Coordinate: 42°20′01.037″N 12°57′56.681″E

Roccaranieri

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Roccaranieri
frazione
Roccaranieri
Roccaranieri – Bandiera
Roccaranieri – Veduta
Roccaranieri – Veduta
Panorama di Roccaranieri dal versante nord
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Lazio
Provincia Rieti
ComuneLongone Sabino
Territorio
Coordinate42°20′01.037″N 12°57′56.681″E
Altitudine721 m s.l.m.
Abitanti154 (2019)
Altre informazioni
Cod. postale02020
Prefisso0765
Fuso orarioUTC+1
Cod. catastaleE681
Nome abitantiRocchiciani
PatronoSan Giovanni Battista[1]
Giorno festivo24 Giugno[1]
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Roccaranieri
Roccaranieri

Roccaranieri è una frazione del comune di Longone Sabino, in provincia di Rieti situata nell'alta Sabina, a sud della città di Rieti, nel territorio montuoso compreso tra le vallate dei fiumi Salto e Turano, su un'altura al margine della valle del Salto.

Il paese nacque in seguito all'incastellamento di un abitato nei pressi della chiesa di San Giovanni Battista, nel luogo indicato nelle fonti alto medioevali come "Pretorio nel territorio reatino", probabile insediamento di epoca romana.

Roccaranieri deve il suo nome ad un nobile Ranieri dei conti di Cunio proveniente dalla Romagna che, all'epoca dell'imperatore Federico I Barbarossa nel XII secolo[2] o dell'imperatore Federico II nel XIII secolo[3], fortificò il borgo rendendolo una possente roccaforte dominante una strettoia nella sottostante Valle del fiume Salto.

Il paese fu quindi soggetto all'abbazia di San Salvatore Maggiore, come uno dei castelli della Signoria di San Salvatore Maggiore[4], seguendo le vicende che interessarono tutti i castelli dell'abbazia.

«Sul ciglio della catena di solenni montagne ammantate di boschi che dividono la valle del Turano da quella del Salto, un'altura dai fianchi scoscesi, che strapiombano fin quasi sul greto sassoso del secondo corso d'acqua, s'incorona di una terra incastellata. È questa Rocca Ranieri le cui origini risalgono al primo medioevo e le cui vicende sono legate «ab antiquo» a quelle della insigne e potente Abbazia imperiale benedettina di San Salvatore Maggiore

Le conquiste napoleoniche in Italia all'inizio dell'ottocento imposero allo Stato Pontificio, quindi anche ai territori abbaziali, una riorganizzazione amministrativa nel 1816: fu la definitiva frammentazione dell'unità che da secoli accomunava i castelli abbaziali.

La riforma del 1853 con la creazione dei vicini comuni di Longone e Concerviano e l'assorbimento dei territori dello Stato Pontificio nell'appena creato Regno d'Italia nel 1861 coinvolse, di nuovo, anche i paesi dell'abbazia che, insieme alla città di Rieti, vennero a far parte della provincia dell'Umbria con capoluogo Perugia fino al passaggio nel 1927, sotto il regime fascista, alla neonata provincia di Rieti.

Nel dopoguerra, con l'avvento di nuove vie di comunicazione e dei trasporti privati, a causa dell'industrializzazione e della generale modernizzazione del paese, iniziò anche per Roccaranieri, come per tutti i paesi d'area montana dell'alta Sabina, un lento ma costante declino demografico a vantaggio del vicino capoluogo e della capitale.

Il fenomeno dell'abbandono delle campagne si è accompagnato, negli ultimi decenni, da una parte ad una radicale rinaturalizzazione del territorio, con l'avanzare dei boschi a scapito delle colture nonostante la meccanizzazione dell'agricoltura e dall'altra ad uno spostamento della popolazione al di fuori del centro storico e alla conseguente espansione dell'abitato, con un'accentuato incremento del patrimonio immobiliare, lungo le vie di accesso al paese.

Geografia fisica

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Roccaranieri è un paese collinare dell'Alta Sabina che sorge a 721 m s.l.m. nel territorio del comune di Longone Sabino, a cavallo tra il fiume Salto ed il fiume Turano.

Il suo territorio fa parte di un'exclave del comune di Longone Sabino, a nord dell'abitato di Longone Sabino, da cui è separato dal territorio del comune di Concerviano. L'exclave include anche le altre frazioni longonesi di Fassinoro e San Silvestro ed è compresa fra i territori comunali di Rieti, Concerviano, Rocca Sinibalda, Cittaducale e Petrella Salto.

In particolare il territorio di Roccaranieri è limitato:

  • a nord-est e ad est dal fiume Salto che lo divide dal territorio di Grotti e Ville Grotti, frazioni del comune di Cittaducale.
  • a sud-est dal Rio Piombarolo, torrente che lo separa dal comune di Concerviano.
  • a sud dal Rio della Fonte che lo separa del territorio di Vaccareccia e da quello di Pratoianni, frazioni del comune di Concerviano.
  • ad sud-ovest e ad ovest ed a dalla SP30 che lo separa dal territorio di San Silvestro, altra frazione del comune di Longone Sabino.
  • a nord-ovest dalla strada per Cenciara, frazione del comune di Concerviano, che la separa dal territorio di Fassinoro, frazione del comune di Longone Sabino.
  • a nord dalla Piana di San Nicola che lo separa dal territorio di Cenciara, frazione del comune di Concerviano e dalla contigua selva, detta Selva di S.Nicola, al di sopra della SS578 Salto Cicolana, che lo separa dal territorio del comune di Rieti.
Lo stesso argomento in dettaglio: Storia di Roccaranieri.
Capitello Ionico Romano
Capitello ionico di età romana conservato nella Chiesa dei Santi Pietro e Paolo di Roccaranieri (RI)

Il territorio di Roccaranieri era già abitato in epoca romana come testimoniano i reperti, probabilmente resti di una villa romana, emersi dagli scavi effettuati negli anni ottanta del secolo scorso per la realizzazione delle opere a supporto della SP30a in prossimità del campo sportivo in località valle San Giovanni.

Nel luglio del 1998, sempre nella Valle San Giovanni nei pressi della chiesa di San Giovanni Battista, durante gli scavi per l'ampliamento del cimitero, venne ritrovata una fistula acquaria[5] in piombo recante l'iscrizione:

(LA)

«M(arcus) Ma[riu]s Crescentianus f(ecit)»

(IT)

«M(arco) Ma[rio] Crescenziano f(ece)»

L'iscrizione sulla fistula non sembrerebbe fornire indicazioni utili circa il proprietario della probabile villa romana di Roccaranieri[6][7] è però possibile indicare in un periodo tra il I secolo a.C e il II secolo d.C. le evidenze romane rinvenute.

Il documento del 783, trascritto da Gregorio da Catino (1060-1132) nel Regesto Farfense (1076-1125), Codice Vaticano 8487 (foglio 45, verso), ove si trova la prima menzione del territorio di Roccaranieri: massa pretorii in territorio reatino - in alto a destra, sottolineato, tra le settima e l'ottava riga.

Alto Medioevo

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Lo stesso argomento in dettaglio: Chiesa di San Giovanni (Roccaranieri).

Come avvenuto per altri centri nella Sabina anche nel territorio di Roccaranieri il nucleo primitivo dell'abitato potrebbe essersi costituito intorno ad una chiesa isolata o grangia formando una plebe o villula nei pressi della chiesa di San Giovanni Battista[8].

Vista della chiesa di San Giovanni da Roccaranieri.

Le fonti documentarie alto-medioevali[9] confortano l'ipotesi lasciando intendere che il territorio di Roccaranieri fosse noto all'epoca come Massa Pretori in Plage in territorio reatino, intendendosi con Massa[10] Pretorii un nucleo fondiario sorto intorno ad una proprietà, forse proprio la villa romana in località San Giovanni. Il toponimo le Plage era poi usato, in documenti reatini e farfensi, per indicare, fino a tutto il XIV secolo, la zona montuosa tra i fiumi Salto e Turano.

E' del 783, all'epoca del regno di Carlo Magno, il primo documento del Regesto Farfense[11] di Gregorio da Catino, monaco della vicina abbazia di Farfa, in cui il territorio dell'odierna Roccaranieri compare sotto il toponimo Massa Pretorii territori reatini.

Altri due documenti del X secolo all'archivio del capitolo di Rieti[12][13] aiutano ad identificare il toponimo Massa Pretorii in Plage in territorio reatino come associato al territorio dell'odierna Roccaranieri in relazione alla chiesa di San Giovanni Battista a Roccaranieri.

(LA)

«Hoc est res ipsa in territorio Reatino locu qui nominatur Plage, ubi dicitur ad Sanctum Johannem in pretoriu.»

(IT)

«Questi beni sono nel territorio Reatino, in luogo chiamato Plage, dove è detto San Giovanni in Pretorio.»

Panorama di Roccaranieri dalla SP30a.

Già nel corso dell'VIII secolo anche il territorio di Roccaranieri potrebbe essere stato incluso, tramite delle donazioni, come successo per altri territori nelle Plage, nei possedimenti delle abbazie di Farfa, già ricordata e della più prossima abbazia di San Salvatore Maggiore. Le due abbazie, fondate entrambe da monaci franchi nel regno longobardo nella prima metà dell'VIII secolo, assunsero ben presto un ruolo ed un'importanza molto rilevante nel nuovo regno franco prima e nell'impero Carolingio poi quando assunsero il titolo di abbazie imperiali essendo poste, di fatto, sotto la protezione diretta dell'imperatore[14][15].

Intorno al IX secolo, in concomitanza con le incursioni sulla terraferma dei saraceni, che distrussero nell'891 l'abbazia di San Salvatore Maggiore, potrebbe essersi innescato anche nel territorio di Massa Pretorii il fenomeno dell'incastellamento: gli abitanti raccolti fino ad allora intorno alla chiesa di San Giovanni potrebbero essersi trasferiti sulla rupe prospiciente la chiesa, verso la valle del Salto ponendo il nucleo di quella che sarebbe più tardi diventata Roccaranieri, forse rioccupando un sito già usato al tempo delle guerre gotiche o di precedente origine[16]. Le evidenze e gli studi sulle costruzioni della rocca non sono sufficienti a supportare ulteriori ipotesi[17].

Basso Medioevo

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Al primo incastellamento seguì probabilmente un secondo incastellamento ovvero un rafforzamento della difese del paese, la definitiva forma di castello e la denominazione attuale, forse a seguito delle invasioni da parte dei normanni all'inizio dell'XI secolo, durante la definizione della linea di confine tra il regno normanno e le terre del ducato di Spoleto contese tra papato e impero ai tempi del Barbarossa nel XII secolo o forse all'epoca delle lotte tra Federico II e papa Gregorio IX nel XIII secolo.

Una delle prime menzioni documentali di Roccaranieri (1252).

Il toponimo "Roccaranieri" si trova solo a partire dal XIII secolo in due documenti: in una lettera di papa Gregorio IX del 1239 indirizzata all'abate di San Salvatore Maggiore la cui copia è conservata a Roma e in un codice reatino del 1252, gli Statuta Synodalia Reatina, conservato alla Biblioteca Nazionale di Francia a Parigi[18] benché sia certo che il paese esistesse prima di allora tanto che Dodone, vescovo di Rieti (1137-1181), vi dedicò un altare nella chiesa di San Pietro.

La porta di Roccaranieri con la copia della lapide di Roccaranieri apposta nel 1997.

Fino alla prima metà dell'ottocento, raccolta durante una visita pastorale del 1844[19], restava ancora nella memoria degli abitanti del paese il ricordo della fondazione della rocca da parte di un conte proveniente da Ravenna. Solo una pubblicazione di fine ottocento[20] presentò un documento notarile del XIV secolo in cui si faceva riferimento ad una lapide ancora affissa nel 1486 sulla porta del paese. Il testo, lo stesso riportato su una copia apposta sulla porta del paese nel 1997, recita in esametri:

(LA)

«Cuniarius Rainerius hanc fortem erigit arcem/ Vincens destruit Antignanum et castra Iohannis/ Resistit pugnans forti manu Imperatori/ Germani fratres Rainerius atque Iohannes/ Imperio diviso amplectuntur ubique/ Semper et Arx hec denique intacta remansit.»

(IT)

«Ranieri di Cunio eresse questa roccaforte/ Vincendo distrusse Antignano e i castelli di Giovanni/ Combattendo in un'aspra contesa resistette all'Imperatore/ I fratelli Ranieri e Giovanni/ una volta diviso il potere si riconciliarono/e questa Rocca rimase finalmente sempre intatta.»

La lapide di Roccaranieri fornisce degli indizi sul fondatore della rocca e su degli eventi, di carattere locale, di difficile interpretazione per cui è difficile circoscrivere la fondazione del castello al XII o XIII secolo, riconoscendo nella menzione della lapide di un imperatore, la figura di Federico I Barbarossa o di suo nipote Federico II di Svevia.

Di certo il Cuniarius Rainerius della lapide è uno dei conti di Cunio, nobili romagnoli provenienti da Cunio (castello scomparso un tempo nel territorio di Faenza oggi nella provincia di Ravenna[21]), personaggi noti in ambito romagnolo, tasselli del campo ghibellino, vicini agli svevi tanto all'epoca del Barbarossa quanto in quella di Federico II.

Addirittura Dante, esule a Ravenna, ne scrisse nella Divina Commedia[22]:

«Ben fa Bagnacaval, che non rifiglia;
e mal fa Castrocaro, e peggio Conio
che di figliar tai conti più s'impiglia.»

La presenza dei conti di Cunio in Sabina è stata a lungo dibattuta dagli storici, tra la fine del settecento e l'inizio dell'ottocento, anche a causa di un falsario, di nome Serafini, che imperversò, nella seconda metà del settecento, negli archivi della Sabina interpolando il testo di antichi atti notarili per trarne vantaggio, rendendo sospetti molti altri documenti a riguardo di questi personaggi[23].

Panorama della Valle del Salto dalla Piazza dei Casarini nel centro di Roccaranieri. Dirimpetto il Castello di Calcariola sorto a difesa del confine settentrionale del regno normanno.

Solo nel 1990, due pubblicazioni, una di Tersilio Leggio e di Mauro Banzola[24], l'altra di Paolo Maglioni[25], accertarono definitivamente la presenza dei conti di Cunio in Sabina a partire dal 1157[26] e, grazie ad un documento rinvenuto dallo Schuster nel 1912[27], riuscirono anche a dimostrare la presenza degli stessi conti di Cunio nella città di Rieti e nel territorio delle Plage, sempre a partire dal 1157, almeno fino al XIV secolo.

Roccaranieri - La Porta del paese in una foto degli anni '80.

