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L''''epilessia''' (dal [[lingua greca|greco]] ''ἑπιληψία'', "sono preso, sono colpito da qualcosa") è una condizione [[neurologia|neurologica]] (in alcuni casi definita cronica, transitoria in altri, per es: un episodio epilettico accaduto nella vita mai più ripetutosi) caratterizzata da ricorrenti e improvvise manifestazioni con improvvisa perdita della [[coscienza]] e violenti movimenti convulsivi dei muscoli, dette ''crisi epilettiche''.
L''''epilessia''' (dal [[lingua greca|greco]] ''ἑπιληψία'', "sono preso, sono colpito da qualcosa"<ref name=magiorkinis_2010>{{cite journal | author=Magiorkinis E, Kalliopi S, Diamantis A | title=Hallmarks in the history of epilepsy: epilepsy in antiquity | journal=Epilepsy & behavior : E&B | volume=17 | issue=1 | pages=103–108 |date=January 2010 | doi=10.1016/j.yebeh.2009.10.023 | pmid=19963440}}</ref>) è una condizione [[neurologia|neurologica]] (in alcuni casi definita cronica, transitoria in altri, per es: un episodio epilettico accaduto nella vita mai più ripetutosi) caratterizzata da ricorrenti e improvvise manifestazioni con improvvisa perdita della [[coscienza]] e violenti movimenti convulsivi dei muscoli, dette "crisi epilettiche".<ref name=NEJM2003>{{cite journal | author = Chang BS, Lowenstein DH | title =Epilepsy | year = 2003 | journal = N. Engl. J. Med. | volume = 349 | issue = 13 | pages = 1257–66 | doi = 10.1056/NEJMra022308 | pmid = 14507951}}</ref><ref name="Fisher2014" /> Questi eventi possono avere una durata molto breve, tanto da passare quasi inosservate, fino a prolungarsi per lunghi periodi.<ref name=WHO2012/> Nell'epilessia, le convulsioni tendono a ripetersi e non vi è una causa sottostante rilevabile nell'immediato,<ref name=NEJM2003/> mentre un attacco che si verifica a seguito di una specifica motivazione non è considerato un caso di epilessia.<ref name=Fisher2005>{{cite journal| author = Fisher R, van Emde Boas W, Blume W, Elger C, Genton P, Lee P, Engel J| title = Epileptic seizures and epilepsy: definitions proposed by the International League Against Epilepsy (ILAE) and the International Bureau for Epilepsy (IBE)| journal = Epilepsia| volume = 46| issue = 4| pages = 470–2| year = 2005| pmid = 15816939| url = http://www.blackwell-synergy.com/doi/full/10.1111/j.0013-9580.2005.66104.x| doi = 10.1111/j.0013-9580.2005.66104.x}}</ref>


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Riferendosi a un fenomeno clinico, il termine epilessia è un termine generico, giacché esistono molte forme e molte cause di epilessia. Tuttavia, nell'ambito delle diverse forme di crisi epilettiche si possono individuare varie [[sindrome|sindromi]] con caratteristiche cliniche e patologiche ben definite.


Gli attacchi epilettici vengono generalmente controllati grazie a i [[farmaco|farmaci]] in circa il 70% dei casi.<ref name=Ead2012>{{cite journal|last=Eadie|first=MJ|title=Shortcomings in the current treatment of epilepsy.|journal=Expert Review of Neurotherapeutics|date=December 2012|volume=12|issue=12|pages=1419–27|pmid=23237349|doi=10.1586/ern.12.129}}</ref> In coloro che non rispondono alla terapia farmacologia si può fare ricorso alla [[chirurgia]], alla [[neurostimolazione]] o a cambiamenti nell'[[alimentazione]]. Non tutti i casi di epilessia sono permanenti e molte persone possono andare incontro a miglioramenti tali da non rendere più necessari i farmaci.
In [[Italia]] il 5 maggio è stato dichiarato ''Giornata Nazionale dell’Epilessia''<ref>{{cita web|url=http://www.fondazionelice.it/index.php?sezione=8|titolo=Sito ufficiale della Lega Italiana contro l'Epilessia|accesso=5 maggio 2013}}</ref>.

Circa l'1% della popolazione mondiale ha l'epilessia<ref name=Thur2011>{{cite journal|last=Thurman|first=DJ|author2=Beghi, E; Begley, CE; Berg, AT; Buchhalter, JR; Ding, D; Hesdorffer, DC; Hauser, WA; Kazis, L; Kobau, R; Kroner, B; Labiner, D; Liow, K; Logroscino, G; Medina, MT; Newton, CR; Parko, K; Paschal, A; Preux, PM; Sander, JW; Selassie, A; Theodore, W; Tomson, T; Wiebe, S; ILAE Commission on, Epidemiology|title=Standards for epidemiologic studies and surveillance of epilepsy.|journal=Epilepsia|date=September 2011|volume=52 Suppl 7|pages=2–26|pmid=21899536|doi=10.1111/j.1528-1167.2011.03121.x}}</ref> e quasi l'80% dei casi si riscontrano ne [[paesi in via di sviluppo]].<ref name=WHO2012>{{cite web | url=http://www.who.int/mediacentre/factsheets/fs999/en/ | title = Epilepsy | series = Fact Sheets |date =October 2012 | accessdate = January 24, 2013 | publisher = [[World Health Organization]]}}</ref> Nel 2013, l'epilessia ha causato 116.000 decessi, in aumento rispetto agli 111.000 del 1990.<ref name=GDB2013>{{cite journal|last1=GBD 2013 Mortality and Causes of Death|first1=Collaborators|title=Global, regional, and national age-sex specific all-cause and cause-specific mortality for 240 causes of death, 1990-2013: a systematic analysis for the Global Burden of Disease Study 2013.|journal=Lancet|date=17 December 2014|pmid=25530442|doi=10.1016/S0140-6736(14)61682-2|volume=385|issue=9963|pages=117–71|pmc=4340604}}</ref> L'epilessia diventa più comune nelle persone anziane.<ref>{{cite journal|last=Brodie|first=MJ|author2=Elder, AT|author3=Kwan, P|title=Epilepsy in later life|journal=Lancet neurology|date=November 2009|volume=8|issue=11|pages=1019–30|pmid=19800848|doi=10.1016/S1474-4422(09)70240-6}}</ref><ref name=Holmes2008>{{cite book|last=Holmes|first=Thomas R. Browne, Gregory L.|title=Handbook of epilepsy|year=2008|publisher=Lippincott Williams & Wilkins|location=Philadelphia|isbn=978-0-7817-7397-3|edition=4th|page=7|url=http://books.google.com/books?id=gLOv8XZ5u48C&pg=PA7}}</ref>


