Utente:Giorgio27002/Sandbox/Cinema Italiano

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Italiano[modifica | modifica wikitesto]

Stefano Accorsi[modifica | modifica wikitesto]

Gianni Amelio[modifica | modifica wikitesto]

Claudio Amendola[modifica | modifica wikitesto]

Marco Bellocchio[modifica | modifica wikitesto]

Bernardo Bertolucci[modifica | modifica wikitesto]

Fausto Brizzi[modifica | modifica wikitesto]

Francesco Bruni[modifica | modifica wikitesto]

Umberto Carteni[modifica | modifica wikitesto]

Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre e Luca Vendruscolo[modifica | modifica wikitesto]

Daniele Ciprì[modifica | modifica wikitesto]

Cristina Comencini[modifica | modifica wikitesto]

Saverio Costanzo[modifica | modifica wikitesto]

Ciro De Caro[modifica | modifica wikitesto]

Ivano De Matteo[modifica | modifica wikitesto]

Renato De Maria[modifica | modifica wikitesto]

Lo spietato 2019 La pellicola è l'adattamento cinematografico del romanzo Manager Calibro 9 scritto da Piero Colaprico e Luca Fazzo. Un interessante esperimento di commedia noir girata in coproduzione con i francesi. Ottima fotografia carica di tinte rosse e blu, spesso come antitesi di inquadrature frontali. Scamarcio credibile, affiancato da caratteristi perfettamente nella parte. Molto precisa anche la colonna sonora scritta da Emiliano Di Meo e Riccardo Sinigallia che interpreta Malamore di Enzo Casella, uno degli strepitosi brani di repertorio insieme a quelli di Tony Dallara (Come prima più di prima), Caterina Caselli (Cento giorni) e Raf (Self Control).

Fernando Di Leo[modifica | modifica wikitesto]

Giorgio Diritti[modifica | modifica wikitesto]

Alessandro Gassman[modifica | modifica wikitesto]

Paolo Genovese[modifica | modifica wikitesto]

Claudio Giovannesi[modifica | modifica wikitesto]

La paranza dei bambini - 2019 - L'odioso Saviano non può fingere di non essere affascinato dai camorristi. Ne è il più alto cantore e, anche se vorrebbe dare una morale alla favola, il risultato è un'elogio della vita al massimo di "boss merdilli" che altrimenti sarebbero solo bambinetti.

Emidio Greco[modifica | modifica wikitesto]

Roan Johnson[modifica | modifica wikitesto]

I delitti del Barlume La briscola in cinque - 2015 - Serie televisiva prodotta da Sky. **[23]

Edoardo Leo[modifica | modifica wikitesto]

Guido Lombardi[modifica | modifica wikitesto]

Francesco Maselli[modifica | modifica wikitesto]

Carlo Mazzacurati[modifica | modifica wikitesto]

Riccardo Milani[modifica | modifica wikitesto]

Silvio Muccino[modifica | modifica wikitesto]

Francesco Munzi[modifica | modifica wikitesto]

Bruno Oliviero[modifica | modifica wikitesto]

Ferzan Özpetek[modifica | modifica wikitesto]

Pier Paolo Pasolini[modifica | modifica wikitesto]

Francesco Patierno[modifica | modifica wikitesto]

Gillo Pontecorvo[modifica | modifica wikitesto]

Rolando Ravello[modifica | modifica wikitesto]

Francesco Rosi[modifica | modifica wikitesto]

Gianfranco Rosi[modifica | modifica wikitesto]

Matteo Rovere[modifica | modifica wikitesto]

  • Il primo re 2019 Alessio Lapice e Alessandro Borghi. Bel film noir, violento e spettacolare. Una produzione low cost (e si vede) interamente girata da una quarantina tra attori e comparse nelle paludi Laziali. Avendo un po' di budget in più si poteva rappresentare la città di Alba o almeno la nascita di Roma. Coraggioso, come ripetono tutti.