L'ipotesi di Leggio[28] circa la presenza dei conti di Cunio nel territorio delle Plage e quindi circa la fondazione di Roccaranieri è che in un piano di difesa dell'impero dall'espansione dei normanni, i quali nel secolo precedente avevano conquistato tutto il meridione d'Italia, arrivando, nel 1149 a distruggere la città di Rieti, il Barbarossa si fosse valso dell'aiuto di membri della famiglia di Cunio, a lui fedeli, per militarizzare il territorio di frontiera, dopo aver recuperato all'obbedienza le abbazie di Farfa e di San Salvatore Maggiore, tradizionali baluardi del potere imperiale, richiedendo agli abati che concedessero terre in feudo ai suoi sodali per contrastare l'invasione normanna da sud e da est[29].

Maglioni[30], pur riconoscendo la presenza nel territorio delle Plage dei conti di Cunio, non è d'accordo nell'identificare il Ranieri che avrebbe fondato Roccaranieri con un nobile del tempo del Barbarossa. Maglioni è piuttosto convinto che la fondazione di Roccaranieri, coerentemente con gli altri indizi di carattere locale descritti dalla lapide di Roccaranieri, sia stata compiuta da un personaggio dell'epoca dell'imperatore Federico II quando lo scontro tra papato ed impero si riacutizzò anche a motivo del fatto che l'imperatore, dopo l'unione di fatto delle corone normanna e sveva a seguito del matrimonio dell'agosto 1185 tra Enrico VI e Costanza d'Altavilla, stringeva in una morsa i territori papali.

La Rocca vista da Vallignano
Panorama di Roccaranieri dal Casale Falcetti: la torre del castello del Conte Ranieri domina il paese. Sullo sfondo il Monte Nuria

Di certo, non vi sono altri documenti che mettono in relazione, dopo il XII secolo Roccaranieri con i conti di Cunio. Si suppone che la famiglia mantenne interessi nel reatino per poi fondersi con altre nobili casate locali e diresse altrove i propri interessi una volta accresciuto il proprio prestigio, grazie anche a personaggi del calibro di Alberico da Barbiano appartenente ad un ramo della famiglia dei conti di Cunio, i da Barbiano, capitano di ventura che imperversò con la sua Compagnia di San Giorgio su tutta la penisola al servizio di tutti i più potenti principi italiani nel XIV secolo[31].

Un documento del 1191[32] lascia intendere che tutto il territorio tra i fiumi Salto e Turano, dal fosso di Paganico alla chiesa di San Michele Arcangelo a Rieti, fosse, finalmente, nella sola proprietà dell'abbazia di San Salvatore Maggiore sebbene i conti di Cunio ed altri godessero, forse solo nominalmente, di parte del territorio della Plage concesso dalle abbazie in enfiteusi ancora ai tempi del Barbarossa.

Roccaranieri tornò così, presumibilmente già intorno al XIV secolo, sotto il controllo diretto dell'abbazia di San Salvatore Maggiore e rimase da allora nella signoria di San Salvatore Maggiore citato tra i possedimenti dell'abbazia come Castrum Arcis Rainerii[33].

Come gli altri castelli dell'abbazia, Roccaranieri fu, fino al XV secolo, direttamente soggetta all'autorità dell'abate e del capitolo abbaziale di San Salvatore Maggiore. Erano gli abati ed il capitolo di San Salvatore Maggiore che governavano, secondo i principi stabiliti negli statuti abbaziali, tutti gli aspetti della vita degli abitanti dei territori dell'abbazia.

Roccaranieri - Portone di Palazzo Novelli in Via dei Casarini, foto degli anni '80.

L'economia del territorio dei paesi dell'abbazia, era basata principalmente sull'agricoltura e sulla pastorizia. L'estensione territoriale di ogni paese dell'abbazia era un assetto fondamentale per la vita dei suoi abitanti ed è per questo che le dispute territoriali con gli altri castelli rappresentavano un problema fortemente sentito dagli abitanti. Lo dimostra la disputa ultracentenaria che la comunità di Roccaranieri dovette affrontare, a partire dal XV secolo con la comunità di Concerviano per il possesso dei territori del diruto castello di Antignano[34]. I cittadini di Roccaranieri due volte, nel 1486[35] e nel 1743[36], furono coinvolti in una causa dagli abitanti di Concerviano e per due volte uscirono vincitori dal giudizio[37] che, nel settecento, durò addirittura per 54 anni, fino alla sentenza del 1797. Ciononostante nell'ottocento gli abitanti di Concerviano ancora non si erano rassegnati a perdere quei territori tanto che oggi il confine del comune di Concerviano verso Roccaranieri è là dove la pretesa degli abitanti di Concerviano lo poneva nelle loro richieste nella prima metà dell'ottocento[38].

A partire dal XV secolo e per i due secoli a seguire, l'abbazia di San Salvatore Maggiore, e quindi i paesi del suo territorio, divennero, di fatto, proprietà degli abati commendatari, nominati direttamente dal pontefice e nelle loro mani passò il potere spirituale, che essi esercitavano con il titolo di abate di San Salvatore Maggiore, così come il potere temporale, una volta amministrato nei territori dell'abbazia dal capitolo abbaziale. Fino al XVI si succedettero nel controllo dell'abbazia e del suo territorio nomi influenti delle famiglie protagoniste nel teatro della Curia Romana quali i Della Rovere e gli Orsini e i Farnese.

A partire dal XVII secolo subentrò alla commenda abbaziale la famiglia Barberini che fu responsabile della soppressione dell'abbazia nel 1629. Il patrimonio territoriale dell'abbazia rimase tuttavia intatto e l'amministrazione passò sotto il diretto controllo della Sacra Congregazione del Buon Governo. Il territorio dell'abbazia divenne un governatorato e Longone divenne la sede del governatore che si occupava per conto del governo centrale, dell'amministrazione civile.

Dopo l'entrata dei francesi a Roma nel febbraio del 1809 e l'annessione di Lazio e Umbria all'Impero francese nel maggio del 1809, sotto il governo napoleonico, le terre dell'abbazia, come il resto dell'Alta Sabina, furono incluse nel Dipartimento di Roma sotto l'Arrondissment di Rieti. Nel 1809 Roccaranieri faceva parte del Dipartimento del Tevere - Circondario di Rieti - Cantone di Monteleone[39]. Dopo l'annessione all'Impero francese, anche gli abitanti di Roccaranieri abili alle armi, vennero coscritti nella Grande Armée partecipando alle campagne napoleoniche.

Panorama di Roccaranieri dal Colle delle Prata, rara foto di inizio novecento: si riconosce l'impianto medioevale del castello ancora intatto con la torre campanaria della chiesa di San Pietro dentro le mura (demolita in seguito al terremoto di Avezzano del 1915).

Al termine del periodo napoleonico, già nel 1814 le terre abbaziali tornarono sotto il governo della Camera Apostolica. Nel 1816 il governo dei domini papali fu tuttavia riorganizzato e i territori dell'abbazia confluirono nell'allora creata Delegazione Apostolica di Rieti . Nel 1817 Roccaranieri divenne appodiato di Belmonte e dal 1853, a seguito di una nuova riorganizzazione, con la creazione del comune di Longone Sabino divenne appodiato di quest'ultimo insieme ai paesi di Porcigliano e San Silvestro[40].

L'ottocento venne segnato da ripetute epidemie di colera che colpirono più volte l'Europa a cui non sfuggirono nemmeno i centri più isolati: l'epidemia di colera del 1837 per cui nei paesi al confine tra Regno di Napoli e lo Stato Pontificio vennero istituite numerose barriere sanitarie[41] e, soprattutto, l'epidemia di colera del 1854-1855 che a Roccaranieri fece ben 35 vittime in poco più di un mese e mezzo[42].

Il paese rimase, fino all'annessione della Legazione dell'Umbria al Regno d'Italia nel 1860, sotto lo Stato Pontificio nella delegazione di Rieti. Il suo territorio segnava il limite, ad est, per un tratto, del confine con il Regno di Napoli. Prima degli accordi del 1840 che segnarono lo spostamento del confine, in quel tratto di frontiera, lungo il corso del fiume Salto e l'apposizione dei cippi di confine nel resto della frontiera, il confine tra lo Stato Pontificio e il Regno di Napoli, correva nel territorio tra Grotti e Roccaranieri[43].

Dopo l'Unità d'Italia, con l'annessione delle legazioni di Umbria e Marche al Regno d'Italia, il Governatorato di Longone si trasformò nel Comune di Longone e Roccaranieri divenne una delle sue tre frazioni entrando nella Provincia dell'Umbria sotto il Circondario di Rieti.

Il fenomeno dell'emigrazione

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Come altri paesi del centro Italia, specie degli Abruzzi, anche Roccaranieri, fu interessata, durante la fine dell'Ottocento e l'inizio del novecento, dal fenomeno dell'emigrazione verso il continente americano, specialmente verso gli Stati Uniti, nel Nord America e il Brasile nel Sudamerica. Dai registri di sbarco ad Ellis Island risulta come molti abitanti di Roccaranieri riferissero come primo domicilio la città di Filadelfia, dove sorse, molto probabilmente, agli inizi del secolo, una piccola comunità di emigrati provenienti dallo stesso paese[44].

Il 13 gennaio 1915 tutto il territorio del Centro Italia venne funestato dal terremoto della Marsica. Trovandosi a meno di 70km dall'epicentro di Avezzano, anche Roccaranieri subì danni del VII grado della scala Mercalli.

Cartolina di Roccaranieri (1933).

Il paese pagò poi il suo tributo in vite umane durante la prima guerra mondiale. I soldati caduti sono ricordati sul monumento ai Caduti nella Piazza del Popolo[45][46].

Alla creazione della Provincia di Rieti, sotto il governo fascista, il comune di Longone, e con esso le sue frazioni, passò dalla provincia dell'Umbria a quella di Rieti. Anche a Longone e nelle sue frazioni al sindaco fu, così, sostituito un podestà di nomina regia, uomo di fiducia del PNF[47][48].

Nel 1934, dopo la sigla dei Patti Lateranesi del 1929, sotto la guida del vescovo di Rieti Massimo Rinaldi, venne completata la costruzione della nuova chiesa di San Pietro fuori le mura[49].

Cerimonia in memoria dei caduti di tutte le guerre nella Piazza del Popolo a Roccaranieri (2015)

I nomi dei soldati di Roccaranieri, deceduti durante la seconda guerra mondiale, sono ricordati, insieme a quelli del primo conflitto, sul monumento ai Caduti nella Piazza del Popolo[50].

Eccidio di Roccaranieri (6 giugno 1944)

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Lo stesso argomento in dettaglio: Eccidio di Roccaranieri.
La mattina del 6 giugno 1944 un reparto tedesco si rese colpevole dell'uccisione di 13 civili in rappresaglia per la morte di un soldato tedesco[51].[52]

Molti degli abitanti di Roccaranieri, attratti da nuove prospettive economiche, si trasferirono nei centri urbani del Lazio. Roma raccolse la maggior parte di quanti cercavano nelle città nuove possibilità.

Una cartolina in bianco e nero di Roccaranieri negli anni '50.

Dapprima erano i capi famiglia a trasferirsi, provvedendo da lontano, con il loro lavoro in città, al sostentamento della famiglia. Per lungo tempo l'impiego principale degli abitanti di Roccaranieri trasferitisi a Roma fu quello di fuochisti ovvero di operai specializzati nell'accensione delle caldaie, prima a carbone e poi a gasoli,o degli innumerevoli stabili della capitale[53][54].

Grazie ai proventi del lavoro nella capitale, molte famiglie poterono trovare le risorse per ammodernare le vecchie case dentro il paese o costruire delle nuove case fuori dalle mura. Il risultato fu l'ampliamento del paese lungo le vie di accesso al paese e il definitivo trasferimento di interi gruppi familiari nella capitale.

I viaggi verso Roma e il vicino capoluogo di Rieti si fecero per gli abitanti del comune di Longone Sabino più frequenti a partire dagli anni '50 tanto da rendere necessaria la costruzione di una strada che collegasse più velocemente Roccaranieri alla valle del Salto e quindi alla città di Rieti. Si cominciò, così, all'inizio degli anni sessanta, la costruzione dei 4,2km della SP30a che dall'abitato di Roccaranieri si innesta sulla SS 578 Salto-Cicolana.

Monumenti e luoghi d'interesse

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Architetture Civili

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Il centro storico di Roccaranieri

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Roccaranieri sorge su un'altura tra la valle del Turano quella del Salto e conserva ancora l'aspetto del castello. Le sue case svettano, con delle mura imponenti, su una rupe, formando una possente cinta, ben riconoscibile da lontano, intorno al centro del paese dove si trova l'antica chiesa di San Pietro. Il castello del conte Ranieri, riconoscibile dalla più alta delle torri che sovrasta l'abitato, ne costituisce il limite dell'originale cinta muraria verso sud-est.

La torre di Leonardo vista da Via del Borgo.

Al paese si accede dalla Porta di Roccaranieri, sopra la quale è affissa la copia della lapide di Roccaranieri[55] il cui testo proviene dagli archivi del notaio Giovanni Cesidio di Gavignano ritrovati, alla fine dell'ottocento, a Calvi dell'Umbria[56]. La porta è ricavata sulla seconda cinta muraria del castello, quella formata da un'ulteriore cinta di case, dette "il borgo"[57], a ridosso dell'originale cinta muraria: queste case erano costruite con l'accesso verso il castello, per ovvi motivi difensivi, lungo la via oggi detta via del Borgo, nota tra gli abitanti del paese come "u' Viculu", percorrendo la quale è possibile ammirare, a monte della stessa via, una delle cinque originali torri della prima cinta muraria, la cosiddetta torre di Leonardo, dal nome di uno degli ultimi proprietari.

Le case più antiche nel centro storico del paese che si affacciano sulla Valle del Salto vengono dette "i Casarini", come ricorda il nome della piccola piazza da cui si gode del panorama della valle sottostante e del prospiciente castello di Calcariola, fortezza a difesa del confine settentrionale del regno normanno-svevo prima e angioino-borbone poi.

Un'altra piccola piazza nel centro del paese invece si affaccia verso nord-ovest, in direzione della chiesa di San Giovanni e della valle omonima; tra questa piazza e quella dei Casarini sorge un complesso residenziale, restaurato negli anni novanta del secolo scorso, che offre, a chi accede al paese dalla valle del Salto tramite la SP30a, l'immagine più autentica dell'originaria Rocca del conte Ranieri di Cunio ossia del Castrum Arcis Rainerii.

Dinanzi alla porta del paese una via scalinata, via Rieti, attraversa le case note col nome de "i Raili", in direzione della chiesa di San Giovanni e della Fonte Vecchia. Sulla via un imponente arco sostiene un passaggio di attraversamento tra due abitazioni.

Sempre davanti alla porta principale del paese, separata da via Rieti tramite un muro in sassi, si trova la Piazza del Popolo, su cui si affaccia il Palazzo delle Scuole, così detto perché adibito negli anni sessanta a scuola elementare e più recentemente ad ambulatorio medico e centro per la comunità. Dinanzi al palazzo si trova un palco rialzato in muratura usato nelle cerimonie civili e realizzato durante il recente restauro della piazza. Sulla piazza è eretto il monumento ai Caduti delle Guerre e sul muro retrostante la lapide dell'eccidio di Roccaranieri del 6 giugno 1944. Sopra alla piazza il castello del conte Ranieri domina l'area nota tra gli abitanti del paese con il nome di "Callarina".

