Collecchio

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Collecchio
comune
Collecchio – Stemma
Collecchio – Bandiera
Collecchio – Veduta
Collecchio – Veduta
Piazza della Repubblica con sullo sfondo il palazzo nuovo del Municipio
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Emilia-Romagna
Provincia Parma
Amministrazione
SindacoMaristella Galli (lista civica di centro-sinistra Collecchio insieme) dal 27-5-2019
Territorio
Coordinate44°45′09.7″N 10°12′56.5″E / 44.752694°N 10.215694°E44.752694; 10.215694 (Collecchio)
Altitudine112 m s.l.m.
Superficie58,83 km²
Abitanti14 785[2] (31-10-2023)
Densità251,32 ab./km²
FrazioniGaiano, Lemignano, Madregolo, Ozzano Taro, Pontescodogna, San Martino Sinzano[1]
Comuni confinantiFornovo di Taro, Medesano, Noceto, Parma, Sala Baganza
Altre informazioni
Cod. postale43044
Prefisso0521
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT034009
Cod. catastaleC852
TargaPR
Cl. sismicazona 3 (sismicità bassa)[3]
Cl. climaticazona E, 2 600 GG[4]
Nome abitanticollecchiesi
Patronosan Prospero
Giorno festivo24 novembre
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Collecchio
Collecchio
Collecchio – Mappa
Collecchio – Mappa
Posizione del comune di Collecchio nella provincia di Parma
Sito istituzionale

Collecchio (Colècc' in dialetto parmigiano[5][6]) è un comune italiano di 14 785 abitanti[2] della provincia di Parma in Emilia-Romagna. Fa parte dell'Unione Pedemontana Parmense, di cui è il capoluogo.

Geografia fisica[modifica | modifica wikitesto]

Collecchio sorge sulla riva destra del fiume Taro, a una decina di chilometri a sud-ovest di Parma, cui è collegato attraverso la strada statale 62 della Cisa e la linea ferroviaria Parma-La Spezia.[7]

Il territorio comunale è quasi totalmente pianeggiante, a eccezione della zona collinare su cui si trova una porzione del centro di Collecchio, sviluppata attorno alla pieve di San Prospero. Dal margine sud-ovest dell'abitato si sviluppa il parco naturale regionale dei Boschi di Carrega, che prosegue nell'adiacente comune di Sala Baganza.[7]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Le più antiche tracce umane rinvenute nella zona risalgono al Paleolitico, ma i primi insediamenti sorsero probabilmente durante l'età del bronzo, quando i Terramaricoli edificarono due villaggi palafitticoli[8] al Torrazzo di Madregolo e sul Poggio di Collecchio.[9]

In epoca romana si sviluppò, forse nella zona del Poggio, il centro di Sustrina o Sustizia,[8] importante per la collocazione lungo la prosecuzione della Via Aemilia Scauri che, passando per Forum Novum, univa Parma a Luni;[10] l'insediamento, rivale della vicina città di Parma, fu raso al suolo nel 27 a.C. per volere dell'imperatore Ottaviano Augusto.[8]

Dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente, nella zona i Longobardi fondarono alcuni piccoli centri abitati, come testimoniato dal rinvenimento di alcune sepolture.[7]

Già in epoca altomedievale la vicinanza con la via Francigena, percorsa dai pellegrini diretti dal Nord Europa alla città di Roma, favorì l'edificazione della pieve di San Martino a Mecritulus e di quella di San Prospero a Colliculum (col significato di "piccolo colle"), oltre alla costruzione di numerosi xenodochi per viandanti.[7]

Tuttavia, il primo documento[11] che attesti l'esistenza di un nucleo abitato risale al 929, quando il territorio dipendeva direttamente dall'autorità episcopale di Parma;[12] nel 995 il vescovo Sigefredo II donò al Capitolo della Cattedrale di Parma la curte di "Coliclo", insieme a numerose altre del Parmense.[13]

Fu forse costruito nell'XI secolo il castello di Collecchio, che, più che un maniero nel senso del termine, era probabilmente un palazzo comitale fortificato; l'edificio, che sorgeva sul luogo dell'odierna villa Paveri Fontana,[8] fu menzionato in un documento del 1073, in cui il vescovo Everardo confermò alla badessa Berta del monastero di San Paolo la proprietà di alcuni beni nella corte di Collecchio.[14]

