Negazionismo: differenze tra le versioni

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L'[[Argentina]] ha approvato una legge che istituisce il 24 aprile di ogni anno la "Giornata per la tolleranza e il rispetto tra i popoli"; in questo giorno vengono commemorate le vittime del [[genocidio armeno]]. La legge è stata approvata dalla Camera dei deputati il 29 novembre [[2006]] e dal Senato il 13 dicembre [[2006]] e promulgata il 12 gennaio [[2007]]<ref>Recensione di Ninni Radicini di {{Cita libro|autore=Alberto Rosselli|url=http://www.ninniradicini.it/libri/olocaustoarmeno.htm|titolo=L'Olocausto Armeno — Breve storia di un massacro dimenticato |editore=Solfanelli|anno=2007}}</ref>.
L'[[Argentina]] ha approvato una legge che istituisce il 24 aprile di ogni anno la "Giornata per la tolleranza e il rispetto tra i popoli"; in questo giorno vengono commemorate le vittime del [[genocidio armeno]]. La legge è stata approvata dalla Camera dei deputati il 29 novembre [[2006]] e dal Senato il 13 dicembre [[2006]] e promulgata il 12 gennaio [[2007]]<ref>Recensione di Ninni Radicini di {{Cita libro|autore=Alberto Rosselli|url=http://www.ninniradicini.it/libri/olocaustoarmeno.htm|titolo=L'Olocausto Armeno — Breve storia di un massacro dimenticato |editore=Solfanelli|anno=2007}}</ref>.

=== Negazionismo delle foibe ===
{{vedi anche|Negazionismo delle foibe}}

A partire dal 1997, la pubblicista italiana Claudia Cernigoi fornì un'interpretazione del dibattito sviluppatosi in Italia nel corso degli anni novanta sugli eventi concernenti i [[Massacri delle foibe]], definendolo come il frutto diretto della cosiddetta «propaganda nazifascista», teso a riproporre un «neoirredentismo» italiano.<ref>{{Cita libro|titolo=Operazione foibe a Trieste. Come si crea una mistificazione storica: dalla propaganda nazifascista attraverso la guerra fredda fino al neoirredentismo|editore=Kappavu|città=Udine|anno=1997|url=http://www.cnj.it/foibeatrieste/|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20080618143500/http://www.cnj.it/foibeatrieste/|dataarchivio=18 giugno 2008}}</ref> Uno degli scopi dichiarati dall'autrice, che riduce il numero degli infoibati a "poche centinaia", è quello di «liberare finalmente anche gli Sloveni e la sinistra tutta da quel senso di colpa che si portano dietro come "infoibatori"».<ref>C.Cernigoi, ''op.cit.'', [http://www.cnj.it/foibeatrieste/Introduzione.htm Introduzione] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20110412182802/http://www.cnj.it/FOIBEATRIESTE/Introduzione.htm |data=12 aprile 2011 }}.</ref> Questo primo saggio provocò moltissime polemiche, tanto che un ricercatore vicino alle associazioni degli esuli istriani, Giorgio Rustia, pubblicò nel 2000 un volume fortemente critico delle metodiche di studio della Cernigoi<ref>{{Cita testo|autore=Giorgio Rustia|url=http://www.lefoibe.it/approfondimenti/CONTRO%20OPERAZIONE%20FOIBE.pdf|formato=pdf|titolo=Contro Operazione foibe a Trieste|città=Trieste|anno=2000}}</ref>. Rustia contestò alla radice l'intera impostazione del saggio della Cernigoi, il numero delle vittime da lei proposto<ref>G. Rustia, ''op. cit'', pp. 205 e seg.</ref> e inoltre ricostruì la storia personale di alcuni degli infoibati - non affrontata dalla Cernigoi - per smentire ipotesi di giustificazione sul loro infoibamento fatte da quest'ultima. Gli storici [[Raoul Pupo]] e [[Roberto Spazzali]] - il primo all'epoca docente di storia contemporanea all'Università di Trieste, il secondo direttore dell'Istituto regionale per la storia del Movimento di Liberazione nel Friuli Venezia Giulia - in uno studio del [[2003]] hanno definito la Cernigoi come "negazionista o riduzionista" delle foibe<ref>{{Cita|Pupo, Spazzali|pp. 126-127}}.</ref>, scatenando una dura reazione da parte della giornalista triestina. La stessa Cernigoi affermò in seguito che altri autori oltre a lei sono considerati negazionisti dal ''mainstream'' storiografico italiano, quali Sandi Volk e [[Alessandra Kersevan]]<ref>{{Cita web|url=http://www.nuovaalabarda.org/leggi-articolo-emergenza_negazionismo_a_trieste..php|titolo=Emergenza Negazionismo A Trieste|sito=La Nuova Alabarda|posizione=lettera del direttore|data=marzo 2010|accesso=27 ottobre 2013}}</ref>. In seguito anche lo storico tedesco [[Rolf Wörsdörfer]] - all'epoca docente di Storia contemporanea nella Technische Universität di Darmstadt - affermò che il lavoro della Cernigoi era "negazionista"<ref>Rolf Wörsdörfer, ''Krisenherd Adria 1915-1955: Konstruktion und Artikulation des Nationalen im italienisch-jugoslawischen Grenzraum'', Ferdinand Schöningh, Paderborn 2004, p. 479.</ref>. Allo stesso modo, anche [[Alessandra Kersevan]] è stata espressamente definita "negazionista" da [[Paolo Simoncelli]], professore ordinario di storia moderna presso il Dipartimento di [[scienze politiche]] dell'[[Università degli Studi di Roma "La Sapienza"]]<ref>[http://www.storiainrete.com/wp-content/uploads/2012/05/+++80-81-simoncelli-croazia.pdf Paolo Simoncelli, ''"Prego, si accomodi"''], in ''Storia in rete'', Maggio 2012, p. 81.</ref>.


