Olivetti: differenze tra le versioni

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Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Olivetti (disambigua).
Olivetti S.p.A.
Logo
Logo
La sede centrale a Ivrea
StatoBandiera dell'Italia Italia
Forma societariaSocietà per azioni
Fondazione29 ottobre 1908 a Ivrea
Fondata daCamillo Olivetti
Sede principaleIvrea
GruppoTelecom Italia
Persone chiaveAntonio Cirillo, Amministratore Delegato[1] Federico Maurizio d'Andrea, Presidente[1]
SettoreInformatico
Prodotti
Fatturato227 milioni di (2014)
Dipendenti582 (2014)
Slogan«Trasforma i sogni in soluzioni»
NoteCompasso d'Oro Premio Compasso d'oro nel 1954

Compasso d'Oro Premio Compasso d'oro nel 1959
Compasso d'Oro Premio Compasso d'oro nel 1962
Compasso d'Oro Premio Compasso d'oro nel 1964
Compasso d'Oro Premio Compasso d'oro nel 1967
2xCompasso d'Oro Premio Compasso d'oro nel 1970
Compasso d'Oro Premio Compasso d'oro nel 2001

Sito webhttps://store.olivetti.com | https://www.olivetti.com

Olivetti S.p.A. è una società del gruppo Telecom Italia che opera nel settore dell'informatica. In passato è stata una delle aziende più importanti al mondo nel campo delle macchine per scrivere, da calcolo e dell'elettronica.

Tra i suoi primati più significativi vi sono l'Elea 9003 e la Programma 101: l'Elea può essere considerato il primo calcolatore completamente a transistor; la seconda è stata il primo elaboratore personale da cui sono derivati gli attuali personal computer (PC).

Storia

Periodo 1908-1932: Camillo Olivetti

File:Olivetti Negozio 1966.jpg
Un negozio monomarca Olivetti nel 1966 circa
La storica fabbrica in mattoni rossi: "prima fabbrica nazionale di macchine per scrivere".

«L'anno 1908, li 29 del mese di ottobre nella città di Ivrea ed in loco proprio del Signor Ing. Camillo Olivetti situato alla regione Ventignano e Crosa, avanti a me Gianotti Cav. Felice regio notaio iscritto presso il Collegio Notarile di Ivrea, ivi residente - Conservatore e Tesoriere dell'Archivio Notarile di questo Distretto - coll'intervento dei testimoni sotto nominati - sono presenti i signori: Olivetti Camillo, fu Salvatore, Quilico avv. cav. uff. C. Alberto, Jona Gioberti fu I. David, Quaglio Vincenzo fu cav. Francesco, Ambrosetti Ugo fu cav. Emilio, Aluffi Alberto del vivente Giuseppe, Rossi cav. Mario, Gatta Dino fu Francesco, Domenico Domenico, che dichiara di agire per proprio conto ed in rappresentanza dei signori: Sacerdoti cav. Carlo del vivente cav. Leone, Porcheddu Giovanni fu Israel, Verdun di Cantogno nobile Lorenzo del vivente Domenico, Guagno Enrico fu Antonio.»

Primo manifesto della macchina per scrivere Olivetti M1
Macchina da scrivere Olivetti M40 (1930), progettata da Camillo Olivetti con Gino Levi Martinoli (Museo nazionale della scienza e della tecnologia Leonardo da Vinci di Milano).

Il capitale sociale iniziale fu di 350.000 lire, Camillo vi partecipò con 220.000 lire costituite dal valore di alcuni terreni e di un fabbricato industriale che ospitava la C.G.S, fabbrica di strumenti di misura elettrici, fondata precedentemente dallo stesso Camillo. Gli altri azionisti erano amici e parenti, le modeste somme dei quali servirono ad acquistare i primi torni automatici Brown&Sharpe e le prime fresatrici, che vennero scelte durante un viaggio negli Stati Uniti d'America poco dopo la fondazione. Sul tetto della fabbrica a due piani in mattoni rossi venne affisso un cartellone, grande quasi quanto il lato est dell'edificio, che riportava la scritta: ING. C. OLIVETTI & C. PRIMA FABBRICA NAZIONALE MACCHINE PER SCRIVERE. Al tempo, la campagna separava ancora la città di Ivrea dalla fabbrica, mentre il Canavese era stato fino ad allora una zona con tradizioni unicamente agricole e artigiane.

La Fiat a Torino era nata 10 anni prima e contava appena 50 operai, Camillo aveva 4 ragazzi inesperti ai quali insegnava di persona elementi di meccanica, aritmetica e tecniche di costruzione. A capo del gruppo vi era Domenico Burzio, figlio di un operaio fucinatore, lavoro che egli stesso eseguì fin dall'età di 13 anni. La sua carriera scolastica si concluse in seconda elementare su consiglio dell'insegnante, successivamente lavorò al mantice, in una fucina dove si costruivano i torchi per l'uva e lì rimase fino al 1895 quando l'ing. Camillo Olivetti lo assunse nella sua fabbrica. Ottenuto il brevetto di conduttore di caldaie, Burzio entrò nel 1896 a far parte della C.G.S. e dopo pochi mesi fu messo a capo del gruppo di operai che lavorava alla costruzione di strumenti elettrici di misura. In quel periodo la C.G.S venne trasferita a Milano e fu Burzio a gestire e sorvegliare il trasferimento dei macchinari, del personale e delle attrezzature. Nel 1909 tornò a Ivrea quale direttore tecnico dello stabilimento dove Camillo aveva iniziato la fabbricazione delle macchine per scrivere.

Periodo 1932-1960: Adriano Olivetti

Lettera 22
Telescrivente Olivetti T1 Tipo AC.84 no.291

Sotto la guida di Adriano Olivetti, figlio di Camillo, divenuto direttore della Società Olivetti nel 1932 e presidente nel 1938, nel 1940 comparve la prima addizionatrice Olivetti, seguita nel 1945 dalla Divisumma 14, la prima calcolatrice scrivente al mondo in grado di eseguire le quattro operazioni. Venne inventata da Natale Capellaro che avrebbe progettato in seguito tutte le calcolatrici Olivetti. Nel 1959 Olivetti sviluppa l'Elea 9003, uno dei primi mainframe computer transistorizzati concepito da un piccolo gruppo di ricercatori a carico di Mario Tchou.