== Storia ==
== Storia ==

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Epilessia
Complessi punta-onde generalizzate a 3 Hz in un EEG.
Specialitàneurologia e epilettologia
Eziologiaasphyxia neonatorum
Classificazione e risorse esterne (EN)
MeSHD004827
MedlinePlus000694
eMedicine1184846

L'epilessia (dal greco ἑπιληψία, "sono preso, sono colpito da qualcosa"[1]) è una condizione neurologica (in alcuni casi definita cronica, transitoria in altri, per es: un episodio epilettico accaduto nella vita mai più ripetutosi) caratterizzata da ricorrenti e improvvise manifestazioni con improvvisa perdita della coscienza e violenti movimenti convulsivi dei muscoli, dette "crisi epilettiche".[2][3] Questi eventi possono avere una durata molto breve, tanto da passare quasi inosservate, fino a prolungarsi per lunghi periodi.[4] Nell'epilessia, le convulsioni tendono a ripetersi e non vi è una causa sottostante rilevabile nell'immediato,[2] mentre un attacco che si verifica a seguito di una specifica motivazione non è considerato un caso di epilessia.[5]

Nella maggior parte dei casi, l'eziologia non è nota, anche se alcuni individui possono sviluppare l'epilessia come risultato di alcune lesioni cerebrali, a seguito di un ictus, per un tumore al cervello o per l'abuso di droghe e alcol. Anche alcune rare mutazioni genetiche possono essere correlate all'instaurarsi della condizione.[6] Gli attacchi epilettici sono il risultato dell'attività eccessiva e anormale dei neuroni (le cellule del cervello) della corteccia cerebrale.[5] In genere la diagnosi consiste nell'escludere altre possibili condizioni che possano causare sintomi simili,[6] ricorrendo a tecniche di imaging biomedico del cervello e esami del sangue.[6] L'epilessia spesso può essere confermata mediante l'elettroencefalogramma] (EEG), tuttavia un risultato normale in questo test non può escludere la condizione.[6]

Gli attacchi epilettici vengono generalmente controllati grazie a i farmaci in circa il 70% dei casi.[7] In coloro che non rispondono alla terapia farmacologia si può fare ricorso alla chirurgia, alla neurostimolazione o a cambiamenti nell'alimentazione. Non tutti i casi di epilessia sono permanenti e molte persone possono andare incontro a miglioramenti tali da non rendere più necessari i farmaci.

Circa l'1% della popolazione mondiale ha l'epilessia[8] e quasi l'80% dei casi si riscontrano ne paesi in via di sviluppo.[4] Nel 2013, l'epilessia ha causato 116.000 decessi, in aumento rispetto agli 111.000 del 1990.[9] L'epilessia diventa più comune nelle persone anziane.[10][11]

Storia

Lo stesso argomento in dettaglio: Storia dell'epilessia.
Ippocrate di Coo, descrisse l'epilessia nel V secolo a.C.

Il termine epilessia deriva dal greco antico ἐπιληψία epilēpsía, che viene da ἐπιλαμβάνειν epilambánein che significa "prendere, prendere possesso, cogliere", che a sua volta proviene dalla combinazione di ἐπί (epì) "sopra" e λαμβάνειν (lambanein) "prendere".[12]

In passato, l'epilessia era associata a esperienze religiose e di possessione, anche demoniaca. Nei tempi antichi, l'epilessia era conosciuta come la "malattia sacra" (ἱερὰ νόσος, morbus sacer[13]) (come fu descritta nel V secolo a.C. da Ippocrate di Coo[14]), perché la gente pensava che le crisi epilettiche fossero una forma di attacco da parte di demoni, o che le visioni sperimentate dai pazienti fossero dei messaggi degli dei. Tra le famiglie animiste Hmong, ad esempio, l'epilessia è stata intesa come un attacco di uno spirito maligno, ma la persona interessata potrebbe diventare venerata come uno sciamano, grazie a queste esperienze ultraterrene.[15]

Un capitolo di un libro di medicina babilonese, Sakikku, risalente al 2000 a.C. circa e composto, vi sono molte descrizioni di condizioni che oggi riconosciamo come crisi epilettiche, tali scritti insistono sulla loro natura soprannaturale,[14] mentre il testo ayurvedico Charaka Samhita (circa 400 a.C.), descrive l'epilessia come "apasmara", vale a dire come "perdita di coscienza".[14]

Nella maggior parte delle culture, le persone con epilessia venivano stigmatizzate, evitate o addirittura imprigionate. Presso Salpêtrière, il luogo di nascita della neurologia moderna, Jean-Martin Charcot trovò l'epilessia comune nei disabili psichici, negli affetti da sifilide cronica e nei psichiatrici criminali. In Tanzania, al 2012, come in altre parti dell'Africa, l'epilessia viene associata a possessione da parte di spiriti maligni, alla stregoneria o all'avvelenamento. Molti ritengono che possa essere una condizione contagiosa.[16] Nella Roma antica, l'epilessia era conosciuta come il comitialis morbus (ma anche maior morbus e divinus morbus[17]) ed era vista come una maledizione degli dei che, qualora avvenisse durante un comizio, ne provocava l'interruzione essendo di cattivo auspicio.[18] La malattia era considerata contagiosa e si riteneva che lo sputo fungesse da difesa nei suoi confronti.[19]

La stigmatizzazione sociale è perdurata fino all'epoca moderna, sia per quanto riguarda la sfera pubblica che quella privata, ma i sondaggi suggeriscono che questo atteggiamento si sta affievolendo nel tempo, soprattutto nel mondo sviluppato. Ippocrate osservò che l'epilessia avrebbe cessato di essere considerata di origine divina solo il giorno in cui sarebbe stata capita.[20]

