Sante Gaiardoni

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Sante Gaiardoni
Sante Gaiardoni in divisa olimpica (1960)
Nazionalità Bandiera dell'Italia Italia
Altezza 168 cm
Peso 66 kg
Ciclismo
Specialità Strada, pista
Termine carriera 1971
Carriera
Squadre di club
1960Ghigi
1961-1962Philco
1963-1964Termozeta
1965Ignis
G.B.C.
1966G.B.C.
1967Salamini-Comet
1968Ignis
1969Gris 2000
1970G.B.C.
1971Dreher
Nazionale
1958-1970Bandiera dell'Italia Italia
Palmarès
 Giochi olimpici
Oro Roma 1960 Velocità
Oro Roma 1960 Km da fermo
 Mondiali su pista
Argento Parigi 1958 Velocità Dil.
Argento Amsterdam 1959 Velocità Dil.
Oro Lipsia 1960 Velocità Dil.
Argento Milano 1962 Velocità
Oro Rocourt 1963 Velocità
Bronzo Francoforte 1966 Velocità
Bronzo Anversa 1969 Velocità
Argento Leicester 1970 Velocità
 

Sante Gaiardoni, per l'anagrafe Sante Giovanni Gaiardoni (Villafranca di Verona, 29 giugno 1939Motta Visconti, 30 novembre 2023), è stato un pistard e ciclista su strada italiano, medaglia d'oro a Roma 1960 nel chilometro da fermo e nella velocità, specialità in cui fu anche campione mondiale nel 1960 tra i dilettanti e nel 1963 tra i professionisti.

Carriera[modifica | modifica wikitesto]

Dilettante[modifica | modifica wikitesto]

Sante Gaiardoni vittorioso alla Milano-Busseto del 1959
Sante Gaiardoni sul gradino più alto del podio ai Giochi olimpici di Roma 1960

Gaiardoni si afferma inizialmente nel tandem, specialità in cui vince il campionato italiano sia nel 1957, in coppia con Sergio Bianchetto che nel 1958, con Giacomo Zanetti. Contemporaneamente e sino al 1960, vince alcuni Gran Premi sulle principali piste europee.

Nella specialità della velocità sembra chiuso da Valentino Gasparella che, ai mondiali del 1958 a Parigi e a quelli del 1959 ad Amsterdam, lo batte in finale e si deve accontentare della medaglia d'argento. Gaiardoni, comunque, si consola vincendo la Milano-Busseto su strada del 1959.

Il cambio della guardia, nelle gerarchie della pista, avviene in occasione dei Giochi del Mediterraneo di Beirut (ottobre 1959), dove Gaiardoni si aggiudica la medaglia d'oro sia nella velocità e sia nel chilometro a cronometro, battendo in entrambi i casi Gasparella.

Nel 1960, il veronese si presenta in forma smagliante a tutti gli appuntamenti importanti e non ce n'è per nessuno. Il 30 luglio, al nuovo Velodromo Olimpico di Roma, batte il record mondiale di velocità dilettanti sui 200 m. lanciati con il tempo di 11"[1][2].

In agosto, a Lipsia si afferma come campione del mondo della velocità, battendo il belga Leo Sterckx in due prove rispettivamente con il tempo di 11"2 e di 11"3[3].

Pochi giorni dopo, ai Giochi della XVII Olimpiade di Roma, ottiene l'alloro olimpico nella velocità, battendo in semifinale lo scorretto australiano Ron Baensch (che lo fa cadere nella prima manche) e in finale ancora il belga Sterckx[4]. Si afferma anche nel chilometro a cronometro, stabilendo il record mondiale con 1'07"27, alla media di 53,493 km/h[5].

In settembre, reduce dai postumi di un incidente stradale in allenamento, conquista comunque la sua terza maglia tricolore nel tandem, in coppia con Zanetti.

Professionista[modifica | modifica wikitesto]

Sante Gaiardoni nel 1963 a Rocourt
Gaiardoni vince il titolo mondiale della velocità professionisti. Alla sua destra il grande sconfitto Antonio Maspes

Passato professionista dopo le Olimpiadi, Gaiardoni si trova di fronte il fuoriclasse Antonio Maspes, proiettato ad almeno eguagliare il record di titoli mondiali della velocità detenuto dal belga Jef Scherens. La rivalità tra i due è ben presto paragonata a quella di alcuni anni prima, nelle corse su strada, tra Coppi e Bartali.[6] Nel 1961, Maspes lo batte in finale ai Campionati italiani[7]. Ai "mondiali", un emozionatissimo Gaiardoni non va oltre i "recuperi"[8].

