Malagnino: differenze tra le versioni

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Versione delle 15:52, 11 ott 2023

stemma malagnino
Lo stemma concesso con il DPR del 8 settembre 2003
Chiesa dei SS. Giacomo e Filippo, al centro dell'abitato di San Giacomo Lovara

Malagnino (Malagnéen in dialetto cremonese) è un comune italiano di 1 723 abitanti della provincia di Cremona, in Lombardia.

Società

Evoluzione demografica

Abitanti censiti[1]

Storia

Emblemi civici

Lo stemma di Malagnino precedentemente in uso non è mai stato approvato legalmente. Rappresentava su fondo di verde una fascia d'argento accompagnata con cinque di spighe di grano d'oro in capo e da un grappolo d'uva in punta.

L'incarico per la gestione dell'iter burocratico è stato affidato nel 2022 dal sindaco Donato Losito al dottor Carletto Genovese, esperto di Araldica Civica e responsabile del sito in questione [2] dopo infruttuose proposte avanzate dallo studio grafico di Pamela Pini, incaricato dalla precedente amministrazione guidata dal sindaco Alessandro Scandolara [3], tutte rigettate dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Con la preziosa collaborazione della dottoressa Liliana Ruggeri, che ha curato la seguente relazione storica, e con la delibera di consiglio comunale di Malagnino del 14 marzo 2003, si è giunti all'approvazione degli emblemi civici, concessi con decreto del Presidente della Repubblica dell'8 settembre 2003.

La banda ricorda la via Postumia, lungo la quale è posto l'abitato di Malagnino, le spighe di grano, elemento presente nel vecchio stemma, ricorda la vocazione agricola del paese. Sono legate da un nastro azzurro per ricordare le numerose rogge che corrono lungo il territorio. Le stelle alludono alle numerose comunità in cui era diviso il territorio e che sono poi via via confluite nell’attuale comune di Malagnino. Si presentano d’argento su sfondo rosso e rimandano ai colori dello stemma di Cremona, città capoluogo confinante che ha avuto nei secoli un rapporto costante col territorio di Malagnino. Su lista bifida svolazzante il motto è ripreso dall’opera del 1702 di Francesco Arisi, intellettuale cremonese attivo tra il XVII ed il XVIII secolo autore di numerose opere letterarie. A pagina 8 del tomo primo della Cremona Literata, riferendosi allo storico Caio Plinio, descrive il territorio di Cremona con queste parole. Malagnino, la cui storia è intimamente legata a quella del capoluogo, ben si addice allo spirito di questo motto, essendo il territorio appunto, tra il Po e l’Oglio[4].

Geografia antropica

Appartengono al comune di Malagnino le frazioni di San Giacomo e San Michele e le località Bonfia, Cà de Marozzi, Cà degli Alemanni, Casal Malombra, Casella, Casella Nuova, Cassinetto, Cervellara, Fornace, Malagnina, Malongola, Ronchetto, Ronco, Santa Lucia Lama, Sette Pozzi, Vigolo, Villa Ripari e Visnadello.[5]

Inquadramento territoriale

Il comune di Malagnino è esteso per 10,84 kmq, collocato ad est del comune di Cremona dal quale dista 7,50 km. Confina a nord con Cremona, Gadesco Pieve Delmona e Vescovato; ad est con Vescovato, Sospiro e Pieve d’Olmi; a sud con Bonemerse e Pieve d’Olmi e ad ovest con Cremona. La sua conformazione territoriale risulta piuttosto contorta poiché frutto di aggregazioni fra gli antichi comuni che attualmente formano Malagnino. L’andamento altimetrico è regolare, si tratta di un territorio pianeggiante, a nord raggiunge 41,6 metri s.l.m., a sud 37,0 metri s.l.m. il terreno, infatti, scende verso la golena del Po che è delimitata da un argine maestro, collocato ormai fuori dai confini comunali di Malagnino.

