Nichilismo
Il termine nichilismo, o nihilismo (dal latino medievale nichil, "nulla"), nella lingua tedesca Nihilismus, fu adottato in Germania dalla fine del XVIII secolo nell'ambito della polemica sulle conclusioni della filosofia di Kant; si diffuse in seguito ampiamente con la pubblicazione della lettera di F.H. Jacobi a Fichte del 1799, Jacobi an Fichte (nota come Sendschreiben an Fichte) dove acquistò il senso generico di critica radicale demolitrice di ogni filosofia che pretendesse di possedere un reale contenuto di verità.[1][2]
Comunemente indica anche ogni atteggiamento genericamente rinunciatario e negativo nei confronti del mondo con le sue istituzioni e i suoi valori,[2] nonché un sentimento di generale disperazione derivata dalla convinzione che l'esistenza non abbia alcuno scopo, per cui non vi è necessità di regole e leggi;[3] quest'ultima idea non è condivisa da tutti i nichilisti: movimenti, ad esempio, come il futurismo e il decostruttivismo,[4] sono stati spesso identificati da diversi autori come "nichilistici" in numerosi contesti.
Autori pessimisti hanno poi identificato il nulla come la realtà ultima:
«Due verità che gli uomini generalmente non crederanno mai: l’una di non saper nulla, l’altra di non esser nulla. Aggiungi la terza, che ha molta dipendenza dalla seconda: di non aver nulla a sperare dopo la morte.»
Il nichilismo, infatti, assume diverse caratteristiche a seconda del contesto storico in cui si inquadra: per esempio, Jean Baudrillard e altri, come il filosofo ateo Michel Onfray[5], hanno spesso definito il postmodernismo come un'epoca nichilista,[6] e diversi teologi cristiani e figure di autorità religiose (nonostante vi siano stati in passato correnti religiose vicine ad un certo nichilismo come la mistica renana) hanno spesso sostenuto che il postmodernismo[7] e diversi aspetti della modernità si caratterizzano per il rifiuto del teismo, aspetto questo che porta a identificarli con il nichilismo, che in ambito cattolico è spesso apparentato all'ateismo. Aspetti nichilistici possono riscontrarsi anche nell'accezione moderna e contemporanea di cinismo[4][8]. Controverso è, invece, se lo scetticismo sia un pensiero nichilista.
Storia del nulla[modifica | modifica wikitesto]
«Vanità delle vanità, dice Qoèlet, vanità delle vanità: tutto è vanità.»
Se ci riferiamo al nichilismo soprattutto riguardo alla sua origine etimologica, al punto da sostenere che quella concezione equivale a un pensiero incentrato sul "nulla", dovremmo affermare che se ne possano trovare tracce sin dai primordi e nel seguito della storia della filosofia, a partire dal libro biblico del Qoelet, in cui si legge che tutto è "vano" e non vi è mai "nulla di nuovo" (nihil sub sole novum), pur risolvendosi poi nell'accettazione salvifica finale della religiosità ebraica.[9][10] Il primo autore filosofico che tratta il problema del nulla appare essere Gorgia (485/483-375), che afferma: «Nulla è; se anche qualcosa fosse, non sarebbe conoscibile; se anche qualcosa fosse conoscibile, non sarebbe comunicabile agli altri.» Si dovrebbero quindi includere tra i teorici del nulla: Fredegiso di Tours (VIII sec.), allievo di Alcuino di York, il quale nel suo De substantia nihili et tenebrarum pensa che il nulla esista e che quindi debba avere una sua sostanza; Giovanni Scoto Eriugena, che nel IX secolo inizia il terzo libro del suo De divisione Naturae con la Quaestio de nihilo tentando un'interpretazione che soddisfi la filosofia greca e la teologia cristiana; il teologo della mistica renana Meister Eckhart (XIII secolo), che nel suo assoluto misticismo arriva ad affermare che Dio e il nulla, «l'angelo, la mosca e l'anima» sono la stessa cosa.[11] L'ossessione della definizione del nulla prosegue in età rinascimentale con Charles de Bovelles, che nel suo Liber de nihilo (1509) sulla «negazione originaria della materia» tenta di fondare una teologia negativa. Anche Leonardo da Vinci si perde nella concezione del nulla quando riflette che «Infralle cose grandi che infra noi si trovano, l'essere del nulla è grandissimo»[12].
Leibniz nel XVII secolo si avventurerà nella definizione del nulla quando si chiederà:
«Pourquoi il y a plustôt quelque chose que rien?»
«Perché esiste qualcosa invece che il nulla?»
rispondendo:
«Car le rien est plus simple et plus facile que quelque chose»
«Perché il nulla è più semplice e più facile che [concepire] qualche cosa»
Storia del nichilismo moderno[modifica | modifica wikitesto]
Esordio: Jacobi e Schopenhauer[modifica | modifica wikitesto]

Il nichilismo inteso come una dottrina che sostiene la negazione radicale di un determinato sistema di valori esordisce - dopo la crisi della ragione dell'illuminismo, che a sua volta aveva messo in crisi la fede tradizionale - con la polemica di Jacobi nei confronti di Fichte: nella sua Lettera a Fichte del 1799, egli definì nichilistico il trascendentalismo kantiano, che dissolveva il mondo in apparenza e lo destituiva della sua consistenza.[1] Più tardi Schopenhauer, ne Il mondo come volontà e rappresentazione (1819), s'inoltrò in un radicale confronto con il nulla semplificando la dottrina kantiana. Egli distinse un mondo di fenomeni concepito come pura apparenza, e un mondo invisibile della volontà che però esiste solo per essere negata attraverso l'ascesi, come noluntas, ossia come volontà che si nega o che anela al nulla.[1]
Il nichilismo russo[modifica | modifica wikitesto]
Il nichilismo si espresse anche come forma di filosofia politica nel movimento anarchico diffuso in Russia alla fine dell'Ottocento che, fidando ciecamente nella scienza, rifiutava ogni forma tradizionale di cultura e si proponeva di sconvolgere l'ordine sociale e il regime politico allora esistenti per fondarne altri su nuove basi.[2]
In Russia, il termine «nihilista» fu adoperato sin dal 1829 dal critico letterario Nikolaj Ivanovič Nadeždin, nel suo articolo L'adunata dei nihilisti,[14] per indicare semplicemente chi «non sa e non capisce nulla»[15]. Un decennio dopo un altro critico, Michail Katkov, diede invece alla parola, con intenzioni polemiche nei confronti degli autori della rivista Il Contemporaneo, il significato più filosofico di «colui che non crede a nulla»: quando invece «Se si guarda al cosmo, posti di fronte a due atteggiamenti estremi, è più facile diventare mistico che nihilista».[16]

Il termine divenne popolare ad opera del drammaturgo e romanziere russo Ivan Sergeevič Turgenev con il romanzo Padri e figli 1862,[1] dove, egualmente con intenti polemici, l'autore faceva del personaggio del giovane rivoluzionario Bazarov un "nihilista", un uomo «che non s'inchina dinanzi a nessuna autorità, che non presta fede a nessun principio, da qualsiasi rispetto tale principio sia circondato»,[17] e che concentra in sé quanto di più moralmente negativo Turgenev vedeva in quella intelligencija giovanile che, pur proveniente dalla classe piccolo-borghese, rifiutava le posizioni politiche liberali e costituiva la militanza sovversiva più radicale di tutta la Russia; quella stessa gioventù che anche Fëdor Dostoevskij condannava nel romanzo I demoni tracciando diverse figure di nichilisti, come quelle di Verchovenskij e Stavrogin.
