Dieta mediterranea: differenze tra le versioni

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== La letteratura scientifica ==
== La letteratura scientifica ==
Dopo i risultati favorevoli del ''Seven Country Study''<ref>{{cita|The Seven Countries Study|}}</ref>, che è ancora in corso dopo più di sessant’anni dall’inizio, moltissimi altre ricerche sia nel campo dell’[[epidemiologia]] in ampie popolazioni, sia in campo [[Fisiopatologia|fisiopatologico]], tese a spiegare i meccanismi dell’efficacia della dieta mediterranea, si sono succedute fino al momento attuale. Esiste quindi un corpus di evidenze scientifiche assai vasto che dimostra gli esiti positivi della dieta mediterranea (nell’accezione portata avanti da Ancel Keys) sia sulla longevità, sia sulle [[malattie cardiovascolari]], sia su alcuni [[tumore|tumori]], sia su malattie croniche, come il [[diabete]] e l’[[obesità]]<ref name="pmid19549997">{{Cita pubblicazione | cognome = Trichopoulou | nome = A. | coautori = C. Bamia; D. Trichopoulos | titolo = Anatomy of health effects of Mediterranean diet: Greek EPIC prospective cohort study. | rivista = BMJ | volume = 338 | numero = | pagine = b2337 | mese = | anno = 2009 | doi = 10.1136/bmj.b2337 | id = PMID 19549997 }}</ref>.
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In realtà gli studi successivi al ''Seven Country Study'' hanno introdotto delle varianti a questo tipo di dieta per poterla adattare in larga scala a popolazioni differenti da quelle mediterranee, come quella statunitense o anglosassone o nordeuropea. Sono stati elaborati diversi “score” o “indici a punteggio” per calcolare l’aderenza di queste varianti dietetiche alla originaria dieta mediterranea. Questi indici sono una misura dei fattori dietetici associati tra loro (possono essere gruppi di cibi, cibi, nutrienti, porzioni), a volte in combinazione con fattori non alimentari dello stile di vita.
In realtà gli studi successivi al ''Seven Country Study'' hanno introdotto delle varianti a questo tipo di dieta per poterla adattare in larga scala a popolazioni differenti da quelle mediterranee, come quella statunitense o anglosassone o nordeuropea. Sono stati elaborati diversi “score” o “indici a punteggio” per calcolare l’aderenza di queste varianti dietetiche alla originaria dieta mediterranea. Questi indici sono una misura dei fattori dietetici associati tra loro (possono essere gruppi di cibi, cibi, nutrienti, porzioni), a volte in combinazione con fattori non alimentari dello stile di vita.
Sono stati utilizzati almeno 22 score differenti: le differenze riguardano il numero dei componenti alimentari considerati (da 7 a 28), il punteggio (nei vari indici può andare da 0 a 10 a partire dalla non aderenza all’aderenza totale alla dieta mediterranea), il range (da 0 a 100%), il sistema di punteggio (in mediane, terzili, numero di porzioni) e il tipo di componenti (cibi, gruppi di cibi, varie combinazioni tra essi, nutrienti). In ogni caso, al di là di questa forte eterogeneità di calcolo, tra i componenti positivi della dieta vi sono sempre frutta e vegetali, tra i negativi le carni. Ci sono anche sensibili variazioni riguardo alcuni componenti della dieta (ad esempio la definizione di moderato consumo di alcool).<ref name="pmid26545641">{{Cita pubblicazione | cognome = Hernández-Ruiz | nome = A. | coautori = B. García-Villanova; EJ. Guerra Hernández; P. Amiano; M. Azpiri; E. Molina-Montes | titolo = Description of indexes based on the adherence to the mediterranean dietary pattern: a review. | rivista = Nutr Hosp | volume = 32 | numero = n05 | pagine = 1872-1884 | mese = | anno = | doi = 10.3305/nh.2015.32.5.9629 | id = PMID 26545641 }}</ref>.