Epidemiologia

L'epilessia è uno dei più comuni disturbi neurologici gravi.[21] Circa il 3% delle persone riceveranno, nel corso della loro vita, una diagnosi di epilessia.[22] Le condizioni genetiche, congenite e di sviluppo, sono le cause dell'epilessia più spesso associate ai giovani pazienti, i tumori sono più probabili nelle persone oltre i 40 anni, mentre i traumi cranici e le infezioni del sistema nervoso centrale possono verificarsi a qualsiasi età. La prevalenza dell'epilessia attiva è approssimativamente compresa tra le 5 e le 10 persone su 1000. Fino al 5% degli individui sperimentano un episodio di convulsione non febbrile a un certo punto della loro vita. La prevalenza dell'episodio epilettico una tantum è relativamente alto, poiché la maggior parte dei pazienti smette di avere crisi epilettiche o (meno comunemente) ne muore. L'incidenza annuale dell'epilessia è di 40-70 casi per 100.000 persone nei paesi industrializzati e di 100-190 per 100.000 in paesi più poveri di risorse. Le persone più svantaggiate negli aspetti socio-economici sono a maggior rischio. Nei paesi industrializzati, il tasso di incidenza è diminuito nei bambini ma è aumentato tra gli anziani, nel corso dei tre anni precedenti al 2003, per motivi non del tutto chiariti.[23]

Il numero medio di persone con epilessia varia da regione a regione:

Il numero medio di persone con epilessia varia dalle 7,99 nelle regioni ad alto reddito (high-income country), alle 9,50 delle nazioni a basso reddito (low-income country).[24]

Caratteri specifici dell'epilessia

La crisi epilettica può essere estremamente polimorfa e ha caratteristiche e durata variabile a seconda del tipo di crisi.

  • La più classica, ovvero la crisi convulsiva tipo grande male, si manifesta attraverso la convulsione di tutto il corpo. La vittima, nella maggior parte dei casi crolla al suolo, contorcendosi ripetutamente come in preda a una forte scarica elettrica.
    È caratterizzata da un iniziale spasmo di tutti i muscoli scheletrici (fase tonica) seguita dopo poche decine di secondi da contrazioni muscolari rapide, più o meno regolari, con movimenti ampi e veloci (scosse cloniche sincrone fase clonica). Questo tipo di attacco è usualmente ciò che si intende col termine epilessia nel linguaggio colloquiale. Questo tipo di crisi si conclude con una fase detta di risoluzione (o post-critica) ove la persona appare confusa, rallentata e indolenzita. La durata della fase tonica e clonica è da 2 a 3 minuti.
    Può avvenire in molti casi la morsicatura della lingua. Si noterà la presenza di saliva e muco attorno alla bocca della vittima. Si ha una rotazione degli occhi all'indietro da parte della vittima.
  • Attacco tipo assenza: è un'interruzione dello stato di coscienza dove la persona che sperimenta l'attacco sembra diventare assente e insensibile, per un breve periodo di tempo (di solito 20 secondi). Possono sopraggiungere leggere contrazioni muscolari in particolare "strizzamento degli occhi". Non c'è perdita del tono posturale. Nelle assenze complesse ci può essere una perdita di coscienza più prolungata e l'esordio e la cessazione può essere meno brusca.
  • Attacchi mioclonici: portano sporadiche contrazioni muscolari e possono risultare in contrazioni di muscoli o gruppi muscolari a scatti. La manifestazione è rapida e della durata di meno di 500 ms.
  • Attacchi clonici: scosse muscolari rapide di durata maggiore a 500 ms.
  • Attacchi atonici: portano il rilassamento del tono muscolare causando la caduta a terra della persona sofferente di epilessia. Spesso questi soggetti vanno incontro a un trauma da caduta.

Quindi principalmente distinguiamo tra:

  • crisi generalizzate, nelle quali è coinvolta l'intera corteccia cerebrale fin dal principio della crisi. La scarica neuronale può riverberare, specialmente a livello del talamo (che renderebbe conto delle crisi cosiddette di tipo "assenza"). Solitamente (ma non necessariamente) queste crisi si associano a perdita di coscienza.
  • crisi focali: sono caratterizzate dal coinvolgimento primitivo di una parte ben localizzata della corteccia cerebrale, focolaio che può rimanere localizzato o espandersi, fino a coinvolgere entrambi gli emisferi (crisi parziali secondariamente generalizzate).

Sono fondamentali ancora alcune considerazioni per le crisi epilettiche parziali a secondaria generalizzazione: tutte le crisi parziali possono concludersi con una crisi convulsiva generalizzata, generalmente tipo grande male.
Lo "Stato di Male" è una drammatica situazione in cui l'individuo è in preda a una crisi epilettica che si protrae per almeno 10-20-30 minuti, o dura di meno ma si ripete a intervalli talmente ristretti che non consente la ripresa di coscienza. Questo porta a necrosi neuronale. Il male epilettico è da considerarsi una vera e propria emergenza medica, in quanto la probabilità di andare incontro a morte è di circa il 20%, mentre è anche maggiore quella di avere delle sequele neurologiche permanenti. L'unica cura è l'anestesia generale che blocca la crisi.

Gli effetti delle crisi focali possono essere diversi in base all'area del cervello in cui essi sono attivi. Per esempio un attacco parziale in aree deputate alla percezione può causare una particolare esperienza sensoriale (per esempio la percezione di un odore, di una musica o di un lampo di luce).

Questo tipo di attacco può produrre particolari pensieri o immagini interne o anche esperienze che possono essere distinte ma non facilmente descritte. Gli attacchi centrati nel lobo temporale sono famosi per il provocare esperienze mistiche o di estasi in alcune persone. Queste possono risultare in una diagnosi errata di psicosi o anche schizofrenia, se gli altri sintomi dell'attacco sono trascurati e non sono eseguiti altri test. Quando invece il focus è localizzato nella corteccia motoria, l'attacco parziale può causare un movimento in un particolare gruppo di muscoli. Tipico esempio è la "crisi Jacksoniana" in cui il soggetto ha scosse in una parte del corpo (in particolare mani, viso, lingua).

Si può parlare anche di crisi non epilettiche, qualora causate da agenti esterni quali terapia elettroconvulsivante (TEC, il comune "elettroshock"), o farmaci convulsivanti. A volte può essere difficile differenziarle dalla sincope, dalla crisi isterica e dalla simulazione.

Le crisi epilettiche possono manifestarsi in alcune patologie come la sclerosi tuberosa di Bourneville. Altre sindromi:

  • Sindrome di West: caratterizzata da spasmi infantili in estensione, in flessione e fulminei accompagnati da movimenti del capo. Oltre a questi spasmi c'è ritardo psicomotorio e ipsaritmia (onde lente e punte di grande ampiezza). Colpisce bambini fino a 7 mesi e la prognosi non è buona se la diagnosi è tardiva.
  • Sindrome di Lennox-Gastaut: colpisce bambini tra 1 e 7 anni caratterizzata da sintomi crisi toniche e atoniche frequenti. La terapia non è efficace e si associa ritardo mentale.
  • Sindrome di Landau-Kleffner: caratterizzata da afasia acquisita, agnosia uditiva oltre a caratteristici attacchi epilettici.

