Villa Paveri Fontana

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Disambiguazione – Se stai cercando la villa omonima di San Ruffino, frazione di Parma, vedi Villa Paveri Fontana Della Zoppa.
Villa Paveri Fontana
La villa intorno al 1910
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneEmilia-Romagna
LocalitàCollecchio
Indirizzovia privata Paveri 1
Coordinate44°45′16.61″N 10°12′58.78″E / 44.754613°N 10.216328°E44.754613; 10.216328
Informazioni generali
CondizioniIn uso
Costruzione1574
Stilerinascimentale e barocco
Realizzazione
ArchitettoGiovanni Boscoli e Ferdinando Galli da Bibbiena
Proprietariofamiglia Santucci Fontanelli
CommittenteMarcello Prati il seniore

Villa Paveri Fontana, già Villa Dalla Rosa Prati e ora Villa Santucci Fontanelli, è un edificio dalle forme rinascimentali e barocche, situato all'interno di un ampio parco in via privata Paveri 1 a Collecchio, in provincia di Parma.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Sul luogo dell'odierna villa sorgeva in precedenza un palazzo comitale risalente all'XI secolo, noto come "castello di Collecchio". L'edificio, appartenuto in origine alla diocesi di Parma,[1] fu demolito verso il 1574[2] per volere del marchese Marcello Prati il seniore; al suo posto fu costruita, quale residenza estiva, un'elegante villa rinascimentale[3] su probabile progetto di Giovanni Boscoli;[2] l'architetto si occupò anche del restauro del portale d'ingresso, noto come arco del Bargello, utilizzato dal capo delle guardie campestri per presidiare il territorio, e dell'oratorio.[3]

Nel 1630 la famiglia trovò scampo dalla peste nella tenuta e l'anno seguente, secondo la tradizione in segno di ringraziamento per aver scampato la malattia, fece sopraelevare la torre al centro del tetto della villa.[3]

Nel 1666 l'oratorio fu ricostruito in forme barocche e il 19 agosto di quell'anno fu consacrato e intitolato alla Croce.[3]

L'arco del Bargello, l'oratorio della Madonna di Loreto e, sullo sfondo, la villa Paveri Fontana agli inizi del XX secolo

Nel 1687 il marchese Marcello Prati juniore incaricò i fratelli Ferdinando e Francesco Galli da Bibbiena della decorazione di alcuni ambienti interni. Nel 1694 Marianna Prati, sua unica figlia, sposò il marchese Pier Luigi Dalla Rosa, che aggiunse al proprio cognome quello della famiglia della consorte, ereditandone il titolo. Nel 1703 i Marchesi richiamarono i Galli da Bibbiena che completarono gli affreschi delle sale, ricostruirono la facciata della villa in stile barocco e progettarono la monumentale fontana dei Tritoni posta di fronte all'ingresso.[4]

Intorno al 1709[5] la marchesa Fiorita Bajardi Prati, vedova di Marcello,[6] fece edificare a fianco dell'arco del Bargello l'oratorio della Madonna di Loreto,[7] consacrato il 12 settembre del 1715.[8]

Alla fine del XIX secolo la tenuta fu ereditata per via femminile dai marchesi Paveri Fontana.[9]

Nel 1976 l'ex oratorio della Croce, da tempo sconsacrato e abbandonato, fu concesso in comodato dai conti Santucci Paveri alla corale Collecchiese "Mario Dellapina", che lo sistemò e ne fece la propria sede, utilizzata anche per concerti.[10]

Nel 2012 fu restaurata la sommità dell'arco del Bargello, per volere della contessa Maria Teresa Santucci Fontanelli.[2]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

L'ampio parco si sviluppa ai margini del centro di Collecchio; la villa, raggiungibile attraverso un viale alberato che ha origine nell'arco del Bargello[2] a sud-est, sorge al centro della tenuta, a fianco della corte antica e degli edifici annessi,[10] che chiudono il lungo lato ovest del cortile d'ingresso.

Villa[modifica | modifica wikitesto]

La villa si sviluppa su un impianto rettangolare, con accesso a sud sul cortile d'ingresso e a nord verso il retro del parco.

