Ipotesi sull'origine degli Etruschi: differenze tra le versioni

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=== Ipotesi della provenienza orientale: Tessaglia o Lidia ===
=== Ipotesi della provenienza orientale: Tessaglia o Lidia ===
====Tessaglia====
====Tessaglia====
[[File:Λάρισα, αρχαίο Θέατρο Α 1.jpg|thumb|Le rovine del teatro di [[Larissa]] in [[Tessaglia]].]]
L'ipotesi della provenienza orientale dal Mar Egeo si divide in due filoni diversi. Il primo viene sostenuto da [[Ellanico di Lesbo]], storico greco del [[V secolo a.C.]] tramandatoci da Dionigi di Alicarnasso. Ellanico, che era un [[Attidografia|attidografo]], rifacendosi alla tradizione ateniese, riferisce che i [[Pelasgi]] originari della [[Tessaglia]] nella Grecia settentrionale, popolo da identificare con i [[Tessali]], spinti dall'arrivo degli [[Elleni]], sarebbero migrati in Italia passando per l'[[Mar Adriatico|Adriatico settentrionale]]. Sbarcati a [[Spina (città)|Spina]], vicino alla [[Delta del Po|foce del Po]], si sarebbero successivamente stabiliti nella zona dell'Etruria dandosi il nome di [[Tirreni]]. E che sotto il nome di Tirreni siano poi tornati a Oriente.<ref>[[Dionigi di Alicarnasso]], [[Antichità romane (Dionigi di Alicarnasso)|Antichità romane]], I 18.3-5</ref>
L'ipotesi della provenienza orientale dal Mar Egeo si divide in due filoni diversi. Il primo viene sostenuto da [[Ellanico di Lesbo]], storico greco del [[V secolo a.C.]] tramandatoci da Dionigi di Alicarnasso. Ellanico, che era un [[Attidografia|attidografo]], rifacendosi alla tradizione ateniese, riferisce che i [[Pelasgi]] originari della [[Tessaglia]] nella Grecia settentrionale, popolo da identificare con i [[Tessali]], spinti dall'arrivo degli [[Elleni]], sarebbero migrati in Italia passando per l'[[Mar Adriatico|Adriatico settentrionale]]. Sbarcati a [[Spina (città)|Spina]], vicino alla [[Delta del Po|foce del Po]], si sarebbero successivamente stabiliti nella zona dell'Etruria dandosi il nome di [[Tirreni]]. E che sotto il nome di Tirreni siano poi tornati a Oriente.<ref>[[Dionigi di Alicarnasso]], [[Antichità romane (Dionigi di Alicarnasso)|Antichità romane]], I 18.3-5</ref>


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====Lidia====
====Lidia====
[[File:Artemistempel Sardes.jpg|thumb|Le rovine del tempio dedicato ad [[Artemide]], nella città ellenizzata di [[Sardis]], in [[Lidia]].]]
L'altro filone della provenienza orientale è dovuto allo storico greco [[Erodoto]] del [[V secolo a.C.]] che riporta una tradizione [[lidia]] secondo la quale gli Etruschi sarebbero giunti dalla [[Lidia]], attuale [[Turchia]] [[Anatolia|anatolica]], salpati dal porto di [[Smirne]] a seguito di una [[carestia]]. <ref>[[Erodoto]], ''Storie'', I, 94.</ref> Per far fronte a questa emergenza i [[Lidi]] avevano inventato molti giochi con i quali dilettarsi, mangiando così a giorni alterni e svagandosi con queste attività i giorni in cui non mangiavano. Dato che però il problema stava acquisendo una gravità importante, il re dei Lidi, Atis, decretò il suo popolo fosse diviso da lui in due parti, e una fosse obbligata a partire radunando tutte le proprie cose. Sotto la guida di [[Tirreno (mitologia)|Tirreno]], figlio di [[Ati (figlio di Eracle)|Ati]],<!-- <ref name="StraboneItaliaV2.2"/> --> (o secondo un'altra teoria, di Tirreno e del fratello [[Tarconte]], in questo caso figli del re [[Telefo]] di [[Misia]]), attorno al [[XIII secolo a.C.]], avrebbero dapprima «oltrepassato molti popoli» e sarebbero infine arrivati «presso gli [[Umbri]] (sulle coste occidentali dell'Italia) e nel loro paese costruirono [[dodecapoli etrusca|12 città]], dove ancor oggi vivono». I Lidi giunti in Italia avrebbero poi cambiato il loro nome in [[Tirreni]] dal nome di uno dei due condottieri, più tardi con il termine latino di ''Tusci'',<!-- <ref name="StraboneItaliaV2.2"/> --> derivante dal rito sacrificale.<ref name="PlinioNatHistIII,50">[[Plinio il Vecchio]], ''[[Naturalis Historia]]'', III, 50.</ref>
L'altro filone della provenienza orientale è dovuto allo storico greco [[Erodoto]] del [[V secolo a.C.]] che riporta una tradizione [[lidia]] secondo la quale gli Etruschi sarebbero giunti dalla [[Lidia]], attuale [[Turchia]] [[Anatolia|anatolica]], salpati dal porto di [[Smirne]] a seguito di una [[carestia]]. <ref>[[Erodoto]], ''Storie'', I, 94.</ref> Per far fronte a questa emergenza i [[Lidi]] avevano inventato molti giochi con i quali dilettarsi, mangiando così a giorni alterni e svagandosi con queste attività i giorni in cui non mangiavano. Dato che però il problema stava acquisendo una gravità importante, il re dei Lidi, Atis, decretò il suo popolo fosse diviso da lui in due parti, e una fosse obbligata a partire radunando tutte le proprie cose. Sotto la guida di [[Tirreno (mitologia)|Tirreno]], figlio di [[Ati (figlio di Eracle)|Ati]],<!-- <ref name="StraboneItaliaV2.2"/> --> (o secondo un'altra teoria, di Tirreno e del fratello [[Tarconte]], in questo caso figli del re [[Telefo]] di [[Misia]]), attorno al [[XIII secolo a.C.]], avrebbero dapprima «oltrepassato molti popoli» e sarebbero infine arrivati «presso gli [[Umbri]] (sulle coste occidentali dell'Italia) e nel loro paese costruirono [[dodecapoli etrusca|12 città]], dove ancor oggi vivono». I Lidi giunti in Italia avrebbero poi cambiato il loro nome in [[Tirreni]] dal nome di uno dei due condottieri, più tardi con il termine latino di ''Tusci'',<!-- <ref name="StraboneItaliaV2.2"/> --> derivante dal rito sacrificale.<ref name="PlinioNatHistIII,50">[[Plinio il Vecchio]], ''[[Naturalis Historia]]'', III, 50.</ref>


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=== Ipotesi della provenienza d'oltralpe ===
=== Ipotesi della provenienza d'oltralpe ===
[[File:Vigneti - panoramio.jpg|thumb|Vigneti in [[Val di Non]], [[Trentino]], territorio delle popolazioni alpine dei [[Reti]].]]
Da un passo controverso di [[Tito Livio|Livio]], che allude alla derivazione dei [[Reti]], popolazione alpina delle valli del [[Trentino - Alto Adige|Trentino-Alto Adige]], dagli Etruschi (''Storie'', V, 33, 11), si potrebbe invece dedurre che questi ultimi venissero dal settentrione attraverso le Alpi. Questa teoria si è originata nel [[XVIII secolo]] ([[Nicolas Fréret|Fréret]]) ed è stata poi sviluppata nel [[XIX secolo]] ([[Barthold Georg Niebuhr|Niebuhr]] e [[Karl Otfried Müller|Müller]]) sulla scorta dell'affermazione [[Tito Livio|liviana]] e della suggestiva somiglianza del nome dei [[Reti]] (Rhaeti) con quello dei Rasenna. Rimane pur sempre possibile l'ipotesi di Tito Livio che gli Etruschi avessero colonizzato anche il Trentino-Alto Adige, ivi assumendo il nome di ''Reti''. Anche [[Pompeo Trogo]] e [[Plinio il Vecchio]] ci tramandano la discendenza dei Reti dagli Etruschi.<ref name=Devoto1936>{{EI|nome=Reti|nomeurl=reti_%28Enciclopedia-Italiana%29|autore=Giacomo Devoto|anno=1936|accesso=30 luglio 2018}}</ref><ref>Cfr. Per Tito Livo si veda Ab Urbe Condita - Liber V - 33; per Pompeo Trogo si veda Giustino, ''Historiarum Philippicarum T. Pompeii Trogi'', XX, 5; per Plinio il Vecchio si veda ''Historia Naturalis'', III, 133-134.</ref>
Da un passo controverso di [[Tito Livio|Livio]], che allude alla derivazione dei [[Reti]], popolazione alpina delle valli del [[Trentino - Alto Adige|Trentino-Alto Adige]], dagli Etruschi (''Storie'', V, 33, 11), si potrebbe invece dedurre che questi ultimi venissero dal settentrione attraverso le Alpi. Questa teoria si è originata nel [[XVIII secolo]] ([[Nicolas Fréret|Fréret]]) ed è stata poi sviluppata nel [[XIX secolo]] ([[Barthold Georg Niebuhr|Niebuhr]] e [[Karl Otfried Müller|Müller]]) sulla scorta dell'affermazione [[Tito Livio|liviana]] e della suggestiva somiglianza del nome dei [[Reti]] (Rhaeti) con quello dei Rasenna. Rimane pur sempre possibile l'ipotesi di Tito Livio che gli Etruschi avessero colonizzato anche il Trentino-Alto Adige, ivi assumendo il nome di ''Reti''. Anche [[Pompeo Trogo]] e [[Plinio il Vecchio]] ci tramandano la discendenza dei Reti dagli Etruschi.<ref name=Devoto1936>{{EI|nome=Reti|nomeurl=reti_%28Enciclopedia-Italiana%29|autore=Giacomo Devoto|anno=1936|accesso=30 luglio 2018}}</ref><ref>Cfr. Per Tito Livo si veda Ab Urbe Condita - Liber V - 33; per Pompeo Trogo si veda Giustino, ''Historiarum Philippicarum T. Pompeii Trogi'', XX, 5; per Plinio il Vecchio si veda ''Historia Naturalis'', III, 133-134.</ref>


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== Le ipotesi della storiografia moderna ==
== Le ipotesi della storiografia moderna ==
===Ipotesi della formazione===
L'archeologo [[Massimo Pallottino]], nell'introduzione del suo manuale ''Etruscologia'', sottolinea come il problema dell'origine della civiltà etrusca non vada incentrato sulla provenienza, quanto piuttosto sulla formazione. Pallottino evidenzia come, per la maggior parte dei popoli, non solo dell'antichità ma anche del mondo moderno, si parli sempre di formazione, mentre per gli Etruschi ci si è posti il problema della provenienza. Secondo Pallottino, la civiltà etrusca si è formata in un luogo che non può che essere quello dell'antica [[Etruria]]; alla sua formazione hanno indubbiamente contribuito elementi autoctoni di epoca villanoviana ed elementi greci ed orientali, per via dei contatti di scambio commerciale intrattenuti dagli Etruschi con gli altri popoli del Mediterraneo durante il cosiddetto [[Periodo orientalizzante|periodo orientalizzante]].<ref>{{Cita libro|titolo =Etruscologia |autore = Massimo Pallottino|wkautore = Massimo Pallottino|curatore = |traduttore = |illustratore = |altri = |url = |via = |editore = Hoepli|città = Milano|anno = 2016|lingua = Italiano|annooriginale = 1942|volume = |opera = |edizione = VII|capitolo = |url_capitolo = |p = |pp = |posizione = |ISBN =9788820374891 |LCCN = |DOI = |OCLC = |id = |cid = |citazione = |accesso = |urlarchivio = |dataarchivio = |urlmorto = }}</ref>

=== Ipotesi dei popoli del mare ===
=== Ipotesi dei popoli del mare ===
{{vedi anche|Popoli del mare}}
{{vedi anche|Popoli del mare}}
{{Hiero|"gli stranieri-popoli del mare" (''n3 ḫ3s.wt n<.t> p3 ym'')<br/>nella linea 52 della [[Grande iscrizione di Karnak]]<ref name=Gardiner>{{Cita libro|titolo = Ancient Egyptian Onomastica|autore = Alan H. Gardiner|wkautore = Alan Gardiner|curatore = |traduttore = |illustratore = |altri = |url = |via = |editore = Oxford University Press|città = Oxford|anno = 1947||lingua = Inglese|annooriginale = |volume = 1|opera = |edizione = |capitolo = |url_capitolo = |p = 196|pp = |posizione = |ISBN = |LCCN = |DOI = |OCLC = |id = |cid = |citazione = |accesso = |urlarchivio = |dataarchivio = |urlmorto = }}</ref>|<hiero>N35:G1-N25:t*Z2ss-N35:G40-M17-M17-Aa15:D36-N35A-N36:N21</hiero>|align=right|era=egypt}}

Vari tentativi sono stati fatti per collegare uno dei popoli del mare citati nei testi egiziani, i Tereš o Turša, ai ''Tirsenoi'' o "Tirreni", ossia agli Etruschi. Questa identificazione potrebbe avvalorare la presenze di Tirreni nel [[Mediterraneo orientale]], e la mitica parentela degli Etruschi con i [[Troiani (popolo)|Troiani]] cantata da [[Virgilio]] nell'''[[Eneide]]''. Rapporti dei Tirreni o Etruschi col mondo dell'isola di [[Lemno]] sembrerebbero esistere in seguito al ritrovamento della cosiddetta ''[[Lingua lemnia|Stele di Lemno]]'', un'[[iscrizione]] rinvenuta nel [[1885]], in cui è attestata la [[Lingua lemnia]] un dialetto simile all'[[lingua etrusca|etrusco]]. Tale stele è comunque al vaglio degli studiosi in quanto sembrerebbe ascrivibile al VI secolo a.C., e il linguaggio delle iscrizioni di Lemno viene oggi incluso nella famiglia linguistica tirrenica, che oltre al Lemno, include anche la lingua etrusca e quella retica parlata nelle Alpi. E per quanto non si possa escludere che la presenza di una lingua simile all'etrusco in un'isola del Mar Egeo sia dovuta a movimenti migratori da Occidente quando i [[Micenei]] reclutarono mercenari fra le popolazioni della penisola italica. <ref>{{Cita pubblicazione|titolo='Eteocretan' inscription from Praisos and the homeland of the Sea Peoples|autore =Luuk De Ligt|rivista =Talanta|volume=XL-XLI |numero= |data=2008–2009|pp=151-172|lingua=inglese|url=http://www.talanta.nl/wp-content/uploads/2014/08/TAL-40-412008-2009-pag-151-172-DeLigt.pdf|sito=talanta.nl|editore=Elsevier|città=Amsterdam}}</ref>
Vari tentativi sono stati fatti per collegare uno dei popoli del mare citati nei testi egiziani, i Tereš o Turša, ai ''Tirsenoi'' o "Tirreni", ossia agli Etruschi. Questa identificazione potrebbe avvalorare la presenze di Tirreni nel [[Mediterraneo orientale]], e la mitica parentela degli Etruschi con i [[Troiani (popolo)|Troiani]] cantata da [[Virgilio]] nell'''[[Eneide]]''. Rapporti dei Tirreni o Etruschi col mondo dell'isola di [[Lemno]] sembrerebbero esistere in seguito al ritrovamento della cosiddetta ''[[Lingua lemnia|Stele di Lemno]]'', un'[[iscrizione]] rinvenuta nel [[1885]], in cui è attestata la [[Lingua lemnia]] un dialetto simile all'[[lingua etrusca|etrusco]]. Tale stele è comunque al vaglio degli studiosi in quanto sembrerebbe ascrivibile al VI secolo a.C., e il linguaggio delle iscrizioni di Lemno viene oggi incluso nella famiglia linguistica tirrenica, che oltre al Lemno, include anche la lingua etrusca e quella retica parlata nelle Alpi. E per quanto non si possa escludere che la presenza di una lingua simile all'etrusco in un'isola del Mar Egeo sia dovuta a movimenti migratori da Occidente quando i [[Micenei]] reclutarono mercenari fra le popolazioni della penisola italica. <ref>{{Cita pubblicazione|titolo='Eteocretan' inscription from Praisos and the homeland of the Sea Peoples|autore =Luuk De Ligt|rivista =Talanta|volume=XL-XLI |numero= |data=2008–2009|pp=151-172|lingua=inglese|url=http://www.talanta.nl/wp-content/uploads/2014/08/TAL-40-412008-2009-pag-151-172-DeLigt.pdf|sito=talanta.nl|editore=Elsevier|città=Amsterdam}}</ref>