L'anno successivo, Gaiardoni deve accontentarsi della medaglia d'argento dietro al milanese sia ai Campionati del mondo, disputati al velodromo Vigorelli[9], sia ai Campionati italiani.

Nel 1963, sulla pista di Rocourt, invece, è proprio Gaiardoni a sconfiggere il rivale, aggiudicandosi la maglia iridata[10]. Magra consolazione per Maspes la vittoria ai Campionati nazionali, battendo in finale sempre il veronese.

Il 1964 inizia con un grave incidente casalingo che sembra pregiudicare la carriera del campione del mondo in carica[11]. Torna in pista e, proprio al Vigorelli, batte Maspes in finale ai Campionati italiani, aggiudicandosi la maglia tricolore dei professionisti[12]. Pochi giorni dopo, però, Gaiardoni è ricoverato nuovamente in ospedale per uno shock anafilattico[13]. Al suo rientro, probabilmente, non è in gran forma per difendere la sua maglia iridata a Parigi. Viene eliminato nei quarti di finale dall'australiano Baensch, che poi perderà in finale da Maspes, il quale raggiungerà finalmente il record di sette titoli mondiali vinti.

L'anno dopo, sul velodromo casalingo del Vigorelli, il milanese batte nuovamente Gaiardoni nella finale del Campionato italiano[14]. Ai Campionati del mondo di San Sebastián Gaiardoni, nei quarti di finale, ritrova lo scorretto Baensch. Vince facilmente la prima prova. Poi perde la seconda, facendosi sorprendere dall'australiano e non riuscendo a rimontarlo. Non completa la terza, reclamando per una presunta scorrettezza dell'avversario ma la giuria non ne tiene conto, sancendone l'eliminazione[15].

Gaiardoni vince la medaglia di bronzo nel Campionato del mondo del 1966 dopo aver perso la semifinale ancora dall'australiano Ron Baensch. Baensch, infatti, l'aveva più volte colpito durante la prima prova e la giuria lo aveva squalificato, assegnando la vittoria a Gaiardoni. Al ripetersi delle scorrettezze, Gaiardoni alza il braccio in segno di reclamo, durante la seconda prova. Stavolta però la giuria non gli dà ragione. Innervosito da tale vicenda, Gaiardoni perde di stretta misura la "bella". Vince comunque in sole due prove la finale per il terzo posto, sul belga Joseph De Bakker[16].

Nel 1967[17] e nel 1968[18], nuovamente tra le polemiche, Gaiardoni non è inserito dal commissario tecnico Guido Costa nella terna dei rappresentanti della squadra azzurra ai mondiali. Ai Campionati del mondo del 1969 è ancora medaglia di bronzo, mentre il suo canto del cigno è il secondo posto nel 1970 a Leicester battuto dal semisconosciuto australiano Gordon Johnson, alla sua prima vittoria da professionista[19].

Le sue ultime medaglie ai Campionati italiani sono stati i bronzi del 1966 e del 1969 e l'argento del 1970, dietro a Giordano Turrini[20]. Dopo l'ennesimo infortunio in allenamento[21], si ritira nel 1971.

Dopo il ritiro[modifica | modifica wikitesto]

Gaiardoni ha sposato la cantante Elsa Quarta. Trasferitosi a Milano, ha aperto un negozio di biciclette in via Lorenteggio denominato "Bici Gaiardoni", punto di riferimento dei milanesi appassionati di ciclismo[6]. Ha tentato anche la carriera politica, candidandosi a sindaco con una propria lista nel maggio 2006[22][23]. Le elezioni hanno poi visto il successo di Letizia Moratti.

Nel 2010, con il giornalista Francesco Lodi, ha scritto un libro intitolato "Quando la Rabbia si trasforma in Vittoria", che racconta la sua vita da quando era un bambino fino alla vittoria delle Olimpiadi di Roma 1960.

Palmarès[modifica | modifica wikitesto]

Pista[modifica | modifica wikitesto]

Campionati italiani, Tandem Dilettanti (Sergio Bianchetto)
Campionati italiani, Tandem Dilettanti (Giacomo Zanetti)
Giochi Olimpici, Velocità
Giochi Olimpici, Chilometro da fermo
Campionati del mondo, Velocità Dilettanti
Campionati italiani, Tandem Dilettanti (Giacomo Zanetti)
Campionati europei, Velocità
Campionati del mondo, Velocità
Campionati europei, Velocità

Strada[modifica | modifica wikitesto]

Milano-Busseto

Piazzamenti[modifica | modifica wikitesto]

Competizioni mondiali[modifica | modifica wikitesto]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'Oro del C.O.N.I. al Valore Atletico - nastrino per uniforme ordinaria
«Per le medaglie d'oro vinte alle Olimpiadi di Roma del 1960.»
— Milano, 27 marzo 2010[24].
Collare d'oro al merito sportivo - nastrino per uniforme ordinaria
— 15 dicembre 2015[25]