=== Altri casi di negazionismo ===
=== Altri casi di negazionismo ===
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* Gli storici [[Diana Johnstone]],<ref>{{Cita web|url=http://www.counterpunch.org/johnstone10122005.html|titolo=Srebrenica Revisited|sito=CounterPunch.org|data=12 ottobre 2005|accesso=27 ottobre 2013|autore=Diana Johnstone|lingua=en|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110805030629/http://counterpunch.org/johnstone10122005.html|dataarchivio=5 agosto 2011}}</ref> [[Lewis MacKenzie]],<ref>{{Cita testo|url=http://www.jmss.org/jmss/index.php/jmss/article/view/284/297|autore=Lewis MacKenzie|titolo=Canada's Army - Post Peacekeeping|pubblicazione=Journal of Military and Strategic Studies|volume=12|numero=1|data=autunno 2009|lingua=en|ISSN=1488-559X|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100203165618/http://www.jmss.org/jmss/index.php/jmss/article/view/284/297|dataarchivio=3 febbraio 2010}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://balkanwitness.glypx.com/mackenzie.htm|titolo=Articles on the Bosnia Conflict: General Lewis MacKenzie|sito=Balkan Witness|accesso=27 ottobre 2013|lingua=en}}</ref> [[Milorad Dodik]],<ref>{{Cita web|url=http://www.france24.com/en/20100427-srebrenica-was-not-genocide-bosnian-serb-leader|titolo=Srebrenica was not genocide: Bosnian Serb leader|data=27 aprile 2010|editore=[[Agence France-Presse]]|accesso=28 aprile 2010|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100717064036/http://www.france24.com/en/20100427-srebrenica-was-not-genocide-bosnian-serb-leader|dataarchivio=17 luglio 2010|lingua=en|urlmorto=sì}}</ref> [[Pamela Geller]]<ref name="geller">{{Cita news|url=http://www.guardian.co.uk/world/2010/aug/20/rightwing-blogs-islam-america|titolo=The US blogger on a mission to halt 'Islamic takeover'|accesso=21 agosto 2010|nome=Chris|cognome=McGreal|data=20 agosto 2010 | città=London | pubblicazione=The Guardian|lingua=en}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://atlasshrugs2000.typepad.com/atlas_shrugs/2009/05/serbia-the-hoax-goes-on.html|titolo=Serbia: The hoax goes on|autore=Pamela Geller|sito=Atlas Shrugs|data=17 maggio 2009|lingua=en|accesso=27 ottobre 2013|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131025154501/http://atlasshrugs2000.typepad.com/atlas_shrugs/2009/05/serbia-the-hoax-goes-on.html|dataarchivio=25 ottobre 2013}}</ref> e [[Julia Gorin]].<ref>{{Cita web|url=http://www.juliagorin.com/wordpress/?p=2371|titolo=We Have Arrived: As the Mosque De Triomphe Goes Up in New York, Canada has Bigger Balls than America|autore=Julia Gorin|sito=Republican Riot|data=10 agosto 2010|accesso=27 ottobre 2013|lingua=en}}</ref> sono stati considerati negazionisti per la loro tesi secondo la quale alcuni massacri compiuti durante la [[guerre jugoslave|guerra civile jugoslava]] non sarebbero stati rivolti contro civili inermi ma contro partigiani nemici.
* Gli storici [[Diana Johnstone]],<ref>{{Cita web|url=http://www.counterpunch.org/johnstone10122005.html|titolo=Srebrenica Revisited|sito=CounterPunch.org|data=12 ottobre 2005|accesso=27 ottobre 2013|autore=Diana Johnstone|lingua=en|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110805030629/http://counterpunch.org/johnstone10122005.html|dataarchivio=5 agosto 2011}}</ref> [[Lewis MacKenzie]],<ref>{{Cita testo|url=http://www.jmss.org/jmss/index.php/jmss/article/view/284/297|autore=Lewis MacKenzie|titolo=Canada's Army - Post Peacekeeping|pubblicazione=Journal of Military and Strategic Studies|volume=12|numero=1|data=autunno 2009|lingua=en|ISSN=1488-559X|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100203165618/http://www.jmss.org/jmss/index.php/jmss/article/view/284/297|dataarchivio=3 febbraio 2010}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://balkanwitness.glypx.com/mackenzie.htm|titolo=Articles on the Bosnia Conflict: General Lewis MacKenzie|sito=Balkan Witness|accesso=27 ottobre 2013|lingua=en}}</ref> [[Milorad Dodik]],<ref>{{Cita web|url=http://www.france24.com/en/20100427-srebrenica-was-not-genocide-bosnian-serb-leader|titolo=Srebrenica was not genocide: Bosnian Serb leader|data=27 aprile 2010|editore=[[Agence France-Presse]]|accesso=28 aprile 2010|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100717064036/http://www.france24.com/en/20100427-srebrenica-was-not-genocide-bosnian-serb-leader|dataarchivio=17 luglio 2010|lingua=en|urlmorto=sì}}</ref> [[Pamela Geller]]<ref name="geller">{{Cita news|url=http://www.guardian.co.uk/world/2010/aug/20/rightwing-blogs-islam-america|titolo=The US blogger on a mission to halt 'Islamic takeover'|accesso=21 agosto 2010|nome=Chris|cognome=McGreal|data=20 agosto 2010 | città=London | pubblicazione=The Guardian|lingua=en}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://atlasshrugs2000.typepad.com/atlas_shrugs/2009/05/serbia-the-hoax-goes-on.html|titolo=Serbia: The hoax goes on|autore=Pamela Geller|sito=Atlas Shrugs|data=17 maggio 2009|lingua=en|accesso=27 ottobre 2013|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131025154501/http://atlasshrugs2000.typepad.com/atlas_shrugs/2009/05/serbia-the-hoax-goes-on.html|dataarchivio=25 ottobre 2013}}</ref> e [[Julia Gorin]].<ref>{{Cita web|url=http://www.juliagorin.com/wordpress/?p=2371|titolo=We Have Arrived: As the Mosque De Triomphe Goes Up in New York, Canada has Bigger Balls than America|autore=Julia Gorin|sito=Republican Riot|data=10 agosto 2010|accesso=27 ottobre 2013|lingua=en}}</ref> sono stati considerati negazionisti per la loro tesi secondo la quale alcuni massacri compiuti durante la [[guerre jugoslave|guerra civile jugoslava]] non sarebbero stati rivolti contro civili inermi ma contro partigiani nemici.
* Gli storici Hill e Yukiko hanno sottolineato tentativi di minimizzare gli effetti dei [[bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki]]<ref>{{cita web|url=http://www.nd.edu/~frswrite/mcpartlin/1998/Hill.shtml|titolo=Remembering the Atomic Bomb|autore=P. Joshua Hill|autore2=Yukiko Koshiro|data=15 dicembre 1997|sito=Fresh Writing|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20080205005048/http://www.nd.edu/~frswrite/mcpartlin/1998/Hill.shtml|dataarchivio=5 febbraio 2008|lingua=en|urlmorto=sì}}</ref>.
* Gli storici Hill e Yukiko hanno sottolineato tentativi di minimizzare gli effetti dei [[bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki]]<ref>{{cita web|url=http://www.nd.edu/~frswrite/mcpartlin/1998/Hill.shtml|titolo=Remembering the Atomic Bomb|autore=P. Joshua Hill|autore2=Yukiko Koshiro|data=15 dicembre 1997|sito=Fresh Writing|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20080205005048/http://www.nd.edu/~frswrite/mcpartlin/1998/Hill.shtml|dataarchivio=5 febbraio 2008|lingua=en|urlmorto=sì}}</ref>.