Fu negli anni sessanta che l'azienda conobbe la massima espansione sui mercati mondiali. In aziende, banche e uffici postali italiani erano presenti una macchina contabile chiamata Audit e una fatturatrice chiamata Mercator. Ma soprattutto nelle attività commerciali di ogni livello era solitamente presente la macchina da calcolo Divisumma 24. Quest'ultima venne prodotta in milioni di esemplari e venduta a un prezzo pari a circa 10 volte il costo di produzione, assicurando enormi profitti all'azienda. Un progetto successivo Logos 27/1/2/3 (in codice MC27), fu la massima e ultima espressione della tecnologia meccanica applicata al calcolo (900 cicli al minuto), un progetto ambizioso volto al rilancio della meccanica ma che si rivelò molto costoso in termini economici.

In quel periodo, l'elevata qualità dei prodotti meccanici era garantita dal sistema organizzativo adottato sulle catene di montaggio. Il manufatto, dalla prima fase di impostazione fino alla fase finale di imballo dopo molte ore di stagionatura per i prodotti elettrici, era seguito da due enti autonomi e in competizione tra loro, il primo definito montaggio costituito da operai, operatore, caporeparto, segretaria e schedarista, era addetto all'assemblaggio del manufatto, il secondo, definito controllo, strutturato in modo identico, aveva il compito di controllare dopo un certo numero di fasi di lavorazione, se le tolleranze di accoppiamento dei cinematismi fino ad allora assemblati, regolati e lubrificati, rientravano nei valori di tolleranza previsti dalle norme di montaggio, nel caso una sola regolazione risultasse fuori tolleranza o mancasse la lubrificazione in un punto, la macchina veniva scartata e rispedita alla fase di lavorazione responsabile del difetto. Ogni macchina era accompagnata da una scheda in cui l'operaio apportava la firma nella casella relativa alla propria fase di lavorazione. Per macchine complesse, ad esempio la Tetractys-CR con carrello tabulatore, erano necessarie oltre trenta fasi di lavorazione, ciascuna con tempi di 5-8 minuti. Durante la sua ascesa, la ditta Olivetti inglobò altre aziende italiane produttrici di macchine da scrivere come la Società Anonima Invicta nel 1938 e la Serio di Crema nel 1969[2]

Officine Meccaniche Olivetti

Negli stessi anni, nella nuova sede di 7300 metri quadrati coperti della filiale O.M.O. (Officine Meccaniche Olivetti), fondata nel 1926 e ubicata in località San Bernardo d'Ivrea (4 km da Ivrea), furono in produzione varie macchine utensili, fra queste, due fresatrici a controllo numerico, la Auctor e la Horizon (quest'ultima avente un peso di 17 tonnellate e un magazzino di 48 utensili), l'azienda poté essere in concorrenza sul mercato mondiale. La Olivetti si consolidò così a livello nazionale e internazionale, e raggiunse il numero di 24.000 dipendenti.

Periodo 1960-1964: Roberto Olivetti

La morte di Adriano nel 1960 portò alla direzione dell'azienda il figlio di questi, Roberto, insieme al cugino Camillo. Roberto, in azienda dal 1955, aveva aiutato sempre di più il padre nella conduzione dell'azienda di famiglia. Con 50.000 dipendenti nel 1955[3], e l'ulteriore ingrandimento dovuto all'acquisizione nel 1963 dell'americana Underwood Typewriter Company, l'Olivetti divenne un colosso industriale internazionale.

Tuttavia, la gestione di questo colosso risultò difficoltosa sin dall'inizio e ciò, unito alla stagnazione del mercato, portò la famiglia Olivetti a prendere la decisione di aprirsi a nuovi soci. Infatti, alla morte di Adriano venne in luce la fragilità gestionale dell'azienda, le cui azioni erano per il 70% in possesso degli eredi del capostipite, Camillo, che a loro volta erano suddivisi in sei rami familiari tra i quali "la concordia e la solidarietà non erano le virtù principali"[4]. La restante parte delle azioni era suddivisa tra i dirigenti dell'azienda e persone in qualche modo legate alla famiglia Olivetti.

I soci che poco dopo il 1960 entrano nel capitale Olivetti furono la Fiat, la banca IMI, la Centrale, Mediobanca (allora statale come IMI) e Pirelli[5]. Emblematica la dichiarazione di Vittorio Valletta (persona notoriamente legata a Mediobanca) all'assemblea di entrata della Fiat nel capitale Olivetti del 30 aprile del 1964:

«La società di Ivrea è strutturalmente solida, potrà superare senza grosse difficoltà il momento critico. Sul suo futuro pende però una minaccia, un neo da estirpare: l'essersi inserita nel settore elettronico, per il quale occorrono investimenti che nessuna azienda italiana può affrontare»

Il nuovo management, pertanto, puntò tutto sul lancio della nuova Logos 27, una calcolatrice ancora della tradizionale tecnologia meccanica di Olivetti. Tuttavia, questo prodotto non fu in grado di reggere la competizione con le prime calcolatrici elettroniche prodotte da aziende giapponesi e tanto meno con un prodotto elettronico della stessa Olivetti che risulterà rivoluzionario, la Programma 101[7][8], primo personal computer vero e proprio al mondo, progettato in Olivetti da Pier Giorgio Perotto proprio appena prima del periodo di transizione della vendita della Divisione Elettronica, e presentato, anche grazie al supporto di Roberto Olivetti stesso e di una parte del management (oltre alla determinazione e lucidità dello stesso Perotto), insieme alla Logos 27 alla fiera di New York del 1965. Nel grandioso stand allestito per la Logos, la P101 venne relegata in una saletta di fondo, ma appena i visitatori la notarono, essi entrarono massicciamente nella stanza per osservare il prodotto. Nei giorni seguenti, il personale dello stand dovette improvvisare un servizio d'ordine per regolare l'imprevisto afflusso di visitatori, dato che molte persone erano rimaste stupefatte dalle caratteristiche del macchinario, in quanto permetteva di eseguire operazioni piuttosto complesse per il tempo occupando uno spazio ridotto (poteva stare sopra una scrivania, pur dando la possibilità di registrare ed eseguire programmi completi, come i grandi calcolatori dell'epoca). Tutto ciò fu possibile grazie ai progressi effettuati dall'Olivetti nell'ambito dell'elettronica. Il primo acquirente della P101 fu la rete televisiva NBC, 5 esemplari per computare i risultati elettorali da fornire ai propri telespettatori. È stata anche utilizzata dalla NASA in occasione della missione Apollo 11[9].

Periodo 1964-1978: I nuovi azionisti

Programma 101, 1965 (esemplare esposto al Museo nazionale della scienza e della tecnologia Leonardo da Vinci di Milano).

Con l'entrata dei nuovi azionisti il ruolo fin qui svolto dalla famiglia Olivetti nella costruzione del gruppo Olivetti diventò sempre più marginale anche se ancora per alcuni anni il suo ruolo rimarrà centrale.

