Mito di Mozart

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I bambini prodigio Wolfgang e Nannerl Mozart in un'incisione di Delafosse da ritratto di Carmontelle (1764)

Il mito di Mozart è un complesso di luoghi comuni, aneddoti e convinzioni che, nella biografia del compositore austriaco, formano una narrazione tradizionale[1] capace di restituire di lui un'immagine leggendaria o rispondente soltanto in parte alla realtà storica. Il nome di Mozart è antonomasia del genio musicale e del bambino prodigio, e la sua figura idealizzata (ma per altri versi demonizzata) appare avvolta da un'aura di predestinazione.

La narrazione incarna una concezione romantica del genio.[2] Inizia a formarsi già nei primi anni di vita del musicista, si consolida nell'immediato della sua morte e prosegue ininterrotta nelle biografie, nella letteratura, nel cinema, nella stessa musica, arricchendosi e variando l'immagine di Mozart secondo le epoche storiche. Contribuisce così a perpetuarne nella cultura moderna una popolarità che alcuni stimano maggiore di quella degli altri grandi compositori[3] e che non presuppone neppure la conoscenza della sua musica.[4]

La scarsità delle testimonianze dirette affidabili e la tendenza alla ricezione acritica delle prime narrazioni biografiche rende arduo separare realtà e leggenda, tanto più che quest'ultima ha comunque un nucleo di verità. V'è dunque chi ha espresso scetticismo sulla possibilità di restituire al compositore la sua dimensione storica, ammettendo tutt'al più che si possano ricostruire i fatti biografici in termini probabilistici.

Altri, più che a sfatare il mito, mirano a comprendere i contesti in cui si è formato, l'influenza delle visioni passate di Mozart sulla presente e il segno lasciato dalla sua leggenda nella storia culturale degli ultimi secoli.[5] D'altronde, benché molte credenze siano state smentite, il mito suggestiona ancora la cultura popolare, in buona parte anche sulla scia del film biografico Amadeus (1984); le singole credenze sopravvivono a volte anche presso musicisti e musicologi.

Impronta[modifica | modifica wikitesto]

Adolf Bernhard Marx

La ricezione ininterrotta[6] e il valore universale della sua musica, oggetto di interpretazioni assai disparate,[7] collocano senz'altro Mozart tra i massimi compositori di ogni tempo, e la sua enorme versatilità lo distingue anche da altri grandi.[8] La sua reputazione di genio assoluto e il suo ritratto mitologico corrispondono però a un ideale romantico, che il mito stesso ha corroborato e al quale si è conformato strada facendo.[1] La vita e l'opera di Mozart sono state inquadrate in una cornice ideologica hegeliana,[9][10] in particolare da Marx (1840) e Brendel (1848).[11][12]

Hegel riconosce nel genio e nel talento la presenza di una componente naturale, l'ispirazione (Begeisterung), ma le nega la capacità di produrre arte da sola, disgiunta dalla riflessione, dall'esercizio tecnico e da uno studio del mondo esteriore e interiore che permette all'artista di acquisire materia e contenuto per la creazione.[13] Il filosofo non ha però una buona opinione della musica pura:[14] ritiene che essa richieda poca o nessuna coscienza di tale contenuto e attenga solo al moto interiore del sentimento non assistito dal pensiero;[15] afferma poi che il semplice talento[n 1] musicale non pretende alcuna esperienza del mondo e può manifestarsi nella totale ingenuità e ignoranza.[n 2][14]

È con ogni probabilità proprio pensando a Mozart[9][14] che Hegel sostiene:

(DE)

«Das musikalische Talent kündigt sich [...] am meisten in sehr früher Jugend, bei noch leerem Kopfe und wenig bewegtem Gemüte an und kann beizeiten schon, ehe noch Geist und Leben sich erfahren haben, zu sehr bedeutender Höhe gelangt sein; wie wir denn auch oft genug eine sehr große Virtuosität in musikalischer Komposition und Vortrage neben bedeutender Dürftigkeit des Geistes und Charakters bestehen sehen.»

(IT)

«Il talento musicale si annunzia [...] il più delle volte nella primissima gioventù, quando la testa è ancora vuota e l'animo poco colpito e in breve tempo può pervenire, prima ancora che vita e spirito abbiano acquistato esperienza, ad un'altezza molto considerevole; così come molto spesso vediamo coesistere una grandissima virtuosità nella composizione e nell'esecuzione musicali accanto ad una notevole povertà di spirito e di carattere.[15]»

Il passo hegeliano converge sul nucleo fondamentale del mito di Mozart in formazione, che caratterizza il compositore come un genio bambino e immaturo.[14]

La dialettica degli opposti vuole poi che ogni entità viva in relazione necessaria con il suo negativo: nel caso di Mozart, questo pensiero sosterrà la costante associazione della dimensione trascendentale del suo genio a una controparte istintuale e terrena, lato oscuro e demoniaco dell'uomo e della sua musica.[10]

Hegel inquadra infine la storia intellettuale e delle arti in una visione teleologica: lo spirito del mondo (Weltgeist) attua il suo fine nella storia in una tensione costante al progresso e alla perfezione, manifestandosi in un processo di sviluppo disciplinato e necessario. L'eco di questa visione alimenterà l'idea del compimento di una missione da parte del genio, che a tale missione resta sacrificato.[12] Ancora nel 1945 Einstein,[16] sia pure in metafora, farà esplicito riferimento allo spirito del mondo e al sacrificio dell'uomo al musicista, della persona all'arte.[12]

In questa cornice il ritratto mitologico di Mozart si plasma e si ricompone nella coerenza di tutti i suoi elementi: dalla facilità del procedimento creativo, alla memoria prodigiosa, al carattere infantile che rende il compositore irresponsabile, sregolato e disadattato fino alla rovina, all'idea che la sua morte precoce segni il necessario compimento di una missione, divina o comunque trascendentale. Questo quadro e lo stereotipo romantico del genio fanciullo, che esso rispecchia, furono recepiti da Schopenhauer e sostennero tutte le teorie estetiche dell'Ottocento.[9][17][18]

Origini[modifica | modifica wikitesto]

Friedrich Schlichtegroll

Le origini del mito risalgono alla primissima biografia di Mozart, il lungo necrologio stilato da Schlichtegroll nel 1793 e ripubblicato l'anno seguente. Schlichtegroll non aveva conosciuto Mozart, ma raccolse come d'abitudine notizie per corrispondenza, tramite un questionario spedito ai testimoni diretti. La vedova del compositore Constanze non rispose, e fu quindi da Nannerl, sorella di lui, che il giornalista ottenne le maggiori informazioni. Il racconto di Nannerl, che ebbe anche la solerzia di consultare la corrispondenza privata, fu assistito dall'amico di famiglia Johann Andreas Schachtner per i dettagli remoti che lei non ricordava.[19][20]

Quest'ultima circostanza fu un primo fattore di deformazione della biografia: Schlichtegroll acquisì infatti molte notizie biografiche da Schachtner, ma esse si incentravano sull'infanzia, al punto che ben venticinque pagine sulle trentuno del necrologio finirono per insistere sul periodo 1756-1773 e narrare il Mozart salisburghese, bambino e adolescente.[17]

Un secondo e più importante fattore fu l'aggiunta, in calce alla lettera di risposta di Nannerl, di un poscritto di mano ignota.[21] La calligrafia dell'anonimo sembra quella di Albert von Mölk,[22] ex spasimante di Nannerl da lei respinto e poi diventato prete.[23][24] Il poscritto recava in fondo:

(DE)

«[...] Wolfgang war klein, hager, bleich von Farbe, und ganz leer von aller Prätenzion in der Physiognomie und Körper. Ausser der Musik war und blieb er fast immer ein Kind; und dies ist ein HauptZug seines Charakters auf der schattigen Seite; immer hätte er eines Vatters, einer Mutter, oder sonst eines Aufsehers bedarfen; er konnte das Geld nicht regieren, heyrathete ein für ihn gar nicht passendes Mädchen gegen den Willen seines Vaters, und daher die grosse häusliche Unordnung bei und nach seinem Tod.[25]»

(IT)

«[...] Wolfgang era piccolo, magro, di colorito pallido e del tutto senza pretese nella fisionomia e nel fisico. Al di fuori della musica egli fu e restò quasi sempre un bambino; e questo è un tratto fondamentale del suo carattere dal lato oscuro; avrebbe sempre avuto bisogno di un padre, di una madre o di qualche altro tutore; non sapeva amministrare il denaro e aveva sposato una ragazza per nulla degna di lui contro il volere del padre: di qui l'enorme caos familiare alla sua morte e dopo.»

Il ritratto fisico e caratteriale del poscritto tracciò il solco percorso dalle biografie successive, che spesso attinsero anche l'una all'altra alla lettera.[n 3] Non è chiaro se i loro autori e i testimoni, almeno quando avevano conosciuto Mozart, intendessero davvero confermare il contenuto del necrologio o se questo abbia invece condizionato le loro memorie rendendole selettive.[26]

Concentrata sulla vita di Mozart a Vienna, la biografia di Niemetschek (1798) si affida del tutto a Schlichtegroll per gli eventi anteriori;[n 3][26][27] sul piano morale, pur nel descrivere il compositore «gentile e amabile», non può evitare di ammetterne i difetti e di provare a scusarli.[n 4][28][29] Il Mozarts Geist (1803) di Arnold, nella parte biografica, aderisce in modo pedissequo al necrologio.[n 3][30]

La biografia di Nissen (1828) è privilegiata nella conoscenza di Mozart sotto due profili: l'autore fu infatti il secondo marito di Constanze Weber ed ebbe accesso diretto all'epistolario del compositore, che fu così pubblicato (in parte) per la prima volta. Neppure Nissen rinuncia però ad attingere al materiale dei predecessori,[n 3] e gli stessi ricordi di Constanze sono riferiti a fatti desunti dalle altre biografie: ciò lascia il dubbio di un cattivo assemblaggio,[n 5] o forse dell'inattendibilità della memoria di lei ormai scemata nel tempo. Nel secondo caso Constanze avrebbe fatto affidamento sulla validità dei ricordi – pure già tardivi – da lei trasmessi a Niemetschek, come anche al direttore dell'Allgemeine musikalische Zeitung Rochlitz, che pubblicò una serie di aneddoti sulla vita di Mozart tra il 1798 e il 1801.[31][32]

