What a Cartoon!

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What a Cartoon!
serie TV d'animazione
Titolo originale
Titolo orig.What a Cartoon!
Lingua orig.inglese
PaeseStati Uniti
AutoreFred Seibert
StudioHanna-Barbera, Cartoon Network Studios
ReteCartoon Network
1ª TV20 febbraio 1995 – 28 novembre 1997
Stagioni2
Episodi50 (completa)
Durata ep.7 min
Rete it.Rai 2, Cartoon Network, Boing
1ª TV it.18 gennaio 1999 – 2001
Episodi it.16 / 50 Completa al 32%
Studio dopp. it.Cooperativa Doppiatori Cinematografici
Generecommedia
Seguito daThe Cartoon Cartoon Show

What a Cartoon!, noto anche come The What a Cartoon! Show e The Cartoon Cartoon Show, è una serie televisiva animata statunitense del 1995, creata da Fred Seibert e prodotta da Hanna-Barbera Productions e, in alcuni corti, da Cartoon Network Studios.

Il progetto consisteva in 48 cortometraggi animati, destinati a restituire potere creativo ad animatori e artisti, ricreando le atmosfere che hanno generato gli iconici personaggi dei cartoni animati della metà del XX secolo. Ciascuno dei cortometraggi rispecchiava la struttura delle serie classiche, con ogni film basato su uno storyboard originale disegnato e scritto dal suo artista o creatore. I corti sono stati promossi sotto l'etichetta World Première Toons.[1]

Durante la trasmissione originale dei corti, la serie è stata intitolata The What a Cartoon! Show e successivamente The Cartoon Cartoon Show. Il progetto è servito allo sviluppo di varie serie animate di Cartoon Network tra cui Le Superchicche, Il Laboratorio di Dexter, Johnny Bravo, Mucca e Pollo, Leone il cane fifone, Mike, Lu & Og, Ovino va in città, Whatever Happened to... Robot Jones?, Nome in codice: Kommando Nuovi Diavoli, Brutti e cattivi e Megas XLR, così come I Griffin di Fox.

La serie è stata trasmessa per la prima volta negli Stati Uniti su Cartoon Network dal 20 febbraio 1995 al 28 novembre 1997, per un totale di 48 episodi ripartiti su una stagione. In Italia la serie è stata trasmessa su Rai 2, all'interno del contenitore Go-Cart Mattina, dal 18 gennaio 1999, su Cartoon Network dal 2000 e su Boing dal 2004.[2][3][4]

Genere e struttura[modifica | modifica wikitesto]

Il format di What a Cartoon! è stato importante all'epoca, poiché nessuno aveva mai tentato un progetto simile nell'era dell'animazione televisiva. I cortometraggi sarebbero stati prodotti individualmente secondo la visione dei cartonisti originali, senza alcun intervento esecutivo. Ogni cortometraggio ha la durata di circa 7 minuti circa e viene trasmesso come episodio a sé stante o accoppiato ad altri due formando un blocco di mezz'ora. La serie è narrata nell'edizione italiana da Vittorio Stagni.

Episodi[modifica | modifica wikitesto]

Corti Episodi Prima TV USA Prima TV Italia
Prima stagione 16 1995-1997 1999-2001
Seconda stagione 34 1998-2002 2002-2003

Produzione[modifica | modifica wikitesto]

Ideazione e sviluppo[modifica | modifica wikitesto]

Fred Seibert, creatore di What a Cartoon!