Nel 1195 l'imperatore del Sacro Romano Impero Enrico VI di Svevia confermò al vescovo Obizzo Fieschi il possesso del feudo; tuttavia, anche il Comune di Parma vantava diritti sul luogo e un accordo fu raggiunto solo nel 1221,[8] in seguito all'intervento del papa Onorio III, che assegnò al vescovo di Parma il potere su Collecchio, Colorno, Poviglio, Gualtieri, Montecchio, Castrignano, Corniglio, Rigosa, Vallisnera, Berceto, Terenzo, Pietrabalza, Pietramogolana, Corniana e Bardone.[15]

Nel 1303 i Rossi, da tempo proprietari di numerose terre nella zona di Collecchio, si rifugiarono in seguito alla loro cacciata da Parma nel loro castello di Mancapane, che probabilmente sorgeva sul Poggio; due anni dopo Giberto III da Correggio attaccò il maniero; durante gli aspri scontri, l'edificio fu distrutto, ma anche l'adiacente borgo di Collecchio fu devastato.[8]

Sorte analoga toccò nel 1325 al castello vescovile, che fu attaccato e raso al suolo dalle truppe dei Pallavicino alleate del signore di Milano Azzone Visconti; nel 1335 i parmigiani lo ricostruirono, ma l'anno successivo gli Scaligeri lo assaltarono e lo distrussero nuovamente.[8]

Il borgo di Collecchio, dipendente dal Comune di Parma, subì nel 1417 le scorrerie di Alberico II da Barbiano; per questo gli abitanti nel 1428 edificarono una bastia difensiva, ma il podestà di Parma Rolando Lampugnani la fece demolire per evitare che potesse cadere in mani nemiche.[8] Nel 1449 la località fu interessata ancora da scontri tra Jacopo Piccinino, che, alleato dai parmigiani, si asserragliò a Collecchio, e Pier Maria II de' Rossi, che, alleato di Francesco Sforza, si stanziò nel castello di Felino.[16]

Tornato nelle mani dei parmigiani, il feudo nel 1513 fu occupato dalla contessa Sanvitale di Sala Baganza,[17] ma nel 1522 il conte Girolamo lo rivendette al Comune di Parma.[16]

Nei decenni seguenti i marchesi Prati, poi Dalla Rosa Prati, iniziarono ad acquistare terre ed edifici a Collecchio, ove nel 1574 fecero costruire, sui resti del palazzo comitale, la loro villa estiva; si occuparono anche, in nome dei Farnese, di incarichi amministrativi sia in città che nel borgo.[18] Nel 1777 furono insigniti da parte del duca Ferdinando di Borbone dei diritti feudali su Collecchio, Collecchiello e Madregolo, che mantennero fino alla loro abolizione sancita da Napoleone nel 1805.[16]

L'anno seguente Collecchio divenne sede di Comune (o mairie), comprendente anche le frazioni di Collecchiello, Madregolo e Giarola; Gaiano, appartenente a Sala Baganza, e Ozzano Taro, appartenente a Fornovo di Taro, furono aggregate dopo l'Unità d'Italia;[19] San Martino Sinzano, comune autonomo istituito per decreto napoleonico, fu annesso nel 1866, perdendo parte del territorio a vantaggio dei comuni limitrofi di Parma e San Pancrazio Parmense.[20]

Durante la seconda guerra mondiale, nel 1944 Collecchio subì in più occasioni le incursioni degli aerei alleati, che causarono molteplici vittime; oltre al centro abitato, nel mese di luglio di quell'anno fu colpita la polveriera che sorgeva nei pressi di Pontescodogna.[21] Il paese fu liberato il 27 aprile 1945 grazie all'azione dei soldati dell'esercito brasiliano.[22]

Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

Architetture religiose[modifica | modifica wikitesto]

Pieve di San Prospero[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Pieve di San Prospero (Collecchio).
Facciata della pieve di San Prospero
Navata centrale della pieve di San Prospero