Il problema dell'Olivetti sull'ipotesi di virare decisamente sull'elettronica era legato al fatto che, nonostante essa detenesse il 25% del mercato italiano dei calcolatori grazie al suo Elea 9003, la maggior parte di banche, industrie e pubblica amministrazione continuava ad acquistare prodotti americani[10]. Pertanto, il CdA di Olivetti decise, nel 1964, di vendere la Divisione Elettronica Olivetti a General Electric (formalmente venne costituita una joint venture, Olivetti General Electric, detenuta al 75% da GE)[11][12]. Questa situazione non creò le condizioni perché la proprietà azienda puntasse decisamente su essa. Tuttavia, l'ing. Perotto, riusciì ugualmente a ultimare il progetto della P101, una calcolatrice elettronica, grazie al coinvolgimento di Roberto Olivetti e parte del management: tale lancio si rivelò un successo commerciale già al lancio, nel 1965 che rilevò l'apertura di un mercato totalmente nuovo, al punto da continuare a creare perplessità e difficoltà all'interno della Olivetti stessa. Nel 1967, Roberto divenne Amministratore Delegato di Olivetti, mentre Perotto, divenuto al suo posto, sempre nel 1967, direttore della Ricerca e Sviluppo, continuò ancora per un decennio a lavorare sui calcolatori portatili sull'onda del successo della sua P101.

Nel 1969 venne aperto lo stabilimento di Marcianise e nel 1970 quello di Harrisburg, portando così il numero dei dipendenti a quota 73.000[13]. Tra il 1973 e il 1975 venne sviluppato il sistema operativo Cosmos.

Dopo l'uscita, a partire dal 1968, di alcuni modelli di personal computer prodotti dalla HP ispirati alla P101 e in diretta concorrenza con essa (il primo fu l'Hewlett-Packard 9100A), questo mercato conobbe una brusca accelerazione e si fece pressante la necessità di proporre un modello più evoluto di personal computer da parte di Olivetti. Solo nel 1971 vide la luce il modello successivo alla P101: la Olivetti P602.

Nell'aprile del 1975, alla fiera di Hannover, vennero presentati due nuovi personal computer Olivetti, il P6040 e il P6060, sempre ideati da Perotto: il primo era basato sul microprocessore intel 8080 (il che ne permetteva una dimensione ridotta rispetto al P6060), il secondo, con CPU ancora in tecnologia TTL, disponeva di stampante grafica e Floppy disk incorporato (per la prima volta al mondo in un personal computer). Il marketing, tuttavia, non ne intuì le potenzialità e i prodotti ebbero scarso successo, a parte l'ambito europeo nel caso della P6060, in particolare in Germania.

Nel 1978 la Olivetti introdusse sul mercato, dopo due anni di gestazione, la ET 101, la prima macchina per scrivere elettronica al mondo. Nello stesso anno, Carlo De Benedetti assunse la guida di Olivetti diventandone il nuovo azionista di riferimento. Il lancio dell'ET 101 fu bene accolto dal mercato e si ebbe, finalmente, un nuovo pieno successo commerciale come accadde per la P101.

Periodo 1978-1998: Carlo De Benedetti

1978: Carlo De Benedetti entrò in Olivetti come azionista di riferimento e ne diventò subito presidente. L'azienda al momento dell'entrata di De Benedetti possedeva una struttura poderosa e un nome rinomato, tuttavia era molto indebitata e con un futuro incerto. De Benedetti riuscì a porre le basi per un nuovo periodo di sviluppo, fondato sulla produzione di personal computer e sull'ampliamento ulteriore dei prodotti, che vide aggiungersi stampanti, telefax, fotocopiatrici e registratori di cassa.

Olivetti Envision P75, venduto abbinato all'interfaccia grafica Olipilot.

1979: venne fondato a Cupertino, negli Stati Uniti d'America, l'Olivetti Advanced Technology Center (ATC), posizionato al numero 4 di Mariani Avenue, due isolati dalla sede della Apple, dove verranno progettati i chip LSI, la prima macchina da scrivere elettronica al mondo, la Olivetti ET 101 (in realtà progettata a Ivrea), il primo personal computer europeo Olivetti M20, e, in seguito, l'M24, il computer che ha avuto un enorme successo in seguito alla partnership con AT&T che lo propose con un contenitore ambrato e il nome AT&T 6300.

1980-83: A partire dall'inizio degli anni ottanta l'Olivetti ritornò all'altezza della sua fama raggiungendo nuovamente il successo internazionale con diversi, validi prodotti. Fra questi vanno menzionati l'Olivetti M10 (1983), uno dei primi veri computer portatili, con alcuni programmi integrati e la capacità di collegarsi a computer remoti; l'Olivetti M20 (1983). Olivetti dovette adeguarsi mettendo in produzione, come fecero altre aziende, un computer clone del PC IBM, l'Olivetti M24 (1983) che, grazie agli accordi con l'americana AT&T, ebbe un successo di vendite notevolissimo.

1984: In questo anno la Olivetti inglobò l'inglese Acorn Computers posizionandosi ancora meglio nel mercato internazionale.

1988-89: Grazie agli accordi con gli americani della AT&T l'Olivetti arrivò a diventare alla fine degli anni ottanta uno dei maggiori produttori di personal computer in Europa[14][15], con il 13% del mercato continentale e 280000 pezzi venduti nel 1986[16] Le potenzialità innovative dell'azienda, grazie anche all'esperienza acquisita nella meccanica fine, le permisero di intraprendere, unica società in Europa, il progetto, lo sviluppo e la produzione di hard disk da installare sui propri personal computer. La società era inoltre fornitrice delle telescriventi per la NATO. Contemporaneamente alla produzione di personal computer, su un'altra linea di produzione denominata "Linea 3000" venivano assemblati i minicomputer, macchine più potenti, dotate del microprocessore Motorola 68000.

Vecchio logo fino al 2006

19 giugno 1990: Olivetti, insieme a Lehman Brothers, Cellular Communications International Inc., Bell Atlantic International e Telia International, diede vita a Omnitel Sistemi Radiocellulari S.p.A. con l'obiettivo di entrare nel mercato europeo della telefonia mobile[17].

1996: L'avventura di Carlo De Benedetti in Olivetti come presidente si concluse nel 1996, quando, a causa di una grave crisi dell'azienda, egli decise di lasciare la guida dopo 18 anni. Tuttavia rimase il principale azionista, pur mantenendo il ruolo di presidente onorario.

1996: Olivetti insieme a Bell Atlantic fondò Infostrada S.p.A., operatore di rete fissa[18]. Tuttavia questa operazione non riuscì a risollevare Olivetti da una grave crisi che la colpì a metà degli anni novanta a causa dell'intensificarsi della competizione globale, della caduta dei prezzi e dei margini in tutta l'industria informatica mondiale, della debolezza del mercato europeo, e in particolare di quello italiano. Per tutti questi motivi Olivetti a partire dal 1996 iniziò una lunga e onerosa ristrutturazione delle attività.

