Giuseppe Delfino

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Giuseppe Delfino
Giuseppe Delfino nel 1968.
Nazionalità Bandiera dell'Italia Italia
Altezza 185 cm
Peso 83 kg
Scherma
Specialità Spada
Palmarès
Competizione Ori Argenti Bronzi
Giochi olimpici 4 2 0
Mondiali 6 0 1
Campionati italiani 4 0 0

Per maggiori dettagli vedi qui

 

Giuseppe Delfino (Torino, 22 novembre 1921Torino, 10 agosto 1999) è stato uno schermidore italiano, specializzato nella spada. Ha partecipato a quattro edizioni dei Giochi olimpici, vincendo complessivamente 6 medaglie, di cui 4 d'oro.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Delfino si accostò alla scherma a fine anni trenta, presso la palestra FIAT di Torino, sua città natale. A causa della seconda guerra mondiale fu costretto ad interrompere l'attività agonistica per 5 anni per partire al fronte in prima linea nella Xª Flottiglia MAS. Nel 1950 entrò a far parte della nazionale italiana di scherma, in occasione dei campionati del mondo di Montecarlo.[1].

Nonostante la pausa dovuta al conflitto bellico, Delfino riuscì a vincere 4 ori olimpici, 3 consecutivi nella spada a squadre maschile ( a Helsinki '52 con Roberto Battaglia, Franco Bertinetti, Dario Mangiarotti, Edoardo Mangiarotti e Carlo Pavesi; a Melbourne '56 con Giorgio Anglesio, Franco Bertinetti, Edoardo Mangiarotti, Carlo Pavesi e Alberto Pellegrino; a Roma '60 con Edoardo Mangiarotti, Fiorenzo Marini, Carlo Pavesi, Alberto Pellegrino e Gian Luigi Saccaro) e uno nella spada individuale a Roma '60. Terminò la carriera a 42 anni vincendo l'argento a squadre alle olimpiadi di Tokyo '64 (con Giovan Battista Breda, Gianfranco Paolucci, Alberto Pellegrino e Gianluigi Saccaro), dove ebbe l'onore di ricoprire il ruolo di portabandiera azzurro nella cerimonia d'apertura.

A questi successi vanno aggiunti cinque titoli mondiali nella spada a squadre, e un argento e un bronzo mondiali individuali[2]. Vinse infine anche quattro titoli individuali ai Campionati Italiani assoluti di spada oltre a numerosi tornei fra cui la Coppa Martini.

Conclusa la carriera di atleta, Delfino si avviò a quella dirigenziale nel mondo della scherma, dapprima come presidente del Club Scherma Torino e successivamente del Circolo Scherma Ivrea, di cui manterrà la presidenza sino alla morte. Oggi il sodalizio eporediese in suo onore porta il nome "Giuseppe Delfino" nella ragione sociale.

Delfino lavorava in fabbrica, prima alla FIAT e poi alla Michelin, e per partecipare ai vari tornei internazionali utilizzava i giorni di ferie concessi dall'azienda. Addirittura alle olimpiadi di Roma fu costretto a rinunciare ai festeggiamenti per l'oro, poiché l'azienda non gli concedette un ulteriore giorno di ferie[1].

Giuseppe Delfino muore il 10 agosto 1999 a causa di un attacco di cuore.[3].

Palmarès[modifica | modifica wikitesto]

In carriera ha ottenuto i seguenti risultati:

Giochi olimpici[modifica | modifica wikitesto]

Individuale
A squadre

Mondiali[modifica | modifica wikitesto]

Individuale
A squadre

Campionati italiani[modifica | modifica wikitesto]

Individuale
  •   Oro nella spada nel 1959
  •   Oro nella spada nel 1960
  •   Oro nella spada nel 1962
  •   Oro nella spada nel 1963
A squadre
  • -

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Scheda su schermaonline.com
  2. ^ http://www.clubschermatorino.it/albo_doro.asp, su clubschermatorino.it. URL consultato l'8 agosto 2008 (archiviato dall'url originale il 5 aprile 2008).
  3. ^ Articolo di Gian Paolo Ormezzano[collegamento interrotto]
  4. ^ Inaugurata la Walk of Fame: 100 targhe per celebrare le leggende dello sport italiano, su coni.it. URL consultato il 20 dicembre 2017 (archiviato dall'url originale il 12 luglio 2019).
  5. ^ 100 leggende Coni (PDF), su coni.it. URL consultato il 20 dicembre 2017 (archiviato dall'url originale il 12 luglio 2019).

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Alfiere dell'Italia ai Giochi olimpici estivi Successore
Edoardo Mangiarotti Tokyo 1964 Raimondo D'Inzeo