Bianco (Italia)

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Bianco
comune
Bianco – Stemma
Bianco – Bandiera
Bianco – Veduta
Bianco – Veduta
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Calabria
Città metropolitana Reggio Calabria
Amministrazione
SindacoGiovanni Versace (lista civica) dal 16-5-2023
Data di istituzione19-12-1807
Territorio
Coordinate38°05′30.12″N 16°09′05.72″E / 38.0917°N 16.15159°E38.0917; 16.15159 (Bianco)
Altitudine12 m s.l.m.
Superficie29,99 km²
Abitanti4 175[1] (31-10-2021)
Densità139,21 ab./km²
FrazioniPardesca, Crocefisso
Comuni confinantiAfrico, Caraffa del Bianco, Casignana, Ferruzzano
Altre informazioni
Cod. postale89032
Prefisso0964
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT080009
Cod. catastaleA843
TargaRC
Cl. sismicazona 1 (sismicità alta)[2]
Nome abitantiBianchesi
PatronoMadonna di Pugliano
Giorno festivo15 agosto
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Bianco
Bianco
Bianco – Mappa
Bianco – Mappa
Posizione del comune di Bianco all'interno della città metropolitana di Reggio Calabria
Sito istituzionale

Bianco è un comune italiano di 4 175 abitanti della città metropolitana di Reggio Calabria in Calabria.

Geografia fisica[modifica | modifica wikitesto]

Bianco è un centro posto sulla Costa dei Gelsomini, sulla fascia ionica della Città metropolitana di Reggio Calabria, ad est del capoluogo, e sorge sul litorale a 12 metri s.l.m., tra le foci delle fiumare Bonamico e Laverde. Il suo nome deriva dai calanchi, colline calcaree che circondano il centro abitato, le quali apparivano ai marinai come una macchia bianca sulla costa.

Origini del nome[modifica | modifica wikitesto]

L'origine del nome deriva dal colore bianco del terreno argilloso tipico del paese calabrese, al quale i marinai attribuirono il nome "Bianco" poiché in lontananza, dal largo del mare, era ben riconoscibile, apparendo come una macchia bianca tra i territori dei comuni confinanti.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

L'origine di Bianco non ha una data certa: le prime attestazioni dell'esistenza dell'abitato risalgono alla fine del XI secolo, per poi farsi più concrete nei due secoli successivi. Infatti il nome del paese compare per la prima volta in una platea della contea di Sinopoli, datata 1194 ma con aggiunte del 1274 e una trascrizione effettuata nel 1335, dove è citata come Mocta Blanci: di conseguenza, l'abitato sorse come un borgo fortificato e provvisto mura[3].

I primi feudatari di Bianco furono i Ruffo, che ne detennero il territorio con il titolo di barone fino al 1445, con l'ultima esponente, Enrichetta Ruffo, moglie di Antonio Centelles, il quale, ricevuti in eredità i feudi della moglie, fu privato di ogni titolo e privilegio da re Ferrante d'Aragona per la sua partecipazione ad una congiura nobiliare contro la monarchia. Tuttavia, dopo il perdono reale, nel 462 Centelles riottenne i suoi feudi, che quattro anni dopo passarono al fratello Alfonso: nel 1466 però Bianco, insieme a Bovalino e a Bruzzano, ebbe dal sovrano il privilegio di diventare terra demaniale, ossia sottoposta all'autorità diretta della corona. Malgrado questo, nel 1496 Bianco venne nuovamente infeudata a Tommaso Marullo, conte di Condojanni, la cui famiglia detenne il possesso della Baronia di Bianco fino al 1588, quando, a causa dei debiti contratti, essa venne confiscata e messa in vendita per pagare i creditori del conte Giovanni Marullo[4].