Crisi epilettica

La crisi epilettica è un evento parossistico tramite il quale l'epilessia si manifesta, causato dalla scarica improvvisa eccessiva e rapida di una popolazione più o meno estesa di neuroni che fanno parte della sostanza grigia dell'encefalo (definizione di John Hughlings Jackson). L'aggregato di neuroni interessati dalla scarica viene definito "focolaio epilettogeno".

La locuzione deve essere differenziata dal termine "epilessia": quest'ultimo indica una condizione caratterizzata dalla ricorrenza di episodi convulsivi dovuti a una patologia cronica sottostante. Un individuo che ha presentato una singola crisi, o anche più crisi dovute a una condizione clinica che può essere trattata (ad esempio uno stato febbrile) o evitata, non è affetto da epilessia. L'incidenza e la prevalenza delle crisi sono influenzate da diversi fattori, ma si stima che tra il 5 e il 10% degli individui presentano nel corso della vita un episodio convulsivo (con una frequenza più alta tra i bambini e gli anziani).

A seconda delle caratteristiche dell'evento, le manifestazioni cliniche possono variare da convulsioni drammatiche a semplici fenomeni sensoriali non riconoscibili dall'osservatore esterno.

Eziologia

L'epilessia può avere una causa sia genetica, sia acquisita e in molti casi è un risultato dell'interazione tra più di questi fattori. Tra le cause acquisite si possono includere: gravi traumi cranici, ictus, tumori e danni al cervello in seguito di una precedente infezione.[25] Nel 60% dei casi la causa rimane comunque sconosciuta.[4][26] L'epilessia causata da fattori genetici, congenita o dovuta dalle condizioni dello sviluppo, sono i casi più comuni nella fascia più giovane della popolazione, mentre i tumori cerebrali e gli ictus sono riscontrabili più frequentemente nelle persone anziane.[26]

Le convulsioni possono verificarsi anche in conseguenza di altri problemi di salute; se si verificano da una causa specifica, come un ictus, un trauma cranico, l'ingestione di sostanze tossiche o in seguito a problemi relativi al metabolismo, esse sono note come crisi epilettiche sintomatiche acute e appartengono ad una più ampia classificazione dei disturbi convulsivi, piuttosto che all'epilessia in sé.[8][27]

Genetica

Si ritiene che la genetica sia coinvolta nella maggior parte dei casi, sia direttamente che indirettamente.[28] Alcuni rari casi (tra l'1% e il 2%) di epilessia sono dovuti ad un singolo difetto genetico; la maggior parte sono da imputarsi all'interazione di più geni e fattori ambientali.[28] Ogni difetto genetico è di per sé raro, con più di 200 descritti in proposito.[29] La maggior parte dei geni coinvolti sono direttamente o indirettamente coinvolti nei canali ionici.[25] Questi includono geni stessi canali ionici, gli enzimi, i GABA, e i recettori accoppiati a proteine G.[30]

Nei gemelli omozigoti, se uno di essi è affetto dalla condizione, vi è una probabilità del 50-60% che anche l'altro ne sia colpito.[28] Nei gemelli eterozigoti questo rischio scende al 15%.[28] Tali rischi sono maggiori nei soggetti con crisi generalizzate piuttosto che con crisi parziali.[28] Se entrambi i gemelli sono interessati, il più delle volte hanno la stessa forma di sindrome epilettica (70-90%).[28] Altri parenti stretti di una persona con epilessia predentano un rischio di cinque volte superiore a quella della popolazione generale.[31] Tra l'1% e il 10% di coloro che presentano la sindrome di Down e il 90% degli individui con la sindrome di Angelman soffre anche di epilessia.[31]

Acquisita

L'epilessia può verificarsi come risultato di una serie di altre condizioni mediche, come: tumori, ictus, traumi cranici, infezioni precedenti del sistema nervoso centrale, anomalie genetiche e a causa di un qualche danno cerebrale intercorso al momento della nascita.[4][32] Tra coloro che presentano tumori cerebrali quasi il 30% accusa attacchi epilettici, arrivando a rappresentare circa il 4% dei casi di epilessia.[31] Il rischio è maggiore per i tumori che si formano nel lobo temporale e quelli a crescita più lenta.[31] Altre lesioni dovute alla presenza di masse, come l'emangioma cavernoso cerebrale e le malformazioni artero-venose comportano un innalzamento del 40-60% del rischio di incorrere nell'epilessia.[31] Tra coloro che hanno avuto un ictus cerebrale, tra il 2% e il 4% sviluppano l'epilessia.[31] Tra il 6% e il 20% dei casi di epilessia sono probabilmente conseguenti ad un trauma cranico.[31] Una lieve lesione cerebrale aumenta il rischio di circa due volte mentre una grave lesione lo aumenta di sette volte.[31] In coloro che hanno sperimentato un colpo di pistola alla testa, il rischio è di circa il 50%.[31]

Il rischio di epilessia in seguito ad un episodio di meningite è inferiore al 10% e la condizione provoca più comunemente convulsioni durante l'infezione stessa.[31] Nel caso di encefalite da herpes simplex il rischio di attacchi epilettici è di circa il 50%[31] con un alto rischio di sviluppare una epilessia dopo la guarigione (fino al 25% dei casi).[33][34] L'infezione da taenia solium, che può evolvere in neurocisticercosi, è la causa di quasi la metà dei casi di epilessia nelle aree del mondo dove il parassita è comune.[31] L'epilessia può avvenire anche dopo altre infezioni cerebrali come la malaria cerebrale, la toxoplasmosi e la toxocariasi.[31] L'uso cronico di alcol aumenta il rischio di epilessia.[31] Altri rischi includono la malattia di Alzheimer, la sclerosi multipla e la sclerosi tuberosa e l'encefalite autoimmune.[31] Essere vaccinati non aumenta il rischio di epilessia.[31] La malnutrizione è un fattore di rischio per lo più visto nei paesi in via di sviluppo, anche se non è chiaro se si tratta di una causa diretta o una correlazione.[35]

Tipologie di crisi

Le crisi epilettiche si diversificano in:

  • crisi parziali:
    • crisi elementari o "semplici" (con segni motori, sensitivi, autonomici, psichici)
    • crisi parziali complesse
    • crisi parziali complesse secondariamente generalizzate
  • crisi generalizzate:
    • piccolo male ("assenze")
    • grande male ("crisi tonico-cloniche")
    • toniche
    • atoniche
    • miocloniche
  • crisi non classificate:
    • convulsioni neonatali
    • spasmi infantili

Crisi parziali

Interessano un'area più o meno circoscritta dell'encefalo. Si definiscono semplici se non c'è alterazione dello stato della coscienza, complesse se c'è compromissione di vario grado dello stato di coscienza, spesso precedute da segni premonitori, detti aura. Le crisi che iniziano come parziali e poi si diffondono all'intero cervello, sono classificate come "crisi parziali a secondaria generalizzazione".