1997: Il gruppo Olivetti vendette l'Olivetti Personal Computers (OPC) di Scarmagno alla Piedmont International (successivamente questa parte di azienda Olivetti passò nelle nuove mani della ICS e in un successivo crac finanziario, nell'ultima incarnazione si chiamò Oliit, fallita in ultimo nel 2004).

1998: Il gruppo Olivetti vendette per far cassa anche la Olivetti Solutions (3,4 miliardi di dollari di fatturato e 11.970 dipendenti al 31 dicembre 1997) alla multinazionale Wang Global. In questo modo la Olivetti risanò la sua situazione economico-finanziaria e ritrovò la fiducia dei mercati finanziari internazionali. Alla fine di questo risanamento l'Olivetti risultò con un fatturato pari ad un equivalente di 3,38 miliardi di euro[19] e 15.402 addetti: se consideriamo gli 11.970 dipendenti ceduti a Wang, Olivetti nel 1997 aveva 26.059 dipendenti.[20]. Al termine di questa fase arrivò il cambio della guardia a livello azionario con Carlo De Benedetti che cedette il gruppo Olivetti alla Getronics e dopo alterne vicende arrivò nel 2006 all'interno di Eunics, di proprietà di Eutelia S.p.A.

L'OPA su Telecom Italia e la fusione Olivetti - Tecnost

A partire dal febbraio 1999 Olivetti attraverso la controllata Tecnost lanciò una offerta pubblica d'acquisto e scambio su Telecom Italia, riuscendo a ottenere nel giugno dello stesso anno il controllo della società, con una quota del 51,02%. L'Opas andò a buon fine nonostante la contrarietà di Bernabè, che considerava il documento del piano "lacunoso" e non conforme alla normativa vigente.[21][22]

La somma con cui la scalata fu finanziata, complessivamente 61.000 miliardi di lire, venne ricevuta dalla Olivetti in prestito direttamente dalle banche e con obbligazioni della controllata Tecnost grazie anche all'emissione di nuove azioni per oltre 37 mila miliardi. Successivamente Tecnost venne fusa con Olivetti per accorciare la catena di controllo. A questo punto era Bell, una società con sede nel Lussemburgo a controllare la catena con il 22% di Olivetti.[23]

Sempre nel febbraio 1999, le partecipazioni in Omnitel (e con essa quasi tutto lo stabilimento produttivo di Ivrea, oggi sede di Vodafone Italia) e Infostrada vennero cedute a Mannesmann per un totale di 14.750 miliardi di lire.[24]

Anni 2000

A giugno 2000 il principale azionista di Olivetti era Hopa con il 26%, controllata da Fingruppo Holding S.p.A. (32,59%), Nazionale Fiduciaria S.p.A. (6,29%), G.P. Finanziaria S.p.A. (3,62%), Omniaholding S.p.A. (3,15%), BC Com SA (2,53%) e Banco di Brescia (2,21%)[25].

Il 29 luglio 2003 Olivetti S.p.A. ha incorporato Telecom Italia S.p.A., mutando però denominazione in Telecom Italia S.p.A.[26], ottenendo un colosso da 54,61 miliardi di euro di fatturato e 129.063 dipendenti[27]. La continuità del nome Olivetti è assicurata da Olivetti Tecnost (100% TelecomItalia) che poi diventerà semplicemente Olivetti[28].

Con una conferenza stampa del 29 giugno 2005 Telecom Italia ha annunciato di voler rilanciare Olivetti sul mercato dell'informatica, iniziando dal ripristino del marchio Olivetti, che era stato sostituito da Olivetti Tecnost. Con un investimento di 200 milioni di euro in 3 anni l'azienda intende lanciare una serie di nuovi prodotti per l'ufficio e per la casa nel campo delle stampanti a getto d'inchiostro e dei dispositivi multifunzione (che riuniscono in sé le funzioni dello scanner, della stampante, della fotocopiatrice e, in alcuni casi, del fax).

Nell'anno 2008 Olivetti festeggia il centenario della sua fondazione, avvenuta nel 1908.

Il 20 aprile 2011 riapre in collaborazione col Fondo per l'Ambiente Italiano lo storico negozio-museo in piazza San Marco a Venezia esponendo alcuni prodotti dell'azienda di Ivrea[29]. Strategicamente molto importante, ai fini d'un riposizionamento nel mercato, è stato il lancio del tablet Olipad avvenuto nel marzo 2011.

Nel giugno 2012 Olivetti ha chiuso un polo di ricerca situato in Svizzera, l'Olivetti Engineering SA, che si occupava della progettazione hardware e software dei suoi prodotti. Nello stesso mese Olivetti e Telecom hanno deciso la chiusura dello stabilimento valdostano di Arnad dove la controllata Olivetti I-Jet sviluppava e produceva testine per stampanti e fax.[30][31]

Cultura

La Olivetti Valentine (1969)

Nel periodo 1930-1960 Adriano Olivetti affiancava a una gestione aziendale innovativa anche una cultura del prodotto che andava ben oltre la semplice estetica.

Design

Nel 1935 venne realizzata la prima macchina per scrivere affiancando disegnatore e ingegneri, la Studio 42, con il contributo dell'ingegnere Ottavio Luzzati, del pittore Xanti Schawinsky e degli architetti Figini e Pollini.

Nel 1938 iniziò la stretta collaborazione con Marcello Nizzoli che vide la nascita di prodotti quali la Olivetti Lexikon 80 (1948), la Divisumma 14 (1948), la Lettera 22 (1950), la Studio 44 (1952), la Divisumma 24 (1956), la Lettera 32 (1963). Nel 1952 la Lettera 22 e la Lexikon 80 vennero incluse nella collezione permanente del Museum of Modern Art di New York.

Nel 1958 entrò in Olivetti anche Ettore Sottsass, con la cui collaborazione vengono creati prodotti come l'Elea 9003 (1959), la Olivetti Valentine[32] (1969) e il computer M24 (1984). Nel 1959 l'Istituto Tecnologico dell'Illinois riunì 100 designer e selezionò la Lettera 22 come il primo dei 100 migliori prodotti di design del periodo 1859-1959, nove anni dopo la sua creazione.

Grafica pubblicitaria

Guidati dall'Ufficio Sviluppo e Pubblicità i prodotti vennero affiancati da una comunicazione grafica e d'impresa che rafforzò e spinse ulteriormente la cultura su cui Olivetti poneva le sue fondamenta.