Georg Nikolaus Nissen

L'opera di Nissen presenta contraddizioni anche gravi che pregiudicano la piena credibilità dei fatti narrati;[33] gli aneddoti di Rochlitz dal canto loro sono molto screditati, sebbene riportino alcuni fatti verificabili.[27] La più tardiva biografia di Jahn (1856-1859) ha invece il pregio di sottoporre a critica rigorosa il materiale raccolto fino a quel momento, ma nel farlo riecheggia pur sempre aneddoti leggendari e li consacra definitivamente come parte della narrazione canonica;[34] le sue maggiori pecche sono aver divulgato il mito del genio bambino e offerto per prima un'immagine ingenerosa di Constanze.[35]

Al nascere e all'affermarsi del mito concorsero due propagande familiari: quella di Leopold Mozart, che durante l'infanzia di Wolfgang esaltò in ogni modo il talento del figlio nel desiderio di metterlo a frutto, e quella di Constanze Weber, che dopo la morte del coniuge mirò, tramite i proventi del Requiem e delle altre composizioni, a garantire sicurezza economica a sé stessa e ai figli.[36]

La mitologia mozartiana non fu invece creata ad arte da una propaganda del musicista, né germoglia dalla sua musica, e ciò la distingue dal mito costruito anni dopo da Schindler intorno all'altra imponente figura del classicismo, Ludwig van Beethoven.[37]

Narrazione[modifica | modifica wikitesto]

In coerenza con la visione romantica,[n 6] Mozart è tratteggiato come un eterno bambino, zuzzurullone, scurrile, ma dalla genialità istintiva che si manifesta in abilità straordinarie, quasi da idiot savant: dotato di memoria fenomenale, compone a mente per poi vergare la musica di getto, senza commettere errori. Il lato negativo di questo quadro è la sua immagine di genio disadattato, incompreso, dedito al gioco d'azzardo, all'alcool e alle relazioni extraconiugali, oppresso dai debiti, in declino di successo e salute, e ridotto ormai in povertà quando la morte lo sorprende: tant'è vero che il suo feretro è accompagnato solo da un piccolo corteo e il corpo è sepolto in una fossa comune.[17][36][38][39] La sua morte misteriosa giustifica sospetti di omicidio, di complotto, e si colora di elementi soprannaturali: proprio come se, predestinato a una missione divina, il suo genio si fosse bruciato in fretta nel condurla a termine.[40]

Ha scritto in proposito William Stafford:

(EN)

«Two hundred years on, we are distressed by Mozart's death, by the thought of all that was lost thereby; this story tells us not to grieve, for all was accomplished. Mozart had done his work.[41]»

(IT)

«Dopo duecento anni siamo ancora afflitti dalla morte di Mozart, al pensiero di tutto ciò che con essa è andato perduto; questa narrazione ci esorta a non piangere, poiché tutto è compiuto. Mozart aveva svolto il suo compito.»

Per Eisen il mito eroico sulla morte prematura di Mozart è una potente narrazione che incute timore e scoraggia l'approccio al compositore e alla sua musica.[42]

L'idea della trasfigurazione creativa dell'ultimo Mozart, con il rapido consumarsi dell'ispirazione che si intensifica verso la fine dell'esistenza, appare già nelle prime biografie,[43] ma il tema è squisitamente romantico e ricorre in Goethe,[44] nelle conversazioni da lui tenute con Eckermann.[45] La predestinazione è di rado identificata davvero in un fatto soprannaturale, e corrisponde piuttosto alla visione hegeliana: la vita di Mozart si inquadra in un ordine superiore di cose, come se il suo avvento fosse una tappa inevitabile nella storia della musica.[46]

Alcune critiche scorgono nei lavori dell'ultimo anno di vita (Concerto per pianoforte K 595, Il flauto magico, Concerto per clarinetto K 622, Requiem)[45] senso di rassegnazione,[47] toni autunnali e gelo di morte:[48] ciò è coerente con le circostanze biografiche riferite da Constanze, e in particolare con l'episodio del Prater, in cui Wolfgang avrebbe confidato a sua moglie il timore di essere avvelenato e di star componendo il Requiem per sé stesso.[49] L'epifania del dialogo tra il compositore e la morte è ravvisata soprattutto nel Requiem (1791), ma anche nel Don Giovanni (1787).[50]

Talento innato[modifica | modifica wikitesto]

Mozart studente a Bologna

Figlio di un ottimo compositore e didatta,[51] Mozart iniziò prestissimo a interessarsi alla musica e verso i cinque anni scrisse già i primi brevi lavori. La prima sinfonia risale al 1764 (otto anni), il primo concerto al 1767 (undici). Leopold accompagnò Wolfgang in un lungo viaggio che vide il giovanissimo musicista e la sorella maggiore Nannerl esibirsi davanti alle principali corti d'Europa. Dal 1769 al 1773 i Mozart si recarono tre volte in Italia per tenere concerti, cercare committenti e permettere a Wolfgang di approfondire lo studio prendendo lezioni di contrappunto.[52]

Il talento di Mozart non sgorgava miracoloso come l'abile propaganda del padre induceva a credere, ma fu coltivato attraverso molte ore di studio quotidiano.[53] I termini sensazionali in cui Leopold descriveva l'ingegno del piccolo risuonano nelle prime biografie,[54] e la maggior parte di esse ha sempre dato per certo che Wolfgang offuscò presto suo padre stesso.[55] Nella realtà, questi gli diede piuttosto una grossa mano. Secondo uno studio di Plath[56] molti autografi di Wolfgang fino ai dodici anni mostrano in tutto o in parte la calligrafia di Leopold, e alcune correzioni sono presenti anche più tardi.[55]

Lo stesso esame d'ammissione all'Accademia filarmonica di Bologna fu narrato da Mozart padre in termini entusiastici, nel riferire che il figlio l'aveva superato brillantemente in meno di mezz'ora. Gli originali della prova e i registri dell'accademia dimostrano invece che il tempo fu più lungo, il ragazzo si trovò in difficoltà, e il tentativo finale poi giudicato «sufficiente» fu da lui elaborato con l'assistenza decisiva del maestro padre Martini.[57] Anche nell'esecuzione pianistica la bravura del giovane Mozart – che fu pur sempre, davvero, un grande improvvisatore[58] – sembra esaltata in modo acritico da Leopold e dai contemporanei, almeno stando alla testimonianza di Grétry:[59]

(FR)

«Je rencontrai jadis à Genève, un enfant qui exécutoit tout à la première vue; son père me dit en pleine assemblée: pour qu'il ne reste aucun doute sur le talent de mon fils, faites lui pour demain un morceau de sonate très-difficile. Je lui fis un allegro en mi bémol, difficile sans affectation; il l'exécuta, & chacun, excepté moi, cria au miracle. L'enfant ne s'étoit point arrêté: mais en suivant les modulations, il avoit substitué une quantité de passages à ceux que j'avois écrits.[60]»

(IT)

«Incontrai una volta a Ginevra un ragazzo che eseguiva tutto a prima vista; suo padre mi disse davanti a tutti: perché non resti dubbio alcuno del talento di mio figlio, fategli per domani un movimento di sonata molto difficile. Gli feci un allegro in mi bemolle, difficile ma senza pretese; egli lo suonò, e tutti tranne me gridarono al miracolo. Il ragazzo non s'era fermato, ma seguendo le modulazioni aveva sostituito molti passaggi a quelli che avevo scritto io.»

Lo speciale talento innato di Mozart non è in discussione, ma egli dovette offrire allo studio lo stesso sostanziale sacrificio di ogni musicista.[55] Il ruolo del padre fu fondamentale nel preservare l'assiduità del ragazzo e l'alto livello didattico. Secondo una ricerca, il percorso fu analogo a quello di altri grandi compositori: tra quelli considerati tuttavia il solo Bach – a riprova del fatto che Leopold fu importante soprattutto come genitore – ebbe a sua volta un padre professionista.[61]

Si è sostenuto che il raggiungimento dell'eccellenza nella composizione richieda in genere uno studio decennale: se si assume come punto di partenza la prima composizione, Mozart impiegò in realtà molto più di un altro bambino prodigio, Felix Mendelssohn (12 anni contro soli 4), mentre il dislivello si riduce se si guarda alla prima lezione (14 anni contro 11). La ricerca ha anche rilevato una relazione tra la precocità dell'insegnamento e la produttività, che a sua volta aumenta le possibilità di comporre un certo numero di brani eccellenti. In questo caso Mozart ebbe una produttività molto maggiore di Mendelssohn: oltre 600 composizioni contro circa 170, con un sorprendente picco di 43 nel 1788.[62]

Genio e memoria[modifica | modifica wikitesto]

Mozart (Fantasia per organo meccanico K 608) e Beethoven (Trio op. 70 n. 1) sono a volte messi a confronto per la pulizia delle partiture dell'uno e il disordine di quelle dell'altro:[63] è una falsa dimostrazione della leggendaria istantaneità del genio mozartiano

Lo stereotipo del genio fanciullo implica una creatività irrazionale, perfino inconsapevole, guidata solo dal sentimento,[17] e trova linfa nella biografia di Mozart già dal necrologio di Schlichtegroll, che di riflesso calca la mano sull'incapacità del compositore nelle faccende quotidiane;[64] l'enfasi sulla memoria e sulla facilità di composizione compaiono in Niemetschek.[65][66] L'immagine del genio ultraterreno e prodigioso, ma con un lato oscuro, si consolida poi presso gli altri biografi, soprattutto romanzieri come Arnold e Stendhal, e si tramanda fino al XX secolo con caratteri opposti: ora angelico ora diabolico, ora classico ora romantico secondo le epoche, le visioni e gli autori.[67]