La simmetrica facciata barocca, interamente intonacata, si innalza su tre livelli fuori terra; nel mezzo si apre il portale d'ingresso coronato da lunetta, raggiungibile attraverso uno scalone monumentale a rampe contrapposte; più in alto è collocato al secondo piano un balcone centrale affiancato da lesene, mentre ai lati le finestre sono delimitate da cornici.[3]

Nel mezzo del tetto a quattro falde si eleva un'alta torretta a pianta quadrata, che si affaccia sui quattro lati attraverso tre arcate affiancate, rette da pilastri.[3]

All'interno l'androne passante e i saloni sono interamente decorati con affreschi barocchi realizzati dai fratelli Galli da Bibbiena; i dipinti delle pareti e delle volte raffigurano attraverso la tecnica del trompe-l'œil finti colonnati e architetture prospettiche, oltre a scene mitologiche.[5]

Oratorio della Croce[modifica | modifica wikitesto]

L'ex oratorio barocco, situato all'interno dell'antica corte a fianco della villa, si sviluppa su un impianto a navata unica. La piccola aula, con ingresso sormontato da cantoria, è internamente decorata con affreschi. Grazie alle sue dimensioni, l'ambiente è dotato di ottima acustica.[10]

Originariamente il piccolo luogo di culto ospitava un dipinto seicentesco raffigurante la Madonna col Bambino e i santi Prospero e Rita da Cascia, restaurato nel 1976 e collocato nella pieve di San Prospero.[10]

Arco del Bargello[modifica | modifica wikitesto]

Arco del Bargello

Il simmetrico arco trionfale d'accesso a un fornice, realizzato in laterizio parzialmente intonacato, è riccamente ornato in stile rinascimentale; su ogni lato dell'ingresso ad arco a tutto sesto, oltre la decorazione in finto bugnato, si elevano, ai fianchi di una nicchia ad arco a tutto sesto, due lesene incavate, coronate da capitelli quadrati a sostegno della trabeazione. Superiormente, la fronte è tripartita da quattro lesene in finto bugnato; nel mezzo è collocata un'ampia nicchia a lunetta affiancata da aperture rettangolari; ai lati, coronati da merli ghibellini, sono poste due finestre, di cui la destra cieca, delimitate da cornice scanalata.[2]

Oratorio della Madonna di Loreto[modifica | modifica wikitesto]

L'oratorio barocco, affacciato sulla strada a est dell'arco del Bargello, si sviluppa su un impianto quadrangolare, preceduto da un porticato a tre arcate a tutto sesto, scandite da un ordine gigante di quattro lesene coronate da capitelli dorici;[7] a fianco si innalza la piccola torre campanaria a pianta esagonale, decorata con lesene sugli spigoli.

All'interno l'aula è suddivisa in tre navate da due campate di colonne con capitelli dorici.[7]

Parco[modifica | modifica wikitesto]

Il vasto parco, caratterizzato dall'alternanza di ampie zone a prato e fitte boscaglie, si estende in piano a nord del centro di Collecchio, su cui si apre attraverso l'arco del Bargello; il lungo viale conduce al cortile cintato della villa, ricco di alberi monumentali, al cui centro è collocata la settecentesca fontana dei Tritoni, progettata da Ferdinando Galli da Bibbiena.[3]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ GuidaPiù, p. 9.
  2. ^ a b c d e Gian Carlo Zanacca, Collecchio, restauri per l'arco del Bargello, in www.gazzettadiparma.it, 26 giugno 2012. URL consultato il 19 gennaio 2017 (archiviato dall'url originale il 1º febbraio 2017).
  3. ^ a b c d e f g Marcheselli, pp. 96-98.
  4. ^ Cristina Pelagatti, Galli Bibiena, in mostra i "gioielli" nascosti, in L'Informazione, 10 ottobre 2010.
  5. ^ a b Itinerari storico artistici, su comune.collecchio.pr.it. URL consultato il 20 gennaio 2017.
  6. ^ Pungileoni, p. 163.
  7. ^ a b c GuidaPiù, p. 8.
  8. ^ Bajardi Fiorita, su parmaelasuastoria.it. URL consultato il 20 gennaio 2017 (archiviato dall'url originale il 2 febbraio 2017).
  9. ^ Villa Paveri-Fontana, già Dalla Rosa-Prati, su collecchio.progettidiimpresa.it. URL consultato il 20 gennaio 2017 (archiviato dall'url originale il 2 febbraio 2017).
  10. ^ a b c d La sede (PDF), su corodellapina.it. URL consultato il 20 gennaio 2017.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Infoturismo, in GuidaPiù, Collecchio, Reggio Emilia, Gruppo GuidaPiù srl, 2007.
  • Tiziano Marcheselli, Collecchio di una volta, Parma, Gazzetta di Parma Editore, 2008.
  • Luigi Pungileoni, Memorie istoriche di Antonio Allegri detto il Corregio, Vol. II, Parma, Stamperia Ducale, 1818.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]