Infrastrutture e trasporti

Il comune è attraversato a nord dalla linea ferroviaria Cremona-Mantova, aperta all’esercizio il 6 settembre 1874, sulla linea si trova la stazione denominata Villetta-Malagnino. Tra il 1888 e il 1954 Malagnino era servita a nord da una stazione della tranvia Cremona-Casalmaggiore, gestita in ultimo dalla società Tramvie Provinciali Cremonesi[6].

La rete stradale complessiva del comune raggiunge circa venti chilometri di percorso. Il comune è collocato a sud della via Mantova (strada statale n. 10) ed è attraversato in senso est/ovest dalla via Postumia (strada provinciale n. 27) chiamata Strada vecchia di Mantova o Mantova Vecchia; più a sud si trova, parallela alla Postumia, la via Giuseppina (strada provinciale n. 87) detta anche strata suspiranea, arteria di grande traffico che congiunge Malagnino da una parte con la città e dall’altra con Sospiro, proseguendo poi verso Casalmaggiore. In senso nord/sud troviamo invece la strada provinciale n. 26 che dal comune di Gadesco Pieve Delmona attraversa la via Postumia ed il centro paese, per dirigersi poi verso San Michele Sette Pozzi fino a Casalmalombra, casale storico posto a sud di Malagnino. Quest’ultimo percorso stradale confluisce, in territorio di Pieve d’Olmi, sulla via Bassa di Casalmaggiore, antica arteria perifluviale. Molti i percorsi di strade comunali che mettono in comunicazione le numerose cascine sparse sul territorio. Lungo questi tracciati viari passavano peraltro i confini tra i vari piccoli comuni in cui era suddiviso il territorio.

La Via Postumia

Si tratta dell’asse principale della viabilità antica del territorio di Malagnino, nel tratto del centro paese prende il nome di via Sant’Ambrogio a ricordo dell’antichissima chiesa che qui era collocata. La strada venne realizzata nel 148 a.C. con funzioni essenzialmente militari e politiche, denominata così per colui che volle la sua realizzazione, il console Spurio Postumio Albino. Il tracciato univa il mar Tirreno al mar Adriatico, partendo da Genova per arrivare ad Aquileia attraversando per intero la pianura padano-veneta. Le principali città interessate al percorso erano: Tortona, Piacenza, Cremona, Mantova, Verona. La strada in territorio di Malagnino è attualmente fiancheggiata dal Dugale Delmona Tagliata. Tornando al territorio di Malagnino occorre constatare che lo sviluppo urbanistico del centro paese, a lato della Postumia, fu piuttosto tardo. Le cascine furono costruite a debita distanza dal percorso viario, probabilmente per evitare le problematiche derivanti dal passaggio delle numerose rogge.

La Centuriazione in epoca romana

Nella parte ad Est intorno a Cremona è riconoscibile un fitto e regolare sistema centuriale, le tracce lasciate dalla limitatio romana ma in corrispondenza di Malagnino, spiega lo storico Valerio Ferrari, vi è una sorta di “buco” aperto nell’ordinata maglia centuriale. Una discontinuità evidente, rilevata dallo studioso Furio Durando, che coincide proprio per la presenza di due colatori ad andamento quasi parallelo che attraversano l’area in senso submeridiano, i dugali Dosimo o Dosolo e Gazzolo di Malagnino mentre più ad est scorre il Gambalone. In passato, dunque, le condizioni idrografiche di una parte del territorio erano non trascurabili e gli agrimensori dovettero tenerne conto. San Giacomo Lovara, antica parrocchia e frazione del territorio, si trovò invece inglobata nel sistema centuriale poiché sull’asse dei decumani del 218 a.C., epoca della prima centuriazione che venne completata nel 190 a.C.; si trovava inoltre sul percorso dell’UKVII (Ultra Kardo VII), all’epoca della seconda centuriazione, 41 o 40 a. C.