== Note ==
== Note ==

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 Patrimonio protetto dall'UNESCO
Dieta mediterranea
 Patrimonio immateriale dell'umanità
Olio di oliva e verdure
StatiBandiera dell'Italia Italia (promotore)
Bandiera della Grecia Grecia
Bandiera della Spagna Spagna
Bandiera del Marocco Marocco
Bandiera del Portogallo Portogallo
Bandiera di Cipro Cipro
Bandiera della Croazia Croazia
Inserito nel2010
ListaLista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell'umanità
SettoreCognizioni e prassi sulla natura e l'universo
Scheda UNESCO(ENESFR) Mediterranean diet

La dieta mediterranea è un modello nutrizionale ispirato ai modelli alimentari tradizionali di alcuni paesi del bacino del Mediterraneo come Italia (Cilento), Grecia (Coron), Spagna (Soria) e Marocco (Chefchaouen). La Dieta mediterranea è inclusa dal 2010 nella Lista dei patrimoni culturali immateriali dell'umanità di Italia, Marocco, Spagna e Grecia; dal 2013 tale riconoscimento è stato esteso anche a Cipro, Croazia e Portogallo.[1]

Definizione

Con il termine dieta mediterranea si intende un modello nutrizionale ispirato alla tipica alimentazione della popolazione della Grecia, in particolare di Creta, e del sud dell'Italia all’inizio degli anni ’60. La scelta di questa area geografica e di questo periodo storico si basa su alcune evidenze scientifiche ed epidemiologiche[2].

Infatti i paesi che si affacciano sul bacino mediterraneo condividono tradizionalmente la disponibilità degli stessi alimenti, derivati dall'agricoltura, dalla pastorizia e dalla pesca. Inoltre alcuni studi, ampiamente accettati dalla comunità scientifica, hanno provato che in queste aree geografiche, nei primi anni sessanta, l'aspettativa di vita era tra le più alte del mondo; al contrario l'incidenza di malattie come la cardiopatia ischemica, alcuni tumori e altre malattie croniche correlate alla dieta era invece tra le più basse del mondo; questo avveniva nonostante l'elevata abitudine al fumo, il livello socio-economico basso e la scarsità di assistenza sanitaria in quei luoghi e in quel contesto storico[3].

In numerosi altri studi condotti in contesti geografici ed economici differenti, utilizzando una dieta con le stesse caratteristiche, è stata osservata ugualmente una minore frequenza di malattie croniche e una maggiore longevità.

E significativo che la dieta mediterranea sia diffusa nelle aree che si affacciano sul mar Mediterraneo dove tradizionalmente vengono coltivati gli olivi, tanto che un'altra definizione accettata di questo pattern alimentare fa riferimento alla dieta praticata nelle zone mediterranee di crescita degli ulivi[4].

Esistono varianti della dieta mediterranea, meno definite e meno studiate, in altre parti dell'Italia e della Francia, in Libano, Marocco, Portogallo, Spagna, Siria, Tunisia, Turchia ecc. Infatti sul bacino mediterraneo si affacciano sedici nazioni: la dieta e le tradizioni gastronomiche di esse variano ampiamente a causa di differenze etniche, culturali, religiose, economiche e di produzione agricola[5].

Le caratteristiche della dieta mediterranea sono: abbondanti alimenti di origine vegetale (frutta, verdura, ortaggi, pane e cereali (soprattutto integrali), patate, fagioli e altri legumi, noci, semi), freschi, al naturale, di stagione, di origine locale; frutta fresca come dessert giornaliero, dolci contenenti zuccheri raffinati o miele poche volte la settimana; olio di oliva come principale fonte di grassi; latticini (principalmente formaggi e yogurt) consumati giornalmente in modesta-moderata quantità; pesce e pollame consumato in quantità modesta-moderata; da zero a quattro uova la settimana; carni rosse in modesta quantità; vino consumato in quantità modesta-moderata, generalmente durante il pasto[6].

Questa dieta ha un contenuto basso in grassi saturi (inferiore al 7-8%), ed un contenuto totale di grassi da meno del 25 a meno del 35% a secondo delle zone. Inoltre originariamente era associata a regolare attività fisica lavorativa, ad esempio nei campi o in casa.

