Palazzo Montecatini (primo)

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Palazzo Montecatini
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLombardia
LocalitàMilano
IndirizzoVia della Moscova 3, Largo Donegani 2
Coordinate45°28′31.25″N 9°11′42.77″E / 45.475347°N 9.195213°E45.475347; 9.195213
Informazioni generali
CondizioniIn uso
Costruzione1935-1938
Usouffici
AltezzaCorpo centrale: 50,60. Corpi laterali: 32,40
PianiCorpo centrale: 12. Corpi laterali: 8 + due piani sotterranei
Realizzazione
ArchitettoGio Ponti, Antonio Fornaroli, Eugenio Soncini
IngegnerePier Giulio Bosisio

Il Palazzo Montecatini è un edificio del centro di Milano, sito in Via della Moscova 3, angolo Largo Donegani, ad uso uffici. Fu progettato dallo Studio Ponti-Fornaroli-Soncini tra il 1935 e il 1938. Ci si riferisce spesso a esso come Primo Palazzo Montecatini per distinguerlo dall'altro palazzo Montecatini, anch'esso prospettante su Largo Donegani, progettato da Ponti e Fornaroli nel 1947-1951.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

"La storia dell'architettura moderna deve essere riconoscente in modo particolare agli industriali... per la creazione più rappresentativa delle moderne organizzazioni: gli uffici delle grandi amministrazioni. ... Il nuovo palazzo della Montecatini può essere considerato come un'opera di alta classe, [per] la serietà e modernità degli impianti, il calcolato tecnicismo, l'ardimento di taluni provvedimenti, come il condizionamento dell'aria."[1]

Il Palazzo fu commissionato allo Studio Ponti-Fornaroli-Soncini da Guido Donegani, fondatore e presidente della Montecatini "con il preciso mandato di dotarlo di tutti i perfezionamenti fin qui sperimentati e realizzati in tutto il mondo."[2] "L'intensa (e combattuta) collaborazione tra [i progettisti] e il committente ha fatto alzare il tiro ad entrambi e l'edificio ha raggiunto, nonché l'efficienza, l'immagine che divenne subito popolare al suo primo apparire".[3]

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

"A vincolare la nascita del progetto vi sono tre elementi: la preesistente costruzione [su via Turati del vecchio Palazzo Montecatini] da integrare alla nuova in un unico complesso; la sagoma dell'area destinata al nuovo intervento e i conseguenti allineamenti stradali; l'ambientazione stilistica con gli edifici attigui. Ponti, Fornaroli e Soncini liberano la pianta [dalle forme classiche], consentendole di delinearsi nel modo più consono e razionale rispetto [alla forma del lotto e] alla distribuzione esterna e interna delle attività funzionali, dandole la forma di una H rastremata."[4] Essa realizza una connessione naturale con l'edificio preesistente e "la centralizzazione degli uffici e dei servizi: nel braccio centrale sono posti gli uffici dei dirigenti; nei due corpi allungati gli altri uffici, che si trovano così a uguale distanza dai dirigenti."[5] "Ma l'immagine dell'edificio è data non dal solenne fronte (arretrato, su una strada minore), bensì dalla parete laterale continua, sulla via principale (via Turati). Perfettamente liscia, con serramenti e cristalli a filo, questa impenetrabile parete appare senza spessore e la ripetizione delle aperture appare, significativamente, senza peso. Nel contatto con la vecchia facciata del vecchio Palazzo Montecatini, con cui si allinea, questa parete aerea (piacque a Malaparte[6], piacque a Savinio[7]) esprime il totale distacco delle due architetture."[3]

Il sistema spaziale[modifica | modifica wikitesto]

La facciata verso via Moscova

"Impostata sulla funzionale pianta ad H, con accesso a corte su via Moscova, la macchina d'uffici studiata da Ponti, Fornaroli e Soncini realizza il risultato di una perfetta coerenza progettuale tra il design dell'involucro e quello delle attrezzature interne." [2] Si è ricercata "l'unità dei rapporti, per cui tutte le sue forme nascono da una funzione naturale.... [Ad esempio,] i progettisti hanno misurato la scrivania, che è il mobile dominante dell'ambiente di ufficio, e su questa misura hanno fissato il modulo di tutta la costruzione. ... Gli assi di luce sono determinati dalla posizione di questi mobili; l'altezza dei davanzali è determinata dall'altezza degli scaffali. Ogni ufficio diventa uno spazio-modulo: nella addizione di questi elementi è immaginato tutto l'organismo."[5] "Gli uffici sono divisi con "pareti trasparenti a settori mobili, che in breve tempo possono essere facilmente spostati."[8] Lo spazio di lavoro è infatti un unico grande ambiente.