«Ogni tanto mi viene in mente che molti di questi stessi giovani delinquenti, che vanno attualmente in putrefazione, finiranno un giorno per diventare degli autentici e solidi počvenniki,[18] e cioè dei veri russi? Quanto agli altri, che finiscano pure di marcire! Finiranno pure per tacere anche loro, colpiti da paralisi. Ma che autentiche carogne![19]»
La scelta di Turgenev era tuttavia infelice, scrisse Saltykov-Ščedrin, perché erano proprio i giovani condannati da Turgenev i più fermamente convinti delle proprie idee: in quel contesto il nihilismo era un «vocabolo privo di senso, capace meno di qualsiasi altro di caratterizzare la giovane generazione, nella quale si poteva discernere ogni genere di "ismi", ma non certo il nihilismo».[20] Un altro redattore del Sovremennik, Maksim Antonovič, recensì Padri e figli, accusando Turgenev di aver falsificato la realtà.[21]
Al contrario, il redattore del Russkoe slovo (Русское слово, La parola russa) Dmitrij Pisarev, scrivendo che Turgenev aveva descritto con esattezza la condizione spirituale dell'intelligencija materialista e rivoluzionaria del suo tempo, si dichiarò egli stesso un nichilista. Positiva era la funzione violentemente critica delle condizioni politiche e sociali della Russia svolta dalla gioventù intellettuale, e necessaria era l'emancipazione dell'individuo, la formazione di caratteri «criticamente pensanti».[22]
In questo periodo viene pubblicata un'opera allora popolare che ricostruisce il cosiddetto "nichilismo russo" sulla base dei resoconti dei giornali russi sugli incidenti nichilisti (N. Karlowitsch: Die Entwicklung des Nihilismus. Berlino 1880). Questa raccolta di materiale, pubblicata in tre edizioni, non solo era nota a un ampio pubblico di lettori tedeschi, ma la sua influenza su Nietzsche può essere dimostrata.[23] Per quanto riguarda lo sviluppo del pensiero di Nietzsche, è stato notato nella ricerca che, sebbene abbia trattato temi "nichilistici" a partire dal 1869 ("pessimismo, con il nirvana e con il nulla e il non-essere"[24]), un uso concettuale del nichilismo si è verificato per la prima volta in appunti manoscritti a metà del 1880 (KSA 9.127-128).
Nietzsche[modifica | modifica wikitesto]

Con Nietzsche si determina il significato non episodico, ma centrale del nichilismo, come è stato inteso dal pensiero contemporaneo[1]. L'emancipazione da ogni fede metafisica viene espressa da Nietzsche nel detto «Dio è morto». Al culmine della metafisica occidentale, tutta volta a sollevare il velo dell'apparenza, l'impulso alla verità e all'affinamento della coscienza si trasformano nell'amaro riconoscimento dell'assenza di ogni verità, nel tramonto di Dio.[1] Se Dio muore non ci sono più termini di paragone esterni all'esistenza per giudicare di essa. Di fronte a questo crollo valoriale è possibile reagire in due modi profondamente differenti: in modo passivo e in modo attivo. Si subisce il nichilismo passivamente se si abbandonano le cose al loro corso, un po' adeguandosi al crollo dei valori, un po' lamentandosi di questo crollo.[25] Il "nichilismo passivo" si configura quindi come chiusura nei confronti della creatività, in quanto il nichilista passivo semplicemente si aggrappa a qualche lembo di valore ormai decrepito che ancora riesce ad acciuffare nel marasma generale.[25]
In Der Wille zur Macht (La volontà di potenza, Ed. Kröner) Nietzsche afferma:
«Ciò che io racconto è la storia dei prossimi due secoli. Io descrivo ciò che viene, ciò che non può fare a meno di venire: l'avvento del nichilismo. Questa storia può già ora essere raccontata; perché la necessità stessa è qui all'opera. Questo futuro parla già per mille segni, questo destino si annunzia dappertutto; per questa musica del futuro tutte le orecchie sono già in ascolto. Tutta la nostra cultura europea si muove in una torturante tensione che cresce da decenni in decenni, come protesa verso una catastrofe: irrequieta, violenta, precipitosa; simile ad una corrente che vuole giungere alla fine, che non riflette più ed ha paura di riflettere.[26]»
Nella fondamentale opera Così parlò Zarathustra (1883-1885), Nietzsche raffigura la civiltà decadente, il nichilismo e l'oltreuomo con alcune metafore. In primis quella del cammello: portatore del peso dei valori e degli idoli che si è creato (la storia umana e la cultura) e che lo appesantiscono nel suo movimento libero e creativo, esso rappresenta una sorta di sapere storico che reprime e indebolisce la potenza e la forza dell'istinto di libertà creativa ch'era invece presente in più larga misura in figure e popolazioni che ci hanno preceduto.[27] In secondo luogo la figura del leone, il nichilismo stesso ma anche il filosofo distruttore poiché anch'egli immerso, pur in maniera attiva, nel processo di decadenza e quindi anch'egli figura del nichilismo, ed infine l'aurora oltre l'umano, troppo umano: l'oltreuomo che, liberatosi dalle catene della storia e alleggeritosi dei fardelli del passato che imprigionavano il gioco creativo delle sue facoltà e dei suoi istinti primordiali, come un "fanciullo" gioca finalmente libero e creatore di sempre più nuove possibilità esistenziali ("nichilismo attivo"), sì che la Terra diventa "luogo di guarigione".[27] Il "bambino-oltreuomo" ha la straordinaria virtù di mettere insieme qualità apparentemente inconciliabili dell'esperienza: impara a essere folle ed è follemente saggio: sceglie liberamente la necessità del divenire e padroneggia la propria libertà di creatore; è virtuoso nelle passioni più sfrenate e pratica la perversione con innocenza.[25]
Heidegger[modifica | modifica wikitesto]
«Il nichilismo. Non serve a niente metterlo alla porta, perché ovunque, già da tempo e in modo invisibile, esso si aggira per la casa. Ciò che occorre è accorgersi di quest'ospite e guardarlo bene in faccia.[28]»

Martin Heidegger volge la sua riflessione al problema della verità dell'Essere, descrivendo la sua ontologia come un possibile superamento di quella tradizione metafisica che egli riteneva essersi definitivamente compiuta con Nietzsche.[29] Nella sua opera Il nichilismo europeo, che nasce da una rilettura della filosofia di Nietzsche, Heidegger individua nella formula nietzschiana "Dio è morto" la miglior auto-definizione del nichilismo, che egli analizza in maniera critica.