=== Ipotesi linguistica: le famiglia dele lingue tirreniche ===
== Le ipotesi della linguistica ==
=== La famiglia delle lingue tirreniche ===
{{vedi anche|lingue tirseniche}}
{{vedi anche|lingue tirseniche}}
[[File:Tyrsenian languages.svg|thumb|right|L'areale di diffusione delle lingue della famiglia tirrenica.]].
Il linguista tedesco [[Helmut Rix]] nel 1998 elabora la teoria della [[lingue tirseniche|famiglia linguistica tirsenica]] che comprende la [[lingua etrusca]], la [[lingua retica|retica]], insieme alla [[lingua lemnia|lemnia]].<ref name="cafoscari"/> In sintonia con Rix, successivi studi del linguista austriaco Stefan Schumacher,<ref>Schumacher, Stefan (1994) Studi Etruschi in Neufunde ‘raetischer’ Inschriften Vol. 59 pp. 307-320 (ted)</ref><ref>Schumacher, Stefan (1994) Neue ‘raetische’ Inschriften aus dem Vinschgau in Der Schlern Vol. 68 pp. 295-298 (ted)</ref> e dei linguisti italiani [[Carlo De Simone]] e Simona Marchesini hanno ipotizzato che Retico ed Etrusco discendano da un "Tirrenico comune", che non appartiene alla famiglia indoeuropea e dal quale si sarebbero divisi in tempi remoti, in un periodo della preistoria antecedente all'[[età del Bronzo]], in un periodo di molto precedente a quanto sostenuto da Rix che assunse che il proto-tirsenico sia potuto esistere intorno al 1000 a.C..
Il linguista tedesco [[Helmut Rix]] nel 1998 elabora la teoria della [[lingue tirseniche|famiglia linguistica tirsenica]] che comprende la [[lingua etrusca]], la [[lingua retica|retica]], insieme alla [[lingua lemnia|lemnia]].<ref name="cafoscari"/>


Sulla scia di Rix, successivi studi di Stefan Schumacher,<ref>Schumacher, Stefan (1994) Studi Etruschi in Neufunde ‘raetischer’ Inschriften Vol. 59 pp. 307-320 (ted)</ref><ref>Schumacher, Stefan (1994) Neue ‘raetische’ Inschriften aus dem Vinschgau in Der Schlern Vol. 68 pp. 295-298 (ted)</ref> Norbert Oettinger,<ref>Norbert Oettinger, ''Seevölker und Etrusker'', 2010. </ref> [[Carlo De Simone]] e Simona Marchesini hanno ipotizzato che Retico ed Etrusco discendano da un "Tirrenico comune", che non appartiene alla famiglia indoeuropea e dal quale si sarebbero divisi in tempi remoti, in un periodo della preistoria antecedente all'[[età del Bronzo]].
=== Ipotesi linguistica: derivazione dalle lingue caucasiche ===

Anche la lingua attestata nelle iscrizioni dall'isola di [[Lemnos]] farebbe parte della stessa famiglia linguistica tirrenica, ma con un tempo di separazione tra lingua etrusca e lingua lemnia di molto successivo a quello tra lingua etrusca e lingua retica, compatibile con l'ipotesi che la lingua lemnia sia riconducibile a un'espansione protostorica di Etruschi da Occidente, come già sostenuto da Carlo De Simone che vede nel lemnio la testimonianza di un insediamento piratesco etrusco nell'isola nella parte settentrionale del Mar Egeo avvenuto prima del 700 a.C.,<ref>Carlo de Simone, ''La nuova Iscrizione ‘Tirsenica’ di Lemnos (Efestia, teatro): considerazioni generali'' in ''Rasenna: Journal of the Center for Etruscan Studies'', pp. 1-34 </ref> mentre alcuni linguisti avevano precedentemente ipotizzato che il lemnio appartenesse a un sostrato preistorico egeo o paragreco esteso dall'[[Asia Minore]] ai Balcani, alla Grecia e all'Italia.<ref>Heiner Eichner,'' Neues zur Sprache der Stele von Lemnos (Erste Teil)'' in ''Journal of Language Relationship'' 7 pp. 9-32 (deu), 2012. </ref>

=== Ipotesi della derivazione dalle lingue caucasiche ===
{{vedi anche|lingue caucasiche nordorientali}}
{{vedi anche|lingue caucasiche nordorientali}}
Alcuni linguisti russi (Sergei Starostin, Vladimir Orel, Igor M. Diakonoff<ref>Sergei Starostin, Vladimir Orel, ''Etruscan and North Caucasian'', in ''Shevoroshkin, Vitaliy. Explorations in Language Macrofamilies. Bochum Publications in Evolutionary Cultural Semiotics'', Bochum 1989.</ref><ref>Sergei Starostin, Igor M. Diakonoff,''Hurro-Urartian as an Eastern Caucasian Language'', Munich: R. Kitzinger</ref>) mettono in relazione le [[Lingue tirseniche|lingue tirreniche]] e le [[lingue caucasiche nordorientali]], basandosi sulla presunta corrispondenza nelle strutture grammaticali, nella fonologia, nei numerali, tra la lingua etrusca, le [[lingue hurro-urartee]], e le lingue caucasiche nordorientali.
Alcuni linguisti russi (Sergei Starostin, Vladimir Orel, Igor M. Diakonoff<ref>Sergei Starostin, Vladimir Orel, ''Etruscan and North Caucasian'', in ''Shevoroshkin, Vitaliy. Explorations in Language Macrofamilies. Bochum Publications in Evolutionary Cultural Semiotics'', Bochum 1989.</ref><ref>Sergei Starostin, Igor M. Diakonoff,''Hurro-Urartian as an Eastern Caucasian Language'', Munich: R. Kitzinger</ref>) mettono in relazione le [[Lingue tirseniche|lingue tirreniche]] e le [[lingue caucasiche nordorientali]], basandosi sulla presunta corrispondenza nelle strutture grammaticali, nella fonologia, nei numerali, tra la lingua etrusca, le [[lingue hurro-urartee]], e le lingue caucasiche nordorientali.


=== Ipotesi linguistica: derivazione dall'antico lidio e colonizzazioni nuragiche ===
=== Ipotesi della derivazione dall'antico lidio e colonizzazioni nuragiche ===
{{vedi anche|Lingua lidia}}
{{vedi anche|Lingua lidia}}
La teoria formulata dal [[linguista]] [[Massimo Pittau]] si basa sulla supposta derivazione della [[lingua protosarda]] e di quella [[lingua etrusca|etrusca]] dall'antica [[lingua lidia]]. Secondo questa teoria, gli Etruschi e i Sardi proverrebbero dalla [[Lidia]], in accordo con il racconto di [[Erodoto]]. Tale [[migrazione]], tuttavia, sarebbe avvenuta per tappe, prima in [[Sardegna]], dove avrebbe dato origine alla [[civiltà nuragica]] attorno al [[XIII secolo a.C.]], e quindi sulle [[Mar Tirreno|coste tirreniche]] dell'[[Italia centrale]], dove la civiltà etrusca si sarebbe sviluppata a partire dal [[IX secolo a.C.]]<ref name="teoria">[http://conoscereletruria.com/html/etruriaitalian.htm Le origini etrusche secondo Massimo Pittau] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20100217232809/http://conoscereletruria.com/html/etruriaitalian.htm |data=17 febbraio 2010 }}</ref>. La migrazione del [[XII secolo a.C.]] sarebbe pertanto avvenuta a più riprese da occidente verso oriente, piuttosto che il contrario. Ciò sarebbe confermato dai documenti [[Egitto antico|egizi]] che citano i ''Tereš'' o ''Turša'' (''Tyrsenoi'' o "Tirreni") accanto ai [[Shardana]] (forse Sardi) tra i [[Popoli del Mare]]. Lo stesso termine "Tyrsenoi" in [[lingua greca]] potrebbe significare "costruttori di torri", fatto che dimostrerebbe l'affinità fra la [[civiltà nuragica]] e quella etrusca.<ref name="teoria"/>
La teoria formulata dal [[linguista]] [[Massimo Pittau]] si basa sulla supposta derivazione della [[lingua protosarda]] e di quella [[lingua etrusca|etrusca]] dall'antica [[lingua lidia]]. Secondo questa teoria, gli Etruschi e i Sardi proverrebbero dalla [[Lidia]], in accordo con il racconto di [[Erodoto]]. Tale [[migrazione]], tuttavia, sarebbe avvenuta per tappe, prima in [[Sardegna]], dove avrebbe dato origine alla [[civiltà nuragica]] attorno al [[XIII secolo a.C.]], e quindi sulle [[Mar Tirreno|coste tirreniche]] dell'[[Italia centrale]], dove la civiltà etrusca si sarebbe sviluppata a partire dal [[IX secolo a.C.]]<ref name="teoria">[http://conoscereletruria.com/html/etruriaitalian.htm Le origini etrusche secondo Massimo Pittau] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20100217232809/http://conoscereletruria.com/html/etruriaitalian.htm |data=17 febbraio 2010 }}</ref>. La migrazione del [[XII secolo a.C.]] sarebbe pertanto avvenuta a più riprese da occidente verso oriente, piuttosto che il contrario. Ciò sarebbe confermato dai documenti [[Egitto antico|egizi]] che citano i ''Tereš'' o ''Turša'' (''Tyrsenoi'' o "Tirreni") accanto ai [[Shardana]] (forse Sardi) tra i [[Popoli del Mare]]. Lo stesso termine "Tyrsenoi" in [[lingua greca]] potrebbe significare "costruttori di torri", fatto che dimostrerebbe l'affinità fra la [[civiltà nuragica]] e quella etrusca.<ref name="teoria"/>


=== Ipotesi linguistica: etrusco forma arcaica di ungherese ===
=== Ipotesi dell'etrusco come forma arcaica di ungherese ===
Nel libro ''Etrusco: una forma arcaica di ungherese'' il glottologo [[Mario Alinei]] propone, in coerenza con la [[Teoria della continuità|Teoria della Continuità dal Paleolitico]], di identificare l'[[etrusco]] come una fase arcaica dell'attuale [[lingua ungherese]],<ref>Mario Alinei, ''Addenda Etrusco-Turco-Ugrici'', ''forthcoming'' in “Quaderni di Semantica”, 51, 2 (2005)</ref> appartenente alle [[lingue ugriche]] (o ugro-finniche). Secondo Alinei sia l'etrusco che l'ungherese sarebbero due [[lingue agglutinanti]], con accento sulla prima sillaba, e avrebbero medesima armonia vocalica, e solo [[consonanti]] [[Rotazione consonantica|occlusive sorde]]. L'ipotesi di Alinei non escluderebbe un'affinità degli etruschi con le attuali popolazioni [[Anatolia|anatoliche]], perché gli [[Ungheresi]], secondo i risultati di recenti ricerche genetiche<ref>Carmela Rosalba Guglielmino dell'Università di Pavia. Cfr Aa.Vv., ''Quaderni di semantica'', Volume 25, Edizione 49, Volume 26, Edizione 52, Società editrice il Mulino, Bologna 2004, p. 226.</ref> risultano "una popolazione affine agli [[Iraniani]] (in quanto discendenti di [[Sciti]] e [[Osseti]] del I millennio a.C.) e ai [[Turchi]]".<ref>[http://www.italcultbudapest.hu/Italia-Italy/Italia%20&%20Italy%20-%20Nov-Dic%202005/43-45.pdf Mario Alinei, ''Etrusco, una forma arcaica di ungherese?'', 2005]</ref> I turchi condividerebbero con gli ungheresi l'appartenenza allo stesso gruppo linguistico [[Lingue uralo-altaiche|uralo-altaico]] (che comprende anche le lingue ugro-finniche), e, secondo Alinei, anche l'appartenenza alla medesima popolazione che invase nel III millennio a.C. il [[Pianura Pannonica|bacino Carpatico]], proveniente dalla [[cultura kurgan]], fiorita ai confini tra l'[[Europa orientale]] e l'[[Asia centrale]]. Dal bacino carpatico, sempre secondo l'ipotesi di Alinei, una parte della popolazione sarebbe partita nel II millennio a.C. alla volta della penisola italiana, dove dette vita alla civiltà etrusca. Mentre solo in epoca [[Alto medioevo|alto-medievale]], si sarebbero formate le popolazioni ungheresi e turche, con l'invasione delle attuali Ungheria (nell'[[896]]) e Turchia (tra il V e il X secolo d.C.).
Nel libro ''Etrusco: una forma arcaica di ungherese'' il glottologo [[Mario Alinei]] propone, in coerenza con la [[Teoria della continuità|Teoria della Continuità dal Paleolitico]], di identificare l'[[etrusco]] come una fase arcaica dell'attuale [[lingua ungherese]],<ref>Mario Alinei, ''Addenda Etrusco-Turco-Ugrici'', ''forthcoming'' in “Quaderni di Semantica”, 51, 2 (2005)</ref> appartenente alle [[lingue ugriche]] (o ugro-finniche). Secondo Alinei sia l'etrusco che l'ungherese sarebbero due [[lingue agglutinanti]], con accento sulla prima sillaba, e avrebbero medesima armonia vocalica, e solo [[consonanti]] [[Rotazione consonantica|occlusive sorde]]. L'ipotesi di Alinei non escluderebbe un'affinità degli etruschi con le attuali popolazioni [[Anatolia|anatoliche]], perché gli [[Ungheresi]], secondo i risultati di recenti ricerche genetiche<ref>Carmela Rosalba Guglielmino dell'Università di Pavia. Cfr Aa.Vv., ''Quaderni di semantica'', Volume 25, Edizione 49, Volume 26, Edizione 52, Società editrice il Mulino, Bologna 2004, p. 226.</ref> risultano "una popolazione affine agli [[Iraniani]] (in quanto discendenti di [[Sciti]] e [[Osseti]] del I millennio a.C.) e ai [[Turchi]]".<ref>[http://www.italcultbudapest.hu/Italia-Italy/Italia%20&%20Italy%20-%20Nov-Dic%202005/43-45.pdf Mario Alinei, ''Etrusco, una forma arcaica di ungherese?'', 2005]</ref> I turchi condividerebbero con gli ungheresi l'appartenenza allo stesso gruppo linguistico [[Lingue uralo-altaiche|uralo-altaico]] (che comprende anche le lingue ugro-finniche), e, secondo Alinei, anche l'appartenenza alla medesima popolazione che invase nel III millennio a.C. il [[Pianura Pannonica|bacino Carpatico]], proveniente dalla [[cultura kurgan]], fiorita ai confini tra l'[[Europa orientale]] e l'[[Asia centrale]]. Dal bacino carpatico, sempre secondo l'ipotesi di Alinei, una parte della popolazione sarebbe partita nel II millennio a.C. alla volta della penisola italiana, dove dette vita alla civiltà etrusca. Mentre solo in epoca [[Alto medioevo|alto-medievale]], si sarebbero formate le popolazioni ungheresi e turche, con l'invasione delle attuali Ungheria (nell'[[896]]) e Turchia (tra il V e il X secolo d.C.).