Il feudo bianchese fu acquistato nel 1589 da Fabrizio Carafa, principe di Roccella e marchese di Castelvetere, e rimase sotto la giurisdizione della sua famiglia fino al 1806, anno in cui venne decretata l'eversione della feudalità da re Giuseppe Bonaparte, messo sul trono da Napoleone Bonaparte dopo aver costretto all'esilio la dinastia borbonica. Durante la signoria dei Carafa, Bianco visse un periodo economico e sociale molto florido, specialmente per le attenzioni del principe Carlo Maria Carafa, un nobile illuminato che voleva ordinare e rilanciare l'attività socio-economiaca dei suoi possedimenti attraverso norme e regolamenti precisi. Quindi, dopo una visita nel 1674 effettuata per rendersi conto della situazione, il principe Carafa fece stampare nel 1692 un codice normativo (chiamato Ordini, Pandette e Costituzioni) valevole in tutte le sue terre, che regolava nel miglior modo possibile l'economia, l'amministrazione e la giustizia del paesi sottoposti alla sua autorità, senza trascurare l'aspetto religioso e la difesa costiera contro l'assalto dei pirati barbareschi.

Per via della sua posizione geografica, Bianco divenne anche un importante snodo commerciale del luogo: la cittadina possedeva infatti un caricatoio di merci, da dove venivano imbarcati legname e pece nera, ricavati dalle foreste di Ferraina, sopra l'abitato dell'odierna Samo[5]. Importante era anche l'allevamento dei cavalli, importati dal principe Carafa, detti "Regia Razza", poiché venivano venduti anche alle scuderie reali di Napoli, tanto che lo stemma comunale di Bianco ha come simbolo un cavallo bianco al galoppo.

Bianco fu raso al suolo in seguito al terremoto del 1783, che provocò anche la morte di 36 abitanti[6]; dell'abitato originario oggi rimangono alcuni resti a pochi chilometri dal nuovo paese, edificato in prossimità della costa e ribattezzato Bianco Novo, dove si trasferì gran parte della popolazione.

Durante la dominazione francese sul Mezzogiorno d'Italia, il Regno di Napoli subì una riforma amministrativa importante: il territorio fu suddiviso in Distretti, retti da un Intendete, a loro volta suddivisi in circondari, a loro volta ripartiti in Comuni e villaggi: in quest'ottica, Bianco divenne sede del circondario omonimo (comprendente anche San Luca, Samo, Caraffa del Bianco e Casignana), facente parte del più ampio Distretto di Gerace: tale ripartizione amministrativa fu mantenuta anche dopo la Restaurazione borbonica a Napoli nel 1816. Nel Distretto, nell'autunno del 1847, scoppiò una rivolta patriottica, inquadrata nella rivolta mazziniana di Reggio Calabria dello stesso anno: tra i promotori spiccò Domenico Salvadori, originario di Bianco, uno dei cosiddetti "Cinque Martiri di Gerace" (oltre a Salvadori, vi erano Rocco Verduci, Gaetano Ruffo, Michele Bello e Pietro Mazzone). I rivoluzionari occuparono i paesi di Bianco, Bovalino e Caraffa del Bianco, bruciarono gli stemmi reali, distrussero le carte della polizia borbonica ed emanarono un proclama, con cui si abolivano il divieto di attingere acqua di mare (allora usata come medicamento) e il dazio governativo, oltre a dimezzare il costo del sale e dei tabacchi[7]. La rivolta tuttavia fu bene presto stroncata dall'intervento dell'esercito borbonico e dallo scarso seguito popolare: i cinque promotori del moto rivoluzionario, incluso Domenico Salvadori, vennero catturati, processati e condannati a morte per fucilazione a Gerace il 2 ottobre 1847.

Dopo l'Unità d'Italia, la suddivisione amministrativa del nuovo Stato cambiò di poco: i Distretti vennero aboliti e sostituiti dai Circondari, governati dai sottoprefetti, a loro volta suddivisi in Mandamenti, dentro i quali si trovavano i Comuni: Bianco divenne quindi sede del Mandamento omonimo, che comprendeva anche Samo, Caraffa, San Luca, Casignana e Sant'Agata del Bianco. Il paese venne coinvolto nella repressione del brigantaggio postunitario da parte delle truppe sabaude: nel settembre del 1861, infatti, il generale De Gori, al comando di una compagnia di Guardie Nazionali e di un reggimento di bersaglieri, fece bruciare il convento del Crocefisso di Bianco e fucilare un monaco, in quanto il priore aveva dato ospitalità a José Borjès, un generale spagnolo messosi al servizio dei Borbone e sbarcato in Calabria con lo scopo di riunire le bande brigantesche in un unico esercito e tentare la riconquista dei territori dell'ex-Regno di Napoli[8].