Alla riflessione sul tema del nichilismo, oltre a questo testo, Heidegger dedicherà altri scritti tra cui:
- Il superamento della metafisica (1938-1939), dove esprime la tesi secondo la quale la metafisica è l'origine e l'essenza del nichilismo, che ne costituisce pertanto il suo tratto fondamentale. L'essenza della metafisica si manifesta infatti, secondo Heidegger, nella soppressione della differenza ontologica, a causa della quale l'essere viene considerato come un ente fra gli altri e dunque dell'essere stesso, letteralmente, "non ne è più ni-ente".
- L'essenza del nichilismo (1946-1948).
Secondo Karl Löwith (1897-1973), uno dei maggiori allievi di Heidegger, mentre Nietzsche con la dottrina dell'"eterno ritorno" aveva pensato il nichilismo come principio filosofico, Heidegger invece pensa il principio filosofico come nichilismo.
Nichilismo e tecnica[modifica | modifica wikitesto]
Va infine ricordato il profondo nesso tra nichilismo e tecnica (nel senso di "perizia", "saper fare", "saper operare") come viene sviluppato nella riflessione di Heidegger. Il nichilismo è infatti il punto culminante e definitivo della metafisica occidentale, che ha segnato «l'oblio del problema del senso dell'essere», sostituito dalla scienza con l'ente e rivalutato dalla tecnica per la sua utilizzabilità.[30]
«... di Heidegger ci era stata trasmessa l'immagine di un filosofo nemico assoluto della tecnica e della tecnologia, grande amante della natura incontaminata e della Foresta Nera, l'idea di un Heidegger boscaiolo e contadino in inappellabile contrapposizione al mondo delle macchine. La tecnica secondo il filosofo tedesco, si diceva, è espressione massima del nichilismo moderno e perciò essa va condannata senza appello, rifiutata e guardata con grande sospetto da chi faccia della cerca dell'Essere il motivo del suo impegno filosofico ed esistenziale.[31]»
Nel 1953, Heidegger pone la domanda circa l'essenza della tecnica moderna: l'uomo di oggi esperisce la verità dell'Essere sotto forma di tecnica, ma l'essenza più profonda della tecnica non è nulla di tecnico (M. Heidegger, La questione della tecnica), perché appartiene all'ambito dell'arte. Infatti l'antico concetto greco di τέχνη (téchne), in origine, era usato per indicare una prerogativa divina di cui era stato fatto dono agli uomini per sopperire alla loro intrinseca debolezza. Secondo questa concezione il concetto di téchne per esempio diventa centrale nella filosofia socratico-platonica. Da Socrate, infatti, si origina la tesi secondo cui la virtù è una scienza e il compito del filosofo è quello di indagare la possibilità di un sapere tecnico, pratico, nel campo della morale e della politica. Anche nei Dialoghi di Platone, e in particolare negli scritti giovanili, le tecniche vengono additate come modello di conoscenza scientifica per eccellenza:
«Il sapere in generale, privo di un oggetto proprio, non ha alcun senso per Platone: ogni scienza ed ogni tecnica sono sempre una determinata (τις) scienza o tecnica, cioè vertono su alcuni oggetti specifici e non su altri. Una tecnica che non si sia delimitata il campo in base al proprio oggetto non è una tecnica.[32]»
La tecnica circoscrive in modo chiaro e riconoscibile il proprio oggetto, ed è perciò il modello epistemologico a cui si rifà anche il filosofo. Ciò diventa ancora più evidente nella contrapposizione della filosofia alla poesia e alla retorica, le quali invece non sono in grado di definire il loro oggetto.
Spostandoci nell'epoca contemporanea, in ottica fine-ottocentesca, la tecnica costituisce l'esito necessario della conoscenza, quando questa si sia liberata dalle pastoie della metafisica o della religione. Per questo in Nietzsche la "morte di Dio" apre l'epoca del nichilismo attivo, dove l'umanità utilizzerà consapevolmente le forze della Terra in direzione del dominio sulle cose. Ma anche questa dichiarata sovversione di tutti i valori tradizionali non è altro che l'aspetto più caratteristico del pensiero nichilista giunto alla «vigilia della notte» del pensiero occidentale,[33] in cui la volontà di potenza dell'uomo diventa fine a se stessa, un "volere il volere" ("Wille zum Willen").[34]
Severino[modifica | modifica wikitesto]
Scrive Emanuele Severino che la moderna visione del nichilismo è erratamente basata sul concetto di ente che nasce dal nulla, esiste, per poi ritornare nel nulla.
Vattimo[modifica | modifica wikitesto]
Contro nuovi e possibili irrigidimenti metafisici ("non sono più concepibili princìpi immutabili") si esprime il filosofo italiano Gianni Vattimo, che critica il "nichilismo negativo", il quale si ostina a propugnare l'idea di un fondamento (una verità, un valore, un'idea) naturale:
«[…] già tentare di modellare leggi, costituzioni, provvedimenti politici ordinari, sull'idea di una progressiva liberazione di norme e regole da ogni preteso limite "naturale" (e cioè ovvio solo per chi detiene il potere) può diventare un progetto politico positivo.»
