Tenda (Francia)
Tenda comune | |
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(FR) Tende | |
Localizzazione | |
Stato | Francia |
Regione | Provenza-Alpi-Costa Azzurra |
Dipartimento | Alpi Marittime |
Arrondissement | Nizza |
Cantone | Contes |
Amministrazione | |
Sindaco | Jean-Pierre Vassallo (cdx) dal 2001 |
Territorio | |
Coordinate | 44°05′16″N 7°35′37″E |
Altitudine | 816, 552 e 2 920 m s.l.m. |
Superficie | 177,47 km² |
Abitanti | 2 102[1] (2009) |
Densità | 11,84 ab./km² |
Comuni confinanti | Limone Piemonte (IT-CN), Briga Alta (IT-CN), Briga, Fontano, Saorgio, Belvedere, Entracque (IT-CN) |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 06430 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice INSEE | 06163 |
Nome abitanti | tendaschi |
Patrono | sant'Eligio |
Parte di | Comunità della Riviera francese |
Cartografia | |
Sito istituzionale | |
Tenda[2] (in francese Tende, in ligure, piemontese e brigasco Tenda) è un comune francese di 2.102 abitanti situato nel dipartimento delle Alpi Marittime nella regione della Provenza-Alpi-Costa Azzurra.
Nei pressi di Tenda si trova il sito preistorico, conosciuto come "Valle delle Meraviglie" (Vallée des Merveilles), di primaria importanza per le numerose incisioni rupestri risalenti con ogni probabilità all'età del bronzo. Fu ceduta dall'Italia alla Francia, insieme alla maggior parte del territorio della vicina Briga Marittima, dopo la seconda guerra mondiale, in virtù del trattato di Parigi del 1947.
Il comune fa parte della regione geografica italiana, trovandosi all'interno del bacino idrografico del fiume Roia.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]La storia del comune è intimamente legata a quella dell'omonima contea, della quale Tenda fu per secoli il capoluogo.
Il territorio ha fatto da sempre[non chiaro] parte della Liguria sotto l'Impero Romano, nel Regno longobardo e nel Regnum Italiae formatosi con Carlo Magno.[3]
Citata[non chiaro] a partire dall'XI secolo con il suo nome italiano attuale, Tenda era al tempo dipendente dalla contea di Ventimiglia. Nel 1261 Guglielmo Pietro I di Ventimiglia, signore di Tenda, sposò Eudossia Lascaris, sorella dell'imperatore bizantino, Giovanni Lascaris. I figli presero il nome di Lascaris di Ventimiglia.
Dal XIII al XVI secolo Tenda appartenne alla famiglia Lascaris di Ventimiglia. Nel 1509 passò, per matrimonio, ad un principe di Savoia, Renato di Savoia-Villars, il cui ramo si estinse nel 1754. La Contea passò pertanto ai Savoia del ramo principale, ai quali rimase sino al 1946, fatto salvo il periodo della rivoluzione francese e quello napoleonico, durante i quali fu soggetta alla Francia.
A seguito degli accordi di Plombières del 1858 tra Napoleone III e Cavour per la seconda guerra di indipendenza, ne fu prevista la cessione alla Francia, assieme a tutto il territorio dell'ex Contea di Nizza e a Briga Marittima. Al termine del conflitto, vittorioso per le armate franco-piemontesi, vi fu tenuto un plebiscito che confermasse gli accordi e che risultò favorevole alla Francia[4]. Tuttavia, le alte gerarchie della Regia Armata Sarda, per motivi strategici, fecero pressioni sulla politica contro la cessione di alcuni territori posti a cavallo di vallate o valichi alpini. Così Napoleone III finì per rinunciare all'annessione di Tenda e di Briga. Per giustificare pubblicamente la rinuncia si disse che i territori interessati facevano parte dei "territori di caccia" della corona sabauda, mentre in realtà questi si trovavano molto più a nord (Mollières) e nelle valli Tinea e Vesubia.