Note sul paesaggio antico e riferimenti all'attualità

Anticamente Malagnino, scrive lo studioso Valerio Ferrari, occupava lo spazio adiacente alla città a lungo designato come clausi o cl (a) usurae Cremonae con “piccoli appezzamenti di terreno perlopiù cinti da siepi, vive o morte e per la quasi totalità impegnati da colture intensive: orti, vigne, broli anche in parte arativi”. Numerosi erano gli allevamenti di animali da cortile il tutto organizzato ai fini dell’approvvigionamento annonario più immediato e sicuro dei mercati cittadini”. Molto forte, dunque, era il legame economico con la vicina città. Attualmente le caratteristiche geografiche, storiche ed economiche attuali inquadrano un territorio sostanzialmente omogeneo. Si tratta, utilizzando la definizione scritta nel 2010 dall’architetto De Crecchio (tecnico per anni del comune di Malagnino e profondo conoscitore dell’area) “di un pregevole frammento di campagna cremonese, ben irrigata e coltivata con rari e minuscoli centri urbani da qualche lustro in fase di discreta espansione, con numerose e belle tradizionali cascine ora spesso in decadenza fisica e funzionale”. Oggi il territorio si presenta quasi perfettamente piano, anticamente vi erano rari dossi e molte lame ossia prati umidi, un tempo veri e propri acquitrini per ristagni d’acqua, successivamente una ottimale canalizzazione delle acque permise in alcune aree la coltivazione del riso. Rimane traccia di queste caratteristiche del paesaggio nella toponomastica locale attraverso le cascine denominate Santa Lucia Lama e Malongola, ad esempio, con i campi circostanti di pertinenza. Il suolo è particolarmente fertile, soprattutto in alcune aree: San Giacomo Lovara, Ca’ degli Alemanni, Cascina Malongola, Ca’ de Marozzi, Casalmalombra, Sette Pozzi, cascina Malagnina dove nacquero comunità agricole significative. Alla fine dell’Ottocento (1895) esistevano sul territorio ben dieci ortaglie ed i prodotti orticoli venivano commerciati nella vicina città di Cremona. Il paesaggio, nonostante siano scomparsi i boschi spontanei e si siano ridotte le alberature e le siepi che erano disposte lungo le strade ed i canali si mostra ancora in alcuni tratti decisamente suggestivo.

La complessa rete idrografica

Molto ricca e complessa è la rete idrografica distinta in: artificiale, irrigua e di colo. Più di venti rogge attraversano il territorio, le principali sono la Melia Bassa o Meliolo ed il Fregalino che da soli soddisfano la richiesta irrigua di più della metà dei campi di Malagnino. Le principali acque individuate sul territorio sono: Ambrosina, Bissolina, Botta, Cattanea, Contina, Colo Sgolizzo detto anche Cirietto, Colo Sgolizzone, Delmona Tagliata, Delmoncello, Delmoncina o Alia Delmoncina Schizza, Dosimo o Dosolo, Fregalino, Gambalone, Gambara, Gambarino, Gazzolo, Mainolda, Melia Alta e Melia Bassa, Melia Cingiano, Palosca. La fitta rete idrografica risulta un carattere distintivo del territorio ed ha garantito, dopo opere di bonifica e di sistemazione idraulica, fertilità e produttività ai terreni del territorio; infatti, agli inizi del Novecento (1914) gli affitti a Malagnino erano tra i più elevati della provincia.

Il dugale Delmona Tagliata

La colonna, denominata "stele Signori" con la forma singolare della colonna che ha suggerito tanti maliziosi commenti e nomignoli.