* A partire dal [[1997]], la pubblicista italiana Claudia Cernigoi fornì un'interpretazione del dibattito sviluppatosi in Italia nel corso degli [[anni 1990|anni novanta]] sugli eventi concernenti i [[Massacri delle foibe]], definendolo come il frutto diretto della cosiddetta «propaganda nazifascista», teso a riproporre un «neoirredentismo» italiano.<ref>{{Cita libro|titolo=Operazione foibe a Trieste. Come si crea una mistificazione storica: dalla propaganda nazifascista attraverso la guerra fredda fino al neoirredentismo|editore=Kappavu|città=Udine|anno=1997|url=http://www.cnj.it/foibeatrieste/|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20080618143500/http://www.cnj.it/foibeatrieste/|dataarchivio=18 giugno 2008}}</ref> Uno degli scopi dichiarati dall'autrice, che riduce il numero degli infoibati a "poche centinaia", è quello di «liberare finalmente anche gli Sloveni e la sinistra tutta da quel senso di colpa che si portano dietro come "infoibatori"».<ref>C.Cernigoi, ''op.cit.'', [http://www.cnj.it/foibeatrieste/Introduzione.htm Introduzione] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20110412182802/http://www.cnj.it/FOIBEATRIESTE/Introduzione.htm |data=12 aprile 2011 }}.</ref> Questo primo saggio provocò moltissime polemiche, tanto che un ricercatore vicino alle associazioni degli esuli istriani, Giorgio Rustia, pubblicò nel 2000 un volume fortemente critico delle metodiche di studio della Cernigoi<ref>{{Cita testo|autore=Giorgio Rustia|url=http://www.lefoibe.it/approfondimenti/CONTRO%20OPERAZIONE%20FOIBE.pdf|formato=pdf|titolo=Contro Operazione foibe a Trieste|città=Trieste|anno=2000}}</ref>. Rustia contestò alla radice l'intera impostazione del saggio della Cernigoi, il numero delle vittime da lei proposto<ref>G. Rustia, ''op. cit'', pp. 205 e seg.</ref> e inoltre ricostruì la storia personale di alcuni degli infoibati - non affrontata dalla Cernigoi - per smentire ipotesi di giustificazione sul loro infoibamento fatte da quest'ultima. Gli storici [[Raoul Pupo]] e [[Roberto Spazzali]] - il primo all'epoca docente di storia contemporanea all'Università di Trieste, il secondo direttore dell'Istituto regionale per la storia del Movimento di Liberazione nel Friuli Venezia Giulia - in uno studio del [[2003]] hanno definito la Cernigoi come "negazionista o riduzionista" delle foibe<ref>{{Cita|Pupo, Spazzali|pp. 126-127}}.</ref>, scatenando una dura reazione da parte della giornalista triestina. La stessa Cernigoi affermò in seguito che altri autori oltre a lei sono considerati negazionisti dal ''mainstream'' storiografico italiano, quali Sandi Volk e [[Alessandra Kersevan]]<ref>{{Cita web|url=http://www.nuovaalabarda.org/leggi-articolo-emergenza_negazionismo_a_trieste..php|titolo=Emergenza Negazionismo A Trieste|sito=La Nuova Alabarda|posizione=lettera del direttore|data=marzo 2010|accesso=27 ottobre 2013}}</ref>. In seguito anche lo storico tedesco [[Rolf Wörsdörfer]] - all'epoca docente di Storia contemporanea nella Technische Universität di Darmstadt - affermò che il lavoro della Cernigoi era "negazionista"<ref>Rolf Wörsdörfer, ''Krisenherd Adria 1915-1955: Konstruktion und Artikulation des Nationalen im italienisch-jugoslawischen Grenzraum'', Ferdinand Schöningh, Paderborn 2004, p. 479.</ref>. Allo stesso modo, anche [[Alessandra Kersevan]] è stata espressamente definita "negazionista" da [[Paolo Simoncelli]], professore ordinario di storia moderna presso il Dipartimento di [[scienze politiche]] dell'[[Università degli Studi di Roma "La Sapienza"]]<ref>[http://www.storiainrete.com/wp-content/uploads/2012/05/+++80-81-simoncelli-croazia.pdf Paolo Simoncelli, ''"Prego, si accomodi"''], in ''Storia in rete'', Maggio 2012, p. 81.</ref>.
* I libri di testo [[pakistan]]i sono stati criticati come negazionisti e indofobici<ref>{{Cita web|url=http://archives.dawn.com/archives/30854|titolo=Curriculum of hatred|pubblicazione=[[Dawn (giornale)|Dawn]]|data=20 maggio 2009|lingua=en}}</ref> Dal 2001, il governo del Pakistan ha infatti annunciato che era in corso una revisione dei libri di testo scolastici da parte del locale ministero dell'istruzione.<ref name="Jamil">{{Cita web|url=http://www.itacec.org/document/nep09/NCERT%20Pakistan%20paper%20BRJ.pdf|titolo=Curriculum Reforms in Pakistan – A Glass Half Full or Half Empty?|cognome=Jamil|nome=Baela Raza|editore=Idara-e-Taleem-o-Aagahi|accesso=10 aprile 2011|formato=pdf|lingua=en}}</ref><ref name="Jalal">{{Cita web|url=http://www.tufts.edu/~ajalal01/Articles/conjuring.pdf|titolo=Conjuring Pakistan: History as Official Imagining|cognome=Jalal|nome=Ayesha|sito=International Journal of Middle East Studies|numero=27|anno=1995|pp=73-89)|accesso=10 aprile 2011|formato=pdf|lingua=en}}</ref><ref>{{Cita news|url=http://www.guardian.co.uk/commentisfree/belief/2009/may/18/pakistan-textbooks-religious-extremism|titolo=The threat of Pakistan's revisionist texts|pubblicazione=[[The Guardian]]|anno=18 maggio 2009|lingua=en|autore=Afnan Khan}}</ref>
* I libri di testo [[pakistan]]i sono stati criticati come negazionisti e indofobici<ref>{{Cita web|url=http://archives.dawn.com/archives/30854|titolo=Curriculum of hatred|pubblicazione=[[Dawn (giornale)|Dawn]]|data=20 maggio 2009|lingua=en}}</ref> Dal 2001, il governo del Pakistan ha infatti annunciato che era in corso una revisione dei libri di testo scolastici da parte del locale ministero dell'istruzione.<ref name="Jamil">{{Cita web|url=http://www.itacec.org/document/nep09/NCERT%20Pakistan%20paper%20BRJ.pdf|titolo=Curriculum Reforms in Pakistan – A Glass Half Full or Half Empty?|cognome=Jamil|nome=Baela Raza|editore=Idara-e-Taleem-o-Aagahi|accesso=10 aprile 2011|formato=pdf|lingua=en}}</ref><ref name="Jalal">{{Cita web|url=http://www.tufts.edu/~ajalal01/Articles/conjuring.pdf|titolo=Conjuring Pakistan: History as Official Imagining|cognome=Jalal|nome=Ayesha|sito=International Journal of Middle East Studies|numero=27|anno=1995|pp=73-89)|accesso=10 aprile 2011|formato=pdf|lingua=en}}</ref><ref>{{Cita news|url=http://www.guardian.co.uk/commentisfree/belief/2009/may/18/pakistan-textbooks-religious-extremism|titolo=The threat of Pakistan's revisionist texts|pubblicazione=[[The Guardian]]|anno=18 maggio 2009|lingua=en|autore=Afnan Khan}}</ref>
* Nel 2015-2016 il programma televisivo ''[[Le iene (programma televisivo)|Le iene]]'' ha svolto diverse indagini su medici regolarmente iscritti all'albo che negano l'esistenza del virus dell'[[HIV]], che a loro dire sarebbe solo un'invenzione delle case farmaceutiche per incrementare i profitti<ref>http://www.video.mediaset.it/video/iene/puntata/toffa-l%E2%80%99hiv-non-esiste_603524.html</ref>.
* Nel 2015-2016 il programma televisivo ''[[Le iene (programma televisivo)|Le iene]]'' ha svolto diverse indagini su medici regolarmente iscritti all'albo che negano l'esistenza del virus dell'[[HIV]], che a loro dire sarebbe solo un'invenzione delle case farmaceutiche per incrementare i profitti<ref>http://www.video.mediaset.it/video/iene/puntata/toffa-l%E2%80%99hiv-non-esiste_603524.html</ref>.

