Muhammad Ali: differenze tra le versioni

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
YouKnow23 (discussione | contributi)
m Varie aggiunte
Riga 49: Riga 49:
}}
}}


È considerato uno dei più grandi pugili di tutti i tempi, se non il migliore in assoluto. Tra i maggiori e più apprezzati atleti della storia, sin dagli inizi di carriera, Ali si contraddistinse come una figura carismatica, controversa e polarizzante sia dentro sia fuori dal ring di pugilato.<ref>{{Cita web|url=http://history1900s.about.com/od/people/a/muhammadali_2.htm |titolo=Muhammad Ali – Biography of Muhammad Ali – Page 2 |editore=History1900s.about.com |accesso=5 settembre 2011}}</ref><ref>{{Cita news|cognome=Cagle |nome=Jess |url=http://www.time.com/time/magazine/article/0,9171,1001498,00.html |titolo=Ali: Lord of the Ring |pubblicazione=TIME |data=17 dicembre 2001 |accesso=5 settembre 2011}}</ref> Il suo impatto mediatico e soprattutto sociale non ebbe precedenti nel mondo agonistico. È tra gli sportivi più conosciuti di sempre, essendo stato nominato "sportivo del secolo" da periodici quali ''[[Sports Illustrated]]'' e "personalità sportiva del secolo" dalla [[BBC]].<ref>{{Cita news |url=http://sportsillustrated.cnn.com/features/cover/news/1999/12/02/awards |titolo=CNN/SI – SI Online – This Week's Issue of Sports Illustrated – Ali named SI's Sportsman of the Century – Friday December&nbsp;03, 1999 12:00&nbsp;AM |pubblicazione=Sports Illustrated |accesso=5 settembre 2011 |data=3 dicembre 1999 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110819000437/http://sportsillustrated.cnn.com/features/cover/news/1999/12/02/awards/ |dataarchivio=19 agosto 2011 }}</ref><ref>{{Cita news|titolo=Ali crowned Sportsman of Century |url=http://news.bbc.co.uk/2/hi/sport/561352.stm |editore=BBC News |data=13 dicembre 1999}}</ref> Fu inoltre autore di diversi [[best seller]] come ''The Greatest: My Own Story'' e ''The Soul of a Butterfly''.
È considerato uno dei più grandi pugili di tutti i tempi, se non il migliore in assoluto.<ref>{{Cita web|url=https://www.nbcsports.com/fans-top-5-greatest-boxers-all-time|titolo=The fans' top 5 greatest boxers of all time|sito=NBC Sports|data=2009-09-18|accesso=2021-06-11}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://fitpeople.com/it/sport/altro-sport/muhammad-ali-il-migliore-pugile-della-storia/|titolo=Muhammad Alì, il migliore pugile della storia|sito=Fit People|data=2020-03-06|lingua=it|accesso=2021-06-11}}</ref> Tra i maggiori e più apprezzati atleti della storia, sin dagli inizi di carriera, Ali si contraddistinse come una figura carismatica, controversa e polarizzante sia dentro sia fuori dal ring di pugilato.<ref>{{Cita web|url=http://history1900s.about.com/od/people/a/muhammadali_2.htm |titolo=Muhammad Ali – Biography of Muhammad Ali – Page 2 |editore=History1900s.about.com |accesso=5 settembre 2011}}</ref><ref>{{Cita news|cognome=Cagle |nome=Jess |url=http://www.time.com/time/magazine/article/0,9171,1001498,00.html |titolo=Ali: Lord of the Ring |pubblicazione=TIME |data=17 dicembre 2001 |accesso=5 settembre 2011}}</ref> Il suo impatto mediatico e soprattutto sociale non ebbe precedenti nel mondo agonistico. È tra gli sportivi più conosciuti di sempre, essendo stato nominato "sportivo del secolo" da periodici quali ''[[Sports Illustrated]]'' e "personalità sportiva del secolo" dalla [[BBC]].<ref>{{Cita news |url=http://sportsillustrated.cnn.com/features/cover/news/1999/12/02/awards |titolo=CNN/SI – SI Online – This Week's Issue of Sports Illustrated – Ali named SI's Sportsman of the Century – Friday December&nbsp;03, 1999 12:00&nbsp;AM |pubblicazione=Sports Illustrated |accesso=5 settembre 2011 |data=3 dicembre 1999 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110819000437/http://sportsillustrated.cnn.com/features/cover/news/1999/12/02/awards/ |dataarchivio=19 agosto 2011 }}</ref><ref>{{Cita news|titolo=Ali crowned Sportsman of Century |url=http://news.bbc.co.uk/2/hi/sport/561352.stm |editore=BBC News |data=13 dicembre 1999}}</ref> Fu inoltre autore di diversi [[best seller]] come ''The Greatest: My Own Story'' e ''The Soul of a Butterfly''.


Ali, inizialmente conosciuto con il nome di battesimo Cassius Clay, incominciò ad allenarsi all'età di 11 anni. Vinse l'oro olimpico ai [[Giochi della XVII Olimpiade|Giochi di Roma]] nel [[1960]] e nel [[1964]], all'età di 22 anni, conquistò il titolo mondiale dei [[pesi massimi]] sconfiggendo a sorpresa il temuto e potente campione in carica [[Sonny Liston]]. Successivamente si unì alla setta afroamericana [[Nation of Islam]] (NOI) di [[Elijah Muhammad]], cambiando legalmente il suo nome in Muhammad Ali e promuovendo inizialmente il concetto di separatismo nero. Con una visione d'insieme profondamente influenzata dalla sua ammirazione per il mentore [[Malcolm X]],<ref>{{cita news|autore=Maria Alessia Biancalana|url=http://www.huffingtonpost.it/2016/02/04/muhammad-ali-incontro-malcomx_n_9157812.html|titolo=Quando Muhammad Ali incontrò Malcom X per la prima volta e la sua vita cambiò per sempre|editore=''[[The Huffington Post]]''|data=4 febbraio 2016|accesso=17 gennaio 2017}}</ref> più tardi anche Ali lasciò la NOI, aderendo prima al [[sunnismo]] e poi praticando il [[sufismo]], oltre a sostenere l'idea di integrazione razziale.
Ali, inizialmente conosciuto con il nome di battesimo Cassius Clay, incominciò ad allenarsi all'età di 11 anni. Vinse l'oro olimpico ai [[Giochi della XVII Olimpiade|Giochi di Roma]] nel [[1960]] e nel [[1964]], all'età di 22 anni, conquistò il titolo mondiale dei [[pesi massimi]] sconfiggendo a sorpresa il temuto e potente campione in carica [[Sonny Liston]]. Successivamente si unì alla setta afroamericana [[Nation of Islam]] (NOI) di [[Elijah Muhammad]], cambiando legalmente il suo nome in Muhammad Ali e promuovendo inizialmente il concetto di separatismo nero. Con una visione d'insieme profondamente influenzata dalla sua ammirazione per il mentore [[Malcolm X]],<ref>{{cita news|autore=Maria Alessia Biancalana|url=http://www.huffingtonpost.it/2016/02/04/muhammad-ali-incontro-malcomx_n_9157812.html|titolo=Quando Muhammad Ali incontrò Malcom X per la prima volta e la sua vita cambiò per sempre|editore=''[[The Huffington Post]]''|data=4 febbraio 2016|accesso=17 gennaio 2017}}</ref> più tardi anche Ali lasciò la NOI, aderendo prima al [[sunnismo]] e poi praticando il [[sufismo]], oltre a sostenere l'idea di integrazione razziale.

Versione delle 12:14, 11 giu 2021

Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Muhammad Ali (disambigua).
Muhammad Ali
Nazionalità Bandiera degli Stati Uniti Stati Uniti
Altezza 191 cm
Peso 97-110 kg
Pugilato
Categoria Pesi mediomassimi
Pesi massimi
Termine carriera 11 dicembre 1981
Carriera
Incontri disputati
Totali 61
Vinti (KO) 56 (37)
Persi (KO) 5 (1)
1964Titolo mondiale unificatomassimi
1964-1969Titolo mondiale WBCmassimi
1967-1969Titolo mondiale WBAmassimi
1974-1978Titolo mondiale WBCmassimi
1974-1978Titolo mondiale WBAmassimi
1978-1979Titolo mondiale WBAmassimi
 Olimpiadi
Oro Roma 1960 mediomassimi
 

«Vola come una farfalla, pungi come un'ape»

Muhammad Ali, nato Cassius Marcellus Clay Jr. (Louisville, 17 gennaio 1942Scottsdale, 3 giugno 2016[2]), è stato un pugile statunitense.

È considerato uno dei più grandi pugili di tutti i tempi, se non il migliore in assoluto.[3][4] Tra i maggiori e più apprezzati atleti della storia, sin dagli inizi di carriera, Ali si contraddistinse come una figura carismatica, controversa e polarizzante sia dentro sia fuori dal ring di pugilato.[5][6] Il suo impatto mediatico e soprattutto sociale non ebbe precedenti nel mondo agonistico. È tra gli sportivi più conosciuti di sempre, essendo stato nominato "sportivo del secolo" da periodici quali Sports Illustrated e "personalità sportiva del secolo" dalla BBC.[7][8] Fu inoltre autore di diversi best seller come The Greatest: My Own Story e The Soul of a Butterfly.