Crisi parziali semplici

Queste crisi avvengono in un emisfero. Le caratteristiche date dall'EEG sono unilaterali e focali, almeno all'inizio. Questi tipi di crisi sono suddivisi a seconda delle manifestazioni cliniche di accompagnamento:

Con segni motori

Durano pochi secondi e la sintomatologia dipende dall'area interessata:

  • Crisi focali motori: le uniche a essere stabilizzate nella loro sede. Sono date da contrazione tonica, seguita poi da "clonie" che esordiscono al livello dell'emivolto o porzione limitata di un arto (mano, piede) in successiva estensione fino all'interessamento dell'emisoma controlaterale (marcia Jacksoniana).
  • Crisi posturali: manifestazioni toniche che fanno sì che si assumano posture anomale. Interessamento dell'area supplementare motoria.
  • Crisi versive: deviazione testa e occhi e talvolta del tronco; abduzione-elevazione dell'arto superiore omolaterale.
  • Crisi fonatorie: impossibilità di parlare per coinvolgimento della circonvoluzione frontale inferiore dell'emisfero dominante o dell'area motoria supplementare.
Con segni somatosensitivi o sensoriali
  • Crisi sensitive: parestesie formicolanti, dolore, sensazione di “scossa elettrica” a livello dell'intero emisoma o di esso. A volte con marcia Jacksoniana per la progressione della scarica lungo la corteccia postrolandica (in corrispondenza dell'area sensitiva primaria).
  • Crisi visive: allucinazioni (punti luminosi) a un emicampo → la scarica dei neuroni si origina dalla corteccia visiva controlaterale (16 e 17). Allucinazioni complesse → sospetto coinvolgimento della giunzione parieto-occipito-temporale.
  • Crisi uditive: si sentono ronzii, sibili e soffi → probabile focolaio a livello della circonvoluzione temporale superiore (dove si trova l'area uditiva primaria).
  • Crisi olfattive: percezione di odori sgradevoli; sono tipicamente localizzate a livello dell'uncus temporale (crisi uncinate), a volte anche a livello della corteccia frontale inferiore.
  • Crisi gustative: sensazione di gusti sgradevoli (acido, amaro...), seguite da ageusia/disgeusia, associate a scariche dalla corteccia frontale inferiore.
  • Crisi vertiginose: rare, sono sensazione di rotazione o spostamento. Localizzazione aspecifica.
Con segni o sintomi autonomici

Sensazione di peso epigastrico ascendente. Origine temporale interna. Una delle crisi semplici più frequenti. Nausea, vomito, ipersalivazione, tachi- o bradicardia, palpitazione, arrossamento o pallore (genesi temporale o frontale).

Con segni psichici

Alterazione elettiva delle funzioni superiori senza perdita di coscienza. Localizzate nelle strutture limbiche del lobo temporale.

  • Crisi dismnesiche: sensazione di familiarità (déjà-vu, déjà-vécu) o di estraneità (jamais-vu, jamais-vécu). Oppure, incapacità di rievocare certi ricordi.
  • Crisi cognitive: Percezione alterata della realtà: sensazione di vivere in un sogno (dreamy state secondo Hughlings-Jackson) oppure sensazione di depersonalizzazione. Manifestazione di pensiero forzato (idea che si impone al soggetto).
  • Crisi illusionali: percezione deformata della realtà, localizzazione temporale o parieto-occipitale.
  1. Macropsie (aumento dimensione oggetti).
  2. Micropsie (riduzione dimensione oggetti).
  3. Metamorfopsie (alterazione della forma degli oggetti).
  4. Polipsie (aumento numerico).
  • Crisi allucinogene: percezioni senza oggetto, spesso sono complesse e articolate (scene, paesaggi, personaggi). Localizzazione temporale o parieto-occipitale.
  • Crisi affettive: il focus è temporo-mesiale con sensazioni, per la maggior parte spiacevoli, tipo:
  1. Ansia.
  2. Paura intensa.
  3. Depressione.
  4. Rabbia
  5. Rare le crisi emotive (pianto o risa) che possono essere manifestazioni di amartroma ipotalamico.
  • Crisi disfasiche: compromissione del linguaggio per l'interessamento di aree frontali e temporo-parietali dell'emisfero dominante.

Crisi generalizzate

La classificazione delle crisi epilettiche è decisamente modificata negli ultimi anni. Attualmente si considerano:

La più grande modifica riguarda le epilessie focali, che una volta venivano classificate come epilessie parziali. Le epilessie neonatali non sono più considerate una unità a sé stante.

Visto che poi nella pratica spesso vengono ricordate e utilizzate, riportiamo anche parte della vecchia classificazione (del 1981) per motivi di chiarezza.

Le crisi parziali erano suddivise in:

  • crisi parziali semplici in cui non si ha perdita di coscienza né ricorrenza dell'evento (sebbene possano causare un'alterazione dei sensi, un forte e persistente senso di nausea o altre sensazioni)
  • crisi parziali complesse, in cui si ha perdita di coscienza. Ciò non significa necessariamente che la persona che prova questo tipo di attacco cadrà a terra priva di sensi. Ciò fa riferimento all'effetto dell'attacco sullo stato di coscienza.