Gabriele Salvatores[modifica | modifica wikitesto]

Roberto Saviano- Stefano Sollima, Francesca Comencini, Claudio Cupellini[modifica | modifica wikitesto]

Sydney Sibilia[modifica | modifica wikitesto]

Paolo Sorrentino[modifica | modifica wikitesto]

Maria Sole Tognazzi[modifica | modifica wikitesto]

Giuseppe Tornatore[modifica | modifica wikitesto]

Florestano Vancini[modifica | modifica wikitesto]

Stefano Vanzina[modifica | modifica wikitesto]

Carlo Verdone[modifica | modifica wikitesto]

Giovanni Veronesi[modifica | modifica wikitesto]

Paolo Virzì[modifica | modifica wikitesto]

Luchino Visconti[modifica | modifica wikitesto]

Andrea Zaccariello[modifica | modifica wikitesto]

  • Non sono un assassino 2019, ispirato al romanzo omonimo scritto da Francesco Caringella. Riccardo Scamarcio Claudia Gerini Comunque un bel salto di qualità da Brignano a Scamarcio. Storia confusa e montaggio delirante con flash back che si susseguono in tempi diversi a tratti brevissimi, uno dentro l'altro senza logica apparente, come immagini di un sogno che non si rivela mai pienamente. La trama dovrebbe essere, salvo correzioni dell'autore: Scamarcio è un poliziotto che ama la vita dispendiosa, mentitore e ingannatore seriale, brucia la famiglia con i suoi tradimenti, e l'amico fraterno, il giudice che si trova costretto a incriminarlo, quando lo scopre implicato nei traffici della mafia (non si capisce come e se), affiliato con una regolare cerimonia. Il giudice viene ucciso e Scamarcio accusato dell'omicidio. Durante il processo, grazie all'assistenza dei mafiosi che lo proteggono, un testimone chiave viene sbugiardato dall'avvocato difensore, messo sulla giusta strada dagli stessi che lo avevano presentato al tribunale. Risultato, nonostante l'eloquenza della Gerini (un accento pugliese roco e affannoso), viene assolto. E spedito dai mafiosi in Thailandia dove peraltro lo troviamo nella prima scena, in una villa da sogno affacciata sul mare, con una giovane thailandese che gli propone un viaggio negli Stati Uniti, altro filo che resta sciolto. Quello che manca al cinema italiano, sono le sceneggiature, se fosse stata streamlinearizzata e riportata al comprensibile, Scamarcio avrebbe avuto l'occasione di rappresentare un lupo vestito da agnello, che la fa franca, nonostante le buone intenzioni delle istituzioni, dei suoi amici e della famiglia.
  • Ci vediamo domani - 2013 - Enrico Brignano * [54]

Michael Zampino[modifica | modifica wikitesto]

Gianni Zanasi[modifica | modifica wikitesto]

