratorio. Per semplificare questo processo, l'ingegneria genetica viene spesso utilizzata al fine di aggiungere caratteristiche chimiche alle proteine ​​che le rendano facili da isolare senza compromettere la loro struttura o attività. Si agisce inserendo un "tag" che consiste di una specifica sequenza di amminoacidi, spesso una serie di residui di istidina (un "His-tag"), vengono inserite in un terminale della proteina. Come risultato, quando il lisato viene passato su una colonna cromatografica contenente nichel, i residui di istidina legano il nichel e si aggregano alla colonna, mentre le componenti senza tag passano senza impedimenti. Un certo numero di tag diversi sono stati sviluppati per aiutare i ricercatori a isolare proteine ​​specifiche da miscele complesse.[30]

Localizzazione cellulare

Lo studio delle proteine ​​in vivo spesso riguarda la loro sintesi e localizzazione all'interno della cellula. Anche se molte proteine ​​intracellulari sono sintetizzate nel citoplasma mentre quelledi membrana o secrete nel reticolo endoplasmatico, il modo di come le proteine ​​vengano mirate a organelli specifici o a strutture cellulari è spesso poco chiaro. Una tecnica utile per valutare la localizzazione cellulare utilizza l'ingegneria genetica per esprimere in una cellula una proteina di fusione o una chimera, costituita dalla proteina naturale di interesse legata a una "gene reporter", come la proteina fluorescente verde (GFP).[31] La posizione della proteina fusa all'interno della cellula può essere isolata ed efficaciemente osservata con un microscopio[32], come mostrato nella figura a fianco.

Altri metodi per chiarire la localizzazione cellulare delle proteine ​​richiede l'uso di marcatori per comparti noti come il reticolo endoplasmatico, il Golgi, i lisosomi o vacuoli, i mitocondri, i cloroplasti, la membrana plasmatica, ecc. Con l'uso di versioni fluorescenti di questi marcatori o tramite anticorpi markers noti, diventa molto più semplice identificare la localizzazione di una proteina di interesse. Ad esempio, l'immunofluorescenza indiretta consentirà di dimostrare la posizione. I coloranti fluorescenti sono usati per etichettare compartimenti cellulari per uno scopo simile.[33]

Esistono ulteriori possibilità. Ad esempio, l'immunoistochimica di solito utilizza un anticorpo di una o più proteine ​​di interesse che sono coniugate ad enzimi che producono segnali sia luminescenti che cromogenici e che poi possono essere confrontati tra i campioni, consentendo di ottenere le informazioni di localizzazione. Un'altra tecnica applicabile è il confronto nel gradiente di saccarosio (o altro materiale) mediante centrifugazione isopicnica.[34] Questa tecnica è maggiormente utilizzata per studi di larga scala.

Infine, il metodo considerato il gold standard per la localizzazione cellulare è l'utilizzo del microscopio elettronico. Questa tecnica utilizza anche un anticorpo per la proteina di interesse, con tecniche di microscopia elettronica classiche. Il campione viene preparato per il normale esame al microscopio elettronico, e poi trattato con un anticorpo per la proteina di interesse che è coniugata ad un materiale estremamente elettro-denso, di solito oro. Ciò consente sia la localizzazione dei dettagli ultrastrutturali, sia della proteina di interesse.[35]

Attraverso un'altra applicazione dell'ingegneria genetica, nota come mutagenesi sito specifica, i ricercatori possono alterare la sequenza proteica e quindi la sua struttura, la sua localizzazione cellulare e la suscettibilità alla regolazione. Questa tecnica permette anche l'incorporazione di amminoacidi non naturali nelle proteine, utilizzando tRNA modificati[36] e può consentire la progettazione di nuove proteine ​​con nuove proprietà.[37]

Proteomica

Lo stesso argomento in dettaglio: Proteomica.

L'insieme di tutte le proteine in una cellula o in un tipo di cellule è chiamato proteoma, e lo studio di tali insiemi di dati su larga scala viene identificato come il campo della proteomica, in analogia con il nome del campo della genomica. Le tecniche chiave sperimentali della proteomica includono l'elettroforesi bidimensionale,[38] che consente la separazione di un gran numero di proteine, la spettrometria di massa,[39] che consente una rapida identificazione ad alto rendimento di proteine ​​e il sequenziamento dei peptidi, la tecnica del microarray per le proteine,[40] che permette la determinazione dei livelli relativi a un gran numero di proteine ​​presenti in una cellula e lo screening del doppio ibrido che consente l'analisi sistematica delle interazioni proteina-proteina.[41] Il complemento totale di tali interazioni biologicamente possibili è conosciuta come interattoma.[42] Un tentativo sistematico di determinare le strutture delle proteine ​​che rappresentano tutte le possibili ripiegature è conosciuta come genomica strutturale.[43]

Bioinformatica

Lo stesso argomento in dettaglio: Bioinformatica.

