Biancaneve

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Biancaneve
Titolo originaleSchneewittchen
Biancaneve vagante nel bosco. Illustrazione di Franz Jüttner.
Autorefratelli Grimm
1ª ed. originale1812
1ª ed. italiana1897
Generefiaba
Lingua originaletedesco
ProtagonistiBiancaneve
AntagonistiRegina cattiva
Altri personaggiCacciatore, i Sette Nani, il Principe
SerieLe fiabe del focolare

Biancaneve, (tedesco: Schneewittchen) nota anche come Biancaneve e i sette nani o Nevolina[1] nella prima traduzione italiana, è una fiaba popolare europea. La versione attualmente conosciuta è quella scritta dai fratelli Jacob e Wilhelm Grimm in una prima edizione nel 1812, pubblicata nella raccolta Le fiabe del focolare (Kinder- und Hausmärchen),[2] evidentemente ispirata a molti aspetti del folclore popolare, del quale i due fratelli erano profondi studiosi. La città di Lohr in Bassa Franconia sostiene che Biancaneve sia nata in loco.

Esiste un'altra fiaba dei fratelli Grimm in cui la protagonista si chiama Biancaneve: Biancaneve e Rosarossa. Non esiste alcuna correlazione fra le due fiabe, che nell'originale tedesco i nomi delle protagoniste sono leggermente diversi (Schneewittchen in Biancaneve e i sette nani e Schneeweißchen in Biancaneve e Rosarossa). I due nomi hanno lo stesso significato; il primo è scritto secondo i dialetti della Bassa Germania, il secondo quelli dell'Alta Germania.

Nel sistema di classificazione delle fiabe di Aarne-Thompson, Biancaneve rappresenta il tipo 709. Nella raccolta di fiabe dei fratelli Grimm, Biancaneve si trova al n. 5.

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Biancaneve nel lettino dei nani.

La storia di "Biancaneve E I Sette Nani" a cui si fa generalmente riferimento è quella raccontata nella settima edizione delle fiabe dei fratelli Grimm del 1857. Tale versione racconta che in una giornata d'inverno una regina mentre è intenta a cucire vicino a una finestra con il telaio o la cornice in legno di ebano, si punge un dito e, guardando le gocce di sangue cadute sul terreno innevato, esprime il desiderio di avere una figlia con i capelli scuri come l'ebano, la pelle bianca come la neve e le labbra rosse come il sangue; dopo qualche tempo la regina e il re hanno una bambina, che possiede proprio le caratteristiche fisiche desiderate dalla madre, alla quale danno il nome Biancaneve. Poco dopo la nascita della fanciulla, la regina muore a seguito delle ferite riportate durante il travaglio.

Il re, per assicurare una figura materna alla figlia, decide di risposarsi. La seconda moglie del re è una donna bellissima e molto vanitosa che possiede uno specchio magico al quale chiede in continuazione chi sia la donna più bella del regno, sentendosi continuamente rispondere che è lei. A un certo punto lo specchio le dice che la ormai cresciuta Biancaneve è più bella di lei, allora la regina, arrabbiatissima e invidiosa della figliastra, incarica un cacciatore di portare la ragazza nel bosco, ucciderla e riportarle i polmoni e il fegato come prova della conclusione del suo compito. Il cacciatore tuttavia, impietosito, non ha intenzione di svolgere l'incarico, allora decide di lasciare la fanciulla nel bosco e di uccidere al suo posto un cinghiale, portandone poi gli organi alla regina, convinto che Biancaneve verrà comunque sbranata da qualche belva feroce. La regina, dopo aver ricevuto il fegato e i polmoni del cinghiale, li mangia, convinta che siano quelli di Biancaneve.

La matrigna davanti allo specchio magico. Illustrazione tedesca di Franz Jüttner, 1905.

Biancaneve, dopo aver vagato per un po' nel bosco, si imbatte in una piccola casa, costruita proprio nel cuore della foresta, che poco dopo scoprirà essere abitata da sette nani, che per guadagnarsi da vivere lavorano in una vicina miniera. La casa è vuota e Biancaneve, affamata e stanca, entra, si nutre con parte del cibo e del vino già preparato dai nani, prendendone un poco di ogni porzione, e poi si addormenta nell'unico dei sette letti della propria misura. I nani, quando rientrano dal lavoro, dopo un primo attimo di sgomento per l'intrusione, sono felici di ospitare la dolce Biancaneve, che in cambio li accudisce aiutandoli nelle faccende domestiche. La vita scorre tranquilla fino a quando la regina cattiva scopre che la figliastra è ancora viva e in salute, grazie allo specchio magico che le dice nuovamente che Biancaneve è più bella di lei. Travestitasi da vecchia venditrice, allora, si presenta alla casa dei nani e cerca per due volte di uccidere Biancaneve, prima stringendole una cintura in vita fino a toglierle il respiro e poi facendole passare tra i capelli un pettine avvelenato. In entrambi i casi la giovane sviene, ma viene salvata dall'intervento dei nani, che riescono a farle riprendere i sensi, ammonendola ogni volta di non far entrare nessuno in casa in loro assenza.