Ponti sul Fosso della Mola

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Due ponti di antica fattura, probabilmente romana, si trovano nel territorio di Roccaranieri. Entrambi facilitano l'attraversamento dello stesso corso d'acqua, il Fosso della Mola di Roccaranieri, in due diversi punti del torrente:

Ponte di San Giovanni
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Il primo ponte, detto Ponte di San Giovanni, indicato più recentemente come "Ponte vecchio del cimitero", si trova lungo la strada che dal paese raggiunge la chiesa di San Giovanni. Era attraversato dalle processioni verso la chiesa di San Giovanni o da quanti si recavano alla chiesa di San Giovanni nel giorno della Pasquarella e dai cortei funebri allorché si accompagnavano i defunti alla chiesa di San Giovanni Battista per i riti funebri e la tumulazione .
Ponte della Mola
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Il secondo ponte, con arco maggiore, detto Ponte della Mola, perché sorge nei pressi del mulino a retracine azionato dalle acque del fosso detto della Mola. Questo secondo ponte si trova sul sentiero che congiungeva il paese di Roccaranieri con la sottostante Valle del Salto in direzione Rieti a poco meno di un chilometro dalla porta del paese. Il Ponte della Mola si trova oggi, ricoperto di edera, completamente immerso nel bosco in un ambiente davvero suggestivo, spesso ritratto nelle foto dagli escursionisti che percorrono il sentiero che porta a Roccaranieri dalla Valle del Salto.
  • Ponte della Mola
  • Architetture Religiose

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    A Roccaranieri ci furono sempre due chiese: quella di San Giovanni Battista fuori le mura, adibita al culto del santo patrono di Roccaranieri, San Giovanni Battista, al culto cimiteriale e alla sepoltura dei defunti e quella di San Pietro Apostolo, riservata alle altre funzioni, dentro le mura[58].

    Chiesa di San Giovanni Battista fuori le mura

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    Lo stesso argomento in dettaglio: Chiesa di San Giovanni (Roccaranieri).
    Chiesa di San Giovanni Battista

    La chiesa si trova nella valle sottostante il paese di Roccaranieri, detta Valle San Giovanni, lungo la SP30a che dalla Valle del Salto raggiunge il paese di Roccaranieri; oggi è cinta dalle mura del complesso cimiteriale. Anticamente si raggiungeva la chiesa di San Giovanni da Roccaranieri tramite una via che, dalla porta del paese, attraversando i Raili e la strada di Fonte Calla, oggi via Rieti, giungeva sulle sponde del Fosso della Mola. Qui il Ponte di San Giovanni permetteva l'attraversamento del torrente per raggiungere la chiesa.

    Di origine altomedievale, sorta su un precedente insediamento romano, la chiesa è a pianta rettangolare con abside nel fondo e quattro nicchioni nelle pareti laterali; la copertura è a capanna sostenuta da travature lignee.

    Venne restaurata nel 1519 sotto il governo degli abati commendatari della vicina abbazia di San Salvatore Maggiore, all'epoca appartenenti alla famiglia degli Orsini d'Aragona (1513-1542).

    Gli affreschi della chiesa di San Giovanni Battista a Roccaranieri
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    All'interno della chiesa è presente, sulle pareti dell'abside, della conca e del tamburo absidali, una maestosa decorazione. È un ciclo di affreschi probabilmente realizzato nel XVI secolo all'epoca dei restauri dell'edificio del 1519, opera di un ignoto maestro del XVI secolo, costituita da dipinti murali ad affresco raffiguranti scene tratte dai Vangeli: l'Annunciazione nell'arco che forma il prospetto absidale, l'Incoronazione della Vergine Maria nella conca absidale e tre scene della vita di San Giovanni Battista nella parete curva del tamburo absidale.

    «Sull' arco absidale è rappresentata un'annunciazione, con le due figure principali sui lati: l'Arcangelo Gabriele sulla sinistra e la Vergine sulla destra.

    Sul catino absidale è affrescata l'incoronazione della Vergine tra otto angeli e i Santi Giovanni Evangelista, Rocco e Sebastiano.

    Sul tamburo absidale sono dipinte scene della vita del Battista: la nascita, l'imposizione del nome, il battesimo di Cristo, il convito di Erode e la danza di Salomè.

    Lo stile delle pitture richiama i dipinti di Filippo Lippi e Giovanni Tamagni. Il tratto saliente dell'anonimo pittore umbro di Roccaranieri è il superamento di alcune rappresentazioni goticheggianti dello stesso Lippi, che distingue nettamente, e in maniera gerarchica, le due figure principali dell'incoronazione della Vergine, come nel duomo di Spoleto. Al contrario il pittore di Roccaranieri sembra avvicinarsi alla iconografia medievale, ripresa anche nel tardo Rinascimento, nella quale il Cristo, o più raramente Dio Onnipotente, e Maria siedono l'uno accanto all'altro, sullo stesso trono e a livello o su livelli abbassati. Proprio il modo di dipingere i volti dei santi e della Vergine rimanda indubbiamente ai pittori dell'Italia Centrale del primo scorcio del XVI secolo.»

    Chiesa di San Pietro Apostolo dentro le mura (chiesa vecchia)

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    La notizia più antica circa la chiesa di San Pietro Apostolo di Roccaranieri è in un documento del 1253 riguardante una violenta controversia tra il vescovo di Rieti e l'abbate di San Salvatore Maggiore.

    Chiesa di San Pietro dentro le mura. Sconsacrata negli anni trenta è divenuta una cantina (foto anni '80).

    Durante il processo a Rieti, Don Raniero, parroco di San Giovanni di Pratoianni, testimoniò che a consacrare un altare nella chiesa di San Pietro a Roccaranieri fu Dodone, vescovo di Rieti (1137-1181), pertanto se ne deduce che la chiesa, all'epoca del vescovo Dodone, fosse già esistente[59]. La chiesa venne modificata dopo il 29 dicembre 1576 quando gli abitanti di Roccaranieri, riuniti in consiglio deciso di ampliarla e migliorarla[60]. Dalla descrizione che ne fece il visitatore durante la visita pastorale del 1681[59]:

    «L'edificio era di forma quadrata, di una sola nave, con una cappella a parte dell'epistola che conduceva in sagrestia ed un campanile con due campane dal peso rispettivamente di libbre 300 e 200 (ndr. equivalenti, rispettivamente, a circa 100 kg e 65 Kg.). Vi erano cinque altari: l'altare maggiore, in cui era il Santissimo Sacramento con il quadro della purificazione della Madonna, aveva ai lati i quadri degli apostoli Pietro e Paolo; tra l'altare maggiore e il pulpito, che era sormontato da un crocefisso molto antico, vi era il confessionale con sopra la statua della Madonna Santissima di Loreto con il figliolo in braccio; gli altari di San Fabiano e San Sebastiano e, vicino alla porta, quello della Beata Vergine del Rosario e quello di San Francesco e Sant'Antonio. Vi era il fonte battesimale e, sopra il fonte, il dipinto del Redentore con San Giovanni Battista mentre battezza al Giordano.»

    Croce Astile di Roccaranieri, Museo Diocesano di Rieti.

    Nel 1754 gli altari di San Fabiano e San Sebastiano si trovano dedicati l'uno alla cappella della S.ma Misericordia e l'altro a Sant'Erasmo[61]. Nel 1844, durante la visita pastorale del Vescovo di Rieti mons. Filippo dei conti di Curioli, si trovavano solo tre dei cinque altari originari: l'altare maggiore con un quadro grande della Presentazione di Gesù e altri due quadri più piccoli dei SS. Apostoli Pietro e Paolo, un altare a destra dedicato a San Giovanni Battista con un quadro del Crocefisso con a sinistra la figura di Sant'Antonio Abate e con una nicchia in cui si conservava la statua del protettore e un altro altare a sinistra dedicato alla Madonna Santissima del Rosario con un quadro della stessa e una nicchia che conteneva la statuina della Vergine[59]. Dopo la costruzione della nuova chiesa di San Pietro Apostolo fuori le mura, avvenuta dopo i patti lateranensi del 1929, l'antica chiesa di San Pietro dentro le mura venne sconsacrata[62] e divenne proprietà privata.

    La croce processionale di Roccaranieri
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    La croce processionale, o croce astile di Roccaranieri è una croce in argento conservata presso la Sala delle Oreficerie del Museo Diocesano di Rieti, presso la Cattedrale di Rieti e originariamente appartenente alla chiesa di San Pietro Apostolo di Roccaranieri ove fu custodita fino agli anni settanta. È una piccola croce che misura 28x29cm[63], di fattura quattrocentesca in lega metallica ed argento, lavorata a fusione e a cesello su supporto ligneo, con le estremità dei bracci quadrilobate. Al centro è il crocefisso, a tutto rilievo, in argento con dorature[64].

    Chiesa dei Santi Pietro e Paolo fuori le mura (chiesa nuova)

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    La nuova chiesa di Roccaranieri venne inaugurata nel 1934[49]. È una delle prime costruzioni in cemento armato della zona. La navata è suddivisa da quattro alte colonne che sorreggono un ampio tetto a capriate. La struttura è facilmente riconoscibile da lontano per via della sua imponenza. A completare la chiesa una casa parrocchiale sul retro dell'edificio ed un campanile, di costruzione più tarda, di poco più alto delle pareti laterali della chiesa. All'interno della chiesa, nell'abside, si conserva il capitello di epoca romana recuperato durante dei lavori di scavo nella Valle San Giovanni nella negli anni ottanta del secolo scorso.

    Altre chiese nel territorio di Roccaranieri

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    Abside della cappella del castello di Roccaranieri (1999).
    Cappella del castello di Roccaranieri (diruta)
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    Nelle pertinenze del castello di Roccaranieri, ricoperta da un'edera, è ridotta ad un cumulo di pietre. Vi si riconosce la forma dell'abside.
    Chiesa di San Lorenzo dei Cerquiti (diruta)
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    Citata spesso nei testamenti del 1400 e del 1500 come in località Piano di San Lorenzo, oggi località i San Lorenzi. Nei testamenti è chiamata San Lorenzo de' Cerrito. Forse si trattava di un santuario o della vecchia chiesa fuori le mura del territorio di Antignano, castello diruto nel territorio di Roccaranieri. Non venne descritta tra le chiese di Roccaranieri nella visita pastorale del 1681, segno che, probabilmente, all'epoca era già stata abbandonata: ne rimaneva solo il nome nell'amministrazione dei beni ad essa associata, il cosiddetto beneficio di San Lorenzo.[65]
    Chiesa della Madonna dei Cignali
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    Lo stesso argomento in dettaglio: Chiesa della Madonna dei Cignali (Fassinoro).
    Pur non trovandosi nel territorio della comunità di Roccaranieri, la chiesa di Santa Maria dei Cignali è da secoli legata al paese di Roccaranieri i cui abitanti vi si recano in processione tutti i lunedì di Pasqua come riporta la visita pastorale del 1681[66]. Gli abitanti di Porcigliano[67] vi si recavano in processione il giorno di San Marco (25 aprile) e il primo giorno delle Rogazioni e quelli di San Silvestro solo il giorno di San Marco.

    Edicole ed immagini votive

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    La "Madonnella" a Roccaranieri.
    Edicola della Madonna di Fatima
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    La cappella o immagine con la statua della Madonna di Fatima si trova all'incrocio tra via dell'Immagine e Via di Fonte Eternina. Già presente nel Catasto gregoriano del 1834, quindi antecedente all'apparizione di Fatima, è dedicata al culto Mariano. Indicata dagli abitanti genericamente come "Madonnella" e "Immagine" da il nome alla via di accesso al paese da Longone Sabino ovvero Via dell'Immagine. L'attuale forma si deve al restauro operato nel 1947 da Don Elia Cattani[68]. Ai nostri giorni vi si recano le processioni durante la festa di San Giovanni, della Madonna del Rosario e della Madonna Addolorata.
    Edicola di Sant'Antonio di Padova
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    Si trova sulla strada di accesso al paese da Longone Sabino, in località Le tre Vie al bivio tra la via d'acceso al paese e il sentiero Le Tre Vie - Fonte Rabelli - Strada de' Le Valli.

    Aree Naturali

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    Fauna e flora selvatica

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    Esclusi i terreni coltivati in prossimità del paese e delle sue strade d'accesso, il territorio di Roccaranieri si presenta, per la maggior parte, come ricoperto da boschi, specie dove le pendenze sono più accentuate e la lavorazione del terreno risulta più ostica se non addirittura impossibile.

    Castagneto in località La Pennina a Roccaranieri.

    La fitta vegetazione boschiva, resa più abbondante negli ultimi decenni a causa dell'abbandono delle campagne, ospita una grande varietà di essenze arboree nonché di specie animali. Non mancano nel sottobosco il pungitopo e il bosso. Notevoli le fioriture dal ciclamino, alle primule, al bucaneve, all'anemone e alle orchidee selvatiche. La presenza di luoghi difficilmente accessibili ha permesso alla fauna di mantenere presenze caratteristiche e altrove decisamente più rare dando la possibilità di imbattersi sul territorio di Roccaranieri in cinghiali, volpi, lepri, caprioli, scoiattoli, ricci, istrici, tassi e faine. Si registra anche la presenza di invertebrati come sauri, biacchi, vipere, rospi nei dintorni delle zone umide e ranocchie nelle fonti. La presenza di gamberi di fiume, una volta abbondanti nei torrenti intorno al paese, è ormai cosa rara. Rimangono invece, nei torrenti, le salamandrine dagli occhiali. Sporadica la presenza del lupo. Si registrano avvistamenti dell'orso marsicano, proveniente dal Parco nazionale d'Abbruzzo, nel contiguo territorio del comune di Concerviano[69]. Popolano i boschi di Roccaranieri anche uccelli di macchia come il picchio verde e il picchio rosso maggiore, la cincia, la civetta, l'allocco e il barbagianni. Presenti anche rapaci quali la poiana, il gheppio, lo sparviero e il nibbio bruno.

    La caccia è un'attività tradizionale per gli abitanti di Roccaranieri.

    Cascata della Mola, nel Fosso della Mola a monte del Ponte della Mola.