Nel 1908, in seguito al disastroso terremoto di Messina che aveva devastato anche Reggio Calabria e i paesi della costa calabrese ionica, l'antico borgo medievale fu definitivamente abbandonato e i suoi abitanti si trasferirono alla marina[9]. Negli anni Venti del XX secolo, anche a Bianco si fecero sentire le proteste delle leghe contadine per la ripartizione dei grandi latifondi agli ex-combattenti, secondo quanto disposto dal Decreto Visocchi del 1919; il paese fu successivamente sede del più consistente Fascio del Circondario di Gerace, che arrivò a contare 250 membri[10][11]. Infine, durante il referendum istituzionale tra Monarchia e Repubblica del 2 giugno 1946, la popolazione di Bianco votò in massa per la Monarchia, che ottenne 1414 voti, contro gli 803 suffragi espressi per la forma repubblicana[12].

Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

  • Il Santuario della Madonna di Pugliano, che, durante il periodo bizantino, fu un'abbazia legata alla Badia di Polsi: l'edificio originario, distrutto nel XII secolo e ricostruito poto tempo dopo, venne notevolmente danneggiato dal terremoto del 1783. Con il trasferimento dell'abitato di Bianco nel luogo attuale, fu edificato il nuovo edificio di culto. Oggi il Santuario è il nucleo dei festeggiamenti in onore della Madonna omonima, che si svolgono dal 13 al 15 agosto: durante i tre giorni di festa si svolgono numerose processioni, nelle quali il quadro raffigurante la santa patrona viene portato sul mare in notturna, nel Duomo e nel santuario.
  • Il convento di Santa Maria della Vittoria, i cui ruderi sono posti della frazione di Pardesca, era un monastero maschile retto dai Padri Zoccolanti di San Francesco d'Assisi, composto da una chiesa, un chiostro e un dormitorio. La chiesa era formata da una navata coperta da un tetto ligneo dipinto, mentre l'interno era ornato con l'altare maggiore, provvisto di tabernacolo e di una cornice lignea intagliata che ospitava il quadro della Vergine; il dormitorio, invece, poteva ospitare 12 ecclesiastici[13].
  • La Chiesa di Santa Maria del Soccorso, che sorgeva anch'essa nella frazione di Pardesca e della quale oggi restano i ruderi, era costituita da una navata con due altari e da un campanile con due campane. Qui vi si celebrava, nel giorno dell'Ascensione di Nostro Signore Gesù Cristo, una messa in onore dei Santa Maria del Soccorso[14].

Società[modifica | modifica wikitesto]

Evoluzione demografica[modifica | modifica wikitesto]

Abitanti censiti[15]

Tradizioni e folclore[modifica | modifica wikitesto]

Il clou dell'estate bianchese è la festa patronale che, nella sua espressione laica, dura per tutti i primi quindici giorni di agosto con varie manifestazioni che si intensificano via via per culminare il 15 agosto, nella festa religiosa in onore della Madonna di Pugliano accompagnata da uno spettacolo pirotecnico che, nella notte tra il 15 ed il 16 agosto, riempie la spiaggia del paese con una folla di migliaia di persone provenienti da tutta la provincia. Il 13 Agosto dopo la novena si celebra la prima processione che si snoda sulla parte bassa del paese per poi giungere sulla spiaggia dove l’effige viene da posta su una barca accompagnata da altre barche. Il 14 mattina alle ore 09:15 il Sindaco e l’amministrazione comunale si recano al Duomo per prendere il sacerdote ed insieme scendono verso il santuario, alle ore 09:30 ha avvio la seconda processione che si snoda nella parte centrale del paese per poi raggiungere il Duomo. Il 15 mattina dopo il solenne pontificale si svolge la terza processione nella parte alta del paese. La sera alle 21:00 si svolge la “scesa” che attira ogni anno migliaia di persone,la processione viene accompagnata per tutta la durata dai fuochi d’artificio e alla fine al santuario si svolge la corsa della vara.

Religione

La religione più diffusa è quella cattolica di rito romano. La città fa parte della Diocesi di Locri-Gerace e della vicaria Sud. Il territorio comunale attualmente appartiene a due parrocchie intitolate una a "Tutti i Santi" l'altra a "Santa Maria del Soccorso".Sempre in ambito del cattolicesimo è presente a Bianco una comunità maschile della Compagnia di Maria

Istruzione[modifica | modifica wikitesto]

A seguito del Piano di Razionalizzazione della Rete Scolastica nel Comune sussiste una istituzione scolastica, l'Istituto comprensivo "M. Macrì".

