Giuseppe Beghetto

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Giuseppe Beghetto
Nazionalità Bandiera dell'Italia Italia
Altezza 173 cm
Peso 70 kg
Ciclismo
Specialità Strada, pista
Termine carriera 1973
Carriera
Squadre di club
1963-1966Termozeta
1967Ignis
1968Vittadello
1969-1970Ferretti
1971-1972Zonca
1973Supermercato Calzature
Nazionale
1960-1972Bandiera dell'Italia Italia
Palmarès
 Giochi olimpici
Oro Roma 1960 Tandem
 Mondiali su pista
Argento Zurigo 1961 Velocità Dil.
Argento Milano 1962 Velocità Dil.
Oro San Sebastián 1965 Velocità
Oro Francoforte 1966 Velocità
Argento Amsterdam 1967 Velocità
Oro Roma 1968 Velocità
 

Giuseppe Beghetto (Tombolo, 8 ottobre 1939) è un ex pistard e ciclista su strada italiano. Professionista dal 1963 al 1973, vinse il titolo olimpico nel tandem nel 1960 e tre titoli mondiali nella velocità.

Carriera[modifica | modifica wikitesto]

Inizi[modifica | modifica wikitesto]

Cresciuto nella S.C. Padovani, ottiene fin dalle categorie giovanili risultati su pista, con il titolo italiano esordienti nel 1955 e quello negli allievi nel 1956 e 1957[1].

Dilettante[modifica | modifica wikitesto]

Passato dilettante nel 1958, Beghetto vince il titolo italiano nel chilometro da fermo ai suoi primi campionati nazionali. Nella stessa specialità è medaglia di bronzo ai Giochi del Mediterraneo di Beirut (ottobre 1959), dietro al coetaneo Sante Gaiardoni e al più esperto Valentino Gasparella.

Questi due avversari gli fanno concorrenza soprattutto nella sua specialità preferita, cioè la velocità. A Beirut infatti, Gaiardoni vince la medaglia d'oro anche nella velocità. Il due volte campione del mondo Gasparella, invece, sconfigge Beghetto in finale ai Campionati italiani del 1959[2] e del 1960[3].

Ai Giochi della XVII Olimpiade di Roma 1960, Beghetto viene perciò dirottato nel tandem, che porta alla vittoria in coppia con Sergio Bianchetto.

Dopo le Olimpiadi, passati professionisti Gaiardoni e Gasparella, Beghetto è campione italiano 1961 nella velocità ma ai Campionati del mondo del 1961 a Zurigo e a quelli del 1962 a Milano è il suo compagno di tandem Bianchetto che gli finisce davanti, lasciandogli la consolazione della medaglia d'argento. Si rifà parzialmente vincendo ancora il titolo italiano 1962 del chilometro da fermo oltre che del tandem, sempre con Bianchetto.

Professionista[modifica | modifica wikitesto]

I ciclisti vincitori del titolo mondiale ad Amsterdam 1965: Giuseppe Beghetto (velocità), l'olandese Groen (inseguimento) e lo spagnolo Timoner (mezzofondo)

Nel 1963 Beghetto ritiene maturo il passaggio al professionismo ma anche qui, oltre a Gaiardoni, trova il pluricampione iridato Antonio Maspes a fargli inizialmente concorrenza nella sua specialità preferita. Dietro questi due "mostri sacri" deve accontentarsi della medaglia di bronzo nella velocità in tre Campionati italiani consecutivi (1963[4], 1964[5] e 1965).

Beghetto giunge però in piena forma ai Campionati del mondo del 1965 a San Sebastián. Vince la maglia iridata su Patrick Sercu in un mondiale costellato da polemiche per le scorrettezze del suo avversario già nei turni precedenti[6]. Dopo la competizione, esce sulla stampa la notizia di un tentativo di corruzione nei confronti di Beghetto, da parte dei manager di Sercu, che avrebbero offerto al futuro campione del mondo una somma di 15 milioni, affinché perdesse la finale con il campione belga[7].

Ai Campionati italiani del 1966, Beghetto deve arrendersi in finale al suo ex compagno di tandem Sergio Bianchetto[8]. Bissa comunque il successo nel 1966 a Francoforte, battendo il temibile australiano Ron Baensch[9].

Fra il 1967[10] e il 1969, conquista altri tre titoli nazionali nella velocità, battendo rispettivamente Antonio Maspes, Vanni Pettenella e Angelo Damiano. È invece Sercu a batterlo in finale ai Campionati del mondo del 1967 ad Amsterdam[11]. La "saga" tra i due fuoriclasse rivali si conclude nel 1968 a Roma, con la vittoria del terzo titolo mondiale da parte di Beghetto, ancora su Sercu[12].

Ai mondiali di Anversa 1969 Beghetto è battuto in semifinale dall'astro nascente belga Robert Van Lancker dopo tre combattutissime prove. Non essendo stato accolto il suo reclamo per scorrettezze del suo avversario nella terza prova[13], si rifiuta di gareggiare nella finale per il terzo posto contro Gaiardoni. La federazione lo squalifica allora per tre mesi e Beghetto rinuncia temporaneamente a gareggiare su pista[14].

