Befana: differenze tra le versioni

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[[File:Befane.jpg|200px|thumb|Rappresentazione di tre befane, ognuna sulla propria scopa.]]
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La '''Befana''', corruzione lessicale di [[Epifania]] (dal [[lingua greca antica|greco]] ἐπιφάνεια, ''epifáneia'') attraverso ''bifanìa'' e ''befanìa'',<ref>Cf. [http://tlio.ovi.cnr.it/voci/005834.htm], [http://www3.ti.ch/argomenti/index.php?fuseaction=2.leggi&artId=219] e [http://www.etimo.it/?term=befana]</ref> è una figura tradizionale legata alle festività [[Natale|natalizie]], tipica di alcune [[regioni italiane]], e diffusasi poi in tutta la [[Italia|penisola]], poco conosciuta nel resto del mondo<ref>http://www.italiani.lu/mmp/online/website/menu_left/associations/2760/84/2298_IT.html</ref>.
La '''Befana''', corruzione lessicale di [[Epifania]] (dal [[lingua greca antica|greco]] ἐπιφάνεια, ''epifáneia'') attraverso ''bifanìa'' e ''befanìa'',<ref>Cf. [http://tlio.ovi.cnr.it/voci/005834.htm], [http://www3.ti.ch/argomenti/index.php?fuseaction=2.leggi&artId=219] e [http://www.etimo.it/?term=befana]</ref> è una figura [[Natale nel folclore|folkloristica]] legata alle festività [[Natale|natalizie]], in passato tipica solo di alcune [[regioni italiane]] e diffusasi poi in tutta la [[Italia|penisola]], quindi meno conosciuta nel resto del mondo <ref>http://www.italiani.lu/mmp/online/website/menu_left/associations/2760/84/2298_IT.html</ref>.


Secondo la tradizione classica, è una donna molto anziana che vola su una logora scopa, per fare visita ai bambini nella notte tra il 5 e il 6 gennaio (la notte dell'[[Epifania]]) e riempire le calze lasciate da essi, appositamente appese sul camino o vicino a una finestra; generalmente, i bambini che durante l'anno si sono comportati bene riceveranno dolci, caramelle, frutta secca o piccoli giocattoli. Al contrario, coloro che si sono comportati male troveranno le calze riempite con del [[carbone]].<ref>[http://www.treccani.it/Portale/elements/categoriesItems.jsp?pathFile=/sites/default/BancaDati/Vocabolario_online/B/VIT_III_B_013058.xml ''Treccani Portale online''].</ref><ref>http://www.scudit.net/mdbefanaorigini.htm</ref>
Secondo la tradizione si tratta di una donna molto anziana che vola su una logora scopa, per fare visita ai bambini nella notte tra il 5 e il 6 gennaio (la notte dell'[[Epifania]]) e riempire le calze lasciate da essi, appositamente appese sul camino o vicino a una finestra; generalmente, i bambini che durante l'anno si sono comportati bene riceveranno dolci, caramelle, frutta secca o piccoli giocattoli. Al contrario, coloro che si sono comportati male troveranno le calze riempite con del [[carbone]].<ref>[http://www.treccani.it/Portale/elements/categoriesItems.jsp?pathFile=/sites/default/BancaDati/Vocabolario_online/B/VIT_III_B_013058.xml ''Treccani Portale online''].</ref><ref>http://www.scudit.net/mdbefanaorigini.htm</ref>