Egli affida un compito politico alla tradizione della Sinistra:
«una sinistra nichilistica non-metafisica, non potrà più fondare le proprie rivendicazioni sull'uguaglianza, ma dovrà invece porre alla base la dissoluzione della violenza. È chiaro perché: l'uguaglianza è sempre ancora una tesi metafisica che si espone a essere confutata come tale, in quanto pretesa di cogliere una essenza umana data una volta per tutte.Nichilismo ed emancipazione. Etica, politica, diritto, 2003, p. 104»
Altri filosofi e pensatori[modifica | modifica wikitesto]
Secondo il filosofo Pier Paolo Ottonello (n. 1941):
«Il nichilismo come negazione radicale o metafisica, è dunque negazione del senso dell'essere e degli enti in quanto significato e realtà sostanziali e valorativi, che possono essere tali solo in quanto fondati nell'assolutezza dell'essere. Nichilismo è dunque, essenzialmente, l'assoluta negazione di ogni assolutezza, che percorre le strade o dell'indeterminazione dell'essere e degli enti o dell'univocità radicale essere nulla[35].»
In un significato più comune, il nichilismo è una concezione delle cose in base alla quale la realtà sarebbe inesorabilmente destinata a declinare nel nulla, ovvero, dal punto di vista etico, sarebbe indeterminabile o assente una finalità ultima che orienti il corso delle cose e la vita dell'uomo. Dato che questi è limitato e sperimenta ogni giorno questo limite nella morte e nelle sue dolorose anticipazioni, allora egli può essere spinto a considerare - al di là di quanto ne sia cosciente - che il niente sia il vero senso dell'essere. L'affermazione nichilista nega pertanto, in questo senso, vera consistenza alla realtà e di conseguenza esclude che l'uomo possa fare esperienza della verità in quanto tale, considerata come oggettiva e universale.
Per Sergio Givone, se da una parte il "nichilismo metafisico" afferma che il mondo non ha senso (perché la morte è l'orrore che tutto annienta) e termina così in un assurdo, dall'altra il nichilismo dei nostri giorni è più tranquillizzante e consolatorio: predica l'accettazione da parte dell'uomo della propria condizione e l'inutilità delle speranze che sono fuori dalla sua portata.
Invece Wilhelm Weischedel, filosofo tedesco del Novecento, ha elaborato una teologia filosofica nell'età del nichilismo.
Leonardo Vittorio Arena propone la sua "visione/non visione" del nonsense attraverso un nichilismo costruttivo, ispirandosi a concezioni filosofiche dell'Occidente, come quelle di Nietzsche e Wittgenstein, e dell'Oriente, come quelle del Buddhismo Chán/Zen e del taoismo di Zhuāngzǐ, in due sue opere: Nonsense o il senso della vita e Note ai margini del nulla.
Altri pensatori e scrittori che hanno trattato il nichilismo a vario titolo sono Giacomo Leopardi, Emil Cioran, Umberto Galimberti, Sigmund Freud, Michel Onfray, il Marchese de Sade, Jean-Paul Sartre, Philipp Mainländer, Eduard von Hartmann, Albert Camus, Manlio Sgalambro, Albert Caraco, Morris Lorenzo Ghezzi, Guido Ceronetti, Max Stirner (L'Unico e la sua proprietà), Oswald Spengler, Ernst Jünger (si veda anche la sezione Letteratura).
Forme di nichilismo[modifica | modifica wikitesto]
Il nichilismo in sé può essere suddiviso secondo diverse definizioni e la loro ricorrenza è utile a descrivere posizioni filosofiche che sono tra loro indipendenti e sconnesse, seppur talvolta sia possibile una correlazione o una consequenzialità tra l'una e l'altra.
Nichilismo metafisico[modifica | modifica wikitesto]
Il nichilismo metafisico è una teoria filosofica secondo cui "è possibile" che non esistano realtà oggettive nella loro totalità, o più teoricamente, si ritiene che vi sia un mondo ipotetico in cui queste non esistano; o al più che non possano esistere realtà oggettive "concrete"; perciò se ogni parola possibile contiene degli oggetti, ce n'è alla fine almeno una che contiene enti astratti.
Una forma estrema nel nichilismo metafisico è comunemente definita come la credenza per cui non esiste nessun componente di un mondo auto-sufficiente.[36] Un modo per interpretare una simile affermazione può essere: «È impossibile distinguere l'esistenza dalla non-esistenza, poiché questi due concetti non hanno delle caratteristiche oggettive definite, e un fondamento di verità che un'affermazione può possedere, in modo da trovare una differenza tra i due.»[37] Se non esiste qualcosa che può discendere il significato di "esistenza" dalla sua negazione, il concetto di esistenza non ha alcun significato; o in altre parole, non esiste alcun valore intrinseco. Il termine "significato" in questo senso è usato per affermare che come l'esistenza non possiede un alto livello di "realtà", l'esistenza in sé non significa nulla. Si potrebbe dire che questa credenza, unita al nichilismo epistemologico, darebbe come risultato l'idea che nulla può essere definito come reale o vero, poiché questi parametri non esistono.
Nichilismo epistemologico[modifica | modifica wikitesto]
La forma epistemologica del nichilismo può essere vista come un'estremizzazione dello scetticismo, in cui ogni forma di conoscenza o sapere è negata. Alan Pratt definisce il nichilismo come
«The belief that all values are baseless and that nothing can be known or communicated.»
«La convinzione che tutti i valori sono privi di base e che nulla può essere noto o comunicato»
Nichilismo mereologico[modifica | modifica wikitesto]
Il nichilismo mereologico (altresì detto nichilismo compositivo) è la posizione secondo cui non esistono enti con identità proprie (non solo nello spazio, ma anche nel tempo), ma enti sprovvisti di identità - detti anche "blocchi da costruzione" - e che il mondo come lo percepiamo e lo sperimentiamo, in cui crediamo vi siano questi enti dotati di identità, è solo un prodotto della fallacia delle percezioni umane.[38]
Nichilismo esistenziale[modifica | modifica wikitesto]
Il nichilismo esistenziale è la credenza per cui la vita non possiede alcun valore o senso intrinseco. Tale filosofia asserisce che l'uomo è l'attore del suo farsi nel mondo, il responsabile di ogni sua azione ed il costruttore di ogni suo scopo o significato, che non v'è in principio. L'inesistenza del senso della vita è stato un problema largamente trattato dalla scuola filosofica dell'esistenzialismo. È da sottolineare come sia assolutamente indipendente il pensiero dell'ateismo da quello del nichilismo esistenziale (che infatti nega l'esistenza di un senso, non di Dio).