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  1. ^ Prodotto ricco, povero di idee. Didascalico nella caratterizzazione dei personaggi, infantili i dialoghi e prevedibil le svolte relazionali. Si salva Tea Falco: iconic, criticata per questo, e il mestierante Accorsi che però recita come se stesse leggendo Pasolini.
  2. ^ Vien da chiedersi come possa, un regista bravo e onesto come Amelio, infilarsi nel tunnel dell'inespressività, scrivendo e girando un film oscuro, sconnesso, povero, pretenzioso e irreale. Pessimo il pur bravo - in altre pellicole - Albanese, che contribuisce con la sua vaghezza a rendere ancora più irrespirabile l'atmosfera narrativa.
  3. ^ Film onesto e scabro con Volontè che scolpisce il personaggio del giudice testardo senza sbavature. Ottimismo della volontà nel postfinale letterario e non indispensabile.
  4. ^ Cinema da poveracci, slegato scontato sconclusionato. Amendola ex bello guaglione umilia quattro bravi attori, cacciandoli in una sceneggiatura impropria, diretta da incapace.
  5. ^ Trintignant pallido e freddo, la Stefania Sandrelli magnifica oca (un po' corta di polpaccio per la verità, ma erano le misure dell'epoca). La Sanda stupefacente per glamour, seducente e bi-gender. Una prova d'autore matura e convincente, fino al più piccolo dettaglio. Comprimari perfetti, Moschin gigione ma credibile, madre isterica e autista giapponese, cieco fascista, ambientazioni irresistibili, costumi deliziosi. Prove di Ultimo tango al ballo di provincia. Finale modificato rispetto alla punizione divina di Moravia che uccide dal cielo il suo Marcello, mentre Bertolucci lo lascia vivere con la propria ignominia. Traditore di tutti: punizione ben peggiore.
  6. ^ nonostante il cast di attori e le battute discrete, una sceneggiatura abbastanza incardinata non basta a rendere convincente il film. Situazioni imbarazzanti e scontate - Soliti tic attoriali, già visti decine di volte.
  7. ^ Famiglia disfunzionale padre pigro madre nevrotica sorella incinta. Imbarazzante.
  8. ^ Fabrizio Bentivoglio padre inconsapevole che assume il controllo di una famiglia disfunzonale
  9. ^ Federico Volo ai suoi minimi con baffetto e capello slick vs. avvocatessa "fig* lessa". Baccomo è anche l'autore del romanzo da cui è tratto La gente che sta bene, con Bisio e Abbatantuono (unico di cui si sente la mancanza: nemmeno avvicinato dall'omologo avvocato cinico e baro, interpretato qui da Ennio Fantastichini). Un'altra commediola cucinata nell'ambiente legale del Nord Italia. Ambiente che lo scrittore evidentemente conosce bene ma non altrettanto bene sa raccontare.
  10. ^ Promettente con qualche dubbio sulla sceneggiatura - che comunque è più compatta della media italiana - set di attori affiatati e divertiti. Valerio Mastandrea regge bene sulla lunghezza, Corrado Guzzanti in un'interpretazione di gran classe del surreale domestico filippino. Alessandro Cattelan un po' impacciato ma passabile, no alla Laura Morante nelle due interpretazioni. Ottima idea fotocopiare il cast e riutilizzarlo nei diversi ruoli della seconda parte: un notevole risparmio sui cachet.
  11. ^ Ironia sulfurea e messa in scena elegante con cromoterapia spinta. Vagamente noioso e scontato
  12. ^ Commedia agrodolce della Comencini che sembra identificarsi nella Neri di cui evidentemente ama le debolezze e a cui promette un riscatto. Prevedibile e gradevole, una serie di raccontini borghesi di provincia.
  13. ^ Storia deprimente.
  14. ^ Un ottimo esperimento abbandonato prima della conclusione. La sceneggiatura si scioglie a dieci minuti dal finale inconcludente (silhouettes nere sul tramonto rosso dei quattro personaggi, rivolti verso il mare, dove la cinesina si è imbarcata per raggiungere la sorella a Barcellona). Passaggi narrativi incongruenti o assurdi.
  15. ^ Mastandrea con le sue tre espressioni: depresso, triste e disperato, sprofonda fino a tentare il suicidio sotto il classico tram. Note di Umberto D. sullo sfondo di una Roma ancora più indifferente e cinica. Sarebbe più credibile se il protagonista avesse perso il lavoro: con 1.200 al mese, tredicesima e quattordicesima (dipendente pubblico) l'unica cosa a cui deve rinunciare è un po' di orgoglio. Sembra la storia di una vita impossibile ma è quella di un cretino che non riesce ad accettare i cambiamenti. Per fortuna il lieto fine ci viene risparmiato, ma è assicurato dalla baldanza con cui Bobulova e figlia adolescente guidano il motorino: arrivano le nostre.