==Il contributo dell'antropologia fisica==
==Il contributo dell'antropologia fisica==
[[File:Cranio etrusco (1841).jpg|thumb|Tavola che riproduce un cranio etrusco, da una pubblicazione del 1841.<ref>Antonio Garbiglietti, ''Brevi Cenni intorno ad un Cranio Etrusco'', Torino, 1841.</ref>]]
Gli studi di antropologia fisica dell'[[Ottocento]] e della prima metà del [[Novecento]] sono caratterizzati da mancanza di rigore e coerenza scientifica,<ref>Giandomenico Tartarelli, ''Gli Etruschi e la loro origine alla luce degli studi di antropologia fisica'', in Vincenzo Belelli (a cura di), ''Le origini degli Etruschi. Storia archeologia antropologia'', L'Erma di Bretschneider, Roma 2012.</ref> e risentono di impianti teorici ancora fortemente ideologizzati. Inoltre, l'analisi craniometrica dei campioni etruschi di [[Cultura villanoviana|epoca villanoviana]] è condizionata dalla carenza di resti ossei di questo periodo, in quanto la pratica dell'[[incinerazione]] era la più diffusa.<ref name=Schwidetzky2011>{{Cita libro|titolo = Physical Anthropology of European Populations |autore = Ilse Schwidetzky|wkautore = |curatore = Ilse Schwidetzky et al.|traduttore = |illustratore = |altri = |url = |via = |editore = Walter de Gruyter|città = Berlino|anno = 2011|lingua = inglese|annooriginale = 1980|volume = |opera = |edizione = |capitolo = Introduction |url_capitolo = |p = |pp =16-18 |posizione = |ISBN = 9783110820973|LCCN = |DOI = |OCLC = |id = |cid = |citazione = |accesso = |urlarchivio = |dataarchivio = |urlmorto = }}</ref> Per questo motivo i resti ossei risalenti a questo periodo sono generalmente trovati in sepolture a [[inumazione]].<ref name=Facchini2011>{{Cita libro|titolo = Physical Anthropology of European Populations |autore = Fiorenzo Facchini|wkautore = |curatore = Ilse Schwidetzky et al.|traduttore = |illustratore = |altri = |url = |via = |editore = Walter de Gruyter|città = Berlino|anno = 2011|lingua = inglese|annooriginale = 1980|volume = |opera = |edizione = |capitolo = Villanovians and Etruscans in the Bologna Area: Anthropological Features and Problems |url_capitolo = |p = |pp =281-288 |posizione = |ISBN = 9783110820973|LCCN = |DOI = |OCLC = |id = |cid = |citazione = |accesso = |urlarchivio = |dataarchivio = |urlmorto = }}</ref>
Gli studi di antropologia fisica dell'[[Ottocento]] e della prima metà del [[Novecento]] sono caratterizzati da mancanza di rigore e coerenza scientifica,<ref>Giandomenico Tartarelli, ''Gli Etruschi e la loro origine alla luce degli studi di antropologia fisica'', in Vincenzo Belelli (a cura di), ''Le origini degli Etruschi. Storia archeologia antropologia'', L'Erma di Bretschneider, Roma 2012.</ref> e risentono di impianti teorici ancora fortemente ideologizzati. Inoltre, l'analisi craniometrica dei campioni etruschi di [[Cultura villanoviana|epoca villanoviana]] è condizionata dalla carenza di resti ossei di questo periodo, in quanto la pratica dell'[[incinerazione]] era la più diffusa.<ref name=Schwidetzky2011>{{Cita libro|titolo = Physical Anthropology of European Populations |autore = Ilse Schwidetzky|wkautore = |curatore = Ilse Schwidetzky et al.|traduttore = |illustratore = |altri = |url = |via = |editore = Walter de Gruyter|città = Berlino|anno = 2011|lingua = inglese|annooriginale = 1980|volume = |opera = |edizione = |capitolo = Introduction |url_capitolo = |p = |pp =16-18 |posizione = |ISBN = 9783110820973|LCCN = |DOI = |OCLC = |id = |cid = |citazione = |accesso = |urlarchivio = |dataarchivio = |urlmorto = }}</ref> Per questo motivo i resti ossei risalenti a questo periodo sono generalmente trovati in sepolture a [[inumazione]].<ref name=Facchini2011>{{Cita libro|titolo = Physical Anthropology of European Populations |autore = Fiorenzo Facchini|wkautore = |curatore = Ilse Schwidetzky et al.|traduttore = |illustratore = |altri = |url = |via = |editore = Walter de Gruyter|città = Berlino|anno = 2011|lingua = inglese|annooriginale = 1980|volume = |opera = |edizione = |capitolo = Villanovians and Etruscans in the Bologna Area: Anthropological Features and Problems |url_capitolo = |p = |pp =281-288 |posizione = |ISBN = 9783110820973|LCCN = |DOI = |OCLC = |id = |cid = |citazione = |accesso = |urlarchivio = |dataarchivio = |urlmorto = }}</ref>


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== Recenti acquisizioni dalla genetica delle popolazioni ==
== Recenti acquisizioni dalla genetica delle popolazioni ==
[[File:Multi Dimensional Scaling Etruscans and Ancient samples.jpg|thumb|300px|MDS che mostra le affinità genetiche tra un campione di Etruschi e altre 9 popolazioni antiche d'Europa, con gli Etruschi che risultano molto simili alle popolazioni del [[Neolitico]] dell'[[Europa Centrale]] di Germania, Austria, e Ungheria (da Ghirotto 2013<ref name=Ghirotto2013/>).]]
Un contributo, peraltro non risolutivo, alla problematica delle origini degli Etruschi ci viene anche dalla [[genetica delle popolazioni]]. Gli studi genetici si dividono principalmente in due filoni: il primo che analizza il [[DNA]] dei campioni etruschi, anche in comparazione a quelli moderni, mentre il secondo filone analizza solo ed esclusivamente i campioni della popolazione moderna che vive oggi nelle regioni che una volta costituivano l'antica [[Etruria]]. Le conclusioni degli studi basati sulle analisi dei campioni antichi di Etruschi sono, generalmente, in favore dell'autoctonia. Mentre conclusioni più controverse e meno risolutive accompagnano gli studi dei campioni moderni.
Un contributo alla problematica delle origini degli Etruschi ci viene anche dalla [[genetica delle popolazioni]]. Così come gli studi dell'antropologia fisica, anche quelli della genetica sono condizionati dalla mancanza di campioni di epoca villanoviana, in quanto l'incinerazione era la pratica funeraria più diffusa.


Gli studi genetici si dividono principalmente in due filoni: il primo che analizza il [[DNA]] dei campioni etruschi, anche in comparazione a quelli moderni, mentre il secondo filone analizza solo ed esclusivamente i campioni della popolazione moderna che vive oggi nelle regioni che una volta costituivano l'antica [[Etruria]]. Le conclusioni degli studi basati sulle analisi dei campioni antichi di Etruschi sono, generalmente, in favore dell'autoctonia. Mentre conclusioni più controverse e meno risolutive accompagnano gli studi dei campioni moderni. Tuttavia, secondo l'archeologo britannico Phil Perkins, che ha scavato a lungo in Etruria, "ci sono indicazioni che lo studio del DNA possa supportare la teoria secondo la quale gli Etruschi siano autoctoni nel [[Centro Italia]]".<ref>{{Cita libro|cognome= Perkins |nome=Phil |curatore-cognome=Naso |curatore-nome=Alessandro |titolo=Etruscology|editore= Berlin: De Gruyter |data=2017|pp=109–118 |capitolo=Chapter 8: DNA and Etruscan identity |lingua=Inglese|isbn=978-1-934078-49-5}}</ref><ref>{{Cita libro|cognome= Perkins |nome=Phil |curatore-cognome1=Perkins |curatore-nome1=Phil|curatore-cognome2=Swaddling |curatore-nome2=Judith|titolo=Etruscan by Definition: Papers in Honour of Sybille Haynes|editore= The British Museum Research Publications (173). London, UK|lingua=Inglese|data=2009|pp=95–111 |capitolo=DNA and Etruscan Identity|isbn=978-0-86159-173-2}}</ref>
Al primo gruppo appartiene uno studio del 2004 dell'[[Università di Ferrara]], in collaborazione con l'[[Università di Firenze]], che analizza i campioni ossei di 80 individui etruschi, vissuti tra il VII secolo a.C. e il II secolo a.C., provenienti da dieci necropoli etrusche dislocate in varie zone dell'antica Etruria: Emilia, Toscana, Lazio e Campania.<ref>{{Cita pubblicazione|titolo =The Etruscans: A Population-Genetic Study |autore =Cristiano Vernesi et al.|curatore = |wkautore = |rivista =The American Society of Human Genetics |volume =74 |numero =4 |editore =Elsevier Inc |città =Amsterdam |data = 1 aprile 2004

===Studi sui campioni antichi etruschi===
Al primo gruppo appartiene uno studio del 2004 dell'[[Università di Ferrara]], in collaborazione con l'[[Università di Firenze]], realizzato da una squadra guidata dal professor Guido Barbujani. Lo studio analizza i campioni ossei di 80 individui etruschi, vissuti tra il VII secolo a.C. e il II secolo a.C., provenienti da dieci necropoli etrusche dislocate in varie zone dell'antica Etruria: Emilia, Toscana, Lazio e Campania.<ref>{{Cita pubblicazione|titolo =The Etruscans: A Population-Genetic Study |autore =Cristiano Vernesi et al.|curatore = |wkautore = |rivista =The American Society of Human Genetics |volume =74 |numero =4 |editore =Elsevier Inc |città =Amsterdam |data = 1 aprile 2004
|anno =2004 |mese = aprile|p = |pp =694-704 |lingua =Inglese |ISSN = |doi =10.1086/383284 |PMID = |id = |cid = |url =https://www.cell.com/ajhg/fulltext/S0002-9297(07)61894-1#articleInformation |formato = |accesso =12 marzo 2015 |abstract = |urlarchivio = |dataarchivio = |urlmorto = }}</ref> Il campione in fase di analisi da 80 è stato poi ridotto a 27. Dallo studio emerge che il [[DNA mitocondriale]] degli Etruschi sarebbe condiviso sia con le popolazioni europee che con quelle dell'[[Asia occidentale]], con il maggiore numero di aplotipi in comune con i [[tedeschi]] (sette aplotipi), con gli inglesi della [[Cornovaglia]] (cinque aplotipi), con i turchi moderni (4 aplotipi), mentre solo due aplotipi risulterebbero condivisi con un campione moderno di individui toscani.
|anno =2004 |mese = aprile|p = |pp =694-704 |lingua =Inglese |ISSN = |doi =10.1086/383284 |PMID = |id = |cid = |url =https://www.cell.com/ajhg/fulltext/S0002-9297(07)61894-1#articleInformation |formato = |accesso =12 marzo 2015 |abstract = |urlarchivio = |dataarchivio = |urlmorto = }}</ref> Il campione in fase di analisi da 80 è stato poi ridotto a 27. Dallo studio emerge che il [[DNA mitocondriale]] degli Etruschi sarebbe condiviso sia con le popolazioni europee che con quelle dell'[[Asia occidentale]], con il maggiore numero di aplotipi in comune con i [[tedeschi]] (sette aplotipi), con gli inglesi della [[Cornovaglia]] (cinque aplotipi), con i turchi moderni (4 aplotipi), mentre solo due aplotipi risulterebbero condivisi con un campione moderno di individui toscani.