I primi manifesti vennero realizzati da Marcello Dudovich, che lasciò però il campo a Giovanni Pintori che curò la grafica pubblicitaria e istituzionale nel periodo 1938-1968, al quale si affiancò più tardi Egidio Bonfante.

In particolare durante la trentennale collaborazione con Giovanni Pintori (art director dell'Ufficio Tecnico di Pubblicità), la comunicazione e la grafica Olivetti attirarono l'attenzione internazionale diventando oggetto di culto e trovando spazio in importanti esposizioni in tutto il mondo: New York (MoMa 1952), Berlino (1954), Giappone (1954), Parigi (Louvre 1955), Londra (1959).[33]

Architettura

Interni del complesso Ivrea. Foto del 1960 di Paolo Monti

La fabbrica di Ivrea, uno dei più rinomati simboli aziendali, venne realizzata dagli architetti Figini e Pollini verso la metà del 1930.

Lo Stabilimento di Pozzuoli, realizzato negli anni cinquanta da Luigi Cosenza, è un esempio di integrazione nel panorama naturale della costa napoletana. All'inaugurazione (1955) Adriano Olivetti affermò: "di fronte al golfo più singolare del mondo, questa fabbrica si è elevata, nell'idea dell'architetto, in rispetto della bellezza dei luoghi e affinché la bellezza fosse di conforto nel lavoro di ogni giorno. La fabbrica fu quindi concepita alla misura dell'uomo, perché questi trovasse nel suo ordinato posto di lavoro uno strumento di riscatto e non un congegno di sofferenza".

Eccezionale opera di immagine coordinata sono stati i negozi Olivetti: a New York (1954), a Venezia (1958), a Parigi (1960), a Buenos Aires (1968), tutti realizzati da rinomati architetti.

Durante la sua storia, la Olivetti si avvalse, per la costruzione di stabilimenti, show-room, uffici e negozi, di famosi architetti e designer. Per gli edifici commerciali, si affidò per esempio a Carlo Scarpa che nel 1958 progettò il negozio a Venezia, Franco Albini e Franca Helg che nello stesso anno progettano il negozio Olivetti a Parigi, e nel 1961 Ignazio Gardella allestisce un negozio a Düsseldorf.

Anche gli edifici per ufficio rientrano nelle politiche di immagine della Olivetti. Annibale Fiocchi, Luca Capezio, Marcello Nizzoli e Gian Antonio Bernasconi sono autori tra il 1954 e il '56 del Palazzo degli Uffici di via Clerici a Milano. Per la Hispano-Olivetti, i BBPR completano nel 1964 un edificio a Barcellona; dove la costruzione sorge su di un lotto a trapezio e allude vagamente all'architettura di Antoni Gaudí. Nel 1972 Egon Eiermann progetta gli uffici Olivetti di Francoforte.

Uffici Olivetti a Milano (1952-1954). Foto del 1960 di Paolo Monti

La Olivetti dal 1954 inizia la costruzione degli stabilimenti in America latina, soprattutto in Argentina e Brasile, dove la progettazione è affidata a Marco Zanuso. La Olivetti negli anni a seguire continuerà la costruzione dei propri stabilimenti e impianti industriali in linea alla sua politica legata all'immagine dinamica e moderna dell'azienda, affidando gli incarichi di progettazione a nomi prestigiosi della cultura architettonica internazionale. Due esempi sono costituiti dal Centro tecnico Olivetti di Yokohama e dall'ampliamento del Centro di formazione di Haslemere, nel Surrey. Il Centro a Yokohama è progettato da Kenzō Tange e dal gruppo "Urtec" e fu realizzato tra 1969 e 1972. Il progetto dell'impianto di Haslemere è invece affidato a James Stirling che portò a termine la costruzione nel 1973. Nomi di prestigio figurano tra quelli chiamati dalla Olivetti alla progettazione di stabilimenti, tra cui figurano anche Le Corbusier e Louis I. Kahn. Le Corbusier progettò tra il 1961 e 1962 lo stabilimento di Pregnana Milanese alle porte di Milano, che non verrà mai realizzato. Louis Kahn invece tra il 1967 e il 1970 progetta lo stabilimento di Harrisburg in Pennsylvania che al contrario verrà realizzato, e rappresenta molto chiaramente l'intreccio tra la cultura tecnica nata nella fabbrica e la cultura architettonica coeva.

Dal 2001 è possibile visitare il Museo a Cielo Aperto dell'Architettura Moderna di Ivrea seguendo un percorso pedonale attraverso un eccezionale patrimonio architettonico e urbanistico.

Prodotti storici

Calcolatrici[34][35]

Nome Immagine Inizio
commercializz.
Fine
commercializz.
Meccaniche di Disegnata da Note
Summa MC 4 1940 Riccardo Levi[36] Marcello Nizzoli[36] Elettromeccanica. Addizioni e sottrazioni.
Multisumma MC 4 1941 Riccardo Levi[36] Marcello Nizzoli[36] Elettromeccanica. Addizioni, sottrazioni e moltiplicazioni.
Simplisumma MC3 1942 Riccardo Levi[36] Marcello Nizzoli[36] Manuale a manovella. Addizioni e sottrazioni, senza risultati negativi
Velosumma MC3 1942 Riccardo Levi[36] Marcello Nizzoli[36] Manuale a manovella.
Elettrosumma 14 1946 Natale Capellaro Marcello Nizzoli Elettromeccanica. Addizioni e sottrazioni
Multisumma 14 1947 Natale Capellaro Marcello Nizzoli Elettromeccanica. Addizioni, sottrazioni e moltiplicazioni.
Divisumma 14 1948 Natale Capellaro Marcello Nizzoli Elettromeccanica. È la prima calcolatrice al mondo in grado di effettuare le quattro operazioni e di stampare.
Summa 15 1949 Natale Capellaro Marcello Nizzoli e Giuseppe Beccio Manuale a manovella
MC-24 1956 primi anni 70 Natale Capellaro Marcello Nizzoli La serie comprende Divisumma 24, Tetractys, Multisumma 24, Elettrosumma 24.
Nella foto una Divisumma GT 24
Elettrosumma 22 1957 Natale Capellaro Marcello Nizzoli Elettromeccanica: Addizioni e sottrazioni
Multisumma 22 1958 Natale Capellaro Marcello Nizzoli Elettromeccanica: Addizioni, sottrazioni e moltiplicazioni
Summa Prima 20
Summa Quanta 20
1960 Natale Capellaro Marcello Nizzoli Summa Prima manuale, Summa Quanta elettrica. Carrozzeria di plastica
Foto di una Summa Prima
Elettrosumma 20 1963
Logos 27 1965 Teresio Gassino Ettore Sottsass Nella foto, una Logos 27-2 a due totalizzatori e una Summa 19
Elettrosumma 23 1966 Teresio Gassino Ettore Sottsass
Divisumma 26
Divisumma 26 GT
1967 Teresio Gassino Ettore Sottsass
Logos 328 1968 Prima calcolatrice elettronica. In pratica una P101 senza il programma
Summa 19 1969 Ettore Sottsass e Hans von Klier Elettromeccanica. Premio Compasso d’Oro nel 1970
Logos 250 1970
Logos 270 1970
Logos 55 1973 Mario Bellini
Logos 58 1973 Mario Bellini
Logos 59 1973
Divisumma 18 1973 Mario Bellini
Divisumma 28 1973 Mario Bellini
Logos 240 Olivetti Logos 240 1973
Divisumma 33 1976
Logos 9 1980 Elettronica
Divisumma 31 1984 Mario Bellini Elettronica