Nel 1992, Fred Seibert è diventato presidente della Hanna-Barbera, contribuendo a guidare lo studio alla ribalta con serie animate come 2 cani stupidi e Swat Kats. Seibert voleva che lo studio producesse dei corti animati "sulla scia dell'età d'oro dell'animazione americana". Sebbene il progetto, composto da 48 cortometraggi, è costato circa il doppio di una serie normale all'epoca,[5] Seibert ha offerto a Cartoon Network 48 possibilità di "successo o fallimento", aprendo possibilità per una nuova programmazione originale e offrendo diversi nuovi cortometraggi aggiunti alla grande libreria di Turner Entertainment. Secondo Seibert, la qualità non aveva molta importanza per gli operatori della rete via cavo, che erano più interessati alla promozione di nuovi programmi.[6]

Assieme al vicepresidente di Turner Broadcasting, Ted Turner, e il capo di Seibert, Scott Sassa, Cartoon Network ha annunciato una "fase senza precedenti" in cui le idee provenivano direttamente dagli animatori piuttosto che dagli esecutivi, portando Hanna-Barbera a supportare lo studio.[7][8] La società ha iniziato a scegliere i progetti animati nel 1993, ricevendo oltre 5.000 presentazioni per i 48 spazi messi a disposizione per i corti.[8]

L'idea di Seibert per il progetto è stata fortemente influenzata dai cartoni dei Looney Tunes.[8] I fondatori e presidenti di Hanna-Barbera, William Hanna e Joseph Barbera, insieme a Friz Freleng, John Kricfalusi e altri, hanno insegnato a Seibert come venivano prodotti i cortometraggi dell'età d'oro dell'animazione americana.[9]

Come era consuetudine fare per i film live action e nelle serie televisive, la società non ha pagato nessun creatore per ogni storyboard presentato e prodotto. Per la prima volta nella storia dello studio, i singoli creatori potevano mantenere quindi i propri diritti e guadagnare royalty sulle proprie creazioni.[9] Secondo Seibert, nonostante la maggior parte dell'industria ha "rigettato l'idea", si sono presentati molti fumettisti che hanno presentato idee originali alla Hanna-Barbera.[10]

Distribuzione[modifica | modifica wikitesto]

Trasmissione internazionale[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Hal Erickson, Television Cartoon Shows: An Illustrated Encyclopedia, 1949 Through 2003, 2ª ed., McFarland & Co., 2005.
  2. ^ a b La Stampa - Consultazione Archivio, su www.archiviolastampa.it. URL consultato il 24 marzo 2023.
  3. ^ Renato Pallavicini, Un nuovo mostro in casa Disney - Arriva Quasimodo (PDF), su archivio.unita.news, 18 aprile 1996. URL consultato il 22 marzo 2023.
  4. ^ a b La Stampa - Consultazione Archivio, su archiviolastampa.it. URL consultato il 5 novembre 2020.
  5. ^ Frederator Studios Blogs | Fred Seibert's Blog | Blog History of Frederator’s original cartoon shorts. Part 15., su archives.frederatorblogs.com. URL consultato il 5 novembre 2020 (archiviato dall'url originale il 15 dicembre 2010).
  6. ^ Frederator Studios Blogs | Fred Seibert's Blog | Blog History of Frederator’s original cartoon shorts. Part 17., su archives.frederatorblogs.com. URL consultato il 5 novembre 2020 (archiviato dall'url originale il 23 gennaio 2011).
  7. ^ Frederator Studios Blogs | Fred Seibert's Blog | Blog History of Frederator’s original cartoon shorts. Part 20., su archives.frederatorblogs.com. URL consultato il 5 novembre 2020.
  8. ^ a b c Frederator Studios Blogs | Fred Seibert's Blog | Blog History of Frederator’s original cartoon shorts. Part 22., su archives.frederatorblogs.com. URL consultato il 5 novembre 2020 (archiviato dall'url originale il 22 novembre 2010).
  9. ^ a b (EN) The Fred Seibert Interview — Part 1, su Animation World Network. URL consultato il 5 novembre 2020.
  10. ^ Frederator Studios Blogs | Fred Seibert's Blog | Blog History of Frederator’s original cartoon shorts. Part 18., su archives.frederatorblogs.com. URL consultato il 5 novembre 2020 (archiviato dall'url originale il 25 agosto 2010).

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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