Sulla scia dello studio del 2004, un successivo studio del 2013 condotto su campioni genetici provenienti dalle necropoli etrusche dell'Italia centrale conclude che i legami genetici tra le popolazioni etrusche e quelle anatoliche debbano essere ricondotti a più di 5000 anni fa, il che escluderebbe l'ipotesi di Erodoto di una migrazione di massa in epoca più recente.<ref name=Ghirotto2013>{{Cita pubblicazione|titolo = Origins and Evolution of the Etruscans’ mtDNA |autore =Silvia Ghirotto et. al. |curatore = |wkautore = |rivista = [[PLOS ONE]]|volume = |numero = |editore =[[Public Library of Science]] |città = |data = 6 febbraio 2013|anno = |mese = |p = |pp = |lingua =Inglese |ISSN = |doi =10.1371/journal.pone.0055519 |PMID =23405165 |id = |cid = |url=http://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0055519 |formato = |accesso =16 marzo 2015 |abstract =|urlarchivio = |dataarchivio = |urlmorto = }}</ref> <ref>{{Cita pubblicazione|titolo =Genetic evidence does not support an etruscan origin in Anatolia |autore =Francesca Tassi et al. |curatore = |wkautore = |rivista =American Journal of Physical Anthropology |volume =152 |numero = 1|editore =John Wiley & Sons |città =New York City |data =Settembre 2013 |anno =2013 |mese =settembre |p = |pp = 11-18|lingua = Inglese|ISSN = |doi =10.1002/ajpa.22319 |PMID = |id = |cid = |url =https://onlinelibrary.wiley.com/doi/abs/10.1002/ajpa.22319 |formato = |accesso =16 marzo 2015 |abstract = |urlarchivio = |dataarchivio = |urlmorto = |citazione=The debate on the origins of Etruscans, documented in central Italy between the eighth century BC and the first century AD, dates back to antiquity. Herodotus described them as a group of immigrants from Lydia, in Western Anatolia, whereas for Dionysius of Halicarnassus they were an indigenous population. Dionysius' view is shared by most modern archeologists, but the observation of similarities between the (modern) mitochondrial DNAs (mtDNAs) of Turks and Tuscans was interpreted as supporting an Anatolian origin of the Etruscans. However, ancient DNA evidence shows that only some isolates, and not the bulk of the modern Tuscan population, are genetically related to the Etruscans. In this study, we tested alternative models of Etruscan origins by Approximate Bayesian Computation methods, comparing levels of genetic diversity in the mtDNAs of modern and ancient populations with those obtained by millions of computer simulations. The results show that the observed genetic similarities between modern Tuscans and Anatolians cannot be attributed to an immigration wave from the East leading to the onset of the Etruscan culture in Italy. Genetic links between Tuscany and Anatolia do exist, but date back to a remote stage of prehistory, possibly but not necessarily to the spread of farmers during the Neolithic period.}}</ref> Sulla base dello studio del DNA mitocondriale di questi campioni provenienti dalle necropoli della Toscana e del Lazio, gli Etruschi erano molto simili alle popolazioni del [[Neolitico]] dell'[[Europa Centrale]].<ref name=Ghirotto2013/> Gli aplogruppi del DNA mitocondriale degli Etruschi erano in prevalenza U5 e JT (per lo più subcladi di J), e in minor parte H1b.
Sulla scia dello studio del 2004, un successivo studio del 2013 condotto su campioni genetici provenienti dalle necropoli etrusche dell'Italia centrale conclude che i legami genetici tra le popolazioni etrusche e quelle anatoliche debbano essere ricondotti a più di 5000 anni fa, tra 6000 e 7000 anni fa, il che esclude l'ipotesi di Erodoto di una migrazione dalla Lidia.<ref name=Ghirotto2013>{{Cita pubblicazione|titolo = Origins and Evolution of the Etruscans’ mtDNA |autore =Silvia Ghirotto et. al. |curatore = |wkautore = |rivista = [[PLOS ONE]]|volume = |numero = |editore =[[Public Library of Science]] |città = |data = 6 febbraio 2013|anno = |mese = |p = |pp = |lingua =Inglese |ISSN = |doi =10.1371/journal.pone.0055519 |PMID =23405165 |id = |cid = |url=http://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0055519 |formato = |accesso =16 marzo 2015 |abstract =|urlarchivio = |dataarchivio = |urlmorto = }}</ref><ref>{{Cita pubblicazione|titolo =Genetic evidence does not support an etruscan origin in Anatolia |autore =Francesca Tassi et al. |curatore = |wkautore = |rivista =American Journal of Physical Anthropology |volume =152 |numero = 1|editore =John Wiley & Sons |città =New York City |data =Settembre 2013 |anno =2013 |mese =settembre |p = |pp = 11-18|lingua = Inglese|ISSN = |doi =10.1002/ajpa.22319 |PMID = |id = |cid = |url =https://onlinelibrary.wiley.com/doi/abs/10.1002/ajpa.22319 |formato = |accesso =16 marzo 2015 |abstract = |urlarchivio = |dataarchivio = |urlmorto = |citazione=The debate on the origins of Etruscans, documented in central Italy between the eighth century BC and the first century AD, dates back to antiquity. Herodotus described them as a group of immigrants from Lydia, in Western Anatolia, whereas for Dionysius of Halicarnassus they were an indigenous population. Dionysius' view is shared by most modern archeologists, but the observation of similarities between the (modern) mitochondrial DNAs (mtDNAs) of Turks and Tuscans was interpreted as supporting an Anatolian origin of the Etruscans. However, ancient DNA evidence shows that only some isolates, and not the bulk of the modern Tuscan population, are genetically related to the Etruscans. In this study, we tested alternative models of Etruscan origins by Approximate Bayesian Computation methods, comparing levels of genetic diversity in the mtDNAs of modern and ancient populations with those obtained by millions of computer simulations. The results show that the observed genetic similarities between modern Tuscans and Anatolians cannot be attributed to an immigration wave from the East leading to the onset of the Etruscan culture in Italy. Genetic links between Tuscany and Anatolia do exist, but date back to a remote stage of prehistory, possibly but not necessarily to the spread of farmers during the Neolithic period.}}</ref> Sulla base dello studio del DNA mitocondriale di questi campioni provenienti dalle necropoli della Toscana e del Lazio, gli Etruschi erano molto simili alle popolazioni del [[Neolitico]] dell'[[Europa Centrale]],<ref name=Ghirotto2013/> in particolare alle popolazioni della [[cultura della ceramica lineare]] di [[Germania]], [[Austria]], e [[Ungheria]].<ref name=Haak2005>{{Cita pubblicazione|titolo =Ancient DNA from the first European farmers in 7500-year-old Neolithic sites |autore =Wolfgang Haak et al. |curatore = |wkautore = |rivista =Science |volume = 310 |numero =5750 |editore =American Association for the Advancement of Science (United States) |città =Washington, DC |data =11 Nov 2005 |anno =2005 |mese = novembre|p = |pp =1016-1018 |lingua =Inglese |ISSN = |doi =10.1126/science.1118725 |PMID =16284177 |id = |cid = |url =http://science.sciencemag.org/lookup/pmidlookup?view=long&pmid=16284177 |formato = |accesso = |abstract = |urlarchivio =|dataarchivio = |urlmorto = }}</ref><ref name=Lacan>{{Cita pubblicazione|titolo =Ancient DNA reveals male diffusion through the Neolithic Mediterranean route|autore =Lacan M, Keyser C, Ricaut FX, Brucato N, Duranthon F, et al. |curatore = |wkautore = |rivista =Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America |volume =108 |numero =24 |editore =United States National Academy of Sciences (United States) |città =Washington, DC |data =14 |anno =2011 |mese = giugno|p = |pp =9788-9791 |lingua =Inglese |ISSN = |doi =10.1073/pnas.1100723108|PMID =16284177 |id = |cid = |url =http://www.pnas.org/content/108/24/9788 |formato = |accesso = |abstract = |urlarchivio =|dataarchivio = |urlmorto = }}</ref> Gli aplogruppi del DNA mitocondriale degli Etruschi erano in prevalenza U5 e JT (per lo più subcladi di J), e in minor parte H1b.


Uno studio del 2018, sempre dell'Università di Ferrara, analizza sia il DNA mitocondriale dei campioni etruschi che quello di campioni provenienti dalla Toscana nord-occidentale dell'[[Eneolitico]], dell'epoca rinascimentale e di quella moderna. Lo studio conclude che esiste continuità genetica, a livello di DNA mitocondriale, tra la Preistoria e l'epoca moderna nella Toscana nord-occidentale, che gli Etruschi sono una popolazione locale non dovuta a una migrazione recente da Oriente, e che l'intera regione Toscana possa essere modellata come riserva genetica durante l'età del Ferro.<ref name=Leonardi2018>{{cita pubblicazione | autore= Michela Leonardi et. al. |titolo=The female ancestor's tale: Long‐term matrilineal continuity in a nonisolated region of Tuscany|rivista= [[American Journal of Physical Anthropology]]|volume=167 |numero=3|pp=497-506|editore=John Wiley & Sons|città= New York City|data=6 settembre 2018 |doi =10.1002/ajpa.23679|PMID =30187463 |id = |cid = |url=https://onlinelibrary.wiley.com/doi/abs/10.1002/ajpa.23679|lingua=Inglese |accesso= 27 ottobre 2018 }}</ref>
Uno studio del 2018, sempre dell'Università di Ferrara, analizza sia il DNA mitocondriale dei campioni etruschi che quello di campioni provenienti dalla Toscana nord-occidentale dell'[[Eneolitico]], dell'epoca rinascimentale e di quella moderna. Lo studio conclude che esiste continuità genetica, a livello di DNA mitocondriale, tra la Preistoria e l'epoca moderna nella Toscana nord-occidentale, che gli Etruschi sono una popolazione locale non dovuta a una migrazione recente da Oriente, e che l'intera regione Toscana possa essere modellata come riserva genetica durante l'età del Ferro.<ref name=Leonardi2018>{{cita pubblicazione | autore= Michela Leonardi et. al. |titolo=The female ancestor's tale: Long‐term matrilineal continuity in a nonisolated region of Tuscany|rivista= [[American Journal of Physical Anthropology]]|volume=167 |numero=3|pp=497-506|editore=John Wiley & Sons|città= New York City|data=6 settembre 2018 |doi =10.1002/ajpa.23679|PMID =30187463 |id = |cid = |url=https://onlinelibrary.wiley.com/doi/abs/10.1002/ajpa.23679|lingua=Inglese |accesso= 27 ottobre 2018 }}</ref>


===Studi sui campioni moderni===
Per quanto riguarda gli studi basati solo ed esclusivamente su campioni moderni, nel [[2007]] una squadra guidata dal professor Antonio Torroni dell'[[Università di Pavia]] raffronta il [[DNA mitocondriale]] degli abitanti viventi da almeno tre generazioni nei centri di [[Murlo]], [[Volterra]] e della Valle del [[Casentino]] con quello di altre popolazioni italiane ed estere.<ref>{{Cita pubblicazione|titolo =Mitochondrial DNA Variation of Modern Tuscans Supports the Near Eastern Origin of Etruscans |autore =Alessandro Achilli et al. |curatore = |wkautore = |rivista =American Journal of Human Genetics|volume =80 |numero =4 |editore =Elsevier |città = |data =Aprile 2007 |anno =2007 |mese =Aprile |p = |pp = 759–768|lingua = Inglese|ISSN = |doi = |PMID = |id = |cid = |url =https://www.cell.com/ajhg/fulltext/S0002-9297(07)61106-9 |formato = |accesso = 16 marzo 2015|abstract = |urlarchivio = |dataarchivio = |urlmorto = }}</ref> Dalla comparazione emerge che il 17,5% del mtDNA (aplogruppi HV0, R0a, U7, U3) degli individui di Murlo è molto più simile a quello degli abitanti delle coste turche che danno sull'[[Egeo]], mentre valori molto più bassi sarebbero stati trovati nel campione del Casentino, in quello di Volterra, e nel resto della popolazione toscana. Tuttavia, successivi studi hanno trovato che questi aplogruppi siano presenti anche in altre aree d'Italia e d'Europa, e che in Europa possano essere già arrivati tra tardo neolitico ed eneolitico.<ref name=Leonardi2018></ref>
Per quanto riguarda gli studi basati solo ed esclusivamente su campioni moderni, nel [[2007]] una squadra guidata dal professor Antonio Torroni dell'[[Università di Pavia]] raffronta il [[DNA mitocondriale]] degli abitanti viventi da almeno tre generazioni nei centri di [[Murlo]], [[Volterra]] e della Valle del [[Casentino]] con quello di altre popolazioni italiane ed estere.<ref>{{Cita pubblicazione|titolo =Mitochondrial DNA Variation of Modern Tuscans Supports the Near Eastern Origin of Etruscans |autore =Alessandro Achilli et al. |curatore = |wkautore = |rivista =American Journal of Human Genetics|volume =80 |numero =4 |editore =Elsevier |città = |data =Aprile 2007 |anno =2007 |mese =Aprile |p = |pp = 759–768|lingua = Inglese|ISSN = |doi = |PMID = |id = |cid = |url =https://www.cell.com/ajhg/fulltext/S0002-9297(07)61106-9 |formato = |accesso = 16 marzo 2015|abstract = |urlarchivio = |dataarchivio = |urlmorto = }}</ref> Dalla comparazione emerge che il 17,5% del mtDNA (aplogruppi HV0, R0a, U7, U3) degli individui di Murlo è molto più simile a quello degli abitanti delle coste turche che danno sull'[[Egeo]], mentre valori molto più bassi sarebbero stati trovati nel campione del Casentino, in quello di Volterra, e nel resto della popolazione toscana. Tuttavia, successivi studi hanno trovato che questi aplogruppi siano presenti anche in altre aree d'Italia e d'Europa, e che in Europa possano essere già arrivati tra neolitico ed eneolitico.<ref name=Leonardi2018></ref><ref>{{Cita pubblicazione|titolo =Mapping human dispersals into the Horn of Africa from Arabian Ice Age refugia using mitogenomes |autore =Francesca Gandini et al. |curatore = |wkautore = |rivista =Scientific Reports |volume =6|numero =25472|editore =Nature Publishing Group |città =Londra |data = |anno =2016 |mese = |p = |pp = |lingua =Inglese |ISSN = |doi = 10.1038/srep25472|PMID =27146119 |id = |cid = |url =https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4857117/|formato = |accesso = 25 ottobre 2018|abstract = |urlarchivio = |dataarchivio = |urlmorto = }}</ref>

Uno studio dell'[[Università di Pavia]] pubblicato nel 2018 analizza gli aplogruppi del [[cromosoma Y]], ereditato per via paterna, di un campione di italiani viventi provenienti da tutto il territorio nazionale, tra i quali un campione di [[Volterra]], città con un importante passato di città etrusca. Sulla base dei risultati del campione di Volterra, lo studio conclude che la presenza dell'aplogruppo Y-DNA J2a-M67 (2,7% del campione) suggerisca contatti via mare con l'[[Anatolia]], la presenza significativa di Y-DNA G2a-L497 (7,1% del campione), particolarmente diffuso sulle Alpi a nord dell'Italia, suggerisca una origine dal nord Europa degli Etruschi, mentre, infine, l'alta incidenza dell'aplogruppo R1b nel campione di Volterra (50% circa del campione), in particolare di R1b-U152 (24,8% del campione), non possa escludere lo scenario che gli Etruschi derivino completamente dalla precedente [[civiltà villanoviana]] e siano autoctoni, come affermato da Dionigi di Alicarnasso.<ref name=Grugni2018>{{cita pubblicazione |autore= Viola Grugni et. al.|titolo=Reconstructing the genetic history of Italians: new insights from a male (Y-chromosome) perspective|rivista= [[Annals of Human Biology]]|volume=45|numero=1|pp=44-56 |editore=Taylor & Francis (UK)|città=|data=30 gennaio 2018|citazione=As a matter of fact, while the presence of J2a-M67* suggests contacts by sea with Anatolian people, in agreement with the Herodotus hypothesis of an external Anatolian source of Etruscans, the finding of the Central European lineage G2a-L497 at considerable frequency would rather support a Northern European origin of Etruscans. On the other hand, the high incidence of European R1b lineages cannot rule out the scenario of an autochthonous process of formation of the Etruscan civilisation from the preceding Villanovan society, as first suggested by Dionysius of Halicarnassus; a detailed analysis of haplogroup R1b-U152 could prove very informative in this regard.|doi =10.1080/03014460.2017.1409801|PMID = |id = |cid = |url=https://www.tandfonline.com/doi/full/10.1080/03014460.2017.1409801|lingua=Inglese |accesso= 27 ottobre 2018}}</ref> Peraltro, se è vero che la distribuzione moderna di J2a-M67 veda questo aplogruppo molto frequente in alcune popolazioni del [[Caucaso settentrionale]], tuttavia questo aplogruppo, diffuso in tutta Italia, nei Balcani, in Grecia, in Spagna e Portogallo, non è particolarmente diffuso nelle aree etrusche come Toscana e Lazio settentrionale, ma in Italia risulta più diffuso sulla costa del Mar Adriatico tra [[Marche]] ed [[Abruzzo]].