Il comune di Tenda, fino ad allora parte della provincia di Nizza, venne assegnato a quella di Cuneo[5]. Per limitare l'isolamento dell'alta val Roia e potenziare il collegamento tra la pianura Padana ed il mar Ligure tra il 1878 ed il 1882 fu costruito il traforo stradale del Colle di Tenda. Il miglioramento della rete di comunicazione favorì la nascita di nuove iniziative economiche, come piccole officine, le centrali idroelettriche di Mesce e Paganin. Queste nuove realtà andavano così ad affiancarsi a tutte quelle attività tradizionali come la pastorizia, e l'estrazione mineraria di blenda, galena argentifera, pietra verde e sabbia quarzifera presso le cave di Vallauria[6]. Le difficili condizioni economiche che da secoli affligevano la vallata spinsero parte della popolazione tendasca, a partire dalla seconda metà del XIX secolo, a migrare stagionalmente o permanentemente verso la Costa Azzurra e la Francia. I grandi lavori pubblici che interessarono la val Roia nella prima metà del XX secolo ed il conseguente arrivo nel 1913 della ferrovia proveniente da Cuneo favorì l'apertura di alberghi e ristoranti dando il via ad un primo sfruttamento turistico delle bellezze naturali dell'alta val Roia. Nel 1928 la ferrovia fu interamente completata, consentendo i collegamenti ferroviari sia con il Piemonte che con la Liguria e Nizza.
Il 25 aprile 1945, una volta ritiratesi le truppe nazifasciste, Tenda fu liberata dai partigiani italiani della V Brigata "Luigi Nuvoloni", salvo poi essere occupata il giorno seguente dal 29º reggimento tirailleurs algériens v'instaurò un'amministrazione francese e intimò il disarmo delle stesse formazioni partigiane. Nello stesso giorno un comitato gollista iniziò un'intensa attività di propaganda per chiedere un plebiscito, peraltro già organizzato dalle stesse autorità di Parigi, per l'annessione di Tenda e Briga Marittima alla Francia. Il 29 aprile venne così organizzata una votazione, con emigrati tendaschi fatti appositamente venire dal territorio francese per votare e con le schede che indicavano come unica alternativa all'annessione l'astensione[7]. Il 30 maggio dello stesso anno, dopo l'arrivo in loco delle truppe alleate, le manovre annessionistiche transalpine vennero temporaneamente fermate e l'amministrazione di Tenda tornò nelle mani del CLN italiano. Pochi giorno dopo le truppe di De Gaulle fecero nuovamente ammainare la bandiera italiana (assieme a quelle statunitense e britannica) per innalzare il Tricolore francese. Il 15 luglio infine il municipio tendasco tornò nuovamente sotto il controllo italiano. Nella primavera del 1946 fu riaperto al traffico il traforo stradale del Colle di Tenda.
In seguito alla firma del governo italiano del trattato di pace di Parigi del 10 febbraio 1947, entrato poi in vigore il 15 settembre successivo, Tenda fu ceduta alla Francia. Poiché la Costituzione della Quarta Repubblica francese imponeva che non vi fossero acquisizioni territoriali senza il consenso delle popolazioni interessate, anche se Tenda era già controllata militarmente e amministrativamente dalla Francia, che ne aveva ottenuta la cessione dall'Italia a seguito della firma del Trattato di pace, le autorità francesi diedero corso a una consultazione referendaria fra la popolazione per la scelta tra Francia ed Italia, che si svolse il 12 ottobre 1947.[8] Al voto furono ammessi solo i cittadini residenti nella zona al momento del referendum, quelli con almeno un genitore nato nei paesi interessati e quelli che potevano dimostrare di aver avuto un domicilio precedente alla presa del potere del fascismo in Italia nel 1922. Vennero così esclusi dal voto una parte degli abitanti che si erano rifugiati in Italia, circa 340 elettori facendo confronto col voto per la Costituente dell’anno prima[9]. Nonostante ciò il numero dei votanti non cambiò: questo perché furono ammesse al voto persone nate a Tenda ma che non erano più ivi residenti[10]. Il risultato fu un'adesione quasi unanime (93,95%) alla Francia: su 1538 votanti, 1445 voti andarono alla scelta "francese" e 76 a quella "italiana", mentre vi furono 78 astensioni.