A Mozart si attribuisce la capacità di creare musica in modo trascendentale: composizioni elaborate prendono vita all'impronta nella sua testa per essere trascritte quasi meccanicamente, tanto che le partiture risultano prive di correzioni. La credenza ha una base di verità, ma il suo clamore si fonda in pratica su due soli aneddoti: quello della rivelazione al mondo della partitura segreta del Miserere di Allegri, che il quattordicenne Wolfgang udì alla Cappella Sistina e riscrisse a mente,[68] e quello della stesura dell'ouverture del Don Giovanni in una sola notte, alla vigilia del debutto.[69]

Il luogo comune rischia di oscurare la difficoltà del comporre e la stessa complessità del risultato finale.[70] La presenza di ripensamenti e travagliate elaborazioni nell'attività creativa di Mozart è attestata vistosamente dal Quartetto K 458, il cui autografo presenta un intero passaggio del tutto abraso da fitti tratti di penna, testimone di più tentativi insoddisfacenti di scrivere un segmento da inserire in un punto anteriore del brano; tutti gli originali dei Quartetti per Haydn mostrano analoghe cancellature.[71]

Nissen, pur accettando lo stereotipo della creatività spontanea, riferisce che Mozart annotava appunti e apportava correzioni,[72] e che l'attività di composizione era per lui laboriosa, come peraltro conferma l'epistolario.[70] Il suo sacrificio non era cessato dopo la formazione: studiava le pagine dei colleghi, assisteva ai loro concerti, abbozzava idee che spesso abbandonava.[73]

L'esistenza di molte bozze, in gran parte perdute, è testimoniata dai 58 frammenti superstiti dei 98 (una cifra comunque riduttiva) consegnati da Constanze a Breitkopf & Härtel nel 1800. Il metodo di composizione interamente mentale è contestato da Jahn,[74] che rimarca proprio l'esistenza degli abbozzi e riferisce che, al sorgere di un'idea musicale, Mozart correva subito alla tastiera.[70]

Comporre a memoria non è però inusuale come sembra: ne era capace ad esempio Händel, come anche il moderno Tippett.[70] È possibile che a volte uno sviluppo subconscio di idee musicali già in lavorazione da tempo permettesse a Mozart la stesura di getto dell'intero lavoro.[69] D'altra parte l'assenza, o quasi, di correzioni sugli originali impedisce di ricostruire con precisione il processo creativo mozartiano, che rimane per certi versi misterioso e inquietante.[75][76] Non per questo si trattava di un processo facile e immediato: al contrario, l'autore era solito alzarsi tra le 5 e le 6 del mattino e comporre per ore, affrontando ogni genere di musica tutti i giorni della sua vita.[77]

Quanto alla memoria, che di certo assistette Wolfgang,[53] è noto che dell'episodio del Miserere fu testimone il solo Leopold. Benché composto per nove voci, il brano (di cui peraltro già circolavano copie)[78] è ripetitivo e ha uno stile contrappuntistico relativamente semplice: riscriverlo per intero era sì un'impresa molto difficile per un ragazzo di quattordici anni, ancorché ben allenato all'ascolto musicale, ma non impossibile.[55][79] Alcuni invece sospettano che il resoconto di Leopold sia esagerato in due sensi: Wolfgang avrebbe ricordato solo alcune parti, e la Chiesa non doveva essere poi così gelosa del Miserere se Clemente XIV, anziché adirarsi, conferì al giovane Mozart lo Speron d'oro.[78] L'autografo mozartiano del Miserere è perduto.[80]

Personalità[modifica | modifica wikitesto]

Immaturità[modifica | modifica wikitesto]

In linea con il poscritto anonimo a Nannerl, i primi biografi di Mozart – con la sola eccezione di Nissen[81] – videro in lui un eterno bambino, e fin dal necrologio di Schlichtegroll[82] gli attribuirono un comportamento ipercinetico e irrequieto, salva la capacità di trasfigurarsi del tutto non appena sedeva al pianoforte.[83][84] Tale ritratto trova un'apparente smentita. L'allievo Johann Nepomuk Hummel riferisce infatti che il maestro aveva un contegno gentile, gradevole, e una serietà malinconica. La descrizione sembra stereotipata in senso opposto e idealizzata, e non ha certo i crismi della credibilità piena; risalta però la netta contraddizione tra chi aveva conosciuto il compositore (Hummel) e chi invece no (Schlichtegroll).[85]

L'immagine di Mozart eterno bambino sembra fondata su un doppio travisamento. Da un lato Schlichtegroll accettò senza riserve il ritratto dell'anonimo, dall'altro vi aggiunse dettagli ancor meno lusinghieri: che fosse indisciplinato, irragionevole, immoderato e indifferente alle preoccupazioni.[86] Simili giudizi potrebbero nascere dai ricordi di Schachtner sul Mozart bambino o dalla tradizione orale di Salisburgo, che ricordava il compositore sotto tutela del padre.[87] Nel 1804 l'inaffidabile Suard[88] concluse che Mozart era più o meno incapace in tutto ciò che non fosse la sua musica, suscettibilissimo e superficiale negli affetti.[89] Nissen[81] contestò il luogo comune offrendo controesempi biografici.[90]

Tra le componenti del mito, l'infantilismo è quella alla cui affermazione più contribuì Mozart stesso: in particolare con l'umorismo scatologico[91] delle sue lettere, che traspose anche nei canoni Leck mich im Arsch, Bona nox, O du eselhafter Peierl e Difficile lectu. Eppure questo genere d'umorismo, prima di essere interdetto nel corso del XIX secolo, fu piuttosto comune nel XVIII: anche presso altri compositori e letterati,[92] e soprattutto a Salisburgo. Esso fu praticato da tutta la famiglia Mozart e i ragazzi lo ereditarono dai genitori.[93]

Emanuel Schikaneder

All'instaurarsi dello stereotipo concorsero poi le lettere di Leopold, che passò agli occhi di molti per una presenza incombente e asfissiante, se non proprio incapace di rassegnarsi alla perdita del suo bambino prodigio, diventato ormai adulto.[94] Molti giudizi o pregiudizi del padre,[95] emergenti sia dai rimproveri al figlio («da bambino e da ragazzo eri più serio che infantile»)[96] sia da certe descrizioni che offriva di lui,[97] parvero prova evidente dell'immaturità di Mozart.[98]

Sregolatezza[modifica | modifica wikitesto]

Secondo un filone che trae origine dal generico ritratto offerto da Schlichtegroll e lo fiorisce di particolari, Mozart fu amante dei piaceri della vita e degli eccessi, del bere e del gozzovigliare con amici.[99] Una cattiva fama circonda in proposito il librettista del Flauto Schikaneder, che lo stesso Hummel sul letto di morte (1831) pare aver additato[100] come la pietra dello scandalo in grado di trascinare l'altrimenti contenuto Mozart verso l'eccesso.[101]

Con ogni probabilità il compositore amava bere (soprattutto ponce), ma a detta della cognata Sophie solo fino a essere allegro.[102] Egli stesso decantò il vino della Mosella in una lettera a Constanze (1790), e tuttavia nessuna testimonianza credibile esiste che fosse sempre ubriaco.[101]

L'abbrutimento completo, l'abbandono ai piaceri fino allo stremo che l'avrebbe rovinato economicamente, costretto al superlavoro nell'ultimo anno di vita e condotto a morte, è parte essenziale e suggestiva del quadro. Si narra in proposito che abbia scritto l'ouverture del Don Giovanni alla vigilia della prima, dopo aver pasteggiato e bevuto da un prete gaudente,[103] e che si sia messo al lavoro solo all'una di notte, con gli amici che dormivano in casa e Constanze a servirgli il ponce.[104][105] L'aneddoto ha molte varianti.[106][107]

Relazioni[modifica | modifica wikitesto]

Familiari[modifica | modifica wikitesto]

Nell'ambito dei rapporti familiari spicca quello che legò Wolfgang a suo padre Leopold, tanto durante la formazione del musicista quanto negli anni viennesi. La figura di Leopold è stata a lungo vituperata e descritta in modo caricaturale.[77] Già nel 1839 la rivista londinese The Musical World pubblicò uno stralcio d'articolo antimozartiano del francese Jules Maurel,[108] che dipingeva Mozart padre come uno sciagurato sfruttatore e lo paragonava a un noto domatore circense.[109] Egli avrebbe forzato il figlio nell'infanzia procurandogli gravi danni morali, e sarebbe sempre rimasto per lui un padre padrone: lo contrastava nel desiderio di viaggiare da solo in cerca di opportunità, continuava ad ammonirlo sulle difficoltà della vita, lo ostacolava nei rapporti con le ragazze, tentava di controllarlo in ogni modo.[94]

Leopold Mozart

Leopold Mozart fu un uomo di talento, intellettuale dalle idee politiche e scientifiche illuministe, versato nelle lingue, nella recitazione e in filosofia oltre che in musica,[77] valido compositore e soprattutto eccellente insegnante: il suo metodo di violino (1756) fu adottato in molte nazioni europee e rimase fondamentale per decenni.[51]

Nella sua dedizione integrale alla carriera del figlio, che lo spinse a rinunciare alla propria, giocò un ruolo l'assetto socioeconomico dell'epoca: esso, in mancanza di una previdenza sociale, imponeva ai genitori di avviare i figli maschi alla carriera anche per poter godere del loro sostegno nella vecchiaia. Nel caso del piccolo Wolfgang, il suo grande talento segnava la strada da battere: dimostrare la bravura del ragazzo e cercare per lui un impiego stabile in una delle più grandi e ricche corti europee, anche a costo dei gravi disagi del viaggio, dei rischi di malattia e delle frustrazioni.[110]

Esistono indizi contrastanti sul fatto che la relazione tra padre e figlio, negli ultimi tempi, si sia davvero compromessa senza rimedio come si sostiene. Einstein lo deduce dalle lettere tardive a Nannerl, nelle quali Leopold non chiama più Wolfgang per nome bensì lo indica come «tuo fratello», ma è solo un pallido indizio.[n 7] Si sa che una volta Wolfgang invitò calorosamente Leopold a Vienna e questi fu molto felice del soggiorno.[111] Tuttavia la traumatica morte di Anna Maria Pertl a Parigi (1778), mentre accompagnava il figlio in cerca di fortuna, dovette lacerare in qualche modo l'intimo rapporto tra i due.[112]