A questo punto, travestita da vecchia contadina e venditrice di frutta, la regina si avvia per la terza volta verso la casa dei nani con l'obiettivo di far assaggiare a Biancaneve una mela avvelenata per metà: per convincerla ad accettare il frutto taglia la mela in due e assaggia la metà che non era avvelenata. Biancaneve, al primo morso della parte avvelenata, cade in uno stato di morte apparente da cui nessuno degli sforzi compiuti dai nani riesce a risvegliarla. I nani, allora, convinti che sia morta, la pongono in una bara di cristallo e la sistemano sulla cima di una collina in mezzo al bosco.

Per molto tempo Biancaneve resta vegliata dai nani, finché un giorno viene notata da un principe che passa di lì a cavallo. Questi, colpito dalla bellezza della fanciulla, vorrebbe portarla nel suo castello per poterla ammirare e onorare per tutti i giorni della sua vita. Dopo molte insistenze, impietositi dai sentimenti del giovane, i nani acconsentono alla sua richiesta. A un certo punto uno dei servitori del principe, arrivati per trasportare la bara al castello, inciampa in una radice sporgente e fa cadere la bara giù per il fianco della collina. Durante la caduta, dalla bocca di Biancaneve esce il boccone di mela avvelenato, quindi la ragazza si risveglia. Biancaneve s'innamora subito del principe e vengono organizzate le nozze, a cui viene invitata anche la Regina cattiva. Questa, che non conosceva il nome della sposa ma era stata avvertita dallo specchio magico che era più bella di lei, rimane impietrita riconoscendo la sua figliastra.

Nel frattempo erano state fatte arroventare sulle braci due scarpe di ferro, che la malvagia matrigna di Biancaneve viene costretta a indossare. A causa del dolore procuratole dalle calzature incandescenti, la Regina cattiva è costretta a ballare finché non cade a terra morta[3]. In un'altra versione il finale è diverso: la malvagia matrigna, giunta al castello per il matrimonio, rimane stupita. Riavutasi dalla sorpresa, tenta di fuggire, ma i presenti chiedono al re di punirla: in questo modo la donna, vestita di cenci e dimenticata, vive a lungo in un carcere oscuro, dove solo Biancaneve si reca spesso a darle conforto, poiché i buoni non conoscono l'odio[4].

Varianti della storia[modifica | modifica wikitesto]

I fratelli Grimm trascrissero la fiaba di Biancaneve così come era raccontata nella tradizione orale in Germania. Anche se le influenze di Basile sono notevoli. Tuttavia dalla prima versione del 1812 alla settima del 1857 i cambiamenti furono consistenti. Quello principale riguarda la figura della madre: nelle fiabe dei Grimm, dove la madre si mostra invidiosa dei propri figli e manifesta degli istinti infanticidi, essa viene fatta morire e sostituita con una matrigna cattiva[5][6]. Altri elementi disturbanti che vengono edulcorati riguardano il desiderio cannibale di mangiare la bambina e il desiderio necrofilo del principe.

1812[modifica | modifica wikitesto]

La regina ha avvelenato Biancaneve, di Franz Jüttner (1865-1925).

Nella prima redazione del 1812[6], la madre di Biancaneve dopo essersi punta un dito sogna di avere una bambina bianca come la neve, nera come l'ebano, rossa come il sangue. Rimane quindi incinta e partorisce una bambina. La mamma non muore, ma diventa gelosa di sua figlia quando Biancaneve compie sette anni, così chiede a un cacciatore di ucciderla e di portarle polmone e fegato della bambina, per cucinarli con sale e pepe. Biancaneve si rifugia presso i sette nani.

La madre si presenta da Biancaneve camuffata da vecchia merciaia, e regala alla figlia un pettine avvelenato. Il tentativo è sventato dai nani che sfilano il pettine dai capelli della bambina. Al secondo tentativo Biancaneve cade nel tranello: mangia la mela avvelenata e giace a terra come morta. Quando i nani la trovano, pensano che sia troppo bella per seppellirla, così la mettono in una bara di cristallo con inciso il nome della bambina in lettere d'argento, e la tengono in casa "per molto, molto, molto tempo". Il principe, passando di lì, si innamora perdutamente del cadavere e lo chiede in dono ai nani:

«La chiese allora in dono, ché non poteva più vivere senza averla sotto gli occhi, e disse che l’avrebbe innalzata e onorata come la cosa più cara al mondo. A quel punto i nanetti si impietosirono e gli consegnarono la bara. Il principe la fece trasportare nel suo castello e sistemare nei suoi appartamenti. Stava seduto lì, tutto il giorno a fissarla, senza riuscire a distogliere lo sguardo. E quando doveva uscire e non poteva guardarla era preso da umor nero, e senza la bara accanto non riusciva a mandar giù nemmeno un boccone.»

I servitori del principe, stanchi di scarrozzare la bara avanti e indietro, un giorno la aprono e se la prendono con il cadavere, tenendolo per le spalle e scuotendolo. In questo modo Biancaneve sputa il pezzo di mela e ritorna in vita:

«Allora accadde che i servi, che dovevano continuamente portare la bara avanti e indietro, cominciarono a irritarsi per la situazione, e, una volta, uno di loro scoperchiò la cassa, e, sollevando Biancaneve, dissero: “Guardate qui, ci tocca questa corvée tutto il giorno, per colpa di una ragazza morta”; e così dicendo, le diedero un colpo di mano sulla schiena, e così, in quel mentre, il terribile pezzo di mela che aveva morso, le fuoriuscì dalla gola, e Biancaneve tornò in vita.»

