Reti

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Reti
Il Museo Retico di Sanzeno, in provincia di Trento
 
Luogo d'origineTerritori della cultura di Fritzens-Sanzeno; protostoria retica: territori della cultura di Luco-Meluno
PeriodoReti: seconda età del Ferro (VI secolo a.C.-I secolo a.C.); Protostoria retica: prima età del Ferro, età del Bronzo Finale (XIII secolo a.C.-VII secolo a.C.)
PopolazioneReti
Lingualingua retica
Religioneretica
Gruppi correlatiEtruschi, Camuni, Euganei, Celti, Veneti
Distribuzione
TrentinoReti
Alto-Adige
Tirolo, Vorarlberg (Austria)
Canton Grigioni (Svizzera)
Veneto
Germania meridionale

I Reti erano un'antica popolazione tirsenica di lingua preindoeuropea e paleoeuropea,[1] stanziata nelle Alpi Centro-orientali, tra Italia e Austria, la cui cultura materiale è identificata con la facies di Fritzens-Sanzeno della seconda età del ferro,[2][3] in continuità con la precedente cultura di Luco-Meluno sviluppatasi tra la fine dell'età del bronzo e la prima età del ferro.[2][3]

La civiltà retica aveva come epicentro l'attuale Trentino o comunque in generale tutto il Tirolo storico, sviluppandosi in tutta l'area prealpina veneta (Veronese, Vicentino, Trevigiano), nel Feltrino e nel Bellunese e infine allargandosi al di là delle Alpi fino all'Engadina nel Canton Grigioni in Svizzera, dove è localizzata Curia Raetorum (l'odierna Coira), allo Steinberg nel Tirolo nord-orientale, e alla Germania meridionale a sud del Danubio.[4] La toponomastica più antica del Bellunese (es. Arten, Belluno, Cismon) e del Friuli (Ampezzo, Esemon, Fanna, Inglagna, Pisimoni, Senons, ecc.)[5] dimostrerebbe una presenza, che potremmo per ora definire "pararetica", per tutta l'area alpina e prealpina della regione.

Secondo lo storico romano Plinio il Vecchio i Reti erano divisi in vari gruppi, riconducibili però a un'unica entità etnico-culturale di origine etrusca;[6] questa molteplicità di comunità pone serie difficoltà agli studiosi nel delineare con precisione l'area da loro occupata.[7] Ma «le evidenze archeologiche smentiscono decisamente tale rapporto di discendenza» dei Reti dagli Etruschi,[8] mentre studi recenti di linguistica hanno confermato una parentela tra la lingua retica e quella etrusca,[8] ipotizzando che la separazione tra le due lingue sia avvenuta in un momento della preistoria precedente all'età del bronzo,[9] con «la comune origine della famiglia linguistica da collocare in tempi più antichi, almeno all’età neolitica ed eneolitica».[9]

A seguito della conquista dell'arco alpino effettuata sotto l'imperatore Augusto tra il 16 a.C. e il 15 a.C. i popoli retici furono sottomessi a Roma, e successivamente inseriti nella provincia di Rezia.[6]

Etnonimo[modifica | modifica wikitesto]

Lo storico latino Plinio il Vecchio (23-79 d.C.) fa derivare il nome Reti dal re eponimo "Reto", comandante delle popolazioni etrusche che, stanziate nell'area padana, furono costrette a riparare sui monti alpini dall'arrivo dei Galli.[10] Nelle iscrizioni in lingua retica l'etnonimo è attestato come Reite, Reituò, Reitu, Reitui, Ritie, Ritaliesi.[4][11]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Cultura di Fritzens-Sanzeno e Cultura di Luco-Meluno.

Le origini nelle fonti antiche[modifica | modifica wikitesto]

Il primo uso del termine "retico" risale a Catone il censore (234-149 a.C.), che lo utilizzò per descrivere un vino pregiato.[7] Tre autori antichi, Tito Livio, Pompeo Trogo e Plinio il Vecchio, ci tramandano la discendenza dei Reti dagli Etruschi[12][13]

Secondo lo storico latino Tito Livio (59 a.C. - 17 d.C.) i Reti "senza dubbio" discendono dagli Etruschi, ritirati sull'arco alpino a seguito delle invasioni celtiche nel nord Italia.[14]