Uno studio dell'[[Università di Pavia]] pubblicato nel 2018 analizza gli aplogruppi del [[cromosoma Y]], ereditato per via paterna, di un campione di italiani viventi provenienti da tutto il territorio nazionale, tra i quali un campione di [[Volterra]], città con un importante passato di città etrusca. Sulla base dei risultati del campione di Volterra, lo studio conclude che la presenza dell'aplogruppo Y-DNA J2a-M67* (2,7% del campione) suggerisca contatti via mare con l'[[Anatolia]], la presenza significativa di Y-DNA G2a-L497 (7,1% del campione), particolarmente diffuso sulle Alpi a nord dell'Italia, suggerisca una origine dal nord Europa degli Etruschi, mentre, infine, l'alta incidenza dell'aplogruppo R1b nel campione di Volterra (50% circa del campione), in particolare di R1b-U152 (24,8% del campione), non possa escludere lo scenario che gli Etruschi derivino completamente dalla precedente [[civiltà villanoviana]] e siano autoctoni, come affermato da Dionigi di Alicarnasso.<ref name=Grugni2018>{{cita pubblicazione |autore= Viola Grugni et. al.|titolo=Reconstructing the genetic history of Italians: new insights from a male (Y-chromosome) perspective|rivista= [[Annals of Human Biology]]|volume=45|numero=1|pp=44-56 |editore=Taylor & Francis (UK)|città=|data=30 gennaio 2018|citazione=As a matter of fact, while the presence of J2a-M67* suggests contacts by sea with Anatolian people, in agreement with the Herodotus hypothesis of an external Anatolian source of Etruscans, the finding of the Central European lineage G2a-L497 at considerable frequency would rather support a Northern European origin of Etruscans. On the other hand, the high incidence of European R1b lineages cannot rule out the scenario of an autochthonous process of formation of the Etruscan civilisation from the preceding Villanovan society, as first suggested by Dionysius of Halicarnassus; a detailed analysis of haplogroup R1b-U152 could prove very informative in this regard.|doi =10.1080/03014460.2017.1409801|PMID = |id = |cid = |url=https://www.tandfonline.com/doi/full/10.1080/03014460.2017.1409801|lingua=Inglese |accesso= 27 ottobre 2018}}</ref> Peraltro, se è vero che la distribuzione moderna di J2a-M67 veda questo aplogruppo molto frequente in alcune popolazioni del [[Caucaso settentrionale]], tuttavia questo aplogruppo, diffuso in tutta Italia, nei Balcani, in Grecia, in Spagna e Portogallo, non è particolarmente diffuso nelle aree etrusche come Toscana e Lazio settentrionale, ma in Italia risulta più diffuso sulla costa del Mar Adriatico tra [[Marche]] ed [[Abruzzo]].<ref>{{Cita pubblicazione|titolo =Uniparental Markers of Contemporary Italian Population Reveals Details on Its Pre-Roman Heritage |autore =Francesca Brisighelli et al. |curatore = |wkautore = |rivista =[[PLOS ONE]] |volume = |numero = |editore =[[Public Library of Science]] |città = |data =10 |anno =2012 |mese =dicembre |p = |pp = |lingua =Inglese |ISSN = |doi = 10.1371/journal.pone.0050794|PMID = |id = |cid = |url =https://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0050794 |formato = |accesso=29 ottobre 2018|abstract = |urlarchivio = |dataarchivio = |urlmorto = }}</ref><ref name=Boattini2013>{{Cita pubblicazione|titolo =Uniparental Markers in Italy Reveal a Sex-Biased Genetic Structure and Different Historical Strata |autore =Alessio Boattini |curatore = |wkautore = |rivista =[[PLOS ONE]] |volume = |numero = |editore =[[Public Library of Science]] |città = |data =29 |anno =2013 |mese =maggio |p = |pp = |lingua =Inglese |ISSN = |doi =10.1371/journal.pone.0065441 |PMID = |id = |cid = |url = https://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0065441|formato = |accesso =29 ottobre 2018 |abstract = |urlarchivio = |dataarchivio = |urlmorto = }}</ref>
Secondo l'archeologo britannico Phil Perkins, che ha scavato a lungo in Etruria, "ci sono indicazioni che lo studio del DNA possa supportare la teoria secondo la quale gli Etruschi siano autoctoni nel [[Centro Italia]]".<ref>{{Cita libro|cognome= Perkins |nome=Phil |curatore-cognome=Naso |curatore-nome=Alessandro |titolo=Etruscology|editore= Berlin: De Gruyter |data=2017|pp=109–118 |capitolo=Chapter 8: DNA and Etruscan identity |lingua=Inglese|isbn=978-1-934078-49-5}}</ref><ref>{{Cita libro|cognome= Perkins |nome=Phil |curatore-cognome1=Perkins |curatore-nome1=Phil|curatore-cognome2=Swaddling |curatore-nome2=Judith|titolo=Etruscan by Definition: Papers in Honour of Sybille Haynes|editore= The British Museum Research Publications (173). London, UK|lingua=Inglese|data=2009|pp=95–111 |capitolo=DNA and Etruscan Identity|isbn=978-0-86159-173-2}}</ref>


===Studi sui bovini===
===Studi sui bovini===
[[File:Chianina cow and calf, Tuscany.jpg|thumb|Esemplari di [[Chianina (razza bovina)|chianina]], nei pressi di [[Anghiari]] in [[provincia di Arezzo]].]]
Uno studio del 2007 condotto dall'[[Università Cattolica del Sacro Cuore#Piacenza-Cremona|Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza]] ha analizzato il [[DNA mitocondriale]] dei bovini toscani di [[Chianina (razza bovina)|razza Chianina]] e [[Maremmana (razza bovina)|Maremmana]], che è risultato geneticamente simile a quello dei bovini dell'Anatolia. Ma un risultato simile, nello stesso studio, è stato trovato anche per i bovini di razza [[Calvana (razza bovina)|Calvana]], [[Cabannina]], [[Cinisara]] e [[Rendena (razza bovina)|Rendena]].<ref>M. Pellecchia e altri, "The mistery of Etruscan origins: novel clues from Bos taurus mithocondrial DNA", in ''Proceedings of the Royal Society'', January 2007</ref> In particolare, tre di questi bovini sono tipici di aree lontane dall'Etruria e abitate da altre civiltà storiche: la Cabannina è tipica della [[Val d'Aveto]] nel genovese in [[Liguria]], la Rendena è tipica della [[Val Rendena]] in [[Trentino-Alto Adige]] e la Cinisara della [[Sicilia]] occidentale. Se la Rendena del Trentino può essere un ulteriore conferma di un legame tra [[Reti]] ed Etruschi, questa spiegazione non sembra essere valida per la ligure Cabannina e la siciliana Cinisara, i cui territori di origine appartenevano agli antichi [[Liguri]] e agli [[Elimi]].
Uno studio del 2007 condotto dall'[[Università Cattolica del Sacro Cuore#Piacenza-Cremona|Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza]] ha analizzato il [[DNA mitocondriale]] dei bovini toscani di [[Chianina (razza bovina)|razza Chianina]] e [[Maremmana (razza bovina)|Maremmana]], che risulterebbe, secondo le conclusioni dello studio, geneticamente simile a quello dei bovini dell'Anatolia. Ma un risultato simile, nello stesso studio, è stato trovato anche nei bovini di razza [[Calvana (razza bovina)|Calvana]], [[Cabannina]], [[Cinisara]] e [[Rendena (razza bovina)|Rendena]].<ref>M. Pellecchia e altri, "The mistery of Etruscan origins: novel clues from Bos taurus mithocondrial DNA", in ''Proceedings of the Royal Society'', January 2007</ref> In particolare, tre di questi bovini sono nativi di aree lontane dall'Etruria e abitate da altre civiltà storiche: la Cabannina è nativa della [[Val d'Aveto]] nel genovese in [[Liguria]], la Rendena è nativa della [[Val Rendena]] in [[Trentino-Alto Adige]] e la Cinisara della [[Sicilia]] occidentale. Se la Rendena del Trentino può essere un'ulteriore conferma di un legame tra [[Reti]] ed Etruschi, questa spiegazione non sembra essere valida per la ligure Cabannina e la siciliana Cinisara, i cui territori di origine appartenevano agli antichi [[Liguri]] e agli [[Elimi]].


Uno studio più recente del 2015 dell'[[Università della Tuscia]] conclude che la Chianina, la [[Romagnola (razza bovina)|Romagnola]] e la [[Marchigiana]] abbiano comuni origini, e mostrino ancora una qualche relazione genetica con i resti di un bovino vissuto 1000 anni fa a [[Ferento]], [[Lazio]]. L'albero filogenetico basato sull'analisi di 4 e 30 [[microsatelliti]] mostra come la Boscarin, razza bovina istriana considerata vicina alla [[podolica]], e le siciliane [[Modicana]] e [[Cinisara]] risultino più vicine ai bovini dell'Anatolia di quanto lo siano la Chianina e la Romagnola, che si trovano, invece, in una posizione più intermedia tra i bovini iberici e quelli balcanici e anatolici.<ref>{{cita pubblicazione | autore= Maria Gargani et. al. |titolo=Microsatellite genotyping of medieval cattle from central Italy suggests an old origin of Chianina and Romagnola cattle |rivista= Front. Genet.|editore=[[Public Library of Science]] |data=4 marzo 2015 |url=https://doi.org/10.3389/fgene.2015.00068|lingua=en |accesso= 16 agosto 2018 }}</ref>
Uno studio più recente del 2015 dell'[[Università della Tuscia]] conclude che la Chianina, la [[Romagnola (razza bovina)|Romagnola]] e la [[Marchigiana]] abbiano comuni origini, e mostrino ancora una relazione genetica con i resti di un bovino vissuto 1000 anni fa a [[Ferento]], [[Lazio]]. L'albero filogenetico basato sull'analisi di 4 e 30 [[microsatelliti]] mostra come la Boscarin, razza bovina istriana considerata vicina alla [[podolica]], e le siciliane [[Modicana]] e [[Cinisara]] risultino più vicine ai bovini dell'Anatolia di quanto lo siano la Chianina e la Romagnola, che si trovano, invece, in una posizione più intermedia tra i bovini iberici e quelli balcanici e anatolici.<ref>{{cita pubblicazione | autore= Maria Gargani et. al. |titolo=Microsatellite genotyping of medieval cattle from central Italy suggests an old origin of Chianina and Romagnola cattle |rivista= Front. Genet.|editore=[[Public Library of Science]] |data=4 marzo 2015 |url=https://doi.org/10.3389/fgene.2015.00068|lingua=en |accesso= 16 agosto 2018 }}</ref>


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==Voci correlate==
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* [[Etruschi]]
* [[Etruschi]]
* [[Etruscologia]]


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Versione delle 05:04, 29 ott 2018

Voce principale: Etruschi.
Sarcofago delle Amazzoni IV secolo a.C., da Tarquinia, Museo archeologico nazionale di Firenze

Nel corso dei secoli sono state avanzate numerose ipotesi sull'origine degli Etruschi. In antichità furono elaborate principalmente tre diverse tesi: la prima, riportata da Erodoto ed Ellanico di Lesbo, sostiene la provenienza orientale dal Mar Egeo; la seconda, sostenuta dal greco Dionigi di Alicarnasso, sostiene l'antichità e autoctonia degli Etruschi mentre la terza, desunta da un passo di Tito Livio, sostiene la provenienza settentrionale e un collegamento tra le popolazioni alpine, in particolare i Reti, e gli Etruschi.

Come osserva l'etruscologo francese Dominique Briquel, le versioni della storiografia greca sull'origine degli Etruschi vanno considerate come costruzioni narrative artificiose.[1]

«Le tradizioni tramandate dall’Antichità sulle origini del popolo etrusco sono soltanto l’espressione dell’immagine che i suoi alleati o avversari volevano divulgare. Per nessun motivo racconti di questo genere vanno considerati documenti storici. Certo gli Etruschi sono stati oggetto di un vero e proprio dibattito, nel cui ambito – come denotano le osservazioni di Dionigi di Alicarnasso sull’isolamento della lingua etrusca – hanno avuto modo di emergere elementi di provata scientificità, come anche ricordi storici reali. Tuttavia il discorso mirava a una finalità ben precisa. E poiché i moderni hanno riacceso acriticamente la controversia, ricalcando le orme degli antichi, sull’etruscologia ha così a lungo gravato la famigerata questione delle origini, che alla fine è stata riconosciuta non pertinente nei termini in cui era stata posta.»

Le ipotesi della storiografia antica

Ipotesi della provenienza orientale: Tessaglia o Lidia

Tessaglia

Le rovine del teatro di Larissa in Tessaglia.

L'ipotesi della provenienza orientale dal Mar Egeo si divide in due filoni diversi. Il primo viene sostenuto da Ellanico di Lesbo, storico greco del V secolo a.C. tramandatoci da Dionigi di Alicarnasso. Ellanico, che era un attidografo, rifacendosi alla tradizione ateniese, riferisce che i Pelasgi originari della Tessaglia nella Grecia settentrionale, popolo da identificare con i Tessali, spinti dall'arrivo degli Elleni, sarebbero migrati in Italia passando per l'Adriatico settentrionale. Sbarcati a Spina, vicino alla foce del Po, si sarebbero successivamente stabiliti nella zona dell'Etruria dandosi il nome di Tirreni. E che sotto il nome di Tirreni siano poi tornati a Oriente.[3]

Ellanico di Lesbo, riportato da Dionigi di Alicarnasso, si rifà a una tradizione ateniese, quando Etruschi e Ateniesi sono alleati contro i Greci di Siracusa, all'indomani della spedizione ateniese in Sicilia durante la guerra del Peloponneso.[4]

«Ellanico di Lesbo dice che i Tirreni prima si chiamavano Pelasgi e che presero il nome che ora hanno dopo essersi stanziati in Italia. Egli fa [...] questo discorso: Frastore fu figlio di Pelasgo, loro re e di Menippe, figlia di Peneo; figlio di Frastore fu Amintore, di Amintore fu Teutamide, di Teutamide fu Nanas. Durante il regno di quest'ultimo, i Pelasgi furono cacciati dal loro Paese dai Greci, e lasciate le loro navi presso il fiume Spinete, nel golfo adriatico, presero Cortona, una città dell'interno, e partiti da lì, occuparono quella che ora noi chiamiamo Tirrenia.»