Il contenuto calorico della dieta mediterranea nelle indagini di popolazione non superava le 2500 Kcal per l’uomo e le 200 Kcal per la donna, comunque l’introito calorico non andava oltre il consumo metabolico con l’attività fisica. In sostanza si trattava della dieta di una popolazione rurale, povera e frugale[7].

Storia

La dieta mediterranea è un modello alimentare studiato, per la prima volta in maniera sistematica, dall'epidemiologo statunitense Ancel Keys in alcuni paesi del bacino mediterraneo negli anni '50, in una situazione di severa difficoltà economica e di limitazione delle risorse a causa della seconda guerra mondiale. Queste condizioni, associate ad un basso livello di tecnologia, favoriva uno stile di vita fisicamente attivo e frugale, con una predominanza di prodotti vegetali e scarsità di prodotti di origine animale nella dieta[8]

«La situazione alimentare nelle classi non abbienti dell'Italia meridionale, nel secondo dopoguerra era particolarmente precaria. Contadini e braccianti agricoli calabresi, intervistati da Vito Teti sulle loro abitudini alimentari..., hanno permesso di ricostruire alcune combinazioni di cibi che costituivano negli anni Quaranta e Cinquanta la dieta giornaliera delle categorie rurali. L'elemento principale era sempre il pane (in alcuni casi ancora sostituito da polenta), accompagnato da erbe di campo o olive o patate, cavoli o fagioli. Non ricorrevano piatti che richiedessero una elaborata fase di preparazione a meno che non si voglia considerare tale la cottura di minestra, baccalà, polenta e frittata. La memoria collettiva insiste su pane e companatico (cipolla, formaggio, olive, peperoni) e ancora su grossi piatti di verdura e fagioli. Una realtà insomma che non conosceva l'abbondanza o comunque dove l'abbondanza era, secondo gli schemi tradizionali, riservata a pochissime persone mentre tutti gli altri potevano soltanto immaginarla, sognarla in termini di "pasta e carne tutti i giorni"[9]»

Gli alimenti secondo la piramide della dieta mediterranea del Seven Country Study

Nel 1999 un gruppo di studio del Ministero della Salute della Grecia, basandosi sugli studi epidemiologici effettuati (soprattutto il Seven Country Study), che avevano dimostrato l’efficacia della dieta mediterranea sulla longevità, elaborò uno schema dietologico pubblicandolo col nome di "Piramide della Dieta Mediterranea greca per l’adulto"[10][11].

La piramide era già stata elaborata graficamente in un altro studio internazionale del 1995[2]. In quest’ultimo studio ci si basava sul pattern dietetico dell’isola di Creta e dell’Italia del sud nei primi anni ’60, dove l’aspettativa di vita era tra le più alte del mondo e l’incidenza della malattia coronaria, di alcuni tumori e di altre malattie croniche correlate alla dieta, come il diabete e l’obesità, era ugualmente tra le più basse. Accanto alle abitudini in cucina lo studio includeva una regolare attività fisica giornaliera.

La piramide della dieta mediterranea comprende il consumo di circa 22-23 porzioni di alimenti al giorno, divise in 3 o 4 pasti. La frequenza con la quale consumare ogni componente è così stabilita[12]:

giornalmente cereali non raffinati (pane di grano integrale, pasta di grano integrale, riso bruno ecc.): 8 porzioni

frutti: 3 porzioni

vegetali (incluse verdure selvatiche): 6 porzioni

olio di oliva come principale grasso aggiunto

latte e prodotti del latte: 2 porzioni

vino con moderazione (3 porzioni nell’uomo, 1,5 per la donna), preferibilmente rosso e durante il pasto

acqua in quantità libera

sostituire il sale per il condimento con spezie (es. origano, basilico, timo ecc).