Edificata originariamente in stile romanico lombardo verso la fine dell'XI secolo, la pieve, posta lungo la Via Francigena, fu ampliata nel XIII secolo e parzialmente modificata nel XV, nel XVI e nel XVIII; nel XX secolo fu avviata una serie di lavori finalizzata a ripristinare l'aspetto romanico lombardo della chiesa, che comportarono nel 1912 la demolizione delle cappelle laterali cinquecentesche, nel 1922 l'edificazione della torre campanaria e nel 1935 la ricostruzione della facciata; dell'edificio originario restano le absidi laterali e i pilastri con capitelli della navata centrale, mentre della ristrutturazione duecentesca rimangono l'abside rettangolare nel mezzo, la torre-tiburio, il portale d'ingresso e l'impianto basilicale a tre navate, coperte da quattrocentesche volte a crociera; all'interno sono inoltre conservati la calcarea fonte battesimale romanica e un marmoreo bassorilievo raffigurante il Battesimo di Cristo, in stile bizantino, entrambi risalenti al XIII secolo.[23]

Chiesa di San Martino[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Chiesa di San Martino (Collecchio, Madregolo).
Facciata della chiesa di San Martino a Madregolo
Abside e lato sud della chiesa di San Martino a Madregolo

Edificata probabilmente nel XII secolo, dopo la distruzione della pieve di Garfagnana a causa di una rovinosa piena del fiume Taro, la chiesa romanica di Madregolo fu quasi completamente ricostruita in stile barocco nel 1636, riutilizzando parte dei materiali dell'antico edificio; il tempio conserva, murati negli spigoli del campanile, quattro capitelli raffiguranti gli Evangelisti, risalenti al XII secolo; all'interno sono inoltre presenti vari dipinti seicenteschi, settecenteschi e ottocenteschi, tra cui la pala rappresentante San Martino e il povero.[24][25]

Chiesa di San Nicomede[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Chiesa di San Nicomede.
Chiesa di San Nicomede

Edificata originariamente in stile romanico all'interno della corte rurale medievale di Giarola, all'epoca appartenente al monastero di San Paolo di Parma, la chiesa fu menzionata per la prima volta in una bolla pontificia del 1187; modificata nel 1760 in stile neoclassico, fu quasi completamente distrutta dai bombardamenti alleati della seconda guerra mondiale; ricostruita nel 1950 nelle originarie forme romaniche, fu restaurata nel 2014; il luogo di culto conserva della struttura originaria parte dei muri esterni, decorati con un motivo ad archetti pensili in cotto; all'interno ospita alcune opere di pregio risalenti al XVII e XVIII secolo.[26]

Chiesa di San Martino[modifica | modifica wikitesto]

Chiesa di San Martino a San Martino Sinzano

Edificata originariamente entro il XIII secolo, la chiesa di San Martino Sinzano divenne sede parrocchiale soltanto alla fine del XV; completamente ricostruita in stile barocco nel 1753, fu successivamente restaurata nel 1959, nel 1983 e nel 2003; al suo interno conserva due antichi dipinti di pregio, raffiguranti il Sacro Cuore, realizzato da Domenico Muzzi, e l'Adorazione dei pastori.[27][28]

Chiesa di San Vitale[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Chiesa di San Vitale (Collecchio).
Chiesa di San Vitale

Menzionata per la prima volta nel 995, l'antica cappella di Lemignano fu abbattuta e ricostruita tra il 1837 e il 1838 in forme neoclassiche; restaurata intorno al 1960, la chiesa è internamente decorata con paraste doriche, fregi e affreschi sulle volte a botte della navata, delle quattro cappelle e del presbiterio absidato.[29]

Chiesa di San Pietro[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Chiesa di San Pietro (Collecchio).
Chiesa di San Pietro

Menzionata per la prima volta nel 1141, la chiesa di Ozzano Taro fu completamente ricostruita in stile barocco tra il 1750 e il 1756; restaurata a più riprese, fu ristrutturata internamente nel 1964; il luogo di culto conserva alcune opere di pregio, tra cui i dipinti raffiguranti la Madonna col Bambino e santi e il Battesimo di Gesù, risalenti al XVII secolo, e la Madonna dell'Umiltà, realizzata nel XVIII secolo.[30]

Architetture militari[modifica | modifica wikitesto]

Castello di Collecchio[modifica | modifica wikitesto]

Costruito forse nell'XI secolo, l'edificio, benché noto come "castello di Collecchio", era probabilmente un palazzo comitale fortificato, eretto per volere dei vescovi di Parma quale presidio del borgo; menzionato per la prima volta nel 1073, nel 1325 fu raso al suolo dalle truppe dei Pallavicino alleate dei Visconti; ricostruito dai parmigiani nel 1335, fu nuovamente distrutto l'anno seguente dagli Scaligeri; riedificato dai collecchiesi nel 1428 in forme di bastia difensiva, fu demolito per ordine del podestà di Parma e sui suoi resti fu costruita nel 1574 la villa Paveri Fontana.[8]

Castello di Mancapane[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Castello di Mancapane (Collecchio).