Risultati dei plebisciti
[modifica | modifica wikitesto]Paese | Data | Iscritti | Votanti | Favorevoli all'annessione alla Francia | Contro l'annessione | Schede bianche e nulle | |||
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Tenda | 15 aprile 1860 | 389 | 389 | 388 | 1 | 0 | |||
Fonte: Risultati plebiscito |
Paese | Data | Iscritti | Votanti | Favorevoli all'annessione alla Francia | Contro l'annessione | Schede bianche e nulle | |||
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Tenda | 12 ottobre 1947 | 1 616 | 1 538 | 1 445 | 76 | 17 | |||
Fonte: cfr. Ugo 1989, p. 172 e Risultati plebiscito |
Benedetto Croce e Tenda
[modifica | modifica wikitesto]Nel suo discorso del 24 luglio 1947 all'Assemblea Costituente contro la ratifica del Trattato di pace, Benedetto Croce affermò: «E perfino le avete come ad obbrobrio strappati pezzi di terra del suo fronte occidentale da secoli a lei congiunti e carichi di ricordi della sua storia».[11]
Simboli
[modifica | modifica wikitesto]Secondo le fonti più antiche il Comune di Tenda porterebbe: «di rosso al capo d'oro»,[12] stemma della famiglia Ventimiglia feudataria del luogo (in seguito divenuta Lascaris di Ventimiglia), di questo stemma (timbrato da corona da conte), fu richiesta la concessione alla Consulta araldica negli anni '30 (allora Tenda apparteneva al Regno d'Italia); la richiesta fu respinta in seguito al parere negativo della Commissione araldica piemontese, competente per territorio, in quanto «… non può un comune (come pure una famiglia) portare stemma di un casato, sia pure estinto; né presenta [il Comune di Tenda] documento che chiaramente dimostrino che i Lascaris antichi signori di Tenda abbiano concesso 'ex-privilegio' a quel luogo di portare il loro stemma».[12] In alternativa fu proposto uno stemma: «di rosso; al capo d'oro, con la lettera maiuscola T, di nero attraversante sul tutto» e con ornamenti da Comune, arme concessa al Comune di Tenda con Regio decreto del 2 marzo 1931 e lettere patenti del 15 ottobre 1931.[12]
Dopo il passaggio di Tenda alla Francia lo stemma concesso venne abbandonato ma sulle fonti non vi è unanimità su quale è l'emblema usato, se il semplice stemma dei Ventimiglia oppure l'arme "matrimoniale" di Anna Lascaris-Ventimiglia e Renato di Savoia: «Inquartato: al 1º e al 4º di rosso, alla croce d'argento, alla cotissa di nero sul tutto (Renato di Savoia); al 2º e al 3º controinquartato, al 1º e al 4º d'oro all'aquila di nero coronata dello stesso, al 2º e al 3º di rosso; al capo d'oro (Lascaris-Ventimiglia)»;[12][13] quest'ultimo risulta però presente all'ingresso dell'Hôtel de Ville.
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Stemma dei Ventimiglia
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Arme matrimoniale di Anna Lascaris-Ventimiglia e Renato di Savoia
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Stemma concesso nel 1931
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Facciata dell'Hôtel de Ville con lo stemma Savoia-Lascaris.
Monumenti e luoghi d'interesse
[modifica | modifica wikitesto]Architetture militari
[modifica | modifica wikitesto]- Castello dei Lascaris, costruito nel XIII secolo dai Lascaris, conti di Tenda, poi venne abbattuto nel 1692 dal maresciallo Catinat durante la Guerra della Grande Alleanza e mai più ricostruito. Tuttora la torre rimasta funziona da orologio.