Ali, inizialmente conosciuto con il nome di battesimo Cassius Clay, incominciò ad allenarsi all'età di 11 anni. Vinse l'oro olimpico ai Giochi di Roma nel 1960 e nel 1964, all'età di 22 anni, conquistò il titolo mondiale dei pesi massimi sconfiggendo a sorpresa il temuto e potente campione in carica Sonny Liston. Successivamente si unì alla setta afroamericana Nation of Islam (NOI) di Elijah Muhammad, cambiando legalmente il suo nome in Muhammad Ali e promuovendo inizialmente il concetto di separatismo nero. Con una visione d'insieme profondamente influenzata dalla sua ammirazione per il mentore Malcolm X,[9] più tardi anche Ali lasciò la NOI, aderendo prima al sunnismo e poi praticando il sufismo, oltre a sostenere l'idea di integrazione razziale.

Nel 1967, tre anni dopo la conquista del campionato mondiale, Ali si rifiutò di combattere nella Guerra del Vietnam per via della sua religione e della sua opposizione al conflitto. Per questo, fu arrestato e accusato di renitenza alla leva, oltre a essere privato del titolo iridato. Non combatté per i successivi tre anni. L'appello di Ali fece strada sino alla Corte suprema degli Stati Uniti d'America, che annullò la sua condanna nel 1971. La sua battaglia come obiettore di coscienza lo rese un'icona nella controcultura degli anni sessanta.[10][11]

È l'unico peso massimo a essere stato campione lineare per tre occasioni: nel 1964, 1974 e infine nel 1978. Tra il 25 febbraio e il 19 settembre 1964 fu inoltre campione indiscusso della divisione. Detiene il maggior numero di premi "pugile dell'anno", assegnato da The Ring, avendo vinto tale riconoscimento nel 1963, 1966, 1972, 1974, 1975 e 1978.

Soprannominato "The Greatest" (Il più grande), Ali è stato protagonista di alcuni dei più importanti e famosi eventi del mondo pugilistico.[12] Tra questi vi furono la prima controversa sfida contro Sonny Liston, i tre aspramente combattuti match con l'irriducibile rivale Joe Frazier, e il cosiddetto Rumble in the Jungle, il drammatico incontro nel 1974 in Zaire contro il campione in carica George Foreman, dove riconquistò i titoli persi sette anni prima.

In un'era dove molti pugili lasciavano parlare i propri manager, Ali, ispirato dal wrestler Gorgeous George, si ritagliò il proprio spazio divenendo famoso come personaggio provocatorio e stravagante.[13][14][15] Prese infatti il controllo di numerose conferenze stampa e interviste, parlando liberamente anche di problemi non legati al pugilato.[16][17] Con il proprio carisma si contraddistinse inoltre come uno dei principali innovatori della pratica del trash-talking nel mondo sportivo.[18] Trasformò profondamente il ruolo e l'immagine del pugile afroamericano negli Stati Uniti, diventando punto di riferimento del Potere nero.[19][20][21] Secondo la scrittrice Joyce Carol Oates, fu uno dei pochi atleti a "definire con i suoi termini la propria reputazione pubblica".[22]

Nel 1984 gli fu diagnosticata la sindrome di Parkinson, attribuita alla sua professione e che lo portò a un graduale declino fisico nel corso dei decenni successivi. Malgrado tali disagi, anche dopo il suo ritiro dal mondo sportivo, Ali rimase impegnato in numerose azioni umanitarie, sino alla morte avvenuta il 3 giugno 2016.

Biografia

Cassius Marcellus Clay nacque il 17 gennaio 1942 a Louisville, nel Kentucky, e gli fu imposto lo stesso nome di suo padre, Cassius Marcellus sr. (1912-1990), che a sua volta portava nome e cognome di un politico abolizionista del XIX secolo.

Per parte di padre Cassius Clay era di origine malgascia e nativo statunitense di terza generazione, mentre per quella di madre, Odessa Lee Grady (1917-1994), era di ascendenza afroamericana con un nonno bianco, un bisnonno irlandese di Ennis (Clare), località di cui ottenne la cittadinanza onoraria nel 2009.[23] Benché Cassius Marcellus sr. fosse metodista, acconsentì che Odessa crescesse i figli nel credo battista.[24] Cassius Marcellus jr. aveva un fratello minore, Rudolph Valentine, poi noto come Rahman Ali dopo la sua conversione all'Islam. Crebbe in un contesto di segregazione razziale. La madre Odessa ripercorse un episodio in cui fu negato al figlio di comprare una bottiglietta d'acqua a un negozio: "Non gli diedero la bottiglietta per via del suo colore. Quella vicenda lo colpì profondamente". Fu particolarmente scosso anche dal brutale assassinio di Emmett Till nel 1955, il che portò Clay e un amico di colore a tirar fuori la loro frustrazione compiendo atti vandalici su una stazione di smistamento locale.[25][26]

Fu indirizzato al pugilato dal poliziotto di Louisville Joe E. Martin,[27] che lo incontrò mentre, dodicenne, inveiva contro chi aveva rubato la sua bicicletta minacciando di malmenarlo. Il poliziotto gli consigliò di imparare prima a boxare e lo portò alla palestra Columbia, dove iniziò a mettere in mostra il suo talento.[28]

Ali nella sua vita si sposò quattro volte ed ebbe sette figlie e due figli. Si sposò la prima volta con Sonji Roi nel 1964, una donna conosciuta solo un mese prima, ed ebbe due figlie da relazioni extra-coniugali: Miya e Kualiah. Muhammad e Sonji divorziarono nel 1966 perché lei rifiutava di cambiare il suo stile di pettinatura e vestiario all'occidentale, in particolare si stirava i capelli e questo era visto da lui come retaggio della schiavitù dove i capelli crespi erano considerati antiestetici. Nel 1967 Ali si sposò con Belinda Boyd, una ragazza di otto anni più giovane. Ebbero quattro figli: Maryum, nata nel 1968, Jamillah e Liban, nate entrambe nel 1970 e Muhammad Ali Jr., nato nel 1972.

Nel 1976 i due divorziarono, a causa di una relazione tra Ali e Veronica Porsche, un'attrice e modella; nel 1977 il pugile sposò Veronica e insieme ebbero due figlie: Hana, nata un paio di anni prima, e Laila, nata nel dicembre del 1977, che divenne un'eccellente pugile professionista.

Nel 1986 Muhammad e Veronica divorziarono e alla fine di quell'anno l'ex-campione si sposò con Yolanda Lonnie Ali, la figlia di due vecchi amici dei suoi genitori. Qualche anno dopo adottarono un bambino di nome Asaad Amin.

Il 20 dicembre 2014, Ali venne ricoverato in ospedale per un caso delicato di polmonite. Venne poi curato ancora una volta il 15 gennaio 2015, per un'infezione del tratto urinario, e dimesso il giorno successivo.

L'ultima visita in ospedale di Ali fu il 2 giugno 2016 a Scottsdale, in Arizona, per delle complicazioni respiratorie, e rimase ricoverato per due giorni. Nonostante le sue condizioni fossero definite normali, sono poi peggiorate: il giorno dopo, alle 6.30 del mattino, ora italiana, l'ex campione del mondo dei pesi massimi moriva a 74 anni per uno shock settico, sopraggiunto in seguito all'aggravarsi del suo stato di salute.[29] Subito dopo il decesso la figlia, Laila Ali, ha detto che il suo cuore ha continuato a battere per mezz'ora, quasi come se si rifiutasse di fermarsi[senza fonte].

Ali è stato commemorato a livello globale e un portavoce ha detto che la sua famiglia "crede certamente che Muhammad era un cittadino del mondo... e sanno che il mondo piange con lui." Greg Fischer, il sindaco di Louisville, ha dichiarato: "Muhammad Ali appartiene al mondo. Ma lui ha una sola città natale." Si sono uniti al cordoglio anche gli sportivi e i personaggi famosi che lo avevano conosciuto e amato.

I funerali sono iniziati a Louisville il 9 giugno 2016, con la Ṣalāt al-Janāzah, la tipica preghiera funebre islamica, alla Freedom Hall del Kentucky Exposition Center. Un corteo funebre ha attraversato le strade di Louisville, Kentucky, il 10 giugno, terminando al cimitero di Cave Hill Cemetery, dove si è svolta una cerimonia di sepoltura privata. Un servizio commemorativo pubblico per Ali al Louisville KFC Yum! Centre si è tenuto nel pomeriggio del 10 giugno, dove hanno reso omaggio al campione l'ex Presidente Bill Clinton, il giornalista televisivo Bryan Gumbel e l'attore Billy Crystal, amico intimo di Ali da 42 anni.