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

  • Premio Dentro Milano 20 anni nel 2010[26]
  • Nel maggio 2015, una targa a lui dedicata fu inserita nella Walk of Fame dello sport italiano a Roma, riservata agli ex-atleti italiani che si sono distinti in campo internazionale.[27][28]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Nuovo limite mondiale di Gaiardoni sui 200 metri lanciati (11"), Corriere della Sera, 31 luglio 1960, p. 9
  2. ^ (ENFR) MEN World Record - HOMMES Record du monde, su uci.org. URL consultato il 10 gennaio 2021.
  3. ^ Nino Oppio, Gaiardoni irresistibile a Lipsia, Corriere d'informazione, 8-9 agosto 1960, p. 8
  4. ^ Irresistibile scatto di Gaiardoni nelle volate finali con Sterckx, La Stampa, 30 agosto 1960, p.9
  5. ^ Mario Oriani, Gaiardoni ha una storia emozionante, Corriere d'Informazione, 27-28 agosto 1960
  6. ^ a b Luca Gialanella, Addio a Sante Gaiardoni: conquistò due ori a Roma 1960 nel ciclismo, La Gazzetta dello Sport, 30 novembre 2023
  7. ^ Fulvio Astori, Maspes inarrivabile artista dello sprint, Corriere d'informazione, 28-29 luglio 1961, p. 9
  8. ^ Fulvio Astori, Sante Gaiardoni sconfitto in batteria dallo svizzero Suter, Corriered'informazione, 26-27 agosto, p. 8
  9. ^ Ciro Verratti, Maspes iridato per la sesta volta, Corriere della Sera, 29 agosto 1962, p. 10
  10. ^ Ciro Verratti, Maspes battutoː Gaiardoni "mondiale", Corriere della Sera, 6 agosto 1963, p. 11
  11. ^ Fulvio Astori, Grave responso dei mediciː gesso e cure per quattro mesi, Corriere d'Informazione, 8-9 febbraio 1964, p. 14
  12. ^ Gino Sala, A Sante il titolo, L'Unità, 25 luglio 1964, p. 9
  13. ^ Gaiardoni all'ospedale, La Stampa, 8 agosto 1964, p.8
  14. ^ G. Bell., Maspes ha riconquistato il titolo della velocità, La Stampa, 24 luglio 1965, p. 8
  15. ^ Ciro Verratti, San Sebastianoː gaiardoni eliminato, Corriere della Sera, 11 settembre 1965, p. 17
  16. ^ Ciro Verratti, Il "bis" iridato di Beghetto, Corriere della Sera, 5 settembre 1966, pp. 7-8
  17. ^ Gianfranco Josti, Gaiardoni non accetta di fare la riserva, Corriere d'informazione 18-19 agosto 1967, p. 6
  18. ^ Gaiardoni e Damiano espulsi dal raduno dei pistards a Roma, Corriere della Sera, 11 agosto 1968, p. 14
  19. ^ Fulvio Astori, Gaiardoni è solo secondo. Gli azzurri senza titoli, Corriere della Sera, 13 agosto 1970, p. 14
  20. ^ Turrini batte Gaiardoni ai "tricolori" su pista, Corriere della Sera, 13 luglio 1970, p. 13
  21. ^ Si è infortunato Gaiardoni cadendo in pista a Torino, Corriere della Sera, 22 luglio 1971, p. 17
  22. ^ Luigi Perna, Gaiardoni adesso corre come sindaco, in La Gazzetta dello Sport, 23 marzo 2006. URL consultato il 28 febbraio 2010.
  23. ^ Spazi per le bici e nuovo Vigorelli Scende in pista Sante Gaiardoni, in Corriere della Sera, 30 aprile 2006. URL consultato il 28 febbraio 2010 (archiviato dall'url originale il 31 ottobre 2015).
  24. ^ Sito ufficiale di Sante Gaiardoni[collegamento interrotto]
  25. ^ Collari d'oro 2015, su coni.it. URL consultato il 27 dicembre 2018.
  26. ^ Sante gaiardoni tra i premiati[collegamento interrotto]
  27. ^ Inaugurata la Walk of Fame: 100 targhe per celebrare le leggende dello sport italiano, su coni.it. URL consultato il 20 dicembre 2017.
  28. ^ 100 leggende Coni (PDF), su coni.it. URL consultato il 20 dicembre 2017.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Sante Gaiardoni, Francesco Lodi, Quando la rabbia si trasforma in vittoria. La storia di Sante Gaiardoni, Milano, OTMA, 2010.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]