Socialismo nazionale

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Disambiguazione – Se stai cercando l'ideologia sviluppatasi in Germania negli anni 1920, vedi Nazionalsocialismo.

Socialismo nazionale è un termine con cui i movimenti politici nazionalisti europei dei primi anni del Novecento identificavano talvolta le loro linee programmatiche di politiche sociali. Tale accezione del termine "socialismo", differente, alternativa e in totale discontinuità rispetto all'internazionalismo proletario o socialista[1], è stata alla base delle politiche sociali del fascismo[2][3] e più tardi della presenza del termine nel nome del Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori (NSDAP)[4].

L'espressione è stata peraltro utilizzata con differente significato anche con riferimento ad esperienze politiche diverse, precedenti alla nascita dell'internazionalismo organizzato, come quella di Carlo Pisacane[5], o anche operanti nell'ambito delle varie Internazionali, quali il Partito Socialista Polacco.[6] Tali esperienze si caratterizzavano per il fondamentale richiamo alle tematiche dell'indipendenza nazionale affiancate e spesso anteposte a quelle di stampo sociale.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Interessò in particolare il primo Novecento in Europa ed era fondato sull'adesione al nazionalismo e basato su dottrine anticomuniste e sul contrasto alle teorie sociali, politiche ed economiche del marxismo, rivendicando un antitetico, seppur mai ben definito, anticapitalismo corporativista[7][8], essendo stato subito abbandonato per un appoggio al nazional-conservatorismo nel momento dell'ascesa al potere[9].

In Francia[modifica | modifica wikitesto]

La prima apparizione del termine, con le varianti "socialismo nazionalista" o "nazionalismo socialista" è attribuita ai nazionalisti antisemiti francesi Antoine-Amédée-Marie-Vincent Manca-Amat de Vallombrosa, Marchese di Morès e Maurice Barrès, da loro usato durante la campagna elettorale francese del 1898.[10]

Nell'estrema destra francese verrà utilizzata dall'esponente neofascista e suprematista Renè Binet, già membro delle SS.[11][12][13]

In Germania[modifica | modifica wikitesto]

In Germania, già alla fine del XIX secolo, il revisionismo teorizzò un'analisi dello sviluppo sociale che criticava alcune tesi di Marx (opponendosi alla ineluttabilità del processo rivoluzionario).[14] Di tale dibattito interno al socialismo e della sua litigiosa dialettica si servirono invece come mezzo di opposizione politica il nazionalismo, il patriottismo e il pangermanismo, che approfittarono dei contrasti in seno al socialismo per appropriarsi e strumentalizzare alcune rivendicazioni sindacali e anticapitaliste nella formazione delle loro politiche sociali.[15][16][17] La sconfitta tedesca nella prima guerra mondiale e le contraddizioni in seno alla fragile Repubblica di Weimar acuirono i sentimenti dei nazionalisti tedeschi che continuarono a cercare l'appoggio delle masse popolari attraverso istanze di rivendicazioni territoriali, razziali ed etniche, di riscatto sociale e orgoglio nazionale, che, allontanandole dalle posizioni socialiste, riuscissero a far leva sulla loro condizione di difficoltà e povertà, permettendo così la nascita e il successo, anche presso i ceti popolari, del nazionalsocialismo e del Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori guidato da Adolf Hitler, salito al potere nel 1933.[18]

In Italia[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1910, Enrico Corradini parlò di un nazionalismo che doveva anche essere "sociale" in economia[19]. In questo indirizzo si ritrovarono gli estremisti ammiratori delle teorie di Georges Sorel, appartenenti alla corrente del sindacalismo rivoluzionario di matrice nazionalista. Costoro consideravano indispensabile l'accrescimento socioeconomico della patria anche attraverso lo sfruttamento coloniale, al fine di migliorare le condizioni del ceto operaio[20]. I sindacalisti rivoluzionari, inoltre, ritenevano indispensabile che il proletariato fosse allenato all'uso delle armi in funzione pre-rivoluzionaria.