Una vasta gamma di metodi di calcolo sono stati sviluppati per analizzare la struttura, la funzione e l'evoluzione delle proteine.

Lo sviluppo di tali strumenti è stata guidata dalla grande quantità di dati genomici e proteomici disponibili per una varietà di organismi, compreso il genoma umano. È semplicemente impossibile studiare tutte le proteine ​​sperimentalmente, quindi solo poche vengono sottoposte a esperimenti di laboratorio, mentre gli strumenti computazionali vengono utilizzati per estrapolare i dati delle proteine ​​simili. Tali proteine ​​omologhe possono essere efficacemente identificate in organismi imparentati alla lontana dall'allineamento di sequenze. Il genoma e la sequenza genetica possono essere determinati grazie ad una grande varietà di strumenti e sfruttando alcune proprietà. Strumenti di profiling di sequenza possono trovare i siti di enzimi di restrizione, gli open reading frame nelle sequenze nucleotidiche e prevedere le strutture secondarie. Alberi filogenetici possono essere costruiti e ipotesi evolutive sviluppate utilizzando il software speciali, come ClustalW, per quanto riguarda l'ascendenza degli organismi moderni e dei geni che esprimono. Il campo della bioinformatica è ormai indispensabile per l'analisi dei geni e delle proteine.

Utilizzo

Le proteine sono necessarie nella dieta degli animali, in quanto gli animali non possono sintetizzare tutti gli amminoacidi di cui necessitano e devono ottenere alcuni di essi (i cosiddetti amminoacidi essenziali) dal cibo. Attraverso il processo di digestione, gli animali spezzano le proteine ingerite in amminoacidi liberi, che sono successivamente impiegati nella creazione di nuove proteine strutturali, enzimi, ormoni, o come fonti di energia mediante la gluconeogenesi.

Le proteine possono essere purificate separandole dagli altri componenti cellulari utilizzando tecniche diverse, tra cui ultracentrifugazione, precipitazione, elettroforesi e cromatografia; l'avvento dell'ingegneria genetica ha reso possibili molti metodi che facilitano la purificazione proteica. I metodi comunemente usati per studiare la struttura e la funzione delle proteine includono l'immunoistochimica, la mutagenesi sito specifica, la risonanza magnetica nucleare e la spettrometria di massa.

Il ruolo nell'alimentazione

Lo stesso argomento in dettaglio: Fabbisogno proteico.
Alcuni esempi di cibi molto ricchi di proteine
Consumo di proteine a livello mondiale nel periodo 2001-2003.

La maggior parte dei microorganismi e delle piante possono sintetizzare tutti e 20 gli amminoacidi standard, mentre gli animali (incluso l'uomo) devono ottenere alcuni di essi con la dieta.[13] Gli amminoacidi che l'organismo non può sintetizzare sono detti amminoacidi essenziali. Alcuni enzimi chiave che sintetizzano alcuni amminaocidi non sono presenti negli animali, tra cui l'aspartato chinasi, che catalizza il primo step nella sintesi di lisina, metionina e treonina a partire da aspartato. Se gli amminoacidi sono presenti nell'ambiente, i microorganismi possono risparmiare energia prelevandoli dall'ambiente circostante e limitando le proprie vie biosintetiche.

Negli animali gli amminoacidi sono ottenuti con il consumo di cibi contenenti proteine. Le proteine ingerite sono suddivise in amminoacidi tramite la digestione, che generalmente prevede la denaturazione delle proteine nell'ambiente acido dello stomaco e l'idrolisi da parte di enzimi detti proteasi. Alcuni amminoacidi ingeriti sono usati nella biosintesi delle proteine, mentre altri sono convertiti in glucosio tramite la gluconeogenesi, o entrano a far parte del ciclo dell'acido citrico. Questo impiego di proteine come fonte energetica è particolarmente importante in condizioni di inedia in quanto permette di impiegare anche le proteine dell'organismo, in particolare quelle presenti a livello muscolare, come substrato per mantenere la vita.[44]

Valori nutrizionali

I due principali indici nutrizionali per gli alimenti che contengono proteine sono:

  • Coefficiente di utilizzazione digestiva (C.U.D.) = (azoto assorbito / azoto introdotto con la dieta)
  • Utilizzazione proteica netta (N.P.U.) = N trattenuto dall'organismo / N introdotto con la dieta. L'indice tiene conto sia dell'efficienza digestiva che del pattern di amminoacidi.
  • Valore biologico (VB): indica la quantità di azoto effettivamente assorbito e utilizzato al netto delle perdite (urinarie, fecali, cutanee ecc.). Per uova e siero di latte è pari al 100%, un perfetto equilibrio tra aminoacidi assorbiti e tra amminoacidi ritenuti.

