Fiat 2800

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Disambiguazione – Se stai cercando il cingolato della seconda guerra mondiale, vedi Fiat 2800 (trasporto truppe).
Fiat 2800
La 2800 Torpedo
Descrizione generale
CostruttoreBandiera dell'Italia FIAT
Tipo principaleBerlina
Altre versionitorpedo
Produzionedal 1938 al 1944
Sostituisce laFiat 525
Sostituita daFiat 1900
Esemplari prodotti625[1]
Altre caratteristiche
Dimensioni e massa
Lunghezza5300 mm
Larghezza1800 mm
Altezza1700 mm
Passo3200 mm
Massaautotelaio nudo 900 kg

La Fiat 2800 è una berlina prodotta dalla FIAT dal 1938 al 1944 in 625 esemplari[1].

Il contesto[modifica | modifica wikitesto]

Pur riprendendo le innovazioni stilistiche della 1500 C, la 2800 fu l'ultimo modello sostanzialmente nuovo uscito dalle fabbriche Fiat prima dello scoppio della seconda guerra mondiale. Si racconta che la sua progettazione venne proposta ai vertici Fiat da Benito Mussolini, che voleva un'ammiraglia da contrapporre alle Mercedes-Benz dell'epoca.

Sei vetture furono costruite in versione torpedo a sei-sette posti dagli stabilimenti Farina; entrarono a fare parte del garage di Casa Reale al Palazzo del Quirinale, divenendo le auto di rappresentanza in uso alla famiglia Reale e, nel dopoguerra, dei primi Presidenti della Repubblica. La stessa carrozzeria costruì anche un settimo esemplare, una torpedo speciale militare, ad uso personale del Re Vittorio Emanuele III in quanto Comandante in capo delle Forze armate.

Due di queste vetture furono usate da re Vittorio Emanuele III e da Pietro Badoglio durante la fuga da Roma alla volta di Pescara[2].

Lo stile e la meccanica[modifica | modifica wikitesto]

Stilisticamente anticipava nella linea del cofano e nel muso allungato la linea della nuova 1100 che sarebbe uscita l'anno successivo. La meccanica era invece quella standard Fiat del momento completata da un motore da 2852 cm³ in grado di sviluppare una potenza di circa 85 CV (circa 62,5 kW). Un motore di così grande cilindrata non sarà più nei listini Fiat per molti anni, sino alla presentazione della Fiat 130. Le berline di serie, a cinque posti più due sugli strapuntini pieghevoli, erano dotate di divisorio interno, tendine ai vetri laterali e posteriori, interfono e sellate davanti in pelle e dietro in panno di lana.

Sul telaio della 2800 vennero anche costruiti modelli fuoriserie ad opera dei più importanti carrozzieri come Ghia, Pininfarina e Viotti. Uno degli esemplari fuoriserie più noti è lo spider disegnato da Mario Revelli di Beaumont per Clara Fürstemberg Agnelli, carrozzato da Pininfarina nel 1938.

La Fiat 2800 CMC[modifica | modifica wikitesto]

Fiat 2800 CMC
Descrizione
Tipoveicolo da collegamento
CostruttoreFiat
Data impostazione1939
Utilizzatore principaleBandiera dell'Italia Regio Esercito
Sviluppato dalFiat 2800
Dimensioni e peso
Lunghezza4795 mm
Larghezza1 884 mm
Altezza1 377 mm
1 768 mm con capote chiusa
Peso1,97 t
Capacità combustibile74 l
Propulsione e tecnica
MotoreFiat 2800 MC a benzina, 6 cilindri da 2852 cm³
Potenza85 CV
Trazione4×2
Prestazioni
Velocità max155 km/h
Autonomia300 km
Pendenza max25%
Armamento e corazzatura
[1]
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Nel 1939 viene introdotta la Fiat 2800 CMC, ovvero Corta Militare Coloniale, impiegata dai comandi del Regio Esercito durante la seconda guerra mondiale. Essa differisce dal modello civile per le dimensioni più compatte, per la carrozzeria più spartana, oltre che per la meccanica adeguatamente preparata per l'uso tattico e per i pneumatici maggiorati da 4×18. Di questa versione ne furono commissionati 210 esemplari, ma non tutti furono completati entro il 1943.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Produzione modelli auto Fiat 1935-1956, su fiat.modeles.free.fr. URL consultato il 24 gennaio 2018.
  2. ^ La terza auto, «un’Alfa Romeo, trasportava il principe Umberto, un generale e due ufficiali di ordinanza; poi una quarta auto col cameriere del re, Pierino, la cameriera della regina, Rosa, e un po’ di bagaglio; poi una quinta e ultima auto, una Fiat 1500, col generale Puntoni, capo della Reale Casa militare, e due attendenti»: Sergio Lepri, 1943. Cronache di un anno.

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