Banda[modifica | modifica wikitesto]

Da anni esiste il Complesso Bandistico "Città di Bianco", del quale fanno parte vari giovani di Bianco e dei paesi limitrofi, diretto dal M. Pasquale Lucà, fondatore anche dell'"Istituto Civico Musicale G. Verdi", convenzionato con il Conservatorio "Francesco Cilea" di Reggio Calabria

Madonna di Pugliano[modifica | modifica wikitesto]

Secondo un’antica tradizione il quadro della Madonna conservato nel santuario di Bianco, portato dalla marea, sarebbe giunto sulle nostre spiagge dall’Oriente; secondo il canonico Oppedisano, invece, l’immagine, scampata alla distruzione da parte dell’imperatore d’Oriente, Leone III Isaurico, l’iconoclasta, sarebbe stata portata “a loro speciale devozione” al tempo dei Normanni, da alcune famiglie pugliesi che, venute nella nostra zona per allevare i cavalli dello stato, hanno dato, poi, origine a alla frazione Pardesca. Il culto verso tale immagine si diffonde specialmente nella vecchia Bianco, nella cui chiesa essa viene collocata su un ricchissimo altare e venerata dai fedeli con grande devozione. Se e quando essa è stata trasferita nel monastero di Bianco oppure se nel monastero stesso, secondo un’ipotesi avanzata dal Tedesco, si venerasse già un’immagine consimile, non ci è dato saperlo perché la tradizione, al riguardo, è alquanto confusa. Si conserva, però, tutt’oggi, nella chiesa di Tutti i Santi di Bianco, un quadro rilevato dal santuario e che l’Oppedisano definisce: “un antichissimo pregevole quadro, figura bizantina, cinquecentesca, scampato ad un incendio; deprezzato dal tempo, fu restaurato da mano imperita, perdendo l’antico valore”. Esso, in occasione di un secondo restauro, ci ha rivelato un particolare sorprendente: accanto all’immagine della Madonna è affiorata parte di una figura maschile, precedentemente dipinta. Gli studiosi spiegano il fatto con la consuetudine dell’epoca di dipingere nuove figure su tele già dipinte. Non sappiamo se la processione, anticamente, si svolgesse con questo quadro, ma possiamo affermare che, per più di un secolo, precisamente fino al 1969, si portava l’immagine dipinta, nel 1838, dall’artista G. Cavaleri da Grotteria, a cui fece da modella, per il volto della Madonna, una bella nobildonna grotterese, certa Diana de Lupis. Nel 1969, purtroppo, quest’opera viene trafugata e sostituita con una consimile dipinta dal nostro concittadino prof. A. Bonfà. Dopo qualche tempo il dipinto del Cavaleri, pur se in pessime condizioni, viene ritrovato; ma, ahimè! qualche anno dopo, viene nuovamente trafugato e, questa volta, unitamente a quello del Bonfà, il quale ne dipinge un altro che è quello che oggi i fedeli di Bianco e di Pardesca venerano e portano in processione.

Economia[modifica | modifica wikitesto]

Nell'economia di Bianco gioca un ruolo centrale l'agricoltura, con produzione di uva zibibbo, ortaggi, grano e agrumi, in particolar modo bergamotti, fichi ed olive; altri voci importanti sono l'allevamento (bovini e ovini) e la pesca, mentre settori di nicchia sono la produzione artigianale delle coperte e quella enologica (Greco di Bianco). Il turismo è in forte ascesa, anche per via dell'ottenimento, nel 2002, della Bandiera Blu per il mare pulito[16], assegnata più volte al comune calabrese, fatto che attira ogni anno un numero di turisti elevato in proporzione al numero di residenti, e che costituisce una risorsa economica importante.

Enologia[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Greco di Bianco.

