Albe Steiner

Albe Steiner, all'anagrafe Alberto Massimo Alessandro Steiner (Milano, 15 novembre 1913 – Raffadali, 17 agosto 1974), è stato un grafico, partigiano e docente italiano[1].
Con uno stile caratterizzato dalla continua ricerca di massima chiarezza e leggibilità del linguaggio visivo e da un'assenza di formalismi, nonché convinto sostenitore della necessità di una relazione tra arte e impegno politico e sociale, è stato una figura di riferimento per la grafica italiana degli anni cinquanta e sessanta [2].
Biografia[modifica | modifica wikitesto]
Figlio di Fosca Titta e Emerico Steiner, e nipote di Giacomo Matteotti. Alla morte del padre, dopo essersi diplomato in ragioneria, Albe decide di intraprendere lo studio del design e della grafica approfondendo la conoscenza del Costruttivismo sovietico (El Lisitzkij), del Bauhaus e degli astrattisti italiani (Soldati, Licini, Radice, Fontana, Melotti, Veronesi). Contemporaneamente si interessa di pittura e fotografia collaborando con lo Studio Boggeri. La sua prima mostra grafica è del 1940, alla VII triennale di Milano.
Intorno al 1939 si avvicina al Partito Comunista Italiano e insieme con la moglie Lica conosce Salvatore Di Benedetto e Elio Vittorini, con i quali svolge clandestinamente attività di informazione e propaganda politica. Durante la guerra partecipa attivamente alla Resistenza nelle file del battaglione Valdossola e perde il fratello Mino, deportato a Mauthausen.
Dopo la Liberazione entra come grafico nella redazione de Il Politecnico, Einaudi, diretto da Elio Vittorini, dove fa molto parlare di sé attraverso innovative scelte grafiche (dal richiamo alle avanguardie russe post-rivoluzionarie, all'introduzione del fumetto). Sempre con Vittorini realizzerà per la Einaudi "Politecnico biblioteca", una collana di undici titoli editi fra il 1946 e il 1949.
La sua attività professionale lo porta, dal 1946 al 1948, in Messico insieme con la sua famiglia ed Hannes Meyer, ex direttore del Bauhaus, dove collabora alla campagna nazionale di alfabetizzazione e al Taller de grafica popular (un'officina culturale animata da pittori messicani del calibro di Diego Rivera, Leopoldo Mendez, David Alfaro Siqueiros).
Torna in Italia nel 1948, a Milano dove inizia ad insegnare al Convitto Scuola della Rinascita. Continua la sua attività di grafico lavorando per numerose riviste (Domus, Metron, Edilizia moderna), per alcune delle più importanti case editrici italiane (Feltrinelli, Einaudi, Zanichelli), per molti dei giornali italiani di sinistra (l'Unità, Il Contemporaneo, Vie Nuove, Rinascita, Movimento operaio, Rivista storica del socialismo, Studi storici, Tempi moderni, Problemi del socialismo, L'Erba voglio, Mondo Operaio, Italia contemporanea), e per alcune aziende (Pirelli, Olivetti).

Dal 1950 al 1954 è art director della Rinascente ed è tra i promotori della mostra che darà origine al Premio Compasso d'oro [3]. E sempre negli anni cinquanta è docente dell'Umanitaria. Successivamente tiene corsi all'Università di Venezia[non chiaro], all'ISIA di Urbino e negli istituti d'arte di Parma, Roma e Firenze.
Nel 1963 apre a Reggio Emilia il primo 'magazzino a libero servizio' e Steiner disegna quello che diventerà il logotipo della Coop[4]. Collabora con enti e istituzioni culturali come la Rai, il Piccolo Teatro, la Triennale di Milano, il Teatro popolare italiano, Italia '61, la Biennale di Venezia. Progetta insieme all'architetto Lodovico di Belgioioso il primo Museo al Deportato politico e razziale, a Carpi. Il Museo, tuttora aperto, è stato inaugurato nel 1973.
È stato socio fondatore dell'Associazione per il Disegno Industriale e membro dell'AGI Alliance Graphique Internationale e dell'International Center of Typographic Arts.
Muore improvvisamente in Sicilia il 17 agosto 1974. Sulla sua tomba a Mergozzo un blocco di granito reca la scritta «Albe Steiner, partigiano». La sua attività di intellettuale e di grafico viene continuata dalla moglie Lica, compagna d'arte e di vita, morta nel 2008, dalla figlia Anna [5][6] e dal genero Franco Origoni.
Gli sono stati intitolati tre istituti professionali statali, a Milano, Torino e Ravenna.[1]
Monografie pubblicate[modifica | modifica wikitesto]
- 1977 - Albe Steiner. Comunicazione visiva. Alinari IDEA. Castello sforzesco, Milano.
- 1978 - Il mestiere di grafico. Einaudi, Torino. ISBN 88-06-10348-2
- 1978 - Il manifesto politico. Editori riuniti, Roma (a cura di Luisa Steiner Rollier; introduzione di Dario Micacchi).
- 2006 - Anna Steiner, Albe Steiner, Mantova, Corraini Edizioni.
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ a b Donne e Uomini della Resistenza: Albe Steiner, su anpi.it, ANPI. URL consultato il 19 settembre 2016.
- ^ Giorgio Fioravanti, Leonardo Passarelli, Silvia Sfligiotti, La Grafica in Italia, Milano, Leonardo Arte, 1997, pp. 106-107
- ^ L'estetica del prodotto a La Rinascente, Milano 1953
- ^ A partire da questo Bob Noorda eseguirà nel 1985 un restyling, a tutt'oggi il logotipo ufficiale di Coop Italia.
- ^ Anna Steiner, Albe Steiner, Mantova, Corraini Edizioni, 2006
- ^ Copia archiviata, su sdz.aiap.it. URL consultato il 18 settembre 2016 (archiviato dall'url originale il 19 settembre 2016).
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- AAVV. Le Garzantine (volume Arte). Milano, Garzanti, 2005.
- Edigeo (a cura di). Enciclopedia dell'arte Zanichelli. Bologna, Zanichelli, 2004. ISBN 88-08-22390-6.
- Giorgio Fioravanti. Il dizionario del grafico. Bologna, Zanichelli, 1993. ISBN 88-08-14116-0.
- Massimo della Campa e Claudio A. Colombo. Spazio ai caratteri. L'Umanitaria e la Scuola del Libro, Raccolto - Umanitaria - Silvana Ed., ISBN 88-8215-889-6, 2005, 180 pag
- Marzio Zanantoni, Albe Steiner. Cambiare il libro per cambiare il mondo. Dalla Repubblica dell'Ossola alle Edizioni Feltrinelli, Milano, Edizioni Unicopli, 2013, ISBN 978-88-400-1692-4.
Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]
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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- Archivio Albe e Lica Steiner, su biblio.polimi.it. URL consultato il 6 settembre 2016 (archiviato dall'url originale il 16 settembre 2016).
- Anna Steiner racconta i suoi genitori: Albe e Lica., su onalim.it.
- Donne e Uomini della Resistenza: Albe Steiner, su anpi.it, ANPI. URL consultato il 19 settembre 2016.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 25507233 · ISNI (EN) 0000 0000 8366 0178 · SBN CFIV114600 · ULAN (EN) 500101569 · LCCN (EN) n78044948 · GND (DE) 123307244 · BNE (ES) XX895124 (data) · BNF (FR) cb16934951h (data) · J9U (EN, HE) 987007268376705171 · WorldCat Identities (EN) lccn-n78044948 |
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