Quando la madre è invitata alle nozze si reca da sua figlia per cercare ancora di ucciderla, ma la aspetta una terribile vendetta:

«Erano state preparate per la madre delle scarpe di ferro incandescenti. Fu costretta a indossarle e danzare e danzare, fino ad avere i piedi orribilmente bruciati, e senza poter smettere fino a quando, ballando ballando, fu lei a cadere a terra morta.»

1819[modifica | modifica wikitesto]

Il principe trova Biancaneve risvegliata, di Franz Jüttner (1865-1925).

In questa versione[7] la regina desidera avere una bambina bianca come la neve, rossa come il sangue e nera come l'ebano. Rimane incinta e partorisce Biancaneve, ma muore durante il parto. Il padre si risposa dopo un anno, con una donna bellissima e invidiosa. Quando Biancaneve compie sette anni, diventa gelosa della sua bellezza e chiede a un cacciatore di ucciderla e di portarle polmoni e fegato - non per mangiarli, ma a prova della sua morte. Il cacciatore uccide un cinghiale e consegna le interiora alla matrigna, che comunque le mangia, credendo che siano di Biancaneve.

Quando la matrigna scopre che Biancaneve è ancora viva, si traveste da merciaia e la convince a comprare un nastro per capelli, ma entrando in casa la soffoca legandole il nastro in vita e la lascia a terra come morta. Sono i nani che salvano Biancaneve, tagliando il nastro. La matrigna riprova vendendo un pettine avvelenato, di nuovo Biancaneve si lascia convincere a comprarlo e metterlo nei capelli, morendo di nuovo. I nani la salvano ancora, togliendo il pettine dai capelli. Al terzo tentativo, Biancaneve è ormai messa in guardia, ma la finta merciaia la convince a comprare una mela proponendole di fare a metà - la mela però ha due colori diversi e la matrigna tiene per sé la parte non avvelenata. Così Biancaneve muore per la terza volta.

I nani la vegliano per tre giorni, poi la chiudono in una bara di vetro con inciso il suo nome a lettere d'oro, e portano la bara su una montagna. Passa un principe che se ne innamora e chiede la bara in dono ai nani. I suoi servitori la prendono per portarla al castello ma uno di loro inciampa e fa rovesciare la bara, così Biancaneve sputa il pezzo di mela e torna in vita. Il principe le chiede allora di sposarlo. La regina matrigna non ha pace finché non può presentarsi alle nozze della figliastra, ma recandosi al ballo è costretta a indossare un paio di scarpe roventi e a ballare senza fermarsi, finché cade in terra morta.

1857[modifica | modifica wikitesto]

Nella settima e ultima versione[8], la madre di Biancaneve dopo essersi punta un dito sogna di avere un bambino (non una bambina) bianco come la neve, nero come l'ebano, rosso come il sangue. Rimane quindi incinta e partorisce una bambina, che chiama Biancaneve[5].

Possibili fonti di ispirazione nella realtà[modifica | modifica wikitesto]

Illustrazione di Otto Kubel (1868 – 1951)

Come per altre fiabe, ad esempio Barbablù, la storia di Biancaneve potrebbe essere ispirata a fatti realmente accaduti; diversi ricercatori hanno cercato di mettersi sulle tracce della "vera" Biancaneve, la cui storia, tramandata oralmente e arricchita di elementi fiabeschi dalla fantasia popolare, sarebbe poi giunta ai fratelli Grimm[9].

Nel 1986, ad esempio, il ricercatore Karl-Heinz Barthels[9][10][11] rese pubblica la sua tesi secondo la quale Biancaneve sarebbe stata in realtà Maria Sophia Margaretha Catharina von Erthal, nata a Lohr nel 1725 e figlia di un importante magistrato e rappresentante del Principe Elettore tedesco[9][12][13]. La nobile aveva perso la madre in età giovanile e suo padre si era risposato con Claudia Elisabeth von Reichenstein, che aveva usato la sua nuova posizione sociale per favorire i suoi figli di primo letto, a scapito della von Erthal. Questa sarebbe stata addirittura costretta a lasciare il palazzo per vivere nei boschi lì attorno; nella zona, peraltro, erano presenti molte miniere, nelle quali, data la ristrettezza dei cunicoli, lavoravano persone di statura molto bassa o addirittura bambini: da questo elemento sarebbero derivati i sette nani. La ragazza morì di vaiolo pochi anni dopo; probabilmente l'avversione dei suoi concittadini per la matrigna inasprì la figura di quest'ultima a vantaggio di Maria Sophia, dipinta come una martire; la sua storia venne tramandata oralmente in forme simili a quella poi raccolta dai Grimm, che attualmente conosciamo. Il castello dei von Erthal è tuttora un'attrazione turistica, e ai visitatori viene mostrato il cosiddetto "specchio parlante", che il padre di Maria Sophia avrebbe regalato alla matrigna: si tratta di un giocattolo acustico in voga nel '700[senza fonte] , in grado di registrare e riprodurre le frasi pronunciate da chi si specchiava. Esso sarebbe alla base dello Specchio Magico della matrigna.