Autorevoli archeologi e storici dell'800, come Barthold Georg Niebuhr, Karl Otfried Müller, Theodor Mommsen, Wolfgang Helbig, Gaetano De Sanctis e Luigi Pareti, ribaltano la visione tradizionale degli autori classici di lingua latina e sostengono che siano gli Etruschi a migrare da nord nel Centro Italia, dai territori alpini dei Reti, e che quindi siano gli Etruschi a discendere dai Reti, e non viceversa.[12]

Lo storico greco Strabone (58 a.C.-25 d.C. circa) descrive i Reti associandoli ai Vindelici, collocandoli tra Elvezi e Boi sopra "Verona e Como"; precisa inoltre che alla "stirpe retica" appartengono sia i Leponzi che i Camuni. Ma i Leponzi archeologicamente sono associati alla cultura di Golasecca dell’Italia nord-occidentale e linguisticamente alla famiglia celtica, mentre il rapporto linguistico tra la lingua camuna e quella retica è ancora oggetto di indagine.[15]

(EL)

«Ἑξῆς δὲ τὰ πρὸς ἕω μέρη τῶν ὀρῶν καὶ τὰ ἐπιστρέφοντα πρὸς νότον Ῥαιτοὶ καὶ Ὀυινδολικοὶ κατέχουσι, συνάπτοντες Ἐλουηττίοις καὶ Βοίοις· ἐπίκεινται γὰρ τοῖς ἐκείνων πεδίοις. Οἱ μὲν οὖν Ῥαιτοὶ μέχρι τῆς Ἰταλίας καθήκουσι τῆς ὑπὲρ Οὐήρωνος καὶ Κώμου. Καὶ ὅ γε Ῥαιτικὸς οἶνος, τῶν ἐν τοῖς Ἰταλικοῖς ἐπαινουμένων οὐκ ἀπολείπεσθαι δοκῶν, ἐν ταῖς τούτων ὑπωρείαις γίνεται· διατείνουσι δὲ καὶ μέχρι τῶν χωρίων, δι' ὧν ὁ Ῥῆνος φέρεται· τούτου δ' εἰσὶ τοῦ φύλου καὶ Ληπόντιοι καὶ Καμοῦνοι. Οἱ δὲ Ὀυινδολικοὶ καὶ Νωρικοὶ τὴν ἐκτὸς παρώρειαν κατέχουσι τὸ πλέον· μετὰ Βρεύνων καὶ Γεναύνων, ἤδη τούτων Ἰλλυριῶν. Ἅπαντες δ' οὗτοι καὶ τῆς Ἰταλίας τὰ γειτονεύοντα μέρη κατέτρεχον ἀεὶ καὶ τῆς Ἐλουηττίων καὶ Σηκοανῶν καὶ Βοίων καὶ Γερμανῶν. Ἰταμώτατοι δὲ τῶν μὲν Ὀυινδολικῶν ἐξητάζοντο Λικάττιοι καὶ Κλαυτηνάτιοι καὶ Ὀυέννωνες, τῶν δὲ Ῥαιτῶν Ῥουκάντιοι καὶ Κωτουάντιοι

(IT)

«Vi sono poi, di seguito, le parti dei monti rivolte verso oriente e quelle che declinano a sud: le occupano i Reti e i Vindelici, confinanti con gli Elvezi e i Boi: infatti si affacciano sulle loro pianure. Dunque i Reti si estendono sulla parte dell'Italia che sta sopra Verona e Como; e il vino retico, che ha fama di non essere inferiore a quelli rinomati nelle terre italiche, nasce sulle falde dei loro monti. Il loro territorio si estende fino alle terre attraverso le quali scorre il Reno; a questa stirpe appartengono anche i Leponzi e i Camunni. I Vindelici ed i Norici invece occupano la maggior parte dei territori esterni alla regione montuosa, insieme ai Breuni e ai Genauni; essi appartengono però agli Illiri. Tutti questi effettuavano usualmente scorrerie nelle parti confinanti con l'Italia, così come verso gli Elvezi, i Sequani, i Boi e i Germani. Erano considerati più bellicosi dei Vindelici i Licatti, i Clautenati, e i Vennoni; dei Reti i Rucanti e i Cotuanti

Nel libro VII sempre Strabone descrive il territorio dei Reti, che si trova a cavallo delle Alpi tra il lago di Costanza e le terre degli Insubri in Italia:

(EL)