settimanalmente pesce: 5-6 porzioni

pollame: 4 porzioni

olive, legumi, noci: 3-4 porzioni

patate: 3 porzioni

uova: 3 porzioni

dolci: 3 porzioni

mensilmente carni rosse: 4 porzioni

Questa dieta prevedeva un’ampia variabilità di cibi e permetteva di evitare carenze nutrizionali. La piramide era costruita indicando i cibi e non i nutrienti affinché il pubblico potesse adeguarsi con più facilità. Inoltre era seguito un criterio semiquantitativo: le quantità erano codificate come “porzioni” (servings) e non in peso. Le linee guida della piramide davano anche delle indicazioni per standardizzare la quantità di ciascuna porzione di ogni classe di alimento: ogni porzione veniva definita in prima approssimazione come la metà della porzione del Greek market regulations (circa metà della quantità servita in un ristorante greco). Queste le equivalenze per ogni porzione di alimento[13]:

  • una fetta di pane: 25 grammi
  • 100 grammi di patate
  • metà tazza (50-60 grammi) di pasta o riso
  • una tazza di ortaggi a foglia o mezza tazza di altri vegetali, cotti o tritati (circa 100 grammi della maggior parte dei vegetali)
  • una mela (80 grammi), una banana (60 grammi), un’arancia (100 grammi), 200 grammi di melone o anguria, 30 grammi di uva
  • una tazza di latte o di yogurt
  • 30 grammi di formaggio
  • circa 60 grammi di carne magra o pesce
  • una tazza (circa 100 grammi) di fagioli secchi cotti
  • porzione di vino rosso un bicchiere (circa 10 ml di alcool)

La dieta mediterranea deve essere considerate nella sua globalità, poiché le analisi multivariate effettuate dimostrano che gli effetti favorevoli sulla salute non derivano dall’assunzione di un singolo componente o nutriente; soltanto l’olio di oliva sembra avere un ruolo specifico proprio[14].

Nella piramide veniva aggiunto il consiglio di praticare attività fisica giornaliera in modo da tenere l'indice di massa corporea (BMI) al di sotto di 25 kg/m².

In seguito, alle modalità di produzione, selezione, trattamento e consumo dei cibi della dieta mediterranea sono state aggiunti altri elementi di tipo culturale riguardanti lo stile di vita: l’adozione del concetto di pasto principale, la frugalità e la moderazione per evitare il rischio di obesità, la convivialità, le pratiche culinarie, l’attività fisica ricreazionale, un riposo adeguato, la preservazione delle tradizioni.[15]

Il riconoscimento dell’UNESCO

Il percorso per l’iscrizione della Dieta mediterranea nella Lista dei patrimoni culturali immateriali dell'umanità è stato iniziato nel 2007 dall'allora ministro dell'agricoltura Paolo De Castro con la sottoscrizione, assieme alla Spagna, di una dichiarazione congiunta presentata all’Unesco. Il 16 novembre 2010 a Nairobi, in Kenya, ad esito di un convegno internazionale, il Comitato intergovernativo dell'Unesco ha inserito la Dieta Mediterranea nella Lista dei patrimoni culturali immateriali dell'Umanità, riconoscendo tale patrimonio appartenere a Italia, Marocco, Grecia e Spagna[16]. Nel novembre 2013 tale riconoscimento è stato esteso a Cipro, Croazia e Portogallo[17].

La delegazione italiana del Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali era guidata da Pier Luigi Petrillo[18].

Accanto al parere entusiasta di Italia, Grecia, Marocco e Spagna, un altro membro del comitato intergovernativo, l’Albania, intervenne duramente nei confronti della candidatura ritenendo che il riconoscimento potesse avere valore commerciale. In effetti in quegli anni le esportazioni nel mondo dei prodotti agroalimentari italiani tipici della dieta mediterranea erano aumentate significativamente (l’ISTAT registrava un aumento del 9% nei primi sette mesi del 2010) [19].

Le motivazioni dichiarate dall’UNESCO sono soprattutto di ordine antropologico e non danno una definizione precisa della dieta mediterranea in senso alimentare o sanitario.

«La Dieta mediterranea coinvolge una serie di abilità, conoscenze, rituali, simboli e tradizioni concernenti le coltivazioni, i raccolti agricoli, la pesca, l’allevamento degli animali, la conservazione, la lavorazione, la cottura e particolarmente la condivisione e il consumo degli alimenti[20]»

L'UNESCO sottolinea che il riferimento geografico è ai paesi del bacino mediterraneo e alla loro identità e continuità culturale.