Schematicamente si classificavano come:

  • crisi parziali semplici (senza perdita di coscienza) caratterizzate da:
    • crisi motorie Jacksoniane (per esempio: scossa alla mano di durata compresa tra i 30 e i 60 secondi). Al termine di una crisi Jacksoniana si ha generalmente la Paralisi di Todd (ovvero una paralisi centrale di breve durata). Alcune volte si può avere il fenomeno della marcia Jacksoniana: la crisi epilettica si diffonde attraverso la corteccia motoria, quindi si ha una scossa alla mano, poi al braccio, poi alla gamba e infine al volto.
    • crisi versive (deviazione dallo stesso lato di capo e occhi, elevazione dell'arto superiore omolaterale)
    • crisi somatosensoriali (solitamente si percepiscono parestesie o con sintomi sensitivi speciali più complessi (allucinazioni generalmente semplici visive, uditive, olfattive, gustative, vertiginose)
    • crisi vegetative (sensazione epigastrica, piloerezione, dilatazione pupillare, vampate, sudorazione)
    • crisi psichiche (allucinazioni, paura, rabbia, distorsioni del senso del tempo, alterazione della percezione)

La crisi parziale semplice può diventare complessa. Quest'ultima oltre alla perdita di coscienza è caratterizzata da: automatismi come continuare a deglutire e masticare.

  • Crisi parziali complesse (con perdita di coscienza):
    • crisi confusionali
    • crisi psicomotorie
    • crisi dismnesiche
    • crisi ideatorie
    • crisi affettive
    • crisi psicosensoriali

Diagnostica

EEG in un caso di epilessia idiopatica: punte-onda generalizzate a 3 Hz

La diagnosi di epilessia viene tipicamente formulata in base alla descrizione dell'evento convulsivo e delle circostanze in cui è avvenuto.[36] Il ricorso ad un elettroencefalogramma e a tecniche di neuroimaging fanno di solito parte degli esami di approfondimento.[36] Sebbene si tenti di osservare una sindrome epilettica specifica, ciò non sempre risulta possibile.[36] Una registrazione video correlata a quella dell'EEG può essere utile nei casi più complessi.[37]

Definizione

Al 2014, l'epilessia viene definita come il verificarsi di due o più crisi epilettiche, separate da più di 24 ore, senza che vi sia causa chiara. Per attacco epilettico si intende invece una situazione provvisoria in cui si manifestano i sintomi derivanti da una attività elettrica anomala all'interno del cervello.[3] Può essere anche vista come una condizione in cui i pazienti hanno avuto almeno una crisi epilettica, con un permanente rischio di incorrere in un altro episodio o in una sindrome epilettica.[3]

L'International League Against Epilepsy e l'International Bureau for Epilepsy, che collaborano come partner dell'Organizzazione mondiale della sanità,[38] definiscono l'epilessia nella loro dichiarazione congiunta del 2005 come "un disordine del cervello caratterizzato da una duratura predisposizione nel generare crisi epilettiche e dalle conseguenze neurobiologiche, cognitive, psicologiche e sociali di questa condizione. La definizione di epilessia richiede il verificarsi di almeno un attacco epilettico".[39][40]

EEG

Un elettroencefalogramma (EEG) può essere d'aiuto mostrando l'attività cerebrale suggestiva di un aumentato del rischio di incorrere in convulsioni. Si raccomanda solo a coloro che hanno la probabilità di avere un attacco epilettico sulla base dei sintomi. Nella diagnosi di epilessia, elettroencefalografia può aiutare a distinguere il tipo di attacco o la sindrome presente. Nei bambini è necessario solo dopo un secondo evento epilettico. Non può essere utilizzato per escludere la diagnosi e può dare falso positivo nei pazienti senza la malattia. In alcune situazioni può essere utile eseguire l'EEG quando il paziente dorme o viene privato del sonno.[37]

Imaging

Il ricorso a tecniche di imaging biomedico, come la tomografia computerizzata (TC) e la risonanza magnetica (RM), è consigliato dopo una prima crisi non febbrile per rilevare problemi strutturali del cervello.[37] La RM è generalmente il sistema di imaging migliore tranne quando si sospetta una emorragia cerebrale per la quale la TC è più sensibile e più facilmente disponibile.[41] Se chi ha avuto un attacco si presenta al pronto soccorso ma ritorna alla normalità in fretta, gli esami di imaging possono essere fatti in un secondo momento.[41] Se una persona ha una precedente diagnosi di epilessia con precedenti immagini, il ripetere gli esami spesso non è necessario.[37]

Diagnosi differenziale

Formulare una diagnosi di epilessia può essere difficile. Un certo numero di altre condizioni mediche possono presentarsi con segni e sintomi molto simili a convulsioni, comprese la sincope, l'iperventilazione, le emicranie, la narcolessia, gli attacchi di panico e le convulsioni psicogene non epilettiche (PNES).[42][43]In particular a syncope can be accompanied by a short episode of convulsions.[44] In particolare, una sincope può essere accompagnata da un breve episodio convulsivo.[45] L'epilessia notturna del lobo frontale, spesso diagnosticata scorrettamente come incubi, era inizialmente considerata una parasonnia ma in seguito fu identificata come un'epilessia.[46] La causa di un attacco di goccia può essere, tra molti altri, un attacco atonica.[43]

I bambini possono avere comportamenti che sono facilmente scambiati per crisi epilettiche, ma che in realtà non lo sono. Questi includono spasmi affettivi, bagnare il letto, terrori notturni, tic e mioclono.[43] Il reflusso gastroesofageo può causare inarcamento della schiena e la torsione della testa di lato nei neonati, e ciò può essere confuso con le crisi tonico-cloniche.[43]

La diagnosi errata è frequente (si riscontra in circa il 5%-30% dei casi).[47] Diversi studi hanno dimostrato che in molti casi attacchi simil-epilettici resistenti al trattamento, hanno in realtà una causa cardiovascolare.[44][48] Circa il 20% di coloro che si recano in ospedale per l'epilessia ha la PNES[41] e di coloro che hanno PNES circa il 10% ha anche l'epilessia.[49]

Trattamento

L'epilessia è solitamente trattata mediante l'assunzione giornaliera di farmaci, prescritti dopo il verificarsi di una seconda crisi,[50][51] ma per quelli ad alto rischio la terapia farmacologica può essere utilizzata fin dall'esordio. In alcuni casi, una dieta speciale, l'impianto di un neurostimolatore o un intervento di neurochirurgia possono essere proposti.[50]

Primo soccorso

Un elmetto paracolpi per soggetti epilettici

Mettere la persone con una crisi tonico-cloniche attiva nella posizione laterale di sicurezza aiuta a prevenire l'inalazione di liquidi nei polmoni.[52] Mettere le dita in bocca o inserire un abbassalingua non è raccomandato in quanto potrebbe causare vomito o far si che il soccorritore venga morso.[53][52] Gli interventi dovrebbero essere tesi ad evitare traumi, tuttavia non sono generalmente necessare precauzioni per la colonna vertebrale.[53][52]