    Tra le attrazioni naturali, oltre agli abbondanti boschi ed all'aria particolarmente salubre, tra i corsi d'acqua, nel territorio di Roccaranieri si ricordano:

    • Fosso della Mola: è il torrente sotto il paese, con portata perenne, le cui acque muovevano un tempo la Mola di Roccaranieri[70] ovvero il mulino a retrecine, anticamente di proprietà dell'abbazia di San Salvatore Maggiore[71], che si trova nei pressi del Ponte della Mola. Le grandi macine in pietra sono ancora visibili nei ruderi dell'edificio a valle del ponte. Valida meta per la pratica del torrentismo[72] per cui gli appassionati possono calarsi nelle acque del torrente, tra le pareti in marna e conglomerato della forra affrontando con corde, lungo poco più di 500 m di sviluppo, il dislivello di 262 m, con un salto massimo di 27 m[73]. Il torrente confluisce nel fiume Salto all'altezza del Casale Cattani da cui è possibile raggiungere il paese per via del sentiero La Mola - Il Piano che riporta al Ponte della Mola.
    • Fosso della Fonte dei Colli: alimentato dalla Fonte dei Colli, confluisce nel Fosso della Mola.
    • Fosso di Fonte Eternina: (già Fosso Ariano) alimentato dalla Fonte Eternina, confluisce nel fiume Salto.
    • Fosso del Dannato: (già Rio di Monte Piombarolo, Piumarolo o Pummarolo)[74] alimentato dalla Fonte Ramauri, confluisce nel fiume Salto.
    • Fosso delle Scendelle: (già Fosso Ceca Lupi)[75] confluisce nel Fosso di Fonte.
    • Fosso di Fonte: (Rio di Fonte Pasquale o Fosso di Vaccareccia[76] sotto Vaccareccia o Fosso del Diavolo[77] sotto Concerviano) è il Rigu Latu del documento reatino del 948[12]. Alimentato dalle fonti di Vaccareccia è uno dei pochi torrenti della zona, insieme al Fosso della Mola di Roccaranieri, con portata perenne. Confluisce nel fiume Salto.
    • Fosso di San Lorenzo: (già fosso di Fonte Sponga)[78] alimentato dalle acque di Fonte Sponga, confluisce nel Fosso di Fonte.
    Escursionista alla Fonte Vecchia di Roccaranieri (aprile 2022).
    La Fonte Vecchia (gennaio 2024).

    Numerosa la presenza di fonti e sorgenti storiche nel territorio del paese, alcune fornite di fontane ed abbeveratoi:

    • la Fonte Vecchia è la principale fonte del paese[79] che per secoli ha rifornito di acqua i suoi abitanti: ricavata su un muraglione ad di sotto delle ultime abitazioni del paese, tramite tre cannule riversa abbondante acqua in una vasca lunga più di cinque metri. La Fonte Vecchia si trova sul sentiero che dal paese raggiunge il Ponte della Mola, a poco meno di 400 metri dalla porta principale del paese. Le donne, preposte nei secoli passati, quando non era presente acqua corrente nelle case, al rifornimento d'acqua, vi si recavano riportando al paese l'acqua servendosi di conche, recipienti in rame dalla forma caratteristica, che usavano appoggiare sul capo per limitare lo sforzo. Le sue acque si disperdono nel Fosso della Mola.
    • Fonte Eternina è un'altra fonte storica: subito fuori dal paese in località detta la Fossa sulla strada che da Roccaranieri portava a Ponte San Martino e da lì a Concerviano o al Santuario della Madonna della Quercia passando per i casali in località detta Piantignano (it. Piani di Antignano). La fonte è provvista di abbeveratoio con cannula ma il bordo della vasca si trova ormai sotto il piano stradale della contigua via di Fonte Eternina. Le sue acque si disperdono nel Fosso di Fonte Eternina già noto come Fosso Ariano.
    • la Fonte dei Colli è forse la più antica tra le fonti nel territorio di Roccaranierii: doveva essere questa la fonte che riforniva d'acqua l'insediamento romano dai cui resti è emersa la fistula acquaria in piombo negli scavi dell'ampliamento del cimitero di Roccaranieri. Nella tradizione degli abitanti del paese alla fonte sono associate virtù salutari. A monte della chiesa di San Giovanni, nella valle dei Vignali che risale verso la locaità le Piana, la fonte si trova in un terreno privato, non è provvista di abbeveratoio o fontana e non è accessibile direttamente dalla strada sterrata che dal cimitero di Roccaranieri porta a Cenciara, frazione del comune di Concerviano. Le sue acque si disperdono nell'omonimo Fosso dei Colli che a valle della chiesa di San Giovanni prende il nome di Fosso della Mola.
    • Fonte Rabelli si trova sul sentiero che dal trivio in località le tre Vie, sulla via di accesso a Roccaranieri verso Longone, conduce alla località le Valli. Non è provvista di vasca o fontanile e non sempre in estate è presente acqua.
    • Fonte Ramauri si trova a valle di Fonte Rabelli. Le sue acque confluiscono nel Fosso del Dannato, già noto come Rio Piombarolo.
    • Fonte Ramerti si trova tra le locailità le Valli e la località i San Lorenzi. Non è provvista di vasca o fontanile. Le sue acque si disperdono nel contiguo Fosso delle Scendelle e da lì nel Fosso del Rio che scaturisce dalle acque sorgenti in Vaccareccia (Fonte Sponga, Fonte del Cardinale, Fonte Vecchia di Vaccareccia).

    La rete sentieristica di Roccaranieri

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    Numerosi nel territorio di Roccaranieri, come nel resto del territorio dell'abbazia di San Salvatore Maggiore, sono i sentieri che ripercorrono i vecchi sentieri interpoderali già indicati, all'epoca dello Stato Pontificio, sulle mappe del Catasto Gregoriano del 1834[80]. I sentieri, fin dall'epoca del governo abbaziale del territorio, avevano una particolare importanza dal momento che permettevano di collegare tra loro i paesi dell'abbazia oltre che di raggiungere i terreni[81] e si teneva, perciò, in gran conto la manutenzione delle strade pubbliche e vicinali[82].

    Un tratto del sentiero dal bivio della S.S.578 Salto-Cicolana a Roccaranieri nel bosco in località "Cereciu".
    Sentiero Bivio SS578 Salto Cicolana - Roccaranieri
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    Nel Catasto Gregoriano del 1834 figura come Via Comunitativa detta della Mola che conduce alle Grotte: collegava Roccaranieri alla valle del Salto. Dalla Porta di Roccaranieri conduce alla Fonte Vecchia quindi al Ponte della Mola dove attraversa il Fosso della Mola e da lì raggiunge i Casali delle Cerase (località Lu Cerèciu). Ivi, oltrepassando la S.P. 30a che sale a Roccaranieri alle spalle del Casale Petrangeli, prosegue verso la S.S.578 Salto Cicolana di fronte all'edificio già noto come l'Osteria da Rosa in località a' Piedi alla Costa.

    Il fondo è per lo più in terra battuta. In alcuni tratti, nel bosco o prima di giungere dalla valle alla fonte del paese, è possibile scorgere tracce di selciato poste in essere nei secoli passati probabilmente per permettere più agevolmente la percorrenza del tracciato anche in inverno. In altri tratti il sentiero presenta delle cordonate in pietra, a modo di gradini, per facilitare i viandanti nell'ascesa.

    Lungo alcuni tratti del percorso sono presenti muretti a secco per proteggere il sentiero a monte da smottamenti e sostenerne la sede a valle. Più vicino alla fonte, nascosti dalla vegetazione, i muri a monte raggiungono i tre metri di altezza. Per vasti tratti il sentiero è largo all'incirca 2 metri e il percorso è perlopiù lineare; solo in due tratti, per superare due dislivelli, sono presenti una serie di tornanti: a monte delle località detta Le Vignette e alla Grotta di Feliciano presso il bivio per le Fontanelle[83].

    Il sentiero è lungo poco più di 3km con un dislivello di 262m. Il tempo di percorrenza medio è di 40 minuti circa.

    La carta del territorio di Roccaranieri nel Catasto Gregoriano (1834)
    Altri Sentieri
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    Costituiscono il resto della rete sentieristica di Roccaranieri i sentieri interpoderali per lo più già presenti sulla mappa del Catasto Gregoriano del 1834 nel foglio dedicato al territorio di Roccaranieri:

    • Sentiero San Giovanni - Casale Falcetti: (già Via Comunitativa detta delli Vignali che conduce a Porcignano) si imbocca dal Ponte di San Giovanni tenendosi alla destra orografica del Fosso della Mola, quindi, oltrepassata la SP30a che sale a Roccaranieri, per via di una strada bianca sulla destra, si volta a destra dopo un centinaio di metri per discendere nell'alveo del torrente proveniente dalla Fonte dei Colli. Superato il guado si continua sul ciglio del colle fino ad arrivare al Casale Falcetti. Da lì si prosegue lungo una fratta per raggiungere la SP30b nei pressi di Fassinoro.
    • Sentiero Case Colli - Le Piana: (già Via Comunitativa detta di San Giovanni che conduce a Cenciara) si imbocca sopra il cimitero, in località Case Colli. Si prosegue lungo un vialetto alberato fino ad entrare nel bosco. Il sentiero procede in alcuni tratti in lieve pendenza costeggiando a monte i boschi di Capo le Pietre (loc. Cape Prete) fino ad arrivare al casale in località le Piana.
    • Sentiero La Mola - Il Piano (Casale Cattani): dal Ponte della Mola una diramazione del sentiero verso valle, dopo aver guadato il Fosso della Mola, raggiunge il Casale Cattani nel fondovalle lungo la SS 578, dove il Fosso della Mola si innesta nel fiume Salto.
    • Sentiero La Mola - Peschiorescino - Il Piano: (già Via Comunitativa detta di Peschio[84] che conduce a San Martino): dal Ponte della Mola, dopo il ponte, svoltando a sinistra in direzione della valle del Salto e proseguendo nel bosco fino ai casali di Peschiorescino si prosegue per il piano verso Ponte San Martino.
    • Sentiero La Mola - Castello - Fonte Eternina: dal sentiero per il Ponte della Mola una deviazione a monte di un muraglione a sassi conduce, passando sotto la rupe del paese, attraverso i terreni subito al di sotto della Rocca, località nota come a' Castellu. Si prosegue fino al guado per il Fosso di Fonte Eternina, passato il quale si risale un costone in direzione della fonte per riuscire sulla strada sterrata che da Fonte Eternina porta a Ponte San Martino.
    • Sentiero Fonte Eternina - Casali Piantignano - Ponte San Martino: (già Via Comunitativa detta di Fonte Tenina che conduce a Concerviano) dall'edicola della Madonna di Fatima, lungo via dell'Immagine, una strada asfaltata raggiunge la Fonte Eternina in vocabolo La Fossa quindi prosegue, a fondo sterrato, con la stessa ampiezza, fino al Rio Piombarolo. Di li si riduce a sentiero scendendo a valle, in mezzo al bosco, fino a raggiungere l'abitato di Bivio Concerviano e il Ponte di San Martino. Recentemente segnalato dalla Riserva dei Monti Cervia e Navegna in collaborazione con il comune di Concerviano nell'ambito di un progetto regionale per la realizzazione della Rete delle Ciclovie della Riserva dei Monti Navegna e Cervia[85].
    • Sentiero Casali Piantignano - Madonna della Quercia (Concerviano): dai Casali Piantignano, passando per il bosco, attraverso una serie di stretti tornanti guadagna il fondo valle ove scorre il Rio di Fonte. Da qui risale la collina su cui sorge il paese di Concerviano raggiungendo la chiesa della Madonna della Quercia.
    • Sentiero Le Tre Vie - Fonte Ramauri - Le Valli: dal trivio, sulla salita de' le Tre Vie, all'altezza dell'immagine di Sant'Antonio, in direzione Longone, sulla sinistra, fino a raggiungere il colle. Ridiscende, quindi, per una fratta, al fianco del Casale de' Pulenta fino a raggiungere un avvallamento presso la Fonte Rabelli. Prosegue poi lungo una fila d'alberi, in direzione nord verso la località Valloppio, fino a raggiungere la Strada de' Le Valli.

    Evoluzione demografica

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    La popolazione di Roccaranieri al pari di quella degli altri castelli dell'abbazia di San Salvatore Maggiore, fino a tutto il 1700, non subì grandi trasformazioni in termini numerici: l'abitato mantenne la struttura originaria e all'incirca lo stesso numero di abitanti e di abitazioni dentro e fuori le mura.

    Limitato fino al 1800 era il fenomeno dell'emigrazione o dell'immigrazione: se qualche persona si spostava da un paese all'altro era per questioni matrimoniali. I vincoli di parentela o di comparato era frequenti tra molti degli abitanti del territorio abbaziale.

    A partire da metà ottocento le statistiche indicano un significativo aumento della popolazione a cui seguì, anche nel territorio di Roccaranieri, seppure in maniera sporadica, agli inizi del novecento, il fenomeno dell'emigrazione verso il Nordamerica . Di ben altra portata fu l'emigrazione verso i centri urbani, specie verso la capitale, a partire dal dopoguerra fino agli anni settanta.

    Abitanti censiti[101]

    Per secoli sotto i possedimenti dell'abbazia di San Salvatore Maggiore, la fede religiosa ha impresso un sigillo nella vita e nell'organizzazione sociale della comunità di Roccaranieri. La divisione amministrativa ecclesiastica è stata per secoli parte integrante della vita degli abitanti del paese utile per comprendere la storia e la cultura del borgo così come le realizzazioni dei suoi abitanti e le particolarità del suo territorio.

    Le parrocchie di Roccaranieri

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    A Roccaranieri ci furono sempre due chiese: quella di San Giovanni Battista fuori le mura quella di San Pietro Apostolo dentro le mura. Nella chiesa di San Giovanni si celebravano i riti nella solennità della festa del patrono e le messe dei defunti mentre nella chiesa di San Pietro, oltre alla messa quotidiana, era consuetudine recitare ogni mercoledì, venerdì, sabato e domenica il rosario; la domenica, dopo la messa, si insegnava ai bambini la dottrina; durante la Quaresima un predicatore[102] venuto da fuori, preparava gli abitanti al mistero pasquale; tutte le famiglie del paese erano benedette in chiesa all'atto del matrimonio e le festività principale erano celebrate tra quelle antiche mura.[103]

    Chiesa di San Giovanni di Roccaranieri, interno.

    Alle due chiese corrispondevano due parrocchie: la parrocchia di San Giovanni Battista e la parrocchia di San Pietro Apostolo. Fino al 1434 le parrocchie venivano assegnate dall'abate ordinario di San Salvatore Maggiore a cui, all'epoca, era attribuito il potere temporale e spirituale.[104]

    La parrocchia di San Giovanni
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    Al titolare della chiesa di San Giovanni Battista spettava il titolo di arciprete ed era associato alla chiesa il beneficio di San Giovanni, di cui facevano parte: Ville dè Rabelli (loc. Fonte Rabelli), Ville dè Venis, Ville di Colle Imperatore. Apparteneva alla parrocchia di San Giovanni anche una cappella situata presso le mura del castello di Roccaranieri che non aveva né cimitero né fonte battesimale[105]. I benefici di San Giovanni e di San Pietro furono riuniti nel 1500 nelle mani di un unico parroco che mantenne il titolo di arciprete di San Giovanni Battista, poi di nuovo divisi nel 1571 e poi infine riuniti nel 1591.[106]
    Esisteva anche il beneficio di San Lorenzo e della Venerabile Compagnia della Misericordia: il titolare aveva il compito di insegnare ai bambini del paese.[107]
    La parrocchia dei Santi Pietro e Paolo
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    In seguito allo smembramento del territorio delle due abbazie di Farfa e di San Salvatore Maggiore e della costituzione della diocesi di Poggio Mirteto, le parrocchie di Roccaranieri, di Porcigliano, di San Silvestro e di Cenciara, con bolla di Gregorio XVI del 24 novembre 1841, furono annesse alla diocesi di Poggio Mirteto. Con Costituzione Apostolica «In altis Sabinae montibus» del 3 giugno 1925, le stesse parrocchie passarono alla diocesi di Rieti. Con decreto Vescovile del 1986, le parrocchie di San Leonardo in Fassinoro e di San Silvestro in San Silvestro sono state soppresse ed incorporate nella parrocchia di Roccaranieri[108].