Computer

Logo Olivetti usato sui personal computer
Nome immagine Anno Tipo Processore Note
Elea 1957 Mainframe A transistor Interamente a transistor.
L'Elea 9003 (foto) è il primo modello commercializzato
P101 (Programma 101) 1964 Personal computer A transistor Progettato da Pier Giorgio Perotto
P102 (Programma 102) Personal computer Versione della P101 con connessione in linea seriale Progettato da Pier Giorgio Perotto
P203 1967 Personal computer A transistor P101 con Editor 2. Per applicazioni commerciali
P602 1971 Microcomputer A circuiti integrati Per applicazioni tecnico-scientifiche
P603 1972? Microcomputer A circuiti integrati P602 con Editor 4. Per applicazioni commerciali
P652 1973 Microcomputer Per applicazioni tecnico-scientifiche
P6040 1975 Personal computer Intel 8080 Progettato da Pier Giorgio Perotto
P6060 1975 Personal computer 2 schede (PUCE1/PUCE2)
Realizzate con IC famiglia TTL
Progettato da Pier Giorgio Perotto
P6066 1981 Personal computer Come il P6060 Progettato da Pier Giorgio Perotto
M20 1982 Personal computer Zilog Z8001 4 MHz
M10 1983 Laptop OKI 80C85 2.4 MHz Progettato da Perry A. King e Antonio Macchi Cassia, primo laptop
Prodotto da Kyocera, venduto modificato anche come:

Radio Shack (modello 100) e NEC (PC-8201)

M24 1983 Personal computer Intel 8086 8MHz PC IBM compatibile
M30 1983 Minicomputer Zilog Z8001 Linea L1. Sistema operativo COSMOS IV (MOS)
M40 1983 Minicomputer Zilog Z8001 Linea L1. Sistema operativo COSMOS IV (MOS)
M44 1983 Minicomputer Zilog Z8001 Linea L1
M60 1984 Minicomputer Zilog Z8001 Linea L1. Sistema operativo COSMOS IV (MOS)
M21 1984 Computer portatile Intel 8086 8 MHz Versione trasportabile dell'M24 con monitor integrato
M19 1986 Personal computer AMD 8088 4,77MHz Modello di fascia economica
M28 1986 Personal computer Intel 80286 8MHz
M70 1986 Minicomputer Zilog Z8001 Linea L1. Sistema operativo COSMOS IV (MOS)
Olivetti Prodest PC 128 1986 Home Computer Motorola 6809e 1 MHz È un Thomson MO6 rimarchiato, il primo della serie Olivetti Prodest.
M15 1987 laptop Intel 80c88 4,77MHz tastiera removibile
Olivetti Prodest PC 128s 1987 Home Computer MOS 6512 2 MHz Venduto come Acorn Business Computer nel resto d'Europa, il secondo della serie Olivetti Prodest.
Olivetti Prodest PC1 1988 Home Computer NEC V40 4.77-8 MHz Il terzo della serie Olivetti Prodest
Olivetti M200 1988 Personal computer NEC V40 8 MHz Progetto parallelo alla macchina da scrivere ETV 2700 (Questa era un PC con annessa 'stampante')
Olivetti M240 1988 Personal computer Intel 8086 8 MHz
Olivetti M280 1988 Personal computer Intel 80286 12 MHz
Olivetti M290 1988 Personal computer Intel 80286dx 12 MHz
Olivetti M380 1988 Personal Computer Siemens 80186? Modello 380/C
1988 Intel 80386dx 20 MHz Modello XP1 e XP5
1989 Intel 80386dx 25 MHz Modello XP7 (tower)
1990 Intel 80386sx 33 MHz Modello XP9 (tower) Sist.op SCO Xenix
Olivetti M260s 1989 Personal computer Intel 80286

12 MHz (16 bit)

Progetto parallelo alla macchina da scrivere ETV 4000s
PCS 86 1989 Personal computer NEC V30 10 MHz
PCS 286 1989 Personal computer Intel 80286 12,5 MHz
M111 1989 laptop NEC V30 10 MHz Sistema operativo DOS 3.30
M211V 1989 Laptop Intel 80286 Sistema operativo Windows 3.0
M250 1989 Personal computer Intel 80286 8 MHz Il modello 250-E aveva clock a 12 MHz
CP486 1989 Personal computer Intel 80486dx 25 MHz Tower, EISA, "Computing Platform"
P800 1990 Personal computer Intel 80486dx 25 MHz Tower. Olivetti MS-DOS 5.00, MS Windows 3.1
LSX-5010 1990 Personal computer Intel 80486dx 25 MHz Tower, EISA
LSX-5020 1990 Personal computer Intel 80486dx 33 MHz Tower, EISA
M480 1990 Personal computer Intel 80486sx 20 MHz Modello M480-10 (EISA)
Intel 80486sx 33 MHz M480-20 (EISA)
Intel 80486dx 33 MHz M480-40/60 (EISA)
Olivetti M316 1991 Laptop Intel 80386sx 16 MHz
Olivetti M300 1990 Personal computer Intel 80386sx 20 MHz Modello M300-04
Intel 80386sx 20 MHz Modello M300-10
Intel 80486 25/50 MHz Modello M300-28
LSX-5030 1992 Personal computer Intel 80486dx 33 MHz Tower, EISA
S20 1991 Laptop Intel 80386sx 16 MHz (Triumph Adler Walkstadtion 386SX
D33 1991 Laptop Intel 80386 33 MHz (Triumph Adler Walkstadtion 386
Quaderno 1992 Netbook NEC V30HL 16MHz precursore dei netbook[37]
Philos 1993 Laptop Foto di un color 44
Echos 1994 Laptop Intel Pentium I 75MHz Socket 5 Modelli P75 e P100d
Envision 1995 Multimedia Intel Pentium I 75MHz Socket 5 Modello P75
Modulo M4 1995 Personal computer Intel 80486 sx 25 MHz Modello M4-M40
1995 Pentium 75 MHz Modello M4-P75
1996 Intel Pentium-S 75 MHz Modello M4-P75S
1996 Intel Pentium 100 MHz Modello M4-P100
M8500 1999 Personal computer Intel Pentium III 500 MHz DT desktop, MT minitower