Versione delle 13:36, 5 mar 2020

Il negazionismo (di un evento storico come un genocidio o una pulizia etnica o un crimine contro l'umanità) è una corrente pseudostorica e pseudoscientifica del revisionismo che consiste in un atteggiamento storico-politico che, utilizzando a fini ideologici-politici modalità di negazione di fenomeni storici accertati, nega contro ogni evidenza il fatto storico stesso.

Spesso i negazionisti non accettano tale etichetta e in taluni casi accusano la storiografia che essi stessi negano: così ad esempio chi nega l'Olocausto cerca di essere accreditato come revisionista.[1]

Regolamentazione giuridica

In alcuni paesi (Austria, Belgio, Germania) è reato la negazione del genocidio del popolo ebraico, mentre in altri (Israele, Portogallo, Francia e Spagna) viene punita la negazione di qualsiasi genocidio. Norme antinegazioniste sono state introdotte anche nella legislazione di Australia, Nuova Zelanda, Svezia, Lituania, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, e Romania[2]. In genere è prevista come pena la reclusione, che in alcuni paesi può arrivare fino a dieci anni. Nel 2007 le Nazioni Unite hanno approvato una risoluzione statunitense che "condanna senza riserve qualsiasi diniego dell'Olocausto e sollecita tutti i membri a respingerlo, che sia parziale o totale, e a respingere iniziative in senso contrario". Anche l'Ungheria, il Liechtenstein, il Lussemburgo e la Svizzera puniscono il negazionismo, così come i Paesi Bassi lo includono nella categoria dei "crimini d'odio" mentre altri paesi legiferano su altre forme di negazionismo, l'Ucraina, ad esempio, punisce il negazionismo dei crimini sovietici quale l'Holodomor[3]. Alcuni negazionisti propugnano l'idea per la quale esista un complotto per il quale gli storici siano succubi del "credo olocaustico", difeso in molti paesi con la forza della legge, eterodiretta dai poteri forti[4].