Il comportamento fondamentale è il “mangiare insieme”, che enfatizza la rilevanza della famiglia, del gruppo e della comunità. A questo si accompagnano i valori dell’ospitalità, del rapporto di vicinato, del dialogo interculturale e del rispetto della diversità.

Esplicitamente viene sottolineato il ruolo della donna nel salvaguardare le tecniche della dieta mediterranea e la sua trasmissione alle generazioni future, il rispetto dei ritmi delle stagioni e delle tradizioni delle festività. Vengono anche richiamati altri aspetti connessi alla cultura della Dieta Mediterranea come l’artigianato e la produzione dei recipienti tradizionali per il trasporto, la conservazione e il consumo degli alimenti, ad esempio i piatti di ceramica e i bicchieri, ed anche il ruolo svolto dalle celebrazioni religiose e laiche, dalle feste e dai mercati.

La letteratura scientifica

Dopo i risultati favorevoli del Seven Country Study[21], che è ancora in corso dopo più di sessant’anni dall’inizio, moltissimi altre ricerche sia nel campo dell’epidemiologia in ampie popolazioni, sia in campo fisiopatologico, tese a spiegare i meccanismi dell’efficacia della dieta mediterranea, si sono succedute fino al momento attuale. Esiste quindi un corpus di evidenze scientifiche assai vasto che dimostra gli esiti positivi della dieta mediterranea (nell’accezione portata avanti da Ancel Keys) sia sulla longevità, sia sulle malattie cardiovascolari, sia su alcuni tumori, sia su malattie croniche, come il diabete e l’obesità[22].

In realtà gli studi successivi al Seven Country Study hanno introdotto delle varianti a questo tipo di dieta per poterla adattare in larga scala a popolazioni differenti da quelle mediterranee, come quella statunitense o anglosassone o nordeuropea. Sono stati elaborati diversi “score” o “indici a punteggio” per calcolare l’aderenza di queste varianti dietetiche alla originaria dieta mediterranea. Questi indici sono una misura dei fattori dietetici associati tra loro (possono essere gruppi di cibi, cibi, nutrienti, porzioni), a volte in combinazione con fattori non alimentari dello stile di vita. Sono stati utilizzati almeno 22 score differenti: le differenze riguardano il numero dei componenti alimentari considerati (da 7 a 28), il punteggio (nei vari indici può andare da 0 a 10 a partire dalla non aderenza all’aderenza totale alla dieta mediterranea), il range (da 0 a 100%), il sistema di punteggio (in mediane, terzili, numero di porzioni) e il tipo di componenti (cibi, gruppi di cibi, varie combinazioni tra essi, nutrienti). In ogni caso, al di là di questa forte eterogeneità di calcolo, tra i componenti positivi della dieta vi sono sempre frutta e vegetali, tra i negativi le carni. Ci sono anche sensibili variazioni riguardo alcuni componenti della dieta (ad esempio la definizione di moderato consumo di alcool).[23].