    Non stupisce che a Roccaranieri, al pari degli altri paesi facenti parte, per quasi dieci secoli, del dominio dell'abbazia di San Salvatore Maggiore, le tradizioni religiose siano numerose e costituiscano un radicato patrimonio culturale ove i riti cristiani, nei secoli, si erano prima affiancati ed avevano via via sostituito i più antichi riti delle popolazioni sabine legati ai culti della terra.

    La festa di San Giovanni Battista (24 Giugno)

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    È di gran lunga la festa più sentita del paese essendo San Giovanni Battista il Santo Patrono fin dai tempi del governo abbaziale.

    Statua di San Giovanni Battista nella chiesa di San Giovanni a Roccaranieri.

    Durante questa festività gli abitanti di Roccaranieri si recavano in processione dalla chiesa di San Pietro dentro le mura fino a quella di San Giovanni fuori le mura. Le confraternite si occupavano dell'organizzazione della festa.

    «San Giovanni Battista è la festa più sentita del paese; da secoli cadente il 24 giugno [...]. La commemorazione inizia la vigilia con la processione serale e una solenne funzione del vespro cantato nella chiesa di S. Giovanni Battista al cimitero, dove in tempi passati si usava spargere il pavimento con fiori di sambuco e foglie di noce. Al mattino lo sparo dei mortaretti da il via ai festeggiamenti che vengono allietati nel prosieguo del giorno dalla locale banda musicale che fa il giro lungo le vie del paese addobbate con festoni di bosso preparati con cura nei giorni precedenti. Alle ore 11 si ripete la processione con la statua del Santo condotta con fatica da una squadra di volenterosi portatori verso il cimitero dove si celebra una messa solenne allietata da canti di gioia della corale paesana. La ricorrenza si chiude con l'Alzata delle Reliquie ossia con l'ostensione dei reliquiari dei vari santi, seguita dal commento storico del loro martirio e dall'esposizione della reliquia della Santa Croce verso la quale tutti si inginocchiano in devota adorazione. Il rientro della processione avviene lungo l'erta strada mulattiera con notevoli difficoltà per i portatori della macchina del Santo che fanno a gara per espletare tale incombenza in segno di fede e di espiazione.»

    La Pasquarella (30 Dicembre, 5 Gennaio)

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    ll termine "Pasquarella" origina dal nome di "prima pasqua" o "pasqua epifania" con il quale la festività dell'Epifania era comunemente nota tra le popolazioni dell'area sabina.

    Il canto della Pasquarella a Roccaranieri (2012).

    Durante la ricorrenza era usanza che una folla di cantori, un tempo pastori, percorrendo le vie del paese, si fermasse di casa in casa e, a gruppi alterni, intonasse delle strofe annunciando la nascita del Messia prima di accettare qualche dono, in denaro o alimenti, da parte degli abitanti riconoscenti e proseguire oltre.

    I riti della Pasquarella si celebrano anche a Roccaranieri come in buona parte della Sabina[109]. In particolare a Roccaranieri la celebrazione della Pasquarella avviene in due date distinte: il 30 dicembre ed il 5 gennaio. In quei giorni tre brani diversi, in dialetto sabino, vengono cantati dai coreuti: un brano il 30 dicembre e due brani, diversi dal precedente, il 5 gennaio. Nelle due occasioni, al calare della sera, i cantori si ritrovano al cimitero del paese, presso l'antica chiesa di San Giovanni per intonare le strofe che poi ripetono proseguendo per le strade del paese fermandosi alla porta di ogni famiglia[110]. Alla sera del 5 gennaio, poi, al termine del percorso, nella piazza principale del paese, vengono distribuite le "ciambelle delle anime sante", particolari ciambelle ai semi d'anice.

    Tre processioni venivano fatte durante le Rogazioni: la prima all'immagine di San Filippo e Giacomo, la seconda all'immagine della Madonna della Cerqua ovvero della Madonna della Quercia di Concerviano, la terza alla chiesa di San Giovanni Battista[111].

    «Le Rogazioni erano manifestazioni collettive pagane, entrate prepotentemente nel mondo cristiano, durante le quali il parroco impartiva la benedizione alle messi, ai frutti e a tutte le coltivazioni, cantando in latino una serie di litanie fra cui "Ut fructus terrae dare et conservare digneris!", alle quali il popolo rispondeva sempre in latino col ritornello "Te rogamus audi nos!".»

    Benedizione della statua del Cristo morto (2023).

    Riti della Settimana Santa

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    • Domenica delle Palme (Benedizione dell'ulivo)
    • Sepolcri (Giovedì Santo)
    • Processione del Cristo Morto (Venerdì Santo)

    «La ricorrenza di questo giorno della vita del Signore, manifesta qui un contenuto devozionale molto sentito dalla gente, per la grande drammacità evocativa che emana la statua dell'Addolorata che tiene in braccio il Cristo morto, trasportata da uomini vestiti in segno di lutto con camici neri e seguita da un corteo di fedeli portanti candele e fiaccole accese.»

    • Benedizione del Fuoco (Sabato Santo)
    • Lunedì di Pasqua (Pellegrinaggio alla Madonna dei Cignali)

    Tra i riti della settimana santa particolarmente sentito era, nel lunedì di Pasqua, il tradizionale pellegrinaggio al Santuario della Madonna dei Cignali.

    Messa del Lunedì dell'Angelo alla Madonna dei Cignali, Fassinoro.

    La devozione spingeva gli abitanti di Roccaranieri a compiere la processione più lunga[112] verso la chiesa di Santa Maria dei Cignali di Porcignano[113].

    «Fino a qualche anno fa da epoca immemorabile, ogni lunedì di Pasqua anche la popolazione andava in pellegrinaggio presso la chiesetta della Madonna dei Cinghiali che nell'Alto Medioevo era una grancia intorno alla quale col tempo si coauglò l'antico paese di Licingianum ogi scomparso. Per tradizione e solo per questo giorno il parroco pro-tempore di Roccaranieri diventa titolare del santuario, ricevendo nella circostanza per il suo sostentamento la copiosa decima riscossa in elemosine durante la festa e tale diritto è rimasto fino ai nostri giorni condizionato però dall'obbligo che alla cerimonia sacra partecipi ovviamente il popolo roccheciano. La suddetta ricorrenza [....] si svolgeva secondo i canoni di un tipico pellegrinaggio medievale. Accompagnati dal suono festoso delle campane si partiva alle nove del mattino da Roccaranieri in processione, aperta da un vessillo bianco portante ricamata una grossa M su una banda e un agnello coricato sull'altra, il tutto sorretto per tradizione di famiglia sempre dalla stessa persona, rivestita di tunica bianca con cordone ai fianchi e copri spalle rosso e da due bambini in camice bianco aventi il compito di reggere il fiocchi del vessillo. Di seguito veniva il Crocifisso grande e a due lampioni sorretti da altrettante persone ricoperte anch'esse da camici bianchi, cui seguiva la processione con gli stendardi della Madonna sorretti, ognuno, da donne che incedevano in gruppi di tre alla volta, cantando litanie e inni sacri, intercalati ogni tanto dal suono della banda musicale del paese. All'altezza del cimitero, dopo una breve orazione per i defunti, la processione veniva sciolta per ricomporsi presso la cosiddetta casa di Camillo e arrivare cosi uniti dinanzi alla vecchia chiesa di Fassinoro, dove il corteo si univa a quello locale che era in attesa per procedere processionalmente insieme fino al Santuario della Madonna dei Cinghiali. Celebrata quivi una solenne messa, tutta la gente si stendeva accomunata sui prati circostanti a consumare la colazione, offrendosi reciprocamente, ognuno le focacce, i dolci e le vivande all'altro in segno di pacifica convivenza. Terminata per cosi dire l'agape fraterna, si ricomponeva la processione e mentre quelli di Fassinoro tornavano nella loro chiesa, i roccheciani procedevano spediti alla volta del casale Falcetti, dove venivano accolti dal suono festoso delle campane che li accompagnavano fino alla piazza del paese.»

    Corpus Domini

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    Una processione particolare era quella del Corpus Domini che si snodava dentro le vie del paese.

    «Tutto il paese sembra un roseto; ogni strada e piazza è piena di fiori; dalle finestre pendono le coperte più belle di ogni famiglia, stese per onorare il passaggio del Cristo presente nell'Ostia consacrata, trasportata con l'ostensorio dal sacerdote protetto da un baldacchino sorretto da quattro uomini.»

    «La sera precedente l'Ascensione vengono tuttora accesi in segno di giubilio decine di fuochi che scoppiettanti illuminano la notte, innalzando al cielo lunghe lingue di fuoco simboleggianti l'Ascensione del Cristo Risorto.»

    La prima messa del giorno dei defunti, il 2 novembre, viene celebrata nella chiesa di San Giovanni Battista alle cinque del mattino. Durante la messa viene intonato dai fedeli il Dies Irae di Tommaso da Celano.

    Processione della Madonna del Rosario con la banda musica di Longone Sabino (2023).
    Benedizione della Madonna del Rosario (2023).
    Processione della Madonna Addolorata (2023).

    Altre feste ricorrenti

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    • Madonna del Rosario, (2 Settembre)
    • Madonna Addolorata, (terza domenica di Settembre)
    • Sant'Antonio Abate, (17 Gennaio)

    Manifestazioni religiose sopravvissute

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    Di tutte le tradizioni religiose, ai tempi odierni, sopravvivono solo alcune manifestazioni:

    • La Pasquarella, 30 di Dicembre e 5 di Gennaio.
    • Messa alla Madonna dei Cignali, lunedì di Pasqua
    • Festa di San Giovanni Battista, 24 giugno
    • Festa della Madonna del Rosario, terza domenica di Settembre.
    • Celebrazione dei defunti, 2 novembre

    La leggenda del brigante Feliciano

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    Essendo a lungo stata terra di confine, non stupisce che nel territorio di Roccaranieri si conservino storie di briganti. Uno in particolare, il brigante Feliciano, è ricordato nei racconti che i nonni di Roccaranieri fanno ai propri nipoti.

    Festa nella Piazza del Popolo di Roccaranieri (2023)

    Si narra che il brigante Feliciano Testa vivesse con la sua banda nei dintorni di Roccaranieri, ai danni dei viandanti che attraversavano il confine tra il Regno di Napoli e lo Stato Pontificio, sfuggendo ai gendarmi dell'uno e dell'altro stato. Una sera di pioggia, all'imbrunire, il brigante si imbatté nella carrozza di una gran dama che era rimasta invischiata nel fango. Il brigante, forse meravigliato dai modi cortesi della dama, le prestò soccorso per permetterle di riprendere il viaggio senza chiedere alla malcapitata, come era solito, un pegno in denaro in cambio della propria vita. La dama[114] fu riconoscente del servizio prestato tanto da fare lei dono al brigante di una chioccia con dodici pulcini d'oro[115].

    Il brigante, tornato a notte fonda al covo della sua banda che si trovava nei pressi dell'abitato di Roccaranieri, dovette affrontare il problema di dovere assicurare un nascondiglio al prezioso tesoro. Non fidandosi, tra quelli della sua banda, neanche del suo più fedele compagno che si occupava per lui di ogni faccenda, cercò un espediente per essere sicuro di non essere seguito: chiese al suo bravo di rimanere nel covo, continuando a pestare nel mortaio la polvere da sparo, cosicché lui potesse udire il tonfo del pestello nel mortaio e procedere a nascondere il tesoro. Feliciano minacciò il suo compagno che, se avesse udito interrompersi anche per un solo istante, mentre era via, il rumore del mortaio, una volta rientrato, lo avrebbe ucciso. Il compagno, che conosceva la ferocia del suo capo e non intendeva assolutamente metterne in dubbio la parola, obbedì ciecamente, continuando per tutto il tempo a pestare la polvere da sparo e, non avendo modo di vedere, dal covo, dove si fosse recato il brigante, poiché era notte fonda, non seppe mai, al pari degli altri della banda, dove fosse stato nascosto il tesoro.

    La banda musicale di Roccaranieri in processione (2015).

    La leggenda narra che il tesoro del brigante Feliciano sia nascosto nei pressi della Grotta di Feliciano, lungo il sentiero che da Roccaranieri scende alla valle del Salto, nei terreni conosciuti come le Fontanelle, il luogo probabilmente più lontano, tra quelli sotto la Rocca, dove era possibile udire i rumori del pestare di un mortaio provenienti dal covo dei malviventi.

    La banda musicale di Roccaranieri

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    Particolare rilevanza, nel corso del secolo scorso, a cavallo della seconda guerra mondiale, assunse la "Banda musicale di Roccaranieri" che svolgeva i proprie servizi, durante le feste patronali, nei paesi dei territori dell'abbazia ed oltre, nel territorio del Cicolano. Tra i suoi direttori restano nella memoria del paese e dei suoi abitanti Corradino Longhi (28.10.1908-04.08.1959), clarinettista, e, più recentemente, Guerrino Novelli (18.10.1931-11.6.2014), trombettista: i due maestri hanno contribuito a diffondere la cultura musicale nelle famiglie del paese.

    Il primo maggio, in coincidenza con l'antica occorrenza del Calendimaggio, ovvero con l'arrivo della primavera, anche a Roccaranieri come nel resto della Sabina, le famiglie sono solite consumare una zuppa di antichissima origine sabina, detta la zuppa di vertuti, realizzata con ingredienti della dispensa invernale quali legumi (ceci o fagioli) e cereali (orzo o farro) e verdure o erbe di campo novelle, tra cui i fogliolitti ovvero gli stridoli, il tutto condito con del semplice olio d'oliva a crudo.

    Fin dai tempi antich il territorio di Roccaranieri si è prestato ad un'economia di tipo agricolo-pastorale essendo presenti, come ricordava il documento farfense del 783:

    (LA)

    «[...] terris, vineis, silvis, pascuils [...]»

    (IT)

    «[...] terre (coltivabili), vigne, boschi, pascoli [ ...]»

    Ancora nell'ottocento il Palmieri ne ricordava le virtù[116]. I prodotti coltivati sul territorio hanno assicurato agli abitanti la sussistenza ed una moderata tranquillità economica: cereali, granturco, castagne, frutta e ortaggi. Particolare rilevanza aveva anche l'allevamento bovino ed equino oltre a quello degli ovini e dei suini[117].