La carriera amatoriale e le Olimpiadi di Roma 1960

Cassius Clay premiato con la medaglia d'oro ai Giochi Olimpici di Roma nel 1960

Clay compì il suo debutto da dilettante nel 1954.[30] Vinse sei Kentucky Golden Gloves, due Golden Gloves nazionali e un titolo Amateur Athletic Union. Negli ultimi quattro anni da dilettante ebbe al suo angolo il cutman Chuck Bodak.[31]

Dopo una brillante carriera da dilettante si mise in luce alle Olimpiadi di Roma del 1960 conquistando l'oro nella categoria dei pesi mediomassimi.[32] Il suo record amatoriale finale fu di 100 vittorie e 5 sconfitte. Nella sua autobiografia del 1975, affermò di aver gettato la medaglia nel fiume dell'Ohio come plateale gesto di protesta verso il suo Paese e la perdurante discriminazione razziale: di ritorno in patria dopo i fasti romani, un ristoratore si rifiutò di servirlo, perché nero.[33] La storia fu contestata e molti amici del pugile, tra cui Bundini Brown e il fotografo Howard Bingham, negarono la veridicità del fatto. Secondo Thomas Hauser, invece, Clay gli raccontò che la vicenda del ristorante era veritiera e di aver smarrito la medaglia d'oro un anno dopo la sua vittoria.[34] Il pugile di Louisville ricevette una medaglia sostitutiva alle Olimpiadi di Atlanta 1996, dove fu lui stesso ad accendere il tripode.

Gli esordi nel professionismo

Clay passò al professionismo il 29 ottobre 1960, sconfiggendo ai punti Tunney Hunsaker. Da lì in poi, sino al 1963, accumulò un record di 19 vittorie e nessuna sconfitta, con 15 successi prima del limite. Tra i suoi primi avversari vi furono Tony Esperti, Jim Robinson, Donnie Fleeman, Alonzo Johnson, George Logan, Willi Besmanoff, Lamar Clark, Sonny Banks, Doug Jones e Henry Cooper. Il giovane pugile batté anche l'ex allenatore e veterano Archie Moore nel 1962.[35][36]

Questi primi combattimenti non si rivelarono comunque semplici. Clay fu atterrato sia da Banks sia da Cooper. La battaglia con il temuto Doug Jones del 13 marzo 1963 fu probabilmente la più difficile mai affrontata dal nativo di Louisville sino a quel momento. Rispettivamente contendenti numero due e tre, Clay e Jones si sfidarono al Madison Square Garden di New York. Jones mise in difficoltà Clay già al primo round e la vittoria del giovane di Louisville per decisione unanime dei giudici fu pesantemente contestata dal pubblico, che non esitò a lanciare oggetti di ogni tipo sul quadrato.[37] L'acceso match fu in seguito nominato "incontro dell'anno" e Clay "pugile dell'anno 1963" da Ring Magazine[38].

Nella sfida con Henry Cooper a Wembley, nel 1963, lo statunitense fu atterrato nel quarto round e, al conto di quattro, fu salvato dalla campana. Rientrato stordito all'angolo, il manager Angelo Dundee informò l'arbitro che il suo assistito aveva necessità di cambiare i guantoni e chiese una pausa. Successivamente sorsero polemiche sulla stampa da parte di chi sosteneva che Clay abbia potuto beneficiare di un riposo non giustificato. In realtà un guantone del futuro campione del mondo si era veramente tagliato già al quarto round. Nel 2003, in base a un'inchiesta del quotidiano specializzato Boxing News emerse che la pausa sia durata solo qualche secondo e che i guanti non siano stati mai cambiati, per difficoltà a reperirne di nuovi[39][40][41]. Fatto sta che, quando il match riprese, Clay attaccò furiosamente, colpendo Cooper al volto e riducendolo a una maschera di sangue. L'arbitro non poté fare a meno che fermare il massacro dopo 2:15 del quinto round e attribuire la vittoria per Kot al fuoriclasse di Louisville[42].

In ognuno di questi primi incontri, Clay sminuiva vocalmente i suoi avversari e si vantava delle proprie abilità sul ring. Definì Jones "un piccolo uomo brutto" e Cooper "un inesperto". Affermò inoltre di essere imbarazzato a entrare sul ring con Alex Miteff e reputò il Madison Square Garden come un'arena "troppo piccola" per lui.[43] Questi atteggiamenti allora inusuali causarono l'ira di molti appassionati della nobile arte.[44] Il suo comportamento provocatorio e stravagante sul ring fu ispirato dal wrestler Gorgeous George, che Ali ammirava molto.[45] Durante questa prima fase di carriera mostrò velocità di mani e di piedi eccezionali per qualcuno della sua stazza:[46] era solito tenere le mani basse ed evitava i colpi alla testa con frequenti spostamenti di direzione. Col passare del tempo sviluppò un jab pungente e migliorò la potenza dei suoi destri.

Campione del mondo dei pesi massimi (primo periodo 1964-1967)

Il primo match Liston-Clay

Lo stesso argomento in dettaglio: Sonny Liston vs. Cassius Clay.
Il ring di Miami dove fu combattuto il primo match Liston-Clay

Nel 1964 il campione in carica dei pesi massimi era Sonny Liston, pugile potente e aggressivo. Aveva conquistato il titolo battendo il celebre Floyd Patterson, mettendolo KO dopo soli 2ː06 minuti secondi, mettendo a segno una terribile combinazione di destri e sinistri[47]. Liston si era anche aggiudicato la rivincita nuovamente per KO al primo round, dopo avergli inflitto ben tre atterramenti[48].

Il giovane Cassius Clay era comunque già un personaggio e aveva improvvisato un bizzarro show proprio in occasione del match di rivincita Liston-Patterson. Appena finito il match Clay salì sul ring e profferì al microfono dello speaker frasi del tipo: «Questo incontro è stato una farsa! Liston è un vagabondo! Io sono il vero campione! Datemi quel grosso brutto orso!». Quando Clay incontrò casualmente i Liston all'aeroporto, urlò insulti al loro indirizzo. Avviò poi una sfrontata campagna a beneficio della stampa denominata "la caccia al grande brutto orso"; si fece ritrarre sul ring contro un avversario camuffato da grizzly; organizzò un pullman con enormi scritte contro l'avversario, facendo schiamazzi all'una di notte sul prato della villa di Liston a Denver. A parere del suo biografo, tali episodi fecero nascere in Liston la convinzione che Clay fosse un innocuo squilibrato.

Il match fu fissato per il 25 febbraio 1964 a Miami. Secondo la maggioranza degli esperti, lo sfidante non avrebbe potuto impensierire il detentore. Il divario tra i due pugili appariva enorme: nell'imminenza del match ben 43 giornalisti su 46 indicarono Liston come il favorito. L'ex campione Rocky Marciano, come molti altri, riteneva che Clay non avrebbe superato il primo round. Anche gli allibratori non davano molte chance allo sfidante. Nell'immediata vigilia del match, tuttavia, ci fu una brusca variazione delle quotazioni: la vittoria di Clay passò dall'iniziale 1 a 7 alla quota di 1 a 2.

Nelle visite mediche Cassius Clay, all'arrivo del campione del mondo in carica fu sopraffatto dallo spavento, tanto che gli strumenti registrarono un abnorme sbalzo della sua pressione sanguigna. Fu necessaria un'altra misurazione per tranquillizzare i sanitari. Nel 1991 Clay confessò al giornalista Thomas Hauser: «Ero spaventato. Sonny Liston era uno dei più grandi pugili di ogni tempo. Colpiva duro ed era deciso a uccidermi. Ma ero là, non avevo scelta: vado e combatto».

Al suono del gong, Liston si avventò brutalmente sullo sfidante, cercando di terminare l'incontro velocemente. Tuttavia, la superiore velocità di Clay e la sua migliore mobilità sul ring furono subito evidenti, tanto che riuscì a evitare i colpi dell'avversario. Nel prosieguo del round, Clay prese sempre più confidenza. Colpì Liston con una combinazione che mandò in visibilio la folla. Nel secondo round, la "danza" dello sfidante attorno a Liston proseguì senza danni apparenti ma nel finale il campione del mondo riuscì a metterlo alle corde e a colpirlo con un potente gancio sinistro. Nella terza ripresa, sembrò che Clay avesse preso il controllo del match. Dopo circa 30 secondi mise a segno ai danni di Liston alcune combinazioni di colpi, causandogli una ferita sotto l'occhio sinistro, che poi richiese otto punti di sutura.