Unione europea

L'Unione europea ha preso posizione il 28 novembre 2008 contro il negazionismo con una Decisione Quadro (2008/913/GAI) del Consiglio "sulla lotta contro talune forme ed espressioni di razzismo e xenofobia mediante il diritto penale" con cui chiede che ciascuno Stato membro adotti le misure necessarie affinché siano resi punibili diversi comportamenti intenzionali, tra cui:

  • l'apologia, la negazione o la minimizzazione grossolana dei crimini di genocidio, dei crimini contro l'umanità e dei crimini di guerra, quali definiti agli articoli 6, 7 e 8 dello statuto della Corte penale internazionale
  • l'apologia, la negazione o la minimizzazione grossolana dei crimini definiti all'articolo 6 dello statuto del Tribunale militare internazionale, allegato all'accordo di Londra dell'8 agosto 1945[5]

Italia

In Italia non esiste una legge specificamente scritta contro il reato di negazionismo.[6] Sono puniti l'incitamento all'odio e il comma 3 dell'articolo 414 del codice penale prevede il divieto di apologia di delitto.

Nel gennaio 2007 Clemente Mastella annunciò la proposta di un disegno di legge che avrebbe dovuto prevedere la condanna, e anche la reclusione, per chi negasse l'esistenza storica della Shoah. Contro tale progetto si espresse la Società Italiana per lo Studio della Storia Contemporanea, tramite un comunicato firmato da 28 accademici, a cui aderirono altri 112 storici, appartenenti a quasi tutte le università italiane, affermando che «si offre ai negazionisti, com'è già avvenuto, la possibilità di ergersi a difensori della libertà d'espressione» e che «si accentua l'idea, assai discussa anche tra gli storici, della “unicità della Shoah”, non in quanto evento singolare, ma in quanto incommensurabile e non confrontabile con ogni altro evento storico, ponendolo di fatto al di fuori della storia o al vertice di una presunta classifica dei mali assoluti del mondo contemporaneo». Poi ancora: «La strada della verità storica di Stato non ci sembra utile per contrastare fenomeni, molto spesso collegati a dichiarazioni negazioniste (e certamente pericolosi e gravi), di incitazione alla violenza, all'odio razziale, all'apologia di reati ripugnanti e offensivi per l'umanità; per i quali esistono già, nel nostro ordinamento, articoli di legge sufficienti a perseguire i comportamenti criminali che si dovessero manifestare su questo terreno», e concludendo «È la società civile, attraverso una costante battaglia culturale, etica e politica, che può creare gli unici anticorpi capaci di estirpare o almeno ridimensionare ed emarginare le posizioni negazioniste».[7] L'appello venne accolto e il decreto legge presentato al Senato della Repubblica il successivo 5 luglio, non conteneva traccia del reato di negazionismo.[6][8].

Il 16 ottobre 2012, richiamandosi alla decisione quadro dell'Unione Europea, venne presentato dalla senatrice PD Silvana Amati un disegno di legge, sottoscritto da 97 senatori, per contrastare il negazionismo, che modificando l'articolo 3 della legge 13 ottobre 1975, n. 654 (ddl S. 3511)[6] prevedeva "la reclusione fino a 3 anni per chiunque, con comportamenti idonei a turbare l'ordine pubblico o che costituiscano minaccia, offesa o ingiuria, fa apologia dei crimini di genocidio, dei crimini contro l'umanità e dei crimini di guerra, come definiti dagli articoli 6, 7 e 8 dello Statuto della Corte penale internazionale, ovvero nega la realtà, la dimensione o il carattere genocida degli stessi"[9]; tuttavia, la fine della XVI legislatura impedì l'esame della proposta di legge.

Il 15 marzo 2013 venne ripresentata al Senato una nuova proposta di modifica dell'articolo 3 della legge n. 654 per punire chiunque ponga "in essere attività di apologia, negazione, minimizzazione dei crimini di genocidio, dei crimini contro l'umanità e dei crimini di guerra, come definiti dagli articoli 6, 7 e 8 dello statuto della Corte penale internazionale, o propagandato idee, distribuito, divulgato o pubblicizzato materiale o informazioni, con qualsiasi mezzo, anche telematico, fondati sulla superiorità o sull'odio razziale, etnico o religioso, ovvero, con particolare riferimento alla violenza e al terrorismo, se non punibili come più gravi reati, fatto apologia o incitato a commettere o commesso atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi, anche mediante l'impiego diretto od interconnesso di sistemi informatici o mezzi di comunicazione telematica ovvero utilizzando reti di telecomunicazione disponibili"[6].

Contro l'introduzione del "reato di negazionismo" si sono pronunciati storici, accademici, penalisti ed esponenti della comunità ebraica[10][11][12].

Per l'Unione delle Camere Penali Italiane «Dopo il femminicidio la Shoah, continua la deriva simbolica del diritto penale che fa del male, prima di tutto, proprio ai simboli che usa [...] La tragedia della Shoah è così fortemente scolpita nella storia e nella coscienza collettiva del nostro Paese, da non temere alcuno svilimento se una sparuta minoranza di persone la pone in dubbio o ne ridimensiona la portata. [...] l'idea di arginare un'opinione - anche la più inaccettabile o infondata - con la sanzione penale è in contrasto con uno dei capisaldi della nostra Carta Costituzionale, la quale all'art. 21 comma 1 non pone limiti di sorta alla libertà di manifestazione del pensiero [...] anche un solo argine - benché eticamente condivisibile - all'esercizio delle libertà politiche (e tale è, prima fra tutte, la libertà di espressione) introduce un vulnus al principio che l'elenco di esse deve restare assolutamente incomprimibile: quell'elenco infatti, come diceva Calamandrei "non si può scorciare senza regredire verso la tirannide"»[13].

Per Adriano Prosperi «Il principio della libertà intellettuale e l'inviolabile diritto di ciascuno a non essere punito per legge per le proprie convinzioni sono il frutto di secoli di lotte contro l'intolleranza e la censura di poteri religiosi o politici. Sarebbe una vittoria postuma dei regimi totalitari sconfitti al prezzo di un immane conflitto mondiale se nella nostra repubblica democratica si dovesse ricorrere alla barriera del codice penale per difendere dalle deformazioni e dagli errori la verità storica»[14]. «È bastata una sentenza austriaca contro David Irving per fare di un sedicente storico, che nessuno prendeva sul serio in Inghilterra, un martire della libertà di pensiero»[15].