== Simbologia ==
== Simbologia ==
[[File:Befana Gubbio.jpg|thumb|left|220px| La Befana a [[Gubbio]]]]
[[File:Befana Gubbio.jpg|thumb|left|220px| La Befana a [[Gubbio]]]]
L'origine di questa figura va probabilmente connessa ad antichissime tradizioni agrarie [[paganesimo|pagane]] ([[X secolo a.C.]]) relative all'anno trascorso, ormai pronto per rinascere come anno nuovo, originata dapprima probabilmente nell'[[Etruria]] e, successivamente, in tutta l'Italia centrale.
L'origine è probabilmente connessa ad antichissime tradizioni di riti propiziatori [[paganesimo|pagani]], forse addirittura ancor prima del [[X secolo a.C.]], in merito ai cicli stagionali legati all'agricoltura, relativi quindi al raccolto dell'anno trascorso, ormai pronto per rinascere come anno nuovo, che trae origine probabilmente nell'[[Etruria]] e solo successivamente si diffonderà in tutta l'[[Italia Centrale]] e poi tutta la [[penisola]].
Gli antichi [[Roma antica|romani]] poi, ereditarono questi riti propiziatori, celebrando l'interregno temporale tra la fine dell'[[anno solare]], fondamentalmente il [[solstizio invernale]] e il rito del ''[[Sol Invictus]]'' <ref>Cf. [[Atorène]], ''Il laboratorio alchemico'', Roma, Edizioni Mediterranee, 1996, p. 268. ISBN 88-272-1177-2; ISBN 978-88-272-1177-9. [http://books.google.it/books?id=qY7i3wvoMoYC&pg=PA268&dq=13+mesi+sinodici+befana&num=100#v=onepage&q=%22eccedenza%20dell%27anno%20solare%20sull%27anno%20lunare%22%20%22Durante%20questi%22%20%2212%20giorni%20e%20queste%2013%20notti%2C%20%C3%A8%20come%20se%20la%20luna%20avesse%2C%20per%20un%20momento%22&f=false ''Disponibile online''] su books.google.it.</ref> La dodicesima notte dopo il solstizio invernale, si celebrava la morte e la rinascita della natura attraverso [[Madre Natura]]. I Romani credevano che in queste dodici notti, delle figure femminili volassero sui campi coltivati, per propiziare la fertilità dei raccolti futuri<ref>http://www.agoravox.it/Natale-ed-Epifania-tra-riti-e.html</ref>. Secondo alcuni, la figura mitologica fu identificata in [[Diana (divinità)|Diana]], la dea lunare non solo legata alla caccia, ma anche a tutta la vegetazione, secondo altri una divinità minore chiamata ''Sàtia'' (sazietà), oppure ''[[Abbondanza (mitologia)|Abundia]]'' (abbondanza).
Gli antichi [[Roma antica|Romani]] ereditarono questi riti, celebrando appunto l'interregno temporale tra la fine dell'[[anno solare]], fondamentalmente il [[solstizio invernale]] e la ricorrenza del ''[[Sol Invictus]]'' <ref>Cf. [[Atorène]], ''Il laboratorio alchemico'', Roma, Edizioni Mediterranee, 1996, p. 268. ISBN 88-272-1177-2; ISBN 978-88-272-1177-9. [http://books.google.it/books?id=qY7i3wvoMoYC&pg=PA268&dq=13+mesi+sinodici+befana&num=100#v=onepage&q=%22eccedenza%20dell%27anno%20solare%20sull%27anno%20lunare%22%20%22Durante%20questi%22%20%2212%20giorni%20e%20queste%2013%20notti%2C%20%C3%A8%20come%20se%20la%20luna%20avesse%2C%20per%20un%20momento%22&f=false ''Disponibile online''] su books.google.it.</ref> La dodicesima notte dopo il solstizio invernale, si celebrava la morte e la rinascita della natura attraverso [[Madre Natura]]. I Romani credevano che in queste dodici notti, il cui numero avrebbe rappresentato i già esistenti dodici mesi del [[calendario romano]], ma anche altri simbolismi mitologici <ref> http://web.mclink.it/MH0077/ethnika/ethnika%201/cattabiani_capodanno.htm</ref>, delle figure femminili volassero sui campi coltivati, per propiziare la fertilità dei futuri raccolti <ref>http://www.agoravox.it/Natale-ed-Epifania-tra-riti-e.html</ref>, da cui il mito della figura "volante". Secondo alcuni, tale figura femminile fu dapprima identificata in [[Diana (divinità)|Diana]], la dea lunare non solo legata alla cacciagione, ma anche alla vegetazione, mentre secondo altri fu associata a una divinità minore chiamata ''Sàtia'' (dea della sazietà), oppure ''[[Abbondanza (mitologia)|Abùndia]]'' (dea dell'abbondanza).