Al termine della quarta ripresa, Clay, tornato al suo angolo, disse al suo allenatore Angelo Dundee che gli bruciavano gli occhi e non ci vedeva quasi più. Dundee gli rispose che si trattava di un match per il titolo mondiale e doveva resistere e tenere duro ugualmente. Successivamente Clay avrebbe detto che durante il round seguente era riuscito a vedere solamente la sagoma di Liston, ma che la sua velocità lo aveva salvato. Alcuni nell'ambiente della boxe ipotizzarono che una sostanza utilizzata sui guantoni da uno dei secondi di Liston, Joe Pollino, possa aver inavvertitamente causato l'irritazione oculare che accecò momentaneamente Clay nel quinto round. Due giorni dopo l'incontro, il pugile Eddie Machen disse che i secondi di Liston avevano fatto un uso deliberato di sostanze illegali al fine di accecare Clay. «Mi capitò la stessa cosa quando affrontai Liston nel 1960», dichiarò Machen «Pensai che gli occhi mi stessero prendendo fuoco, e Liston sembrava sapere benissimo cosa mi stava accadendo»[49].

Nel sesto round, Clay si riprese e cominciò a tempestare di pugni l'avversario, aggiudicandosi largamente la ripresa. Al rientro all'angolo, Liston si mostrò con il volto tumefatto e con la ferita all'occhio sinistro sanguinante. Il campione del mondo aveva la spalla praticamente paralizzata e ne aveva abbastanza. Indicò ai suoi secondi di voler abbandonare sputando il paradenti e dicendo: «Questo è tutto».

Nell'imminenza del gong del settimo round, Clay fu il primo a capire che Liston si era ritirato. Si portò al centro del ring sgambettando con le braccia alzate in segno di vittoria mentre Howard Cosell, telecronista a bordo ring, urlava. Sentendo di avere compiuto un'impresa storica, si mise a urlare: «I'm the greatest!» (Sono il più grande!). Cassius Clay fu dichiarato vincitore per knock-out tecnico dovuto all'abbandono dell'avversario[50]. Al momento della sospensione le valutazioni dei giudici di gara indicavano perfetta parità: il giudice Felix valutava 57-57, Bernie Lovett 58-56 a favore di Liston, Gus Jacobson 58-56 a favore di Ali[51]. Durante la tradizionale conferenza stampa post-match, Clay definì "ipocriti" i giornalisti e disse: «Guardatemi. Non un segno in faccia. Non potrei mai essere un perdente. Sono troppo grande. Salutate il campione!»[43]. L'incontro fu dichiarato da Ring Magazine il match dell'anno ma anche "sorpresa dell'anno"[38].

L'infortunio alla spalla di Sonny Liston fu effettivamente diagnosticato il giorno successivo in ospedale. I secondi di Liston ritenevano che il campione si fosse infortunato al primo round. Secondo la moglie Geraldine invece il campione si era slogato la spalla qualche tempo prima del match, ma non vi aveva dato peso. Si ritenne anche che Liston non si fosse adeguatamente allenato. Infatti il campione era apparso l'ombra del micidiale picchiatore degli anni precedenti; la sua ridotta aggressività e le goffe movenze sul ring avevano esaltato l'agilità dell'avversario.

La rivincita Ali-Liston

Lo stesso argomento in dettaglio: Muhammad Ali vs. Sonny Liston.
Il biglietto del secondo match Clay-Liston. Lewiston, 25 maggio 1965

Il giorno dopo la conquista del titolo, nel 1964 Clay si convertì alla fede islamica, aderì alla Nation of Islam e cambiò legalmente il suo nome in Muhammad Ali.

Rifiutato dalle principali sedi pugilistiche americane e da Las Vegas, il match di rivincita con Liston subì un rinvio di sei mesi a causa di un'operazione di ernia intestinale cui fu sottoposto il neo-campione del mondo. Per tale motivo Ali fu dichiarato decaduto da parte della WBA che, nel frattempo, allestì un match per l'attribuzione della cintura, vinto da da Ernie Terrell ai punti su Eddie Machen.

La rivincita Ali-Liston, valida per la sola WBC si disputò Il 25 maggio 1965 a Lewiston nel Maine, una sede secondaria, di fronte a una platea semivuota. I biglietti venduti furono 8.297 sui 15.744 posti dell'arena. L'organizzatore Bill McDonald, proprietario dell'omonima catena di fast food, ebbe un passivo di oltre 300.000 dollari.

Il clima della serata era molto teso. Si temeva un attentato durante il match: i giornalisti a bordo ring erano protetti da scudi antiproiettile. Prima dell'incontro, Muhammad Ali aveva ricevuto minacce di morte dai seguaci di Malcolm X, che ritenevano la setta dei Black Muslims (di cui Ali faceva parte), colpevole dell'agguato che aveva causato la morte del leader. In particolare, circolava insistente la voce di un imminente attentato a Ali nella notte precedente il match. Secondo il suo biografo, Sonny Liston affrontò l'incontro mal preparato. Immagini dell'epoca mostrano Liston come un uomo invecchiato e talvolta impaurito. Dave Anderson del New York Times disse che Liston "sembrava in pessima forma e aveva un aspetto orribile" nella sua ultima seduta di allenamento prima del match.

Al minuto 1:44 della prima ripresa il campione del mondo colpì l'avversario con un colpo d'incontro apparentemente innocuo, passato alla storia come il cosiddetto "pugno fantasma" (the phantom punch). Liston finì al tappeto tramortito. Ali sembrò ritenere che il colpo con il quale aveva abbattuto l'avversario non fosse risolutivo e invitò con veemenza lo sfidante ad alzarsi per continuare il match. Nel frattempo il cronometrista a bordo ring, Francis Mc Donough, aveva dato inizio al regolare conteggio[52]. Invece di andare al suo angolo e attendere il conteggio Muhammad Ali si mise a insultare l'avversario al tappeto. L'immagine del campione del mondo che sovrasta Liston al tappeto è divenuta una delle icone del pugilato della nostra epoca[53].

Approfittando che l'inesperto arbitro Jersey Joe Walcott (un ex campione del mondo della categoria) era impegnato a frenare le invettive del campione del mondo, Liston indugiò a rialzarsi. Quando lo fece erano passati dodici secondi dall'atterramento. Walcott fece riprendere il match. In un secondo momento, su segnalazione di uno dei giornalisti a bordo ring, Nat Fleischer, editore della rivista The Ring e del cronometrista, si accorse dell'errore e sospese il combattimento dichiarando Ali vincitore per KO a 2:12 della prima ripresa[52].

Mentre Ali viene osannato e festeggiato, nessuno si interessa di Liston che gira sconsolato sul ring ed all'incontro con un suo assistente, lo si nota chiaramente vacillare ed ondeggiare come se non si fosse ancora pienamente ripreso dal pugno subito. «È stato un buon destro», disse Liston dopo il match. «Mi ha stordito. Mi sono inginocchiato ma poi sono caduto la seconda volta perché avevo perso l'equilibrio. [...] Avrei potuto alzarmi, ma non ho sentito il conteggio». Numerosi fans però iniziarono a protestare urlando perché ritenevano l'incontro una farsa e che fosse stato truccato. Nel match si erano verificate molte violazioni al regolamento. Tra queste il comportamento di Muhammad Ali dopo l'atterramento e quello dell'arbitro, che non aveva ammonito ufficialmente Ali né si era accorto del procedere del conteggio mentre era impegnato ad allontanare il campione del mondo.

Gli scettici ben presto definirono il KO come frutto di un "pugno fantasma". La ripresa in diretta del combattimento sembrava aver mostrato che il pugno incriminato avesse raggiunto la guancia di Liston con una forza di impatto limitata[54]. Anche Ali immediatamente dopo il combattimento affermò di non essere ben sicuro che il suo colpo fosse andato a segno, e ancora sul ring chiese al suo entourage: «L'ho colpito?». Al ministro della Nation of Islam Abdul Rahman, Ali disse che Liston "si era sdraiato a terra" ma Rahman gli ripose: «No, l'hai colpito»[55].

A bordo ring, tuttavia, ci fu anche chi era convinto dell'efficacia del pugno. Jim Murray del Los Angeles Times scrisse che non c'era stato nessun "pugno fantasma". Tex Maule di Sports Illustrated scrisse: «Il colpo ebbe una tale forza da sollevare il piede sinistro di Liston, sul quale poggiava la maggior parte del suo peso». Tra gli osservatori a bordo ring, l'ex campione del mondo dei pesi massimi James J. Braddock, disse di avere il sospetto che il destro di Ali si fosse limitato a concludere ciò che aveva iniziato un precedente colpo. «Ho la sensazione che questo ragazzo (Ali) sia molto meglio di quanto nessuno abbia mai pensato», concluse Braddock.