I fermenti “social-nazionalistici” si manifestarono, oltre che con la guerra italo-turca del 1912 e la scissione di Leonida Bissolati, soprattutto alla vigilia della prima guerra mondiale: vi furono quelli che si proclamarono interventisti, rivendicando gli ideali patriottici della tradizione risorgimentale, sia con l'obiettivo di completare l'unificazione dell'Italia sia perché ritenevano che soltanto dalla guerra vittoriosa sarebbe potuta nascere la scintilla della rivoluzione sociale[21], che avrebbe completamente annientato il sistema “borghese” ottocentesco della Belle Époque[22].

Alcuni esponenti socialisti, in rottura con il partito, appoggiarono l'interventismo nella prima guerra mondiale, come era avvenuto nelle guerre coloniali. Benito Mussolini ne assunse la guida e fu, per questo, espulso dal partito[23].

Nel primo dopoguerra il fascismo delle origini si fece carico anche di queste istanze, tranfughe ed espulse dal socialismo, avvicinandole agli ambienti che portarono alla nascita del fascismo e del nazismo. Le medesime parole d'ordine trovarono rappresentanza anche in un partito fondato nel 1923 da Enrico Ferri e, successivamente, nella pubblicazione "La Gironda", che “aveva per iscopo di indurre le masse operaie a fiancheggiare il Governo nazionale”[24]. Durante la crisi seguita al delitto Matteotti, La Gironda esaltò i propositi di collaborazione nazionale espressi da Aldo Oviglio e Massimo Rocca[25], seguendone poi la caduta in disgrazia.

In epoca fascista l'espressione "socialismo nazionale" era usata nell'esposizione delle politiche del sindacalismo nazionale e del corporativismo. Successivamente essa riemerse in riferimento alla carta costituente della Repubblica Sociale Italiana. Dal dopoguerra fino al 1991, questa espressione verrà ripresa in Italia dal Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale. Il suo significato è anche ripreso da alcune frange dell'estrema destra e del neofascismo.[26]

Fuori Europa[modifica | modifica wikitesto]

Il concetto di Socialismo nazionale viene spesso proposto nella lettura di diverse forme di socialismo arabo, in considerazione sia dei tratti fortemente nazionalisti e ostili al comunismo dell'Unione Socialista Araba di Gamal Abd el-Nasser che all'interesse mostrato da teorici quali Antun Saade[27] per i fascismi europei negli anni '30.