Un discorso a parte merita il dugale Delmona Tagliata che, scrive lo studioso Valerio Ferrari, percorre da ovest ad est il territorio ad Oriente di Cremona, fino all’Oglio dove sfocia. Dagli appunti dell'Ingegnere Bruno Loffi, per vent'anni Direttore del Comprensorio dei Dugali inferiori cremonesi e uomo esperto di "cose d'acqua" scopriamo che "La parte che attraversa Malagnino è frutto di lavori eseguiti tra il 1868 e il 1870 quando il dugale Delmona Tagliata viene arretrato di quasi cinque chilometri verso ovest utilizzando anche canali preesistenti, quali il diversivo della roggia Alia; evento che lo fece da allora iniziare poco meno di un chilometro ad ovest di Malagnino, in corrispondenza della cascina Ronchetto. Qui, tra il canale Dosolo e la roggia Bissolina, negli stessi anni la Delegazione del Comprensorio dei dugali inferiori cremonesi fece erigere una colonna, tutt'ora esistente, indicante la linea di displuvio delle acque decadenti da nord e defluenti da una parte, a oriente, verso l'Oglio e dall'altra, a occidente, verso il Po. La colonna, denominata "stele Signori", fu fatta erigere dall’ottimo Ingegnere Ettore Signori durante il riordino del sistema idraulico dei luoghi ad ovest di Cremona. Le frecce sono state incise sulla parte alta della colonna per permettere l'osservazione a chi percorreva la via Postumia seduto "a cassetta" di una carrozza. La stele posta tra la via Postumia ed il dugale Delmona Tagliata è ricavata da un blocco unico di calcare biancastro lavorato a forma di colonna. Probabilmente vi era un capitello che si ruppe durante il trasporto e l'ingegner Signori rimediò con la forma singolare della colonna che ha suggerito tanti maliziosi commenti e nomignoli.

Antichi comuni che formano il territorio di Malagnino

Le antiche comunità originariamente autonome del territorio furono: la Malagnina, Ronco Malagnino, S. Ambrogio, la Malongola, S. Lucia Lama, Vigolo, Visnadello, Cervellara, Ca’ de Marozzi, Ca’ degli Alemanni, Sette Pozzi, Casalmalombra con un’altra Santa Lucia, San Giacomo con Lovara e San Michele dell’Olmo. Alcune di queste località erano già censite negli statuti cittadini del 1387 e bastava la presenza di almeno dieci famiglie perché fossero riconosciute come autonome. Dal Settecento iniziarono i primi accorpamenti che si completarono nel 1828 dando origine ad un assetto analogo a quello attuale che vide finalmente aggregati nell’unico comune di Malagnino: Ronco Malagnino, S. Ambrogio, la Malongola, S. Lucia Lama, Vigolo e Cervellara, Ca’ de Marozzi con Ca’ d’Alemani, Sette Pozzi con Casalmalombra e Santa Lucia, San Giacomo Lovera con Visnadello. Il toponimo Malagnino, secondo la ricostruzione storica derivante dalle fonti ad oggi conosciute, deriverebbe da un gentilizio latino Malanius e la vicinanza con la via Postumia rende questa ipotesi molto probabile. Ai decenni del XIV secolo risalirebbe invece il cognome documentato di Malagnischis a confermare l’origine onomastica del termine.