Architetture religiose
[modifica | modifica wikitesto]- Collegiata di Nostra Signora Assunta, costruita per volontà del conte di Tenda Onorato Lascaris verso la fine del XV secolo sulle vestigia di un edificio preesistente distrutto da un incendio appiccato dal mercenario catalano Juàn Lopez. Consacrata da monsignor Fregoso, vescovo di Ventimiglia, nel 1518. Il portale è in stile rinascimentale in pietra verde di Tenda e fu costruito solo nel 1562. All'interno si trova un organo tuttora utilizzato costruito da Carlo Serassi.
- Cappella dei Penitenti Neri, o della Misericordia, edificata nel 1675 e dedicata alla Misericordia e alla decollazione di San Giovanni Battista, presenta all'interno un organo Valoncini offerto nel 1902 dal canonico Antonio Guidi, curato di Nizza. Un orologio a bulbo barocco domina l'edificio.
- Cappella dei Penitenti Bianchi, o dell'Annunciazione, consacrata nel 1621 e dedicata all'Annunciazione e all'Ascensione del Signore, è un vero gioiello dell'architettura barocca e classificata Monumento Storico.
- Cappella dell'Annunciazione, situata presso l'antica porta settentrionale del borgo, custodisce al suo interno alcuni affreschi del XV secolo attribuiti al pittore piemontese Giovanni Baleison.
- Cappella di San Salvatore
Architetture civili
[modifica | modifica wikitesto]- Monumento ai Caduti, opera dello scultore Gaetano Orsolini, fu inaugurato l'11 luglio 1926 per commemorare i morti tendaschi della prima guerra mondiale[14]. Sulle basi del manufatto, che raffigura un soldato italiano, si trovano due lapidi; una riporta i caduti nella Grande Guerra, l'altra i morti nella seconda guerra mondiale, nella guerra di Liberazione e nella guerra d'Algeria.
- Monumento agli Alpini, inaugurato nel 1913 e dedicato ai soldati di Tenda morti in Libia durante la guerra italo-turca, è anch'esso opera dello scultore Orsolini[15].
Società
[modifica | modifica wikitesto]Evoluzione demografica
[modifica | modifica wikitesto]Abitanti censiti[16]
Lingue e dialetti
[modifica | modifica wikitesto]Il tendasco è una parlata ligure nella quale si possono trovare parole come:
Italiano | Tendasco (grafia dipendente dal francese) | Pronuncia |
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il | ar | arl (la "r" tende ad avere una pronuncia velare) |
camino | camin | camin |
rifugio | chabotou | sciabottu |
le tre | lei trei ouré | lei trei ure (la "r" davanti a "ou" si pronuncia lunga) |
un tendasco | ar tendasqou | tendascu |
"grazie" | marchi | marlchi |
"buongiorno" | bondi | bundì |
Geografia antropica
[modifica | modifica wikitesto]Località
[modifica | modifica wikitesto]- Casterino[17]
- Vievola[18][19] (già Viève, ora Viévola)
- La Pia (Granges de la Pie)
- La miniera di Vallauria (La minière-de-Vallaure)
- San Dalmazzo di Tenda (Saint-Dalmas-de-Tende)
- Granile
- Merlo
Infrastrutture e trasporti
[modifica | modifica wikitesto]Strade
[modifica | modifica wikitesto]Il centro di Tenda è attraversato dalla D6204 che consente il collegamento a nord con l'Italia tramite il traforo stradale del Colle di Tenda e a sud con Fontan e la media valle del Roia.
Ferrovie
[modifica | modifica wikitesto]Tenda dispone di una propria fermata ferroviaria lungo la linea internazionale Cuneo-Ventimiglia.
Sulla medesima linea, nel territorio comunale sono presenti anche due fermate a servizio delle frazioni di San Dalmazzo di Tenda e Vievola, caratterizzate da un servizio più limitato.