    Al giorno d'oggi nuove colture si sono affacciate sul territorio come quella dello zafferano reso ormai una realtà da una piccola azienda locale. La tradizionale coltura della vite, così comune in passato tra gli abitanti del villaggio, è ormai marginale, quasi scomparsa. Rimangono solo alcune vigne ed il sapere ormai più che millenario di chi custodisce i segreti della coltivazione della vite e del processo di vinificazione[118].

    L'allevamento bovino rappresenta ancora oggi una risorsa importante per le aziende che lo praticano. Sussiste il tradizionale allevamento di ovini e suini.

    Lavorazione di legname nel territorio di Roccaranieri.

    L'abbondanza di boschi, soprattutto di querce e castagne, costituisce una ricchezza per il territorio e l'industria di lavorazione del legname è la sola presente sul territorio della frazione.

    Nel paese sono presenti un ufficio postale[119] e una farmacia, gli unici presenti nel territorio del comune di Longone Sabino. È anche presente un bar, ritrovo per gli abitanti del paese di Roccaranieri e delle frazioni vicine.

    Infrastrutture e trasporti

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    Il paese si trova sulla SP30a che collega Roccaranieri alla strada statale 578 Salto Cicolana. Quest'ultima è un'arteria a scorrimento veloce collegante Rieti con l'autostrada A24 che si estende, nel suo primo tratto, lungo la valle del fiume Salto: gli svincoli più vicini all'abitato di Roccaranieri sono quelli di "Roccaranieri-Grotti" (3,5km) e "Concerviano-Roccaranieri" (5,5km).

    La stazione ferroviaria più vicina è quella di Cittaducale, sulla linea Terni-Rieti-L'Aquila-Sulmona nell'attigua Valle del Velino al di la del Colle Ponzano su cui sorge l'abitato di Calcariola, frazione del comune di Cittaducale.

    Il bus Cotral della Linea Rieti-Longone Sabino alla fermata nell'abitato di Roccaranieri.

    Il paese è servito da una corsa del Cotral Rieti - Longone Sabino[120] che collega Roccaranieri a Rieti[121], durante la settimana, domenica esclusa, due volte al giorno: un passaggio del bus la mattina e uno nel primo pomeriggio.

    Dal maggio 2023 anche nel territorio del comune di Longone Sabino è attivo, come in altri comuni dell'altopiano reatino, un servizio sperimentale di autobus a chiamata denominato Chiamabus ed operato sempre dal Cotral.

    Escursionisti visitano il paese, maggio 2023.

    Per gli appassionati di trekking che visitano il capoluogo sabino è possibile raggiungere Roccaranieri servendosi della linea urbana 213 Rieti (p.zza Cavour) - Concerviano[122], operata dall'ASM di Rieti[123], che effettua numerose corse durante i giorni feriali verso il capolinea di Concerviano. E' necessario scendere alla fermata di Ville Grotti, attraversare la passerella sul fiume Salto e quindi imboccare il sentiero che dalla SS578 permette di arrivare a Roccaranieri passando per il ponte della Mola.

    Agli escursionisti è anche possibile raggiungere Roccaranieri da Rieti servendosi della linea ferroviaria Rieti-L'Aquila, prendendo il treno alla stazione di Rieti fino alla stazione di Cittaducale, dirigersi verso sud in località Caporio, in direzione della centrale idroelettrica di Cotilia, per imboccare il sentiero verso Calcariola e una volta arrivati in cima al monte Ponzano, ridiscendere per il sentiero verso Ville Grotti e quindi proseguire per il sentiero dalla SS578 verso Roccaranieri.

    In ambito culturale

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    Roccaranieri, insieme ad altri paesi dell'abbazia di San Salvatore Maggiore, fa da sfondo al giallo storico L'enigma dell'Abbazia di Luciano Tribiani ambientato nel XIII secolo[124].

    1. ^ a b Antonius Hercules, Giorni di Feste Particolari dei Castelli dell'Abbazia di S.Salvator Maggiore, in Synodus dioecesana insignium abbatiarum S. Mariae Farfensis et S. Salvatoris Maioris Ord. S. Benedicti, Roma, Tipografia Barberini, 1686, p. 481.
    2. ^ Leggio (1990), Banzola
    3. ^ Maglioni.
    4. ^ Leggio (2022), pag.129.
    5. ^ Rinvenuta il 20 luglio 1998, nello scavo per la realizzazione di due tombe familiari, la fistula ha dimensioni: lunghezza 70cm, diametro 11cm, spessore 5mm (dati forniti da Luigi Tomassetti). La condotta, dunque, rientra nella categoria delle tubazioni di medio calibro, probabilmente vicenaria o tricenaria, secondo la suddivisione fatta da Frontino nel De aquaeductu urbis Romae, con una portata tra i 7 e gli 11 l/s (cfr. Pietrantonio Pace, Gli Acquedotti di Roma, II Edizione, Roma, Art Studio S.Eligio, 1986, pp. 86-87.) La fistula è stata catalogata nel 2010 come CIL IX, 08676a.
    6. ^ La Spadoni, nell'articolo del 2000 in nota precedente, cita Marcus Marius Crescentianus come esempio di gentilizio Marius attestato a Rieti ritenendo che Marcus Marius Crescentianus fosse un plumbarius ovvero il produttore della fistula e non il proprietario della villa ove la fistula era stata trovata.
    7. ^ Maria Carla Spadoni Cerroni e Anna Maria Reggiani, Reate, Giardini, 1992, p. 74.
    8. ^ Rampazzi.
    9. ^ Le principali fonti per la storia alto medievale nel territorio reatino sono Il Regesto Farfense (nelle citazioni RF) e i documenti dell'Archivio del Capitolo di Rieti (nelle citazioni ACR).
    10. ^ AA.VV., Dizionario di Toponomastica: Storia e Significato dei Nomi Geografici Italiani, Milano, Garzanti, 1990, p. 383.
      «Massa: Dal latino massa ‘massa, ammasso’, come termine gromatico ‘tenuta’, nell’alto Medioevo massa e la denominazione che viene data ai grandi possedimenti, un insieme di fondi o poderi coltivati da coloni e servi, affidato ad un conductor o actionarius , che per lo più intorno al sec. X finiscono per trasformarsi in feudi quando il casale che ne e il centro viene fortificato e diventa sede di un signore feudale. Altre masse si smembrano, in parti assegnate a lavoratori-soldati per la difesa, dalla seconda meta del sec. VIII, sotto la minaccia di assalti dei Longobardi. Da massa derivano toponimi che interessano specialmente Veneto, Emilia Romagna, Toscana ed Umbria (LUI XIII, 158; Doria 1981, 186). Per quanto riguarda la Toscana, Pieri 1919, 317 osserva che pur essendo generale l’accezione agraria di massa, il termine potrebbe talvolta rappresentare un plurale di masso. c. M.»
    11. ^ (LA) Codice Vaticano 8474, foglio 45 - verso, in Regesto Farfense, 1125.
    12. ^ a b ACR IV L 2.
    13. ^ ACR IV K 4.
    14. ^ Schuster, pag.405.
    15. ^ Schuster, pag.395-396.
    16. ^ Maglioni, pag. 8.
    17. ^ De Meo, Tecniche Costruttive Medioevali, La Sabina, L'Erma di Bretschneider, p. 22.
    18. ^ La prima menzione del toponimo Rocca Ranieri (lat. Rocca Raynerji) è in una lettera di papa Gregorio IX del 1239 conservata a Roma (Maglioni). Prima della scoperta del documento del 1239, la prima menzione del toponimo Rocca Ranieri (lat. Rocca Raynerji) era ritenuta quella contenuta nel Documento Parigino (folio 25v, nell'angolo in basso a destra), un documento del 1252 che ci è pervenuto non nell’originale, ma in copia, eseguita in epoca posteriore e oggi conservato a Parigi nella Biblioteca nazionale di Francia al Département des manuscrits come Latin 1556 (B.N.Lat.1556). Si tratta degli Statuta Synodalia Reatina, documento riguardante l'insieme delle regole e comportamenti da osservarsi nel governo spirituale e temporale della Chiesa nella diocesi di Rieti (i titoli dei capitoli ne forniscono degli esempi: de immunitate ecclesiae, de poena sacerdotum qui conducunt ecclesias sine licentia episcopi, de bona mobilia et immobilia ecclesiae non alienatur, de tonsura clericorum, de sacramento confirmationis, si musca vel aracna vel aliquid cecident in calice, de revocatione beneficiorum, de forma absolvendi usurarios in confessione, de poena ponentium ignem, de procurantibus abortum, de mulieribus non manentibus cum viris). Al termine del testo delle disposizioni statutarie, al foglio 18, si trova il Liber censuum ecclesiae Reatinae disposto per volontà di Thomas (vescovo reatino dal 1252 al 1265): "Nos Thomas permissione divina reatinus episcopus volentes scire[...]omnes ecclesias[...]duximus adnotandas infra diocesem reatinam", iniziando con le parole: "hec est summa omnium ecclesiarum tam civitatis quam diocesis reatine et censualium et illarum que respondent et ecclesie reatine". Grazie a Roberto Tupone di Villerose di Borgorose che ne richiese una fotocopia, la Biblioteca nazionale di Francia, nel 2017, ha colto l'occasione per digitalizzare il documento ed inserirlo nella Biblioteca digitalizzata Gallica rendendolo consultabile gratuitamente insieme alla scheda sul manoscritto. Secondo la scheda presente in Gallica, il manoscritto B.N.Lat.1556 sarebbe stato precedentemente catalogato come Mazarin 1022 ovvero come facente parte della biblioteca personale del Cardinale Mazzarino: il manoscritto potrebbe essere giunto a Parigi al seguito di Gabriel Naudé, bibliotecario del cardinale Francesco dei conti Guidi di Bagno, vescovo di Rieti tra il 1635 e il 1639, il quale affidò al Naudé l’incarico di riordinare l’Archivio Capitolare di Rieti. Naudè fu quindi al seguito di Ranuccio Farnese e poi del Cardinale Rischelieu e quindi del suo successore, il Cardinale Mazzarino per il quale formò una copiosa biblioteca passata poi al parlamento francese e quindi alla Biblioteca nazionale di Francia (cfr. Ileana Tozzi su Frontiera, 2019).
    19. ^ Maglioni, pag.9.
      «Nella visita pastorale dell'11 ottobre 1844, il vescovo di Rieti Mons. Filippo dei conti di Curoli, informatosi degli usi, costumi ed origini del paese da poco entrato nella sua diocesi così scrisse: "Roccaranieri prende il nome dal cognome del conte Ranieri di Ravenna che abbandonata la patria era venuto in questo luogo e facendo fabbricare il castello con la profusione delle sue ricchezze aveva dato l'origine e nome al paese".»
    20. ^ Benucci, pag.114.
    21. ^ È per questo motivi che i conti di Cunio vengono alcune volte indicati nei documenti come "Faentini" (de' Faventia) mentre altre volte sono indicati come "Ravennati".
    22. ^ Leggio, Corvaro 2022.
    23. ^ Banzola, pag.329.
      «Nel 1762 a Roma, nella curia di Monte Citorio, ci fu un giudizio, "actores" del quale furono certi Ignazio e Nicolò Serafini che pretendevano dimostrarsi discendenti dei conti di Cunio in Sabina e di esserne eredi legittimi dei possedimenti. I possessori di quei beni furono da costoro convocati in tribunale come "rei conventi", si trattava di enti pubblici o di persone nobili più potenti dei Serafini; il giudizio allora si concluse a favore dei "rei convinti", mentre i Serafini, furono condannati come falsari ed impostori; i documenti da loro prodotti in giudizio come probanti furono giudicati falsi o interpolati dal perito del tribunale Pier Luigi Galletti abate e monaco cassinese; si concluse che il tutto era stato una pura invenzione dei Serafini come pure l'aver preteso di portare in Sabina i conti di Cunio!»
    24. ^ Leggio (1990), Banzola
    25. ^ Maglioni, pag.10.
    26. ^ Una lettera di papa Anastasio IV del 4 maggio 1157 cita il conte Lamberto di Faenza ed i suoi figli (tra cui un Ranieri) feudatari di Farfa per i castelli di Tribuco e Bocchignano. Con tale atto il pontefice decretò l'unione del territorio del castello di Tribuco a quello del castello di Bocchignano, precisando però che tale decisione aveva incontrato l'opposizione del conte Lamberto di Cunio e dei suoi figli, Ranieri, Gebeardo, Unrocco e Gerardo (cfr. Leggio (1990), pag.354, Banzola, Maglioni, pag.10).
    27. ^ Schuster (1912), pag.570.
    28. ^ Leggio (1990), pag.353-354.
    29. ^ Pallotti.
    30. ^ Maglioni, pag.6-12.
    31. ^ Chisari.
      «Alberico da Barbiano ebbe a svolgere il suo apprezzato lavoro al servizio della Regina Giovanna di Napoli anche a Rieti, nei primi giorni dell’agosto 1380, ma poi si accontentò, forse in ricordo dei suoi legami con la città, di un riscatto di soli 150 scudi per abbandonare la zona. In seguito ebbe l’incarico di comandante generale dello Stato Pontificio e dopo passò al servizio degli Sforza di Milano e dove si imparentò con quella famiglia e con quella dei Belgioioso. Le vicende familiari e patrimoniali di questa nobile stirpe è stata oggetto di accurate ricerche non sempre coronate da successo, considerata la prolificità e le conseguenti ramificazioni delle parentele.»
    32. ^ Maglioni, pag.12.
    33. ^ Antonius Hercules, Oppida, Castra et Villae sub iurisdictione Abbatiae S.Salvator Maioris, in Synodus dioecesana insignium abbatiarum S. Mariae Farfensis et S. Salvatoris Maioris Ord. S. Benedicti, Roma, Tipografia Barberini, 1686, p. 1069.
    34. ^ È interessante notare come, seppure il castello di Antignano fosse ormai diruto nel XIII secolo, come ricordato dalla lapide di Roccaranieri, nel 1385 il suo nome figurava ancora, durante il governo dell'abate di San Salvatore Maggiore Ludovico di Lippo Mareri, tra i Castelli dell'abbazia che erano ancora: Mirandella, Vallecupola, Poggio Vittiano, Guaita, Rocca Vittiana, Longone, Pratoianni, Baccarecce, Antignano, San Silvestro, Rocca Ranieri, Porcigliano, Cenciara, Offeio, Capradosso, San Martino e Verano. Nel 1506, poi, il nome di Antignano era ancora nel portale di San Salvatore Maggiore ordinato da Giulio II della Rovere e scolpito dar Ser Luca da Vallecupola, raffigurato però tra le formelle delle ultime due file, quelle riservate ai castelli ormai diruti di cui l'abbazia, però, conservava la titolarità sui territori.
    35. ^ Paolo Maglioni, che insieme a Luigi Tomassetti riuscì nell'impresa di recuperare, a Calvi dell'Umbria, l'atto del notaio Giovanni Cesidio da Gavignano, a quasi un secolo di distanza dal Benucci, riporta per intero la sentenza (cfr. Maglioni, pag.21-22).
    36. ^ Il consiglio di Roccaranieri, riunito il 10 Ottobre del 1743, decise di tassarsi a seconda del numero di capi di bestiame posseduti da ogni famiglia per trovare il denaro per sostenere una nuova causa (cfr. Maglioni, pag.23).
    37. ^ Maglioni, pag.23.
    38. ^ È probabile che gli abitanti di Concerviano, informati dell'identità del Serafini il quale, nel 1794, aveva indicato l'ubicazione agli abitanti di Roccaranieri del documento recante la sentenza del 1486, visti i trascorsi del Serafini come falsario, abbiano avanzato un ricorso supponendo false le carte prodotte dagli abitanti di Roccaranieri proprio su indicazione del Serafini. Pare ormai, invece, assodata l'assoluta autenticità del documento del 1486 con il quale il Serafini, vista la sua familiarità con i documenti notarili, poteva essere venuto in contatto durante le sue estensive ricerche sui Conti di Cunio negli archivi della Sabina.
    39. ^ Attilio La Padula, Roma e la regione nell'epoca napoleonica Contributo alla storia urbanistica della città e del territorio, Roma, Istituto editoriale pubblicazioni internazionali, 1970, p. 217.
    40. ^ Adone Palmieri, Descrizione topografica di Roma e Comarca. Loro monumenti, commercio, industria, agricoltura, istituti di pubblica beneficenza, santuarii, acque potabili e minerali, popolazione, uomini illustri nelle scienze, lettere ed arti, con molte altre nozioni utili ad ogni ceto di persone. Parte prima: Roma., Volume I, Roma, 1864, pp. 115-116.
      «[...] Rocca Ranieri:

      Una mola a grano di Novelli, sali e tabacchi, macello, vino, muratore, sarti è quanto presenta questo piccolo paese appodiato di Longone. La Parrocchiale ristretta Chiesa senza organo è dedicata a S. Pietro, ed ha sotto 459 anime, riunite in 81 famiglie entro 78 case: ma 78 degli indicati individui soggiornano nella campagna. L'aria di Rocca Ranieri è eccellente, ed ubertoso il territorio, esteso in superficie tavole 7125. Non evvi nulla da rimarcare, se non l'antica Rocca dei Ranieri, da che trasse il suo nome. È lontano 6 miglia e mezzo da Rieti, e le prime sue famiglie sono Mattioni, e Longhi. Gli abitanti si occupano tutti nella pastorizia e nell'agricoltura.

      Censimento Rust. 18267 - Cens. Urb. 1923.

      Direzione Postale: Rieti per Rocca Ranieri.»
    41. ^ Dai Rapporti della Polizia dello Stato Pontificio per l'anno 1837 conservati all'Archivio di Stato di Rieti vedi pag.17/256.
    42. ^ Odoardo Bussini, La diffusione del colera in Umbria nel secolo XIX e l’impatto sull’assetto demografico, in Popolazione e storia, XV, n. 2, Udine, Forum Editrice Universitaria Udinese, 2014, p. 100.
      «L’epidemia del 1855 interessò circa 1/3 della popolazione totale, diversificandosi comunque sul territorio; il comune capoluogo presenta valori di morbosità intorno al 20‰ e di mortalità pari al 10‰, ma in alcuni piccoli comuni, dove il colera era arrivato in modo violento, i livelli sono assai più elevati.

      I membri delle deputazioni sanitarie dell’Umbria, specie in occasione della crisi

      del 1855, prestarono un’accorta vigilanza alle cause secondarie, identificate nella scarsa pulizia pubblica, in quella delle abitazioni private e nell’igiene personale, facendo adottare provvedimenti per rimuovere i rifiuti dalle strade, gli scoli delle acque, e ispirati a più generali interventi di risanamento, oltre a diffondere ripetutamente norme d’igiene individuale.»
    43. ^ Sunto delle voluminose e moltiplici memorie esistenti nel deposito della guerra intorno alle annose reclamazioni di confine tra il regno di Napoli e lo stato pontificio, Napoli, 1837, pp. 53-54.
      «Il Confine nel Territorio de Le Grotte: Dal detto fosso (ndr. Fosso di Cenciara), poco sotto la Mola seguitando in sulla Selvetta di Cenciara o di San Nicola, indi per linea retta alla Cesa di Salvati e di qui all'ara Spizzapane, donde calando si va ai Casarini delle Cerase, poscia al Peschio Roscino, indi per linea retta sino alla Roscia di Francia di qua dal fiume Salto verso Calcariola e continua per la Strada Regia (ndr. la vecchia Salto-Cicolana).»
    44. ^ Sono tuttora presenti nell'area di Filadelfia, famiglie con gli stessi cognomi di quelle presenti, ancora oggi, a Roccaranieri: famiglie Falcetti, Mattioni, Novelli, Pezzotti. Sono probabilmente i discendenti, di terza e quarta generazione, degli emigrati tra la fine dell'800 e l'inizio del '900.
    45. ^ Sergente Pezzotti Giovanbatista; Soldati: Catasta Felice, Novelli Angelo, Novelli Ottavio, Mattioni Valentino, Magni Bartolomeo, Pezzotti Angelo, Pezzotti Arcangelo, Pezzotti Luigi, Rossi Giuseppe.
    46. ^ Soldati d'Africa (1897-1913), su google.it.
      «Fronte Libico: Novelli Pasquale, soldato 6 reggimento Fanteria, Encomio Zanmur 8 VI 1912»
    47. ^ Società Anonima Editrice, Lazio - Provincia di Rieti - Comune di Longone Sabino (4967), in Annuario Generale d'Italia 1933, II, n. 48, Genova, Stabilimento Tipografico G.B. Marsano.
    48. ^ Società Anonima Guida Monaci, Provincia di Rieti - Longone Sabino, in Guida Monaci - Annuario Generale di Roma e Lazio, LXIX, Roma, Società Anonima Guida Monaci, 1941, p. 257.
    49. ^ a b La lapide alla sinistra della porta di ingresso della Chiesa di San Pietro a Roccaranieri ricorda come la chiesa venne inaugurata nel 1934 quando era Vescovo di Rieti Mons. Massimo Rinaldi, parroco Don Ugo Clementi ed amministratore Giovanni Pezzotti. La lapide riporta altresì come la Chiesa venisse inaugurata sotto il Governo del Duce Benito Mussolini. Quest'ultima parte dell'iscrizione, volutamente cancellata dopo la guerra, è stata recentemente resa di nuovo visibile.
    50. ^ Sergente Maggiore Falcetti Celestino; Caporale Di Gregori Angelo; Soldati: Di Gregori Elvino, Tomassetti Umberto, Bocchi Antonio; Appuntato Camilli Filippo; Dispersi: Mastroiaco Icilio, Rossetti Armando; Carabiniere Pezzotti Ercole
    51. ^ Dal sito Strazinazifasciste.it - Episodi di Roccaranieri di Longone Sabino del 06.06.1944, su straginazifasciste.it.
    52. ^ Cipolloni (2003), Cipolloni (2011)
    53. ^ L'onorevole Luciano Radi, parlamentare di riferimento per la DC, nel 1959 incontrò a Roma Termini i fuochisti di Roccaranieri.
    54. ^ Luciano Radi, Buonanotte, onorevole, Roma, Società editrice internazionale, 1996, pp. 67-68.
      «Era un lavoro duro con degli orari impossibili che costringeva a dormire nei sottoscala e nelle cantine, un impiego stagionale che permetteva agli abitanti di Roccaranieri di integrare il magro reddito proveniente da attività agricole.»
    55. ^ La copia venne apposta, nel 1997, dalla Polisportiva di Roccaranieri sotto la presidenza di Alvaro Rossetti.
    56. ^ Benucci.
    57. ^ Una lettera di Gregorio IX del 1239 riporta la prescrizione papale, per i castelli di Roccaranieri e di Vallecupola, nei territori dell'abbazia di San Salvatore Maggiore, di includere le case al di fuori della cinta muraria edificando una nuova cinta muraria. La prescrizione era per permettere la difesa dei castelli dell'abbazia contro gli eserciti dell'imperatore Federico II che, infatti, occuparono il territorio abbaziale nel 1241.
    58. ^ cfr. Maglioni.
    59. ^ a b c Maglioni, pag.45.
    60. ^ Maglioni, pag.27.
      «Vennero demolite la case di alcuni accanto alla chiesa e vennero ricostruite fuori dalle mura con le porte rivolte verso le mura.»
    61. ^ Maglioni, pag.50.
    62. ^ La chiesa venne riconosciuta, agli effetti civili, come "dissacrata" con regio decreto del 10 ottobre 1941.
    63. ^ Istituto nazionale di archeologia e storia dell'arte, Rivista dell'Istituto nazionale d'archeologia e storia dell'arte, Istituto poligrafico dello Stato, Libreria, 1980, p. 323.
    64. ^ Soprintendenza alle gallerie e alle opere d'arte medioevali e moderne del Lazio, Mostra dei Restauri 1969 - XIII Settimana dei Musei, Roma, Museo di Palazzo Venezia, 1970.
    65. ^ Maglioni.
    66. ^ Maglioni, pag.150.
    67. ^ Porcigliano è l'antico nome del paese oggi conosciuto come Fassinoro. Il 7 luglio 1889 il Sindaco di Longone Sabino, cav. Mario Napoleoni, fece ribattezzare Porcigliano in "Fassinoro", come ricorda una targa sulla piazza del paese.
    68. ^ E' forse a Don Elia Cattani che si deve l'apposizione della Statua della Madonna di Fatima che, in ogni modo, deve essere stata apposta dopo il 1917, data delle apparizioni di Fatima. Negli inventari della diocesi di Rieti, l'immagine è associata alla Madonna di Fatima (cfr. Parrocchia di Roccaranieri).
    69. ^ Regione Lazio - Mappatura degli eventi di presenza dell'orso bruno marsicano, su geoportale.regione.lazio.it.
    70. ^ AIAMS.eu, Associazione Italiana Amici Mulini Storici, su aiams.eu.
    71. ^ Maglioni.
    72. ^ Il Fosso della Mola di Roccaranieri, su micheleangileri.com.
    73. ^ Escursione in forra al Fosso di Roccaranieri, CAI di Roma (23 Ottobre 2022), su cairoma.it.
      «La Forra di Roccaranieri è una forra nascosta tra le colline della Valle del Salto (Rieti), ai piedi dell’omonimo paese da cui prende il nome. Il torrente scorre in un ambiente lussureggiante di vegetazione locale che sta riappropriandosi degli antichi sentieri e mulattiere, oramai abbandonate dall’uomo. Il percorso inizia nelle vicinanze del paese e, attraversando in pochi minuti il bosco, si accede al greto del torrente nei pressi di un antico ponte della vecchia strada poderale. Durante il percorso è possibile ammirare la bellezza naturalistica del canyon mentre si effettuano disarrampicate, piccoli toboga e calate su corda. L’escursione termina all’arrivo nella valle dove il torrente si immette nel fiume Salto. Il percorso è adatto a chi vuole provare un’avventura entusiasmante e divertente pur mantenendo un approccio basilare con l’attività del canyoning e godere di tutta la bellezza che offre un ambiente naturalistico fuori dagli ordinari percorsi dei sentieri montani. Scheda Tecnica - Tempo di avvicinamento: 15 minuti a piedi; Quota Ingresso: 610 metri s.l.m. Dislivello: 190m; Sviluppo: 550m; Verticale max: 27m; Tempo di percorrenza: 3/4 ore; Tempo di rientro: 5 minuti; Difficoltà: proponibile anche a principianti, tenendo comunque in debita considerazione l’impegno fisico e l’acquaticità della forra.»
    74. ^ MicheleAngileri.it, Fosso del Gufo, su micheleangileri.com.
    75. ^ MicheleAngelieri.it, Fosso delle Scendelle, su micheleangileri.com.
    76. ^ MicheleAngileri.it, Fosso della Vaccareccia, su micheleangileri.com.
    77. ^ MicheleAngileri.it, Fosso del Diavolo, su micheleangileri.com.
    78. ^ MicheleAngileri.it, Fosso di San Lorenzo, su micheleangileri.com.
    79. ^ Negli statuta del XV secolo dell'abbazia di San Salvatore Maggiore la fonte principale di un paese era indicata come Fons Iuxta. Vi si poteva attingere l'acqua ma non era permesso lavarvici i panni (cfr. Di Flavio).
    80. ^ I sentieri presenti sul Catasto Gregoriano del 1834 furono successivamente rilevati e riprodotti nelle mappe catastali del Regno d'Italia fino all'attuale catasto dell'Agenzia delle Entrate così come nelle carte dell'Istituto Geografico Militare.
    81. ^ Le strade interpoderali servivano anche da confine tra alcuni terreni come ricordato negli Statuta abbaziali di San Salvatore Maggiore del XV secolo - Libro I, articolo 6: "De terminatione confinium et viis vicinalibus" (cfr. Di Flavio, pag.141).
    82. ^ Maglioni, pag.41.
    83. ^ Le caratteristiche del percorso rendono plausibile ipotizzare che il sentiero ricalchi un antico iter romano che collegava la Valle di San Giovanni, dove sorgeva un insediamento romano, alla Valle del Salto. dove si collegava ad una viabilità maggiore per raggiungere il municipium di Reate (Rieti), di Cliternia (Capradosso), Acquae Cutiliae (Cotilia, ove morì l'imperatore Vespasiano) e gli altri insediamenti della zona attraverso il resto della rete stradale, romana prima e altomedioevale poi.
    84. ^ AA. VV., Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani., Milano, Garzanti, 1996,, ISBN ., Milano, Garzanti, 1990, pp. 485-486, ISBN 88-11-30500-4.
      «Pesco: Voce dei dialetti meridionali, anche con la variante peschio, ha il significato di ‘pietra, grosso macigno, roccia’ ed e ben rappresentata nella toponomastica centro-meridionale, compresi Lazio ed Umbria (ove è marginale) e con l’esclusione di Sicilia e Salento; e più frequente nel Sannio (Abruzzo e Molise). Corrisponde a pessulus, pesclus , plescus nei documenti medievali e rappresenta verosimilmente (ma non mancano altre ipotesi etimologiche) un relitto lessicale italico (depone per tale interpretazione anche l’area di diffusione della voce). Pare essere la continuazione del termine osco pees slum / pestlum, attestato col significato di ‘podio’; formalmente può ben essere l’antecedente delle varianti medievali citate. Quanto al significato, da ‘podio, basamento’ ad ‘altura’, e parallelo al latino podium, in origine ‘basamento’, quindi ‘altura’, ‘poggio’; l’evoluzione successiva a ‘roccia’ dei dialetti meridionali e motivata dalle caratteristiche dell’orografia dell’Italia centro-meridionale (v. Poccetti 1983, 245-254 che riassume tutta la questione relativa al tipo “pesco" ed anche “peschio"). c. M.»
    85. ^ Articolo Format Rieti (20.09.2019): La Regione finanzia anche la rete ciclabile della Riserva dei Monti Navegna e Cervia
    86. ^ Motu Proprio Leone XIII.
    87. ^ Agglomerata 450 e sparsa 75..
    88. ^ [1].
    89. ^ Agglomerata 410 e sparsa 130.
    90. ^ Censimento Regno d'Italia 1911.
    91. ^ ISTAT: Accentrata 480 e sparsa 67.
    92. ^ ISTAT Bollettino mensile di statistica 1935.
    93. ^ ISTAT: 437 in paese e 74 in case sparse.
    94. ^ ISTAT: 391 in paese e 39 in case sparse.
    95. ^ Censimento ISTAT 1961.
    96. ^ ISTAT: 311 in paese e 31 in case sparse.
    97. ^ ISTAT, Censimento della Popolazione Residente 1971 (PDF), su lipari.istat.it.
    98. ^ ISTAT: 224 nel paese e 19 in case sparse.
    99. ^ 12º Censimento ISTAT.
    100. ^ ISTAT, Censimento Popolazione residente 2001, su dawinci.istat.it.
    101. ^ 1610,1736,1778,1817,1841,1844,1853 Maglioni, pag. 44, 1827 Motu proprio Leone XII[86], 1871[87][88], 1911[89][90], 1935[91][92], 1951[93], 1961[94][95], 1971[96][97], 1981[98][99], 2001[100].
    102. ^ Nel 1716 visitò Roccaranieri il predicatore gesuita padre Antonio Baldinucci ( Francesco Maria Galluzzi, Vita del P. Antonio Baldinucci della Compagnia di Giesù, missionario, Roma, Stamperia San Michele a Ripa, 1720, p. 208.) beatificato nel 1893 da papa Leone XIII. Tra il 4 e l'8 settembre 1742, durante la sua missione nelle terre dell'abbazia di San Salvatore Maggiore, raggiunse Roccaranieri San Leonardo da Porto Maurizio che vi eresse la via Crucis quindi si recò a San Silvestro e da lì a San Salvatore Maggiore ove, il 16 settembre 1742, per la predica della benedizione papale accorse da tutti i territori dell'abbazia e dal Cicolano una folla di più di 6000 che salirono anche sui tetti delle finestre della chiesa abbaziale. cfr. Padri Minori Riformati (a cura di), Opere complete di S. Leonardo da Porto Maurizio missionario apostolico, Volume V, Venezia, Tipografia Emiliana, 1869, p. 117.
      «In tutta la Badia S.Salvatore patì molto per le strade così malagevoli, e vi fece del gran profitto spirituale.»
    103. ^ cfr. Maglioni.
    104. ^ cfr. Maglioni.
    105. ^ Maglioni, pag.46.
    106. ^ Maglioni.
    107. ^ Maglioni.
    108. ^ I monaci di San Salvatore Maggiore furono per quasi nove secoli i custodi delle tradizioni e del sapere dei castelli dell'abbazia. Alla soppressione dell'abbazia, nel 1629, il clero secolare prese il posto dei monaci nell'amministrazione del culto, sotto la guida dei vicari nominati dagli abati commendatari di Farfa e San Salvatore. Il sacerdote era oltre che una guida spirituale anche il rappresentante dell'autorità civile verso la popolazione. Segue l'elenco dei parroci di Roccaranieri dopo l'Unità d'Italia come riportato da Maglioni (cfr. Maglioni, pag.109) aggiornato al presente: Don Pietro Schiavi (1860-1862): Parroco, Padre Leopoldo di Roccantica (1862-1863): Parroco, Don Giovanni Catallo (1863-1864): Economo Spirituale, Don Valeriano Marini (1863):Parroco di San Silvestro, Don Giovanni Firmi (1863): Parroco di Porcigliano, Don Giuseppe D'Ascenzi (1864): Parroco di Cenciara, Don Luca Castellani (1865-1873): Parroco Rettore, Don Elia Cattani da Antrodoco (1873-1902): Parroco, Don Raimondo Nardi (1902): Parroco di San Silvestro, Don Aristide D'Ascenzi(1903-1919): Parroco, Don Gennaro Palumbo (1920): Parroco di Magnalardo, Padre Alfonso Guidobaldi (1920): Frate Minore, Don Paolo Bernardini (1921): Incaricato, Don Ugo Clementi (1921-1943): Parroco, Don Antonio Tuzi di Aquino (1944-45): Parroco, Padre Serafino Tuzi (1945): Incaricato, Don Giulio Ballarin (1946): Parroco, Padre Elia Cattani (1947): Missionario del PIME, Don Vincenzo Vicari (1948): Incaricato, Padre Claudio Romandini (1948): Incaricato, Don Silvio Verna (1948): Incaricato, Don Bruno Leopoldi (1948-1951): Parroco, Don Vincenzo Vicari (1952): Incaricato, Don Antonio Ricci (1952): Incaricato, Don Giovanni Vacca (1952): Incaricato, Don Lino Rogai (1952-1994): Parroco, Don Alberto Billo (1994-201?): Parroco, Don Thomas Wrona (201?-2016): Parroco, Don Nelson Orlando Guevara (2016-2017): Parroco, Padre Giuseppe Frasca di Roma (2019-2023): Parroco.
    109. ^ Riti simili alla Pasquarella sabina si celebrano anche nel resto del centro Italia: quella che nel Lazio si chiama la Pasquarella, in Toscana è la Befanata mentre nelle Marche è nota come la Pasquella.
    110. ^ Pasquarella Roccaranieri 2011, foto di Maxx_72 su Flickr
    111. ^ Maglioni.
    112. ^ Oltre alle tre processioni che si celebravano durante le Rogazioni Altre due processioni venivano celebrate: una il giorno di San Marco (25 Aprile) quando i fedeli si dirigevano di nuovo all'immagine di San Filippo e Giacomo verso la Chiesa di San Giovanni e l'altra il 3 maggio, giorno di Santa Croce, quando si andava alla Croce di Capo Ricci.
    113. ^ Maglioni, pag.48.
    114. ^ Non essendo specificato il termine temporale della vicenda alcuni hanno speculato che si trattasse di Margherita d'Austria, detta la Madama d'Austria, figlia dell'imperatore Carlo V, andata in sposa ad Ottavio Farnese, nipote di Papa Paolo III, Alessandro Farnese, e fratello dei Cardinali Ranuccio e Alessandro Farnese abati commendatari di San Salvatore Maggiore. Margherita, in virtù delle nozze con Ottavio Farnese, divenne signora dei possedimenti farnesiani d'Abruzzo tra i quali ricadevano Cittaducale e Leonessa. Madama Margherita è la stessa da cui prende il nome Palazzo Madama a Roma, sede del Senato della Repubblica Italiana. Margherita d'Austria fu a Cittaducale dove si occupò dell'amministrazione tanto da essere ricordata recarsi nel 1571 tra Grotti e Casette per dirimere una controversia sul confine tra il Regno di Napoli e lo Stato Pontificio.
    115. ^ Il dono ricorda la "Chiccia con i pulcini" o "Pitta di Teodolinda", capolavoro d'arte orafa di epoca longobarda, conservata al museo del Duomo di Monza cui fanno riferimento numerose leggende italiane.
    116. ^ cfr. la descrizione del Palmieri pubblicata nel 1864.
    117. ^ Agnello del Centro Italia IGP :: Qualigeo, su Qualigeo :: Banca dati europea dei prodotti DOP IGP STG. URL consultato il 19 giugno 2024.
      «Gli agnelli allevati a Roccaranieri, al pari di quelle allevati in altre regioni del Centro Italia, sono eligibili, previo rispetto del disciplinare di produzione, al marchio IGP di Agnello del Centro Italia IGP.»
    118. ^ Seppure il territorio dell'interflumine tra Salto e Turano non sia mai stato apprezzato, nella storia recente, per la produzione di vini di alto rango, è bene ricordare che, il pioniere italiano dell'enogastronomia, il giornalista e scrittore Luigi Veronelli, compilando nel 1970, per la rivista Panorama, una delle prime guide enologiche dal titolo "Alla ricerca dei Vini Sconosciuti", segnalò, nel volume riguardante il Lazio, nella provincia di Rieti, alcune piccole produzioni anche nel comune di Longone Sabino e addirittura a Roccaranieri: Luigi Veronelli, Alla ricerca dei vini sconosciuti, collana Panorama, n. 232, 2 - Italia Centrale, Milano, Mondadori, 1970, p. 32.
      «Longone Sabino - Bianchi e rossi riscattano la rusticità con sana costituzione ed immediata allegria. Stimo migliori produttori: Memmo Falcetti (ndr. Roccaranieri), Bernardino Liberali, Bernardino e Giuseppe Tofani e il geometra Giovanni Vagli (ndr. Longone Sabino)»
    119. ^ 1 Settembre 1909 - Istituzione Ufficio Postale di 3ª Classe a Roccaranieri (Prov. Peugia-Circondario Spoleto) (Bollettino del Ministero delle Poste e dei Telegrafi n.24 del 21 Agosto 1909 pag. 1241). 29 Gennaio 1937 - Attivato il servizio fonotelegrafico nella ricevitoria postale di Longone Sabino e posti fonotelegrafici a San Silvestro e Fassinoro, frazioni del comune di Longone Sabino, tutti collegati all'ufficio telegrafico di Roccaranieri (Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n.76 del 1 IV 1937, pag.1213).
    120. ^ Linea Cotral Longone | Roccaranieri→Rieti | Stazione FS tramite moovitapp.com, su moovitapp.com.
    121. ^ Visitare il Lazio (con il trasporto pubblico), su visilazio.wordpress.com.
    122. ^ Linea 213: orari, fermate e mappe - Concerviano (Aggiornato), su moovitapp.com. URL consultato il 19 giugno 2024.
    123. ^ ASM Rieti - Trasporto Urbano, su asmrieti.it.
    124. ^ L'Enigma dell'Abbazia di Luciano Tribiani su Ibs.it