Storia ed etimologia

Le proteine ​​sono state riconosciute come una classe distinta di molecole biologiche a partire dal XVIII secolo grazie a Antoine Fourcroy e altri, grazie alla loro capacità coagulare o flocculare sotto un trattamento con il calore o con l'acido.[45] In tale epoca, alcuni celebri esempi comprendevano l'albume, l'albumina del sangue, la fibrina e il glutine del frumento.

Le proteine ​​sono stati descritte dal chimico olandese Gerardus Johannes Mulder e gli fu attribuito il nome dal chimico svedese Jöns Jacob Berzelius nel 1838.[46][47] Mulder effettuò analisi elementari sulle proteine ​​comuni e scoprì che quasi tutte avevano la stessa formula empirica, C400H620N100O120P1S1.[48] Egli giunse alla conclusione erronea che esse fossero composte da un solo tipo, ma molto grande, di molecola. Il termine "proteina" per descrivere queste molecole è stata proposta da Berzelius, collega di Mulder; il teremine deriva dalla parola greca (proteios, πρώτειος), che significa "primario",[49] "in testa" o "in piedi davanti",[50] Mulder continuò a identificare i prodotti dellai degradazione delle proteine, come l'aminoacido leucina di cui calcolò un peso molecolare, quasi corretto, di 131 Da.[48]

I primi scienziati nutrizionali, come il tedesco Carl von Voit, ritenevano che la proteina fosse il nutriente più importante per il mantenimento della struttura del corpo, poiché si pensava che "carne fa carne".[51] Karl Heinrich Ritthausen estese le forme proteiche note con la scoperta dell'acido glutammico. Al Connecticut Agricultural Experiment Station fu eseguito un dettagliato esame delle proteine ​​vegetali da parte dello scienziato Thomas Osborne Burr. Lavorando con Lafayette Mendel e applicando la legge del minimo all'alimentazione dei ratti di laboratorio, fu possibile stabilire quali fossero gli amminoacidi essenziali. Lo studio fu continuato da William Cumming Rose. Fu grazie all'opera di Franz Hofmeister e Hermann Emil Fischer che si riuscì a identificare le proteine come polipeptidi. Il ruolo centrale delle proteine ​​come enzimi negli organismi viventi non è stato pienamente accettato fino al 1926, quando James B. Sumner dimostrò che l'ureasi era in realtà una proteina.[52]

La difficoltà di isolare proteine ​​in grandi quantità rendeva molto difficile ai primi biochimici lo studio delle proteine. Quindi, i primi esperimenti erano focalizzate su quelle che potevano essere purificate più facilmente, come quelle del sangue, l'albume d'uovo, le varie tossine e enzimi metabolici/digestivi ottenuti nei macelli. Nel 1950, la Armour and Company purificò 1 kg di ribonucleasi A dal pancreas di un bovino e lo rese disponibile gratuitamente agli scienziati; ciò fece diventare la ribonucleasi A uno strumento importante per lo studio della biochimica per i decenni successivi.[48]

John Kendrew con un modello di mioglobina

Linus Pauling è riconosciuto per aver previsto le regolari strutture secondarie proteiche a base di legami idrogeno, un'idea che ra già stata proposta da William Astbury nel 1933.[53] Il successivo lavoro di Walter Kauzmann sulla denaturazione,[54][55] basato in parte sul precedente studi di Kaj Linderstrøm-Lang,[56] ha contribuito una comprensione del ripiegamento delle proteine ​​e della struttura mediata da interazioni idrofobiche.

La prima proteina sequenziata fu l'insulina nel 1949, grazie al lavoro di Frederick Sanger. Sanger determinò correttamente la sequenza di amminoacidi dell'insulina e quindi dimostrò definitivamente che le proteine sono costituite da polimeri lineari di amminoacidi anziché catene ramificate o colloidi.[57] Questa scoperta gli valse il Premio Nobel nel 1958.

Le prime strutture proteiche risolte furono quelle dell'emoglobina e della mioglobina, rispettivamente per merito di Max Perutz e Sir John Cowdery Kendrew, nel 1958.[58][59] A partire dal 2014 la Protein Data Bank possiede oltre 90.000 strutture proteiche a livello atomico.[60] In tempi più recenti, la criomicroscopia elettronica di grandi assiemi macromolecolari[61] e la predizione computazionale delle strutture proteiche dei piccoli domini proteici[62] sono due metodi di approccio alla risoluzione atomica.


Note

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