Secondo gli esperti che hanno successivamente visionato al rallentatore la ripresa, il colpo di Ali, assestato da brevissima distanza e quasi invisibile, sembrò aver colpito la tempia dell'avversario, che in quel momento stava portando un attacco con il suo caratteristico stile ed era fortemente sbilanciato in avanti. Un altro ex campione del mondo, Rocky Marciano, cambiò idea circa il KO dopo aver visionato un filmato dell'incontro il giorno successivo. «Non pensai che fosse un pugno così potente quando vidi l'incontro a bordo ring» disse Marciano. «Ora (dopo aver visto il filmato) penso che Clay, vedendo Liston a guardia scoperta, abbia dato forza al pugno negli ultimi centimetri».[56]

Larry Merchant scrisse 50 anni più tardiː «Ho visto veramente il pugno arrivargli sul mento, come anche altri nella mia postazione della sezione stampa. Era un destro veloce che colpì Liston mentre si faceva avanti ... Secondo i dottori in prima fila con cui ho parlato, era stato un classico esempio di KO a scoppio ritardato». «Molti spettatori nell'arena non videro [il pugno], comprensibilmente», scrisse Merchant, «o non potevano credere che fosse stato così forte da buttare giù l'apparentemente indistruttibile ex campione». Egli descrisse inoltre la credenza che il match fosse truccato comeː «un mito duro a morire»[57].

Nel 2004 Ali è tornato sull'argomento nella sua ultima intervista ufficiale, cui ha risposto con l'aiuto dei familiari.

(EN)

«I love Sonny. He was a good man. And the punch did connect. I don't know how good the punch was, although I felt the connection. If he took a dive, he wouldn't have done it in the first round.»

(IT)

«Voglio bene a Sonny. Era un brav'uomo. E il pugno l'ha colpito. Non so bene quanto buono fosse il colpo, sebbene io abbia sentito il contatto. Se avesse voluto fingere un KO, non l'avrebbe mai fatto al primo round.»

Difese del titolo mondiale

Muhammad Ali nel 1966

Ali difese il titolo altre otto volte. Batté Floyd Patterson mettendolo anche in ginocchio al sesto round, ma l'ex campione si rialzó per poi però essere comunque sconfitto al dodicesimo round per KO. Fu peraltro un incontro a senso unico, con Ali che si divertì a sbeffeggiare e a girare attorno all'avversario per tutta la durata del match[58].

Il 29 marzo 1966, a Toronto, affrontò il canadese George Chuvalo, battendolo ai punti ma per la prima volta fu costretto a combattere sino alla distanza delle quindici riprese. Poi intraprese una tournée in Europa per combattere con i più forti pugili europei. Il 21 maggio, all'Arsenal Stadium di Londra, ci fu la riedizione del match con Henry Cooper ed ebbe lo stesso risultato del precedente: Ali ridusse il volto del trentaduenne britannico a una maschera di sangue e l'incontro fu interrotto per KOT alla sesta ripresa[59]. Il 6 agosto a Kensington, battè al terzo round Brian London. Secondo alcuni è stato anche il KO più bello di Ali, dato che fu velocissimo e colpì l'avversario sorprendendolo fino a farlo cadere. In settembre il campione d'Europa Karl Mildenberger, sul ring di Francoforte, resisté per undici round ai colpi dell'avversario. All'ottavo round colpì Alì con un micidiale gancio al fegato, senza alcun effetto apparente sul campione del mondo[60]. Poi, a seguito di una raffica di pugni del detentore, a 1:28 del dodicesimo round, l'arbitro non poté che constatare l'impossibilità di proseguire da parte dello sfidante e attribuì la vittoria ad Ali per Kot[61].

Tornato negli Stati Uniti, batté a Houston Cleveland Williams, antico avversario di Liston, per KOT al terzo round[62]. Il 6 febbraio 1967, all'Astrodome di Houston, fu allestito il match per la riunificazione del titolo mondiale dei massimi tra Ernie Terrell, riconosciuto dalla WBA e Muhammad Ali, riconosciuto dalla WBC e dalla rivista Ring Magazine. Di fronte a 37.321 spettatori, Ali si aggiudicò il match dominando praticamente tutte le quindici riprese anche se costretto da Terrel a combattere sino alla campana finale. Il match è passato alla storia perché, a partire dall'ottavo round, Ali ha iniziato a colpire Terrell, domandandogli ripetutamente: «Come mi chiamo?». Questo perché Terrel si era rifiutato di chiamarlo con il nome da lui assunto dopo la conversione all'islamismo. Dopo questa vittoria Ali fu unanimente riconosciuto campione del mondo dei pesi massimi[63].

Poi affrontò Zora Folley, che subì una dura punizione, finendo KO al minuto 1ː48 del settimo round. Scherzando, Muhammad Ali disse di Folley che era una persona così gentile che il riuscire a maltrattarlo prima del match, come faceva abitualmente con gli avversari, gli aveva procurato seri problemi[64].

In definitiva, dopo esser diventato campione mondiale Ali affrontó tutti i pugili più quotati dell'epoca, rimanendo sempre imbattuto.

La squalifica

In seguito la sua carriera fu interrotta quando si rifiutò di combattere in Vietnam. Ciò nel 1967 gli costò la condanna a 5 anni di prigione (per renitenza alla leva) e il ritiro della licenza da parte delle commissioni atletiche pugilistiche statunitensi. Note sono le sue battute al riguardo:

(EN)

«Ali, you know where is Vietnam? — Yes, on TV.»

(IT)

«Ali, sai dov'è il Vietnam? — Sì, in TV.»

(EN)

«I got nothing against the Vietcong, they never called me "nigger".»

(IT)

«Non ho niente contro i Vietcong, loro non mi hanno mai chiamato "negro".»

Il ritorno dopo una lunga assenza

Lo stesso argomento in dettaglio: Rivalità Ali-Frazier.

Impossibilitato a combattere, Ali fu privato del titolo dalla WBA che allestì un torneo eliminatorio per l'attribuzione della cintura mondiale. Il 27 aprile 1968 il titolo fu conquistato da Jimmy Ellis, già suo sparring partner, battendo in finale ai punti Jerry Quarry[65]. Contemporaneamente, nel "sottoclou" del terzo match mondiale dei pesi medi, Benvenuti-Griffith, la Commissione atletica dello Stato di New York, allestì un altro incontro per l'attribuzione della cintura vacante dei massimi tra il campione olimpico di Tokyo 1964, Joe Frazier e Buster Mathis, nel quale uscì vincitore Frazier. A questo punto anche la WBC dichiarò decaduto Ali e fu allestito un match per l'individuazione unanime del campione del mondo tra Joe Frazier e Jimmy Ellis che fu vinto da Frazier il 16 febbraio 1970[66]. Nel frattempo, però, Ali, non essendo mai stato sconfitto sul ring era ancora riconosciuto campione dalla rivista specializzata "The Ring" e fruiva dello status di campione lineare. Sorse così la rivalità Ali-Frazier.

Nel 1970, Ali poté riottenere la licenza grazie a una sentenza del tribunale. Tornò sul ring battendo Jerry Quarry per KO tecnico al terzo round. Trovo poi in Oscar Bonavena l'avversario ideale che lo legittimasse come sfidante al titolo mondiale WBA-WBC. Coriaceo, potente e coraggioso, nella sua carriera, sebbene avesse perso alcuni incontri ai punti, l'argentino non era mai stato atterrato. Inoltre, avendo già incontrato due volte Frazier infliggendogli un paio di knock-down, poteva costituire un buon metro di paragone. Il match fu preceduto da una burrascosa conferenza stampa, improvvisata durante le operazioni di peso, nel corso della quale i due fecero roboanti dichiarazioni di vittoria, si minacciarono a vicenda e si insultarono. Il match, disputatosi il 7 dicembre 1970 metteva in palio il titolo nordamericano vacante e mantenne tutte le sue promesse. Bonavena riuscì spesso a tener testa al più famoso avversario, per essere però fermato per KOT alla quindicesima ripresa, dopo essere andato al tappeto per la terza volta nello stesso round[67].

Lo stesso argomento in dettaglio: Fight of the Century.

Il successivo incontro, valido per il titolo mondiale dei pesi massimi fu contro il detentore del titolo Joe Frazier in quello che è stato all'epoca definito come "l'incontro del secolo". Il match si svolse a New York, e fu seguito televisivamente da milioni di persone. Ali però non si impose su Frazier, che anzi riuscì a metterlo al tappeto al 15º round dopo averlo fatto barcollare diverse volte nel corso dell'incontro. Ali si rialzò ma perse comunque ai punti per verdetto unanime (9-6, 11-4 e 8-6-1) e conobbe la sua prima sconfitta.[68]

Nel primo match combattuto dopo la sua sconfitta con Frazier, nel luglio 1971, Ali affrontò l'ex campione del mondo WBA Jimmy Ellis. In palio era il titolo nordamericano nuovamente vacante. All'Astrodome di Houston, di fronte a 31.947 spettatori, il fuoriclasse di Louisville batté il suo ex sparring-partner per knock-out tecnico alla dodicesima ripresa. In quell'occasione - e per l'unica volta - Ali ebbe di fronte il suo storico allenatore Angelo Dundee, che era all'angolo di Ellis[69].

Nel giro di un anno, Ali difese vittoriosamente tre volte il titolo nordamericano, battendo ai punti Buster Mathis, ancora George Chuvalo e nuovamente Jerry Quarry per KOT al settimo round. Il 26 dicembre 1971, all'Hallenstadion di Zurigo, inflisse una dura punizione al tedesco Jürgen Blin mettendolo KO alla settima ripresa[70].