Edificato probabilmente sul Poggio entro il XIII secolo, forse per volere dei Rossi, il maniero nel 1303 fu scelto come rifugio dalla famiglia, in seguito alla sua cacciata da Parma, ma fu distrutto nel 1305 da Giberto III da Correggio; in parte ricostruito, secondo la tradizione pochi anni dopo avrebbe ospitato per una notte Dante Alighieri, che, lamentandosi del trattamento ricevuto, avrebbe rinominato l'edificio "castello di Mancapane" o "Manchapan"; abbandonato al degrado nei secoli successivi, durante la seconda guerra mondiale divenne la sede del comando locale delle truppe tedesche e fu per questo distrutto dagli alleati; i suoi ultimi resti furono demoliti nel 1963.[8][31]

Castello di Madregolo[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Castello di Madregolo.

Donato nel 1081 da Enrico IV di Franconia alla Diocesi di Parma, il castello di Madregolo fu assegnato verso il 1400 al condottiero Ugolotto Biancardo e nel 1409 ai conti Sanvitale; acquisito dai Terzi nel 1421 grazie all'intervento di Filippo Maria Visconti, fu successivamente abbattuto per ordine del Duca; ricostruito probabilmente nei decenni seguenti, fu forse successivamente distrutto da un incendio; secondo alcune ipotesi sui suoi resti fu edificata la corte dei Torrioni, ma secondo altre la fortezza originaria sarebbe sorta più a nord, lungo strada Castellarso, oppure in corrispondenza dell'odierno alveo del fiume Taro.[32][33]

Architetture civili[modifica | modifica wikitesto]

Villa Paveri Fontana[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Villa Paveri Fontana.
Arco del Bargello, ingresso di villa Paveri Fontana

Edificata nel 1574 sui resti del "castello di Collecchio", la villa rinascimentale, residenza estiva del marchese di Collecchio Marcello Prati il seniore, fu probabilmente progettata dall'architetto Giovanni Boscoli, che si occupò anche del restauro dell'arco del Bargello d'accesso al parco; modificata nel 1631 con la sopraelevazione della torretta, nel 1687 e nel 1703 fu internamente decorata per volere dei marchesi Dalla Rosa Prati con scenografici affreschi dai fratelli Ferdinando e Francesco Galli da Bibbiena, che ricostruirono anche la facciata in stile barocco e progettarono la monumentale fontana dei Tritoni posta al centro del cortile d'ingresso; ereditata alla fine del XIX secolo dai marchesi Paveri Fontana, l'ampia tenuta, trasmessa nel XX secolo ai conti Santucci Fontanelli, comprende inoltre l'antica corte a fianco della villa, con l'ex oratorio seicentesco intitolato alla Croce, dal 1976 sede della corale Collecchiese "Mario Dellapina"; accanto all'arco trionfale d'accesso sorge infine l'oratorio della Madonna di Loreto, costruito intorno al 1709 per volere della marchesa Fiorita Bajardi Prati.[34]

Villa Soragna[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Villa Soragna.
Villa Soragna

Edificata nelle forme neoclassiche dalla famiglia Tarchioni agli inizi del XIX secolo, la villa, alienata nel 1900 al marchese Guido Maria Meli Lupi di Soragna, fu ristrutturata in stile liberty probabilmente dall'architetto Antonio Citterio; acquistata nel 1972 dal Comune di Collecchio, fu dapprima adibita a scuola elementare e, dopo un accurato restauro effettuato nel 1997, a sede del centro culturale "Villa Soragna", della biblioteca comunale e di parte degli uffici comunali. Caratterizzata esternamente dall'elegante loggiato d'ingresso a sud e dall'alta torre panoramica, la struttura presenta al suo interno una pregevole sala interamente affrescata, oggi destinata a stanza di lettura, oltre a vari ambienti utilizzati per esposizioni temporanee. Il vasto parco, intitolato all'antifascista Fortunato Nevicati, è aperto al pubblico e ospita un bar, spazi attrezzati e recinti per animali da cortile, oltre a una colonia di conigli nani in libertà.[35]

Villa del Ferlaro[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Villa del Ferlaro.
La villa del Ferlaro in una cartolina d'epoca