È certo invece che fin dai viaggi in Italia Leopold frustrò la carriera di Nannerl, che era con ogni probabilità un'ottima compositrice (ma nulla di quanto scrisse sopravvive) e una pianista al livello delle migliori dell'epoca. Soprattutto dopo la morte della madre, Nannerl fu destinata alla casa e rischiò anche di restare nubile. Solo nel 1784 Leopold accettò un suo pretendente, il ricco vedovo Johann Berchtold zu Sonnenburg, e consentì alle nozze.[113]

Sociali[modifica | modifica wikitesto]

L'immagine tradizionale del Mozart disadattato è confermata in apparenza dai rimproveri di Leopold, che in una lettera[114] accusa il figlio di orgoglio e ingenuità. Incapace di tenere a freno la lingua, tendente a procurarsi nemici, fuori posto nell'alta società e scaduto in compagnie di basso livello, egli avrebbe anche in tal modo contribuito alla propria autodistruzione. Altri resoconti sono invece fin troppo elogiativi della sua amabilità, socievolezza e umana empatia. Le prime biografie mantengono tutto sommato un giudizio benevolo, che imputa la tendenza a farsi nemici al carattere troppo aperto e cordiale del compositore. L'insieme dà un quadro complesso,[115] poiché la corrispondenza[116][117] non lascia dubbi che Mozart fosse capace di giudizi sferzanti e a volte spietati verso colleghi (Clementi)[118] e altre persone (in morte di Voltaire).[119]

Sentimentali[modifica | modifica wikitesto]
Mozart dedicò l'aria Ch'io mi scordi di te? K 505 a Nancy Storace e a sé stesso: una speculazione pretende quindi che avesse una relazione con la cantante[120]

Nella vita sentimentale v'è chi vede Mozart come un donnaiolo incallito e chi come una vittima dei raggiri dell'altro sesso. Qualcuno ritiene che fu infedele a Constanze e la tradì con allieve e cantanti, se non anche con qualche domestica,[121] ma confessando le avventure ne uscì perdonato da lei.[122][123]

Questa narrativa presenta diverse varianti, e secondo alcune vi furono invece tra i coniugi violenti litigi. I tradimenti con le domestiche non sembrano però mai menzionati prima del 1905 e si riallacciano in apparenza a una tradizione orale salisburghese. I litigi derivano invece dalla biografia di Jahn,[124] che cita in proposito – per sentito dire – una sorella di Constanze, presumibilmente Sophie; le biografie più antiche che attingono ai ricordi di lei non fanno però menzione di quei diverbi. Alcune[125][126] riportano piccole galanterie extraconiugali, ma il passaggio che sembra più genuino parla solo genericamente di «peccati veniali»[127] in un rapporto coniugale tenero e affettuoso. Nessuna delle biografie successive riposa su testimonianze di prima mano.[128]

A Mozart sono state attribuite relazioni con Barbara Gerl, Anna Gottlieb, Magdalena Pokorný, Josepha Hambacher, Teresa Saporiti, Caterina Bondini, Henriette Baranius, Nancy Storace, Therèse von Trattner (a cui sono dedicate la Fantasia K 475 e la Sonata K 457 in do minore), Martha Elisabeth von Waldstätten, e anche ingravidamenti indesiderati (di Magdalena e Martha). Questo settore biografico è fondato su un gossip che la corrispondenza mozartiana in parte rivela.[129]

Non va dimenticato che i costumi dell'epoca tolleravano molta libertà sessuale nella vita cortigiana, e si può ragionevolmente ritenere che il compositore – pur sempre giovane e dalla libido esuberante – vi si adeguasse.[130] Per altri versi, emerge dalle lettere di Mozart[131] un'affezione quasi ossessiva per sua moglie, mentre l'infedeltà non è attestata e può solo essere letta tra le righe.[132]

Sul comportamento sessuale del musicista scrisse Suard, in base a una diceria, che egli aveva composto il Flauto solo per conquistarsi i favori di una donna che gli avrebbe trasmesso la sifilide.[133] La mano sempre ferma del compositore sulle partiture più tarde testimonia che egli non soffriva degli effetti collaterali del mercurio, somministrato all'epoca contro la malattia,[134] ed è ben noto il terrore da lui manifestato[135] nel 1777 quando osservò i sintomi della sifilide nell'amico Mysliveček. Ribadì[136] poi questi stessi sentimenti alla vista di un compagno di viaggio in carrozza verso Strasburgo (1778) e infine, in una lettera del 1781, confermò al padre la propria ripulsa per i rapporti mercenari dovuta alla paura del mal francese:[134]

(DE)

«[...] habe ich [...] zu viel Grauen und Eckel, scheu und forcht vor die krankheiten, und zu viel liebe zu meiner gesundheit als daß ich mich mit hurren herum balgen könnte [...].[137]»

(IT)

«[...] ho [...] troppo orrore e disgusto, timore e ansia delle malattie, e troppo amore della mia salute per sfogarmi in giro con le puttane [...].»

Coniugali[modifica | modifica wikitesto]
Constanze Weber

L'altro importante stereotipo sui rapporti di Mozart con le donne è spietato verso Constanze e l'intera famiglia Weber. Costoro avrebbero sfruttato la passione del compositore fin dalla sua relazione con l'altra figlia Aloysia, che lo lasciò quando, ottenuto il successo, non ebbe più bisogno di lui (1778). Anni dopo egli iniziò a frequentare Constanze (1781). La ragazza era rimasta a vivere con la madre dopo la morte del padre, che aveva lasciato solo debiti.[138] Wolfgang la impalmò nella diffidenza di Leopold, così presto (1782) che questi sospettò forse un matrimonio riparatore.[139]

Secondo il mito Constanze si sarebbe rivelata una pessima moglie, pigra, petulante, che non capiva il suo uomo[140] e non lo amava, lo tradiva e trascurava i figli,[141] una persona mediocre e inadeguata alla migliore società, un'incompetente di musica, una donna di casa incapace e un'ipocondriaca habituée dei soggiorni alle terme di Baden, che decurtavano il patrimonio e lasciavano Wolfgang a badare a sé stesso.[138]

Schlichtegroll[142] trascurò il poscritto anonimo a Nannerl, che risulta depennato nella parte su Constanze, e fornì di lei un'immagine positiva. Se ne servì invece Jahn, e ciò bastò a creare la leggenda nera,[19] amplificatasi progressivamente fino al culmine dell'antifemminismo al tempo dei primi movimenti d'emancipazione (inizio XX secolo). L'anonimo è isolato tra le fonti di prima mano.[143]

A parte il ritratto di casalinga capace ed economa che di Constanze offrì in una lettera lo stesso Wolfgang, l'evidenza storica della sicurezza familiare da lei ottenuta da vedova, con il completamento del Requiem, gli introiti delle pubblicazioni, l'organizzazione di concerti, l'ottenimento di una pensione imperiale e l'estinzione dei debiti, tutto ancor prima del secondo matrimonio con Nissen, dipinge un quadro molto diverso.[144][145] Non solo, ma della sua capacità di gestire l'economia domestica fu testimone proprio il suocero[146] che tanti pregiudizi aveva nutrito su di lei.[147][148]

Quanto alle competenze musicali, Constanze era pianista e cantante (un buon soprano ma forse non una voce eccelsa). Mozart compose per lei in entrambe le vesti, anche se sono sopravvissuti due soli esempi: frammenti di un movimento di sonata per due pianoforti (K 375c) e alcuni solfeggi (K 385b) per la difficile parte di soprano solista che le affidò nella Messa in do minore K 427 da lui diretta a Salisburgo nel 1783.[149][150][151]

Constanze non ebbe vita facile: andata in sposa a un uomo dalla vita movimentata e dall'attività febbrile (casa Mozart ospitava allievi di Wolfgang, prove quasi quotidiane,[152] un andirivieni di amici e copisti, e perfino i parrucchieri ogni giorno), dovette reggere la pressione e far quadrare i conti,[150] ebbe sei figli ma quattro morirono in fasce,[153] e si curò a Baden per ordine dei medici; l'ultima volta (1791) prima della morte del marito fu per una grave infezione che per poco non le mandò una gamba in gangrena.[150]

La sua attività di raccolta e pubblicazione postuma di manoscritti fu decisiva nel tramandare attendibilmente la produzione di Mozart rimasta inedita, compresi i frammenti e gli autografi.[154] I coniugi Vincent e Clara Novello, che la conobbero ormai anziana, ne riferirono un'ottima impressione.[155]

Idee politiche[modifica | modifica wikitesto]

Soprattutto dal XX secolo si è visto in Mozart un campione di idee politiche rivoluzionarie, insofferente dell'Ancien régime e dei privilegi nobiliari, partigiano del ceto medio borghese contro le gerarchie sociali e il sistema clientelare. Il ritratto è condito a volte di un certo nazionalismo tedesco.[156] Anche queste tendenze avrebbero contribuito a isolare il compositore, a impoverirlo e a obbligarlo a quel superlavoro che ne avrebbe causato la morte, soprattutto per via della persistente necessità del mecenatismo.[157] La tesi risale di nuovo al necrologio e alle prime biografie, ma la sua trattazione più approfondita si deve nel Novecento ai coniugi Massin.[158]

Alla corte dell'arcivescovo Colloredo, dove scriveva musica galante secondo il gusto di un'aristocrazia provinciale,[159] Mozart avrebbe preferito quella progressista e illuminata di Giuseppe II, tanto da rifiutare anni dopo un'allettante offerta del re di Prussia. La ribellione del compositore alla nobiltà si sarebbe quindi riflessa nella musica, fin dall'adesione – sia pur fugace – allo Sturm und Drang (anni '70 del XVIII secolo): se Haydn, dopo il suo periodo stürmisch, rientrò nei ranghi cedendo alla richiesta di musica galante, Mozart colse invece l'occasione per introdurre la passione e l'espressione di sé, tipiche del movimento preromantico, entro le forme gradite ai committenti, attuando così una rivoluzione più importante delle stesse innovazioni formali di Haydn.[160]