Beghetto corre quindi su strada, facendosi valere per le sue doti di sprinter. Vince due tappe al Giro di Sardegna 1969[15] e una alla Tirreno-Adriatico 1971. Partecipa senza molta fortuna al Tour de France 1970.

Rientra in pista nel 1971 ma ormai non è più quello di un tempo. Ai mondiali, per evitare una scorrettezza dell'australiano Ryan finisce fuori pista e cade[16]. Nel 1972 è eliminato nei quarti di finale in tre combattutissime prove da Robert Van Lancker, che poi vestirà la maglia iridata[17]. Le ultime sue prestazioni agli "italiani" su pista sono la medaglia d'argento nel 1971, dietro a Giordano Turrini[18] e quella di bronzo nel 1972. Si è ritirato definitivamente dalle competizioni nel 1973.

Famiglia[modifica | modifica wikitesto]

È il padre di Massimo Beghetto e nonno di Andrea Beghetto entrambi calciatori.

Palmarès[modifica | modifica wikitesto]

Pista[modifica | modifica wikitesto]

Giochi olimpici, Tandem (Roma)
Campionati del mondo, Velocità (San Sebastián)
Campionati del mondo, Velocità (Francoforte)
Campionati italiani, Velocità
Grand Prix de Paris
Campionati del mondo, Velocità (Roma)
Campionati italiani, Velocità
Campionati italiani, Velocità

Strada[modifica | modifica wikitesto]

  • 1969 (Ferretti, due vittorie)
1ª tappa Giro di Sardegna (Oristano > Cagliari)
6ª tappa Giro di Sardegna (Livorno > Siena)
  • 1971 (Zonca, una vittoria)
4ª tappa Tirreno-Adriatico (Pineto > Civitanova Marche)

Piazzamenti[modifica | modifica wikitesto]

Grandi giri[modifica | modifica wikitesto]

1970: squalificato (11ª tappa, 2ª semitappa)

Classiche monumento[modifica | modifica wikitesto]

1970: 92º

Competizioni mondiali[modifica | modifica wikitesto]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Collare d'oro al merito sportivo - nastrino per uniforme ordinaria
«Campione olimpico del 1960 - Velocità tandem»
— Roma, 2015.[19]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ A Faggin, Pesenti e Beghetto le ultime maglie tricolori, Corriere della Sera, 21 luglio 1957, p. 9
  2. ^ Maspes, Faggin e Gasparella campioni italiani di ciclismo, La Nuova Stampa, anno 93, n. 163, 10 luglio 1959
  3. ^ Nei campionati su pista Gasparella si è "ritrovato", Stampa Sera, anno 92, n. 218, 12 settembre 1960
  4. ^ Maspes nella gara per il titolo batte il campione mondiale Gaiardoni, La Stampa, anno 97, n. 218, 14 settembre 1963
  5. ^ A Sante il titolo, L'Unità, anno XLI, n. 199, 25 luglio 1964
  6. ^ Fulvio Astori, Beghetto batte Sercuː "Vendicato" Maspes, Corriere della Sera, 13 settembre 1965, p. 11
  7. ^ c.b., Beghetto rifiutò 15 milioni per farsi battere da Sercu, Corriere della Sera, 15 settembre 1965, p. 17
  8. ^ A Faggin il titolo dell'inseguimento, La Stampa, anno 100, n. 156, 8 luglio 1966
  9. ^ Ciro Verratti, Il "bis" iridato di Beghetto, Corriere della Sera, 5 settembre 1966, pp. 7-8
  10. ^ Beghetto supera Maspes nella velocità a Lanciano, Stampa Sera, anno 99, n. 180, 31 luglio 1967
  11. ^ Ciro Verratti, Ultima serata amara per gli italiani. Sercu batte Maspes e poi anche Beghetto, Corriere della Sera, 29 agosto 1967, p. 14
  12. ^ Ciro Verratti, Beghetto "mondiale", Corriere della Sera, 30 agosto 1968, p. 15
  13. ^ Fulvio Astori, "Giallo" in pistaː Beghetto sconfitto a gomitate, Corriere della Sera, 9 agosto 1969, p. 13
  14. ^ Deve essere ridotta la punizione di Beghetto, La Stampa, 13 agosto 1969
  15. ^ Stradisti al "Sardegna" ancora battuti dal "pistard" Beghetto, Corriere della Sera, 1 marzo 1969, p. 20
  16. ^ Gli australiani "giustizieri" degli azzurri, Corriere della Sera, 2 settembre 1971, p. 20
  17. ^ Maurizio Caravella, Turrini e De Lillo per una medaglia, La Stampa, 2 agosto 1972
  18. ^ Turrini «brucia» Beghetto in due sole «manches», L'Unità, 9 agosto 1971
  19. ^ Benemerenze sportive di Giuseppe Beghetto, su coni.it, Comitato olimpico nazionale italiano. URL consultato l'11 gennaio 2018.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]