    Fonti Primarie

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    Paolo Maglioni, Storie Inedite di Castelli Antichi: Roccaranieri, Longone Sabino, Fassinoro, San Silvestro, Rieti, Arti Grafiche Nobili Sud, 1994.

    Sulla chiesa di San Giovanni Battista di Roccaranieri

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    • (LA) Gregorio da Catino, Regesto Farfense, Codice Vat.Lat.8487, Biblioteca Vaticana, Roma, 1125.
    • Giovanni Rampazzi, San Giovanni Battista di Roccaranieri, Anno 982. Enfiteusi o Precarìe, in Fidelis Amatrix, n. 16, Roma, Associazione culturale Cola dell'Amatrice, Marzo-Aprile 2006.
    Sugli affreschi
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    • Cesare Verani, Gli affreschi della Chiesa di S. Giovanni Battista a Rocca Ranieri, in La Sabina, Gennaio - Aprile 1959, p. 5.
    • Roberto Messina, Affreschi nelle Chiese della Provincia di Rieti, Rieti, Lions Club Rieti, 2003.
    • Bruno Astorre, Maria Tiziana Marcelli e Benvenuto Salducco, L'edificio di culto - Codice del territorio. Recuperare per valorizzare. Anagrafe Regionale di Chiese Cappelle e Santuari di proprietà pubblica nel Lazio, a cura di Claudio Lo Monaco, Roma, Gangemi Editore, 2016, pp. 44-45.

    Sulla fondazione di Roccaranieri e i conti di Cunio

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    Su Roccaranieri castello dell'abbazia di San Salvatore Maggiore

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    • Battisti, Leggio e Osbat e Sarego, Itinerari Sabini: Storia e cultura di città e paesi della Provincia di Rieti, Rieti, Diffusioni Editoriali “Umbilicus Italiae”, 1995.
    • Pietrantonio Pace, Gli Acquedotti di Roma, II Edizione, Roma, Art Studio S.Eligio, 1986.

    Contesto storico

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    Sull'Eccidio di Roccaranieri

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    • Antonio Cipolloni, Monelli di guerra. Storia di fatti accaduti e vissuti a Rieti fra il 1943 e il 1944, Rieti, Amministrazione Comunale di Rieti, 2003, pp. 223-225.
    • Antonio Cipolloni, La guerra in Sabina dall'8 settembre 1943 al 12 giugno 1944, Terni, Arti Grafiche Celori, 2011, pp. 576-583, 800, 843.
    • Luciano Tribiani, L'enigma dell'Abbazia - Il mistero delle divine reliquie, Booksprint, 2022, ISBN 9788824982542.

    Voci correlate

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    Altri progetti

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    Collegamenti esterni

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    Stazioni Meteo Roccaranieri

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    Sulla Parrocchia di Roccaranieri

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    Sull'origine di Roccaranieri ed i Conti di Cunio

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    • Ciclo di conferenze sul Paesaggio: Tersilio Leggio, Il paesaggio del Cicolano all'epoca di Dante, su simbas.it, Sistema territoriale Integrato Musei Biblioteche Archivi della Sabina e del Cicolano, 26 Marzo 2022.
      «Il Cicolano ha avuto rapporti molto significativi tra XII e XIV secolo con la Romagna, ma anche la Romagna ha avuto contatti molto stretti con il Cicolano, che hanno avuto un’eco nella Divina Commedia. Un cicolano che conobbe bene la Romagna è senz’altro Tommaso I Mareri, podestà di Ravenna e vicario imperiale nella regione tra gli anni 1239 e 1248. I personaggi romagnoli, che sono stati presenti nel Cicolano e in Sabina, sono i conti di Cunio, originari di un piccolo castello nei pressi di Faenza, giunti in zona al seguito di Federico Barbarossa intorno alla metà dell’XII secolo e fondatori del castello di Rocca Ranieri. Di loro parla Dante nel Purgatorio, fornendo lo spunto per uno sguardo d’assieme al paesaggio fortificato del Cicolano, subito dopo la conquista angioina.»
    • Filmato audio Museo Archeologico del Cicolano, Il paesaggio del Cicolano all'epoca di Dante - I conti di Cunio e Roccaranieri, Intervento di Tersilio Leggio alla conferenza tenutasi sabato 26 marzo 2022 presso il Museo della Riserva Naturale delle Montagne della Duchessa a Corvaro di Borgorose (RI)., su YouTube, SIMBAS, 1º aprile 2022, a 5 min 54 s.
      «[....] da questo punto di vista si dimostra come anche la grande storia è passata per i piccoli centri come la grande storia ha interessato tutto il territorio basta che noi oggi siamo in grado di poterlo leggere.[....] spesso gli amministratori locali non conosco nemmeno dove vivono allora Alberico da Barbiano è un nome. Perché non rivendicare questi rapporti? Si rivendicano rapporti strani che non c'entra nulla o di nessun valore... ma questi veri! Che potrebbero anche innescare piccoli flussi di .....allo stesso [modo] Roccaranieri: localmente la conoscono ma che fosse una fondazione dei conti di Cunio? [.....]»

    Tradizioni e manifestazioni

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