Mozart alla loggia massonica in un dipinto del 1790 (particolare)

La ricezione dello Sturm und Drang suggerisce poi adesione allo spirito nazionale, evidente anche nell'inaugurazione della tradizione tedesca dell'opera con Die Entführung e Die Zauberflöte. Mentre però Die Entführung ha un taglio illuminista,[161] il Flauto, composto in conformità degli ideali della massoneria, rappresenterebbe la massima espressione del radicalismo politico mozartiano, e l'opera avrebbe procurato al musicista sospetti e antipatie nell'alta società e nella Chiesa, danneggiandolo sul lavoro e distruggendogli la vita.[162]

In realtà l'aristocrazia non ebbe nulla da temere dalle logge, che anzi contavano tra le loro file un'alta quota di nobili (45%), e lo stesso può dirsi riguardo agli ecclesiastici: ben sette preti appartenevano infatti alla stessa loggia di Mozart.[163] Al pari del compositore, gran parte dell'élite culturale viennese dell'epoca fu affiliata alla massoneria.[164]

La preferenza per l'opera tedesca, buffa e popolare, per il Singspiel, non è costante nelle lettere di Mozart, che altre volte esprimono invece una predilezione per l'opera italiana e seria. È vero che egli nutrì un certo rancore per l'aristocrazia, e tuttavia nell'epistolario esso appare solo in due brevi e deludenti periodi della sua vita.[165]

L'atto più sovversivo generalmente identificato dai biografi è l'adattamento delle Nozze di Figaro, opera tratta dall'omonima pièce di Beaumarchais e ritenuta, al pari di quest'ultima, anticipatrice della Rivoluzione francese.[166][167][168] La tesi è stata accolta, non senza contraddizioni,[169] da alcune biografie novecentesche[170] ma, nonostante il ritorno di popolarità che ha vissuto in occasione del bicentenario mozartiano (1991), è oggetto di critica fin dagli anni '60.[171]

Schikaneder stava per inscenare la commedia il 3 febbraio 1785, ma la rappresentazione fu sospesa dietro pressione di Giuseppe II in persona, che paventava non meglio specificati contenuti «offensivi» (anstössig).[172] Si trattò dell'unica censura che colpì il Figaro in Austria, poiché non furono vietati né i testi né in seguito l'opera; riguardo a quest'ultima, il librettista Lorenzo Da Ponte sostiene attendibilmente[173][174] di aver convinto l'imperatore lodando la musica di Mozart e assicurando al sovrano di aver «ommesso e raccorciato quello che poteva offendere la delicatezza e decenza d'uno spettacolo».[175] Tra le scene tagliate figura un ben noto monologo politico di Figaro, ma non brani altrettanto sensibili.[176] Nell'inesistenza di documenti d'archivio[n 8][177] non è chiaro se l'intervento estemporaneo di Giuseppe – che aveva drasticamente allentato le maglie della censura,[176] tanto che a Vienna circolavano testi molto radicali – avesse un vero significato politico;[178] pare certo invece che Mozart e Da Ponte fossero ben coscienti di creare un'opera che avrebbe potuto incontrare ostacoli.[179]

L'interesse di Mozart per la politica fu probabilmente marginale,[180] o forse egli si adeguò al clima dominante per esigenze di carriera.[181] Alcuni scorgono tuttavia nel Figaro un messaggio sociopolitico di rivendicazione d'autonomia professionale nell'arte,[182] mentre secondo altri la presumibile conoscenza della prefazione di Beaumarchais alla pièce ispirò a Mozart un'adesione alle teorie estetiche dell'autore francese su contenuti e scopi del genere commedia.[178]

Successo e finanze[modifica | modifica wikitesto]

Il mito vuole che Mozart fosse incapace di gestire i soldi e il successo, al punto che si rovinò economicamente, si trovò costretto al superlavoro e ne morì.

Quanto alle sue capacità gestionali, Rochlitz[183][184] riferisce una certa liberalità e noncuranza del denaro, al punto di lavorare spesso gratis, sebbene ciò sia ritenuto molto improbabile.[185] Il tradizionale rimprovero di irresponsabilità finanziaria, che proviene da Constanze, potrebbe essere aggravato dalla tendenza di lei a una maggiore oculatezza, o far parte di una propaganda volta a ottenere vantaggi da vedova.[186]

Che Wolfgang non fosse poi così incapace in campo economico pare testimoniato da quanto scrisse a Leopold nel 1782:[187]

(DE)

«Der kaÿser ist ohnehin ein knicker. Wenn mich der kayser haben will, so soll er mich bezahlen, denn die Ehre allein, beÿm kaÿser zu seÿn, ist mir nicht hinlänglich. Wenn mir der kaÿser 1000 fl giebt, und ein graf aber 2000, so mache ich dem kaÿser mein kompliment und gehe zum grafen – versteht sich auf sicher.[188]»

(IT)

«L'imperatore comunque è un taccagno. Se mi vuole deve pagarmi, ché il semplice onore di stare al servizio del Kaiser non mi basta mica. Se mi desse 1000 fiorini lui e un conte 2000, lo ringrazierei sentitamente e andrei dal conte: per un posto sicuro, beninteso.»

Pochi mesi dopo, in un'altra lettera,[189] dimostrò anche in dettaglio di aver ben capito come non farsi sfruttare.[190]

Quanto alla rovina economica, a ridosso del bicentenario (1991) diversi studiosi si sono impegnati a metterla in discussione: a parte solo una temporanea difficoltà da cui sarebbe uscito brillantemente[191][192] nell'ultimo anno di vita, Mozart guadagnò sempre piuttosto bene (in media più di molti colleghi) e stava acquistando fama internazionale,[193] tanto da essere già uno degli autori più eseguiti[191] e famosi d'Europa nel 1791.[194] Questo completo ribaltamento di prospettiva è giudicato eccessivo da alcuni.[166]

Reduce dall'enorme successo da enfant prodige, Mozart avrebbe faticato ad affermarsi finché l'approdo a Vienna non lo lanciò in una brillante carriera.[195][196] Non è facile stabilire quali e di che entità fossero le sue principali entrate: di certo diede lezioni piuttosto costose[n 9][164] (anche se forse si ridussero nel tempo), beneficiò del mecenatismo, tenne concerti a sottoscrizione, godette dei proventi delle opere e percepì poi un salario imperiale da Kammerkompositeur di 800 fiorini l'anno.[197][198][199]

Biglietto per un concerto di Mozart

Si sa che fu molto richiesto sulla scia del successo del Ratto dal serraglio, tanto che nel 1784 tenne ben ventuno concerti in meno di due mesi, uno dei quali in un teatro di corte e almeno altri tre molto remunerativi.[200] La sua stella si sarebbe però offuscata dopo il 1785, poiché i concerti, fino a quel punto in progressivo aumento, si ridussero a soli cinque eventi negli ultimi sei anni di vita. Un'esatta ricostruzione dell'andamento dei concerti è però molto complessa e legata alla sopravvivenza delle lettere di Wolfgang a Leopold, quasi tutte perdute dopo il 1784; rapporti ufficiali non esistono più.[n 8][201]

L'assunzione di debiti è testimoniata nell'epistolario[146] fin dal 1785.[187] Lo snodo problematico riguardo alle finanze è comunque rappresentato dal 1787, poiché da quell'anno al 1791 le entrate sembrano paragonabili a quelle del periodo precedente (anche grazie al salario e all'aumento dei proventi delle opere) ma si manifesta insolvenza. Dal 1788 al 1791 il compositore chiese in prestito almeno 1451 fiorini al fratello massone Michael von Puchberg, un ricco mercante che glieli elargì sempre con tolleranza sulle scadenze.[202]

Il motivo per cui contraesse debiti non è chiaro. Nella Vienna dell'epoca l'indebitamento era piuttosto comune, specie – ma non solo[193] – presso coloro che svolgevano attività stagionale, come i musicisti, e Mozart ebbe sempre entrate variabili.[198][203] Alcune politiche imperiali danneggiarono il mecenatismo; la tassazione e l'inflazione del 1788, dovuta alla guerra ai turchi, aggravarono poi la situazione economica, il prezzo del pane lievitò e a Vienna si levarono tumulti.[204]

Niemetschek[205] sostiene che la musica di Mozart, originale, riccamente espressiva e complessa, difficile per gli stessi esecutori, sarebbe rimasta incompresa,[206] e se non altro è vero che le opere furono meno richieste di quelle contemporanee di Paisiello, Salieri, Martín.[207]

Si è scritto che viveva molto al di sopra delle sue possibilità e dissipava il patrimonio giocando a biliardo e a carte. Non v'è dubbio che si concesse uno standard di vita elevato, ma non necessariamente così folle, e non è escluso che il tutto – debiti compresi – fosse una scelta consapevole nel tentativo di affermarsi come libero artista.[208] Il ricorso al credito di Puchberg, che fu suo amico, potrebbe essere stato indotto da difficoltà momentanee (periodi di malattia suoi o di Constanze, pause stagionali) e non da un bisogno cronico di denaro.[209]

La perdita di somme ingenti al gioco non è attestata da alcuna fonte[210] tranne le sospette memorie del Kapellmeister Destouches[211][212] e, laddove alcuni la desumono dal solo fatto che possedeva un biliardo,[213] altri suppongono che, se fosse davvero avvenuta, il gossip che investì Mozart quasi sempre ne avrebbe lasciato traccia.[214] Tutto sommato pare improbabile che egli giocasse, sebbene la verifica dell'ipotesi dipenda da una corretta valutazione delle sue entrate e uscite, che è soggetta a un forte margine d'errore. Secondo molti studiosi[203] la tesi sovrastima le entrate.[215]

La vera situazione finanziaria di Mozart è molto difficile da ricostruire, e la documentazione frammentaria dei movimenti di denaro la espone a interpretazioni più ottimiste[193] o più pessimiste. L'unico quadro indiziario concreto sembra offerto dai lasciti ereditari. Alla morte egli lasciò solo 60 fiorini in contanti, ma anche beni di lusso:[216] abiti per 55 fiorini e mobili per 229. Il guardaroba era di valore paragonabile a quello di Salieri (56) e superiore a quello di Beethoven (36); i mobili erano poco più preziosi di quelli di Haydn (211).[217] Mozart morì molto più giovane di tutti e tre. Questo quadro, tenuto conto dei debiti, resta compatibile con l'ipotesi di un periodo di prosperità seguito da un importante rovescio di fortuna;[218] un'autentica caduta in miseria a causa delle passività è però inverosimile.[203][219]