Nichilismo morale[modifica | modifica wikitesto]
Il nichilismo morale, noto anche come nichilismo etico, è una posizione metaetica che sostiene l'inesistenza della moralità come realtà oggettiva; perciò non vi è azione che sia necessariamente preferibile a un'altra. Per esempio, un nichilista morale potrebbe affermare che l'uccidere una persona, per una qualsiasi ragione, non è intrinsecamente né giusto né sbagliato. Altri nichilisti potrebbero addirittura dire che non vi è alcuna moralità, e se questa esiste, è un'invenzione umana e quindi una costruzione artificiale, nella quale ciascun senso è relativo a seconda delle diverse possibili conseguenze. Ad esempio, se qualcuno uccide una persona, un nichilista potrebbe sostenere che uccidere non sia per forza sbagliato, indipendentemente dai nostri principi morali: è tale solo perché la moralità è costruita come una dicotomia rudimentale, in cui viene affermato che una cosa negativa ha un peso ben più grave di un qualcosa definito come positivo: come risultato, uccidere qualcuno è sbagliato perché non si lascia la possibilità a questo di vivere, al cui vivere è arbitrariamente conferito un senso positivo. In questo modo, un nichilista morale crede che tutte le dichiarazioni etiche siano false.[39]
Nichilismo politico[modifica | modifica wikitesto]
Il nichilismo politico è una branca che segue i punti caratteristici della filosofia nichilista, come il rifiuto di istituzioni non-razionalizzate o non-provate: nella fattispecie, le più importanti strutture sociali e politiche, come il governo, la famiglia e le leggi. Il movimento nichilista espose una dottrina simile nel diciannovesimo secolo in Russia. Il nichilismo politico è una corrente di pensiero assai differente dalle altre forme di nichilismo, ed è spesso considerata più come una forma di utilitarismo. Un'analisi influente sul nichilismo politico ci è stata presentata da Leo Strauss.[40]
Riferimenti culturali[modifica | modifica wikitesto]
Arte contemporanea[modifica | modifica wikitesto]
Il termine Dada è stato per la prima volta usato da Tristan Tzara nel 1916.[41] Il movimento, che durò dal 1916 al 1922, sorse durante la prima guerra mondiale, un evento che fu d'influenza culturale per gli artisti del periodo.[42] Il movimento Dada è nato a Zurigo, in Svizzera – inizialmente conosciuto sotto il nome di "Niederdorf" o "Niederdörfli" – al Café Voltaire.[43] I Dadaisti affermano che il Dada non fu un movimento artistico, ma una forma di anti-arte, nella quale spesso si utilizzavano oggetti qualsiasi trovati casualmente, elaborati, decontestualizzati e modificati, per poi essere uniti in un'opera unica. Il concetto di anti-arte è nato per affrontare la sensazione di vuoto che si venne a creare dopo la guerra. Questa tendenza a svalutare l'arte ha portato molti a concepire il Dadaismo come un movimento nichilista. I soliti artisti Dada davano alle proprie creazioni un significato di loro invenzione per interpretarle ed è così difficile classificarle insieme ad altre manifestazioni artistiche contemporanee. Perciò, proprio a causa di questa ambiguità, è stato definito come un modus vivendi nichilista.[42]
Tra il Ventesimo e Ventunesimo secolo l'arte visiva manifesta sempre più accentuate istanze nichilistiche.[44] Asseconda, per esempio, la propensione della cultura contemporanea a ridurre il reale al virtuale, al simulacro senza più referente.[45] Nei casi più radicali, appare come «un'ARTE SENZA FINE, senza capo né coda, in cui, letteralmente, non si distingue più niente, se non il furore ritmologico».[46] Jean Baudrillard giudica come massimo rappresentante di questa tendenza Andy Warhol le cui immagini sono «un'esaltazione della potenza del segno che, perso ogni significato naturale, risplende nel vuoto con tutta la sua luce artificiale».[47]
In altre sue manifestazioni, l'arte contemporanea tende a esprimere una vera e propria teoria visiva della coincidenza di essere e di non-essere, di vita e di morte, ovvero una sorta di metafisica nichilistica per immagini.[48] L'artista Gino De Dominicis, a partire dagli anni Settanta del Novecento, teorizza che, fino a quando gli uomini non saranno in grado di rendersi immortali, essi non esisteranno veramente, essendo solo verifiche di possibilità di esistenza.[49] Altri, come Maurizio Cattelan e Damien Hirst, esplicitano, con le loro opere, la rassegnazione dell'uomo contemporaneo occidentale di fronte alla intrascendibilità della morte in quanto evento definitivo, con tutto il portato di insensatezza che ne deriva.[50]
Per Cattelan è centrale che «noi siamo forse le uniche creature intimamente consapevoli del fatto che dovranno morire, anche quando la morte non è imminente».[51]
Per Hirst «Si riduce tutto alla morte. Voglio dire, stiamo morendo. È una carneficina (...). Che stiamo facendo, moriamo? È delizioso, è bellissimo, è favoloso. (...). La forza motrice, la roba in cui viviamo, si decompone. E le cose in decomposizione sono coloratissime, è incredibile, a qualsiasi livello. E stiamo morendo. Non ha senso».[52]
Cattelan e Hirst comunicano questo sentimento di impermanenza attraverso diversi espedienti semantico-stilistici. In particolare, con opere che presentano animali mentre esprimono la loro vitalità al massimo grado pur essendo palesemente morti, come quelli conservati in teche ripiene di formaldeide da Damien Hirst - ad esempio The Physical Impossibility of Death in the Mind of Someone Living del 1991, con il corpo di un vero squalo tigre dalle fauci spalancate come se fosse in procinto di aggredire una preda - oppure come quelli che, nelle installazioni di Maurizio Cattelan, appaiono pieni di vita - il cagnolino scodinzolante che porta il giornale al padrone (Pluto, 1998), il gatto che arcua la schiena in segno di difesa (Felix, 2001) - ma in forma di scheletri, dunque come se, da vivi, fossero già morti.[53]
Letteratura[modifica | modifica wikitesto]
Il nichilismo contrassegna in modo particolare la letteratura russa: è infatti la tematica principale del capolavoro russo Padri e figli di Ivan Turgenev, analizzato nella sua accezione ateistica, materialistica, positivistica e rivoluzionaria; una tematica che verrà ripresa, approfondita, criticata dalla letteratura russa degli anni Sessanta del XIX secolo in maniera estensiva. Non a caso l'opera scatenò diverse polemiche in Russia, e non solo, che costrinsero Turgenev a dare spiegazioni e, di fatto, a diradare la sua attività letteraria.
