San Martino (Petrella Salto)

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San Martino
frazione
San Martino – Veduta
San Martino – Veduta
San Martino - Panorama da Sud.
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Lazio
Provincia Rieti
Comune Petrella Salto
Territorio
Coordinate42°19′40.8″N 12°59′51.72″E / 42.328°N 12.9977°E42.328; 12.9977 (San Martino)
Altitudine585 m s.l.m.
Abitanti107[2] (anno 2010)
Altre informazioni
Cod. postale02025
Prefisso0746
Fuso orarioUTC+1
Cod. catastaleG513
PatronoSan Martino Vescovo[1]
Giorno festivo11 Novembre[1]
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
San Martino
San Martino

San Martino è una frazione del comune di Petrella Salto, in provincia di Rieti, nel Lazio. Sorge sulle colline che si affacciano sulla valle del Salto alla destra orografica del fiume Salto poco distante, in direzione nord, dal lago del Salto.

Geografia fisica[modifica | modifica wikitesto]

Territorio[modifica | modifica wikitesto]

ll paese è situato a 585 m s.l.m. nella la valle del Salto sulle alture prospicienti l'abitato di Concerviano in prossimità del lago del Salto, bacino artificiale creato nel 1940 attraverso la realizzazione dell'omonima diga[3].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Signoria di San Salvatore Maggiore § Storia.

Al pari degli altri paesi nell'area circostante, San Martino potrebbe trarre la sua origine dall'incastellamento di un abitato preesistente. Il fenomeno sarebbe avvenuto all'epoca dell'invasione dei saraceni nell'area durante il X secolo o in epoca precedente, già nel V secolo, all'epoca delle guerre gotiche. In seguito, dopo la conquista longobarda, il suo territorio entrò a far parte dei possedimenti dell'abbazia di San Salvatore Maggiore tra i cui castelli era ricordato in un elenco del 1385 redatto dall'Abate Ludovico di Lippo Mareri[4] quindi sul portale della chiesa abbaziale del Salvatore nel 1506, all'epoca di papa Giulio II, come riportato su un codice della biblioteca vaticana[5] e ancora nel XVII secolo, come Castrum S.Martini[6].

Sotto il governo dell'abbazia di San Salvatore[modifica | modifica wikitesto]

Come gli altri castelli dell'abbazia, San Martino fu direttamente soggetto, fino al XV secolo, all'autorità dell'abate e del capitolo dell'abbazia di San Salvatore Maggiore che governavano tutti gli aspetti della vita di quanti abitavano i territori dell'abbazia secondo gli statuti abbaziali.

Il territorio e l'economia[modifica | modifica wikitesto]

L'economia del territorio dei paesi dell'abbazia, era basata principalmente sull'agricoltura e sulla pastorizia. L'estensione territoriale di ogni paese dell'abbazia era un assetto fondamentale per la vita dei suoi abitanti.

Sotto il governo degli abati commendatari (1434-1589)[modifica | modifica wikitesto]

A partire dal XV secolo e per i secoli a seguire, l'abbazia di San Salvatore, e quindi i paesi del suo territorio, divennero, di fatto proprietà degli abati commendatari, nominati direttamente dal pontefice e nelle loro mani passò il potere spirituale, che essi esercitavano con il titolo di abate di San Salvatore Maggiore, così come il potere temporale, una volta amministrato nei territori dell'abbazia dal capitolo abbaziale. Fino al XVI si succedettero nel controllo dell'abbazia e del suo territorio nomi influenti delle famiglie protagoniste nel teatro della Curia Romana quali i Della Rovere e gli Orsini e i Farnese.

Formalmente sotto il governo della Camera Apostolica (1589-1809)[modifica | modifica wikitesto]

A partire dal XVII secolo subentrò alla commenda abbaziale la famiglia Barberini che fu responsabile della soppressione dell'abbazia nel 1629. Il patrimonio territoriale dell'abbazia rimase tuttavia intatto e l'amministrazione passò sotto il diretto controllo della Sacra Congregazione del Buon Governo. Il territorio dell'abbazia divenne un governatorato e Longone divenne la sede del governatore che si occupava per conto del governo centrale, dell'amministrazione civile.