«Προσάπτον ται δὲ τῆς λίμνης ἐπ' ὀλίγον μὲν οἱ Ῥαιτοί, τὸ δὲ πλέον Ἑλουήττιοι καὶ Ὀυινδολικοί. + καὶ ἡ Βοίων ἐρημία. Μέχρι Παννονίων πάντες, τὸ πλέον δ' Ἑλουήττιοι καὶ Ὀυινδολικοί, οἰκοῦσιν ὀροπέδια. Ῥαιτοὶ δὲ καὶ Νωρικοὶ μέχρι τῶν Ἀλπείων ὑπερβολῶν ἀνίσχουσι καὶ πρὸς τὴν Ἰταλίαν περινεύουσιν, οἱ μὲν Ἰνσούβροις συνάπτοντες, οἱ δὲ Κάρνοις καὶ τοῖς περὶ τὴν Ἀκυληίαν χωρίοις.»

(IT)

«I Reti toccano per poca parte col loro territorio il lago (Lago di Costanza), mentre la maggior parte ricade sotto gli Elvezi, i Vindelici e il gruppo dei Boi. Tutti, fino ai Pannoni, ma in special modo Elvezi e Vindelici, abitano gli altipiani. I Reti ed i Norici si estendono dai passi delle Alpi fino verso l'Italia, confinando i primi con gl'Insubri, i secondi con i Carni e le terre d'Aquileia

Le popolazioni della Gallia cisalpina

Lo storico latino Plinio il Vecchio (23-79 d.C.) nella sua Storia naturale ricorda che "le città dei Reti sono Feltre, Trento e Berua; dei Reti e degli Euganei è Verona, dei Carni Zuglio";[10] inoltre:

(LA)

«His contermini Raeti et Vindolici, omnes in multas civitates divisi. Raetos Tuscorum prolem arbitrantur a Gallis pulsos duce Raeto.»

(IT)

«Confinano con questi [i Norici] i Reti e i Vindelici, tutti popoli divisi in molte città. Si ritiene che i Reti siano di stirpe etrusca, scacciati dai Galli e guidati da Reto.»

I contatti con Etruschi e Celti[modifica | modifica wikitesto]

Durante l'età del ferro, soprattutto dal VI secolo a.C., si afferma nell'area tra il Tirolo e il Trentino la cultura di Fritzens-Sanzeno, che perdurerà fino alla conquista dell'area da parte di Roma, nel I secolo a.C., che segnerà appunto la fine di quest'epoca.[6]

Dal VI secolo a.C. si segnala anche una significativa influenza etrusca nel nord-Italia, ponendosi di fatto come cultura mediatrice tra le popolazioni mediterranee e quelle transalpine. Il territorio della valle dell'Adige si presentava come la via più breve per giungere oltralpe, attraverso i due passi della Resia e del Brennero.[6]

Tra la fine del V e l'inizio del IV secolo le popolazioni celtiche si insediano nella pianura Padana; tra i vari gruppi quello dei Celti Cenomani s'inserisce tra i fiumi Oglio e Adige, sostituendo gli Etruschi nei traffici con i Reti.[6]

Alcuni studiosi ritengono che parte della popolazione dei Reti migrò verso l'Europa del nord insieme ai Celti, documentando ciò tramite una parentela con i Pitti.[16]

La conquista romana[modifica | modifica wikitesto]

La provincia romana di Retia (in giallo) su una carta storica del 1886 disegnata da Johann Gustav Droysen.
Lo stesso argomento in dettaglio: Conquista di Rezia ed arco alpino sotto Augusto.

L'azione romana di conquista è descritta dallo storico romano di lingua greca Cassio Dione (155-229): a seguito delle incursioni dei Reti nei territori romanizzati d'Italia, e delle loro pratiche cruente ("uccidevano persino tutti i maschi che c'erano tra i loro prigionieri, non solo quelli già nati, ma anche quelli che si trovavano ancora nel ventre delle donne, scoprendone il sesso in base ai responsi oracolari") Augusto inviò Druso e Tiberio alla conquista del loro territorio. Tiberio li assalì dal versante nord, attraversando il Lago di Costanza con delle imbarcazioni. Dopo averli sconfitti in battaglia, i Romani si preoccuparono di deportarne in altri luoghi un numero sufficiente, affinché non fossero progettate delle rivolte, lasciandone sul posto un numero esiguo, appena sufficiente per popolarne la terra.[17]