Amministrazione
[modifica | modifica wikitesto]Periodo | Primo cittadino | Partito | Carica | Note | |
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1872 | ? | Ghio | Sindaco | ||
1881 | ? | Alessandro Guidi | Sindaco | ||
1887 | 1889 | Giovanni Battista Ghio | Sindaco | ||
1892 | ? | Piero Lanza | Sindaco | ||
1902 | ? | Francesco Ghio | Sindaco | ||
1935 | ? | Rossi | PNF | Sindaco | Podestà |
1940 | 1942 | Giuseppe Maro | PNF | Sindaco | Podestà |
1943 | 1945 | Pietro Dalmasso | PNF poi PFR | Sindaco | Podestà |
1946 | 1946 | Angelo Durero | Sindaco | ||
1947 | 1947 | Giacomo Lombardi | Sindaco | Commissario prefettizio italiano | |
1947 | 1949 | André Carabalona | Sindaco | Nominato dal governo francese | |
1949 | 1953 | Pierre Dalmasso | Sindaco | ||
1953 | 1965 | Marius Barucchi | Sindaco | ||
1965 | 1971 | Aimable Gastaud | RGR poi CD | Sindaco | |
1971 | 2001 | José Balarello | DL | Sindaco | Senatore delle Alpi Marittime dal 1984 al 2008 |
2001 | in carica | Jean-Pierre Vassallo | UDF-DL poi UMP-LR |
Sindaco |
Gemellaggi
[modifica | modifica wikitesto]- Narzole, dal 1992
Galleria d'immagini
[modifica | modifica wikitesto]-
Incisione rupestre risalente all'età del bronzo. "Valle delle Meraviglie" vicino a Tenda.
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Scorcio sul centro storico del paese di Tenda.
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Vista di Tenda con il campanile della cattedrale.
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Mappa che evidenzia i territori della contea di Nizza ceduti alla Francia nel 1860, a seguito dell'alleanza franco-sardo-piemontese del 1859 nella seconda guerra d'indipendenza italiana.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ INSEE popolazione legale totale 2009
- ^ Cfr. "Tenda" nella Cartografia di base DeAgostini sul Geoportale Nazionale del Ministero dell'Ambiente Archiviato l'8 febbraio 2015 in Internet Archive. (visualizzabile dal menù "Strumenti": Servizi: "WMS" → Ente: "wms.pcn.minambiente.it" → Servizio: "Cartografia di base - De Agostini").
- ^ R. Pavoni, Liguria medievale. Da provincia romana a stato regionale, ECIG, 1992, pp. 26-30, 172 e 228-229.
- ^ Sul metodo di voto - e dunque sul suo esito - applicato in questo, come in altri plebisciti tenuti nel XIX secolo, anche in Italia, alla luce degli standard attuali, sono lecite ampie riserve, basti pensare al fatto che il voto era di fatto palese. Nel caso in oggetto, in tutta la Contea di Nizza si ebbero 24.228 voti favorevoli alla cessione alla Francia e appena 160 no.
- ^ R.D. 14 luglio 1860, n. 4176, art. 1
- ^ Treccani - TENDA di Piero Landini - Enciclopedia Italiana (1937)
- ^ Rivista Etnie L’annessione alla Francia di Briga e Tenda nel 1947
- ^ Gian Vittorio Avondo e Marco Comello, Frontiere contese tra Italia e Francia, p. 71
- ^ M. Giovana, Frontiere, nazionalismi e realtà locali - Briga e Tenda (1943-1947)
- ^ L'annessione alla Francia di Briga e Tenda nel 1947, su Etnie, 4 settembre 2017. URL consultato il 28 dicembre 2019.
- ^ Benedetto Croce, Discorsi parlamentari, Il mulino, 1º gennaio 2002, ISBN 978-88-15-08909-0. URL consultato il 24 marzo 2017.
- ^ a b c d Comune di Tende (Alpes-Maritimes – France), su araldicacivica.it. URL consultato l'11 maggio 2014 (archiviato dall'url originale il 12 maggio 2014).