Per Stefano Levi Della Torre, tra gli altri motivi, sarebbe «aberrante colpire per legge reati di opinione, anche perché ciò propone indirettamente che esista una verità ufficiale sancita per legge. La falsità per legge presuppone una verità per legge, e questo è un'idea familiare alle inquisizioni e ai totalitarismi». Perseguire i negazionisti quindi «ne favorisce il vittimismo, regala loro il vanto del martirio, la figura di chi si batte per la libertà di pensiero, contro il conformismo istituzionale e oppressivo»[16].

A favore dell'introduzione in Italia di una legge contro il negazionismo si sono pronunciati Francesca Recchia[17][18], alcuni politici[19] e Riccardo Pacifici[20].

Secondo Donatella Di Cesare, autrice del primo libro italiano sul negazionismo, «non si tratta assolutamente di voler limitare la libertà di stampa o di opinione né tanto meno quella di ricerca, anzi, è fondamentale che il tema della Shoah continui a essere approfondito. Ma negare la Shoah non è un'opinione e non costituisce alcuna tesi storica. [...] Le nostre democrazie, [...] sono molto giovani e sono nate sulle ceneri di Auschwitz, sono democrazie fragili che dobbiamo proteggere. I negazionisti non vogliono ricercare la verità, ma, lo ripeto, attentare ai fondamenti della democrazia e del dialogo democratico»[21]. L'analisi svolta da Di Cesare arriva ad affermare che "è sbagliato il modo in cui viene posta la questione della libertà di opinione. È proprio un liberalismo astratto, di matrice ottocentesca, che ha portato ad Auschwitz e che in seguito non è stato in grado di riflettere su quella frattura nella civiltà occidentale [...] Sotto il profilo etico-politico emerge il fallimento di questo liberalismo astratto, viene alla luce il limite del detto attribuito a Voltaire: «disapprovo quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo». Che ne è però di questo detto, se si oltraggia un terzo? È evidente che qui c'è un salto etico".[22]

Il giorno 11 febbraio 2015 il Senato ha approvato con 234 voti favorevoli, 8 astenuti e 3 contrari un disegno di legge per adeguare le leggi italiane agli orientamenti normativi europei, che include anche il divieto di apologia e minimizzazione della Shoah, dei genocidi, dei crimini contro l'umanità e dei crimini di guerra[23].

Tecniche del negazionismo

La maggior parte, se non tutte, delle tecniche utilizzate dai negazionisti sono sfruttate al fine dell'inganno e della negazione. Le specifiche pratiche del negazionismo variano da utilizzare documenti falsi o documenti contraffatti spacciandoli come fonti autentiche[24], o per il medesimo scopo inventare motivazioni per screditare documenti autentici, a sfruttare le opinioni estrapolandole al di fuori del loro contesto storico[25]. Altre tecniche includono la manipolazione di dati statistici per sostenere il dato punto di vista e deliberate traduzioni errate di testi scritti in altre lingue. Invece di sottoporre i loro scritti alla prova di una revisione paritaria, i negazionisti riscrivono la storia per sostenere il loro programma e spesso si avvalgono di sofismi per ottenere i risultati desiderati.[26] Poiché il negazionismo può essere usato per negare, ingannare, o influenzare spiegazioni e percezioni, può essere considerato come una tecnica di propaganda[27], infine, le tecniche del negazionismo s'inseriscono entro i dibattiti intellettuali allo scopo di promuovere la loro interpretazione o percezione della storia[28].

Lo storico inglese Richard J. Evans ha così descritto la differenza di approccio tra storici revisionisti e negazionisti:

«Gli storici stimati e professionali non sopprimono dai documenti quei brani di citazioni che sono contrarie alla loro tesi, ma li prendono in considerazione e, se necessario, modificano la loro tesi di conseguenza. Costoro non utilizzano come autentici documenti che essi sanno essere dei falsi, anche se questi falsi potrebbero dare un supporto a quanto stanno sostenendo. Non inventano geniali ma implausibili motivazioni, assolutamente non provate, per screditare documenti autentici, se questi documenti sono in contrasto con le loro argomentazioni, ma correggono le loro argomentazioni, se è il caso, o, addirittura, le abbandonano del tutto. Non attribuiscono volontariamente le proprie conclusioni a libri e altre fonti, che, in realtà, ad un esame rigoroso, affermano il contrario. Costoro non cercano avidamente i numeri più favorevoli possibili in una serie di dati statistici, indipendentemente dalla loro affidabilità, o altro, semplicemente perché vogliono, per qualsiasi motivo, massimizzare i dati statistici in questione, ma piuttosto, valutano tutti i dati disponibili, come potenzialmente possibili, al fine di trovare un numero che resista all'esame critico degli altri studiosi. Costoro non traducono consapevolmente e scorrettamente le fonti in lingue straniere, al fine di renderle più utilizzabili per la loro finalità. Non inventano volontariamente parole, frasi, citazioni, incidenti e avvenimenti, per le quali non esiste alcuna prova storica, al fine di rendere le proprie argomentazioni più credibili.»

Casi di negazionismo

Il negazionismo dell'Olocausto

Lo stesso argomento in dettaglio: Negazionismo dell'Olocausto.

Uno dei più diffusi negazionismi è quello relativo ai crimini nazisti e all'Olocausto. Il più noto mediaticamente, dello scrittore filonazista e razzista[30] David Irving, che perse una causa per diffamazione da lui intentata contro la storica Deborah Lipstadt che lo definiva un "falsificatore della storia", nonostante il relativo successo di pubblico dei suoi libri[31][32].

Un altro negazionista è l'ex professore di critica letteraria all'Università di Lione Robert Faurisson, che si è prodigato per consolidare una delle colonne portanti della negazione dell'Olocausto: le camere a gas nei lager non sarebbero mai esistite, e se c'erano non avevano la funzione di sterminare le persone, ma solo quella di uccidere i pidocchi[33].