Un'altra ipotesi collegherebbe la Befana con una antica festa romana, che si svolgeva all'inizio dell'anno in onore di [[Giano (divinità)|Giano]] e [[Strenia]] (da cui deriva il termine "strenna") e durante la quale ci si scambiavano regali.<br>
Un'altra ipotesi collegherebbe la Befana con una antica festa romana, che si svolgeva sempre in inverno, in onore di [[Giano (divinità)|Giano]] e [[Strenia]] (da cui deriva anche il termine "strenna") e durante la quale ci si scambiavano regali.<br>
La Befana si richiamerebbe anche ad alcune figure della [[mitologia germanica]], [[Holda]] e [[Berchta]], sempre come personificazione della natura invernale.
La Befana si richiamerebbe anche ad alcune figure della [[mitologia germanica]], [[Holda]] e [[Berchta]], sempre come personificazione della natura invernale.
Già a partire dal [[IV secolo d.C.]], l'allora Chiesa di [[Roma]] cominciò a condannare tutti riti e le credenze [[paganesimo|pagane]], definendole un frutto di influenze sataniche. Queste sovrapposizioni diedero origine a molte personificazioni, che sfociarono nel Medioevo nella nostra Befana, il cui aspetto, benché benevolo, è chiaramente imparentato con la personificazione di una strega. L'aspetto da vecchia sarebbe dunque una raffigurazione dell'anno vecchio: una volta davvero concluso, lo si può bruciare così come accadeva in molti paesi europei, dove esisteva la tradizione di bruciare fantocci, con indosso abiti logori, all'inizio dell'anno (vedi ad esempio la [[Giubiana]] e il [[Panevin]] o [[Pignarûl]], [[Falò di inizio anno|Casera]], [[Seima]] o [[Brusa la vecia]], il [[Falò del vecchione]] che si svolge a Bologna a capodanno, oppure il rogo della Veggia Pasquetta che ogni anno il 6 gennaio apre il carnevale a [[Varallo]] in Piemonte). In molte parti d'Italia l'uso di bruciare o di segare un fantoccio a forma di vecchia (in questo caso pieno di dolciumi), rientra invece tra i riti di fine [[Quaresima]]. In quest'ottica, anche l'uso dei doni assumerebbe nuovamente un valore propiziatorio per l'anno nuovo.<br>
Già a partire dal [[IV secolo d.C.]], l'allora Chiesa di [[Roma]] cominciò a condannare tutti riti e le credenze [[paganesimo|pagane]], definendole un frutto di influenze sataniche. Queste sovrapposizioni diedero origine a molte personificazioni, che sfociarono nel Medioevo nella nostra Befana, il cui aspetto, benché benevolo, è chiaramente imparentato con la personificazione di una strega. L'aspetto da vecchia sarebbe dunque una raffigurazione dell'anno vecchio: una volta davvero concluso, lo si può bruciare così come accadeva in molti paesi europei, dove esisteva la tradizione di bruciare fantocci, con indosso abiti logori, all'inizio dell'anno (vedi ad esempio la [[Giubiana]] e il [[Panevin]] o [[Pignarûl]], [[Falò di inizio anno|Casera]], [[Seima]] o [[Brusa la vecia]], il [[Falò del vecchione]] che si svolge a Bologna a capodanno, oppure il rogo della Veggia Pasquetta che ogni anno il 6 gennaio apre il carnevale a [[Varallo]] in Piemonte). In molte parti d'Italia l'uso di bruciare o di segare un fantoccio a forma di vecchia (in questo caso pieno di dolciumi), rientra invece tra i riti di fine [[Quaresima]]. In quest'ottica, anche l'uso dei doni assumerebbe nuovamente un valore propiziatorio per l'anno nuovo.<br>

Versione delle 17:42, 7 gen 2014

Rappresentazione di tre befane, ognuna sulla propria scopa.

La Befana, corruzione lessicale di Epifania (dal greco ἐπιφάνεια, epifáneia) attraverso bifanìa e befanìa,[1] è una figura folkloristica legata alle festività natalizie, in passato tipica solo di alcune regioni italiane e diffusasi poi in tutta la penisola, quindi meno conosciuta nel resto del mondo [2].