- ^ (FR) Tende, su Riviéra Française 3, vexil.prov.free.fr. URL consultato il 20 febbraio 2021.
- ^ Les monuments aux morts - TENDE (06430)
- ^ Les monuments aux morts - TENDE (06430)
- ^ fonte INSEE e ISTAT - elaborazione grafica a cura di Wikipedia.
- ^ Cfr. "Casterino" in Atlante stradale d'Italia, Touring Editore, 1998, tav. 32.
- ^ Cfr. "Vievola" nella Cartografia di base DeAgostini sul Geoportale Nazionale del Ministero dell'Ambiente Archiviato l'8 febbraio 2015 in Internet Archive. (visualizzabile dal menù "Strumenti": Servizi: "WMS" → Ente: "wms.pcn.minambiente.it" → Servizio: "Cartografia di base - De Agostini").
- ^ Cfr. "Vievola" in Atlante stradale d'Italia, Touring Editore, 1998, tav. 32.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- E. Amicucci, Nizza e l'Italia, Mondadori, Milano, 1939.
- G. Beltrutti, Briga e Tenda, Cappelli, Bologna, 1952.
- M. Giovana, Frontiere, nazionalismi e realtà locali - Briga e Tenda (1943-1947), Torino, Abele, 1966.
- G. Vignoli, I territori italofoni non appartenenti alla Repubblica Italiana, Milano, Giuffrè, 1995.
- G. Vignoli, Gli Italiani dimenticati. Minoranze italiane in Europa, Milano, Giuffrè, 2000.
- N. Gismondi, Val Roia mutilata, Milano, Edizioni Team, 1987.
- A. Ragazzoni, La cessione di Briga e Tenda, in Il Pensiero di Nizza-Quaderno, 1997, p. 3.
- Gianluigi Ugo, Il confine italo-francese - Storia di una frontiera, Milano (MI), XENIA Edizioni, novembre 1989, ISBN non esistente.
- G. Vignoli, Rettifiche di confine, mutilazioni territoriali, cessioni coloniali: da Briga a Fiume, da Asmara a Rodi, in La sconfitta rimossa: 1947-2007. A sessant'anni dal Trattato di pace, Edizioni Italo Svevo, Trieste, 2008.
- G. Vignoli, Storie e letterature italiane di Nizza e del Nizzardo (e di Briga e di Tenda e del Principato di Monaco), Settecolori, Lamezia Terme, 2011.
- Gian Vittorio Avondo e Marco Comello, Frontiere contese tra Italia e Francia, Torino, Edizioni del Capricorno, 2012, ISBN 978-88-7707-160-6.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]- Alpi Marittime
- Alpi Marittime (dipartimento)
- Alpi Marittime e Prealpi di Nizza
- Colle di Tenda
- Contea di Tenda
- Regione geografica italiana
- Stazione di Tenda
- Traforo ferroviario del Colle di Tenda
- Traforo stradale del Colle di Tenda
- Valle delle Meraviglie
- Forte Centrale
- Miniera di Vallauria
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Tenda
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (FR) Sito del comune di Tenda, su tende.fr. URL consultato il 6 gennaio 2008 (archiviato dall'url originale il 17 febbraio 2016).
- Sito dedicato al passaggio di Briga e Tenda alla Francia nel 1947, su tende1947.com. URL consultato il 30 marzo 2009 (archiviato dall'url originale il 2 febbraio 2011).
- Sito dedicato al passaggio di Briga e Tenda alla Francia nel 1947, su elliotleach.com. URL consultato il 25 luglio 2020.
- Il passaggio di Briga e Tenda alla Francia nel 1947/Settimana INCOM n. 1, 16 settembre 1947, su youtube.com.
- (FR) Tende et La Brigue rattachées à la France, cinegiornale francese del 10 luglio 1946.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 137337559 · LCCN (EN) n90705372 · GND (DE) 4399969-4 · BNF (FR) cb12089837t (data) · J9U (EN, HE) 987007567684705171 |
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