Le storiche cascine

Gli insediamenti agricoli più importanti presenti sul territorio e perlopiù architettonicamente a corte chiusa, secondo la tradizione lombarda, sono: Bonfia (1590), Ca’ de Marozzi (1551), Ca’ degli Alemanni (1387), Casalmalombra, (1562), Casella vecchia (1723), Santa Lucia Lama (1551), Malagnina Grande (1551), Malongola (1150), Ronco Barbò (1901), Ronchetto (1858), San Giacomo (1901), Vigolo (1387), Vigoletto (1901), Villa Ripari (1560), Villetta (1901), Visnadello (1004), Cervellara (1551), Sette Pozzi (1551). Le date di riferimento rimandano alla prima documentazione storica ritrovata ma, come nei comuni circostanti, le cascine sono perlopiù di origine medioevale, si svilupparono soprattutto nel corso del, Basso medioevo. Alcune datazioni fanno presupporre peraltro, specialmente nel caso di Lovara e Visnadello, ad una datazione risalente all’Alto Medioevo, cioè prima dell’anno Mille. Nel caso della Malongola si sono ritrovate testimonianze archeologiche dell’epoca romana essendo l’ampio cascinale situato in fregio alla Postumia, sul lato nord. Alcune cascine sono state atterrate e distrutte, come la cascina Castelletto situata lungo un antico percorso viario che da San Michele portava a Vigolo e Ronchetto. Esisteva anche la cascina Lovera, di piccole dimensioni di proprietà dei Monaci di San Lorenzo che venne acquistata, dopo la soppressione dell’ordine religioso, da Gaetano Bolzesi che atterrò la cascinetta e costruì ai primi dell’Ottocento la monumentale cascina di Santa Maria del Campo in stile neoclassico; S Maria è attualmente ritornata sotto la parrocchia di San Giacomo del Campo. Ogni toponimo rurale nasconde una storia che è stata peraltro ricostruita in dettaglio nel volume sulla toponomastica curato da Valerio Ferrari e Liliana Ruggeri a cura della Amministrazione Provinciale di Cremona. Essendo vicino alla città il territorio divenne area dove si stabilirono importanti famiglie aristocratiche cittadine che qui costruirono la loro villa di campagna, annessa ad un cascinale che veniva dato in locazione. Ne sono un esempio la villa Marozzi (vi si insediarono gli Schizzi e i Cavalcabò), Villa Ripari, dell’omonima famiglia, Vigolo con il palazzo servito da un oratorio opera dei marchesi Rota, Vigoletto dove abitavano nei mesi estivi i Barbò. Concludiamo queste note ricordando i toponimi Servelera antica cascina Cervellara che ci ricorda la presenza di boschi in un paesaggio ricco di vegetazione non ancora adatto allo sfruttamento agricolo dove vi era la presenza di cervulus,”piccoli cervi, cerbiatti” in una economia silvo-pastorale e il toponimo antichissimo di Lovara che rimanda alla pratica di scavare fosse o trappole per la cattura dei lupi che peraltro stanno tornando a vivere il territorio cremonese.

Note di storia ecclesiastica del territorio

Riguardo alla storia religiosa la ripartizione ecclesiastica risulta complessa. Attualmente sul territorio persistono la chiesa parrocchiale dei SS. Giacomo e Filippo, collocata sul tracciato della strada provinciale n. 26, tra la via Postumia e la via Giuseppina, e la chiesa parrocchiale di San Michele Sette Pozzi sullo stesso tracciato più a nord. L'antica chiesa di Sant’Ambrogio, che dà il nome alla via principale del paese dove è collocato il municipio e dove sono presenti i servizi dell’attuale centro paese, è stata invece distrutta. Partiamo proprio da quest’ultima che risulta già documentata nel 1170. Sancti Ambrosii Strinathoris non fu mai parrocchia, dipendeva da San Michele Sette Pozzi o Dall’Olmo ed era di proprietà della cattedrale di Cremona. Nel 1778, ormai dismessa ed in avanzato degrado, venne, per volere del futuro vescovo Omobono Offredi, atterrata, ridotta poi in abitazione con annessa storica osteria detta de la Caróol. Una piccola edicola collocata all’ingresso del rustico, ormai priva della statua della Madonna, è l’unica traccia che ne rimane dopo i recenti restauri. La chiesa dedicata a San Michele Arcangelo, documentata dal XIV secolo risulta eccentrica rispetto all’abitato attuale del centro comune. L’antica dedicazione di Sancti Micaelis de Ulmo (dell’olmo), poi divenuta Septem puteorum (sette pozzi) rimanda a paesaggi dove l’albero, in questo caso l’olmo, collocato in un’area presso la chiesa identificava un territorio che era particolarmente ricco di acque, da qui la seconda denominazione che è arrivata sino a noi. La chiesa di San Michele nel 1385 risultava sotto la giurisdizione pievana di San Geminiano, oggi Pieve d’Olmi e l’antichità dell’edificio è documentata dalle tracce di antiche parti murarie emerse durante gli ultimi restauri. Sulla chiesa dei SS. Giacomo e Filippo a San Giacomo Lovara non abbiamo molte notizie ma l’area dove è insediato l’edificio sacro è documentata già dalla metà del secolo XIII (1248), come Sanctum Jacopinum de Campo Irtondo. La parrocchia comprende la località detta Lovaria, documentata fin dal 1033 che vedeva la presenza di campi di proprietà dei Monaci di San Lorenzo di Cremona. Dai recenti studi dello studioso Giorgio Milanesi si evince l’esistenza di una chiesa romanica a navata unica. Le poche tracce murarie risalenti al Medioevo risultano alla base del campanile, nella parte est dell’edificio che fu più volte rimaneggiato nel corso dei secoli.