Società[modifica | modifica wikitesto]

Nelle antiche descrizioni i Reti appaiono come un popolo portato alla guerra e selvaggio, che non perdeva occasione per effettuare scorrerie ed attacchi verso i fondovalle già romanizzati. D'altro lato essi stessi erano visti come un ostacolo al transito tra i versanti nord e sud delle Alpi, in quanto obbligavano al pagamento di pedaggi e assalivano convogli. Si suppone che queste descrizioni siano state volutamente enfatizzate per giustificare la conquista delle Alpi da parte dei Romani.[6]

I siti archeologici più importanti sono Sanzeno e Mechel in val di Non, il Doss Castel, il castelliere sul Col de Pigui nei pressi di Mazzin, e Laives: per tali insediamenti è possibile parlare di strutture protourbane. Si definisce Cultura di Fritzens-Sanzeno la cultura materiale retica, che prende il nome da queste due località (l'una nella valle dell'Inn e l'altra in Val di Non), che andò a sovrapporsi alle precedenti Cultura di Luco-Meluno e cultura di Hallstatt.[2]

Nell'arco alpino sono ricordati alcuni gruppi culturali con affinità a quello di Fritzens Sanzeno[7]:

Gruppo Regione Affinità
Gruppo di Fritzens-Sanzeno Trentino e Alto-Adige Area propriamente retica identificata archeologicamente con la cultura di Fritzens-Sanzeno[7], estesa tra la Valle dell'Inn (Fritzens, Tirolo, Austria) e la Val di Non (Sanzeno, Trentino in Italia)
Gruppo di Magrè presso Schio[7] Area prealpina del Vicentino e zone di alta pianura adiacenti Influssi della cultura di Fritzens-Sanzeno
Gruppo Val Camonica[7] Area della Val Camonica, Val Sabbia, Val Trompia e Valli Giudicarie Boccali con appiattimento presso l'ansa, alfabeto camuno. La lingua delle iscrizioni camune è considerata "pararetica", non propriamente retica. Forse vi era affinità, poiché non è certamente celtica o venetica
Gruppo di Feltre e Belluno Area del Bellunese, Cavaso e Montebelluna (TV) Attestazione del culto di Tinia (Zeus etrusco) a Feltre
Gruppo dei Lessini Area collinare a nord di Verona Toponimi retici: Calavena, Belluno (Veronese). Iscrizioni di Fumane (VR) attestanti il Pagus Arusnatium retico (C.I.L. 3915, 3926, 3928)
Gruppo del Tirolo settentrionale Montagne dello Steinberg Diversi toponimi del Tirolo austriaco sono riconosciuti come retici. Iscrizioni in grotta con sorgente sul monte Steinberg
Gruppo alpino della Valle del Reno[7] Valle del Reno Pressoché celtizzato in epoca protostorica

Religione[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1960 Osmund Menghin ha avanzato l'ipotesi che i Reti non fossero una popolazione, quanto invece un "gruppo di culto", a cui si associa, per assonanza, il culto della divinità Reitia[7].

Lingua[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Lingua retica e Lingue tirreniche.

La scrittura retica, documentata a partire dal 500 a.C.,[18] è attestata da circa 280 iscrizioni testuali su 230 oggetti. Le iscrizioni retiche sono state trovate in un'area che comprende, in Italia, il Trentino, l'Alto-Adige e parte del Veneto settentrionale e occidentale, in Austria il Tirolo settentrionale, e la bassa Valle Engadina nel Canton Grigioni in Svizzera[18].

Analizzando le iscrizioni rinvenute sono state distinte due varianti grafiche: quella di Fritzens-Sanzeno e quella di Magrè (Vicenza)[19] Anche l’areale di diffusione delle iscrizioni retiche coincide con l'areale archeologico delle culture di Fritzens-Sanzeno da una parte e Magrè dall'altra.

Importante notare, come nell'Etrusco, l'assenza della lettera O. I Reti, sebbene con modalità diverse e più articolate, condivisero con i Venetici l'adozione dell'alfabeto etrusco.

