Yvonne la Nuit

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Yvonne la Nuit
Totò e Olga Villi in una scena del film
Paese di produzioneItalia
Anno1949
Durata85 min
Dati tecniciB/N
Generedrammatico, sentimentale
RegiaGiuseppe Amato
SoggettoFabrizio Sarazani
SceneggiaturaFabrizio Sarazani, Oreste Biancoli, Giuseppe Amato
ProduttoreGiuseppe Amato
Casa di produzioneAmato Film, Rizzoli Film
Distribuzione in italianoE.N.I.C.
FotografiaMario Craveri
MontaggioMaria Rosada
MusichePasquale Frustaci
ScenografiaGastone Medin
CostumiMario Vigolo, Lemie de Luca
Interpreti e personaggi
Doppiatori originali

Yvonne la Nuit è un film del 1949, diretto da Giuseppe Amato.

Si tratta del primo film (tra i pochissimi) a carattere drammatico interpretato da Totò.

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Il macchiettista Nino, segretamente innamorato della sciantosa Nerina Comi, in arte Yvonne la Nuit, assiste alla nascita dell'amore tra lei e il conte Carlo Rutelli, giovane ufficiale di cavalleria. L'unione è contrastata dal severo padre di lui, che lo crede irretito da un'avventuriera. Quando l'Italia entra nella Grande Guerra, Carlo deve partire per il fronte proprio mentre Yvonne è in attesa di un figlio: ingenuamente, il giovane affida la sorte dei suoi cari al padre, che al momento del parto fa scomparire il neonato, facendolo credere morto ad Yvonne.

Il destino si accanisce sulla donna perché Carlo è ucciso in battaglia. Successivamente alla doppia perdita, Yvonne va incontro ad un declino che coinvolge anche la sua carriera artistica. Quando prova a rientrare negli spettacoli, il tempo è passato ed i café chantant non esistono più; prova ad esibirsi all'Ambra Jovinelli, preceduta da un cantante trombone che canta Guapparia. Si propone ad un pubblico del tutto diverso da quello cui era abituata, ed il totale insuccesso le dà un ulteriore colpo.

Infine, in coppia con il devoto amico Nino, l'unico che le resta sempre accanto, si riduce ad essere un'artista ambulante. Un giorno mentre si ritrova nel solito ristorante di piazza S. Maria in Trastevere, incontra l'avvocato Rubini che la invita a recarsi presso il suo studio l'indomani alle cinque. All'incontro l'avvocato le comunica la morte del suocero e la verità sul figlio avuto da Carlo, che è vivo e che le fu da quest'ultimo sottratto. Yvonne decide di non incontrare il figlio e dice all'avvocato di riferirgli che è morta. Ormai il rapporto che avrebbe dovuto avere con lui le è stato crudelmente sottratto e tra di loro non potrebbe più esserci niente che possa sostituire la naturale relazione che sarebbe dovuta esistere.

Produzione[modifica | modifica wikitesto]

Questo film costituisce la prima prova da attore drammatico per Totò, e s'inserisce nel filone del melodramma strappalacrime, allora all'apice del successo tra il pubblico italiano.

Fu realizzato negli stabilimenti di Cinecittà.

Distribuzione[modifica | modifica wikitesto]

Il film fu distribuito nelle sale cinematografiche italiane il 24 novembre del 1949.

Accoglienza[modifica | modifica wikitesto]

Incassi[modifica | modifica wikitesto]

La pellicola non ottenne il riscontro di pubblico sperato: incassò 206.350.000 lire dell'epoca, introito molto deludente a confronto sia con pellicole analoghe uscite nello stesso periodo (Catene di Raffaello Matarazzo, uscito appena un mese prima, fu il campione d'incasso di quell'annata) sia con le altre pellicole di Totò di genere comico-brillante (Fifa e arena e Totò al giro d'Italia erano stati i due maggiori incassi della stagione precedente), segno che il pubblico non apprezzò questa improvvisa svolta seriosa del Principe della risata (che non volle essere pagato anche se in seguito accettò un orologio d'oro da parte di Giuseppe Amato) che infatti, a seguito di questo film, si cimentò in pellicole d'impronta drammatica soltanto in poche altre occasioni.

Critica[modifica | modifica wikitesto]

Anche i pareri della critica furono abbastanza negativi:

«Quante cose una parabola del genere ci avrebbe potuto o narrarci, o additarci, o lasciarci intuire: dai tempi beati anteriori alla prima guerra, dai tempi degli «Eden» e dei «Trianon», che erano il regno delle varie Yvonne la Nuit, giù giù fino alle consce e inconsce crudeltà della vita d'oggi. Il film, invece, s'attacca alla vicenda, in sé, di Yvonne; e la narra a quadretti che ne sono altrettante puntate, in sé fin troppo compiute, esaurienti, e non certo aiutate da un dialogo spesso verboso e discettante. Tocchi gustosi, particolari azzeccati non mancano; ma non sono molti; [...] mi pare che questa Yvonne sia un po' raccontata con la tecnica dei racconti a fumetti. Ci si sorprende di dover ascoltare questi dialoghi dagli altoparlanti, e di non vederli sbocciare, a palloncino, dalle labbra di Olga Villi, o Totò, o degli altri attori. Fra i quali la sola Villi ha qualche istante efficace, soprattutto nell'ultima parte, e quando l'auto-doppiaggio, con le sue manchevolezze, glielo consente..»

«Discusso e discutibile, Yvonne la Nuit non è però un film da lasciare indifferenti. Ha grossi difetti, d'accordo, specialmente di dialogo e di recitazione, ma ha anche intenzioni tutt'altro che dozzinali e tutta una prima parte in cui il mondo spensierato degli anni che precedettero la seconda guerra mondiale è rievocato con gustosa pittura di costumi, figure e ambienti (...). Purtroppo nella seconda parte il film assume una pateticità filodrammatica che ne abbassa sensibilmente il livello (...). La regia di Amato presenta le medesime discordanze e non trova più, nel susseguirsi dei quadri che cercano affannosamente la via della commozione, il metro esatto.»

Note[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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