Un altro sostenitore della teoria dei Pelasgi fu Anticlide, storico vissuto alla fine del IV secolo a.C., secondo il quale i Pelasgi, dopo aver colonizzato le isole di Lemno e Imbro nell'Egeo, si sarebbero aggregati a Tirreno e avrebbero partecipato alla spedizione verso le coste dell'Italia.[6]

Lidia

Le rovine del tempio dedicato ad Artemide, nella città ellenizzata di Sardis, in Lidia.

L'altro filone della provenienza orientale è dovuto allo storico greco Erodoto del V secolo a.C. che riporta una tradizione lidia secondo la quale gli Etruschi sarebbero giunti dalla Lidia, attuale Turchia anatolica, salpati dal porto di Smirne a seguito di una carestia. [7] Per far fronte a questa emergenza i Lidi avevano inventato molti giochi con i quali dilettarsi, mangiando così a giorni alterni e svagandosi con queste attività i giorni in cui non mangiavano. Dato che però il problema stava acquisendo una gravità importante, il re dei Lidi, Atis, decretò il suo popolo fosse diviso da lui in due parti, e una fosse obbligata a partire radunando tutte le proprie cose. Sotto la guida di Tirreno, figlio di Ati, (o secondo un'altra teoria, di Tirreno e del fratello Tarconte, in questo caso figli del re Telefo di Misia), attorno al XIII secolo a.C., avrebbero dapprima «oltrepassato molti popoli» e sarebbero infine arrivati «presso gli Umbri (sulle coste occidentali dell'Italia) e nel loro paese costruirono 12 città, dove ancor oggi vivono». I Lidi giunti in Italia avrebbero poi cambiato il loro nome in Tirreni dal nome di uno dei due condottieri, più tardi con il termine latino di Tusci, derivante dal rito sacrificale.[8]

La tradizione lidia, riportata da Erodoto, secondo l'etruscologo francese Dominique Briquel fu una deliberata fabbricazione in chiave politica creata tra la fine del VI secolo a.C. e l'inizio del V secolo a.C. alla corte ellenizzata di Sardi;[9][10][11] mentre secondo altri studiosi questa tradizione sarebbe nata a Siracusa intorno al VI-V secolo a.C., città greca della Sicilia spesso in conflitto contro gli Etruschi.[12]

«I Lidi affermano che contemporaneamente […] fu da loro colonizzata la Tirrenia, dando questa versione dei fatti […] Poiché la carestia non diminuiva, anzi infuriava ancora di più, il re, divisi in due gruppi tutti i Lidi, ne sorteggiò uno per rimanere, l’altro per emigrare dal paese e a quello dei gruppi cui toccava di restare lì mise a capo lui stesso come re, all’altro che se ne andava pose a capo suo figlio, che aveva nome Tirreno. Quelli di loro che ebbero in sorte di partire dal paese scesero a Smirne e costruirono navi e, posti su di esse tutti gli oggetti che erano loro utili, si misero in mare alla ricerca di mezzi di sostentamento e di terra, finché, oltrepassati molti popoli, giunsero al paese degli Umbri, ove costruirono città e abitano tuttora. Ma in luogo di Lidi mutarono il nome prendendolo dal figlio del re che li guidava, e si chiamarono Tirreni.»

La tesi erodotea dell'origine lidia, anche per l'autorevolezza del suo autore, è stata accettata quasi unanimemente dagli scrittori antichi e ha a lungo condizionato anche gli studiosi moderni che più volte l'hanno riproposta acriticamente,[14] suggestionati dai tratti orientali presenti in varie manifestazioni artistiche della civiltà etrusca durante la fase Orientalizzante. Le affinità degli Etruschi con il mondo egeo-anatolico, presenti anche nei Greci di fase arcaica, sia della madrepatria che della Magna Grecia, possono tuttavia essere dovute anche ai contatti commerciali e culturali con queste popolazioni, anche tramite il mondo greco, e, eventualmente, all'immigrazione in Etruria di piccoli gruppi di vario livello sociale provenienti dalla Grecia e dal mondo egeo-anatolico.

Ipotesi dell'autoctonia

Un'altra ipotesi, corroborata dallo storico Dionigi di Alicarnasso, vissuto durante l'impero augusteo - I secolo a.C., sostiene l'origine autoctona del popolo etrusco, e che questa ipotesi fosse già perorata anche da altri autori antichi. In particolare, Dionigi di Alicarnasso afferma che tra gli Etruschi, i Lidi e i Pelasgi non vi erano affinità culturali, religiose e linguistiche e che gli Etruschi, che chiamavano sé stessi Rasenna (e lo avrebbe saputo dagli stessi etruschi; infatti, pare che alla domanda rivolta ad un etrusco su chi fosse, questi gli rispose: Rasna o Rasenna), non erano un popolo "venuto da fuori", ma un popolo antichissimo, attribuendo - fra l'altro - proprio all'antichità l'indecifrabilità della lingua etrusca (Antichità Romane I, 25-30).

«Io sono convinto della diversità etnica esistente tra Tirreni e Pelasgi e non penso neppure che i Tirreni siano coloni dei Lidi: non presentano infatti lo stesso linguaggio, né si può dire che, pur non essendo più di lingua affine, conservino almeno qualche ricordo della madrepatria. Non venerano neppure le stesse divinità dei Lidi, né osservano leggi e costumanze simili…”; di conseguenza “sono forse più vicini alla verità quelli che sostengono che i Tirreni non sono emigrati da nessun luogo, ma sono invece un popolo indigeno, poiché in ogni sua manifestazione presenta molti caratteri di arcaicità; sia per linguaggio che per modo di vivere non lo si ritrova affine ad alcun altro popolo. (….)” Non chiamano se stessi Tirreni o Etruschi, “essi in realtà danno a se stessi una propria denominazione, derivata dal nome di un certo Rasenna, di uno dei loro condottieri.»

Ipotesi della provenienza d'oltralpe

File:Vigneti - panoramio.jpg
Vigneti in Val di Non, Trentino, territorio delle popolazioni alpine dei Reti.

Da un passo controverso di Livio, che allude alla derivazione dei Reti, popolazione alpina delle valli del Trentino-Alto Adige, dagli Etruschi (Storie, V, 33, 11), si potrebbe invece dedurre che questi ultimi venissero dal settentrione attraverso le Alpi. Questa teoria si è originata nel XVIII secolo (Fréret) ed è stata poi sviluppata nel XIX secolo (Niebuhr e Müller) sulla scorta dell'affermazione liviana e della suggestiva somiglianza del nome dei Reti (Rhaeti) con quello dei Rasenna. Rimane pur sempre possibile l'ipotesi di Tito Livio che gli Etruschi avessero colonizzato anche il Trentino-Alto Adige, ivi assumendo il nome di Reti. Anche Pompeo Trogo e Plinio il Vecchio ci tramandano la discendenza dei Reti dagli Etruschi.[16][17]

«Prima della dominazione romana la potenza etrusca si estendeva ampiamente per terra e per mare; i nomi dei due mari superiore e inferiore, da cui l'Italia è cinta a guisa di un'isola, offrono una testimonianza della loro potenza, poiché l'uno le popolazioni italiche chiamarono mare Tosco, nome comune all'intera gente, e l'altro Adriatico, dalla colonia etrusca di Adria; i Greci li chiamano pure Tirreno e Adriatico. Si stabilirono nelle terre che si stendono fra entrambi i mari, fondando dapprima 12 città nella regione fra l'Appennino e il Mar Tirreno, e poi mandando al di là dell'Appennino altrettante colonie quante erano le città di origine; occuparono così tutta la regione al di là del Po fino alle Alpi eccettuato l'angolo abitato dai Véneti intorno all'estremità del Mare Adriatico. Anche le popolazioni alpine hanno la medesima origine degli Etruschi, massimamente i Reti, che furono inselvatichiti dai luoghi, si da non conservare di antico se non il suono della lingua e pur esso guastato.»

In ogni caso, nessuna delle teorie antiche, anche nelle rielaborazioni operate dagli studiosi moderni realizzate attraverso considerazioni provenienti da diversi ambiti disciplinari, ha trovato pieno conforto scientifico nelle prove archeologiche. Mentre un legame linguistico tra Reti, Etruschi e le iscrizioni di Lemno ha ottenuto consenso tra i linguisti.[19]

Le ipotesi della storiografia moderna

Ipotesi della formazione

L'archeologo Massimo Pallottino, nell'introduzione del suo manuale Etruscologia, sottolinea come il problema dell'origine della civiltà etrusca non vada incentrato sulla provenienza, quanto piuttosto sulla formazione. Pallottino evidenzia come, per la maggior parte dei popoli, non solo dell'antichità ma anche del mondo moderno, si parli sempre di formazione, mentre per gli Etruschi ci si è posti il problema della provenienza. Secondo Pallottino, la civiltà etrusca si è formata in un luogo che non può che essere quello dell'antica Etruria; alla sua formazione hanno indubbiamente contribuito elementi autoctoni di epoca villanoviana ed elementi greci ed orientali, per via dei contatti di scambio commerciale intrattenuti dagli Etruschi con gli altri popoli del Mediterraneo durante il cosiddetto periodo orientalizzante.[20]

Ipotesi dei popoli del mare

Lo stesso argomento in dettaglio: Popoli del mare.
N35
G1
N25
t Z2ss
N35
G40
M17M17Aa15
D36
N35AN36
N21
"gli stranieri-popoli del mare" (n3 ḫ3s.wt n<.t> p3 ym)
nella linea 52 della Grande iscrizione di Karnak[21]
in geroglifici

Vari tentativi sono stati fatti per collegare uno dei popoli del mare citati nei testi egiziani, i Tereš o Turša, ai Tirsenoi o "Tirreni", ossia agli Etruschi. Questa identificazione potrebbe avvalorare la presenze di Tirreni nel Mediterraneo orientale, e la mitica parentela degli Etruschi con i Troiani cantata da Virgilio nell'Eneide. Rapporti dei Tirreni o Etruschi col mondo dell'isola di Lemno sembrerebbero esistere in seguito al ritrovamento della cosiddetta Stele di Lemno, un'iscrizione rinvenuta nel 1885, in cui è attestata la Lingua lemnia un dialetto simile all'etrusco. Tale stele è comunque al vaglio degli studiosi in quanto sembrerebbe ascrivibile al VI secolo a.C., e il linguaggio delle iscrizioni di Lemno viene oggi incluso nella famiglia linguistica tirrenica, che oltre al Lemno, include anche la lingua etrusca e quella retica parlata nelle Alpi. E per quanto non si possa escludere che la presenza di una lingua simile all'etrusco in un'isola del Mar Egeo sia dovuta a movimenti migratori da Occidente quando i Micenei reclutarono mercenari fra le popolazioni della penisola italica. [22]

Le ipotesi della linguistica

La famiglia delle lingue tirreniche

Lo stesso argomento in dettaglio: Lingue tirseniche.
L'areale di diffusione delle lingue della famiglia tirrenica.

.

Il linguista tedesco Helmut Rix nel 1998 elabora la teoria della famiglia linguistica tirsenica che comprende la lingua etrusca, la retica, insieme alla lemnia.[19]

Sulla scia di Rix, successivi studi di Stefan Schumacher,[23][24] Norbert Oettinger,[25] Carlo De Simone e Simona Marchesini hanno ipotizzato che Retico ed Etrusco discendano da un "Tirrenico comune", che non appartiene alla famiglia indoeuropea e dal quale si sarebbero divisi in tempi remoti, in un periodo della preistoria antecedente all'età del Bronzo.

Anche la lingua attestata nelle iscrizioni dall'isola di Lemnos farebbe parte della stessa famiglia linguistica tirrenica, ma con un tempo di separazione tra lingua etrusca e lingua lemnia di molto successivo a quello tra lingua etrusca e lingua retica, compatibile con l'ipotesi che la lingua lemnia sia riconducibile a un'espansione protostorica di Etruschi da Occidente, come già sostenuto da Carlo De Simone che vede nel lemnio la testimonianza di un insediamento piratesco etrusco nell'isola nella parte settentrionale del Mar Egeo avvenuto prima del 700 a.C.,[26] mentre alcuni linguisti avevano precedentemente ipotizzato che il lemnio appartenesse a un sostrato preistorico egeo o paragreco esteso dall'Asia Minore ai Balcani, alla Grecia e all'Italia.[27]

Ipotesi della derivazione dalle lingue caucasiche

Lo stesso argomento in dettaglio: Lingue caucasiche nordorientali.

Alcuni linguisti russi (Sergei Starostin, Vladimir Orel, Igor M. Diakonoff[28][29]) mettono in relazione le lingue tirreniche e le lingue caucasiche nordorientali, basandosi sulla presunta corrispondenza nelle strutture grammaticali, nella fonologia, nei numerali, tra la lingua etrusca, le lingue hurro-urartee, e le lingue caucasiche nordorientali.

Ipotesi della derivazione dall'antico lidio e colonizzazioni nuragiche

Lo stesso argomento in dettaglio: Lingua lidia.