Secondo il linguista tedesco Helmut Rix, il retico appartiene alla famiglia delle lingue tirseniche, insieme all'etrusco e alla lingua lemnia.[20] Sulla scia di Rix, successivi studi di Stefan Schumacher,[21][22] di Carlo De Simone e Simona Marchesini[18][23] hanno ipotizzato che retico ed etrusco discendano da un «tirrenico comune» dal quale si sarebbero divisi in tempi remoti, prima dell'età del Bronzo.[9]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Harald Haarmann, Ethnicity and Language in the Ancient Mediterranean, in Jeremy McInerney (a cura di), A Companion to Ethnicity in the Ancient Mediterranean, Chichester, UK, John Wiley & Sons, Inc, 2014, pp. 17-33, DOI:10.1002/9781118834312.ch2, ISBN 9781444337341.
  2. ^ a b c Franco Marzatico, La cultura di Luco/Laugen, aggiornamenti e problemi aperti, in Angelini A., Leonardi G. (a cura di), Il castelliere di Castel de Pedena. Un sito di frontiera del II e I millennio a.C., Padova, 2012, pp. 177-204.
  3. ^ a b (EN) Katharina Rebay-Salisbury, The Iron Age setting, in The Human Body in Early Iron Age Central Europe, Londra, Routledge, 2016, p. 43, ISBN 978-1-472-45354-9.
    «A variety of Alpine communities between Lake Maggiore and Lake Como, the lower Inn Valley and Lake Constance are referred to as Raeti in ancient sources (Metzger and Gleirscher 1992), and in the archaeological literature as the Laugen-Melaun (Luco, Meluno) and Fritzens-Sanzeno cultures, for the early and late Iron Age, respectively. Epigraphic sources indicate that their language was most closely linked to Etruscan.»
  4. ^ a b Alessandro Morandi, Il retico e la sua documentazione, in Il cippo di Castelciès nell'epigrafia retica, Roma, L'Erma di Bretschneider, 1999, ISBN 978-8-88-265047-6.
    «Il territorio dei Reti interessava il Trentino, l'Alto Adige (Tirolo meridionale), l'Austria (Tirolo settentrionale), l'Engadina e il Cantone dei Grigioni ove si localizza Curia Raetorum, l'odierna Coira, corrispondendo questi ultimi territori in gran parte alla provincia romana della Raetia et Vindelicia (...). Notevoli nuclei epigrafici documentano, oltre il dato delle fonti, una massiccia presenza Reti nell'attuale Veneto, area di Verona (Raetorum et Euganeorum Verona, Plinio, NH, III, 130) e territorio, nel trevigiano (Feltre, a quanto pare e Castelciès) fino a Padova, facendo ipotizzare una loro consanguineità con gli Euganei.»
  5. ^ Maurizio Puntin, Su un ipotetico strato toponimico non indoeuropeo del Friuli, in Il mestri dai nons Saggi di Toponomastica in onore di Cornelio Cesare Desinan, a cura di F. Finco e F. Vicario, Società Filologica Friulana, 2010: 405-433..
  6. ^ a b c d e f I reti e la cultura fritzens-sanzeno, su alpiantiche.unitn.it. URL consultato il 10 gennaio 2023 (archiviato il 17 ottobre 2021).
  7. ^ a b c d e f g h "I Reti" su "Comune di Sanzeno - Val di Non"., su comune.sanzeno.tn.it. URL consultato il 4 ottobre 2009 (archiviato dall'url originale il 7 agosto 2009).
  8. ^ a b Franco Marzatico, I Reti e i popoli delle Alpi orientali (PDF), in Michele Lanzinger (a cura di), Preistoria Alpina, 49bis, Trento, Museo delle Scienze, Trento, 2019, pp. 73-82, ISSN 2035-7699 (WC · ACNP) (archiviato dall'url originale il 14 luglio 2020).
    «Se le evidenze archeologiche smentiscono decisamente tale rapporto di discendenza, in base agli studi più recenti la lingua retica mostra corrispondenze con quella etrusca e in questo senso si può ipotizzare che la percezione in antico di tale relazione abbia dato luogo alla ricostruzione erudita della discendenza dei Reti dagli Etruschi.»
  9. ^ a b c Simona Marchesini, L’onomastica nella ricostruzione del lessico: il caso di Retico ed Etrusco, in Mélanges de l'École française de Rome - Antiquité, vol. 131-1, Roma, École française de Rome, 2019, pp. 123-136, DOI:10.4000/mefra.7613.