Nel settembre 1972 mise in palio il titolo nordamericano contro l'anziano Floyd Patterson che batté nuovamente per KO tecnico. Successivamente, mise knockout all'ottavo round, dopo averlo atterrato sette volte, il dominatore dei mediomassimi Bob Foster che aveva velleitariamente tentato la scalata al titolo nordamericano della categoria superiore[71].

Il 14 febbraio 1973, a Las Vegas, incontrò il campione europeo Joe Bugner, battendolo ai punti per decisione unanime, con un margine dai tre ai cinque punti[72]. Il 31 marzo a San Diego, mise nuovamente in palio il titolo NABF contro Ken Norton. Questi, nonostante il suo record di 29-1-0, non sembrava un avversario all'altezza di Ali; sul ring però Norton riuscì a sovvertire i pronostici: i suoi duri colpi finirono per fratturare la mascella dell'ex campione del mondo e vinse ai punti in 12 riprese[73].

Fu la seconda sconfitta di Ali, da professionista. Norton, peraltro, nella rivincita del 10 settembre 1973, fu sconfitto ai punti da Ali che lo costrinse a restituirgli il titolo NABF.

Lo stesso argomento in dettaglio: Muhammad Ali vs. Joe Frazier II.

Il 21 gennaio dello stesso anno Joe Frazier aveva perso inaspettatamente il titolo sotto i pugni dell'ex campione olimpico di Mexico 1968, lo statunitense George Foreman. L'incontro fu disputato a Kingston capitale della Giamaica, dove Frazier venne letteralmente travolto dalla terrificante potenza dello sfidante, finendo sei volte al tappeto nei primi due round. Così, all'ultimo atterramento, causato da un violentissimo montante destro, l'arbitrò pose termine al combattimento decretando la vittoria di Foreman per ko tecnico e la conseguente aggiudicazione del titolo mondiale al nuovo astro del pugilato. Dopo il match, riferendosi a Frazier, Ali dichiaròː «Non mi ero reso conto di averlo conciato così male (dopo l'incontro del 1971, n.d.r.)»[74].

Un anno dopo, Il 28 gennaio 1974 si tenne anche la rivincita tra Ali e Frazier con in palio il titolo NABF. Durante la visita dei pugili alla sede dell'ABC nacque un diverbio tra i due, dopo che Ali definì Frazier «un ignorante». La veemente reazione di quest'ultimo provocò l'intervento dei membri dello staff, scongiurando un possibile scontro fisico. Ali era leggermente favorito per la vittoria[75]. Sul finire del secondo round, Frazier rimase ferito da un destro dell'avversario. Riuscì a chiudere in piedi la ripresa grazie all'intervento dell'arbitro Perez che aveva fermato i due pugili, convinto erroneamente di aver udito la campana. Con il suo veloce ritmo, tuttavia, Ali mantenne l'esito della lotta in proprio favore, vincendo con decisione unanime al termine delle 12 riprese[76][77].

The Rumble in the Jungle

Francobollo raffigurante il campione Muhammad Ali
Lo stesso argomento in dettaglio: The Rumble in the Jungle.

Successivamente George Foreman affrontò Ken Norton e lo mise al tappeto in due round. Avendo battuto gli unici due pugili capaci di sconfiggere Ali, Foreman decise di voler dare una dimostrazione al mondo intero di chi era effettivamente il più forte, così nel 1974 si organizzó lo scontro tra Ali e Foreman, noto come The Rumble in the Jungle. Ali era di nuovo sfavorito dalla stampa 3 a 1.

Il 30 ottobre dello stesso anno Muhammad Ali affrontò quindi George Foreman a Kinshasa, nello Zaire. Prima del match Ali cercò di innervosire il suo avversario con del trash-talking, insultandolo pesantemente e irritandolo con i suoi comportamenti provocatori. Il pubblico manifestò il suo forte sostegno ad Ali e la sua ostilità verso Foreman; la gente gridava: "Ali boma ye" ovvero "Ali uccidilo".

Il match iniziò alle 4 di mattina: nel primo round Ali dimostrò un'inattesa aggressività e colpì ripetutamente Foreman al volto ma venne poi costretto alle corde e dovette subire i colpi dell'avversario. Foreman per i successivi round continuò a mettere sotto pressione Ali e stringerlo alle corde. Ali diversamente dalle previsioni della vigilia, non ricorse alla sua classica tattica basata sulla mobilità ma sembrò limitarsi a subire, stretto alle corde, i colpi dell'avversario. Egli, mentre era costretto a parare i continui colpi dell'avversario, peraltro non diede segni di cedimento e continuò a provocare e insultare Foreman cercando di scuotere la sua sicurezza. Gli osservatori non compresero la tattica apparentemente rinunciataria di Ali, ma con il trascorrere dei round l'azione di Foreman apparve più disordinata e il pugile diede i primi segni di stanchezza fisica. Alí ne approfittò e nel quinto round una serie velocissima al volto colpì il campione facendolo barcollare. All'ottavo round George Foreman apparve stremato e Alí poté infine prendere l'iniziativa e con una serie rapidissima di colpi culminata con un diretto destro, mise al tappeto il campione, mentre il pubblico esultava per l'esito inatteso del confronto. George Foreman non riuscì a rialzarsi in tempo e venne dichiarato sconfitto per KO all'ottava ripresa.[78]

Ali vinse l'incontro grazie a una tattica sorprendente e del tutto inattesa chiamata rope-a-dope; persino i suoi allenatori erano stupefatti e sul momento furono increduli per l'andamento dello scontro. Dopo aver proclamato per settimane che avrebbe "ballato" sul ring e che Foreman non lo "avrebbe mai colpito", Alí invece rimase alle corde per quasi tutti gli otto round e subì quasi costantemente i colpi dell'avversario, facendo sfogare tutta la potenza di cui disponeva Foreman contro un bersaglio inaspettatamente "elastico" costituito dal corpo di Ali e le corde del ring: l'azione elastica delle corde attenuava la potenza dei colpi di Foreman. Ali riuscì infine a vincere, divenendo campione del mondo per la seconda volta.[78]

The Thrilla in Manila

Lo stesso argomento in dettaglio: Thrilla in Manila.
Ali vs. Frazier in uno scatto pubblicitario

Il 1º ottobre del 1975 Ali affrontò Frazier per la terza e ultima volta, mettendo in palio il suo titolo mondiale, per stabilire chi dei due fosse definitivamente il più forte. L'incontro si tenne a Manila, nelle Filippine, e fu denominato Thrilla in Manila. Fu un match drammatico che vide i pugili combattere con enorme ardore, senza risparmiarsi un istante. Tutti e due combatterono in maniera estenuante tanto che i critici in seguito votarono quel match come il più brutale mai visto. Prima dell'inizio della quindicesima e ultima ripresa l'allenatore di Frazier ritirò il suo atleta, messo in grande difficoltà dai jab di Ali. Comunque al momento del ritiro del rivale, il Campione era in vantaggio ai punti.

Il declino e gli ultimi match

Lo stesso argomento in dettaglio: Muhammad Ali vs. Larry Holmes.
Lo stesso argomento in dettaglio: Drama in Bahama.

Dal 1976 la velocità di Ali cominciò a diminuire, probabilmente a causa dell'avanzare dell'età, e dal 1977 non riuscì più a mettere KO i suoi avversari. Un segnale dell'evidente declino di Ali fu la vittoria unanime ai punti (anche se molto deludente) contro Alfredo Evangelista, un pugile poco dotato. Nel 1977 Ali affrontò Earnie Shavers, battendolo per decisione unanime ai punti in un incontro spettacolare. Ali dichiarò in seguito che Shavers fu il più potente pugile che avesse mai affrontato. In molti attribuiscono alla violenza di questo incontro la malattia che qualche anno dopo lo avrebbe colpito.

Nel 1978 perse il titolo per decisione non unanime ai punti contro Leon Spinks, il quale perse subito dopo il titolo WBC per essersi rifiutato di combattere contro Ken Norton, contendente numero uno a quel tempo per il titolo unificato. Ali vinse per decisione unanime ai punti la rivincita contro Spinks, riottenendo il titolo WBA, ma subito dopo annunciò il suo ritiro.

Ritornò nel 1980 per tentare di riconquistare il titolo WBC contro Larry Holmes; per arrivare preparato all'incontro assunse una grande quantità di diuretici, ma non fecero altro che appesantirlo. Resistette fino alla decima ripresa, finché Dundee gettò la spugna e lo ritirò dal match. Combatté per l'ultima volta l'11 dicembre 1981 alle Bahamas contro Trevor Berbick e perse per decisione unanime ai punti dopo dieci round. In quel combattimento Ali apparve molto lento nei movimenti e il suo allenatore Angelo Dundee notò che parlava più lentamente del solito: erano i primi sintomi della Sindrome di Parkinson.