La teoria formulata dal linguista Massimo Pittau si basa sulla supposta derivazione della lingua protosarda e di quella etrusca dall'antica lingua lidia. Secondo questa teoria, gli Etruschi e i Sardi proverrebbero dalla Lidia, in accordo con il racconto di Erodoto. Tale migrazione, tuttavia, sarebbe avvenuta per tappe, prima in Sardegna, dove avrebbe dato origine alla civiltà nuragica attorno al XIII secolo a.C., e quindi sulle coste tirreniche dell'Italia centrale, dove la civiltà etrusca si sarebbe sviluppata a partire dal IX secolo a.C.[30]. La migrazione del XII secolo a.C. sarebbe pertanto avvenuta a più riprese da occidente verso oriente, piuttosto che il contrario. Ciò sarebbe confermato dai documenti egizi che citano i Tereš o Turša (Tyrsenoi o "Tirreni") accanto ai Shardana (forse Sardi) tra i Popoli del Mare. Lo stesso termine "Tyrsenoi" in lingua greca potrebbe significare "costruttori di torri", fatto che dimostrerebbe l'affinità fra la civiltà nuragica e quella etrusca.[30]

Ipotesi dell'etrusco come forma arcaica di ungherese

Nel libro Etrusco: una forma arcaica di ungherese il glottologo Mario Alinei propone, in coerenza con la Teoria della Continuità dal Paleolitico, di identificare l'etrusco come una fase arcaica dell'attuale lingua ungherese,[31] appartenente alle lingue ugriche (o ugro-finniche). Secondo Alinei sia l'etrusco che l'ungherese sarebbero due lingue agglutinanti, con accento sulla prima sillaba, e avrebbero medesima armonia vocalica, e solo consonanti occlusive sorde. L'ipotesi di Alinei non escluderebbe un'affinità degli etruschi con le attuali popolazioni anatoliche, perché gli Ungheresi, secondo i risultati di recenti ricerche genetiche[32] risultano "una popolazione affine agli Iraniani (in quanto discendenti di Sciti e Osseti del I millennio a.C.) e ai Turchi".[33] I turchi condividerebbero con gli ungheresi l'appartenenza allo stesso gruppo linguistico uralo-altaico (che comprende anche le lingue ugro-finniche), e, secondo Alinei, anche l'appartenenza alla medesima popolazione che invase nel III millennio a.C. il bacino Carpatico, proveniente dalla cultura kurgan, fiorita ai confini tra l'Europa orientale e l'Asia centrale. Dal bacino carpatico, sempre secondo l'ipotesi di Alinei, una parte della popolazione sarebbe partita nel II millennio a.C. alla volta della penisola italiana, dove dette vita alla civiltà etrusca. Mentre solo in epoca alto-medievale, si sarebbero formate le popolazioni ungheresi e turche, con l'invasione delle attuali Ungheria (nell'896) e Turchia (tra il V e il X secolo d.C.).

Il contributo dell'antropologia fisica

Tavola che riproduce un cranio etrusco, da una pubblicazione del 1841.[34]

Gli studi di antropologia fisica dell'Ottocento e della prima metà del Novecento sono caratterizzati da mancanza di rigore e coerenza scientifica,[35] e risentono di impianti teorici ancora fortemente ideologizzati. Inoltre, l'analisi craniometrica dei campioni etruschi di epoca villanoviana è condizionata dalla carenza di resti ossei di questo periodo, in quanto la pratica dell'incinerazione era la più diffusa.[36] Per questo motivo i resti ossei risalenti a questo periodo sono generalmente trovati in sepolture a inumazione.[37]

Nel 1953 Piero Messeri, sulla base dei rilevamenti operati su crani del IV secolo a.C., sostiene che gli Etruschi, seppur differenziati sotto l'aspetto culturale, non siano distinguibili antropologicamente da genti autoctone della penisola italiana.[38]

Con la fine degli anni '60 si registrano i primi timidi approcci multivariati. Una comparazione multivariata del 1969 di Massimo Cresta e Francesco Vecchi mette a confronto Etruschi, Romani e Sanniti e mostra similarità tra Etruschi e Romani, con i Sanniti in una posizione più isolata.[39]

Nel 1975 viene pubblicato lo studio dell'antropologa tedesca Ilse Schwidetzky su un numero molto ampio di popolazioni dell'età del Ferro, distribuite in un'areale geografico che va dalla Gran Bretagna all'Asia Centrale. In questo studio un campione di 45 Etruschi viene classificato nel sub-cluster dell'Europa occidentale, insieme a Greci, Romani e Galli, mentre Protosardi e Sanniti vengono classificati nel sub-cluster dell'Europa orientale.[40]

Uno studio del 1980 dell'antropologo italiano Fiorenzo Facchini mostra molte affinità tra una serie di epoca villanoviana e le altre serie etrusche di epoca successiva.[37] Lo studio conclude che il problema etnico e culturale dell'origine degli Etruschi si risolva all'interno dell'ipotesi dell'autoctonia, e che sia così connesso alla formazione etnica degli Etruschi di epoca villanoviana e con le caratteristiche generali del periodo proto-villanoviano.[37]

Uno studio più recente del fisiologo e anatomista tedesco Horst Claassen dell'Università di Rostock, pubblicato sulla rivista internazionale Annals of Anatomy nel 2004 e presentato nel 2003 a un convegno internazionale svolto a Greifswald in Germania,[41] analizza sette crani appartenuti a Etruschi rivenuti a Tarquinia tra il 1881 e il 1882.[42] Dall'analisi comparata con crani del resto d'Europa dell'età del Ferro, i crani etruschi risultano molto simili a quelli delle necropoli celtiche della Baviera meridionale e dell'Austria: in particolare a quelli della necropoli appartenente alla cultura di La Tène di Manching in Alta Baviera e a quelli della necropoloi appartenente alla cultura di Hallstatt di Hallstatt in Alta Austria. Lo studio conclude che sulla base dei risultati gli Etruschi sono molto probabilmente la popolazione autoctona dell'Etruria, piuttosto che il risultato di migrazioni recenti dal Mar Egeo.[42]

Recenti acquisizioni dalla genetica delle popolazioni

MDS che mostra le affinità genetiche tra un campione di Etruschi e altre 9 popolazioni antiche d'Europa, con gli Etruschi che risultano molto simili alle popolazioni del Neolitico dell'Europa Centrale di Germania, Austria, e Ungheria (da Ghirotto 2013[43]).

Un contributo alla problematica delle origini degli Etruschi ci viene anche dalla genetica delle popolazioni. Così come gli studi dell'antropologia fisica, anche quelli della genetica sono condizionati dalla mancanza di campioni di epoca villanoviana, in quanto l'incinerazione era la pratica funeraria più diffusa.

Gli studi genetici si dividono principalmente in due filoni: il primo che analizza il DNA dei campioni etruschi, anche in comparazione a quelli moderni, mentre il secondo filone analizza solo ed esclusivamente i campioni della popolazione moderna che vive oggi nelle regioni che una volta costituivano l'antica Etruria. Le conclusioni degli studi basati sulle analisi dei campioni antichi di Etruschi sono, generalmente, in favore dell'autoctonia. Mentre conclusioni più controverse e meno risolutive accompagnano gli studi dei campioni moderni. Tuttavia, secondo l'archeologo britannico Phil Perkins, che ha scavato a lungo in Etruria, "ci sono indicazioni che lo studio del DNA possa supportare la teoria secondo la quale gli Etruschi siano autoctoni nel Centro Italia".[44][45]

Studi sui campioni antichi etruschi

Al primo gruppo appartiene uno studio del 2004 dell'Università di Ferrara, in collaborazione con l'Università di Firenze, realizzato da una squadra guidata dal professor Guido Barbujani. Lo studio analizza i campioni ossei di 80 individui etruschi, vissuti tra il VII secolo a.C. e il II secolo a.C., provenienti da dieci necropoli etrusche dislocate in varie zone dell'antica Etruria: Emilia, Toscana, Lazio e Campania.[46] Il campione in fase di analisi da 80 è stato poi ridotto a 27. Dallo studio emerge che il DNA mitocondriale degli Etruschi sarebbe condiviso sia con le popolazioni europee che con quelle dell'Asia occidentale, con il maggiore numero di aplotipi in comune con i tedeschi (sette aplotipi), con gli inglesi della Cornovaglia (cinque aplotipi), con i turchi moderni (4 aplotipi), mentre solo due aplotipi risulterebbero condivisi con un campione moderno di individui toscani.

Sulla scia dello studio del 2004, un successivo studio del 2013 condotto su campioni genetici provenienti dalle necropoli etrusche dell'Italia centrale conclude che i legami genetici tra le popolazioni etrusche e quelle anatoliche debbano essere ricondotti a più di 5000 anni fa, tra 6000 e 7000 anni fa, il che esclude l'ipotesi di Erodoto di una migrazione dalla Lidia.[43][47] Sulla base dello studio del DNA mitocondriale di questi campioni provenienti dalle necropoli della Toscana e del Lazio, gli Etruschi erano molto simili alle popolazioni del Neolitico dell'Europa Centrale,[43] in particolare alle popolazioni della cultura della ceramica lineare di Germania, Austria, e Ungheria.[48][49] Gli aplogruppi del DNA mitocondriale degli Etruschi erano in prevalenza U5 e JT (per lo più subcladi di J), e in minor parte H1b.

Uno studio del 2018, sempre dell'Università di Ferrara, analizza sia il DNA mitocondriale dei campioni etruschi che quello di campioni provenienti dalla Toscana nord-occidentale dell'Eneolitico, dell'epoca rinascimentale e di quella moderna. Lo studio conclude che esiste continuità genetica, a livello di DNA mitocondriale, tra la Preistoria e l'epoca moderna nella Toscana nord-occidentale, che gli Etruschi sono una popolazione locale non dovuta a una migrazione recente da Oriente, e che l'intera regione Toscana possa essere modellata come riserva genetica durante l'età del Ferro.[50]

Studi sui campioni moderni

Per quanto riguarda gli studi basati solo ed esclusivamente su campioni moderni, nel 2007 una squadra guidata dal professor Antonio Torroni dell'Università di Pavia raffronta il DNA mitocondriale degli abitanti viventi da almeno tre generazioni nei centri di Murlo, Volterra e della Valle del Casentino con quello di altre popolazioni italiane ed estere.[51] Dalla comparazione emerge che il 17,5% del mtDNA (aplogruppi HV0, R0a, U7, U3) degli individui di Murlo è molto più simile a quello degli abitanti delle coste turche che danno sull'Egeo, mentre valori molto più bassi sarebbero stati trovati nel campione del Casentino, in quello di Volterra, e nel resto della popolazione toscana. Tuttavia, successivi studi hanno trovato che questi aplogruppi siano presenti anche in altre aree d'Italia e d'Europa, e che in Europa possano essere già arrivati tra neolitico ed eneolitico.[50][52]

Uno studio dell'Università di Pavia pubblicato nel 2018 analizza gli aplogruppi del cromosoma Y, ereditato per via paterna, di un campione di italiani viventi provenienti da tutto il territorio nazionale, tra i quali un campione di Volterra, città con un importante passato di città etrusca. Sulla base dei risultati del campione di Volterra, lo studio conclude che la presenza dell'aplogruppo Y-DNA J2a-M67* (2,7% del campione) suggerisca contatti via mare con l'Anatolia, la presenza significativa di Y-DNA G2a-L497 (7,1% del campione), particolarmente diffuso sulle Alpi a nord dell'Italia, suggerisca una origine dal nord Europa degli Etruschi, mentre, infine, l'alta incidenza dell'aplogruppo R1b nel campione di Volterra (50% circa del campione), in particolare di R1b-U152 (24,8% del campione), non possa escludere lo scenario che gli Etruschi derivino completamente dalla precedente civiltà villanoviana e siano autoctoni, come affermato da Dionigi di Alicarnasso.[53] Peraltro, se è vero che la distribuzione moderna di J2a-M67 veda questo aplogruppo molto frequente in alcune popolazioni del Caucaso settentrionale, tuttavia questo aplogruppo, diffuso in tutta Italia, nei Balcani, in Grecia, in Spagna e Portogallo, non è particolarmente diffuso nelle aree etrusche come Toscana e Lazio settentrionale, ma in Italia risulta più diffuso sulla costa del Mar Adriatico tra Marche ed Abruzzo.[54][55]

Studi sui bovini

Esemplari di chianina, nei pressi di Anghiari in provincia di Arezzo.

Uno studio del 2007 condotto dall'Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza ha analizzato il DNA mitocondriale dei bovini toscani di razza Chianina e Maremmana, che risulterebbe, secondo le conclusioni dello studio, geneticamente simile a quello dei bovini dell'Anatolia. Ma un risultato simile, nello stesso studio, è stato trovato anche nei bovini di razza Calvana, Cabannina, Cinisara e Rendena.[56] In particolare, tre di questi bovini sono nativi di aree lontane dall'Etruria e abitate da altre civiltà storiche: la Cabannina è nativa della Val d'Aveto nel genovese in Liguria, la Rendena è nativa della Val Rendena in Trentino-Alto Adige e la Cinisara della Sicilia occidentale. Se la Rendena del Trentino può essere un'ulteriore conferma di un legame tra Reti ed Etruschi, questa spiegazione non sembra essere valida per la ligure Cabannina e la siciliana Cinisara, i cui territori di origine appartenevano agli antichi Liguri e agli Elimi.

Uno studio più recente del 2015 dell'Università della Tuscia conclude che la Chianina, la Romagnola e la Marchigiana abbiano comuni origini, e mostrino ancora una relazione genetica con i resti di un bovino vissuto 1000 anni fa a Ferento, Lazio. L'albero filogenetico basato sull'analisi di 4 e 30 microsatelliti mostra come la Boscarin, razza bovina istriana considerata vicina alla podolica, e le siciliane Modicana e Cinisara risultino più vicine ai bovini dell'Anatolia di quanto lo siano la Chianina e la Romagnola, che si trovano, invece, in una posizione più intermedia tra i bovini iberici e quelli balcanici e anatolici.[57]