Anton Čechov ha realizzato un ritratto del nichilismo nel suo romanzo Tre sorelle. La ricorrente locuzione "che cosa importa" o altre varianti simili è spesso pronunciata da molti dei personaggi di fronte a determinati eventi; la significanza di alcuni di questi eventi suggerisce una sottoscrizione al nichilismo come una forma di copiatura psicologica. Il nichilismo cioè viene assunto da alcuni protagonisti più come un atteggiamento d'imitazione esteriore che come una riflessa convinzione.
Nella graphic novel Watchmen, il personaggio Edward Blake/Il Comico si mostra, e viene presentato, come un nichilista, sia moralmente che politicamente, con la sua disinvoltura nel commettere apertamente un omicidio solo per dimostrare una mancanza di nerbo e midollo negli umani (affermando che il Dr. Manhattan l'avrebbe potuto fermare in ogni momento, ma ha deciso di non farlo). Anche il Dr. Manhattan è dipinto come una personalità nichilista su scala cosmica, affermando che se la Terra fosse distrutta e tutta la vita su di essa sradicata, l'universo non ci farebbe caso.
Nella novella La rivolta di Atlante, Ayn Rand condanna assai aggressivamente il nichilismo; partendo proprio dalle posizioni di Nietzsche, ne rovescia gran parte, affermando che alcuni valori (come la libertà e l'individualismo) sono necessari e innegabili. Tuttavia la stessa Rand è stata talvolta accusata appunto di nichilismo.
L'ideologia dello scrittore francese libertino Marchese de Sade è stata spesso definita come un esempio di nichilismo edonista e distruttivo (nichilismo morale), così come uno scrittore fortemente nichilista è un altro francese, Louis-Ferdinand Céline: il suo Viaggio è considerato uno dei libri più cupi e nichilisti mai scritti. Modernamente sempre in Francia si possono citare Frédéric Beigbeder e Michel Houellebecq.[54]
Altri scrittori nichilisti sono Howard Phillips Lovecraft e Franz Kafka con il suo "allegorismo vuoto".
Musica e teatro[modifica | modifica wikitesto]
Nel dramma Fédora di Victorien Sardou (1882), trasposto in opera da Umberto Giordano (1898), il nichilismo politico russo è parte integrante nella creazione degli equivoci che porteranno al dramma. Il Conte Loris Ipanoff viene accusato di essere un nichilista e di avere avuto un movente politico per l'omicidio del capitano Vladimir Yariskin, promesso sposo della protagonista, la principessa Fedora Romazoff.
Nel terzo atto dell'opera di Šostakovič Lady Macbeth del Distretto di Mcensk, vi è un nichilista tormentato dalla Polizia Russa.
Nell'articolo del 2007, il The Guardian fece presente "...nell'estate del 1977, ...la spavalderia nichilista del punk è stata una delle cose più devastanti in Gran Bretagna."[55] La canzone dei Sex Pistols God Save The Queen, con la sua strofa no future ("nessun futuro"), divenne presto uno slogan per la gioventù disoccupata e disagiata durante gli ultimi anni '70.[56]
In particolare, il black metal, il death metal e il grindcore sono tre generi musicali che hanno spesso enfatizzato su tematiche nichilistiche.[57][58][59]
Il nichilismo è anche una tematica spesso affrontata dal trapper statunitense Ghostemane, in particolare nella canzone Nihil, contenuta nell'album N/O/I/S/E.
L'album dei Nine Inch Nails, The Downward Spiral, ruota attorno a svariati concetti a sfondo nichilista, con un Trent Reznor narrante che intona strofe anti-establishment contro la società e la religione (con strofe come God is dead/ And no one cares/ If there is a Hell/ I'll see you there ["Dio è morto, a nessuno importa. Se esiste un inferno, ti vedrò lì"]).
Il nichilismo si può anche ritrovare in alcune opere di gangsta rap, sotto forma di un vero e proprio codice, anche se non sempre.[60]
Nihilism è anche il nome di una canzone dei Rancid, presente nel loro album Let's Go.
Manuale del giovane nichilista è il nome del primo album del rapper Willie Peyote.
Nichilismo è il nome di una traccia del rapper italiano Mezzosangue, presente nell'album Soul of a Supertramp uscito nel 2015.
Cinema[modifica | modifica wikitesto]
Il personaggio di John Morlar presente nel romanzo del 1973 di Peter Van Greenaway, Il tocco della medusa, così come nella sua rispettiva riproposizione cinematografica, mostra di avere una visione nichilista della vita, allo stesso modo del marine Animal presente nel film di Stanley Kubrick Full Metal Jacket, e di O-Dog nel film del Nella giungla di cemento di Allen & Albert Hughes.
Tre degli antagonisti del film del 1998 Il grande Lebowski sono esplicitamente chiamati "nichilisti", così come ironici e nichilisti sono diversi personaggi di Woody Allen.
Nella pellicola diretta da David Fincher, Fight Club del 1999, il protagonista senza nome non si rende conto della deriva nichilista provocata dalla sua vita omologata e insignificante che gli fa perdere tutti i valori umani, lasciando spazio dentro se stesso ad un alter ego incontrollabile, violento ed auto-distruttivo Tyler Durden.
Nel film Matrix la personalità di Thomas A. Anderson (Neo) si presenta come un'incarnazione vivente del trattato di Jean Baudrillard, Simulacre et Simulation: lo stesso libro è sotto forma di file nel suo PC, ed egli stesso vi conserva dei dati informatici da contrabbando nella sezione Sul Nichilismo.
Il film di Lars Von Trier Dogville ha una possibile chiave di lettura nichilista.[61]
Televisione[modifica | modifica wikitesto]
Thomas Hibbs (Baylor University), ha affermato che la sitcom Seinfeld è una manifestazione di nichilismo in ambito televisivo. Il tema principale della sitcom è quello di essere uno "show sul nulla". La maggior parte degli episodi sono soliti concentrarsi su fatti minuziosi o di bassa rilevanza. La visione esistenziale che Seinfeld propone è molto probabilmente assimilabile a una filosofia nichilista, basandosi sull'idea che la vita è senza uno scopo, da cui sorge un senso dell'assurdo che caratterizza con un tono ironico e umoristico lo stesso show.[62]
Il personaggio di Gregory House di Dr. House - Medical Division è cinico e nichilista.
Anche alcuni sketch del comico Bill Hicks sono considerabili nichilisti.
La prima stagione della celebre serie antologica True Detective è intrisa di filosofia nichilista, oltre che pessimista e antinatalista.
Nell’anime Bleach, tratto dall'omonimo manga, il quarto Espada, Ulquiorra, rappresenta l'aspetto nichilista della morte.