  16. ^ Eccessivo e ideologico il motivo iniziale che scatena la compassione, altrettanto mal motivato il cambiamento d'animo della Guerritore (che si considera ancora una gran f.) Buono Germano (un po' sopra le righe) nel ruolo del maschio cinico e baro. La protagonista una figura di gatta malata più scritta che recitata.
  17. ^ Classico del genere che ha influenzato Tarantino e creato un filone ambientato soprattutto in Lombardia. Non a caso Di Leo è anche sceneggiatore di molti western all'italiana di cui riproduce gli stilemi nelle periferie del nord.
  18. ^ Noioso ma non senza un perchè. Se fosse ridotto di un terzo e arricchito nella sceneggiatura, potrebbe competere con Il vento fa il suo giro. Restano molti perchè? e alcuni dove?: come va a finire il complotto contro la comunità della favela? Ma soprattutto Augusta dove va? In pancia a un coccodrillo? torna al paesello e diventa maestra di sci? trova l'amore tra i favelantes? sposa Carlos Slim? Odio i finali aperti all'italiana!
  19. ^ Encomiabile sforzo del cinema minore. Regolare, paziente, credibile e ben raccontato. Realismo post moderno che fonde tanti mondi diversi in una singola tragedia personale. Di tutte le persone. Che escono ugualmente sconfitte dallo scontro inevitabile. E inutile.
  20. ^ Un premio alla buona volontà e al coraggio di innovare il linguaggio cinematografico nostrano. Bianco e nero sparato e la faccia rovinata di Gassman, sempre in primo piano, non compensano una storia debole, un lotto di luoghi comuni e soprattutto il finale "aperto", vero cancro del cinema italiano "impegnato". Tutte le storie restano sospese: Roman sarà ucciso? Il bravissimo Geco (Manrico Gammarota) lo seguirà nella rovina? Il figlio riuscirà a farsi una ragione del proprio errore? Il tossico intellettuale la farà franca? E' colpa delle mamme troppo indulgenti se i registi italiani non sono capaci di chiudere una sceneggiatura?
  21. ^ Ottima performance der "Teribbile" che si porta il film da solo. Il resto sono galline pazze che scorrazzano senza sceneggiatura da una gag all'altra ma non fanno ne' ridere ne' piangere. Perle nere: -cena della lesbica pentita che cerca di sedurre il maschio ma si ubriaca e confonde i generi. -sentimentalismo dell'aspirante crocerossina che seduce il sordomuto e - con una sola seduta - ne impara il linguaggio. -Gerini sul lettino dello psicanalista.
  22. ^ Storia compatta e discretamente sceneggiata, regia scolastica, bravi attori mal diretti con profili poco incisivi. Volontè salva il film che altrimenti finirebbe nella categoria "Montalbano sono"
  23. ^ Pessima la sceneggiatura e mediocre il resto.
  24. ^ Recitazione ingessata, sceneggiatura irrilevante e poco credibile. La piccola Rosabell incanta e commuove
  25. ^ Quasi un docufilm. Perfettamente inserito nella comunità nera locale, un po' confuse le motivazioni delle contrapposizioni tra bande rivali (Nigeriani, Camerunensi e clan napoletani)
  26. ^ Difficile fare un film migliore del romanzo da cui è tratto, quasi impossibile se il romanzo è più pensato che agito. Bravi Rod Steiger e Claudia Cardinale, lei con un leggera inflessione francese. Nel suo ruolo avrebbe potuto esserci Stefania Sandrelli. Thomas Milian non riesce a esprimere fino in fondo l'irresolutezza di Michele, ma non era facile rendere le burrascose riflessioni che attraversano la mente del protagonista, con espressioni fisiche adeguate. Forse sarebbe stata utile una voce narrante.
  27. ^ È l'ultima sua opera, prima della morte avvenuta il 22 gennaio 2014. Ovvio e prevedibile, meno male che qui le sedie erano solo 8. Interessanti le partecipazioni amichevoli di Albanese e soci, relegate però a siparietti di pochi secondi. Perlomeno non conferma il luogo comune che "se ne vanno sempre i migliori".
  28. ^ Commediola di poche pretese, ravvivata dalla Kasia Smutniak il cui inno "Hasta siempre" it's a piece of cinema
  29. ^ Idiota di un'idiozia terrena e prevedibile. Muccino minore sfrutta tutte le potenzialità del suo bel faccino e la vulgata universale di TV e successo.
  30. ^ Tragedia nera, lenta e potente. Resta il dubbio sulle motivazioni del solo fratello superstite che uccide il fratello "borghese" dopo aver subito la perdita del padre, dell'altro fratello e del figlio (per interrompere gli ammazzamenti? per rancore verso il fratello che non ha impedito la morte del figlio???)