Il negazionismo italiano dell'Olocausto è rappresentato dagli scritti di Piero Sella.[34][35]

Claudio Moffa, professore ordinario presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'università di Teramo, durante delle lezioni ha affermato che "non c'è alcun documento di Hitler che dicesse di 'sterminare tutti gli ebrei'", mentre, in seguito, ha lodato "la grandezza umana e politica di Ahmadinejad"[36].

Nel 2012 si diffonde nel web in via semiclandestina il primo documentario italiano "Wissen macht frei - la conoscenza rende liberi" teso alla divulgazione delle tesi negazioniste e alla confutazione della storiografia nazista, attraverso la raccolta di materiale multimediale dai blog negazionisti e la citazione di noti negazionisti.

Storia sovietica

Nel periodo in cui esistette l'Unione Sovietica, essa tentò di controllare ideologicamente e politicamente la stesura di libri storici, sia in ambito accademico che divulgativo. Tali tentativi ebbero il maggior successo nel periodo fra il 1934 e il 1952. Secondo lo storico Mehnert i sovietici tentarono d'indirizzare la produzione storica in senso favorevole all'imperialismo russo. Durante la segreteria di Nikita Khrushchev (1956–64), la storiografia sovietica, in ogni caso soggetta a un controllo meno stringente, si divise fra stalinisti e anti-stalinisti. Durante tale periodo, in ogni caso, gli storici preferivano dedicarsi a periodi storici meno "rischiosi", in particolare la storia medievale e classica, meno soggetta a pressioni politiche e ideologiche.[37] Ad ogni modo, malgrado il rischio a cui si sottoponevano, non tutti gli storici sovietici del periodo accettarono le ingerenze politiche.

Il peso della storia personale dei vari politici all'interno del partito era cruciale, pertanto la storia del PCUS era fondamentale. Ad esempio i riferimenti a politici vittime delle purghe staliniane venivano rimossi persino dalle fotografie.

La storiografia della guerra fredda è invece segnata dalla controversia sulla negazione dei crimini staliniani, del massacro di Katyn', del progetto Venona e dello spionaggio sovietico e statunitense.[38][39][40]

Genocidi nel vicino Oriente

Attualmente l'azione più consistente volta a permettere che determinati fatti storici nel vicino Oriente vengano alla luce, superando il negazionismo, viene dalla Francia, particolarmente in riferimento ai genocidi avvenuti nel medio Oriente. In occasione della domanda di ingresso della Turchia nell'Unione europea vari paesi dell'UE hanno posto condizioni volte a indurre il governo turco a seguire l'esempio della Germania ammettendo gli antichi massacri, dei quali gli attuali governi turchi non hanno alcuna colpa. Si chiede anche di togliere alcune limitazioni attuali ai diritti dei superstiti, fra le quali il divieto del ricordo.

L'Argentina ha approvato una legge che istituisce il 24 aprile di ogni anno la "Giornata per la tolleranza e il rispetto tra i popoli"; in questo giorno vengono commemorate le vittime del genocidio armeno. La legge è stata approvata dalla Camera dei deputati il 29 novembre 2006 e dal Senato il 13 dicembre 2006 e promulgata il 12 gennaio 2007[41].

Altri casi di negazionismo

Negli ultimi decenni più volte tesi di storici o uomini politici sono state considerate, a torto o a ragione, come negazioniste.

  • Gli storici Diana Johnstone,[42] Lewis MacKenzie,[43][44] Milorad Dodik,[45] Pamela Geller[46][47] e Julia Gorin.[48] sono stati considerati negazionisti per la loro tesi secondo la quale alcuni massacri compiuti durante la guerra civile jugoslava non sarebbero stati rivolti contro civili inermi ma contro partigiani nemici.
  • Gli storici Hill e Yukiko hanno sottolineato tentativi di minimizzare gli effetti dei bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki[49].
  • A partire dal 1997, la pubblicista italiana Claudia Cernigoi fornì un'interpretazione del dibattito sviluppatosi in Italia nel corso degli anni novanta sugli eventi concernenti i Massacri delle foibe, definendolo come il frutto diretto della cosiddetta «propaganda nazifascista», teso a riproporre un «neoirredentismo» italiano.[50] Uno degli scopi dichiarati dall'autrice, che riduce il numero degli infoibati a "poche centinaia", è quello di «liberare finalmente anche gli Sloveni e la sinistra tutta da quel senso di colpa che si portano dietro come "infoibatori"».[51] Questo primo saggio provocò moltissime polemiche, tanto che un ricercatore vicino alle associazioni degli esuli istriani, Giorgio Rustia, pubblicò nel 2000 un volume fortemente critico delle metodiche di studio della Cernigoi[52]. Rustia contestò alla radice l'intera impostazione del saggio della Cernigoi, il numero delle vittime da lei proposto[53] e inoltre ricostruì la storia personale di alcuni degli infoibati - non affrontata dalla Cernigoi - per smentire ipotesi di giustificazione sul loro infoibamento fatte da quest'ultima. Gli storici Raoul Pupo e Roberto Spazzali - il primo all'epoca docente di storia contemporanea all'Università di Trieste, il secondo direttore dell'Istituto regionale per la storia del Movimento di Liberazione nel Friuli Venezia Giulia - in uno studio del 2003 hanno definito la Cernigoi come "negazionista o riduzionista" delle foibe[54], scatenando una dura reazione da parte della giornalista triestina. La stessa Cernigoi affermò in seguito che altri autori oltre a lei sono considerati negazionisti dal mainstream storiografico italiano, quali Sandi Volk e Alessandra Kersevan[55]. In seguito anche lo storico tedesco Rolf Wörsdörfer - all'epoca docente di Storia contemporanea nella Technische Universität di Darmstadt - affermò che il lavoro della Cernigoi era "negazionista"[56]. Allo stesso modo, anche Alessandra Kersevan è stata espressamente definita "negazionista" da Paolo Simoncelli, professore ordinario di storia moderna presso il Dipartimento di scienze politiche dell'Università degli Studi di Roma "La Sapienza"[57].
  • I libri di testo pakistani sono stati criticati come negazionisti e indofobici[58] Dal 2001, il governo del Pakistan ha infatti annunciato che era in corso una revisione dei libri di testo scolastici da parte del locale ministero dell'istruzione.[59][60][61]
  • Nel 2015-2016 il programma televisivo Le iene ha svolto diverse indagini su medici regolarmente iscritti all'albo che negano l'esistenza del virus dell'HIV, che a loro dire sarebbe solo un'invenzione delle case farmaceutiche per incrementare i profitti[62].