Scienza[modifica | modifica wikitesto]
Il fisico Lawrence Krauss ha analizzato dal punto di vista della divulgazione scientifica e filosofica, nel suo libro L'universo dal nulla, le implicazioni per l'essere umano del concetto di nulla in fisica, tentando di rispondere alla domanda di Leibniz e concludendo che non esista un vero nulla ma solo il vuoto, e che questo non debba tradursi in una mancanza nichilistica di senso dell'attuale vita umana.[63][64]
Videogiochi[modifica | modifica wikitesto]
«Perché gli esseri umani continuano a costruire? Perché continuano a celebrare la vita nel mio mondo distrutto? Pensate a quanto sono stupide le vostre vite!»
Kefka Palazzo, antagonista di Final Fantasy VI e uno dei cattivi più celebri del mondo videoludico, è un crudele, spietato e disumano generale dell'Impero Gestahliano, il cui unico piacere nella vita deriva dal causare morte e distruzione ovunque, in quanto non prova alcun riguardo per l'esistenza altrui. Inizialmente si tratta di pura misantropia, ma dopo aver ottenuto poteri divini e aver devastato l'intero mondo, Kefka dimostra di avere anche una visione nichilista della vita, che lo porta ad amare e apprezzare soltanto la morte e la sofferenza delle sue vittime. Egli disprezza infatti la vita, i sogni e le speranze, e trae gioia e piacere dalla miseria dell'umanità.[65]
Altri celebri nichilisti nel panorama dei videogiochi sono Albert Wesker, personaggio della serie Resident Evil, Psycho Mantis, boss del videogioco Metal Gear Solid e Lavos, antagonista principale di Chrono Trigger.
Si potrebbe rintracciare, nella saga di Assassin's Creed, una forma di nietzschanesimo nell'ideologia degli Assassini a partire dal motto "Nulla è reale, tutto è lecito". Premettiamo che gli Assassini, un Ordine le cui origini risalgono alla notte dei tempi, sono un'organizzazione segreta diffusa in tutto il mondo e votata a preservare il diritto dell'umanità al libero arbitrio. La loro ideologia è fondata sulla convinzione che solo l'autodeterminazione può condurre al miglioramento della razza umana attraverso la crescita dell'individuo, permettendo così la nascita di nuove idee e innovazioni.[66] Al contrario i Templari, la fazione nemica, intendono sottrarre agli uomini il libero arbitrio.[66] Tornando al motto dell'Ordine, ne possiamo ascoltare la spiegazione più esaustiva nell'episodio Assassin's Creed Revelations, ovvero quando Ezio Auditore visitava la roccaforte di Masyaf assieme a Sofia Sartor:
Anche nella serie principale dei videogiochi Pokémon, è possibile ritrovare tracce di ideologia nichilista nell’antagonista dei giochi di 4ª generazione, Pokémon Diamante, Pokémon Perla e Pokémon Platino, Cyrus. È il capo del Team Galassia una organizzazione criminale che intende creare un nuovo universo dove non ci siano emozioni, e in una chiave di lettura si può distinguere la componente antropologica da quella metafisica, nel momento in cui riesce nel suo intento ma si ritrova in un mondo vuoto, privo di forme, dove ogni cosa è.
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ a b c d e f AA.VV., Enciclopedia della Filosofia, in Le Garzantine, N-Z, Corriere della Sera, 2006.
- ^ a b c il Sabatini-Coletti. Dizionario della Lingua Italiana, 2008.
- ^ Bazarov, il protagonista di Padri e figli scritto intorno agli anni Sessanta dell'Ottocento da Ivan Turgenev, afferma che il nichilismo è una maledizione: «Da una parte, il termine è ampiamente usato per denotare una dottrina per la quale le norme morali e gli standard morali non possono essere giustificati da argomentazioni razionali. Dall'altra, per indicare una sensazione di disperazione sull'empietà e la trivialità dell'esistenza umana. Questo doppio significato pare che derivi dall'idea che il termine è stato spesso impiegato nel diciannovesimo secolo dai religiosi nei confronti degli atei, visti come nichilisti ipso facto. L'ateo, come dicono i religiosi, non si vuole sentire rinchiuso in norme morali; di conseguenza tenderà a essere calloso o egoista, o addirittura un criminale» (Op.cit.p. 515).
- ^ a b Robert Phillips, Deconstructing the Mass, in Latin Mass Magazine, Winter, 1999 (archiviato dall'url originale il 17 aprile 2004).«"For deconstructionists, not only is there no truth to know, there is no self to know it and so there is no soul to save or lose." and "In following the Enlightenment to its logical end, deconstruction reaches nihilism. The meaning of human life is reduced to whatever happens to interest us at the moment…(Per i decostruzionisti non solo non vi è alcuna verità da conoscere, non c'è un io da conoscere e così non c'è anima da salvare o perdere" e "Nel seguire l'illuminazione fino alla sua fine logica la decostruzione raggiunge il nichilismo: Il significato della vita umana si riduce a che cosa capita di interessante al momento...")»
- ^ M. Onfray, Trattato di ateologia. Fisica della metafisica: «L'epoca sembra atea, ma solo agli occhi dei cristiani o dei credenti. In realtà, è nichilista». (p. 50)
- ^ Per qualche esempio del punto di vista che la post-modernità è un'epoca nichilista, vedi Arnold Toynbee, (1963) A Study of History vols. VIII and IX; Charles Wright Mills (1959) The Sociological Imagination; Bell, Daniel (1976) The Cultural Contradictions of Capitalism; e Jean Baudrillard, (1993) "Game with Vestiges" in Baudrillard Live, ed. Mike Gane e (1994) "On Nihilism" in Simulacra and Simulation, trans. Sheila Faria Glasser. Vedi Gillian Rose, (1984) Dialectic of Nihilism; Karen L. Carr, (1988) The Banalization of Nihilism; e Papa Giovanni Paolo II (1995), Evangelium vitae: Il valore e l'inviolabilità della vita umana. Milano, Paoline Editoriale Libri., citati in: Nihilism and the Postmodern in Vattimo's Nietzsche Archiviato il 5 aprile 2010 in Internet Archive., ISSN 1393-614X Minerva - An Internet Journal of Philosophy, Vol. 6, 2002, fn 1.
- ^ Jim Leffel, Dennis McCallum, The Postmodern Challenge: Facing the Spirit of the Age, su equip.org, Christian Research Institute (archiviato dall'url originale il 19 agosto 2006).«…the nihilism and loneliness of postmodern culture... (...il nichilismo e la solitudine della cultura post-moderna...)»