Macchine per scrivere

Meccaniche

Nome Immagine Inizio
commercializz.
Fine
commercializz.
Tipologia
macchina
Disegnata da Colore/i Note
M1 1911[38] 1920[38] Standard Camillo Olivetti Nero
M20 1920[38] 1930[39] Standard Camillo Olivetti Nero La foto riporta il modello senza tabulatore
M40 1930[39] Standard Camillo Olivetti Nero Esistono tre differenti serie
M40KR Standard Camillo Olivetti Nero Versione militare della M40.
KR sta per KRIEGS, guerra in tedesco.
MP1 (Ico) 1932[39] 1950 Portatile Aldo Magnelli rosso, blu, azzurro, marrone,
verde, grigio e avorio[39]
Prima macchina portatile della Olivetti
Studio 42 1935[39] Semi-standard O. Luzzati
Figini e Pollini
Xanti Schawinsky
rosso, blu, azzurro, marrone,
verde, grigio e avorio[39]
Chiamata anche MP2 o M42
M44 1947 1953 Standard Derivata dalla M40/3. Prodotta a Ivrea e a Glasgow in Gran Bretagna
Lexikon 80 1948 Standard Marcello Nizzoli
Giuseppe Beccio
Chiamata, inizialmente M80. Esposta al MoMA di New York
Lettera 22 1950[39] Portatile Marcello Nizzoli
Giuseppe Beccio
Sostituisce la MP1. Esposta al MoMA di New York
Studio 44 1952 Semi-standard Marcello Nizzoli
Giuseppe Beccio
Beige e azzurro
Diaspron 82 1959 Marcello Nizzoli
Lettera 32 (1963)[39] Portatile Marcello Nizzoli
Adriano Menicali
Lettera 33 Underwood (1963) Ettore Sottsass Costruita in Italia. È una Lettera 32 con una nuova estetica
Lettera DL (1965)[39] Portatile Dove DL sta per "De luxe"
Dora (1965)[39] E. Sottsass jr.
Studio 45 1967 Semi-standard E. Sottsass jr.
Valentine (1969)[39] Portatile E. Sottsass jr. Rossa
(più raramente: bianca, blu e verde)
Conosciuta anche come la "rossa portatile",
esposta al MoMA di New York
Lettera 35
Lettera 25
1974[39] Mario Bellini
Studio 46 1974 Semi-standard Mario Bellini Prodotta in Spagna. Esistono un modello in plastica, uno in metallo e la studio 46 hispano[40]
Lettera 10
Lettera 12
1979[39] Portatile Mario Bellini
Lettera 40/41/42
Lettera 50/51/52
1980[39] Portatile Mario Bellini
Lettera 62 198x Portatile M. Nizzola. meccanicamente derivata dalla Lettera 32.Costruita in Jugoslavia. 43 tasti
Lettera 92 1988 Portatile Mario Bellini meccanicamente derivata dalla Lettera 35. Costruita in Jugoslavia. 43 tasti

Elettriche

Nome Immagine Inizio
commercializz.
Tipologia
macchina
Disegnata da Note
Lexikon 80 E 1950[41]
Olivetti Teckne 3 1964[42]
Olivetti Praxis 48 1965[42] Ettore Sottsass
Olivetti Editor 2 1968[42]
Olivetti Lettera 36
Olivetti Lettera 38
1970[39] Portatile Mario Bellini
Olivetti Lexikon 82 1975[39] Portatile Mario Bellini
Olivetti Editor 3 1970[42]
Olivetti Editor 4 1969[42]
Olivetti S-14
Olivetti S-24
Word processor Editor 4 - con CPU P101
Olivetti Lexikon 90 1975[42]
Olivetti Lexikon 92 1975
Olivetti Lexikon 93
Olivetti Lexikon 94
Olivetti Linea 101

Elettroniche

Olivetti ET 2500
Olivetti PT 505
Macchina da scrivere elettronica a margherita Olivetti ET116
Macchina da scrivere elettronica a margherita Olivetti ET221

Videoscrittura

Macchina per videoscrittura ETV 250 del 1985

Telescriventi (telex)

Telescrivente T2-CA

Olivetti iniziò a produrre telescriventi per fornire gli uffici postali con strumentazione moderna per inviare e ricevere telegrammi. I primi modelli stampavano su un nastro di carta, che veniva tagliato e ricomposto per assumere la forma di foglio.

Negli anni ottanta, in un'area ad accesso riservato, negli stabilimenti Olivetti di Scarmagno erano prodotte telescriventi destinate alla Nato.

Il servizio telex pubblico italiano fu chiuso nel 2002.

  • Olivetti T1 (1938–1948) Disponibili due modelli: trasmittente/ricevente o unicamente ricevente..
  • Olivetti T2 (1948–1968)
  • Olivetti Te300 (1968–1975)
  • Olivetti Te400 (1975–1991)
  • Olivetti Te550 (1982) Interamente elettronica e con video

Stampanti

Aziende collegate

Curiosità

  • A metà degli anni novanta viene presentato Envision (con interfaccia grafica Olipilot), una sorta di Media center ante litteram.
  • Nel 2007 la stampante fotografica portatile My Way di Olivetti vince il premio IDEA (International Design Excellence Awards).
  • Il firmware delle nuove stampanti Olivetti quali Any way, Simple way e My way denominato Hercule è stato creato con il linguaggio di programmazione dinamico Lua.
  • Nel mercato delle stampanti specializzate per il settore bancario la quota dell'Olivetti nel mondo è superiore al 70%, con un parco installato di oltre 1,6 milioni di macchine.
  • Dal 1984 al 1988 Olivetti fu lo sponsor principale della Brabham in Formula 1.
  • Il giornalista e scrittore Tiziano Terzani ha lavorato all'Olivetti.
  • Il Negozio Olivetti di Venezia ha ispirato l'architettura degli attuali Apple Store.