Un'altra teoria[14], pubblicata dallo storico Eckhard Sander nel 1994, vedrebbe invece la Biancaneve originale in Margaretha von Waldeck, nata a Bruxelles nel 1533: la ragazza sarebbe stata l'amore giovanile di Filippo II di Spagna, ma fu tolta di mezzo a ventuno anni dalla polizia segreta del re, che vedeva nella loro unione un possibile impedimento ai matrimoni combinati delle case regnanti. Margaretha fu uccisa con del veleno. Anche in questo caso sembrano esserci numerose corrispondenze tra fiaba e realtà: a parte la vicenda della donna (anche lei orfana di madre in giovane età e affidata a una matrigna), suo padre, il conte Filippo IV di Waldeck, gestiva nella zona di Bruxelles diverse miniere, dando vita alla figura dei nani come nella teoria di Barthels. A questi elementi si aggiungerebbe anche la figura dello Stregone dei Meli, una sorta di "Uomo Nero" del folklore locale, la cui presenza viene utilizzata per suggestionare i bambini e spingerli a non rubare dai frutteti altrui: lo Stregone sarebbe infatti in grado di avvelenare le mele per causare nei bambini-ladruncoli lancinanti dolori di gola e di stomaco. La sovrapposizione delle credenze locali con la storia di Margaretha avrebbe dato vita alla storia di Biancaneve.

Secondo un'altra tesi, sostenuta dal professore trevigiano Giuliano Palmieri[15], la fiaba di Biancaneve potrebbe essere originaria delle dolomiti della Provincia di Belluno, e provenire dalle valli del Cordevole. L'ipotesi di una derivazione italiana della fiaba di Biancaneve avanzata dal Prof. Palmieri ha suscitato clamore anche presso la stampa estera, al punto che il giornale Independent vi dedicò un articolo[16]. Giambattista Basile scrisse e raccontò le sue fiabe ben prima di Charles Perrault e dei Fratelli Grimm, quindi è evidente l'ispirazione italiana se si comparano e confrontano alcuni aspetti comuni a tante fiabe degli scrittori a lui successivi e posteri.[17] La diffusione fu facilitata perché lo stesso Basile era feudatario e frequentava persone della corte regia napoletana, che poi viaggiando tra le varie corti o per legami di parentela, portavano le sue fiabe oltre le Alpi (a tal proposito si veda la famiglia Corvi di Sulmona stettamente imparentata con i Tabassi, questi imparentati con la Casata degli Hohenzollern).[18][19] La tesi di Giuliano Palmieri si potrebbe riconnettere a questi fatti, perché le fiabe di Giambattista Basile si erano diffuse anche in ambiente veneto durante il periodo in cui lo scrittore rendeva servizio come soldato mercenario per la Repubblica di Venezia e poi all'estero. Il capolavoro Lo cunto de li cunti pubblicato postumo negli anni 1634-1636 contiene fiabe ispirate da personaggi italiani realmente esistiti, come il caso de' "Lo cuorvo" ("Il corvo"). Questa fiaba racconta di un Re, titolo nobiliare usato per facilitare la comprensione ai bambini e far comprendere che si tratta di uno che comanda, che un giorno vede un corvo morto nella neve, e il contrasto del sangue rosso sul bianco lo colpisce tanto da non desiderare altro che una sposa dalla pelle bianca e le guance rosse.[20] Queste è una delle prime ispirazioni per Biancaneve, che verrà poi ripresa anche nelle favole successive dei Grimm. Il personaggio di Biancaneve sembra essere ispirato alla Marchesa Giovanna Zazzera (a volte scritto Zazzara), di famiglia di origine veneziana[21][22][23], luogo dove si usava tingersi il viso di bianco e le guance di rosso e dove la famiglia usava un'arma o stemma "d'argento, alla fascia di rosso" (cioè una fascia rossa su fondo bianco). Lo stemma era ispirato da una situazione di guerra, dove Pietro Zorzi (talvolta Ser Pippo Zorzi[24][25]), che era capostipite della famiglia Zazzera, durante la conquista di Curzola, espose uno straccio di lino bianco macchiato del suo sangue[25][26][27][28][21][22][23], come se fosse un vessillo: si trattava di uno stemma bianco con una fascia rossa, così come era desiderio (del Re nella favola "Il Corvo" di Basile) avere una moglie dalle guance rosse e la pelle bianca come la neve che gli ricordasse il sangue del corvo morto nella neve bianca. La marchesa Giovanna Zazzera si sarebbe poi sposata più volte con esponenti della famiglia Corvi di Sulmona, ispirando così a Giambattista Basile la favola "Il corvo" e l'idea del matrimonio con quel Re che diventerà in tante fiabe poi identificato con il Principe Azzurro.[29] Infatti, la famiglia Corvi è ricordata anche da una leggenda che narra di una venerazione e amore per i corvi, che sono appunto neri come il colore corvino dei capelli di Biancaneve al quale fa riferimento il cognome Zazzera.[30][31] Successivamente, l'idea di Biancaneve presa da Giambattista Basile è stata sovrapposta e modificata con racconti e situazioni locali, assumendo molteplici varianti.[32][33][34][35][36] Biancaneve sarebbe stata ispirata da questa visione di questo corvo nero (come i capelli nero corvino di Biancaneve), nella neve bianca (come la pelle che doveva avere la moglie del Re di Basile, e come era bianco il drappo di Pietro Zorzi), con le guance rosse (che ricordavano il sangue del corvo, così come del drappo di Pietro Zorzi). Naturalmente non è da dimenticare che il luogo di Sulmona non è casuale, se si pensa alla "Chione" di Ovidio.