Secondo la tradizione si tratta di una donna molto anziana che vola su una logora scopa, per fare visita ai bambini nella notte tra il 5 e il 6 gennaio (la notte dell'Epifania) e riempire le calze lasciate da essi, appositamente appese sul camino o vicino a una finestra; generalmente, i bambini che durante l'anno si sono comportati bene riceveranno dolci, caramelle, frutta secca o piccoli giocattoli. Al contrario, coloro che si sono comportati male troveranno le calze riempite con del carbone.[3][4]

Simbologia

La Befana a Gubbio

L'origine è probabilmente connessa ad antichissime tradizioni di riti propiziatori pagani, forse addirittura ancor prima del X secolo a.C., in merito ai cicli stagionali legati all'agricoltura, relativi quindi al raccolto dell'anno trascorso, ormai pronto per rinascere come anno nuovo, che trae origine probabilmente nell'Etruria e solo successivamente si diffonderà in tutta l'Italia Centrale e poi tutta la penisola. Gli antichi Romani ereditarono questi riti, celebrando appunto l'interregno temporale tra la fine dell'anno solare, fondamentalmente il solstizio invernale e la ricorrenza del Sol Invictus [5] La dodicesima notte dopo il solstizio invernale, si celebrava la morte e la rinascita della natura attraverso Madre Natura. I Romani credevano che in queste dodici notti, il cui numero avrebbe rappresentato i già esistenti dodici mesi del calendario romano, ma anche altri simbolismi mitologici [6], delle figure femminili volassero sui campi coltivati, per propiziare la fertilità dei futuri raccolti [7], da cui il mito della figura "volante". Secondo alcuni, tale figura femminile fu dapprima identificata in Diana, la dea lunare non solo legata alla cacciagione, ma anche alla vegetazione, mentre secondo altri fu associata a una divinità minore chiamata Sàtia (dea della sazietà), oppure Abùndia (dea dell'abbondanza).

Un'altra ipotesi collegherebbe la Befana con una antica festa romana, che si svolgeva sempre in inverno, in onore di Giano e Strenia (da cui deriva anche il termine "strenna") e durante la quale ci si scambiavano regali.
La Befana si richiamerebbe anche ad alcune figure della mitologia germanica, Holda e Berchta, sempre come personificazione della natura invernale. Già a partire dal IV secolo d.C., l'allora Chiesa di Roma cominciò a condannare tutti riti e le credenze pagane, definendole un frutto di influenze sataniche. Queste sovrapposizioni diedero origine a molte personificazioni, che sfociarono nel Medioevo nella nostra Befana, il cui aspetto, benché benevolo, è chiaramente imparentato con la personificazione di una strega. L'aspetto da vecchia sarebbe dunque una raffigurazione dell'anno vecchio: una volta davvero concluso, lo si può bruciare così come accadeva in molti paesi europei, dove esisteva la tradizione di bruciare fantocci, con indosso abiti logori, all'inizio dell'anno (vedi ad esempio la Giubiana e il Panevin o Pignarûl, Casera, Seima o Brusa la vecia, il Falò del vecchione che si svolge a Bologna a capodanno, oppure il rogo della Veggia Pasquetta che ogni anno il 6 gennaio apre il carnevale a Varallo in Piemonte). In molte parti d'Italia l'uso di bruciare o di segare un fantoccio a forma di vecchia (in questo caso pieno di dolciumi), rientra invece tra i riti di fine Quaresima. In quest'ottica, anche l'uso dei doni assumerebbe nuovamente un valore propiziatorio per l'anno nuovo.
Secondo una versione "cristianizzata", una leggenda risalente intorno al X secolo d.C., i Re Magi, diretti a Betlemme per portare i doni a Gesù Bambino, non riuscendo a trovare la strada, chiesero informazioni ad una signora anziana. Malgrado le loro insistenze, affinché li seguisse per far visita al piccolo, la donna non uscì di casa per accompagnarli. In seguito, pentitasi di non essere andata con loro, dopo aver preparato un cesto di dolci, uscì di casa e si mise a cercarli, senza riuscirci. Così si fermò ad ogni casa che trovava lungo il cammino, donando dolciumi ai bambini che incontrava, nella speranza che uno di essi fosse il piccolo Gesù. Da allora girerebbe per il mondo, facendo regali a tutti i bambini, per farsi perdonare.[8].
I bambini usarono poi, mettere delle scarpe e/o delle calze fuori dall'uscio di casa, proprio perché sarebbero servite al lungo errare della vecchietta. Ma se quest'ultima non ne avesse avuto bisogno, le avrebbe riempite di dolci.