- ^ Carlo Tamagnone in NonCredo, n.5
- ^ Giovanni Casoli, Dall'alto dell'ermo colle con gli occhi di Qoèlet. Il rapporto tra la Bibbia e Leopardi in un'intervista a Loretta Marcon, L'Osservatore Romano
- ^ C. Gualdana, Qohélet, la vita è un soffio di vento Archiviato il 10 gennaio 2019 in Internet Archive., recensione a: Luigino Bruni, Una casa senza idoli. Qoélet, il libro delle nude domande, EDB, pp. 134
- ^ Sergio Givone, Storia del nulla, Gius.Laterza & Figli Spa, 2015
- ^ Codice Atlantico, folio 389 verso d
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- ^ Franco Volpi, Il nichilismo, Gius. Laterza & Figli Spa, 2015
- ^ M. N. Katkov, Recensione delle Opere di S. Tolstaja, Otečestvennie zapiski, XII, 1940.
- ^ I. S. Turgenev, Padri e figli, 1970, p. 44.
- ^ Il počvenničestvo è l'ideologia dell'attaccamento al suolo materno, a cui Dostoevskij apparteneva.
- ^ Fëdor Dostoevskij, Lettere sulla creatività, traduzione e cura di Gianlorenzo Pacini.
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- ^ a b Assassin's Creed Encyclopedia, 1ª ed., 2011.
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
Letteratura primaria[modifica | modifica wikitesto]
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- Ernst Jünger-Martin Heidegger, Oltre la linea, Adelphi, 1989 [1950-1955], ISBN 978-88-459-0703-6
- M. Heidegger, Il nichilismo europeo, Adelphi, 2003 [1961], ISBN 978-88-459-1787-5
- Friedrich Nietzsche, Aurora, Adelphi, 1978 [1881], ISBN 978-88-459-0357-1
- F. Nietzsche, Genealogia della morale, Adelphi, 1984 [1887], ISBN 978-88-459-0588-9
- F. Nietzsche, Crepuscolo degli idoli, Adelphi, 1983 [1889], ISBN 978-88-459-0543-8
- F. Nietzsche, La volontà di potenza, Bompiani, 2001 [1906]
Letteratura secondaria[modifica | modifica wikitesto]
- Aa.Vv., "Nichilismo e nichilismi" ("Riscontri", III, 2-3), Avellino, Sabatia Editrice, 1981.
- Nicola Abbagnano, Dizionario di Filosofia, Utet, Torino 1971
- Agalma nº19 Il senso della fine, Milano-Udine, Mimesis, 2010 ISBN 978-88-575-0213-7
- Leonardo Vittorio Arena, Del nonsense tra Oriente e Occidente, Quattroventi, Urbino 1997 ISBN 88-392-0413-X
- Leonardo Vittorio Arena, Note ai margini del nulla, ebook, 2013.
- Bertinetto A., Binckelmann C., "Nichts, Negation, Nihilismus. Die europäische Moderne als Erkenntnis und Erfahrung des Nichts", Peter Lang 2010.
- Alessandro Cifariello, Cultura russa e religione del rifiuto: dal nihilismo allo scontro generazionale, in: Stefania Rutigliano (a cura di), La somma dei giorni, Stilo Editrice, Bari 2013
- Tommaso Franci, Vattimo o del nichilismo. Provocazione alla filosofia, Armando editore, Roma 2011.
- Umberto Galimberti, L'ospite inquietante. Il nichilismo e i giovani, Serie Bianca Feltrinelli, Milano 2007 ISBN 978-88-07-17143-7.
- Morris Lorenzo Ghezzi, Nichilismo razionale e mistico. Indicazioni per il nuovo mondo, Mimesis, Milano 2014, ISBN 9788857526980
- Morris Lorenzo Ghezzi, Nichilismo come valore senza valori, Mimesis, Milano 2015, ISBN 9788857530079.
- Sergio Givone, Storia del nulla, Laterza, Roma-Bari 2003
- Luigi Iannone, Junger e Schmitt. Dialogo sulla modernità, Armando editore, Roma 2009.
- Luigi Iannone, Il profumo del nichilismo. Viaggio non-moralista nello stile del nostro tempo, pesentazione di Alain de Benoist, edizioni Solfanelli. 2012
- Natalino Irti, Nichilismo Giuridico, Laterza. Roma - Bari 2005 ISBN 88-420-7445-4
- Karl Löwith, Il nichilismo europeo, Laterza, Roma - Bari 1999
- Danih Meo, Reality art. L'epoca del nichilismo organizzato e la sua arte, Mimesis, Milano-Udine 2011. ISBN 978-88-575-0489-6
- Emanuele Severino, Essenza del nichilismo, Adelphi, Milano 1995.
- Marco Simionato, Nulla e negazione. L'aporia del nulla dopo Emanuele Severino, prefazione di Emanuele Severino, Pisa University Press, Pisa 2012.
- Armando Sichenze, Architettura vs nichilismo, Mimesis, 2011. ISBN 978-88-5750-634-0.
- Gianni Vattimo, Nichilismo ed emancipazione. Etica, politica, diritto, Garzanti, Milano 2003.
- Federico Vercellone, Introduzione a Il Nichilismo, Laterza, Roma - Bari 2009 ISBN 978-88-420-4076-7
- Franco Volpi, Il Nichilismo, Laterza, Roma - Bari 2004 ISBN 978-88-420-9168-4
Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]
- Antinatalismo
- Episteme
- Esistenzialismo ateo
- Umberto Galimberti
- Morris Lorenzo Ghezzi
- Martin Heidegger
- Pensiero di Ernst Jünger
- Friedrich Nietzsche
- Emanuele Severino
- Misantropia
- Nulla
- Pessimismo
- Vacuità o śūnyatā
- Verità
- Vuoto
Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]
Wikiquote contiene citazioni sul nichilismo
Wikizionario contiene il lemma di dizionario «nichilismo»
Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su nichilismo
Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- nichilismo, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- Goffredo Coppola e Guido Calogero, NICHILISMO, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1934.
- nichilismo, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010.
- nichilismo, in Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2009.
- (EN) nihilism, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- (EN) Opere riguardanti Nichilismo, su Open Library, Internet Archive.
- (EN) Nichilismo, in Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company.
- Valerio Verra, voce Nichilismo in Enciclopedia Treccani del Novecento (1979)
- Alan Pratt, Nihilism, su Internet Encyclopedia of Philosophy.
Controllo di autorità | Thesaurus BNCF 32250 · LCCN (EN) sh85091922 · GND (DE) 4042306-2 · J9U (EN, HE) 987007531403505171 · NDL (EN, JA) 00568157 |
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