Governo napoleonico (1809-1814)[modifica | modifica wikitesto]

Dopo la parentesi della Repubblica Romana (1798-1799), dopo la nuova entrata dei francesi a Roma nel febbraio del 1809 e l'annessione di Lazio e Umbria all'Impero francese nel maggio del 1809, sotto il governo napoleonico, le terre dell'abbazia già nello Stato Pontificio, come il resto dell'Alta Sabina, furono incluse nel Dipartimento di Roma - Arrondissment di Rieti.

Nel 1809 i paesi dell'abbazia già nello Stato Pontificio facevano parte del Dipartimento del Tevere - Circondario di Rieti - Cantone di Monteleone[7]. Tra questi non figurava San Martino.

Dalla restaurazione all'unità d'Italia (1814-1860)[modifica | modifica wikitesto]

Dopo la restaurazione, nel 1840, il Regno delle Due Sicilie venne ad un accordo con lo Stato Pontificio per la ridefinizione dei confini, le cui risoluzioni furono applicate solo a partire dal 5 aprile 1852: Offeio e San Martino passarono al Regno delle Due Sicilie e furono aggregati al comune di Petrella nella provincia dell'Abbruzzo Ulteriore Secondo cui rimasero associati anche dopo il passaggio del territorio di Petrella dal Regno delle Due Sicilie allo stato unitario il 15 settembre del 1860.[8]

Dopo l'Unità d'Italia[modifica | modifica wikitesto]

San Martino rimase quindi nel comune di Petrella che, nel 1863, cambiò nome in Petrella Salto, nella provincia d'Abruzzo Ulteriore Secondo che, a sua volta, nel 1882, cambiò nome in provincia dell' Aquila degli Abruzzi per poi passare, il 12 gennaio del 1927, alla appena costituita provincia di Rieti.[9]

Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

Fra i punti d'interesse vi sono:

  • il borgo medievale.
  • la chiesa di Sant'Agostino[10] al cui interno sono conservate delle opere di Vincenzo Manenti:
  • Serie dei Misteri: formelle della Passione, Morte e Resurrezione di Cristo, momenti salienti delle Storie della Vergine Maria, culminanti nella scena dell'Incoronazione, che impreziosisce, nella cornice della nicchia, l'altare dedicato alla Madonna del Rosario[11].
  • Misteri del Santo Rosario: Ciclo di affreschi nel presbiterio della chiesa. Alcuni degli affreschi sono andati perdute poiché le pareti vennero scialbate nel corso dei secoli presumibilmente nel tentativo di arginare qualche pestilenza. Restano vasti lacerti (la Flagellazione, la Salita al Calvario, la Crocifissione di Cristo) anche se è probabile che almeno in parte la decorazione pittorica della chiesa sia ancora al di sotto della scialbatura[12].

Manifestazioni[modifica | modifica wikitesto]

Manifestazioni religiose[modifica | modifica wikitesto]

San Martino Vescovo, 11 novembre.

Manifestazioni Civili[modifica | modifica wikitesto]

  • Sagra del Tartufo, primo fine settimana di Agosto: tra le più longeve sagre enogastronomiche nel territorio della provincia di Rieti, giunta alla sua 50a edizione (2023).
  • Apertura Cantine di San Martino, fine settimana successivo all' 11 novembre (giorno di San Martino).