Le fronti[modifica | modifica wikitesto]

"Il trattamento delle affilate superfici esterne è una precisa dichiarazione in favore della sincerità espressiva dei materiali predicata dal razionalismo. Le levigatissime pareti in marmo cipollino verde e i serramenti standardizzati in ferro e alluminio enfatizzano, infatti, il valore di pelle del rivestimento rispetto all'ordito strutturale della fabbrica."[2] "Marmo e alluminio, materiali Montecatini; quel marmo che Gio Ponti dice ho fatto tagliare i massi controverso e ho inventato un marmo nuovo, e lo chiama il tempesta."[3] Di grande effetto è il risultato cromatico che combina il grigio-argento dell'alluminio degli infissi, al verde cangiante del marmo della facciata. L'edificio non ammette modanature né rilievi e le pareti a piombo precipitoso hanno nella finestra un modulo essenziale, ripetuto ritmicamente in orizzontale nei corpi di fabbrica laterali e in verticale nell'edificio centrale. Ponti, nonostante le dimensioni del Palazzo, lo immagina leggero e ne leviga l'esterno tenendo sullo stesso piano il rivestimento e le cornici dei serramenti"[4]

Gli impianti[modifica | modifica wikitesto]

"Una importanza notevole rivestono gli impianti, alloggiati nel secondo piano sotterraneo: posta pneumatica, centrale telefonica, gruppi di climatizzazione (rara a quei tempi in Italia), archivi, montacarichi, magazzini e ricoveri antiaerei per 500 persone."[9] "E Ponti volle non nascondere ma rendere visibile e visitabili le bellissime centrali."[3] Gli apparecchi e gli arredi furono tutti revisionati con entusiasmo dai progettisti o da loro appositamente disegnati (e fonte di "avvio di studi sulla prefabbricazione, come le scale pronte Montecatini, studiate da Libera, Ponti, Soncini e Vaccaro"[3]).

La progettazione globale[modifica | modifica wikitesto]

La meticolosa predisposizione progettistica, passione mia e dei miei collaboratori, scrive Ponti, assume nei disegni, oltre un valore tecnico, anche un valore morale di sforzo e uno estetico di grafia. Talvolta queste tavole assumono aspetti come l'ordinativo delle pietre, il cui interesse grafico ci pare assumere un suo valore astratto, al di là dello scopo pratico. Questa nostra passione progettistica si è accompagnata all'entusiasmo della revisione di tutti quanti i particolari, dagli impianti ai procedimenti, agli apparecchi, alle lampade etc: di tutto quanto cioè appariva da rivedere, da migliorare, da sperimentare e da prevedere. Dalla illuminazione di gala al percorso turistico per visitare il palazzo s'è cercato di prevedere tutto il prevedibile, di intervenire in ogni dove."[10]

Bombardamento e ricostruzione[modifica | modifica wikitesto]

"In un bombardamento durante la seconda Guerra Mondiale, l'edificio fu seriamente danneggiato. In occasione della ricostruzione delle ali laterali, Donegani volle realizzare l'elevazione dell'edificio, portando i piani da otto a nove. Ponti era fermamente contrario a questa modifica, che sentiva ledere il carattere di forma finita dell'opera. Ma Donegani motivò la decisione affermando che un edificio funzionale accresciuto di un piano funziona di più."[9]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ così inizia G. Pagano, l'articolo di apertura del servizio di 130 pagine che Casabella dedicò al Palazzo.
  2. ^ a b c L. Cappellini, G. Ricci, pag. 228, 1990
  3. ^ a b c d e L.L. Ponti, pag. 87, 1990
  4. ^ a b G. Arditi e C. Serrato, pag. 75, 1994
  5. ^ a b G. Pagano, pag. 3, 1938
  6. ^ C. Malaparte, 1940
  7. ^ A. Savinio, pag. 153, 1944
  8. ^ G. Pagano, pag. 4, 1938
  9. ^ a b G. Arditi e C. Serrato, pag. 77, 1994
  10. ^ Ponti, pag. II, 1939

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • G. Ponti, (a cura di), Il Palazzo per uffici Montecatini, Milano 1938
  • AA.VV., Il palazzo per uffici Montecatini inaugurato a Milano il 28 ottobre XVI. Montecatini società generale per l'industria mineraria e chimica, Tipografia Pizzi e Pizio, Milano 1938
  • Giuseppe Pagano, Alcune note sul palazzo della Montecatini, in Casabella Costruzioni, n. 138-139-140, Editoriale Domus, giugno-luglio agosto 1938.
  • G. Ponti, Come è nato l'edificio, in Casabella Costruzioni, n. 138-139-140, Editoriale Domus, giugno-luglio-agosto 1939
  • P. Masera, La nuova sede della Montecatini in Milano, in "Edilizia Moderna", Estratto di Gennaio - Giugno, 1939
  • G. Ponti, Un palazzo del lavoro, in "Domus", n. 135, pagg. 36-47, 1939,
  • C. Malaparte, Un palazzo d'acqua e di foglie, in Aria d'Italia, maggio 1940
  • G. Ponti, Superfici, in "Stile", n. 2, 1941
  • G. Ponti, Genesi di un perfezionamento, in "Stile", n. 25, pagg. 16-19, 1941
  • A. Savinio, Ascolto il tuo cuore città, Bompiani, Milano 1944
  • G. Ponti, I materiali dello stile di domani, in "Domus", n. 229, 1948
  • G. Ponti, L'alluminio e l'architettura, in "Domus", n. 230, 1948
  • G. Ponti, Alcune considerazioni sugli edifici per uffici, in "Edilizia Moderna", n. 49, pagg. 11-19, 1952
  • L. Cappellini e G. Ricci, Guide di Architettura: Milano, Milano 1990
  • L. L. Ponti, Gio Ponti: l'opera, Leonardo Editore, Milano 1990 ISBN 88-355-0083-4
  • G. Arditi e C. Serrato, Giò Ponti: venti cristalli di architettura, Il Cardo, Venezia 1994

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]