Note

  1. ^ UNESCO Culture Sector - Intangible Heritage - 2003 Convention :
  2. ^ a b WC. Willett, F. Sacks; A. Trichopoulou; G. Drescher; A. Ferro-Luzzi; E. Helsing; D. Trichopoulos, Mediterranean diet pyramid: a cultural model for healthy eating., in Am J Clin Nutr, vol. 61, 6 Suppl, Jun 1995, pp. 1402S-1406S, PMID 7754995.
  3. ^ The Seven Countries Study
  4. ^ M. Gerber, R. Hoffman, The Mediterranean diet: health, science and society., in Br J Nutr, 113 Suppl 2, Apr 2015, pp. S4-10, DOI:10.1017/S0007114514003912, PMID 26148921.
  5. ^ A. Noah, AS. Truswell, There are many Mediterranean diets., in Asia Pac J Clin Nutr, vol. 10, n. 1, 2001, pp. 2-9, PMID 11708604.
  6. ^ C. Pitsavos, DB. Panagiotakos; N. Tzima; C. Chrysohoou; M. Economou; A. Zampelas; C. Stefanadis, Adherence to the Mediterranean diet is associated with total antioxidant capacity in healthy adults: the ATTICA study., in Am J Clin Nutr, vol. 82, n. 3, Sep 2005, pp. 694-9, PMID 16155285.
  7. ^ Sorcinelli 1992, pag. 157
  8. ^ C. Monteagudo, M. Mariscal-Arcas; A. Rivas; ML. Lorenzo-Tovar; JA. Tur; F. Olea-Serrano, Proposal of a Mediterranean Diet Serving Score., in PLoS One, vol. 10, n. 6, 2015, pp. e0128594, DOI:10.1371/journal.pone.0128594, PMID 26035442.
  9. ^ Sorcinelli 1992, pag. 172
  10. ^ (EN) Ministry of Health and Welfare, Supreme Scientific Health Council, Dietary Guidelines for Adults in Greece (PDF), in Archives of Hellenic Medicine, 16(5), 1999, pp. 516-524. URL consultato il 12 dicembre 2015.
  11. ^ A. D'Alessandro, G. De Pergola, Mediterranean Diet and Cardiovascular Disease: A Critical Evaluation of A Priori Dietary Indexes., in Nutrients, vol. 7, n. 9, Sep 2015, pp. 7863-88, DOI:10.3390/nu7095367, PMID 26389950.
  12. ^ Dietary Guidelines for Adults in Greece, pag. 519
  13. ^ Dietary Guidelines for Adults in Greece, pag. 521
  14. ^ A. Keys, A. Menotti; MJ. Karvonen; C. Aravanis; H. Blackburn; R. Buzina; BS. Djordjevic; AS. Dontas; F. Fidanza; MH. Keys, The diet and 15-year death rate in the seven countries study., in Am J Epidemiol, vol. 124, n. 6, Dec 1986, pp. 903-15, PMID 3776973.
  15. ^ A. Bach-Faig, EM. Berry; D. Lairon; J. Reguant; A. Trichopoulou; S. Dernini; FX. Medina; M. Battino; R. Belahsen; G. Miranda; L. Serra-Majem, Mediterranean diet pyramid today. Science and cultural updates., in Public Health Nutr, vol. 14, 12A, Dec 2011, pp. 2274-84, DOI:10.1017/S1368980011002515, PMID 22166184.
  16. ^ UNESCO: Decision of the Intergovernmental Committee: 8.COM 8.10, su unesco.org. URL consultato il 29 novembre 2015.
  17. ^ UNESCO, Intangible Cultural Heritage of Humanity, Mediterranean Diet, su unesco.org. URL consultato il 28 novembre 2015.
  18. ^ In precedenza aveva ottenuto l'iscrizione anche de "Le Dolomiti" nella lista dei patrimoni dell'Umanità dell'UNESCO Rivista SITI Unesco. Il lungo cammino delle Dolomiti. Dal procedimento di candidatura alle raccomandazioni formulate dall’UNESCO a Siviglia nel 2009, su rivistasitiunesco.it. URL consultato il 28 novembre 2015.
  19. ^ La Repubblica del 16 novembre 2010, su repubblica.it. URL consultato il 28 novembre 2015.
  20. ^ traduzione dell’autore da UNESCO, Mediterranean diet in UNESCO
  21. ^ The Seven Countries Study
  22. ^ A. Trichopoulou, C. Bamia; D. Trichopoulos, Anatomy of health effects of Mediterranean diet: Greek EPIC prospective cohort study., in BMJ, vol. 338, 2009, pp. b2337, DOI:10.1136/bmj.b2337, PMID 19549997.
  23. ^ A. Hernández-Ruiz, B. García-Villanova; EJ. Guerra Hernández; P. Amiano; M. Azpiri; E. Molina-Montes, Description of indexes based on the adherence to the mediterranean dietary pattern: a review., in Nutr Hosp, vol. 32, n05, pp. 1872-1884, DOI:10.3305/nh.2015.32.5.9629, PMID 26545641.

Bibliografia

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