  31. ^ Dopo grandi preliminari tutto s'ammoscia nella precoce conclusione. Oliviero vorrebbe fare Malik ma non arriva a Scerbanenco. I tic di Orlando non sono indizi di profonda visione psichica ma banali cliché attoriali. Bravo Battiston come sempre sottoutilizzato. Finale quasi aperto. Buone le luci e le musiche. Milano internazionale regge il confronto con metropoli più gallonate. Pudore sensuale della (ex) adolescente Raffaelli che - girando inebetita per il film - mette e toglie abitucci succinti.
  32. ^ Come nel peggior cinema italiano, dopo la metà, si capisce che girerà a vuoto senza sapere come chiudere. Anche la vicenda dei tradimenti, consumati settantanni fa', non emoziona. Arranca faticosamente tra il comico e il patetico. Germano - pur bravo - sembra inadeguato per sostenere fino alla fine la grande inadeguatezza del suo personaggio
  33. ^ Non potevo che constatare: la sua miseria materiale e morale, e la sua feroce e inutile ironia, la sua ansia sbandata e ossessa, la sua pigrizia sprezzante, la sua sensualità senza ideali, e insieme a tutto questo, il suo atavico, superstizioso cattolicesimo di pagano. Perciò egli sogna di morire o di andare in paradiso. Perciò soltanto la morte può "fissare" un suo pallido e confuso atto di redenzione. La totale assenza di una via di uscita per i protagonisti della vicenda, i luoghi tetri delle baracche in cui vivono, la condizione di ignoranza e rassegnazione alla miseria morale e materiale, la sensazione di trovarsi al di fuori dello spazio e del tempo, tutto questo contribuisce a creare un' atmosfera opprimente e claustrofobica per tutta la durata del film. Accattone è la logica traduzione visiva dei suoi primi romanzi (Ragazzi di vita e Una vita violenta)
  34. ^ Intellettuali organici a pieno servizio tra fiaba e ideologia
  35. ^ Abbatantuono e Bisio avvocati cinici e bari: vedi Studio illegale (film), stesso autore letterario.
  36. ^ Capolavoro. Descrive un'Algeri incantata, prima della fine dell'innocenza. Ambientato tra il '57 e il '60, fino all'indipendenza del '62. A Parigi fu vietato fino al '71 - due titoli alternativi che il regista avrebbe voluto attribuire al film: Tu partorirai nel dolore e La nascita di una nazione
  37. ^ Commedia post-neo-realista pressochè insensata. Il dramma prende le mosse dalla perdita della casa in affitto che potrebbe tranquillamente essere sostituita da un'altra casa in affitto. La Smutniak, oltre a essere bella rimane sempre sottotono e quindi l'unica credibile nel solito cicaleccio di battute insulse e falsi sentimenti del cinema italiano contemporaneo.
  38. ^ La guerra vista con gli occhi degli ufficiali di prima linea che la condividono con i loro soldati. Il Generale Leone e gli alti ufficiali sono imbevuti di militarismo e falsi ideali di coraggio e onore. Attraverso episodi di guerra, scollegati tra loro, ma volti a definire il percorso politico e umano del tenente Lussu da interventista a pacifista, Rosi si sottrae alla profondità dell'analisi psicologica del romanzo, per consegnarci un ritratto fortemente ideologico dello scontro tra proletari mandati a morire come pecore e gerarchie militari spietate. Il finale e molti degli episodi non rispettano la narrazione del libro. Il tenente Lussu muore fucilato per aver lasciato che gli uomini si ribellassero all'ordine di decimazione. Mentre nel libro viene congedato e decorato. Come disse lo stesso Lussu dopo aver visto il film: ...in guerra qualche volta abbiamo anche cantato
  39. ^ Interessante carrellata sulle miserie della periferia romana. L'anti "La grande bellezza" e, come quella, sopravvalutato. Buona fotografia.
  40. ^ Mediocre film politico. Infantile
  41. ^ Alcuni episodi - come quelli girati dalla Comencini - sono davvero impressionanti. Altri girano a vuoto. Fotografia acida, scura e magistrale di Paolo Carnera e Michele D'Attanasio. Sorprendente assenza totale delle cosiddette "Forze dell'ordine".
  42. ^ Un racconto semplice, fresco, sceneggiatura di qualità e finale soddisfacente. Bravo Sydney, una nuova generazione di registi che taglino col passato ingombrante che affligge il cinema d'autore italiano (vedi Sorrentino)