Note

  1. ^ Giovanna Canzano, Revisionismo o negazionismo? Intervista a Robert Faurisson, su ariannaeditrice.it, 3 marzo 2008. URL consultato il 27 ottobre 2013.
  2. ^ A. Di Giovine, Il passato che non passa: "Eichmann di carta" e repressione penale (PDF), in Diritto pubblico comparato ed europeo, fasc. 1, Torino, Giappichelli, 2006, pp. XIV-XXVIII (archiviato dall'url originale il 5 febbraio 2009).
  3. ^ (EN) Holodomor and Holocaust denial to be a criminal offense, in The Day, 3 aprile 2007. URL consultato il 27 ottobre 2013.
  4. ^ Marco Pascqua, "La Shoah? Una fandonia, un complotto" viaggio nel negazionismo via internet, in La Repubblica, 15 ottobre 2010. URL consultato il 27 ottobre 2013.
  5. ^ ATTI ADOTTATI A NORMA DEL TITOLO VI DEL TRATTATO UE - DECISIONE QUADRO 2008/913/GAI DEL CONSIGLIO del 28 novembre 2008 Gazzetta ufficiale dell'Unione europea 6.12.2008 L 328/55
  6. ^ a b c d Irene Spigno, La storia infinita e il reato di negazionismo, su diritticomparati.it, 9 gennaio 2014 (archiviato dall'url originale il 23 gennaio 2015).
  7. ^ Contro il negazionismo, per la libertà della ricerca storica
  8. ^ Vedi disegno di legge presentato il 5 luglio 2007: “Norme in materia di sensibilizzazione e repressione della discriminazione razziale, per l'orientamento sessuale e l'identità di genere. Modifiche alla legge 13 ottobre 1975, n. 654”
  9. ^ Perché ci serve il reato di negazionismo
  10. ^ Carlo Ginzburg, Ginzburg: "Perché è un errore punire i negazionisti", su repubblica.it, 22 ottobre 2013. URL consultato il 22 gennaio 2015.
  11. ^ Fiamma Nirenstein, Negare la Shoah è da infami Ma non è reato, su ilgiornale.it, Il Giornale, 17 ottobre 2013. URL consultato il 22 gennaio 2015.
  12. ^ Franco Cardini, Furio Colombo, Discussione sulla legge che punisce il negazionismo - Il dovere della memoria non vuole limiti o sanzioni, su osservatorioantisemitismo.it, Osservatorio antisemitismo (da "Il garantista"), 28 giugno 2014. URL consultato il 22 gennaio 2015.
  13. ^ Al negazionismo si risponde con le armi della cultura non con quelle del diritto penale, su camerepenali.it, 16 ottobre 2013 (archiviato dall'url originale il 20 ottobre 2013).
  14. ^ Adriano Prosperi, Se le bugie negazioniste diventeranno un reato, in La Repubblica, 16 ottobre 2010.
  15. ^ Adriano Prosperi, Se una legge vuole punire chi cancella la Shoah, in Micromega, 30 ottobre 2013.
  16. ^ Stefano Levi Della Torre, 6 ragioni per non punire il negazionismo, su kolot.it, 21 gennaio 2011.
  17. ^ Recchia Luciani e Luciano Patruno (a cura di), Opporsi al negazionismo, 2014.
  18. ^ Opporsi al Negazionismo - Intervista alla docente Francesca R. Recchia Luciani, su libri-bari.blogautore.repubblica.it, 26 gennaio 2014.
  19. ^ Paola Coppola, Negazionismo, coro di sì a Pacifici Letta: in campo anche il governo, in Repubblica, 16 ottobre 2010.
  20. ^ Perché è bene che il negazionismo sia reato, in Repubblica, 24 ottobre 2013.
  21. ^ Claudia Daconto, Legge contro il negazionismo: io dico sì, in Panorama, 17 ottobre 2013.
  22. ^ Donatella Di Cesare, Riflessioni intorno al disegno di legge contro il negazionismo (PDF), in Audizioni sul disegno di legge n. 54 (Negazionismo) contributi degli auditi, Segreteria Commissione giustizia Senato, marzo 2014.
  23. ^ Negazionismo, ok del Senato al ddl «Pene fino a tre anni di carcere, in Corriere della Sera, 11 febbraio 2015.
  24. ^ Daniel Bensoussan-Bursztein, Négationnisme : état des lieux et perspectives critiques, Dans Revue d’Histoire de la Shoah 2017/2 (N° 207).
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  48. ^ (EN) Julia Gorin, We Have Arrived: As the Mosque De Triomphe Goes Up in New York, Canada has Bigger Balls than America, su Republican Riot, 10 agosto 2010. URL consultato il 27 ottobre 2013.
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  50. ^ Operazione foibe a Trieste. Come si crea una mistificazione storica: dalla propaganda nazifascista attraverso la guerra fredda fino al neoirredentismo, Udine, Kappavu, 1997 (archiviato dall'url originale il 18 giugno 2008).
  51. ^ C.Cernigoi, op.cit., Introduzione Archiviato il 12 aprile 2011 in Internet Archive..
  52. ^ Giorgio Rustia, Contro Operazione foibe a Trieste (PDF), Trieste, 2000.
  53. ^ G. Rustia, op. cit, pp. 205 e seg.
  54. ^ Pupo, Spazzali, pp. 126-127.
  55. ^ Emergenza Negazionismo A Trieste, su La Nuova Alabarda, marzo 2010, lettera del direttore. URL consultato il 27 ottobre 2013.
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Bibliografia

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