Costruita nei pressi di Sala Baganza sul luogo di un preesistente casino di caccia tra il 1828 e il 1831, la villa neoclassica, commissionata all'architetto Paolo Gazola dalla duchessa di Parma Maria Luigia quale residenza estiva dei due figli Albertina e Guglielmo di Montenuovo, fu contestualmente arricchita di un grande giardino all'inglese progettato da Carlo Barvitius, che la collegò al vicino Casino dei Boschi attraverso un viale di cedri; donata nel 1835 alla Camera ducale di Parma, l'immensa tenuta passò nel 1847 ai duchi Borbone e, dopo l'Unità d'Italia, ai Savoia, che nel 1870 la cedettero in gran parte all'ingegner Severino Grattoni; alienata nel 1881 ai principi Carrega di Lucedio, fu successivamente frazionata tra gli eredi; acquistata nel secondo dopoguerra dall'imprenditore Renzo Salvarani, la villa del Ferlaro, circondata da un parco di 18 ettari, fu nuovamente rivenduta verso il 1980; completamente restaurata e adibita a sede per cerimonie, sfilate o manifestazioni, fu nuovamente messa in vendita nel 2016.[36][37][38]

Villa Bertozzi[modifica | modifica wikitesto]

Edificata a Collecchiello nel 1818 per volere del marchese Ludovico Bergonzi, la villa neoclassica, progettata secondo la tradizione dall'architetto Paolo Gazola o più probabilmente dall'architetto Gaetano Canevari, fu acquistata successivamente dai conti Anguissola Scotti e nel XX secolo dagli imprenditori Bertozzi; nota anche come Villa Madonna degli Angeli, la grandiosa costruzione, sviluppata simmetricamente su tre corpi collegati da gallerie e caratterizzata dall'imponente pronao su due livelli coronato da frontone, sorge all'interno di un parco all'inglese di 30 000 m²; al suo interno contiene vari saloni decorati con stucchi e affreschi, tra cui la sala da pranzo ellittica con colonnato corinzio.[39][40][41][42]

Corte di Giarola[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Corte di Giarola.
Cortile d'ingresso della corte di Giarola
Ali ovest e nord della corte di Giarola

Costruita originariamente tra l'VIII e il IX secolo quale presidio fortificato per volere della casata del nobile franco Ingo, la struttura fu donata nel 1034 al monastero di San Paolo di Parma, che la trasformò in una corte rurale indipendente, dotata di abitazioni, stalle, caseificio, mulino e chiesa romanica interna; modificata e ampliata a più riprese nei secoli successivi, fu confiscata nel 1811 dal governo napoleonico e affittata a imprenditori agricoli; acquistata alla fine del XIX secolo dalla famiglia Montagna, fu adibita a fabbrica di conserva e caseificio con annesso allevamento di suini; danneggiata dai bombardamenti degli aerei alleati del 1945, che distrussero quasi completamente la chiesa di San Nicomede, fu in parte alienata nel 1957 all'imprenditore Ercole Azzali; caduta in degrado dopo la cessazione dell'attività industriale, nel 1998 fu comprata dall'Ente Parco Fluviale Regionale del Taro, poi Ente di Gestione per i Parchi e la Biodiversità Emilia Occidentale, che ne avviò i lavori di ristrutturazione adibendone una parte a propria sede; al suo interno il grande edificio ospita inoltre il Museo del pomodoro, il Museo della pasta, il Museo del Parco del Taro, il Teatro alla Corte, due sale convegni e un ristorante.[26][43][44]

Società[modifica | modifica wikitesto]

Evoluzione demografica[modifica | modifica wikitesto]

Abitanti censiti[45]

Etnie e minoranze straniere[modifica | modifica wikitesto]

Al 31 dicembre 2022 gli stranieri residenti erano 1 687, pari all'11,32% della popolazione.[46]

Cultura[modifica | modifica wikitesto]

Musei[modifica | modifica wikitesto]

Museo del pomodoro[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Museo del pomodoro.
Ala ovest della Corte di Giarola con l'ingresso del Museo del pomodoro

Collocato al piano terreno dell'ala ovest della Corte di Giarola, il percorso espositivo è suddiviso in sette sezioni dedicate alla storia del processo di lavorazione del pomodoro.[47]

Museo della pasta[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Museo della pasta.