  43. ^ Troppo ispirato per essere convincente. Patinato e recitato con impegno da un gruppo di grandi attori (per la verità tutti sfiniti o classificati in serie B). Musica e fotografia allo stato dell'arte. Aspirazione al sublime che inciampa nella verbosità. Inserti di taglio del ritmo narrano piccole storie di vita apparentemente normale, nel contesto astratto e faraonico dell'hotel svizzero. Ma si sente la mancanza di sincerità di un regista che vuol fare letteratura. Fellini (più di Rosi cui è dedicato il film) fa capolino dalle terme di Fiuggi dove Mastroianni interrogava i vescovi sulla ragione del vivere, come Arvel regista senza finale.
  44. ^ Una menata con nani e ballerine, belle riprese di una Roma turistica e patinata, luoghi comuni assurgono alla dignità del sacro. Il seguito di Fellini otto e mezzo. Felicitazioni per l'Oscar
  45. ^ Programmi per il futuro: valutare le conseguenze dell'amore. Ottimo film di S. che utilizza la faccia spiegazzata di Servillo per raccontare la noia lacustre del Ticino e delle sue istituzioni mafioso-finanziarie. Da rifare l'incidente automobilistico in stile b movie anni '50. Il finale andrebbe modificato: invece di rubare la valigia per risarcire i due vecchiacci, che in fin dei conti non hanno altri meriti se non di volersi stizzosamente bene, Titta trova la ragazza ferita, si rende conto di essere la causa involontaria dell'incidente: ha regalato un'auto troppo veloce a una neopatentata, non spera più di poter fuggire con lei ma la risarcisce lasciandole i soldi. E affronta la morte a schiena dritta.
  46. ^ Film turistico. La Buy che nuota negli acquari esotici a 5 stelle e soffre di solitudine ma resta attaccata a un'illusione di avventura e libertà. Quasi tutto è un equivoco. Tranne lo sponsor: un circuito di hotel di lusso.
  47. ^ Melodramma che pone la questione dell'amore oltre la morte. Non che il tema sia veramente caldo, anzi. Notevole la differenza di età tra i due amanti: 32 primavere. Commovente la dedizione totale con cui lui si offre all'amata... sono i più begli anni della sua vita: e anche gli ultimi!
  48. ^ Melodramma con valenza di denuncia politica, ammazzato dalla presenza di Gino Cervi che fa il Peppone fascista e dagli eccessivi sdilinquimenti di Belinda Lee e Gabriele Ferzetti
  49. ^ Enfatico elogio del poliziotto onesto, che si scontra con il sistema corrotto. Quando Vanzina era ancora un regista. Salerno in dolce vita e Borsalino impossibile.
  50. ^ Sarebbero anche bravi se la sceneggiatura fosse appena passabile. Un discreto inizio con qualche trovata brillante (Albanese smemorato e Verdone che cerca il gatto) ma dopo la metà si perde in siparietti inutili, accumulando finali e sottofinali fino alla stanchezza.
  51. ^ Una sequenza di sfighe, dalla tenera età alla vecchiaia, con morale familistica di sottofondo. Finale aperto su cielo con gabbiani. Germano fatica come un'anatra zoppa con tutto il film sulle spalle.
  52. ^ Forse la miglior commedia di V. Baraccone sociopolitico balneare con annesso conflitto sociale, non tra classi diverse ma tra chi pensa di avere classe e chi sicuramente ne è sprovvisto. Grande prova di Silvio Orlando e buona (bona) perfino la Laura Morante qui ante befana.
  53. ^ Mastroianni (a volte un po' troppo piagnucoloso) e Cecchi D'amico con la regia di Visconti e l'appoggio di alcuni bravi caratteristi (l'avvocato difensore, il pappone, la ragazza) tirano fuori un film esile ma vivissimo dal racconto sublime di Camus.
  54. ^ commediola sdrucita con Brignano becchino, che piagnucola travolto dai buoni sentimenti. Solito finale aperto
  55. ^ Ottimo inizio con piano sequenza di 2' in discoteca, la faccia semper-dolens di Mastrandrea regge fino a metà del film, appoggiato dall'ottimo Battiston, più che maturo per un ruolo importante. Poi la sceneggiatura si sbriciola, il film si accartoccia come un foglio di cartone tra le fiamme. Prevedibile finale slavacoscienze con salti logici che culminano nella scopata metafisica (i due protagonisti levitano nell'aria chiara della stanza) e nella discesa contromano in skatebord, senza freni sotto gli insidiosi tunnel del trentino (immagino rappresenti le possibilità di futuro incerto ma radioso). Un'altra occasione persa, ottima la fotografia, montaggio raffinato nella prima parte. La descrizione dell'incidente che origina il dramma è una ricostruzione sul posto (segni dei freni, guard rail piegato) che culmina in un elegante capovolgimento dell'auto sott'acqua e delle vite dei due ragazzi, mentre ballano spensierati, senza ancora avvertire la rivoluzione che avviene sotto i loro piedi.