Su 61 incontri disputati, vanta un record di 56 vittorie, 37 delle quali per KO. Ha perso per KO una sola volta.

Stile di combattimento

Prima del ritiro della licenza, lo stile di combattimento di Ali era incentrato su un notevole gioco di gambe, atto a consentirgli una elevata dinamicità, prontezza di riflessi nello schivare i colpi degli avversari (qualità che gli permetteva addirittura di combattere con la guardia perennemente abbassata) e velocità esecutiva nel finalizzare l'attacco. Al ritorno sul ring, Ali non era più capace di "ballare" come prima e dovette concentrarsi di più sui pugni che sul lavoro di gambe. Inoltre acquisì notevoli capacità di incassatore, dimostrate sia nell'incontro di Kinshasa sia in quello di Manila. Il suo pugilato basato sul movimento di gambe resta comunque inimitabile per qualsiasi pugile di categoria "pesante". Egli una volta disse: "Vola come una farfalla, pungi come un'ape"[1] per sottolineare la leggerezza dei suoi stessi movimenti, coadiuvata da una tecnica sopraffina.

Periodo successivo al ritiro

Ritiratosi definitivamente dall'attività agonistica nel 1981, nel 1984 gli fu diagnosticata la malattia di Parkinson. Commosse il mondo apparendo come ultimo tedoforo alle Olimpiadi di Atlanta del 1996; in quell'occasione gli fu anche riconsegnata la medaglia d'oro vinta a Roma nel 1960.

Nel 1998, Ali cominciò a collaborare con l'attore Michael J. Fox, anche lui affetto da Parkinson, per aumentare la consapevolezza nella gente e per aiutare la ricerca di fondi per la malattia. Fecero un'apparizione insieme davanti al Congresso degli Stati Uniti nel 2002. Nel 2000, Ali lavorò poi con la Michael J. Fox Foundation for Parkinson's Disease per sensibilizzare e incoraggiare le donazioni per la ricerca.

Nel 1985 prese parte alla prima edizione di WrestleMania come Special Enforcer nel Main Event Hulk Hogan & Mr. T vs. Roddy Piper & Paul Orndorff.[79]

Muhammad Ali riceve la Medaglia presidenziale della libertà dal presidente Bush, 9 novembre 2005

Nel 2012 presenziò alle Olimpiadi di Londra e fu uno dei portatori ufficiali della bandiera olimpica alla cerimonia d'apertura, nonostante fosse evidente lo stadio avanzato del Parkinson: infatti fu assistito da sua moglie Lonnie per portarla nello stadio.

La sua ultima apparizione pubblica avvenne il 9 aprile 2016 a un evento di beneficenza a Phoenix, in cui apparve visibilmente indebolito.

Riconoscimenti

Mike Tyson nella Boxing Hall of Fame, visita il settore dedicato a Muhammad Ali

Fu eletto Fighter of the year (Pugile dell'anno) dalla rivista statunitense Ring Magazine nel 1963, 1972, 1974, 1975 e 1978.

Sono stati dichiarati Ring Magazine fight of the year:

La International Boxing Hall of Fame lo ha riconosciuto fra i più grandi pugili di ogni tempo.

Detiene anche i prestigiosi allori di Sportman Of The Century per Sports Illustrated, Miglior Peso Massimo di sempre per The Ring e secondo miglior pugile di sempre per ESPN.com.

Oltre a questi riconoscimenti in campo pugilistico, nel 1974 è stato premiato dall'Associated Press come Atleta maschile dell'anno. Inoltre è stato scelto dalla rivista TIME come una delle 100 persone più influenti del XX secolo nella categoria Heroes And Icons, unico sportivo insieme a Pelé e Bruce Lee.

Ha ricevuto la Medaglia presidenziale della libertà nel 2005[80]; nello stesso anno Muhammad Ali è stato insignito a Berlino della Medaglia Otto Hahn per la Pace in oro dalla "Deutsche Gesellschaft für die Vereinten Nationen" (Società Tedesca per le Nazioni Unite).

Nel 2009, in un sondaggio condotto dal sito internet del mensile Focus Storia, Muhammad Ali è stato eletto Sportivo del Novecento[81].

Nel 2016, pochi giorni dopo la sua morte, l'Aeroporto Internazionale di Louisville è stato intitolato al grande campione.

Nella cultura di massa

Il personaggio cinematografico Apollo Creed, appartenente alla saga dei film di Rocky, è modellato a immagine e somiglianza di Ali: infatti lo stile di combattimento di Apollo è identico a quello del pugile da cui è ispirato, cioè un mix di agilità e potenza. Anche lo stile canzonatorio e provocatorio di Apollo Creed durante le conferenze e prima del match sembra imitare quello di Ali.[82]

Nel 1978 la DC Comics pubblicò un fumetto one-shot dal titolo Superman vs. Muhammad Alì, dove il famoso supereroe e il pugile si battono sul ring per fermare un'invasione aliena della Terra.[83]

Nel 2001 Michael Mann ha diretto il film Ali. La pellicola racconta la vita del pugile (interpretato da Will Smith) dal match che gli valse per la prima volta il titolo mondiale dei pesi massimi fino alla riconquista, a Kinshasa nello Zaire, nel 1974 contro George Foreman.

Nel film del 2016 The Bleeder, dedicato a Chuck Wepner, Alì è l'avversario del protagonista ed è interpretato da Pooch Hall.

Nel film del 2019 C'era una volta a... Hollywood di Quentin Tarantino, il coprotagonista (in un suo personale flashback di riflessione) discute animatamente fino ad arrivare alle mani con Bruce Lee circa il risultato di un ipotetico incontro tra Lee e Muhammad.

Nel 2020 Muhammad Ali, interpretato da Eli Goree, è uno dei protagonisti del film One Night in Miami.

Filmografia

Onorificenze

Medaglia d'onore di Ellis Island - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia presidenziale dei cittadini - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia Presidenziale della Libertà - nastrino per uniforme ordinaria