Salute[modifica | modifica wikitesto]

Un diffuso luogo comune vuole Mozart cagionevole di salute,[220][221] o pretende che della sua fine prematura sia corresponsabile uno stile di vita poco sano e stressante: sia praticato dal musicista in età adulta, sia inflitto durante l'infanzia dai continui viaggi per l'Europa.[222] La convinzione nasce a quanto pare dal poscritto anonimo a Nannerl, ripreso dalle descrizioni di Schlichtegroll, Niemetschek, Nissen, Hummel, Keller: tutte dipingono Mozart piccolo di statura, alcune anche esile o pallido; Niemetschek gli attribuisce un deficit di sviluppo dovuto a un sovraccarico d'esercizio mentale rispetto all'esercizio fisico nell'infanzia.[223][224]

I Mozart superstiti verso il 1780: i fratelli Nannerl (29 anni) e Wolfgang (24) avevano raggiunto l'età adulta, sopravvissuti al tifo e al vaiolo

Il compositore tuttavia scampò (a differenza di cinque dei suoi sei fratelli) all'altissima mortalità infantile dell'epoca. La sua anamnesi patologica è molto dettagliata per tutto il tempo in cui visse nella casa dei genitori, poiché il padre descriveva con accuratezza e preoccupazione le sue malattie.[225][226]

Sebbene varie fonti ritengano troppo frequenti[220] gli episodi di malattia – specie respiratori – sofferti da Mozart, in base alle lettere di Leopold, dai 7 ai 15 anni, Wolfgang stette male trentadue volte.[n 10] Gli episodi respiratori furono dodici, cioè 1,5 all'anno:[226] una cifra inferiore a quella (2,5) stimata per i ragazzi britannici di fine XX secolo tra i 5 e i 14 anni, che vivevano in condizioni igieniche molto migliori. Anche se un raffronto rigoroso non è possibile,[n 11] non vi sono indizi che il musicista fosse poi troppo delicato di salute.[227]

Molti, tra cui Einstein,[228] accusano i viaggi e l'inevitabile esposizione agli agenti infettivi di aver debilitato il fisico di Mozart favorendo infine la sua malattia letale. È certo che in viaggio soffrì disagi notevoli; resta però indimostrato che essi abbiano prodotto effetti gravemente nocivi.[227] D'altronde, il recupero dal tifo (1765) e dal vaiolo (1767), uniti alla capacità di sostenere pesanti ritmi di lavoro da adulto, lasciano ritenere alcuni che il ragazzo avesse semmai una costituzione piuttosto forte.[224][229][230][231]

Sembra probabile invece che abbia sofferto di una forma di rachitismo da carenza di vitamina D, molto comune a Vienna fino alla fine del XIX secolo; non è noto però quanto fosse grave, e forse fu mitigata dall'esposizione al sole nel soggiorno in Italia.[232]

Non è escluso che malattie patite nell'infanzia o nell'adolescenza abbiano prodotto il danno alla base della futura malattia mortale: così ad esempio se degli episodi di poliartrite acuta (1763 e 1766) avessero pregiudicato le valvole cardiache e determinato una patologia silente a carico del cuore;[233] e così pure se il compositore avesse sofferto di una malattia cronica (forse la sindrome di Schönlein-Henoch)[234][235] esitata in insufficienza renale.[236] I sostenitori di queste teorie presumono la ricorrenza nell'infanzia di più infezioni da streptococco, non diagnosticabili clinicamente.[237]

Neppure è escluso che il tracollo fatale della salute sia stato innescato dallo stress del 1790, seguito a ruota dal superlavoro del 1791.[222]

L'immagine di un Mozart in declino fisico nel 1791 potrebbe però essere frutto dell'accettazione acritica di aneddoti riportati dalle prime biografie e basati sulla sola testimonianza interessata di Constanze.[235] Si sostiene infatti che negli ultimi tempi fosse depresso, paranoico, dormisse e mangiasse poco, bevesse invece molto[238] e soffrisse di allucinazioni.[239]

È stato fatto notare che frammenti di corrispondenza di quell'anno – fin oltre il debutto del Flauto il 30 settembre – restituiscono un quadro che non depone per una malattia cronica:[235] un artista in pieno fervore creativo, che gode di buon appetito e sonno regolare, e la cui buona salute riproduttiva è testimoniata dalla nascita del figlio Franz Xaver il 26 luglio.[235] Non v'è traccia nelle lettere di malinconia o di timori di morte.[240] La stessa anamnesi desunta dalla corrispondenza indica solo quattro episodi di dubbia natura (interpretabili forse come un'infiammazione catarrale, un disturbo psicosomatico, un'influenza e un mal di schiena) tra luglio e il 20-21 ottobre.[241]

Sul piano emotivo si è tentato di identificare un possibile disturbo dell'umore del musicista, ricostruito come psicosi maniaco-depressiva[242] ma, sebbene la diagnosi abbia trovato sostegno in un'analisi musicologica di Robbins Landon, alcuni ritengono quest'ultima viziata da evidenza incompleta e ragionamento circolare.[243] Secondo altri lo stesso riconoscimento del disturbo bipolare si basa su una lettura selettiva dei dati a disposizione, che non soddisfano alcun criterio diagnostico e indicano piuttosto normali tratti di personalità e comuni reazioni agli eventi della vita.[244] L'ipercinetismo e la tendenza al turpiloquio giocoso sono stati ritenuti possibile espressione della sindrome di Tourette,[245] ma l'ipotesi è contestata.[246] L'umorismo scatologico appare d'altronde intenzionale e controllato, e il compositore vi ricorre solo in precisi contesti, come le lettere alla Bäsle;[n 12] esso si manifesta poi nello scritto e non come coprolalia.[247]

Morte[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Requiem (Mozart).
Le ultime ore di Mozart, dipinto di O'Neil (1849): il Romanticismo sublimò la morte di Mozart, rendendola nobile e spirituale, mentre fu sofferta e angosciosa[248]

Le circostanze oscure della morte di Mozart (5 dicembre 1791) sono l'aspetto biografico più spesso oggetto di speculazioni, sospetti, testimonianze contraddittorie e in gran parte false. A ciò concorre decisivamente l'incarico della stesura del Requiem, trasmesso a Mozart da un messaggero misterioso per conto di un anonimo pochi mesi prima della morte del compositore. La leggenda dipinge l'intermediario come una figura spettrale, vestita di grigio,[249] alta e magra. Si trattava probabilmente del legale del conte Franz von Walsegg, Johann Sortschan, oppure dell'amministratore Franz Anton Leitgeb che, d'origine turca, esibiva un colorito olivastro.[250][251]

L'apparizione dello sconosciuto avrebbe turbato e ossessionato Mozart, che vi avrebbe scorto un presagio di morte e avrebbe confessato questa suggestione in una lettera a Da Ponte; si tratta però di un falso.[252] Non esiste certezza che il compositore sia stato cosciente della propria fine imminente se non nelle ultime ore di vita. Ancora più dubbi sono l'affidamento in extremis del compito di ultimare il Requiem all'allievo Süßmayr, l'esecuzione di una prova della composizione in privato e soprattutto il fatto che Mozart vi abbia lavorato fino all'ultimo.[253]

Alcune narrazioni, molto tardive e a volte indirette,[254] sulle ultime ore del compositore sono intrise di dettagli fantastici: così il racconto della cognata Sophie Weber, accorsa al capezzale di Mozart dopo aver visto un fuoco estinguersi di colpo e senza motivo, e la testimonianza attribuita al locandiere Joseph Deiner sulla furia degli elementi – in realtà mai avvenuta – che si sarebbe scatenata con pioggia e neve nel giorno del funerale.[255][256] È tuttavia possibile (anche se non provato)[257] che le esequie si siano tenute non il 6 dicembre in un clima mite, bensì il 7[258] con un forte vento: ciò spiegherebbe lo scarso seguito del feretro.[259]

È sfatato da tempo[73] il mito che vuole Mozart sepolto in una fossa comune per indigenti: egli ebbe esequie di terza classe, come molti suoi concittadini dell'epoca.[254] Una disposizione imperiale del 23 agosto 1784 (Josephinische Begräbnisordnung) aveva in effetti imposto la sepoltura dei corpi in fosse di 6 per 4 Schuh[n 13] (190 × 126 cm), che avrebbero potuto eventualmente ospitare più salme, senza il feretro. La popolazione tuttavia protestò, e Giuseppe II corresse la norma lasciando solo una raccomandazione. Nel 1791 si usava quindi inumare i defunti in tumuli capaci di accogliere cinque o sei bare.[260][261]

L'aspetto più eclatante delle speculazioni intorno alla morte di Mozart consiste però nell'indagine delle sue cause: sia perché si spinge fino alla contemporaneità senza giungere a una risposta definitiva, sia soprattutto perché ha prodotto in età romantica sospetti di omicidio e teorie della cospirazione. Quanto all'omicidio, i primi sospetti emersero anonimi sulla stampa viennese già il 7 dicembre.[262] Pare essersi presto diffusa a Vienna l'opinione che Mozart fosse caduto vittima dell'invidia degli italiani,[263] e il corrispondente da Praga di un settimanale berlinese riportò voci di assassinio meno di un mese dopo il decesso.[264]

La confidenza del compositore a Constanze, sul timore di stare scrivendo il Requiem per sé stesso e di essere stato avvelenato con l'acqua tofana, risale invece alla biografia di Niemetschek.[49] Constanze tenne un atteggiamento ambiguo: screditò l'ipotesi dell'omicidio attraverso la biografia di Nissen[265] ma parve corroborarla velatamente in una lettera, riferendo un'opinione del figlio Karl (1837);[266] la smentì poi di nuovo ai Novello molto più tardi.[267] Karl a sua volta avrebbe scritto, senza darla alle stampe, una memoria sul possibile avvelenamento del padre.[268][269] Lasciar coltivare credenze poteva essere servito a Constanze per creare un alone di mistero intorno al Requiem e far credere che Mozart l'avesse completato in piena coscienza.[267]