Collocato al primo piano dell'ala ovest della Corte di Giarola, il percorso espositivo è suddiviso in sei sezioni dedicate al grano e alla storia del processo di produzione della pasta.[48]

Museo Ettore Guatelli[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Museo Ettore Guatelli.
Interni del Museo Guatelli

Collocato all'interno del podere Bellafoglia di Ozzano Taro, il museo espone una ricchissima collezione di oggetti di uso quotidiano utilizzati dalle famiglie contadine del Parmense fino agli inizi del XX secolo.[49]

Economia[modifica | modifica wikitesto]

Il comune divenne sede già alla fine del XIX secolo di numerose industrie appartenenti al settore agro-alimentare, favorite dalla creazione della ferrovia Pontremolese, attiva tra Parma e Collecchio dal 1882; mentre molte delle più piccole furono successivamente chiuse, sono ancora presenti nel territorio, oltre ad altre di dimensioni più modeste, la Parmalat e la Rodolfi Mansueto S.p.A.[50]

Infrastrutture e trasporti[modifica | modifica wikitesto]

La città è attraversata da nord-est a sud-ovest dalla strada statale 62 della Cisa e dalla linea ferroviaria Pontremolese, che serve il paese grazie alla stazione posta a margine del centro.[7]

Tra il 1910 e il 1954 Collecchio fu servita dalle tranvie Parma-Fornovo e Parma-Marzolara; quest'ultima si diramava dalla prima in località Stradella.

Amministrazione[modifica | modifica wikitesto]

Municipio di Collecchio

Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune.

Sindaci eletti dal Consiglio Comunale[modifica | modifica wikitesto]

Periodo Primo cittadino Partito Carica Note
24 ottobre 1985 27 giugno 1990 Claudio Magnani Partito Socialista Italiano Sindaco [51]
9 luglio 1990 24 aprile 1995 Walter Civetta Partito Socialista Italiano Sindaco [51]

Sindaci eletti direttamente dai cittadini[modifica | modifica wikitesto]

Il gonfalone comunale
Periodo Primo cittadino Partito Carica Note
24 aprile 1995 14 giugno 1999 Alfredo Peri Partito Democratico della Sinistra-Democratici di Sinistra Sindaco [51]
14 giugno 1999 14 giugno 2004 Giuseppe Romanini Democratici di Sinistra Sindaco [51]
14 giugno 2004 8 giugno 2009 Giuseppe Romanini Democratici di Sinistra-Partito Democratico Sindaco [51]
8 giugno 2009 26 maggio 2014 Paolo Bianchi lista civica di centro-sinistra sostenuta dal Partito Democratico Sindaco [51]
26 maggio 2014 27 maggio 2019 Paolo Bianchi lista civica: Collecchio democratica, sostenuta dal Partito Democratico Sindaco [51]
27 maggio 2019 in carica Maristella Galli lista civica: Collecchio insieme Sindaco [51]

Gemellaggi[modifica | modifica wikitesto]

Sport[modifica | modifica wikitesto]

Baseball[modifica | modifica wikitesto]

Il Collecchio Baseball Club è una società polivalente (baseball e softball) iscritta nei campionati federali dal 1974;[52] la sezione baseball milita in Serie A1 e la sezione softball in Serie A1; la società utilizza l'impianto sportivo "Giannino Zinelli", che comprende un campo da baseball, uno da softball e uno per gli allenamenti, oltre alla palestra e alla Club House.[53]

Calcio[modifica | modifica wikitesto]

La principale squadra di calcio di Collecchio è l'"A.S.D. Polisportiva Il Cervo"; la prima squadra milita nel girone B emiliano-romagnolo di prima categoria.[54]

A Collecchio ha sede dal 1996 il "Villaggio Crociato", centro sportivo del Parma Calcio.[55]

Ciclismo[modifica | modifica wikitesto]

A Collecchio si svolgono annualmente due prove per ciclisti della categoria Elite/Under-23, la Coppa Collecchio (prima edizione nel 1929) e il Trofeo Edil C (prima edizione nel 1997), entrambe organizzate dal G.S. Virtus Collecchio.[56]

Nella cultura di massa[modifica | modifica wikitesto]

Letteratura[modifica | modifica wikitesto]

Presso la stazione di Collecchio è ambientato il racconto noir Un treno per l'inferno di Giorgio Scerbanenco.