Note

  1. ^ a b Boxe, le frasi famose di Ali, su gazzetta.it. URL consultato il 4 giugno 2016.
  2. ^ Piercarlo Presutti, Morto Muhammad Alì. Luci spente sul ring, "il più grande" non danza più, su ansa.it, 4 giugno 2016. URL consultato il 4 giugno 2016.
  3. ^ The fans' top 5 greatest boxers of all time, su NBC Sports, 18 settembre 2009. URL consultato l'11 giugno 2021.
  4. ^ Muhammad Alì, il migliore pugile della storia, su Fit People, 6 marzo 2020. URL consultato l'11 giugno 2021.
  5. ^ Muhammad Ali – Biography of Muhammad Ali – Page 2, su history1900s.about.com. URL consultato il 5 settembre 2011.
  6. ^ Jess Cagle, Ali: Lord of the Ring, in TIME, 17 dicembre 2001. URL consultato il 5 settembre 2011.
  7. ^ CNN/SI – SI Online – This Week's Issue of Sports Illustrated – Ali named SI's Sportsman of the Century – Friday December 03, 1999 12:00 AM, in Sports Illustrated, 3 dicembre 1999. URL consultato il 5 settembre 2011 (archiviato dall'url originale il 19 agosto 2011).
  8. ^ Ali crowned Sportsman of Century, BBC News, 13 dicembre 1999.
  9. ^ Maria Alessia Biancalana, Quando Muhammad Ali incontrò Malcom X per la prima volta e la sua vita cambiò per sempre, The Huffington Post, 4 febbraio 2016. URL consultato il 17 gennaio 2017.
  10. ^ Alison Hallett, Not So Fast | Film, in Portland Mercury. URL consultato il 27 dicembre 2013.
  11. ^ William C. Rhoden, In Ali's Voice From the Past, a Stand for the Ages, in The New York Times, 20 giugno 2013.
  12. ^ Muhammad Ali, in ESPN, 20 gennaio 2012. URL consultato il 29 gennaio 2012.
  13. ^ Muhammad Ali - press conference 1974, su youtube.com, YouTube, 26 settembre 2012. URL consultato il 5 novembre 2013.
  14. ^ Muhammad Ali - Pre Liston Poetry & Highlights, su youtube.com, YouTube, 12 febbraio 2011. URL consultato il 5 novembre 2013.
  15. ^ Muhammad Ali Famous Interview After Defeating Foreman, su youtube.com, YouTube, 6 gennaio 2010. URL consultato il 5 novembre 2013.
  16. ^ among many examples, su youtube.com, YouTube. URL consultato il 5 novembre 2013.
  17. ^ Muhammad Ali vs Floyd Patterson Pre-fight hype and interview, su youtube.com, YouTube, 21 aprile 2007. URL consultato il 5 novembre 2013.
  18. ^ (EN) Regina F. Graham, The 30 best quotes Muhammad Ali, the original trash talking, self-aggrandizing motormouth of sport, Daily Mail, 4 giugno 2016. URL consultato il 4 giugno 2016.
  19. ^ See Filmato audio Muhammad Ali, su YouTube. where he stated that the United States was the most racist country in the world; see also Joyce Carol Oates article reprinted in Copia archiviata, su usfca.edu. URL consultato il 4 giugno 2016 (archiviato dall'url originale il 28 giugno 2015).
  20. ^ see quotes on Ali's influence on African Americans in essay by Thomas Hauser reprinted in www.gilderlehrman.org/history-by-era/civil-rights-movement/essays/importance-muhammad-ali
  21. ^ Courtney Garcia, 'Trials of Muhammad Ali' highlights boxer's anti-war opposition, su thegrio.com, theGrio, 6 settembre 2013. URL consultato il 5 novembre 2013.
  22. ^ Joyce Carol Oates, On Boxing
  23. ^ (EN) Ruaidhri Croke, Just how Irish was Muhammad Ali?, in The Irish Times, 5 giugno 2016. URL consultato il 7 giugno 2016.
  24. ^ Ali campione per sempre, in Selezione dal Reader's Digest, marzo 2002, p. 36.
  25. ^ Hampton, Henry, Fayer, S. (1990). Voices of Freedom: An Oral History of the Civil Rights Movement from the 1950s through the 1980s, p. 321. Bantam Books. ISBN 978-0-553-05734-8.
  26. ^ Gorn, Elliott (1998). Muhammad Ali: The People's Champ, p. 76–77, University of Illinois Press. ISBN 978-0-252-06721-1.
  27. ^ Elmo Kandel, Boxing Legend – Muhammad Ali, in Article Click, Elmo Kandel, 1º aprile 2006. URL consultato il 9 marzo 2009 (archiviato dall'url originale l'11 giugno 2008).
  28. ^ Muhammad Ali, su iml.jou.ufl.edu, University of Florida. URL consultato il 20 maggio 2008 (archiviato dall'url originale il 31 maggio 2008).
  29. ^ È morto a 74 anni Muhammad Ali: complicazioni respiratorie
  30. ^ Obituary: Muhammad Ali, in BBC News, 4 giugno 2016. URL consultato il 4 giugno 2016.
  31. ^ "GODFATHER" OF CUTMEN-CHUCK BODAK SUFFERS STROKEArchiviato il 14 aprile 2015 in Internet Archive. September 2, 2007 by Pedro Fernandez, ringtalk.com
  32. ^ Nathan Ward "'A Total Eclipse of the Sonny'" , American Heritage, Oct. 2006.
  33. ^ Piero Mei, Muhammad Ali: dall’oro di Roma ‘60 alla fiaccola di Atlanta, Il Messaggero, 5 giugno 2016. URL consultato il 5 giugno 2016.
  34. ^ Hauser
  35. ^ Matt Calkins, Archie Moore was the KO king, in U-T San Diego, 17 novembre 2014. URL consultato il 15 giugno 2016.
  36. ^ Les Krantz, Ali in Action: The Man, the Moves, the Mouth, Globe Pequot, 1º gennaio 2008. URL consultato il 15 giugno 2016. Ospitato su Google Books.
  37. ^ Bob Velin, Fight by fight: Muhammad Ali's legendary career, in USA Today, 4 giugno 2016. URL consultato il 15 giugno 2016.
  38. ^ a b Premiati dalla rivista Ring Magazine
  39. ^ Jeff Day, The Time Tunnel, in: East Side Boxing, 14 novembre 2002
  40. ^ James Slater, Cassius Clay vs Henry Cooper in: Saddoboxing, 6 agosto 2006
  41. ^ Clay v Cooper - The Final Word On The Torn Glove Story , in: East Side Boxing, 17 marzo 2006
  42. ^ Cassius Clay vs. Henry Cooper (primo incontro)
  43. ^ a b Bob Mee, Ali and Liston: The Boy Who Would Be King and the Ugly Bear, 2011.
  44. ^ Boxing legend Muhammad Ali, 74, hospitalized with respiratory issue – but spokesman says he's 'in fair condition', in The Daily Mail, 2 giugno 2016. URL consultato il 3 giugno 2016.
  45. ^ John Capouya, King Strut, su sportsillustrated.cnn.com, Sports Illustrated, 12 dicembre 2005. URL consultato il 4 maggio 2008 (archiviato dall'url originale il 3 giugno 2011).
  46. ^ (EN) Larry Schwartz, He is simply ... The Greatest, ESPN. URL consultato il 16 giugno 2016.
  47. ^ Floyd Patterson vs. Sonny Liston (primo incontro)
  48. ^ Sonny Liston vs. Floyd Patterson (secondo incontro)
  49. ^ Machen Backs Clay's 'Liniment' Complaint, Sarasota Journal
  50. ^ Nick Tosches, The Devil And Sonny Liston, Boston, Little, Brown, 2000, ISBNː 0316897752
  51. ^ Sonny Liston vs. Cassius Clay (primo incontro)
  52. ^ a b (EN) Muhammad Ali vs. Sonny Liston (2nd meeting), su Boxrec.com. URL consultato il 10 settembre 2012.
  53. ^ La fotografia più famosa della storia della boxe
  54. ^ Tosches, Nick (2000). The Devil And Sonny Liston. Boston: Little, Brown. ISBN 0316897752.
  55. ^ Documentario HBO Sonny Liston: The Mysterious Life and Death of a Champion
  56. ^ 25 Years Later: A Fix or a Fist?, in Los Angeles Times, 25 maggio 1990.
  57. ^ Merchant, Larry, The Phantom Punch (letter), in The New Yorker, 6–13 luglio 2015. URL consultato il 2 luglio 2015.
  58. ^ Muhammad Ali vs. Floyd Patterson (primo incontro)
  59. ^ Cassius Clay vs. Henry Cooper (secondo incontro)
  60. ^ Brunt, cit., pp. 92-93
  61. ^ Muhammad Ali vs. Karl Mildenberger
  62. ^ Muhammad Ali vs. Cleveland Williams-
  63. ^ Muhammad Ali vs. Ernie Terrel
  64. ^ Muhammad Ali vs. Zora Folley.
  65. ^ Jerry Quarry vs. Jimmy Ellis
  66. ^ Joe Frazier vs. Jimmy Ellis (primo incontro)
  67. ^ Muhammad Ali vs. Oscar Bonavena
  68. ^ (EN) Joe Frazier vs. Cassius Clay, su Boxrec.com. URL consultato il 25 agosto 2013.
  69. ^ Muhammad Ali vs. Jimmy Ellis
  70. ^ Muhammad Ali vs. Jürgen Blin
  71. ^ Muhammad Ali vs. Bob Foster
  72. ^ Muhammad Ali vs. Joe Bugner (primo incontro)
  73. ^ Dario Torromeo, Ken Norton, il pugile che spezzò la mascella di Ali, Corriere della Sera, 19 luglio 2009 (archiviato dall'url originale il 10 gennaio 2014).
  74. ^ Franco Occhiuzzi, Clay beffardoː «Non credevo di aver conciato Frazier così», inː Corriere della Sera, 24 gennaio 1973
  75. ^ Cocky Ali, sullen Joe await bell, in Eugene Register-Guard, Associated Press, 28 gennaio 1974, p. 1C.
  76. ^ Bill Dwyre, Ali pumps new blood into boxing, in Milwaukee Journal, 29 gennaio 1974, p. 9.
  77. ^ Mark Kram, Crafty win for Muhammad, in Sports Illustrated, 4 febbraio 1974, p. 16.
  78. ^ a b Boxe: Ali vs Foreman, 40 anni fa la sfida epica, La Gazzetta dello Sport, 30 ottobre 2014. URL consultato il 4 giugno 2016.
  79. ^ (EN) Mr. T and Muhammad Ali make an impact in main event: Wrestlemania 1 (1:52), su wwe.com.
  80. ^ (EN) Presidential Medal of Freedom Recipients, su whitehouse.gov, Sito ufficiale della Casa Bianca, 3 novembre 2005. URL consultato il 4 giugno 2016 (archiviato dall'url originale il 6 marzo 2008).
  81. ^ Focus Storia, gli italiani votano Muhammad Ali "Sportivo del 900", in La Stampa. URL consultato il 29 ottobre 2009 (archiviato dall'url originale il 31 ottobre 2009).
  82. ^ (EN) Watching Rocky II with Muhammad Ali, su rogerebert.com.
  83. ^ (EN) The Greatest Comic Book Of 'Em All: Superman Vs. Muhammad Ali, su thestacks.deadspin.com.

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

Predecessore Ultimo tedoforo ai Giochi olimpici estivi Successore
Antonio Rebollo Atlanta 1996 Cathy Freeman
Controllo di autoritàVIAF (EN36972485 · ISNI (EN0000 0001 2023 9631 · SBN RAVV041998 · LCCN (ENn79054611 · GND (DE118501976 · BNE (ESXX1181021 (data) · BNF (FRcb12240256s (data) · J9U (ENHE987007308953205171 · NDL (ENJA00431234 · CONOR.SI (SL39736419 · WorldCat Identities (ENlccn-n79054611