Tra i prodotti tipici locali spicca il pregiato vino Greco di Bianco, che si produce tra i comuni di Bianco e di Casignana, considerato una vera gemma enologica: infatti il passito Greco di Bianco d.o.c. viene considerato dagli intenditori uno dei più antichi d'Italia, tanto che il primo tralcio della sua vite sarebbe arrivato in Calabria già nel VII secolo a.C. Tra le sue proprietà uniche spiccano il colore, a metà tra l'oro antico e l'ambra, e il profumo unico, amaro e aromatico, come la zagara ed il bergamotto.

Infrastrutture e trasporti[modifica | modifica wikitesto]

Strade[modifica | modifica wikitesto]

Bianco è attraversata dalla Strada statale 106 Jonica; inoltre dal paese costiero si dirama la SP 69, che lo mette in comunicazione con i piccoli comuni dell'entroterra aspromontano.

Ferrovie[modifica | modifica wikitesto]

Il paese calabrese è collegato alla Ferrovia Jonica dalla Stazione di Bianco.

Amministrazione[modifica | modifica wikitesto]

Periodo Primo cittadino Partito Carica Note
9 luglio 1985 31 maggio 1990 Antonino Parisi Democrazia Cristiana Sindaco [17]
31 maggio 1990 24 aprile 1995 Cosimo Marafioti Partito Socialista Italiano Sindaco [18]
24 aprile 1995 14 giugno 1999 Antonio Scordino Lista civica di centro-sinistra Sindaco [19]
14 giugno 1999 6 ottobre 2003 Antonio Scordino Lista civica di centro-sinistra Sindaco [20][21]
6 ottobre 2003 14 giugno 2004 Maria Adelaide Maio Commissario straordinario [22]
15 giugno 2004 8 giugno 2009 Cosimo Marafioti Lista civica Sindaco [23]
8 giugno 2009 13 novembre 2009 Pasquale Cavallaro Lista civica[24] Sindaco [25][26]
13 novembre 2009 28 dicembre 2009 Salvatore Fortuna Commissario prefettizio [27]
28 dicembre 2009 30 marzo 2010 Salvatore Fortuna Commissario straordinario [28]
30 marzo 2010 1 giugno 2015 Antonio Scordino Lista civica[29] Sindaco [30]
1 giugno 2015 22 settembre 2020 Aldo Canturi Lista civica[31] Sindaco [32]
22 settembre 2020 11 agosto 2021 Aldo Canturi Lista civica[31] Sindaco [33][34]
11 agosto 2021 16 maggio 2023 Francesco Campolo Commissario prefettizio [35]
16 maggio 2023 in carica Giovanni Versace Lista civica[36] Sindaco [37][38]

Sport[modifica | modifica wikitesto]

Calcio[modifica | modifica wikitesto]