    «Se vogliamo fare un’ipotesi sulla cronologia della separazione tra Retico ed Etrusco nell’ambito della famiglia linguistica che per ora abbiamo denominato «Tirrenico comune», dobbiamo risalire sicuramente ad un periodo precedente l’età del Bronzo. Data la continuità di tradizioni culturali e materiali che caratterizza le popolazioni dell’Italia centrale e alpina durante l’età del Ferro e ancor prima durante l’età del Bronzo, con l’eccezione forse del fenomeno delle Terramare nella pianura Padana durante la Media Età del Bronzo (1650-1350 a.C.), la comune origine della famiglia linguistica è da collocare in tempi più antichi, almeno all’età neolitica ed eneolitica, quando la maggior parte delle popolazioni europee si stanzia in quelle che diventeranno poi le successive sedi storiche. Allo stato attuale della questione, più che fare una proposta concreta sulla cronologia, possiamo solo escludere ciò che non può essere ragionevolmente sostenuto.»
  10. ^ a b "Plinio - Storia naturale III, 130" su "Le Alpi on line. Storia e archeologia della Alpi" (Università di Trento)., su alpiantiche.unitn.it. URL consultato il 4 ottobre 2009 (archiviato dall'url originale l'8 marzo 2013).
  11. ^ Giuseppe Sassatelli, Etruschi, Veneti e Celti. Relazioni culturali e mobilità individuale, in Mobilità geografica e mercenariato nell'Italia preromana, Atti del XX Convegno Internazionale di Studi sulla Storia e l'Archeologia dell'Etruria (Orvieto 2012), Roma 2013, pp. 397-427.
  12. ^ a b Giacomo Devoto (1936), Reti, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  13. ^ Cfr. Per Tito Livo si veda Ab Urbe Condita - Liber V - 33; per Pompeo Trogo si veda Giustino, Historiarum Philippicarum T. Pompeii Trogi, XX, 5; per Plinio il Vecchio si veda Historia Naturalis, III, 133-134.
  14. ^ "Livio - Storia di Roma dalla sua fondazione V, 33.7; 9-11" su "Le Alpi on line. Storia e archeologia della Alpi" (Università di Trento)., su alpiantiche.unitn.it. URL consultato il 4 ottobre 2009 (archiviato dall'url originale l'8 marzo 2013).
  15. ^ (DE) Stefan Schumacher, Val Camonica, Inschriften, in H. Jankuhn, J. Hoops, H. Beck (a cura di), Reallexikon der german-ischen Altertumskunde 2, Speckstein bis zwiebel, xxxv, Berlino, de Gruyter, 2007, pp. 334-37.
  16. ^ "The Human Body in Early Iron Age Central Europe", Katharina Rebay-Salisbury, Routledge, Londra, 2016
  17. ^ "Cassio Dione - Storia romana LIV, 22.1-5" su "Le Alpi on line. Storia e archeologia della Alpi" (Università di Trento)., su alpiantiche.unitn.it. URL consultato il 4 ottobre 2009.
  18. ^ a b c Simona Marchesini, Retico, su mnamon.sns.it, Scuola Normale Superiore Laboratorio di Storia, Archeologia, Epigrafia, Tradizione dell'antico, 2008-2017.
  19. ^ Gleirscher P., I Reti, Museo Retico Coira (1991)
  20. ^ Helmut Rix, Rätisch und Etruskisch, Innsbruck 1998, 67pp.
  21. ^ Schumacher, Stefan (1994) Studi Etruschi in Neufunde ‘raetischer Inschriften Vol. 59 pp. 307-320 (ted)
  22. ^ Schumacher, Stefan (1994) Neue ‘raetische’ Inschriften aus dem Vinschgau in Der Schlern Vol. 68 pp. 295-298 (ted)
  23. ^ Carlo de Simone, Simona Marchesini (Eds), La lamina di Demlfeld, Pisa – Roma: 2013.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giacomo Devoto (1936), Reti, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  • Simona Marchesini, Rosa Roncador (2015), Monumanta Linguae Raeticae, Scienze e lettere (https://www.researchgate.net/publication/317717346_Monumenta_Linguae_Raeticae)
  • Franco Marzatico (2004), Popoli e culture dell'Italia preromana. I Reti, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  • Franco Marzatico, I Reti e i popoli delle Alpi orientali, in Preistoria Alpina, 49bis, Museo delle Scienze di Trento, Trento 2019, pp. 73–82.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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