Archivio

La documentazione prodotta dalla Olivetti spa è conservata presso l'Associazione Archivio Storico Olivetti di Ivrea, distribuita nei fondi: Olivetti[43], Audioteca[44], Biblioteca[45], Cinevideoteca[46], Documentazione[47], Eidoteca[48], Emeroteca[49], Fototeca[50], Oggetti[51]. Il fondo Adriano Olivetti, in particolare, contiene la documentazione prodotta dall'imprenditore nel corso della propria vita e durante il periodo di attività nell'azienda di famiglia (estremi cronologici: 1925-1960) di proprietà degli eredi. La Fondazione Adriano Olivetti è stata costituita, sempre a Ivrea, nel 1962 con lo scopo di tutelare e promuovere la figura di Adriano Olivetti e il suo pensiero e conserva il patrimonio documentale relativo alle personalità imprenditoriali della famiglia Olivetti, e in particolare le carte private e gli archivi di Adriano Olivetti, di Camillo e di Roberto Olivetti.

Note

  1. ^ a b Olivetti, Il Management, su olivetti.com, Olivetti S.p.A.. URL consultato il 17 giugno 2018 (archiviato dall'url originale il 14 giugno 2015).
  2. ^ Le altre fabbriche Italiane di macchine per scrivere del Muditec Adriano Olivetti
  3. ^ unipd.it
  4. ^ Perotto, op.cit., pag. 18
  5. ^ museocilea.it Archiviato il 1º novembre 2013 in Internet Archive.
  6. ^ La Storia siamo noi - Adriano Olivetti Archiviato il 13 ottobre 2010 in Internet Archive.
  7. ^ OLIVETTI: P101 Archiviato il 30 settembre 2009 in Internet Archive.
  8. ^ Olivetti Programma 101
  9. ^ (EN) NASA JOHNSON SPACE CENTER ORAL HISTORY PROJECT - ORAL HISTORY TRANSCRIPT - DAVID W.WHITTLE - INTERVIEWED BY SANDRA JOHNSON - HOUSTON, TEXAS – 16 FEBRUARY 2006 (PDF), su jsc.nasa.gov.
  10. ^ corriere.it
  11. ^ olivettiani.org
  12. ^ Luciano Gallino, La scomparsa dell'Italia industriale, Einaudi, 2003
  13. ^ Cronologia Olivetti 1908-1977, su Associazione Archivio Storico Olivetti. URL consultato il 23 luglio 2016.
  14. ^ Chronology of Personal Computers (1988)
  15. ^ Chronology of Personal Computers (1989)
  16. ^ Olivetti replica alla IBM, in NS: Nuovascienza, ottobre 1987, p. 9.
  17. ^ storiaolivetti.it
  18. ^ storiaolivetti.it
  19. ^ ec.europa.eu
  20. ^ I dati sono tratti dal [1] Bilancio Primo Semestre 1998, Olivetti
  21. ^ La replica di Bernabè: è solo un'OPA di carta, 30 marzo 1999 da Il Corriere della Sera
  22. ^ Telecom sulle barricate contro l'Opa di Olivetti, 22 febbraio 1999, di Rinaldo Gianola
  23. ^ sito Olivetti-storia di un'impresa
  24. ^ sudnews.it
  25. ^ AGCM.it[collegamento interrotto]
  26. ^ borsaitaliana.it
  27. ^ borsaitaliana.it
  28. ^ storiaolivetti.it
  29. ^ Olivetti
  30. ^ Anche l'Olivetti si arrende, su olivetti.com, Tutto sul lavoro Magazine, 14 giugno 2012. URL consultato il 15 giugno 2012 (archiviato dall'url originale il 2 ottobre 2012).
  31. ^ Olivetti esce dal mercato dell’ink jet e si concentra sull’evoluzione della nuova offerta ict, su olivetti.it, Olivetti, 1º giugno 2012. URL consultato il 15 giugno 2012.
  32. ^ Marco Vinelli, Ma la bella «sessantottina» non stregò. Ettore Sottsass e la Valentine, Uomini&Oggetti, Corriere della Sera, 15 giugno 2013, pag. 43
  33. ^ Massimiliano Musina, Giovanni Pintori, la severa tensione tra riserbo ed estro. Fausto Lupetti Editore, Bologna, 2013
  34. ^ Collezione Olivetti - Calcolatrici - Introduzione Archiviato il 3 luglio 2011 in Internet Archive. Collezione Paolo Tedeschi
  35. ^ Quando l'innovazione paga: le calcolatrici meccaniche Olivetti Storia Olivetti, calcolatrici meccaniche
  36. ^ a b c d e f g h Silmo, 2008
  37. ^ Quaderno vs EeePC Immagini dell'Olivetti Quaderno
  38. ^ a b c Olivetti M20 typewriter - Olivetti M25
  39. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s Dalla MP1 alla Valentine, passando per la Lettera 22 e 32
  40. ^ Studio Olivetti
  41. ^ Museo tecnologicamente, su museotecnologicamente.it.
  42. ^ a b c d e f mps olivetti Archiviato il 23 agosto 2011 in Internet Archive.
  43. ^ Fondo Olivetti, su Sistema informativo unificato delle Soprintendenze archivistiche.
  44. ^ Fondo Audioteca, su Sistema informativo unificato delle Soprintendenze archivistiche.
  45. ^ Fondo Biblioteca, su Sistema informativo unificato delle Soprintendenze archivistiche.
  46. ^ Fondo Cinevideoteca, su Sistema informativo unificato delle Soprintendenze archivistiche.
  47. ^ Fondo Documentazione, su Sistema informativo unificato delle Soprintendenze archivistiche.
  48. ^ Fondo Eidoteca, su Sistema informativo unificato delle Soprintendenze archivistiche.
  49. ^ Fondo Emeroteca, su Sistema informativo unificato delle Soprintendenze archivistiche.
  50. ^ Fondo Fototeca, su Sistema informativo unificato delle Soprintendenze archivistiche.
  51. ^ Fondo Oggetti, su Sistema informativo unificato delle Soprintendenze archivistiche.

Bibliografia

  • Carlo Brizzolara, Franco Fortini a Albe Steiner Olivetti di Ivrea : visita a una fabbrica, Ivrea, Uff. Pubblicità Della C. Olivetti e C., 1949
  • Mauro Chiabrando, Stile Olivetti, "Charta", Padova, n. 95, 2008, pp. 72–77.
  • Centro Galmozzi, Dall'Everest all'Olivetti, "Centro Galmozzi", Crema, 2005,
  • Giuseppe Silmo, M.D.C. Macchine da calcolo meccaniche, Olivetti e non solo; Natale Capellaro - Il genio della meccanica, Ivrea, Tecnologicamente Storie, 2008, pp. 199+XVI, ISBN 88-901991-5-6.
  • Pier Giorgio Perotto, P101. Quando l'Italia inventò il personal computer, Edizioni di Comunità, Roma, 2015, ISBN 978-88-98220-39-7
  • Bruno Settis, Fordismi. Storia politica della produzione di massa, Il Mulino, 2016

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