Note

  1. ^ Roberto Sammartano, Le tradizioni letterarie sulle origini degli Etruschi: status quaestionis e qualche considerazione a margine, in Vincenzo Bellelli (a cura di), Le origini degli Etruschi: storia, archeologia, antropologia, Roma, 2012
  2. ^ Dominique Briquel, Le origini degli Etruschi: una questione dibattuta sin dall’antichità, in M. Torelli (ed.), Gli Etruschi [Catalogo della mostra, Venezia, 2000], Bompiani, Milano, 2000, p. 43-51.
  3. ^ Dionigi di Alicarnasso, Antichità romane, I 18.3-5
  4. ^ Jorge Martinez-Pinna, Il Lazio prelatino, in Atene e Roma, Rassegna trimestrale dell'Associazione Italiana di Cultura Classica, Firenze, Le Monnier, 2003, p. 73.
    «I Pelasgi s'introducono in Italia attraverso l'Etruria . La notizia più antica si trova in un frammento di Ellanico di Lesbo, che presenta gli Etruschi come Pelasgi emigrati dalla Tessaglia. Questa tradizione ha origine ad Atene, come presupposto leggendario dell'alleanza firmata tra Etruschi e Ateniesi all'indomani della spedizione di questi ultimi in Sicilia durante la guerra del Peloponneso. La versione della provenienza pelasgica degli Etruschi si mantenne viva nel IV secolo, anche se in lento declino rispetto all'altra che faceva degli Etruschi degli emigranti lidii, secondo la tradizione trasmessa da Erodoto.»
  5. ^ Dionisio di Alicarnasso, Antichità Romane, 1, 28, 3, in Lorenzo Braccesi, Hellenikos Kolpos. Supplemento a Grecita Adriatica, L'Erma di Bretschneider, Roma 2001, p. 59.
  6. ^ Strabone, Geografia, V, 2,4.
  7. ^ Erodoto, Storie, I, 94.
  8. ^ Plinio il Vecchio, Naturalis Historia, III, 50.
  9. ^ (EN) Dominique Briquel, Etruscan Origins and the Ancient Authors, in Jean Turfa (a cura di), The Etruscan World, London and New York, Routledge Taylor & Francis Grou, 2013, pp. 36-56, ISBN 978-0-415-67308-2.
  10. ^ (EN) Simon Hornblower, Antony Spawforth, Esther Eidinow (a cura di), Etruscans, in The Oxford Companion to Classical Civilization, Oxford, Oxford University Press, 2014, p. 638, ISBN 978-0-19-101676-9.
  11. ^ (FR) Dominique Briquel, L'origine lydienne des Étrusques. Histoire de la doctrine dans l'Antiquité, Rome, École Française de Rome, 1991, ISBN 978-2-7283-0211-6.
  12. ^ Aa.Vv., Studi etruschi, vol. 65-68, Firenze, Olschki, 2002, p. 545.
    «L'analisi di alcune fonti letterarie induce a ipotizzare che la tradizione sull'origine lidia degli Etruschi si sarebbe formata a Siracusa.»
  13. ^ Erodoto, Storie, I, 94, 5-7, traduzione di Augusta Izzo d'Accinni, Rizzoli, Milano 1997.
  14. ^ Il libro degli etruschi, pagina 11.
  15. ^ Dionisio di Alicarnasso, Antichità Romane, I 26-30, traduzione Floriana Cantarelli, Rusconi, Milano 1984.
  16. ^ Giacomo Devoto, Reti, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1936. URL consultato il 30 luglio 2018.
  17. ^ Cfr. Per Tito Livo si veda Ab Urbe Condita - Liber V - 33; per Pompeo Trogo si veda Giustino, Historiarum Philippicarum T. Pompeii Trogi, XX, 5; per Plinio il Vecchio si veda Historia Naturalis, III, 133-134.
  18. ^ Tito Livio, Storie, V, 33 7-11, traduzione di Italo Lana, Utet, Torino 1998
  19. ^ a b Il retico, in Dipartimento di Studi Umanistici (DSU), Laboratorio di epigrafia dell'Italia antica, Università Cà Foscari di Venezia)., su virgo.unive.it. URL consultato il 16 agosto 2018.
  20. ^ (IT) Massimo Pallottino, Etruscologia, VII, Milano, Hoepli, 2016 [1942], ISBN 9788820374891.
  21. ^ (EN) Alan H. Gardiner, Ancient Egyptian Onomastica, vol. 1, Oxford, Oxford University Press, 1947, p. 196.
  22. ^ (EN) Luuk De Ligt, 'Eteocretan' inscription from Praisos and the homeland of the Sea Peoples (PDF), in Talanta, XL-XLI, Amsterdam, Elsevier, 2008–2009, pp. 151-172.
  23. ^ Schumacher, Stefan (1994) Studi Etruschi in Neufunde ‘raetischer’ Inschriften Vol. 59 pp. 307-320 (ted)
  24. ^ Schumacher, Stefan (1994) Neue ‘raetische’ Inschriften aus dem Vinschgau in Der Schlern Vol. 68 pp. 295-298 (ted)
  25. ^ Norbert Oettinger, Seevölker und Etrusker, 2010.
  26. ^ Carlo de Simone, La nuova Iscrizione ‘Tirsenica’ di Lemnos (Efestia, teatro): considerazioni generali in Rasenna: Journal of the Center for Etruscan Studies, pp. 1-34
  27. ^ Heiner Eichner, Neues zur Sprache der Stele von Lemnos (Erste Teil) in Journal of Language Relationship 7 pp. 9-32 (deu), 2012.
  28. ^ Sergei Starostin, Vladimir Orel, Etruscan and North Caucasian, in Shevoroshkin, Vitaliy. Explorations in Language Macrofamilies. Bochum Publications in Evolutionary Cultural Semiotics, Bochum 1989.
  29. ^ Sergei Starostin, Igor M. Diakonoff,Hurro-Urartian as an Eastern Caucasian Language, Munich: R. Kitzinger
  30. ^ a b Le origini etrusche secondo Massimo Pittau Archiviato il 17 febbraio 2010 in Internet Archive.
  31. ^ Mario Alinei, Addenda Etrusco-Turco-Ugrici, forthcoming in “Quaderni di Semantica”, 51, 2 (2005)
  32. ^ Carmela Rosalba Guglielmino dell'Università di Pavia. Cfr Aa.Vv., Quaderni di semantica, Volume 25, Edizione 49, Volume 26, Edizione 52, Società editrice il Mulino, Bologna 2004, p. 226.
  33. ^ Mario Alinei, Etrusco, una forma arcaica di ungherese?, 2005
  34. ^ Antonio Garbiglietti, Brevi Cenni intorno ad un Cranio Etrusco, Torino, 1841.
  35. ^ Giandomenico Tartarelli, Gli Etruschi e la loro origine alla luce degli studi di antropologia fisica, in Vincenzo Belelli (a cura di), Le origini degli Etruschi. Storia archeologia antropologia, L'Erma di Bretschneider, Roma 2012.
  36. ^ (EN) Ilse Schwidetzky, Introduction, in Ilse Schwidetzky et al. (a cura di), Physical Anthropology of European Populations, Berlino, Walter de Gruyter, 2011 [1980], pp. 16-18, ISBN 9783110820973.
  37. ^ a b c (EN) Fiorenzo Facchini, Villanovians and Etruscans in the Bologna Area: Anthropological Features and Problems, in Ilse Schwidetzky et al. (a cura di), Physical Anthropology of European Populations, Berlino, Walter de Gruyter, 2011 [1980], pp. 281-288, ISBN 9783110820973.
  38. ^ Piero Messeri, La posizione degli Etruschi per fondamentali valori craniometrici, in « Arch. per l'Antropologia e l'Etnologia », voi. LXXXIX, 1959.
  39. ^ Massimo Cresta, Francesco Vecchi, Caratteri metrici e morfologici in tre gruppi di crani di antiche popolazioni dell'Italia, in Rivista di Antropologia, 56, pp. 187-198, Roma 1969.
  40. ^ (EN) Ilse Schwidetzky, Comparative statistical studies on the anthropology of the Iron Age (last millennium B.C.), in Journal of Human Evolution, vol. 4, n. 6, Amsterdam, Elsevier Ltd., novembre 1975, pp. 461-468, DOI:10.1016/0047-2484(75)90144-X.
  41. ^ 1st International Workshop on Evolutionary Changes in the Craniofacial Morphology of Primates in Greifswald from 18th to 20th September 2003.
  42. ^ a b (EN) Horst Claassen Andreas Wree, The Etruscan skulls of the Rostock anatomical collection — How do they compare with the skeletal findings of the first thousand years B.C.?, in Annals of Anatomy, vol. 186, n. 2, Amsterdam, Elsevier, Aprile 2004, pp. 157-163, DOI:10.1016/S0940-9602(04)80032-3. URL consultato il 25 ottobre 2018.
    «Seven Etruscan skulls were found in Corneto Tarquinia in the years 1881 and 1882 and were given as present to Rostock's anatomical collection in 1882. The origin of the Etruscans who were contemporary with the Celts is not yet clear; according to Herodotus they had emigrated from Lydia in Asia Minor to Italy. To fit the Etruscan skulls into an ethnological grid they were compared with skeletal remains of the first thousand years B.C.E. All skulls were found to be male; their age ranged from 20 to 60 years, with an average age of about thirty. A comparison of the median sagittal outlines of the Etruscan skulls and the contemporary Hallstatt-Celtic skulls from North Bavaria showed that the former were shorter and lower. Maximum skull length, minimum frontal breadth, ear bregma height, bizygomatical breadth and orbital breadth of the Etruscan skulls were statistically significantly less developed compared to Hallstatt-Celtics from North Bavaria. In comparison to other contemporary skeletal remains the Etruscan skulls had no similarities in common with Hallstatt-Celtic skulls from North Bavaria and Baden-Württemberg but rather with Hallstatt-Celtic skulls from Hallstatt in Austria. Compared to chronologically adjacent skeletal remains the Etruscan skulls did not show similarities with Early Bronze Age skulls from Moravia but with Latène-Celtic skulls from Manching in South Bavaria. Due to the similarities of the Etruscan skulls with some Celtic skulls from South Bavaria and Austria, it seems more likely that the Etruscans were original inhabitants of Etruria than immigrants.»
  43. ^ a b c (EN) Silvia Ghirotto et. al., Origins and Evolution of the Etruscans’ mtDNA, in PLOS ONE, Public Library of Science, 6 febbraio 2013, DOI:10.1371/journal.pone.0055519, PMID 23405165. URL consultato il 16 marzo 2015.
  44. ^ (EN) Phil Perkins, Chapter 8: DNA and Etruscan identity, in Alessandro Naso (a cura di), Etruscology, Berlin: De Gruyter, 2017, pp. 109–118, ISBN 978-1-934078-49-5.
  45. ^ (EN) Phil Perkins, DNA and Etruscan Identity, in Phil Perkins e Judith Swaddling (a cura di), Etruscan by Definition: Papers in Honour of Sybille Haynes, The British Museum Research Publications (173). London, UK, 2009, pp. 95–111, ISBN 978-0-86159-173-2.
  46. ^ (EN) Cristiano Vernesi et al., The Etruscans: A Population-Genetic Study, in The American Society of Human Genetics, vol. 74, n. 4, Amsterdam, Elsevier Inc, 1º aprile 2004, pp. 694-704, DOI:10.1086/383284. URL consultato il 12 marzo 2015.
  47. ^ (EN) Francesca Tassi et al., Genetic evidence does not support an etruscan origin in Anatolia, in American Journal of Physical Anthropology, vol. 152, n. 1, New York City, John Wiley & Sons, Settembre 2013, pp. 11-18, DOI:10.1002/ajpa.22319. URL consultato il 16 marzo 2015.
    «The debate on the origins of Etruscans, documented in central Italy between the eighth century BC and the first century AD, dates back to antiquity. Herodotus described them as a group of immigrants from Lydia, in Western Anatolia, whereas for Dionysius of Halicarnassus they were an indigenous population. Dionysius' view is shared by most modern archeologists, but the observation of similarities between the (modern) mitochondrial DNAs (mtDNAs) of Turks and Tuscans was interpreted as supporting an Anatolian origin of the Etruscans. However, ancient DNA evidence shows that only some isolates, and not the bulk of the modern Tuscan population, are genetically related to the Etruscans. In this study, we tested alternative models of Etruscan origins by Approximate Bayesian Computation methods, comparing levels of genetic diversity in the mtDNAs of modern and ancient populations with those obtained by millions of computer simulations. The results show that the observed genetic similarities between modern Tuscans and Anatolians cannot be attributed to an immigration wave from the East leading to the onset of the Etruscan culture in Italy. Genetic links between Tuscany and Anatolia do exist, but date back to a remote stage of prehistory, possibly but not necessarily to the spread of farmers during the Neolithic period.»
  48. ^ (EN) Wolfgang Haak et al., Ancient DNA from the first European farmers in 7500-year-old Neolithic sites, in Science, vol. 310, n. 5750, Washington, DC, American Association for the Advancement of Science (United States), 11 Nov 2005, pp. 1016-1018, DOI:10.1126/science.1118725, PMID 16284177.
  49. ^ (EN) Lacan M, Keyser C, Ricaut FX, Brucato N, Duranthon F, et al., Ancient DNA reveals male diffusion through the Neolithic Mediterranean route, in Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America, vol. 108, n. 24, Washington, DC, United States National Academy of Sciences (United States), 14, pp. 9788-9791, DOI:10.1073/pnas.1100723108, PMID 16284177.
  50. ^ a b (EN) Michela Leonardi et. al., The female ancestor's tale: Long‐term matrilineal continuity in a nonisolated region of Tuscany, in American Journal of Physical Anthropology, vol. 167, n. 3, New York City, John Wiley & Sons, 6 settembre 2018, pp. 497-506, DOI:10.1002/ajpa.23679, PMID 30187463. URL consultato il 27 ottobre 2018.
  51. ^ (EN) Alessandro Achilli et al., Mitochondrial DNA Variation of Modern Tuscans Supports the Near Eastern Origin of Etruscans, in American Journal of Human Genetics, vol. 80, n. 4, Elsevier, Aprile 2007, pp. 759–768. URL consultato il 16 marzo 2015.
  52. ^ (EN) Francesca Gandini et al., Mapping human dispersals into the Horn of Africa from Arabian Ice Age refugia using mitogenomes, in Scientific Reports, vol. 6, n. 25472, Londra, Nature Publishing Group, 2016, DOI:10.1038/srep25472, PMID 27146119. URL consultato il 25 ottobre 2018.
  53. ^ (EN) Viola Grugni et. al., Reconstructing the genetic history of Italians: new insights from a male (Y-chromosome) perspective, in Annals of Human Biology, vol. 45, n. 1, Taylor & Francis (UK), 30 gennaio 2018, pp. 44-56, DOI:10.1080/03014460.2017.1409801. URL consultato il 27 ottobre 2018.
    «As a matter of fact, while the presence of J2a-M67* suggests contacts by sea with Anatolian people, in agreement with the Herodotus hypothesis of an external Anatolian source of Etruscans, the finding of the Central European lineage G2a-L497 at considerable frequency would rather support a Northern European origin of Etruscans. On the other hand, the high incidence of European R1b lineages cannot rule out the scenario of an autochthonous process of formation of the Etruscan civilisation from the preceding Villanovan society, as first suggested by Dionysius of Halicarnassus; a detailed analysis of haplogroup R1b-U152 could prove very informative in this regard.»
  54. ^ (EN) Francesca Brisighelli et al., Uniparental Markers of Contemporary Italian Population Reveals Details on Its Pre-Roman Heritage, in PLOS ONE, Public Library of Science, 10, DOI:10.1371/journal.pone.0050794. URL consultato il 29 ottobre 2018.
  55. ^ (EN) Alessio Boattini, Uniparental Markers in Italy Reveal a Sex-Biased Genetic Structure and Different Historical Strata, in PLOS ONE, Public Library of Science, 29, DOI:10.1371/journal.pone.0065441. URL consultato il 29 ottobre 2018.
  56. ^ M. Pellecchia e altri, "The mistery of Etruscan origins: novel clues from Bos taurus mithocondrial DNA", in Proceedings of the Royal Society, January 2007
  57. ^ (EN) Maria Gargani et. al., Microsatellite genotyping of medieval cattle from central Italy suggests an old origin of Chianina and Romagnola cattle, in Front. Genet., Public Library of Science, 4 marzo 2015. URL consultato il 16 agosto 2018.

Bibliografia

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  • Mauro Cristofani, Dizionario della civiltà etrusca, Giunti Editore, Firenze 1985;
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  • Werner Keller, La civiltà etrusca, Garzanti Libri, Milano 1999;
  • Dominique Briquel, Le origini degli Etruschi: una questione dibattuta sin dall’antichità, in M. Torelli (ed.), Gli Etruschi, Bompiani, Milano, 2000, p. 43-51;
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Voci correlate

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