Lo studioso Graham Anderson paragona la fiaba alla leggenda romana di Chione, o "Neve", registrata nelle Metamorfosi di Ovidio. Quindi ancora una volta le origini sono fissate in Italia, sempre nella città natale di Publio Ovidio Nasone, che avrebbe quindi ispirato poi Giambattista Basile insieme al matrimonio della Marchesa Giovanna Zazzera con la famiglia Corvi, per dare vita al personaggio.[37][38]

Tuttavia queste teorie sono spesso state confutate e considerate poco plausibli da diversi storici e folcloristi.[39][40]

La versione Disney[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Biancaneve e i sette nani (film 1937).
Biancaneve nel film Disney.

Tra le più celebri versioni della fiaba, vi è l'omonimo film d'animazione prodotto dalla Disney e distribuito dalla RKO Radio Pictures, fu il primo lungometraggio animato dell'azienda, uscito nel 1937. Elemento originale della versione Disney fu la caratterizzazione dei personaggi e in particolare dei sette nani, a ognuno dei quali fu dato un nome e dei tratti caratteriali distintivi (nella traduzione italiana: Brontolo, Cucciolo, Dotto, Eolo, Gongolo, Mammolo, Pisolo).

Biancaneve e i sette nani - Sinfonie allegre Mondadori 1948.

Biancaneve è figlia di una nobile famiglia, ma quando lei è ancora infante la dolce madre muore e il padre si risposa con una donna crudele di nome Grimilde. Ella diviene regina e rimane presto vedova costringendo la figliastra, la principessa, a lavorare per lei come una schiava nel suo castello. Biancaneve sopporta i soprusi della donna, la quale si stupisce di come faccia la fanciulla ad avere sempre la speranza e il sorriso sul volto. Biancaneve crescendo diventa sempre più bella, con un animo nobile e sogna che un giorno il principe dei suoi sogni, che incontra nella realtà una sola volta attirato e ammaliato dal suo canto d'amore, la porti via per vivere per sempre felici. La matrigna, tremendamente invidiosa dell'aspetto e delle virtù della sua rivale, interroga lo specchio magico nelle sue stanze, chiedendogli chi fosse la più bella del reame.

Un giorno lo specchio risponde che Biancaneve era diventata la più bella. Sconvolta dalla notizia, Grimilde incarica un cacciatore di uccidere Biancaneve e riportarne il cuore come prova della sua morte, così da ritornare a essere la più bella del reame. Il cacciatore conduce l'innocente principessa nel bosco ma, intenerito dalla gentilezza e affascinato dalla bellezza della principessa, non se la sente di toglierle la vita. La spinge a fuggire nel bosco e porta alla regina un cuore di un cinghiale. Nel frattempo la bella fanciulla, terrorizzata dall'accaduto e dalle intenzioni ormai svelate della perfida regina, corre lontano nella foresta e scopre una casetta dove potersi rifugiare: l'abitazione dei sette nani. I nanetti buoni e gentili la proteggeranno, tenendola nascosta e Biancaneve, per sdebitarsi, baderà alla casa e li accudirà come la mamma che non hanno mai avuto. Trascorso del tempo la regina Grimilde viene a sapere dalla voce dello specchio magico che la principessa non è morta e che si nasconde nella casetta dei sette nani.

I sette nani.

Decisa a compiere personalmente l'assassinio, escogita un malefico piano, assumendo con un filtro magico le sembianze di una mendicante che all'ingenuità di Biancaneve parrà un'umile vecchietta e raggiunge la casetta dei nani proprio quando questi sono a lavorare nella miniera. La strega giunge alla casa nel bosco, e bussa alla porta. Biancaneve, disobbedendo ai nani che l'avevano raccomandata di non aprire la porta a nessuno in loro assenza, apre la porta. Grimilde convince quindi Biancaneve ad assaggiare una delle sue mele, proprio quella avvelenata di cui un solo morso può essere letale. Biancaneve, che ama le mele e non immagina tale maleficio, morde il frutto e istantaneamente cade in un sonno mortale. Soltanto il vero bacio d'amore può sciogliere l'incantesimo. Non appena i nani sopraggiungono alla casetta, sorprendono la strega con il corpo senza vita della loro amica e si uniscono decisi a ucciderla. La strega tenta di scappare mentre l'ira dei nani si mescola alla violenza di un improvviso temporale. La vecchia viene intrappolata sulla cima di un dirupo e cade, senza scampo, a causa di un fulmine che colpisce la roccia dove si trova.

I nani, vedendo la loro amata amica così bella anche nella morte, non hanno il coraggio di seppellirla e la posano in una bara di cristallo versando tutte le loro lacrime fino a quando il principe Florian, udita la disgrazia, raggiunge il corpo della fanciulla. Il suo amato posa le sue labbra su quelle della principessa per darle l'ultimo bacio. Quel vero bacio d'amore scioglie l'incantesimo della strega e rallegra i suoi cari amici nani: il sogno di Biancaneve diventa realtà e il principe la porta con sé sul suo cavallo bianco per vivere per sempre felici e contenti.