Oggetto della leggenda più nota è l'ombra gettata sul compositore italiano Antonio Salieri, che per invidia avrebbe avvelenato il collega. Secondo i quaderni di conversazione, tra il 1823 e il 1824 fu riferito a Beethoven[270] prima che il vecchio Salieri aveva tentato il suicidio tagliandosi la gola, e poi che si era autoaccusato dell'omicidio di Mozart[271][272] (avrebbe però smentito la propria confessione a Moscheles, stando a una biografia di quest'ultimo).[273]

Škafer (tenore) e Šaljapin (basso) come Mozart e Salieri nell'opera di Rimskij-Korsakov (1898)

La voce corse e fu poi consacrata dal dramma poetico breve Mozart e Salieri di Puškin (1830), trasposto in un'opera omonima da Rimskij-Korsakov (1897). L'esistenza di una confessione di Salieri, spiegata a volte con il suo decadimento mentale, è dubbia: solo lo studioso di Puškin Igor Belza, molto tardi (1953), affermò che una testimonianza in proposito fosse stata scoperta in un archivio religioso di Vienna,[274] ma i suoi due informatori erano entrambi già morti e il documento non fu mai trovato.[275]

Altra leggenda vuole che fosse un fratello massone e creditore di Mozart, Franz Hofdemel, l'assassino del compositore. L'origine della voce pare essere un racconto del 1841, Mozart und seine Freundin di Schefer, dove si narra l'aggressione per gelosia di Hofdemel alla giovane moglie, Magdalena Pokorný, che restò gravemente ferita, e l'immediato suicidio dell'uomo. I fatti sono di poco successivi al 5 dicembre.[276][277]

Magdalena era allieva di Mozart e all'epoca del ferimento era incinta. Il collegamento tra il caso Hofdemel e la morte del musicista fu rifiutato da Jahn, e solo nel 1983 Carr[278] avanzò l'ipotesi dell'avvelenamento da parte del creditore.[279] Buscaroli[280] sostiene invece l'esistenza a Vienna di una voce ostinata, resistente ancora nel Novecento, secondo cui Mozart sarebbe morto in seguito a un'emorragia cerebrale provocata da un'aggressione fisica dell'uomo. Stando alla testimonianza resa da Czerny a Jahn, Beethoven credeva che Wolfgang e Magdalena avessero davvero una relazione.[276][281]

Alcune teorie del complotto hanno indicato la massoneria e l'ebraismo come i responsabili della morte di Mozart. Esse traggono origine dagli scritti periodici di Georg Friedrich Daumer, in particolare dal quarto volume di Aus der Mansarde del 1861.[282] Mozart fu affiliato alla massoneria, ma avrebbe nutrito dubbi, e li avrebbe espressi nel Flauto: una propaganda massonica di fondo sarebbe stata da lui trattata in modo ambiguo o proprio ribaltata con l'introduzione surrettizia di elementi cristiani. Per proteggersi il compositore avrebbe voluto lasciare la massoneria e fondare un ordine rivale, ma si confidò incautamente con il clarinettista Anton Stadler, che lo tradì, e finì avvelenato dai fratelli massoni forse proprio per mano di costui.[283]

La tesi fu ripresa più volte nel XX secolo, già a partire dal 1910, quando il saggio Mehr Licht dell'antisemita Ahlwardt affiancò ai massoni gli ebrei nella cospirazione contro il compositore. Questi ultimi divennero poi i principali responsabili dell'assassinio (ma con il coinvolgimento anche di gesuiti e giacobini) negli scritti della neuropsichiatra Mathilde Ludendorff, pubblicati tra il 1928 e il 1936. Pur senza il riferimento agli ebrei, la teoria riemerse nel secondo dopoguerra in due saggi dei medici tedeschi Dalchow, Duda e Kerner (1966 e 1971).[284]

Mozart morì di morte naturale[285] per una malattia indicata in modo vago come febbre miliare,[286] mai riconosciuta neppure in diagnosi postuma e al cui riguardo esistono solo ipotesi. Ad aggravare le sue condizioni e ad accelerare (se non provocare) la fine fu poi, quasi certamente, la somministrazione di emetici e la pratica del salasso.[287][288] I medici che lo ebbero in cura non descrissero sintomi di intossicazione, né a quanto pare la sospettarono.[289]

Musica[modifica | modifica wikitesto]

Inquadramento[modifica | modifica wikitesto]

I primi critici videro in Mozart un autore vicino per espressività e passione all'estetica romantica, ma l'avvento di Beethoven creò un opposto stereotipo, con il grande bonnese elevato a emblema della ribellione e del sublime, il salisburghese della bellezza e della perfezione formali. Eccezioni furono i giudizi di Hoffmann, Kierkegaard, Mörike.[290] Il riconoscimento di un lato demoniaco nella musica riprese quota nel XX secolo, prima in Heuß[291] e poi in Schurig,[292] il quale recuperò l'immagine dell'anima di Mozart divisa in due, in perenne tensione tra divino e terreno,[290] che avrebbe formato la premessa[293] della biografia di Einstein.[294] L'Ottocento vide anche, con Blaze de Bury, l'assolutizzazione[2] di Mozart, con la sua collocazione in una dimensione sovranazionale e in un olimpo di grandi (Shakespeare, Goethe, Raffaello)[n 14] che esclude ogni altro musicista;[n 15] una visione simile ma estremizzata raffigura il compositore austriaco come l'unico genio divino dell'umanità.[42] Gli echi di queste concezioni giungono nella critica fino al XXI secolo.[295]

Carattere[modifica | modifica wikitesto]

Il mito dell'eterno bambino ha prodotto, propagandata dai media del XX-XXI secolo e dalla stessa industria commerciale mozartiana,[296] anche una visione popolare e caricaturale della musica di Mozart, banalizzata negli stereotipi della dolcezza[297] e dell'ascolto facile,[296] non serio, infantile: un Mozart «tintinnante»[n 16] di sottofondo, fatto di brevi estratti che si ripetono ossessivi in vari contesti (musica d'attesa telefonica, studi professionali, esercizi commerciali, spot pubblicitari) e occultano i momenti profondi, a volte oscuri e spaventosi, delle medesime composizioni da cui sono tratti;[297] oppure trasmettono di Mozart stesso un'immagine superficiale e sentimentale d'artista di corte nostalgico, ignorando la capacità della sua musica di esprimere l'intera gamma delle espressioni e delle emozioni umane.[296] Ciò rafforza di riflesso il mito dell'eterno bambino.[297]

Effetti biologici[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Effetto Mozart.

La convinzione che la musica di Mozart produca effetti benefici nell'ascoltatore è stata a sua volta ricondotta al mito[298] e alla popolarità del compositore;[299] in particolare la sua reputazione di enfant prodige pare entrare in gioco quando si parla di effetti sui bambini.[298] Le compilation terapeutiche per la meditazione, il rilassamento, il riposo notturno, o quelle intese a stimolare il cosiddetto effetto Mozart, così come molte sperimentazioni, si servono di un sottoinsieme della produzione mozartiana:[300] diversi brani, come l'emblematico Andante centrale del Concerto per pianoforte K 467,[n 17][301] si prestano infatti per carattere a confermare l'assunto dell'efficacia rasserenante.[299]

K 467 (info file)
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K 466 (info file)
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Le prime battute dell'Andante centrale dal Concerto n. 21 (K 467) e quelle dell'Allegro dal Concerto n. 20 (K 466) a confronto: la prima composizione si presta a fondare il luogo comune della serenità e del potere terapeutico di Mozart; la seconda lo contraddice

Varie ricerche hanno osservato la reazione dell'organismo all'ascolto di Mozart, rilevando a volte sensazioni di dolce serenità,[302][303] oppure più rilassamento e meno stress rispetto a quanto ottenuto usando altra musica o la lettura.[n 18][304] Nota è la vicenda mediatica dell'effetto Mozart, nata dal travisamento di uno studio di Rauscher e altri. Quest'ultimo aveva solo osservato una stimolazione temporanea delle capacità cognitive all'ascolto della Sonata per due pianoforti K 448, con miglioramento dell'8-9% dei risultati di un test di ragionamento spaziale. Un articolo del Boston Globe coniò però l'espressione Mozart effect, e i media statunitensi promossero l'idea che Mozart in generale favorisse lo sviluppo intellettivo dei bambini: diversi Stati americani ne incentivarono quindi l'ascolto da parte delle neomamme e negli asili nido, mentre Mozart effect diventava un marchio registrato. Il maggior interesse per l'effetto Mozart sembra essersi destato in quegli Stati dove gli indici di istruzione sono più bassi.[305]

Esiste il sospetto che molti studi siano viziati da pregiudizio o risentano del livello di competenza musicale dei ricercatori: i brani usati hanno un preciso carattere, che non è certo costante nella produzione mozartiana, e ben difficilmente si potrebbero rintracciare proprietà rilassanti o la comunicazione di sensazioni positive in capolavori drammatici come il Concerto per pianoforte K 466, il Quintetto d'archi K 516, il Requiem.[299]

La capacità della musica in genere di indurre benessere è riconosciuta fin dall'antichità, e gli effetti biologici di essa (cardiaci, neurologici, biochimici) sono stati oggetto di molte sperimentazioni,[306] benché non sempre di buona qualità metodologica.[307] Alcune li hanno osservati anche in altre specie animali, rilevando effetti positivi con Mozart, negativi con la musica dodecafonica e neutri con il rumore bianco. Perfino l'effetto Mozart (nella sua versione originaria) è stato confermato in apparenza[n 19] da uno studio confrontando i risultati ottenuti con la Sonata K 448 e con un brano di Brahms (Danza ungherese n. 5);[299] tuttavia un effetto simile è stato osservato anche usando Schubert,[308] e si suppone che gli esiti di molte ricerche dipendano non tanto dal compositore quanto dal genere, dal modo (maggiore o minore) impiegato dal brano, dalla competenza[299] e dalle preferenze musicali degli ascoltatori.[307]

Realtà storica[modifica | modifica wikitesto]

Un vago ritratto del vero Mozart può essere ricostruito considerando i fatti biografici in termini di probabilità.[309] Secondo Stafford è improbabile che fosse disadattato nelle relazioni umane, né che si sia distrutto con le sue mani a causa della propria difficile socialità, attraverso lo sperpero di denaro o per via di un atteggiamento di ribellione sociale e politica; non fu Constanze la causa della rovina, né un omicidio quella della morte. Piuttosto egli fu:

(EN)

«[...] a complex man: sometimes a snob, sometimes a social rebel; torn between sharp, ironic perception of others and sentimental symphathy; sensual and usually given to hilarity, but on occasions moralistic and straitlaced; intermittently tactless, generally well-socialized. He was not having thoughts of death in 1791.[310]»

(IT)

«[...] un uomo complesso: a volte snob, a volte socialmente ribelle; combattuto tra la percezione pungente e ironica del prossimo e la tenera compassione; sensuale e votato di solito alla giovialità, ma qualche volta moralista e puritano; a tratti incapace di diplomazia, perlopiù ben socializzato. Non aveva pensieri di morte nel 1791.»