Sempre a partire dal basso Medioevo, come molte figure mitologiche assorbite dal Cattolicesimo, la Befana divenne poi una figura duale tra male e bene. Il carbone o la cenere, che era il simbolo rituale di un anno bruciato e rinnovato, inizialmente veniva inserito nelle calze o nelle scarpe insieme ai dolci, come un memento, appunto, del rinnovamento stagionale. Nei secoli successivi, il solo carbone veniva inserito nelle calze o nelle scarpe come punizione per i bambini che si erano comportati male durante l'anno precedente.

Il nome "befana" poi, inteso come "fantoccio esposto la notte dell'Epifania", era già diffuso nel dialettale popolare del XIV secolo, specialmente in Toscana e nel Lazio settentrionale, quindi utilizzato per la prima volta in italiano da Francesco Berni nel 1535, quindi da Agnolo Firenzuola nel 1541.[9]

Vi sono ancora taluni rari luoghi in cui è rimasto, nel linguaggio popolare, il termine Pefana come, per esempio, nel paese di Montignoso nella Provincia di Massa-Carrara, con tradizioni non in linea con le consuete celebrazioni dell'Epifania [10]

La Befana a Montepulciano Stazione

Nel 1928 il regime fascista introdusse la festività della Befana fascista (ovvero Natale del Duce, nelle zone dove i regali erano solitamente distribuiti non già il 6 gennaio, ma il 25 dicembre). Si trattava di celebrazioni in occasione delle quali venivano distribuiti regali ai bambini delle classi meno abbienti. Dopo la caduta di Mussolini, la Befana fascista continuò ad essere celebrata nella Repubblica Sociale Italiana.

Opere sulla Befana

Filastrocche popolari

«La Befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte
con le toppe alla sottana
Viva, Viva La Befana!»

da cui deriva la variante:

«La Befana vien di notte
Con le scarpe tutte rotte
Col vestito alla romana (o in altra versione: col cappello alla romana)
Viva, Viva La Befana!»

Questa è una variante diffusa in Toscana:

«La Befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte
attraversa tutti i tetti
porta bambole e confetti»

oppure:

«La Befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte
se ne compra un altro paio
con la penna e il calamaio»

Altre varianti:

«La Befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte
il vestito a trullallà
La Befana eccola qua!»

«La befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte
il vestito tutto blu
la befana viene giu»

«La Befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte
il vestito e la bandana
viene viene la Befana!»

«La befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte
e le ha rotte in cima in cima
la befana è poverina.»

Letterarie

«Viene viene la Befana,
vien dai monti a notte fonda.
Come è stanca! La circonda
neve, gelo e tramontana.»

Filmografia

Galleria fotografica

Note

  1. ^ Cf. [1], [2] e [3]
  2. ^ http://www.italiani.lu/mmp/online/website/menu_left/associations/2760/84/2298_IT.html
  3. ^ Treccani Portale online.
  4. ^ http://www.scudit.net/mdbefanaorigini.htm
  5. ^ Cf. Atorène, Il laboratorio alchemico, Roma, Edizioni Mediterranee, 1996, p. 268. ISBN 88-272-1177-2; ISBN 978-88-272-1177-9. Disponibile online su books.google.it.
  6. ^ http://web.mclink.it/MH0077/ethnika/ethnika%201/cattabiani_capodanno.htm
  7. ^ http://www.agoravox.it/Natale-ed-Epifania-tra-riti-e.html
  8. ^ Cf. Claudio Corvino, Erberto Petoia, Storia e leggende di Babbo Natale e della Befana, Newton Compton Editori, 1999
  9. ^ Manlio Cortelazzo e Michele A. Cortelazzo, Dizionario Etimologico della lingua italiana, ed. Zanichelli.
  10. ^ La Pefana di Montignoso

Voci correlate

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