Altre versioni e parodie[modifica | modifica wikitesto]

Film[modifica | modifica wikitesto]

Cartoni animati[modifica | modifica wikitesto]

Opere di teatro musicale[modifica | modifica wikitesto]

Serie TV[modifica | modifica wikitesto]

Video musicali[modifica | modifica wikitesto]

Diapositive stereoscopiche[modifica | modifica wikitesto]

Nei fumetti[modifica | modifica wikitesto]

Versioni disneyane[modifica | modifica wikitesto]

Il 12 settembre 1937 esordiscono, sui quotidiani statunitensi, le Sinfonie allegre; il primo fumetto edito in questo formato (una tavola settimanale, la domenica, poi affiancata anche da una al sabato, generalmente a colori), è proprio la riduzione a fumetti del film Biancaneve e i sette nani: i testi erano di Merrill De Maris, uno degli autori che lavorò sul film, e i disegni di Hank Porter.

In concomitanza con gli Stati Uniti, anche l'Italia iniziò a presentare la sua versione della favola e del film. Il primo fu Federico Pedrocchi, che in quegli anni faceva esordire il primo periodico dedicato a Paperino, il settimanale Paperino, con la storia Paolino Paperino e il mistero di Marte. La storia che il buon Pedrocchi produce è I sette nani cattivi contro i sette nani buoni.

Per rivedere uno dei nani, Cucciolo, ci vorrà il 1949, sulle pagine di Topolino, e per la precisione ne L'inferno di Topolino (dove la Fata Turchina, nei panni di Beatrice, viene chiamata "Biancaneve"), di Guido Martina e Angelo Bioletto. Ed è proprio Martina che rilancia Biancaneve e il suo microcosmo nel 1953, quando nella scuderia Arnoldo Mondadori Editore viene assunto il giovane Romano Scarpa, che prima di essere assunto in via definitiva viene messo alla prova proprio sui difficili personaggi del film. La storia di cui si sta parlando è Biancaneve e Verde Fiamma: sceneggiata, come molte altre, dal solito Guido Martina, ci consegna uno Scarpa dal tratto fortemente influenzato dallo stile che la Disney, in quegli anni, sta proponendo con i suoi film animati.

Da allora in poi vengono prodotte, quasi ininterrottamente fino agli anni novanta, storie sui personaggi del film, spesso abbinandole alle feste di fine anno, come da tradizione consolidata sin dalla prima storia di Martina e Scarpa. Tra gli altri disegnatori che hanno lavorato su questa saga, non si possono non citare i maestri Disney Giovan Battista Carpi, Luciano Bottaro, Luciano Gatto. Quest'ultimo è anche il disegnatore delle ultime storie edite su Topolino (storie recenti, infatti, sono apparse sulla pubblicazione Principesse Disney), soprattutto su testi del bravo Fabio Michelini: sono loro a produrre le storie più belle con questi personaggi e a riproporre i sette nani cattivi nella storia I sette nani e il patto della regina. Infine, è loro l'ultima storia apparsa su Topolino: la romantica Brontolo e Briciola, sul numero 2090 del 19 dicembre del 1995, e l'ultima storia lunga: I sette nani e la regina della neve, pubblicata su Minni & Company numero 55 del dicembre 1997.

Altre versioni[modifica | modifica wikitesto]