Al di là della leggenda, Niemetschek attesta in Mozart uno spirito razionale e un'ottima cultura extramusicale,[311] ponendo in luce l'interesse per la matematica,[312] la conoscenza di tre lingue moderne oltre al tedesco (francese, inglese, italiano)[313] e di rudimenti del latino; emergono poi dalla corrispondenza la capacità di critica per il teatro e la poesia, l'amore per la lettura.[314] La sua biblioteca privata includeva opere di Ovidio e di Molière, di poeti contemporanei (Kleist, Wieland, Weiße), libretti di Metastasio, saggi di storia tedesca, matematica, filosofia, letteratura, religione, pedagogia musicale, testi sulla massoneria, biografie di Federico II e Giuseppe II, libri educativi per l'infanzia, una raccolta di fiabe, guide turistiche, la Bibbia.[315]

La curiosità intellettuale di Mozart, ritiene Till, è chiave di lettura della sua musica e va letta nel contesto del fermento culturale dell'epoca, vista la modernità di gran parte delle sue letture e la sua frequentazione del barone van Swieten, personaggio influente investito da Giuseppe II di un ruolo paragonabile a quello di un ministro della cultura.[316]

Evoluzione del mito[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Amadeus (film).

Il mito tuttavia fa ormai parte dell'immaginario collettivo, che ne subisce il fascino e lo preferisce alla cruda realtà;[317] è radicato nelle coscienze (anche di musicisti professionisti[318] e direttori d'orchestra)[319] e impregna tutte le espressioni d'arte. Gli stessi studiosi, che hanno a lungo riproposto i luoghi comuni,[320] non se ne sono affrancati del tutto.[318]

La tradizione inaugurata già a ridosso delle prime biografie con poesie, racconti, romanzi e opere teatrali prosegue anche nel cinema come nell'opera rock.[321] Tra le prime trasposizioni letterarie della vita e delle opere di Mozart si ricordano, oltre al Mozart e Salieri di Puškin, il racconto Don Giovanni di Hoffmann e la novella Mozart in viaggio verso Praga di Mörike.[322]

Mikelangelo Loconte nel musical Mozart, l'opéra rock

Nel 1985 il singolo Rock Me Amadeus di Falco, una hit mondiale, promosse di Mozart una visione neoromantica[323] di punk e di rockstar di successo, anacronisticamente collocata entro la tradizionale biografia del compositore; il cantante vestì i panni di Mozart nel video del brano.

Grande importanza nel riecheggiare il mito ha avuto dalla sua uscita (1984) il film Amadeus di Forman (regista) e Shaffer (sceneggiatore e autore dell'omonima pièce). Vincitore di otto premi Oscar, Amadeus ha sollevato l'interesse del pubblico per Mozart e costruito l'immagine moderna del compositore: il film adotta la visione romantica e rafforza i miti preesistenti, ma ne crea anche di nuovi.[317]

Amadeus è stato ritenuto espressione di cultura popolare, che non è per forza sinonimo di bassa cultura ma è anzi in grado di produrre capolavori acclamati dalla critica.[324][325] Tra i musicologi, spesso critici verso la pellicola,[317] v'è chi dopo molti anni le riconosce una certa accuratezza nella ricostruzione della cronologia degli eventi, in vari dettagli storici[326] e nel riflettere tanto il modo di intendere la musica all'epoca[n 20] quanto lo stesso dialogo tra improvvisazione, composizione ed esecuzione nella produzione mozartiana dei concerti.[327] Narrato inaffidabilmente da Salieri, rivolto al grande pubblico, Amadeus avrebbe avuto poi il merito di incentivare la riflessione sulla biografia di Mozart, e di mettere a fuoco, diventandone pietra miliare, la ricezione bicentenaria della sua vita e della sua musica, che è patrimonio comune e appaga un bisogno collettivo di leggenda.[328] Secondo Keefe:

(EN)

«If Mozart does indeed belong to all of us – to 200-plus years of scholars, performers, composers, concert audiences, musical ignoramuses [...], to 'all mediocrities in the world' to quote Salieri – then he has, in Amadeus, his ideal advocate.[329]»

(IT)

«Se Mozart davvero appartiene a tutti noi – a due secoli e più di studiosi, interpreti, compositori, uditori concertistici, ignoranti di musica [...], ai "mediocri di tutto il mondo" per citare Salieri – allora trova in Amadeus il suo portavoce ideale.»

Marshall ritiene che Amadeus rispecchi il desiderio, particolarmente vivo in un'epoca assai secolarizzata, di spiegare la straordinarietà del talento di alcuni individui della specie umana.[330] Similmente Kenyon giudica il mito di Mozart una ricca fonte di conoscenza su ciò che l'uomo ama credere dei grandi compositori, dell'ispirazione, della morte prematura e dell'opera incompiuta, e mette pertanto in guardia dal liquidarlo sbrigativamente, anche in quanto effettivo riflesso di fatti storici.[331]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Hegel distingue genio e talento considerando il primo capacità artistica universale, il secondo predisposizione specifica. Il talento senza il genio è pura abilità esterna (Hegel, pp. 373-374).
  2. ^ Analoga concezione si trova in Goethe.
  3. ^ a b c d Nel senso che, complice una carente tutela del diritto d'autore, larghe parti di una fonte sono plagiate dall'altra.
  4. ^ La biografia di Niemetschek lascia intendere per implicito che l'autore avesse conosciuto Mozart, ma con ogni probabilità si trattò di una conoscenza indiretta (Wates, p. 15).
  5. ^ Nissen morì prima di dare l'opera alle stampe ed essa fu completata da Constanze con l'aiuto di un assistente.
  6. ^ La scurrilità è un tratto tardivo, desunto dalle lettere scatologiche che la biografia di Nissen aveva ignorato; il vizio del gioco è un'ipotesi della seconda metà del Novecento.
  7. ^ Anche Nannerl è indicata come «tua sorella» nelle lettere a Wolfgang.
  8. ^ a b Se esistettero furono distrutti nell'incendio della Corte di Giustizia di Vienna nel 1927.
  9. ^ Benché molto più economico di quello di Clementi, l'onorario di Mozart era mediamente elevato e ammontava a 6 ducati ogni dodici lezioni, pari a 1¼ fiorini a lezione (Steptoe, p. 197, Moore, p. 20).
  10. ^ In quattro casi si trattò però di dentizione o di mal di denti.
  11. ^ La testimonianza epistolare è comunque incompleta, ma tiene anche conto di vari mal di testa, che i genitori moderni non portano all'attenzione del medico.
  12. ^ Maria Anna Thekla Mozart (1758-1841), cugina di Wolfgang.
  13. ^ Piedi viennesi, pari a circa 31,6 cm. La fossa doveva misurare 4 Schuh in ampiezza e 6 in profondità.
  14. ^ Il paragone tra Mozart e Raffaello si trova già in Niemetschek, p. 2; fu ripreso da Goethe, p. 682, e altri.
  15. ^ A Berlioz, che aveva osato preferire Beethoven, Blaze de Bury, p. 99, replicò feroce:
    «M. Berlioz est en proie à des convictions fausses qui lui montent au cerveau et l'exaltent jusqu'à l'ivresse».
  16. ^ Così Wates, p. 8, letteralmente:
    «[... T]inkle-tinkle Mozart [...]».
  17. ^ Non troppo noto fino al 1967, questo ormai famosissimo Andante fu lanciato come colonna sonora del film Elvira Madigan, si affermò con il medesimo titolo e divenne presto sineddoche di tutta la musica di Mozart, se non proprio di tutta la musica classica (Everist, pp. 233, 252).
  18. ^ Nel 2004 due distinte ricerche in Google che associavano rispettivamente Mozart e la new age al relax mostrarono una netta preferenza per il musicista salisburghese, restituendo 39700 risultati contro 16200 (Smith e Joyce, p. 216).
  19. ^ La metanalisi ha offerto in concreto sia conferme sia smentite dell'esistenza dell'effetto Mozart.
  20. ^ La gara al rialzo sulla marcetta di Salieri narrata in Amadeus non è molto diversa da quella affrontata dal vero Mozart nei Quartetti per Haydn, prendendo a modello un movimento di questi e in suo omaggio.

Riferimenti[modifica | modifica wikitesto]

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Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Epistolario[modifica | modifica wikitesto]

Biografie[modifica | modifica wikitesto]

Memorie[modifica | modifica wikitesto]

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Musicologia[modifica | modifica wikitesto]

Generica[modifica | modifica wikitesto]

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Specifica[modifica | modifica wikitesto]

Antropologia[modifica | modifica wikitesto]

Filosofia[modifica | modifica wikitesto]

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Medicina[modifica | modifica wikitesto]

Psichiatria e psicologia[modifica | modifica wikitesto]

Critica[modifica | modifica wikitesto]

Enciclopedie[modifica | modifica wikitesto]

Documentari[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]