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Antonius Hercules, Giorni di Feste Particolari dei Castelli dell'Abbazia di S.Salvator Maggiore, in Synodus dioecesana insignium abbatiarum S. Mariae Farfensis et S. Salvatoris Maioris Ord. S. Benedicti, Roma, Tipografia Barberini, 1686, p. 481.
  2. ^ https://www.italiamappata.it/lazio/ri/1844-san-martino/
  3. ^ Mappa, su opentopomap.org. URL consultato il 25 settembre 2021.
  4. ^ Leggio, 2022, pag.131.
  5. ^ Vat.Lat. 9136, folio 274r.
  6. ^ Antonius Hercules, Oppida, Castra et Villae sub iurisdictione Abbatiae S.Salvator Maioris, in Synodus dioecesana insignium abbatiarum S. Mariae Farfensis et S. Salvatoris Maioris Ord. S. Benedicti, Roma, Tipografia Barberini, 1686, p. 1069.
  7. ^ Consulta straordinaria negli Stati romani (a cura di), Bollettino delle leggi e decreti imperiali pubblicati dalla Consulta straordinaria negli Stati romani. Con l'indice cronologico e delle materie, Volume 2, Luigi Perego Salvioni Stampatore, 1809, p. 509.
  8. ^ Inventario dell'Archivio storico comunale di Petrella Salto, 1995, su archivicomunali.lazio.beniculturali.it.
  9. ^ Storia dei Comuni - Variazioni Amministrative dall'Unità d'Italia, su elesh.it.
  10. ^ Ileana Tozzi, La Chiesa di San Martino di Petrella Salto, su facebook.com.
    «San Martino di Petrella Salto è uno della miriade di borghi sorti al tempo dell'incastellamento, le case-bastione serrate le une alle altre lungo i declivi di un colle, sotto la guardia del campanile come pecore attorno al pastore, parte integrante del Vicariato di Cittaducale fin quando la città angioina non ottenne il privilegio di diventare autonoma sede diocesana. Dopo il 1502, insieme con altri centri del Cicolano, San Martino restò nel territorio del Vicariato di Regno. Troviamo una sommaria descrizione della chiesa parrocchiale nella Visita Apostolica condotta dal vescovo di Ascoli Piceno monsignor Pietro Camaiani nell'inverno 1573/1574, a dieci anni dalla conclusione del concilio di Trento, per verificarne lo stato di attuazione dei decreti. La chiesa di San Martino è affidata ad un giovane rettore, il ventiquattrenne Rutilio Ferraretti, a cui il Visitatore impone di provvedere a riparare il tetto, mattonare il pavimento in terra battuta, munire gli infissi di serramenti adeguati "ne brutis pateat accessus". Lo stesso Rutilio, che per soli otto mesi aveva frequentato il Seminario diocesano reatino, primo ad essere attivato nell'orbe cattolico, avrebbe dovuto sbrigarsi a concludere gli studi, altrimenti avrebbe dovuto cedere ogni privilegio. I pii abitanti di San Martino dovettero prendere assai sul serio la reprimenda del Visitatore, se intorno al 1600 la chiesa assunse le forme attuali, ricostruita con la sua ordinata facciata in pietrame, il portale sovrastato da un oculo sopralluce. Alla maniera di Ascanio Manenti va senz'altro ricondotta la bella Madonna in trono incoronata dagli angeli, che mostra il Bambino Gesù a due Santi martiri loricati, inclusa all'interno di una robusta, armoniosa alzata d'altare in noce nostrano.»
  11. ^ Ileana Tozzi, La chiesa di San Martino di Petrella Salto, su facebook.com.
    «Quanto a Vincenzo Manenti, la chiesa di San Martino di Petrella Salto gli è debitrice della serie dei Misteri, culminante nella scena dell'Incoronazione, che impreziosisce l'altare dedicato alla Madonna del Rosario. Siamo di fronte ad un allestimento scenografico di grande raffinatezza, in cui il rinvio tra gli elementi plastici e gli elementi pittorici è coerente e costante: l'effetto non è destinato a stupire, ma a indottrinare, in perfetta adesione al dettato post-tridentino in materia d'arte sacra. Nonostante le dimensioni piuttosto contenute delle formelle disposte ortogonalmente in verticale o in orizzontale, Vincenzo Manenti dipinge rapidamente, in maniera compendiaria, sfrutta bene gli spazi, dimostra di essere straordinariamente versatile e capace nell'assolvere al suo compito di narratore della Storia sacra.»
  12. ^ Ileana Tozzi, La Chiesa di San Martino di Petrella Salto, su facebook.com.
    «[....] Né finì qui la collaborazione di Vincenzo Manenti con la chiesa di San Martino di Petrella Salto, visto che le pareti scialbate nel corso dei secoli successivi presumibilmente nel tentativo di arginare qualche pestilenza restituiscono vasti lacerti di un ciclo di affreschi dedicato alla Flagellazione, alla Salita al Calvario, alla Crocifissione di Cristo. Paese che vai, Manenti che trovi? è la conferma della fortuna di questi artisti di periferia, validi interpreti dell'arte sacra post-tridentina, l'incoraggiamento a ricercare ancora, studiare, custodire le testimonianze di un passato la cui storia resta ancora da scrivere.»

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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