Cinema[modifica | modifica wikitesto]

A Collecchio, presso Villa Paveri Fontana, sono state girate all'inizio degli anni Sessanta alcune scene del film La parmigiana di Antonio Pietrangeli.[57]

La frazione di Ozzano Taro ha ospitato alcune delle scene del film Fai bei sogni di Marco Bellocchio. Il regista piacentino ha deciso di ambientare nelle colline ozzanesi (nello specifico presso l'azienda vinicola Monte delle Vigne) la sequenza della festa di Elisa (Bérénice Bejo).[58]

Musica[modifica | modifica wikitesto]

Sulle rive del Lago della Svizzera nei Boschi di Carrega è stato girato il videoclip musicale di Persi nel telefono, canzone del gruppo indipendente italiano Tre allegri ragazzi morti (alla quale ha anche partecipato Jovanotti). Il video è stato realizzato dal regista parmense Stefano Poletti con una particolare strumentazione che permette di catturare a 360° tutta la scena ripresa.[59]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Comune di Collecchio - Statuto.
  2. ^ a b Bilancio demografico mensile anno 2023 (dati provvisori), su demo.istat.it, ISTAT.
  3. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  4. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  5. ^ Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani, p. 219.
  6. ^ Capacchi, pp. 895.
  7. ^ a b c d e Marcheselli, p. 104.
  8. ^ a b c d e f g h i j Marcheselli, p. 10.
  9. ^ Collecchio e la sua terra, su museidelcibo.it. URL consultato il 22 gennaio 2017 (archiviato dall'url originale il 2 febbraio 2017).
  10. ^ La storia, su viadelvoltosanto.it. URL consultato il 22 gennaio 2017.
  11. ^ pergamena conservata all'Archivio di Stato di Parma
  12. ^ Nuova città di Collecchio, su urbanistica.unipr.it. URL consultato il 22 gennaio 2017.
  13. ^ Affò, 1792, p. 370.
  14. ^ Affò, 1793, p. 93.
  15. ^ Affò, 1793, p. 102.
  16. ^ a b c Marcheselli, p. 11.
  17. ^ GuidaPiù, p. 7.
  18. ^ Marcheselli, p. 107.
  19. ^ Marcheselli, p. 108.
  20. ^ Storia dei Comuni, su elesh.it. URL consultato il 23 gennaio 2017.
  21. ^ I bombardamenti, su istitutostoricoparma.it. URL consultato il 23 gennaio 2017 (archiviato dall'url originale il 6 aprile 2016).
  22. ^ I Brasiliani liberano Collecchio, su parmadaily.it. URL consultato il 23 gennaio 2017.
  23. ^ Pieve di San Prospero, su romanico-emiliaromagna.com. URL consultato il 2 maggio 2016 (archiviato dall'url originale il 7 maggio 2016).
  24. ^ Fallini, Calidoni, Rapetti, Ughetti, pp. 132-134.
  25. ^ Chiesa di San Martino <Madregolo, Collecchio>, su Le chiese delle diocesi italiane, Conferenza Episcopale Italiana. URL consultato il 1º febbraio 2018.
  26. ^ a b Ubaldo Del Sante, Un antico centro di trasformazione agro-alimentare - Breve storia della Corte di Giarola, del suo caseificio e della sua fabbrica di conserve (DOC), su storage.aicod.it. URL consultato il 29 gennaio 2017 (archiviato dall'url originale il 2 febbraio 2017).
  27. ^ GuidaPiù, p. 8.
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Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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  • Ireneo Affò, Storia della città di Parma, Tomo primo, Parma, Stamperia Carmignani, 1792.
  • Ireneo Affò, Storia della città di Parma, Tomo secondo, Parma, Stamperia Carmignani, 1793.
  • Mario Calidoni, Maria Cristina Basteri, Gianluca Bottazzi, Caterina Rapetti, Sauro Rossi, Castelli e borghi. Alla ricerca dei luoghi del Medioevo a Parma e nel suo territori, Parma, MUP Editore, 2009, ISBN 978-88-7847-241-9.
  • Guglielmo Capacchi, Dizionario Italiano-Parmigiano, Tomo II M-Z, Parma, Artegrafica Silva.
  • Tiziano Marcheselli, Collecchio di una volta, Parma, Gazzetta di Parma Editore, 2008.
  • Mariagrazia Villa, Il Museo del Pomodoro, in Parma economica, n. 1, Parma, Camera di Commercio di Parma, 2010.

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