Note

  1. ^ Statistiche I.Stat ISTAT  URL consultato in data 28-12-2012.
    Nota bene: il dato del 2021 si riferisce al dato del censimento permanente al 31 dicembre di quell'anno. Fonte: Popolazione residente per territorio - serie storica, su esploradati.censimentopopolazione.istat.it.
  2. ^ Araldicacivica – Stemmi, su www.araldicacivica.it. URL consultato l'11 ottobre 2023.
  3. ^ Comune di Malagnino – UNIONE LOMBARDA DEI COMUNI CENTURIATI DI BONEMERSE E MALAGNINO, su unionecenturiati.cr.it. URL consultato l'11 ottobre 2023.
  4. ^ La relazione araldica degli emblemi civici di Malagnino, su araldicacivica.it.
  5. ^ Statuto del Comune di Malagnino, art. 4, comma 1. (PDF), su unionecenturiati.cr.it. URL consultato il 25 luglio 2023 (archiviato dall'url originale il 23 ottobre 2022).
  6. ^ Mario Albertini e Claudio Cerioli, Trasporti nella Provincia di Cremona - 100 anni di storia, 2ª edizione, Editrice Turris, Cremona, 1994. ISBN 88-85635-89-X.

Bibliografia

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  • Durando Furio, Parole pietre confini. Cremona e il suo territorio in età romana, Cremona Turris 1997, 2 voll.
  • Calzolari Mauro, La via Postumia di Cremona e Verona, in I tesori della Postumia. Archeologia e storia intorno a una grande strada romana alle radici dell’Europa, catalogo della mostra di Cremona, 4 aprile -26 luglio 1998, Milano Electa, 1988, pp. 235-239
  • De Crecchio Michele, Situazione urbanistica generale del territorio, Parte prima, Ricognizione conoscitiva, Cremona maggio 2010
  • De Vecchi Giuseppe, Brevi cenni storici sulle chiese di Cremona che furono e che sono con l’aggiunta dei M. RR. Rettori che governarono tanto le parrocchie di città che della diocesi dal 1420 a noi, Cremona 1907
  • Ferrari Valerio, Vegetazione e flora nell’ecosistema medioevale (secoli VIII-XV), in Natura e ambiente nella provincia di Cremona dall’VIII al XIX secolo, Cremona 1988, pp 9/55
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  • Pagliari Eugenio, San Giacomo del Campo Parrocchia di cascine, Cremona 2022
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  • Ruggeri Liliana, Stradario di Malagnino, a cura del Comune di Malagnino, Cremona 2006
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  • Monografia Statistico-Economica della Provincia di Cremona 1914-1915, Camera di Commercio e Industria della Provincia di Cremona, Cremona 1914, pp. 75-76
  • Monografia Statistico- Economica della Provincia di Cremona 1927- 1930, Consiglio Provinciale dell’Economia Corporativa, Cremona 1932, p. 131
  • Relazione Statistica sull’andamento delle industrie e del Commercio della Provincia di Cremona nell’anno 1895, Cremona 1896, pp. 10-11
  • Scuola elementare a tempo pieno, Il mio paese, io e il mio mondo di Malagnino, dattiloscritto s. d. a cura del maestro Leani

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