Se un attacco dura più di 5 minuti o vi sono due attacchi nell'arco di un ora senza che vi sia nel mezzo un ritorno ad un livello normale di coscienza, si ritiene che vi sia un'emergenza medica conosciuta come "stato di male epilettico".[50][54] Questa situazione può necessitare di assistenza medica per mantenere protetta la pervietà delle vie aeree.[50][79] Il farmaco che si può utilizzare autonomamente più utilizzato per un attacco di lunga durata è il midazolam per os,[55] mentre il diazepam può anche essere somministrato per via rettale.[55] In ospedale viene preferito il lorazepam per via endovenosa.[50] Se due dosi di benzodiazepine non risultano efficaci, altri farmaci come la fenitoina possono essere utilizzati.[50] Lo stato di male epilettico convulsivo che non risponde al trattamento iniziale tipicamente richiede il ricovero in un reparto di terapia intensiva e il trattamento con farmaci importanti come il tiopental sodico o il propofol.[50]

Farmaci anticonvulsivi

Lo stesso argomento in dettaglio: Anticonvulsante.
Formula chimica della fenitoina, un farmaco antiepilettico
Rappresentazione tridimensionale di una molecola di Levetiracetam.

I farmaci anticonvulsivanti costituiscono il trattamento principale per l'epilessia e spesso devono essere assunti per tutta la vita.[51] La ​​scelta del principio attivo si basa sul tipo di crisi, sulla presenza della sindrome di epilessia, sugli altri farmaci prescritti, sugli altri problemi di salute e sull'età e lo stile di vita della persona.[50] Inizialmente è consifliato un unico farmaco[56] e se questo non risulta efficace si prova a cambiare.[50] L'assunzione di due farmaci contemporaneamente è consigliato solo se il singolo non fornisce risultati.[50] In circa la metà, già la prima prescrizione risulta efficace; nel 13% dei casi è necessario provare un secondo principio attivo, mentre il 4% dei pazienti necessita di assumere due agenti contemporaneamente.[57] Per il circa 30% delle persone gli attacchi permangono nonostante il trattamento farmacologico.[7]

Vi sono un certo numero di farmaci disponibili che sembrano essere ugualmente efficaci, sia per le crisi parziali che per quelle generalizzate: fenitoina, carbamazepina e valproato.[58][59] La carbamazepina a rilascio controllato sembra funzionare come la carbamazepina a rilascio immediato e può comportare meno effetti collaterali.[60] Nel Regno Unito, la carbamazepina o la lamotrigina sono raccomandati come trattamento di prima linea per le crisi parziali, con levetiracetam e valproato come seconda scelta per gli alti costi e gli effetti collaterli.[50] Per le crisi generalizzate il valproato è il farmaco raccomandato e la lamotrigina può essere considerata di seconda scelta.[50] In coloro che accusano crisi di assenza vengono raccomandati l'etosuccimide o valproato; quest'ultimo risulta particolarmente efficace nelle crisi miocloniche e toniche o nelle convulsioni atone.[50] Se gli attiacchi appaiono sono ben controllati a seguito di un particolare trattamento, non è generalmente necessario controllare regolarmente i livelli di farmaco nel sangue.[50]

L'anticonvulsivante meno costoso è il fenobarbital.[35] L'Organizzazione Mondiale della Sanità lo raccomanda come trattamento di prima linea nei paesi in via di sviluppo.[61][62] La sua disponibilità può essere tuttavia difficile, in quanto alcuni paesi lo classificano come farmaco proibito. [35]

Gli effetti collaterali dei farmaci sono stati riportaiti dal 10% al 90% dei pazienti, a seconda di come sono stati raccolti i dati.[63] La maggior parte di questi effetti sono di lieve entità e correlati alla dose.[63] Alcuni esempi possono essere un cambiamento di umore, sonnolenza o una andatura instabile.[63] Alcuni farmaci hanno effetti collaterali che non sono legati al dosaggio, come eruzioni cutanee, tossicità epatica o soppressione del midollo osseo.[63] Fino ad un quarto delle persone interrompe il trattamento a causa di questi effetti avversi.[63] Alcuni farmaci sono associate aall'insorgenza di anomalie congenite, se usati durante la gravidanza.[50] A tal proposito, il valproato risulta essere particolarmente preoccupante, soprattutto durante il primo trimestre di gestazione.[64] Nonostante questo, il trattamento spesso non viene interrotto se giudicato efficace, poiché il rischio di epilessia non trattata è ritenuto essere maggiore del rischio del farmaco.[64]

L'assunzione dei farmaci può essere letamente sospesa in coloro che non hanno avuto alcun attacco per un tempo da due a quattro anni; tuttavia, circa un terzo delle persone sperimenta una ricaduta, il più delle volte durante i primi sei mesi dall'interruzione della terapia.[50][65] La sospensione definitiva dai farmaci risulta possibile nel circa 70% dei bambini e nel 60% degli adulti.[4]

Chirurgia

Lo stesso argomento in dettaglio: Chirurgia dell'epilessia.

Nel caso di epilessia, il ricorso alla chirurgia può essere un'opzione per gli individui con crisi epilettiche parziali che non cessano di manifestarsi nonostante l'adozione degli altri trattamenti.[66] Prima di valutare il trattamento chirurgico è necessario provare almeno due o tre farmaci diversi.[67] Lo scopo della chirurgia è il controllo totale delle crisi epilettiche[68] e questo ciò può essere ottenuto nel 60-70% dei casi.[67] Tra le procedure comuni vi sono il taglio dell'ippocampo tramite una resezione anteriore lobo temporale, la rimozione delle masse tumorali e la rimozione di alcune porzioni di neocorteccia.[67] Alcune procedure come la callosotomia possono essere tentate per provare a ridurre il numero di crisi, piuttosto che per curare la condizione stessa.[67] A seguito dell'intervento chirurgico, in molti casi la terapia farmacologica può essere lentamente sospesa.[67]

Anche la neurostimolazione può essere un'opzione attuabile in coloro che non sono candidabili per la chirurgia.[50] Tre metodiche hanno dimostrato di essere efficaci in coloro che non rispondono ai farmaci: la stimolazione del nervo vago, la stimolazione talamica anteriore e la stimolazione di risposta ad anello chiuso.[69]