  • A partire dal 1972 Renzo Barbieri e Rubino Ventura idearono un fumetto erotico dal titolo Biancaneve, ispirato alla favola omonima dei fratelli Grimm e, in parte, al celebre Classico Disney. L'opera, pubblicata dalla Edifumetto, ebbe un grande successo di vendite, e si snodò nell'arco di 94 numeri, suddivisi in 4 serie. Il disegnatore di tutte le storie fu il noto vignettista veneziano Leone Frollo.
  • Una versione più crudele della fiaba è stata realizzata da Alberto Breccia e Carlos Trillo nella serie a fumetti Chi ha paura delle fiabe?.
  • È unica la versione di questa fiaba realizzata dalla manga-ka Kaori Yuki e pubblicata nel manga Ludwig Kakumei (in italiano letteralmente "La rivoluzione di Ludwig"; tradotto come Ludwig). Biancaneve è qui una principessa bellissima ma altrettanto crudele, e i nani muoiono uno dopo l'altro al posto della ragazza, uccisi dai vari assassini comandati dalla sua matrigna, la regina cattiva. La parte relativa all'avvelenamento causato dalla mela coincide, e anche il risveglio dovuto al boccone avvelenato che accidentalmente le esce dalla bocca. Arrivata a palazzo, però, questa Biancaneve diventa l'amante del re per averne dei vantaggi, pur promettendo di sposare il principe. Come nella versione dei fratelli Grimm, Biancaneve si vendica della sua matrigna, la Regina cattiva, facendole calzare delle scarpe di ferro arroventate, ma quando il principe si rende completamente conto della crudeltà di questa fanciulla, decide di troncare i rapporti; in una stanza semibuia, le spiega di aver capito che tipo di persona sia lei veramente, e che le sue azioni non resteranno impunite. Biancaneve, che nascondeva sotto il vestito una pistola, spara al principe, ma viene colpita dal suo stesso proiettile. Biancaneve muore, e il principe afferma che solo in quel momento lei è veramente la più bella.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Cinquanta novelle per i bambini e per la casa, traduzione di Fanny Vanzi Mussini, Hoepli, 1897.
  2. ^ Jacob Grimm e Wilhelm Grimm, Fiabe del focolare.
  3. ^ Nella versione dei fratelli Grimm: Biancaneve, su grimmstories.com.
  4. ^ Da: Tutte le fiabe” - Enciclopedia della fantasia, I vol., Milano, Fratelli Fabbri Ed., 1962.
  5. ^ a b La prima versione delle fiabe dei Grimm, a cura di J. Zipes: due versioni di Biancaneve a confronto, su lefiguredeilibri.com, Le figure dei libri, 21 gennaio 2013. URL consultato il 2 gennaio 2021.
  6. ^ a b Biancaneve (Stesura del 1812), su paroledautore.net. URL consultato il 2 gennaio 2021.
  7. ^ Biancaneve (Stesura del 1819), su paroledautore.net. URL consultato il 2 gennaio 2021.
  8. ^ Biancaneve. Una fiaba dei fratelli Grimm - Fiabe dei Grimm, su grimmstories.com. URL consultato il 2 gennaio 2021.
  9. ^ a b c Karlheinz Bartels, Schneewittchen – Zur Fabulologie des Spessarts, 2ª ed., Lohr a. Main, Geschichts- und Museumsverein Lohr a. Main, 2012, ISBN 978-3-934128-40-8.
  10. ^ Biancaneve e i nani? Una volta c'erano davvero, in Corriere della Sera, 15 febbraio 2002. URL consultato il 2 gennaio 2021.
  11. ^ Biancaneve, favola ispirata da principessa del Settecento - Studioso tedesco: visse in Bavaria e ispirò i Grimm, Adnkronos.com, 15 febbraio 2002. URL consultato il 2 gennaio 2021.
  12. ^ È in Germania il paese di Biancaneve, in La Repubblica, 15 febbraio 2002. URL consultato il 2 gennaio 2021.
  13. ^ Wolfgang Vorwerk, Das ‘Lohrer Schneewittchen’ – Zur Fabulologie eines Märchens. Ein Beitrag zu: Christian Grandl/ Kevin J.McKenna, (eds.) Bis dat, qui cito dat. Gegengabe in Paremiology, Folklore, Language, and Literature. Honoring Wolfgang Mieder on His Seventieth Birthday, Frankfurt am Main, Bern, Bruxelles, New York, Oxford, Warszawa, Wien, Peter Lang, 2015, pp. 491-503, ISBN 978-3-631-64872-8.
  14. ^ Andrea Tarquini, Biancaneve abitava qui, in La Repubblica, 19 aprile 1994. URL consultato il 2 gennaio 2021.
  15. ^ Giuliano e Marco Palmieri, I Regni Perduti dei Monti Pallidi, Verona, Cierre Edizione, 1996, SBN IT\ICCU\VIA\0079087.
  16. ^ Jessie Grimond, This Europe: Italy claims Snow White - and her seven dwarfs, in The Independent, mercoledì 29 gennaio 2014. URL consultato il 2 gennaio 2021.
  17. ^ Giambattista Basile, su notesedizioni.it.
  18. ^ Stemmi delle famiglie nobili con cui i Tabassi contrassero matrimoni, su giovannitabassi.it.
  19. ^ Famiglia Tabassi, dalle origini ai giorni nostri - Le discendenze e i feudi, su giovannitabassi.it.
  20. ^ Il corvo (di Giambattista Basile), su fiabe.fandom.com.
    «Milluccio è il re di Frattombrosa e l'unica cosa di cui si preoccupa è la caccia. Un giorno vede un corvo morto nella neve, e il contrasto del sangue rosso sul bianco lo colpisce tanto da non desiderare altro che una sposa dalla pelle bianca e le guance rosse. Suo fratello Iennarello si offre di cercarla e va a Venezia.»
  21. ^ a b Lattanzio Bianco, Discorso del dottor Lattanzio Bianco Napol. academico destillatore detto l'Acuto. Intorno al Teatro della nobiltà d'Italia, del dott. Flaminio De Rossi, oue particolarmente dell'origini, e nobiltà di Napoli, di Roma, e di Vinezia si ragiona, 1607, p. 128. «Così la fam. Zazzera di Venezia detta de Zorzi primeriamente, de cui nel 1311. della grazia comune e della sua unione al 901. Marino Zorzi di questa casa fù Doge eletto, & il 49. dell'ordine.».
  22. ^ a b Francesco Zazzera, Della nobilta dell'Italia parte prima. Del signor D. Francesco Zazzera napoletano., 1615, pp. 15.
    «... la Famiglia della Zazzera esser germoglio della Casa de Zorzi, oggi detta de Georgi, nobilissima famiglia Veneziana...»
  23. ^ a b Zazzara – Famiglia, su gentedituscia.it.
  24. ^ Della Nobilità dell'Italia - Volume 1 - autore Francesco Zazzera · anno 1615, p. 15.
    «ma Ser Pippo Zorzi , ch'era Capisano dell'armata al coquiflo di Curzola , prese Curzola»
  25. ^ a b Francesco Zazzera d'Aragona, Della nobilta dell'Italia parte prima. Del signor D. Francesco Zazzera napoletano., 1615, pp. 15.
    «... la Famiglia della Zazzera esser germoglio della Casa de Zorzi, oggi detta de Georgi, nobilissima famiglia Veneziana...»
  26. ^ Libro dei nobili veneti, messo in luce [by J.T. Leader]. Di Nobili veneti · 1866, p. 93.
    «Portavano prima per arma una scacchiera azzurra et oro , finchè Pietro Zorzi nel conquisto di Curzola , avendo perduta la sua insegna , levò un drappo bianco con una tressa rossa di sangue in mezzo ; quale pianto per stendardo sopra le ...»
  27. ^ Curiosità veneziane ovvero origini delle denominazioni stradali di Venezia Di Giuseppe Tassini · 1882, pp. 684-685.
    «Ma , dopochè nel 1250 Pietro Zorzi , reduce dall ' aver resa tributaria alla Repubblica l'isola di Rodi , si volse a sottomettere Curzola , e , per incoraggiare le milizie , espose sopra un asta un lino bianco , tinto del suo sangue ...»
  28. ^ Rerum Italicarum scriptores ab anno aerae christianae quingentesimo ad millesimumquingentesimum, quorum potissima pars nunc primum in lucem prodit ex Ambrosianae, Estensis, aliarumque insignium bibliothecarum codicibus. Ludov 22 · Volume 1, anno1733, p. 429.
    «Zorzi da Pavia . Un Ser Pietro Zorzi al conDuce Domino Petro Gradenigo . quisto di Curzola levò un lenzuolo con una tressa di sangue . Così portano la loro Marchese d'Este , d'Ancona , e di Arma . E un Marsilio Zorzi nel 1250 .»
  29. ^ Nobili Npoletani - Famiglia Corvi, su nobili-napoletani.it.
    «Annibale Corvi (n. 1570 † 1638), figlio di Vincenzo feudatario di Fontecchio, di S. Pio e Roccascaligna, impalmò nel 1597 la nobildonna napoletana Giovanna Zazzara, figlia del marchese Giovanni Vincenzo e della nobildonna Isabella Strina. La predetta Giovanna Zazzara, rimasta vedova, sposò nel 1606 Annibale II Corvi, sindaco di Sulmona che acquisì il titolo di marchese di Zazzara.»
  30. ^ CASATA ZAZZARA (PDF), su francofrancescozazzara.files.wordpress.com. URL consultato il 19 novembre 2022.
    «Dopo una veloce e sintetica ricostruzione della nascita di Venezia dalle ceneri di Aquileia ,della sua