Anche il Partito Ba'th in Iraq e Siria è descritto come afferente ad un socialismo arabo di tipo strutturalmente nazionalista con aspetti simili a quelli visti in Europa.[28]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ socialismo nell'Enciclopedia Treccani, su treccani.it. URL consultato il 17 ottobre 2020.
  2. ^ Rassegna della stampa estera, \s. n.!, 1922. URL consultato il 17 ottobre 2020.
  3. ^ Leonardo Rapone, Fascismo: Né destra né sinistra?, in Studi Storici, vol. 25, n. 3, 1984, pp. 799-820. URL consultato il 17 ottobre 2020.
  4. ^ Leonardo Rapone, Il socialismo internazionale, l'ascesa del nazismo e la politica del disarmo, in Studi Storici, vol. 37, n. 4, 1996, pp. 1155-1199. URL consultato il 17 ottobre 2020.
  5. ^ Vincenzo Mazzei, Il socialismo nazionale di Carlo Pisacane, Roma, Edizioni Italiane, 1943 (riedito da Grisolia nel 1999, con presentazione di Mario D'Addio).
  6. ^ Una delle quattro organizzazioni fondatrici del partito nel 1892 si chiamava, ad esempio, Polska Gmina Narodowo-Socjalistyczna, e cioè "Comune nazional-socialista polacca" (Leon Wasilewski, Zarys dziejów Polskiej Partii Socjalistycznej w związku z historją socjalizmu polskiego w trzech zaborach i na emigracji, Varsavia, Nowe Źycie, 1925, p. 32).
  7. ^ corporativismo nell'Enciclopedia Treccani, su treccani.it. URL consultato il 25 ottobre 2020.
  8. ^ Sindacalismo in "Enciclopedia del Novecento", su treccani.it. URL consultato il 25 ottobre 2020.
    «sezione b) Il sindacalismo cattolico e quello dei nazionalisti come sindacalismo corporativo»
  9. ^ Gianpasquale Santomassimo, La terza via fascista: il mito del corporativismo, Carocci, 2006, ISBN 978-88-430-3841-1. URL consultato il 17 ottobre 2020.
  10. ^ (EN) Robert O. Paxton, The Anatomy of Fascism, Knopf Doubleday Publishing Group, 18 dicembre 2007, ISBN 978-0-307-42812-7. URL consultato il 25 ottobre 2020.
  11. ^ Nei suoi scritti "Contribution à une éthique raciste", e "Socialismo nazionale contro marxismo"
  12. ^ (FR) Jean Christian Petitfils, L'extrême droite en France, Presses universitaires de France, 1995, ISBN 978-2-13-041489-6, OCLC 34882180. URL consultato il 25 ottobre 2020.
  13. ^ (FR) Pierre Milza, Fascisme français: passé et présent, Flammarion, 1987, ISBN 978-2-08-064927-0, OCLC 18588571. URL consultato il 25 ottobre 2020.
  14. ^ La Critica sociale, Sul nuovo programma socialista tedesco. Osservazioni e raffronti, in Critica sociale, n. 11, 1891, p. 162.
  15. ^ Hannah Arendt, Archivio Arendt, Feltrinelli Editore, 2001, ISBN 978-88-07-10311-7. URL consultato il 24 ottobre 2020.
  16. ^ Rudolf Lill e Franco Valsecchi, Il Nazionalismo in Italia e in Germania fino alla Prima guerra mondiale, Il Mulino, 1983, ISBN 978-88-15-00216-7. URL consultato il 24 ottobre 2020.
  17. ^ Giorgio Trichilo, La socialdemocrazia tedesca nello specchio della "Critica sociale" (1899-1904), in Studi Storici, vol. 36, n. 2, 1995, pp. 415-444. URL consultato il 24 ottobre 2020.
  18. ^ Il socialismo vietato | Sapienza - Università di Roma, su web.uniroma1.it. URL consultato il 24 ottobre 2020.
  19. ^ Zeev Sternhell, Nascita dell'ideologia fascista, Dalai, 2008.
  20. ^ Giorgio Del Boca, Habib Wadaa Al-Hesnawi, Le Guerre coloniali del fascismo, Laterza, 1991, ISBN 978-88-420-3783-5. URL consultato il 24 ottobre 2020.
  21. ^ Alessandro Luparini, Anarchici di Mussolini, Montespertoli, M.I.R. edizioni, 2001.
  22. ^ Santarelli, E. (1965). Le socialisme national en Italie: Précédents et origines. Le Mouvement Social, (50), 41-70.
  23. ^ Mussolini interventista: l'espulsione dal PSI, su Fatti per la Storia, 29 novembre 2019. URL consultato il 25 ottobre 2020.
  24. ^ Archivio centrale dello Stato, Casellario politico centrale, fascicolo n. 13309.
  25. ^ La Gironda, 29 giugno 1924, p. 1 (“Il monito di Carducci”) e p. 1 (“Cassandra inascoltato”).
  26. ^ Vedasi al riguardo il "Movimento Fascismo e Libertà - Partito Socialista Nazionale"
  27. ^ Peter Wien, Arabs and Fascism: Empirical and Theoretical Perspectives, in Die Welt Des Islam, pp. 331-340.
  28. ^ Stefan Wild, National Socialism in the Arab near East between 1933 and 1939, in Die Welt Des Islam, p. 126.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Pietro Castagnoli, Il socialismo nazionale, 1959, S.t.f.
  • Franco Landolfi, Che cosa è il "Socialismo nazionale", 1955, Raimondi
  • Luca L. Rimbotti, Il fascismo di sinistra, Roma, 1989, Settimo Sigillo
  • Paolo Buchignani, Fascisti rossi, Milano, 1998, Mondadori
  • Giuseppe Parlato,La sinistra fascista: storia di un progetto mancato, Il Mulino, Bologna, 2000
  • Maddalena Carli, Nazione e rivoluzione: il socialismo nazionale in Italia, 2001, Unicopli
  • Stelvio Dal Piaz, Orientamenti per il Socialismo Nazionale, 2011, Unione per il Socialismo Nazionale
  • Michelangelo Ingrassia, La sinistra nazionalsocialista una mancata alternativa a Hitler, 2011, Siena

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]