Epilessia tipo assenza infantile

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.
Epilessia tipo assenza infantile
Specialitàneurologia
Classificazione e risorse esterne (EN)
ICD-9-CM345.0
Sinonimi
Picnolessia

L'epilessia tipo assenza infantile o picnolessia è una forma molto comune di epilessia generalizzata[1] caratterizzata da repentina e fugace perdita di coscienza nei bambini in età scolare.

Epidemiologia[modifica | modifica wikitesto]

La picnolessia rappresenta circa il 10-12% di tutte le epilessie in età scolare, con massima incidenza tra i 5 e i 7 anni e nel sesso femminile.[2] Come per le altre forme di epilessia, la picnolessia ha una forte predisposizione familiare.

Profilo clinico[modifica | modifica wikitesto]

Tipicamente, la picnolessia si caratterizza per rapide e fugaci perdite di coscienza che si verificano con cadenza plurigiornaliera; in questo senso, la picnolessia rappresenta il quadro più classico di assenza tipica. Le perdite di coscienza, repentine, non si associano a crisi motorie e durano dai 5 ai 20 secondi; considerata l'età e l'assenza di manifestazioni tonico-cloniche, molto spesso i bambini affetti vengono notati dagli insegnanti.

Profilo diagnostico[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Elettroencefalogramma.

Le crisi di assenza possono essere evocate dall'iperpnea (si invita il bambino a soffiare ripetutamente per far muovere una piccola girandola) o dal sonno non-REM. Con questi accorgimenti è possibile registrarle l'attività elettrica cerebrale durante la crisi mediante il tracciato elettroencefalografico; infatti nel contesto di un ritmo di fondo regolare, compaiono complessi punta-onda a 3 cicli per secondo (3 Hz) durante la crisi. Tale reperto è sufficiente a far diagnosi.

Terapia e prognosi[modifica | modifica wikitesto]

La strategia terapeutica si basa sull'uso di acido valproico o di etosuccimide; quest'ultimo, benché gravato da minori effetti collaterali, non ha la stessa efficacia nel controllare le crisi tonico-cloniche che possono associarsi alle crisi di assenza. Quest'ultimo aspetto deve essere preso in considerazione poiché, dopo 10 anni, in circa il 40-60% dei casi, possono svilupparsi crisi di grande male. Tuttavia, nel restante 30-40% dei casi si ha una remissione completa della sintomatologia nell'età adulta.[2]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Le forme di epilessia si distinguono in parziali e generalizzate; mentre le prime colpiscono una porzione confinata di corteccia cerebrale, le seconde investono l'intera superficie cerebrale
  2. ^ a b C. Loeb, E. Favale, Neurologia di Fazio Loeb, Roma, Società Editrice Universo, 2003, pp. Pag. 1148-1148, ISBN 88-87753-73-3.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • C. Loeb, E. Favale, Neurologia di Fazio Loeb, Roma, Società Editrice Universo, 2003, ISBN 88-87753-73-3.
  • B. Bergamasco, R. Mutani, La neurologia di Bergamini, Torino, Cortina, 2007, ISBN 88-8239-120-5.
  • Allan H. Ropper, Robert H. Brown, Adams & Victor - Principi di neurologia, Milano - New York, McGraw-Hill Companies, 2006, ISBN 88-386-3909-4.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

  Portale Medicina: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di medicina