    autorevolezza nel prevalere fra le Repubbliche marinare d’Italia e della sua protezione da parte dell’apostolo San Marco ,il gesuita famoso anche per essere stato fra i piu’ importanti testimoni nella santificazione di Filippo Neri , fa risalire il suo ( ed il mio ) cognome alla lunga crescita dei capelli fin sulle

    spalle (de la Zazzera) del 49° Doge Marino Zorzi , ritiratosi in eremitaggio nell’anno 1311»
  31. ^ Origine del cognome Zazzara, su cognomix.it.
  32. ^ Giambattista Basile – Le fiabe, Medusa, ISBN 978-88-87655-04-9.
  33. ^ Giambattista Basile – Le fiabe, su lnx.medusaeditrice.com.
  34. ^ BASILE, Giambattista, su treccani.it.
  35. ^ Da Basile ai fratelli Grimm. Le fiabe più belle di tutti i tempi sono nate in Basilicata, su rivistanatura.com. URL consultato il 19 novembre 2022.
    «“Lo Cunto de li Cunti” è una raccolta di 50 fiabe, scritte in dialetto meridionale, ispirate dai racconti di antiche storie che l’autore, in viaggio tra la Lucania e la Campania, amava ascoltare. Le rievocazioni di antiche leggende, fatterelli, storie di paese, episodi magici accesero la fantasia del Conte che riuscì a trasformare le narrazioni in favole meravigliose.»
  36. ^ Straparola e Basile - Le raccolte di fiabe italiane, su world.dolcegabbana.com. URL consultato il 19 novembre 2022.
    «L’opera di Basile, ingiustamente dimenticata per molto tempo, fu riscoperta dai fratelli Grimm, che la fecero tradurre in tedesco; fu pubblicata per la prima volta integralmente, con la prefazione di Jacob Grimm, nel 1846, e poi in inglese nel 1848. Nel 1925, i volumi tornarono a far parte della letteratura italiana con una straordinaria traduzione del filosofo Benedetto Croce che li apprezzò ed elogiò. Ma quali fiabe si possono trovare nell’opera magna di Basile? Antiche versioni di favole senza tempo con principesse come Raperonzolo, Biancaneve, La bella addormentata e Cenerentola.»
  37. ^ Ovid, Metamorphoses, Book XI, 289
  38. ^ Graham Anderson, Fairytale in the ancient world, Routledge, 2000, ISBN 978-0-415-23702-4. URL consultato il 4 maggio 2017.
  39. ^ (EN) View Author Archive, Email the Author, Follow on Twitter, Get author RSS feed, Snow White becomes a girl-power icon, su New York Post, 25 marzo 2012. URL consultato il 9 luglio 2022.
  40. ^ Christine Shojaei Kawan, Innovation, persistence and self-correction: the case of Snow White (PDF), in Estudos de Literatura Oral, giugno 2005.
  41. ^ Informazioni in parte da: La Légende de Blanche-Neige, su animeguides.free.fr. URL consultato il 2 gennaio 2021.
  42. ^ Filmato audio Oggy e i maledetti scarafaggi - stagione 4 ep. 71 - "Olivia vs Lady K", su YouTube, 21 settembre 2017. URL consultato il 2 gennaio 2021.

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