La principale squadra di calcio della città è l'A.C.D Bianco, nata nel 1921, che milita nel girone D calabrese di prima categoria. I colori sociali sono il bianco e l'azzurro.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Bilancio demografico mensile anno 2021 (dati provvisori), su demo.istat.it, ISTAT.
  2. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  3. ^ Pietro De Leo (a cura di), La Platea di Sinopoli (sec. XII-XIV), Rubbettino, Soveria Mannelli 2006, p. 170.
  4. ^ Mario Pellicano Castagna, La storia dei feudi e dei titoli nobiliari della Calabria, vol. I, Frama Sud, Chiaravalle Centrale 1984, pp. 213-219.
  5. ^ Maria Sirago, La Calabria nel Seicento, in Storia della Calabria moderna e contemporanea, Gangemi Editore, Roma 1992, p. 264.
  6. ^ A.A.V.V., Calabria 1783, il Terremoto. Storia di una catastrofe, migliaia di morti, vol. II, Local Genius, Catanzaro, 2018, p. 219.
  7. ^ Vittorio Visalli, I Calabresi nel Risorgimento italiano. Storia documentata delle rivoluzioni calabresi dal 1799 al 1862, Walter Brenner Editore, Cosenza, 1989, p. 75.
  8. ^ Vittorio Visalli, op. cit., pp. 342-343.
  9. ^ Comune di Bianco:Storia, su bianco.asmenet.it. URL consultato il 16 gennaio 2019.
  10. ^ Ferdinando Cordova, Il Fascismo nel Mezzogiorno. Le Calabrie, Rubbettino, Soveria Mannelli 2003, p. 118.
  11. ^ Domenico Romeo, L'avvento del fascismo in Calabria. Il Circondario di Gerace, AGE, Ardore 2009, p. 51.
  12. ^ http://s573166820.sito-web-online.it/wp-content/uploads/2017/07/2-Romeo_OTT.pdf
  13. ^ Enzo D'Agostino, Le chiese della terra del Bianco in età medievale e moderna, in Bianco e il suo patrimonio storico-religioso, Franco Pancallo editore, Locri 2008, pp. 11-171.
  14. ^ Domenico Romeo, Bianco, Casignana e Caraffa in Calabria Ultra attraverso l'apprezzo del 1707, AGE, Ardore 2009, p. 18.
  15. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT;  URL consultato in data 28 dicembre 2012.
  16. ^ Bandiera Blu 2002 - tutte le Spiagge italiane premiate - In & Out, su Tuttitalia.it. URL consultato il 7 febbraio 2023.
  17. ^ Anagrafe degli Amministratori Locali e Regionali, su amministratori.interno.gov.it, Ministero dell'Interno - Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali. URL consultato il 14 giugno 2023.
  18. ^ Anagrafe degli Amministratori Locali e Regionali, su amministratori.interno.gov.it, Ministero dell'Interno - Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali. URL consultato il 14 giugno 2023.
  19. ^ Eligendo Archivio - Comunali 23/04/1995, su elezionistorico.interno.gov.it, Ministero dell'Interno - Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali. URL consultato il 14 giugno 2023.
  20. ^ Eligendo Archivio - Comunali 13/06/1999, su elezionistorico.interno.gov.it, Ministero dell'Interno - Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali. URL consultato il 14 giugno 2023.
  21. ^ Anagrafe degli Amministratori Locali e Regionali, su amministratori.interno.gov.it, Ministero dell'Interno - Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali. URL consultato il 14 giugno 2023.
  22. ^ Anagrafe degli Amministratori Locali e Regionali, su amministratori.interno.gov.it, Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali. URL consultato il 14 giugno 2023.
  23. ^ Eligendo Archivio - Comunali 12/06/2004, su elezionistorico.interno.gov.it, Ministero dell'Interno - Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali. URL consultato il 14 giugno 2023.
  24. ^ Primavera per Bianco
  25. ^ Eligendo Archivio - Comunali 07/06/2009, su elezionistorico.interno.gov.it, Ministero dell'Interno - Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali. URL consultato il 14 giugno 2023.
  26. ^ Anagrafe degli Amministratori Locali e Regionali, su amministratori.interno.gov.it, Ministero dell'Interno - Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali. URL consultato il 14 giugno 2023.
  27. ^ Anagrafe degli Amministratori Locali e Regionali, su amministratori.interno.gov.it, Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali. URL consultato il 14 giugno 2023.
  28. ^ Anagrafe degli Amministratori Locali e Regionali, su amministratori.interno.gov.it, Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali. URL consultato il 14 giugno 2023.
  29. ^ Bianco nel cuore
  30. ^ Eligendo Archivio - Comunali 28/03/2010, su elezionistorico.interno.gov.it, Ministero dell'Interno - Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali. URL consultato il 14 giugno 2023.
  31. ^ a b Libertà e partecipazione
  32. ^ Eligendo Archivio - Comunali 31/05/2015, su elezionistorico.interno.gov.it, Ministero dell'Interno - Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali. URL consultato il 14 giugno 2023.
  33. ^ Eligendo Archivio - Comunali 20/09/2020, su elezionistorico.interno.gov.it, Ministero dell'Interno - Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali. URL consultato il 14 giugno 2023.
  34. ^ Anagrafe degli Amministratori Locali e Regionali, su amministratori.interno.gov.it, Ministero dell'Interno - Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali. URL consultato il 14 giugno 2023.
  35. ^ Anagrafe degli Amministratori Locali e Regionali, su amministratori.interno.gov.it, Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali. URL consultato il 14 giugno 2023.
  36. ^ Insieme per Bianco
  37. ^ Eligendo - Comunali 14 e 15 maggio 2023, su elezioni.interno.gov.it, Ministero dell'Interno - Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali. URL consultato il 14 giugno 2023.
  38. ^ Anagrafe degli Amministratori Locali e Regionali, su amministratori.interno.gov.it, Ministero dell'Interno - Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali. URL consultato il 16 giugno 2023.

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