Dieta

Una dieta chetogenica (alto contenuto di grassi, basso contenuto di carboidrati, proteine adeguate) sembra diminuire il numero di attacchi della metà in circa il 30-40% dei bambini.[70] Si tratta di una scelta ragionevole in coloro che hanno l'epilessia senza aver riscontrato miglioramenti con il trattamento farmacologico e che gli è precluso l'intervento chirurgico.[70] Circa il 10% di essi seguono la dieta per alcuni anni per poi abbandonarla per via dell'inefficacia e dei problemi nella tollerabilità.[70] Gli effetti collaterali includono problemi allo stomaco e intestinali, riscotrati nel 30% dei pazienti, e vi sono preoccupazioni a lungo termine per il verificarsi di possibili malattie cardiache.[70] Diete meno radicali sono più facili da tollerare e possono essere altrettanto efficaci.[70] Non è ben chiaro il motivo per cui questa dieta possa funzionare.[71] L'attività fisica è stata proposta come probabilmente utile per prevenire le crisi,[72] ed alcuni dati forniscono un certo sostegno a tele teoria.[73]

Medicina alternativa

La medicina alternativa, tra cui l'agopuntura,[74] gli interventi psicologici,[75] l'assunzione continua di vitamine,[76] e la pratica dello yoga,[77] non hanno alcuna prova affidabile a sostegno per essere consigliate nel caso di epilessia. Anche l'uso di cannabis e di melatonina non sono supportate da prove.[78]

Prognosi

Disability-adjusted life year relativa a epilessia per 100.000 abitanti nel 2002.

     nessun dato

      meno di 50

     50-72.5

     72.5-95

     95-117.5

     117.5-140

     140-162.5

     162.5-185

     185-207.5

     207.5-230

     230-252.5

     252.5-275

     più di 275

Solitamente l'epilessia non può essere curata ma i farmaci sono in grado di controllare gli attacchi in modo efficace in circa il 70% dei casi.[7] Coloro che hanno crisi generalizzate in più dell'80% dei casi possono essere ben controllata con i farmaci, mentre ciò si verifica solo nel 50% di persone con crisi parziali.[69]

Al di là di sintomi delle malattie di base che può essere alla base di una parte degli eventi epilettici, le persone con epilessia sono a rischio di morte per quattro problemi principali: stato di male epilettico, suicidio associato alla depressione, traumi da convulsioni e morte improvvisa da epilessia (SUDEP)[79][80][81] Quelli a più alto rischio di decesso presentano alla base danni neurologici e crisi epilettiche scarsamente controllate, in genere quelli con sindromi epilettiche più benigne vedono un minor rischio di morte.

Uno studio del National Sentinel Audit of Epilepsy-Related Deaths,[82] ha attirato l'attenzione su questo importante problema. Esso ha rivelato che " 1.000 morti si verificano ogni anno nel Regno Unito a causa dell'epilessia e la maggior parte di essi sono associati a crisi epilettiche e il 42% dei decessi erano potenzialmente evitabili".[83]

Alcuni disturbi sembrano verificarsi con maggior incidenza nelle persone affette da epilessia. Essi includono: depressione, stato d'ansia, emicrania, infertilità e bassa libido sessuale. La sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) colpisce i bambini epilettici da tre a cinque volte di più rispetto ai bambini della popolazione generale.[84] L'ADHD e l'epilessia possono avere significative conseguenze per il comportamento di un bambino, nel suo apprendimento e nella sua vita sociale.[85] L'epilessia è comune nell'autismo.[86]

Mortalità

Le persone con epilessia hanno un aumentato del rischio di morte.[113] Tale aumento si stima sia compreso tra le 1,6 e 4,1 volte superiore alla popolazione generale[87] ed è spesso legata alle cause della crisi, allo stato epilettico, al suicidio, ai traumi e SUDEP.[88] Il decesso, nel caso di stato di male epilettico, è dovuto principalmente a un problema di fondo come la mancanza dei farmaci necessari.[88] Il rischio di suicidio è aumentato da due a sei volte in coloro che hanno l'epilessia.[89][90] La causa di ciò non è chiara.[89] La SUDEP sembra essere in parte legata alla frequenza delle crisi generalizzate tonico-cloniche[91] e rappresenta circa il 15% dei decessi legati all'epilessia.[91] Non è chiaro come poter diminuire il rischio.[91] Il maggior incremento della mortalità da epilessia è tra gli anziani.[87]< Quelli con epilessia a causa sconosciuta hanno un rischio aumentato di poco.[87] Nel Regno Unito si stima che il 40-60% dei decessi sia evitabile. Nel mondo in via di sviluppo molte morti sono dovute a casi di epilessia non trattati adegatamente.[35]

Stato della ricerca

Nel 2011 è stato sviluppato un sistema efficace per tentare di prevedere le crisi epilettiche in base all'analisi dell'EEG.[92] Il modello Kindling, dove vengono effettuate ripetute esposizioni a eventi che potrebbero causare crisi epilettiche. è stato utilizzato su animali per studiare il fenomeno.[93]

La terapia genica è stato studiata in alcuni tipi di epilessia.[94] L'utilizzo di farmaci che alterano la funzione immunitaria, come le immunoglobuline per via endovenosa, sono scarsamente supportati da prove.[95] La radiochirurgia stereotassica non invasiva, al 2012, è comparata alla chirurgia standard per alcuni tipi di epilessia.[96]

Negli altri animali

L'epilessia si riscontra anche in un certo numero di altri animali, compresi cani, dove rappresenta il disturbo cerebrale più comune, e nei gatti.[97] Tipicamente viene trattata con anticonvulsivanti, come il fenobarbital o il bromuro nei cani e il solo fenobarbital nei gatti.[98] Mentre le crisi generalizzate nei cavalli sono abbastanza facili da diagnosticare, può essere più difficile nel caso di crisi epilettiche non generalizzate e il ricorso ad un EEG può essere utile.[99]

Associazioni e gruppi di auto - aiuto

In Italia si valuta che vi siano circa 500.000 persone malate di epilessia. Esistono alcune associazioni che raggruppano con differenti sigle in varie città di Italia (ad esempio: Lega Italiana Contro L'epilessia, LICE, o Federazione Italiana Epilessie, FIE), dei gruppi di auto-aiuto che uniscono pazienti e dottori, che condividono lo scambio di esperienze e storie, con l'obiettivo di debellare anche i pregiudizi di tipo culturale che impediscono a volte di vivere serenamente con questa malattia.

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Bibliografia

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